Miscellanea del giorno - 1847

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liiSCELLANEA. DEL GIORNO. DONO D ':LL 'A il !CD ALDO POGG PARIGI, l' IU:SSO rAGNERllE EDITORE. 1Rii.

SE SI.\ POSSIBILE RIFORJIJ\RE STi\BlLllE~TE LO STUO ECCJ,ESL\STICO. E pcrchè sono alcuni d'opinione, che ' l ben essere delle cose d'Italia dipende dalla chiesa di Roma , voglio contro ad essa di.scorrcrc quelle ragioni che mi occorrono, c ne allegherò due potentissime, le quali secondo mc, non hanno rcpugnanza . La prima è, che per gli esempi rei di quella corte, questa provincia ha perduto ogni divozione ed ogni religione: il che s i tira dietro infiniti inconvenienti c infiniti disordini ; pcrchè cosl come dov'è religione si presuppone ogni bene , cosi dov'ella manca si presuppone il contrario. Abbiamo adunque con la chiesa c coi preti noi Italiani questo primo obbligo, d'essere diventati senza religione c cattivi; ma ne abbiamo ancora un maggiore, il quale è cag ione della rovina nostra. Questo è che la chiesa ha tenuto c tiene qu esta nostra provincia divisa. E veramente alcuna JHOvincia non fu mai unita o feli ce, se 1!1 non viene tutta all'ubbidienza d'una repubbli ca o d'un principe, com'è avvenuto alla Francia e alla Spagna. E la cagione che la Italia non s ia in quel medes imo termine , nè abbia anche ella o una repubblica o un prin ci pe che la governi, è solamente la chiesa; perchè avendovi abitato e tenuto imperi o temporale , non è stata sl potente, nè di tal virtù che l'abbia potuto occupare il restante d' Italia e farsene principe. E non è stata dall'altra parte sl debole , che, per paura di non perdere il dominio delle cose temporali, la non abbia potuto convoca re un potente che la difenda contro a quello che in Italia fosse divcn: tato troppo potente, come si è veduto anticamente per assa1 esperienze, quando mediante CarloMa gno la ne carciò i Lom: bardi, ch'erano già quasi re di tutta Italia , c quando ne' tempi

( 4 ) nostri ella tolse la potenza a'Vi ni ziani con l'aiuto di Francia ; di poi ne cacciò i Francesi con l'aiuto de'Svizzeri. Non essendo dunque stata la chiesa potente da potere occupare l'Italia, nè avendo permesso che un altro la occupi, è stata cagione che la non è potuta ven ire sotto un capo, ma è stata sotto più principi c signori, da'quali è nata tanta disunione c tanta debolezza, che la si è condotta ad essere stata preda, non sol<tmentc dci barbari potenti , ma di qualunque l'assalta. Di che noi Ha li ani abbiamo obbligo con la chi esa c non con altri. E chi ne vol esse per esperienza certa vedere piit pronta la verità, bisognerebbe che fussc di tanta potenza, che mandasse ad abitare la corte romana, con l'aptorità che l'hn. in Italia, in le terre de'Svizzeri, i quali oggi sono quelli soli popoli che vivono, e quanto alla religione c quanto agli ordini militari, secondo gli an ti chi . c vedrebbe che in poco tempo farebbero più disordine in quella prov incia i costumi tristi di (1uella corte, che qualunque alt1·o accidente che in qualunque tempo vi potesse surgere. 1\IAClliAVBLLI' Discorsi, L. I' cap. xn. Italia è la terra delle arti, delle memorie e de'monumenti; ovc il ciclo è sempre rid ente, tutta poesia la natura. Se il pane non uwnca, qual su perba stoltezza sospinge gli abitatori del giardino d'Europa, i concittadini di RaiTaello, a impaccia rsi di cose poli - tiche, a disertare i loro portici c le loro campagne , meditando costituzioni, a rompere il piano e la tavolozza e scambiare lo scettro ùella poesia in un fucile, per conr1uistare. .. . . che? .. . un nome! Forse con un regno costituzionale od una repubblica saranno piu limpidi i loro soli, più odorosi i !or fiori , piu soavi le melodie loro? Restino quello che sono; possono rompere l'equilibrio europeo ... . . .. c noi noi voofiamo. Di più che desiderano? - 0 Asì tremendi ragionamenti, gli scrittori della Santa Alleanza rispondono : - Ayete rngione, riposano c godono in braccio ai

( !i ) governi più dolci e miti d'Europa ( 1) , e si lagnano! Basti loro il regno delle gole c delle gambe , che i principi non contrastano nella loro clemenza agl' Italiani!- Vogliamo essere uomini. E (JUeste insolenze, sommerse in un mar di parole diplomatiche, ci vanno con gravità magistrale dicendo, mentre l'anima nostra dibattesi quasi in agonia, mentre l'arte c la sapienza, superstiti alla libertà, puttancggiano colle speranze de'grandi, c s'allilnnano a tessere ingannevoli manti di porpora per nascondere agli occhi pietosi di chi governa il sangue, che rigurgita dalle piaghe della nostra nazione. L'Italia, nella sua lunghissima lotta tra il papato c l'impero, concepì al mondo le libertà nuove, ma cadde sfinita tra le angoscie del diflìcile parto. Fecondissimo è il latte che oflre libertà; quando questa fra noi moriva, molti gagliardi intelletti, educali da essa c dall'amore di patria , già fatti adulti, splendevano, c colla lor luce tempravano l'orrore d'un primo giorno d'universa tirannide per la nazione italiana. Ciò non ostante, ripetono ancora non pochi:- Ai 1\Jcdicei, agli Estensi, a I..cone, ad Alfonso, c ad altri' principi noi dobbiamo i divini in_gegni del Perugino e deii 'Urbinatc, del Ghirlandaio c del Buonarroti, di L. B. Alberti e di I..eonardo, di I..odovico c di Torquato, massima nostra gloria! - E giustifì- (1) Per non moltiplicare stomachevoli citazioni, ne recheremo una sola, fior di sciocchezza e d'adu lazione: Le parti d'indépendance se manifestai t plus hautement.... au milie.u surtout des Légations pontifica/es où le f101'"ernement est Sl .doux qn'il se {a il à peine sentir. CAPEI'IGUE , r;Europe .dcpuls l'at'éllement dtt roi Louis-Philippe, vol. 1, p. 83. I>arJs.

( 6 ) cano cosi la speranza di glorie venture , come se le piante potessero fiorire senza s'guardo e tepore di sole. Dove manca l'aria, il respiro, la vita mancano ; dove l'acqua è stagnante , non ingombrano che alghe inutili t piante parassite. Un popolo schiavo , prima d'essere artista , dev'esser soldato ; per giungere al pennello ed allo scalpello, bisogna adoperare il fucile, perchè dove non è libertà non è grande intelletto, o nobilissima fantasia, che si consumano Jottanùo per volarliberi.Onde Io scettro delle arti anch'esso ci scappa. Ma se cotal scettro dovesse costarci la dignità d'uomo, la coscienza e la depravata miseria de'nostri figliuoli, meglio vale cento volte spezzarlo, quando non sappia sollevarci nelle sventure, cancellare sulla nostra fronte la vergogna della nostra bassezza t e nutrirci almen la lusinga d'un nuovo avveni-re. Questa, checchè se ne dica , sarebbe estrema miseria, miseria di principe decaduto, che veste ancora co'cenci delle porpore antiche. Finchè ci resti fiato, grideremo contro sì solenne ingiustizia; anche morendo , lasceremo ai figliuoli il sentimento di quanto perdemmo, di quanto dobbiamo acquistare, il sentimento che ci dice Italiani e fratelli; e sarà molto. Però combattiamo c combatteremo per l'italichc sorti , confortati nell'obbligo nostro dall'immortali parole di Dante, dai consigli del Machiavelli che i secoli tristi il)famarono, dallo sdegno di Michelangelo, dalle torture di Galileo, dal rogo di Bruno, dalla prigionia del Giannone, dal sangue di tutti i martiri, la memoria de'quali vive e spande la vita per l'anima del popolo nostro, come la traduce il sangue per giovani membra. Lunghissima è 1' opera; l'uom vecchio non diventa nuovo

( 7 ) in un tratto ; le nazioni schiave non imparano ad essere libere in un giorno: ma siamo certi del fine, che abbiamo con noi la giustizia e la storia, il cuore dei buoni e dei giovani, lo sguardo del Cielo, la perseveranza nell'opera e l'avvenire. Iddio, non essendo che bene, vuole che i popoli possano benedirlo ne'suoi ùoni ; finora i governi non seminarono per Italia che mali, perchè i popoli si fiacchino , bestemmiandolo ne'Jor patimenti. Ma io c i miei fratelli di pensiero c d'amore- dci quali non sono che interprete -lo ringraziamo caldamente ogni giorno per averci concesso un animo libero , in vece che servo , il desiderio del bene, invece che quello del male, per averci fatto comprendere la santità del dolore e del sacrifìzio, quando si possa compiere la propria giornata, consacrandola tutta a seguir la giustizia, ad amare la patria , c a preparare quel vincolo di salda unità, che deve spegnere tante ire, fugar tanti mali , c legare in u_n solo affetto i figliuoli d'una vasta e generosa nazione. Più che mai c'infervora in codeste idee lo spettacolo dell'Italia presente, ove i principi stessi volgono l'intelletto alla causa nostra, sedotti dalla necessità o da l cuore. Fra i quali un pontefice ; onde tutti invitammo più volte a rcndergli il debito onore. Ma perchè non volga altrove spaventato lo sguardo, dovremo forse velare il quadro delle nostre miserie, nascondere in parte la piaga e farla credere docile faci lmente ai rimedi? Dovremo forse vestire le tranquille apparenze del senno, per non saper essere assennatamente audaci? Dovremo dirci pratici amatori della patria, e i soli colla ragione, toccando le rughe della

( 8 ) superficie, gli accidenti del malo p_ri~o, e gridare c?- me taluni, che adesso veggono 1l pwnto mutato m sorriso, c con sottile adulazione giurano la radice di ogni bene essere là dove ieri credevano, henchè fiaccamente, la radice d'ogni male? No; per combattere un male, bisogna conoscerlo; al medico nulla si cela. N è si onorano i principi, che dovrcbbono essere imedici dell'umanità, se non ripetendo la verità agli orecchi loro, quella verità che talvolta per secoli tennero prigioniera od esiliarono; non altrimenti convienci significare confidenza e stima nelle loro virtù e nella loro fermezza. Non gridate sì alto! vanno taluni raccomandando a mani giunte. Non uscite fuori con le solite liberali disorbitanze; parlate sommesso, legalmente pregate, lodate; e i reggi tori, un pochino alla volta, verranno con noi! Gli uomini non sono padroni nè llellc cause prime, nè degli ancnimenti che queste producono, finchè non sieno distrutte. Tornava Pio VII; quanto entusiasmo! Lo stesso Giordani , benchè il nuovo governo alterasse molte providissime leggi napoleonichc, esaltava e sperava. PubbJi~.,avasi il troppo mistico patto della Santa Alleanza , quanto dolci interpretazioni nello stesso partito , il partito legale l Nasceva il con~resso di Aix-la-Chapelle , di Troppau; quante soav1 speranze, quante carezze i pubblicisti scaraventavano ai raccolti principi l Eran mielati i consigli, tutto zucchero i pancgirici; supplichiamo -in Germania e Italia dicevasi -da buoni c devoti sudditi il nipote di 1\laria Teresa , il ficrlio del gran Leopoldo , riformatore della Toscana e ~mico di Sci-

( f) ) pione Ricci; non irritiamo la pietosa anima del sommo Francesco I! - Scorrete gli scritti del tempo. Ci volle il congresso di l.uhiana per torre il disinganno. Nelle cose politiche, chi pensa il pel"gio indovina; la storia non e altro che una lunga di~nostraziono del terrib ile assioma; dov'egli tace, la storia è breve, qualche pagina; il genere umano posa. Io tult:wia non tlisccndo profeta tlel male; accenno francamente la miu opinione, desiderando una solenne smentita ne'prossimi an cnimenti; penso c ripeto quello che pensarono c dissero i tliplornatici a Roma nel 1831 c nel l 832; dipingo un male che affatica l'Italia, a cui rimenni un rimedio solo, l'estremo. Le mie considcruz ioni, quantunque ovvie, ponno soccorrere menti più acute della mia, aiutar la scoperta di quel rimedio, che imnno ho ccrcnlo, mentre la causa del male e dentro le viscere della chiesa latina. Roma contiene il passato del mondo, non il presente. La civillù nuova è civiltù tutta quanta cristiana, bcnchè vi sicno npparcnti contrasti; è ci\'iltù che irraggia dal libro, dl'l quale i vcsco\i successori dci Cesari credono c vogliono conscnar la dottrina . Non ostantc , fra il Valicano c questa ci, iltù sollevarono una grossa c fo rte muraglia; i mccc che assecondnrln, per moderarnc l'i1npcro, amarono meglio - onde poter mnlcdirla a lor posta- thiudcrc c sigilla r l'evangclio, così niegandonc l' immorta le S\i luppo, In successiva c più larga influenza. E quest o io credo la rnassimu delle moderne eresie. Della thicsa cristiana e del la chiesa de'popoli veramente cattolica, fecero due chiese di soYcntc nemiche tra loro, in luogo d'una, com'è. Roma dunque, secondo noi, qual'è stabilita

( 10 ) adesso, è scandalo all'universo che spera, contraddizione vivente alla parola di Cristo , che deve ogni dì più risplendere, più farsi atto , più divi~izzare la società ; è ostacolo al tranquillo compommento delle umane famiglie, al fratellevole nodo della fede e della ragione, della libertà c dell'ordine , della vita nostra sopra la terra e della vita nel cielo. Cristo disse: -Venite a me, voi tutti che siete travagliati, ed io v'alleggerò! -La savia libertà dei popoli, la gloria delle nazioni nella virtù e nella giustizia, sono secondo il divino precetto. E quindi Roma contiene il futuro delmondo ; e un pontefice, onorando il Signore che ci ha redenti, potrebbe squarciare il velo di questo futuro, conci liando l'elemento nazionale italiano coll'elemento religioso universale. Roma è la tenebrosa urna che custodisce la pace o la guerra d'Europa; ivi il tempio di Giano sussiste ancora; la volontà delle cose e degli uomini sta per ispalancarne le porte. La religione morale civile de'popoli, la tranquillità delle turbate coscienze, l'esistenza d'una nazione che da tanti anni si agita e nuota nel proprio sangue, il diritto dd le libertà pubbliche in faccia a Dio c il nome contaminato di Cristo, di mandano nuovi fatti , nuovi uomini, ordinamenti nuovi. La lite è gravissima tra quante se ne sono commosse da lungo tempo; c di qualunque verso la si consideri, intrinsecamente si lega alla lite della nazionalità nostra, alla morale coscienza di tutta l'umanità. La riforma, che volle riscattare la libertà dell'idea , non è per anco compiuta, nè si compirà se non col male che l'ha concepita ed armata, cioè col temporale dominio de'papi. La rivoluzione di Francia, che volle ri-

( 11 ) scattare la libertà del diritto civile, non è per anco compiuta, nè si compirà che quando sia pienamente fiaccato il diritto della forza, santificato durante il silenzio della parola evangelica, cioè quando cessi la necessità di muovere la religione a seconda degli interessi politici. Agl' Italiani , per ricompensarli del lungo soiTrire, fu serbata una massima gloria, la parte piu generosa e difficile nelle cose future. Gl' Italiani debbono iniziare l'ultima lotta, studiandola prima in.ogni senso, preparandosi ad ogni fatica , investigando dapprima tutti i rimedi che potessero torre la lotta senza impedirne i frutti, liberando il cammino di quelle spine e di quelle illusioni terribili, ch'essi stessi crearono ed accarezzarono e seguitarono per tre secoli , c che taJuni continuano a seguitare , affidati nelle loro credenze alla parola morta, non a quella che vive. Qui è da notare alcune cose, che mi sembrano assiomi. Sento la necessità ui notarle, e ne ho vergogna. Esaminando gli scritti di parecchi moderni , che professano grand'alTetto, c dal cuore, alla patria, ci scorgi per entro una confusione stranissima , indeterminate forme, c ambiguita nell'estreme conseguenze. lmperoccbè vogliono due cose tra loro opposte c che si distruggono a vicenda tra loro, il rcgnodcll'immutabile autorità della teologia scolastica nel secolo decimonono, e il dominio della progrediente ragione eterna, della ragione evangelica ; vogliono una sola cosa, il principio religioso-politico della corte romana, ch'essi dimandan cattolico , c quello cristiano che noi dimandiamo cattolico-nazionale. Questo h per

( 12) sue conseguenze la liber tà individuale, che ritempra la volontà nella libera scelta del male e del bene, l'umana redenzione dalla prigionia dell'orrore c delle caste , la una coscienza dell'umanità che in mi lle guise e per mille sentieri s'avanza al medesimo fine. E creava il papato. Il principio religioso-politico aella corte romana surse più tardi ; volle ùapprima in quello confondersi per l' amore di Cristo, c crebbe a unica morale grandezza; assaggiata l'onnipotcnza del santo principio , la corte romana volle tener!o per sè, farne monopol io, imporlo agli altri per suo vantaggio col prim·i pio di Maometto, la spada, c non vinse però, nemmeno combattendo .Maometto. Così dal conquisto dell'auima si vol se a poco a poco al conquisto dei regni, da llo stabilire la gloria di Cristo a mettere il suggello dell' apostolica camera sulle fatte prede, a prodigare paradiso , purgatorio cd inferno per esse. Un principio &anzionò la santittt della povertù e della sciagura, la nobiltà dell'anima, il martirio per la giustizia , l'amor della patria, l'eguaglianza degli uomini dinanzi alle leggi c dinanzi a Dio. L'altro , congiunto al primo, seppe condurci all a libert(t ecclesiastica; di sgiunto, restò e quella distrusse per ridurla salario di una sola casta , a prolìtto di essa confiscando la libertà universale - c quindi la giustizia c le libertit del grande I ldebrando snrebbcro l' ultimo passo della civiltà nostra - condannando il mondo ad essere eternamente ch ierico. E il mondo oramai è laico. Così la religione a Roma di cristiana divenne romana, o strorucnto di terrena grandezza , restando lo stato un miracolo di strane, decrepite c crudeli forme nella sua vita governativa.

( 13 ) Il papato del Gioberti è ideale in gran parte, ma è o dovrebbe essere rcalita, considerando le ispirazioni c le conseguenze della dollrina c\angclica. Quindi può essere il vero come teoria filosofica; può essere, farsi fatto c sorgere a nuovo splendore, entro quJ)unquc forma dcll'italica nazionalitù, senza doverla combattere per necessaria cond izione di sua vita. Il progresso cattolico degli altri è una menzogna storica, per la viziosa confusione dci due principi i che abbiamo accennato. Il vero guelfismo <kpapi sta dipinto nelle brevi parole del Segretario fiorentino; essi non abbracciarono talvolta il partito popolare che per meglio resistere agl' imperatori; quando guelfi c ghibellini, meglio illuminati, s'opposero aìl'usurpazioni della corte romana , questa sì 'olse all'assolutismo, però non abbandonando m<JÌ le pretese che dìmandan gli .antichi diritti , registrati tutti nella celeberrima bolla in cama Domini; c da Clemente VII in poi restò Ldelc alleata del principio monur('hico. l<'inche, ùalia rivoluzione francese ferita ad ultima morte, il papato temporalq, non piu ritro\ ando in sè stesso modo e sicurezza di non incerta vita, d'allealo divenne il servo, il cappellano del principio monarchico. Simbolo ideale c reale di questo nuovo papato è Gregorio XYI. Ma qualunque disorbitanza è poco durevole. Adesso al governo pontificio si apre un'era novella, mode· rando la chiesa Pio IX. Quand'anche gli antcccssori potessero vincerlo in virtù c santitù personale, nessuno - secondo noi- può gareggiurc scco lui per avvedutezza di consiglio, per conoscenza de'tempi c caritatevole amore di generose dottrine. Ei ,·orrcbbc,

( 1.4) riformando gli enormi abusi, consolidare il temporale dominio de'papi in armonia colla religione e col progresso . Primo a Roma de'p rinci p~ ecclc?iastici ~·ifo~­ matori, vorrebbe tentar l opera m altn luoght e m altri tempi tentata per vie legali e pacifiche da Carlo III, da Lcopoldo l e da Giuseppe II. Allora era l'Austria che movevasi contro il papa; ora è il papa che muovesi contro l'Austria. Lo può egli ? Le cose finora dette non sono che ragioni poetiche. La miseria de'popoli, che turbati la mente da disperata angoscia si scavano da per se stessi una fossa, il cancellamento d'intiere nazioni dalla faccia dei globo, la ruina di qualunque fede, spenta dal gelido soffio dell'indifferenza, o sotto la tirannide dell'ignoranza fanatica, questo ed altro per alcuni reggi tori d' Italia e fuori, pei diplomatici nostri non sono che vuote ragioni delle menti esaltate, dci pazzi cervelli, non sono che ragioni poetiche. Se un poverelto, moribondo per fame, langue pietosamente lungo una pubblica via , e intercede misericordia d'un tozzo di pane, gemendo con quanto di voce gli concede per anco la vinta natura, costoro in passare nemmanco lo guardano e dicono : -Non badate a questi piagnistei, a questi improperi i; è la passione che parla; e chi parla con tal linguaggio , non ha per sè la ragione l Quegl i uomini senza passione vanno a pranzo ; e quel poveretto , che ha la passione di non poter fare altrettanto , muore• . Pur tenteremo , con breve speranza di esito, ragiOnar loro nel loro linguaggio , creato dalla fredda insolenza dell 'egoismo politico; esso, relativamente

( 15 ) ai moderni idiomi, rammenta il gergo delle scienze scolastiche, però intorbidito dalle innumerevoli ipocrisie dell'ambizione, dell'avarizia c del sospetto politico(t).Parleremocom'essi, quando al sozzocinguettamcnto non si rubelli la casta bellezza della lingua italiana; la quale, sdegnosa fìgliuoln della latina, non sa discendere alla pedante rufliancria degli Ullimatum c de'JJfemorandum. Dopo aver conversato in nobilissimo modo delle vicende de' governi e de'popoli italici co'padri nostri, dal semplice Dino a Carlo Botta, non saprebbe forse vivamente dire c dipingere le miserie c le li ti presenti; imperoccbè la schiavitù scompone perfino le fibre e l'armonie d'una lingua, nella schiavitù si smarrisce facilmente il secreto di scriver bene, di pensar mollo c d'osservar lutto. Il dominio temporale ecclesiastico è strettamente legato a tutte le cose d'Europa; avvegnachè , rovi - nando, aprirebbe una vastissima cd irreparabile breccia nel rattoppato edificio della Santa Alleanza, restaurato in parte dal così detto equilibrio europeo. A proposito della Santa Alleanza, il di lei fondamentale paliadio, il labaro sacro , è sepolto; il di ritto divino è caduto, e Io raccolse a Parigi fra la polvere della mitraglia un operaio. E per ora, noi, popolo; diciamo legittimo quel governo che meglio ci guida. La caduta di Roma darebbe l'addentellato d'un nuovo e forte Stato italiano, il nucleo politico della nazionalità ed unita nostra. Allora incomincerebbe ad ap- (1} Non io credeva, scrivendo queste parole, alcuni giorni ora sono, averne conferma tale da farne stupire la stessa mala fede personificata.

( 1G) pari re nella sua maestà la terza Roma, dopo Ja cesarea c la papale, !a Roma di Cristo, del popolo c dell'avvenire, intravveduta fra la nebbia delle antiche reminiscenze da Cola, quando in sul Campidoglio per voce d'araldi intimava alle nazioni prestassero ubbidienza cd amore al popolo romano. Cotesto dominio inoltre si lega alla coscienza di tutte le famiglie religiose d'Europa. Giucchè non depose le sue fondamenta in nome ùella vittoria c della· conquista, bensì della libcrtù c della fede; vcstitosi d'un beniguo manto 1 dopo essere giunto corno una volpe, eresse la testa come un lione, forte per diritti che non possono mai morire, siccome concessi da Dio alla sua chiesa, forte per potestù senza litnili, siccome quella del Yice-Dio. E Yeurcmo : l)cccarc contro il sovrano di Roma è peccare contro il sommo pontefice; rompere un divieto dell'apostolica camera è offendere la religione di Cristo. I popoli lontani 1 abbagliati dal nome venerando 1 dalla vctuslà delle origini, dal fasto delle promesse c de'riti l s'inclinano, credono c sono cattolici. Solamente in Jtalia i cattolici non abbondano. La moltitudine ricca, semi-dotta 1 od oziosa, non ha ycruna credenza l o quella che piu le giova per sentimento di partito l o d'interesse 1 o d'orgoglio ( l ) . I I med io-ceto che più ama la patria, che ba l'intelligenza dolio istituzioni moderne, è indiiTerentc ancor esso ; c, quan- (1) Così, per esempio, a 1\lilano il conte Giacomo 1\lclcrio si è. fatt~ capo dc'~i~co~tinisti c dc'Gl'sniti, pci <;uoli raccoglie e tiene m serbo n11hom, aspettando la morte del cardinale Gaysruck, purtroppo ancnut.a da pochi giorni. ·

( 17 ) do pensa, protesta. Una parte del popolo , che dietro il velo del santuario potè intravvedere le abbominazioni sacerdotali c sente le ingiurie dell ' ingiustizia , le miserie sue e della madre comune, confonde due cose in una, come gli scrittori de'quali parlammo; pero ne trae conseguenza diametralmente contruria, s'aiTanna per nulla credere di quanto predicano i preti, ch' ei giudica tutti romani. Il re!>to del popolo è crudelmente superstizioso , fanatico ; seguì lo stendardo del cardinal Rufl'o nelle caruificine di Napoli , quello del Mari ne' brigandaggi d'Arezzo, insurse contro il Ricci a Pistoia , scanno Francesi a Vcroua, arse Israeliti aSiena, insevì cd ancora inscvisce aFaenza; risponderebbe oggi pure, se un frate gridasse - all'armi! all'armi!- Ora forse mancherebbe il numero. Questa è la nostra situazione religiosa; la chiesa nazionale appena comincia. E purtroppo dobbiamo soggiungere : due sole lingue in Europa con delirio sentivano il feroce canto della vendetta; ofa in Italia lo tempera la voce di Pio. Però conviene studiare in più modi il governo di Roma : nelle sue relazioni coll'Europa, coll'Italia e colla religione. In Europa ba diserto la causa de'popoli. Non ha una parola di consolazione durevole per J'aiTamata Irlanda ; non ba che maledizioni per la caduta Polonia; rannoda qualche legame amichevole colla Spagna, seguendo la spada delgenerale Narvacz c i lunghissimi intrighi di Maria Cristina; colla l'rancia, nazione , non cova che diffidenze e segreti odii; in !svizzera sopporta a Lucerna i Gesuiti, argomento di guerra 2

( 18 ) civile; in Russia pei martiri della fede cattolica non sa che piangere di nascosto c abbracciare in pubblico Io Czar; in Germania, contro un Ronge non dice una parola per difendere il dogma; in Grecia, sostiene coll'Austria la Porta oltomanna , in Portogallo, è tutto amore per Donna .Maria dì Gloria , che jcri regina, potrebbe dimani essere, e mcritamente, un'esule. In Italia, a braccetto dell'Austria, nemica sua, e a braccetto de'minori satelliti austriaci, combatte la · nazionalità nostra; che, uccisa un giorno da lei, al fine rinasce in serrata falange dalle sue ceneri, e forse per compiere una provvidenziale vendetta, giacchè non sara a nulla, speriamo, l'ammaestramento di così lunghe sventure. Nel proprio seno, trinceratosi dentro un falso sistema, con leggi insu!lìcienti cd ostili al pubblico bene, sostenuto dall'ignoranza caparbia o dall'orgogliosa avarizia.de'suoi p~elati, cova, riscalda c protegge apertamente i suoi più tremendi c radicali nemici , gli abusi. Per interessi c diritti politici esterni , difende per tutto il diritto divino, cioe quello del più forte; per questo c per vi vere sontuosamente nella penisola, perseguita i-1 nome italiano ; per immortalare gli abusi, vorrebbe sbandire la luce della civiltà cbe batte alle sue porte o dimanda impc~iosamcnte d'entrare. ]n ogni maniera, offende sempre e ruina la causa della religione medesima. 'Tale è lo stato delle cose per Gregori.o XVL .Gli~ chiaro di questa tt·i f~li c~ serie di mali la più mmaccwsa essere la terza, Siccome causa precipua e

( 19 ) immediata della sua morte. Giacchè la corte romana per l'avidità del temporale dominio diè vita agli abusi; c questi lacerarono il patlo d'alleanza co'popoli scritto nell' evangelio, santificarono la forza brutale cd apersero un inferno attraverso a noi e la fratellanza italiana; e di spersero infine i nobili desiderii delle sparse famiglie cristiane, che anelano unirsi e formare una sola famiglia nel nome di Cristo , rcdentorc del mondo. I rimedi occorrono pronti, dove sia piu incancrenita la 'piaga . Quindi conviene porre ad esamina primamente se gli clementi che formano l'attuale governo ecclesiastico contengano ancora tal 'ila , onde si possa, riatlizzandola, impedire la morte dello stesso governo; devesi , cioè, investigare se, riformando gli abusi, gli sia dato sussistere, non vulnerandolo punto nella sua essenza fondamentale colle riforme. Poi studieremo, se non potendo o non volendo ri for - mare gli abusi, possa vivere sostenuto dalle anni straniere contro gl'interni trambusti; e quindi toccheremo se la baionetta tedesca, o quella di qualunque alt ra nazione, possa sott rarlo all'assorbente e fatale principio della nazionalità italica. Quando gli effetti sieno di,· ersi , sono pure diverse le cause. Ciò giova notare, preludendo, giacchè, se cada a proposito discorrere della l~ombardia e delle Legazioni , non si credano gettate al cnso akune idee e alcuni fatti che sono conseguenze d'un dato modo d'esistere, c non d' un altro. Fra l'austriaca e la romana tirannide corrono differenze gravissime. Quella è lentamente ordinata, però con profonda sa,pienza de'veleni che traggono i popoli

( 20 ) a politica morte; sa d'onde partiva, dove sia giunta, dove si affatichi di giungere; tutto in essa è logico, tutto è previsto. Questa procede tra i due contrari principii, la dottrina della carità predicata da l sacerdote c la gelosia politica dal sovrano; quindi avv icenda disordinata, il bene cd il male, assolve c mette in prigione; una legge non importa la conseguenza di un'altra, non importa condanna di quanto ollcnde la medesima legge. L'austriaca ci preme , siccome conquistati nemici, ma vorrebbe cancellar l'odio della conquista; si agguanta gli artigli con ogni dilicata apparenza, ma non lusinga, parca di discorsi , trista negli alti; calza i piedi nel feltro, s'avanza colla lentezza della sua burocratica mole, ma non retrocede mai ; vi urta appena in sulle prime , como per caso; sbarrata che v'abbia in qualunque modo la bocca , YÌ appunta il coltello, e a poco a poco ve lo sprofonda nell'anima. La romana invece è imprudente; nella politica esterna modello esemplare di temporeggiante fermezza c di equilibrata menzogna, nell'interna invece procede a scosse; vi carezza una guancia c per di dietro vi dà schiaffi sull'altra; vi provoca in ogni guisa, poi dissimula affetto, non mai perdonandovi d'avervi offeso, fìnchè vi assalti come farebbe notturno assassino lungo una via; quantunque nemica dello s~andalo, lo suscita sempre, reputando impossibile d• ~ettore scandalo tra gli uomini, quando tutto si faccia, com'ella fa, in nome o gloria di Dio. Epperò di questi due reggimenti sono mollo diversi gli effetti. L'uno vi addormenta e vi strozza· l'altro . ,. . . . . ' VI punge, v Irnta, VI caccia mferocito in sul cammino delle sanguinoso resistenze; - quello v'uccide il

( 21 ) cuore, vi distrae l'intelletto, a cui non lascia veder giustamente nemmeno luugi una spanna; questo contamina l'intelletto, vorrebbe alla bella prima comperare la volontà, ma non sa cancellarvi nel cuore il sentimento dell ' ira generosa c quiudi della digniti1 umana: -quella agisce tranquilla , perchè sente di aver la forza per vincere; questa non crede a se stessa, vuole alternare, e folleggia come un fanciull o ad ogni minima vittoria , e si loda c mena gran vampo; - Austria toglie il coraggio ; ' 'e lo suscita Roma; - l'una produco de'bottegai e dc' mcrcantuzzi , tutti egoismo cd usura, o sci0perati imbecilli ; l'altra degli uomini riottosi, che rubano per vivere, magagliardi c maneschi. Quindi la Lombardia ha quasi perduto il sentimento della nazionalità , del dolore e della ' 'ergogna. La natura dc' Lombardi è forte , nobilissima ; ma da tre secoli in qua tutto ha congiurato contro ess i. Dopo il lungo itnbestiare dell'avaro c stupido governo spagnuolo , sembravano estinti. Appaia un raggio di luce , discenda l'idea frnncese , Napoleone li guardi, cd eccoli uomini. Dipoi, a poco a poco domati da edu- . cazionc studiatamente barocca , da iuterminabil catena d' impedimenti minuti, dagli eccitati appetiti materiali e animali, dal terrore d'una vigili ssima polizia, che sulla libertà di qualunque individuo tien sospesa la spada di Da.mocle, dal quasi nessun contatto cogli altri popoli, perchè la censura veglia c non si concedono passaporti che di rado, non fa meraviglia se pochi fra i Lombardi rammentano co' fatti d'essere Italiani , se credono inevitabile , fatale il dominio dell'Austria, come la grandine di estate o la neve

( 22) d'inverno. Nel veneto territorio l'idea nazionale è forse ancor meno di!Tusa tra il popolo, per causa de'veneziani patrizii. I quali, degenerati da luogo t~mpo, nella corruzione perdettero l'istinto delle grand• cose, che pur possedevano ; sono morti, c la )or morte fu degna dell'ultima loro vita. Tiepido ancora il cadavere della loro repubblica, non ancor scalpellata l'imagine del lione sulle !or porte, furono visti, toltQne pochi, a!Tollarsi intorno ul nuovo potere, adulando , piaggiaodo, pompeggiando in sull 'estremità della falda le loro chiavi di ciamberlano. Il delitto politico che cancellava Vcnezia dalla famiglia delle nazioni non è stata che giustizia di Dio; non la tradiva Napoleone, ma il profondo corrompimento. lvi la catena franca si trasformò in un bastone tedesco: c molli sull 'incallito dosso più non sentono le morsicature della frusta. Ora valicate il Po, cd osscrv<~le. L'ignoranza è piu forte ; ma non ostante gli spiriti sono desti, vivaci, anelano vita nuova.Quasi Interdetta fra loro la stampa, vogliono sapere; c un libro che porti in fronte il santo nome d' Italia è accolto con festa, divorato, strappato di mano in mano; la prigione politica suona onorevole albergo, quasi desiderato, quasi degno d' invidia. La matta condotta del governo temprò fortemente il loro animo e il loro carattere ; onde in quelle province più abbondano i soldati ed i martiri della causa italiana, non soltanto fra i dotti , i pensatori e i borghesi , ma nella bottega del povero artigiano , ne' campi del contadino. Queste sono osservazioni generali. Dappertutto si affannano e piangono magnanimi solitarii, c sollevano a Dio le braccia sulle cime de'monti, perchè si com~

( 23 ) piaccia ribenedire la nostra nazione. Anch'essa la molle Venezia protestava per la sua fratellanza italiana , concedendo in sull' alt.:~r della patria il sangue dei due Bandiera e del Moro , santo e purissimo sangue! No, tutti non ponno esser morti. Molti, come altrove, dormono. Il dolore , fatto ineffabile, li ri sveglierà, ulfìne ; e svergognati dalla coscienza della propria bassezza, Jevcran l'intell etto a migliori cose. Però noi tutti, che ci crediamo nel cuore una scintilla di Dio, che rispettiamo in noi stessi la dignità nostra, sacerdoti dci destini avvenire d'Italia, sicuri del fa tto, aspettiamo , preparandosi cogli atti onesti , co'pensamenti gagliardi, e colla fiducia nella giusta vicenda degli umani diritti . La ' 'erità avrà finalmente il suo giorno . Continuiamo ad amare anche i fratelli che dormono; veglino intanto su loro i buoni , c si suecingano al loro fianco per quando si scuoteranno daiJ'involont<Jrio letargo. Ed allora dall'animo degli oppressi, dalle murnglic dell'umide carceri, dalla terra ancor molle di sangue usciranno formidabili voci, cui non potrà soffocare umana possanza. Tutto sarà redento; aspettiamo , operando. Molti riconoscono i vizi della corte romana; li confessano, c li dipingono con colori vivissimi a quanti vogliono ascoltare. l\l'a finilo il discorso , tutto per essi è finito : - Italia è male , Italia è schiava, ruina ; ma io mangio e bevo, ciò basta. Non ci vediamo rimedio! -E sperano nella sta nchezza c partita volontaria dell 'Austria , nel sussidio francese , in una guerra europea , in non so che altro. Costoro som~­ gliano a que'tronchi sparsi per la campagna, i qual1, nudi di fiori e di foglie , non attestano che le morte

( 24) radici o terminano sul focolare del contadino, che vuole riscaldare d'inverno la famigliuola. Costoro dinierrano l'opera loro non solo, ma reputando vana l'altrui, non osando desiderare le radicali riforme di mali gravissimi per isfuggime la fatica, c volendo tuttavia ostentare coraggio ed ottener plausi, s'oppongono ai migliori in nome d'una amfibia opposizione, li deridono c infamano come stolti nemici d'ogni ordine stabilito, d'ogni proprietà, d'ogni principe, d'ogni legge e d'ogni religione. Avvertiamo però costoro non essere il nostro un partito; il partito del vero, avesse un seguace solo, è qualche cosa di più. Abbiam veduto sventolare la bandiera della nostra nazione, ci siam ricovrali alla sua ombra, c siam la nazione. Abbiam veduto questa bandiera attraversare di mano in mano le vertigini del medio-evo, se non forte, onorata sempre, gloriosa, e lacerata, .bagnata di sangue, pervenuta finalmente alle nostre, se non le più degne, fedeli, vogliamo che il sacro vessillo sventoli sulla penisola intera; se questa è una colpa, siam rei. Cerchiamo nel popolo gli elementi del futuro, pcrchè non troviamo altrove che segni di morte; per cui desideriamo che il popolo nostro abbia un nome ed un voto; se questa è una colpa, siam rei. Sappiamo che in mali estremi occorrono estremi rimedi , che per giovare veramente alla patria , non bisogna amarla a metà ; sappiamo cbe chi vuoi puntellare cdifìcii fiaccati nelle Jor fondamenta, resterà oppresso sotto quelle ruine. E che vogliate puntellare ruine; abbiamo la coscienza ; e però non siamo nemici vostri , nè stolti , se vi gridiamo ogni giorno : Badate! è meglio rifare. Ba· date! il tetto c.i precipita in sulla testa!

( 2o l Ma tardi m'avvcggo che più m' inollro e più mi allontano involontariamente da quel diplomatico dire, che in sul bel pri ncipio, io prometleva ai lettori. Non ostante proviamoci. La lite tra i popoli e la corte romana è tal quale lasciavania, i diplomatici c le Romagne nel183'2; non fece per anco un passo , quando non abbia perduto. Se non che l'opinione non s'arresta mni, e già tutto invade , guadagnando a pietà de' popoli combattuti persino un pontefice, Pio IX. In allora la diplomazia, costernata dalla rivolu zione nel 183 1, non tentava nemmeno ferma re la prorompe:-~te fiuma na, volea condurla; e proponeva in Italia alcuni rimedi, i soli compatibili colla natura d'un governo ecclesiastico. Adesso meno largheggia che allora. Assicurata dalla pace universa , dagli sforzi impossenti dei Polacchi e degli Italiani; dalla stanca benché fremente rivoluzione - a Parigi incatenata al trono di Luigi-Filippo- in Germania al seggiolone presidente della Dieta - in Belgio alle sottane de'preti cattolici -in Portogallo agli scudi della regina e dc'Miguelisti convertiti -in !spagna alle gonnelle di Maria Cristina- osservandosi cinta di belli e gagliardi eserciti stanziai i, d'una innumerevole turba d'impiegati, di pensionati, di decorati, che tutti giurano fedeltà, essa posa e minaccia. Né sembra per nulla avvertita dalla Svizzera che cammina , dalla Spagna che freme, dal Portogallo che traccia a Donna Maria la via dell 'esilio, dalla gente slava che vuole essere una, dalla Germania che vuole essere una, dall'Italia che vuole essere una , dal fremito popolare che scuote sotterraneamente di quando in quando l'Europa. La diplomaziaadesso sor-

( 2G ) ride ma non nel cuore ; si ricusa a nulla mutare di ' . . . quanto edificò così mal o dal l 815 m p01 , per l1morr ch'o,.ni menomo movimento faccia sfasciar l' edificio; o nulla dimanda pei popoli travugliati , come fossero meglio ; in parte lievemente asseconda i princi pi , in parte scompiglia. Ora manca , anche nella di plomazia, unità di principii, d' intenzioni , <.l'i nteressi. E ques ta disurmonia, velata durante la pace , mostrerebbesi nuda scongiurando un qualunque turbine . I ministeri francese cd austriaco , bcnchè discordi negli aperti principii, negli interess i c nelle intenzioni de' loro popoli, s'nccordano veramente negli atti per ciò che risguard a l'Italia . La causa di Vicnna è oramai pur quella di l"rancia: durare sul trono.Edunque il min is tero francese incoraggia il pontefice , ma con timi de c sommesse parole, si da poter dire alle sue de,·oti ss ime Camere : - Abbiamo difeso per tutto la vera c saggia libertà conservatrice , apponendoci all'Austria ! - Le Camere applaudiranno fuor di misura , voleranno i parecchi nailioni richiesti dal ministero, c tutto sarà fi nito . Il governo austri aco, sgomentato da tanti t roni caduti , da molti indi zi Yisibili d'un prossimo dissolvimento che minaccia l'impero , con pericoli in ogni luogo, teme una scintilla qualunque appicchi il nuoviss imo incendio; e mentre alla Gallizia tura co~ sangu~ la b?cca , e fa passeggiare per le campagne •l carnefice c 11 confessore in sul medesimo carro pcrchè si compiano i due ministeri ad un tempo, seriamente sconsiglia da gravi riforme il pontefice , tremando di perdere la pontificia t utela o

( 27 ) quella d'Italia con essa, pr:evedcndo in tal caso una guerra di religione e d' indipendenza. Con tutto ciò, non riesce meno evidente la situazione degli Stati pontificii esser tale da chiudere in sè stessa, quando non si muti, la necessità d'una morte più o meno lontana. l popoli soffriranno alcun tempo in silenzio; la pazienza de'popoli dura, finch è duri il conforlo della speranza. Ma la sola speranza del meglio non ba ~ta; troppo indugiata, muore. Se Roma cTorino intendessero collegarsi al medesimo fine~~ operare . da sè il bene, a metà del cammino troverebbero la guerra, una guerra accanita; impcrocchè l'Austria avrebbe a giuocare in essa la propria esistenza. Onde suscitar l'entusiasmo, centuplicare le forze materiali o morali c seco trascinar la penisola tutta - c tutta verrebbe con essi, -i due collegati dovrebbero volontari o involontari concedersi al l' elemento popolare, il quale tosto trarrebbe seco parecchi interni miglioramenti, le fatali riforme, confessate già necessarie da principi c da popoli, dalla corte romana c dalla diplomazia. Pericoloso il procedere, pericoloso il restare; ma restando, sarebber dai popoli considerati nemici; procedendo, amici e moderatori ; restando , non faranno che perdere; procedendo, possono guadagnar molto. Del resto, nulla giova proporre, decretare e anche mettere in opera miglioramenti , quando non siano durevoli, quando non si accordino col carattere della nazione, quando non si trovi una guarentigia, che loro assicuri la vita contro le strane vicissitudini d'un governo elettivo, qual è il romano. Le riforme c le guarentigie di esse riforme sono i

( 28 l due punti difficili della lite ; sono i due quesiti propostisi, se non c'ing:wniamo, dalla diplomazia a Roma nel 1831 e nel 183'2, da lei lungamente discussi , senza scoprire o volere scoprire uno scioglimento qualunque all'intralciato problema. Le corti lasciaronlo intatto , consigliando alcuno ricette omeopatiche di niuna cllicacia. E frattanto sursc c crebbe un terzo quesito nato col popolo nostro, un terzo elemento implacabilo nelle sue conseguenze , che soppianta i due primi, bastando egli solo. Lo rinicgarono i papi , quando potevano udottarfo; non seppero educarlo i comuni; lo accarezzarono gl'imperutor i, ma contaminandolo di adulteri abbracciamenti; i primi ogli ultimi, uccid endo i comuni, estimarono averIo ucciso , c lo seppellirono sotto le vaste ruino delle libertà nostre c delle nostre repubbliche. E andarono ri petendo per secoli :-l'Italia è terra di vendette e di odio! - E tennero separati tutti gli Italiani fra loro e li chiusero dentro anguste cellette, in modo che non si potessero nè vedere, nè parlar mai; e poi dissero all'Italiano di Roma:- Il Napoletano ti detesta! -e all'Italiano di Napoli dissero: -Fuggi dal Romano che ti abborre! - E noi ciechi abbiamo creduto! E tutti eravamo l'uno all'altro stranieri. Ma quando scese dalle Atpi la rivoluzione di Francia, e colle posscnti braccia di Napolonc ci strinse al suo petto, e atterrò le muraglie che ci separavano, e alfine potemmo fissarci in volto, e udire sulle labbra di tutti la stessa parola, e sentirei nel cuore lo stesso desiderio ci suonò dentro l'anima il santo vocabolo di fratello : c cominciammo ad amarci , e ci amiamo , e OO'ni dì più ci ameremo. L'odio ci aveva uccisi; ci fa ri~asce-

( 29 ) re l'amore, il quale rialzerà finalmente l'altare d' una patria libera e unita. Un qualunque governo ecclesiastico, e specialmente il romano, è egli compatibile colla nazionalità e la causa italiana ? I lettori mi perdonino le digressioni frequenti; ma talvolta un sentimento, una voce mi ricorre per l' anima, c mi commuove sì for te, ch' io debbo ripeterla ; mi rammenta t alvolta il nome d'una nobile vittima , l'aspetto d'un glorioso monumento, ch' io non so non fermarmi a chinare il ginocchio c dare una lacrima. Quando mi ri sollevo, sente il mio cuore più lieto e puro, come dopo una religiosa espiazione. E proseguo nel mio cammino. Lasciando da parte codesto , torniamo alle riforme romane. E per procedere colla maggior chiarezza possibile , raccogliendo gli argomenti de'diplomatici, e gli argomenti de'fatti , esaminiamo dapprima quali miglioramenti siena possibili, senza offendere la natura dello stabilito governo; esaminiamo se questi miglioramenti si possano c debbano estendere a tutto lo Stato Pontificio. Quest i miglioramenti consistono : In ammettere laici a tutti gl' impieghi civili e politi~i ; in concedere amministrazioni comunali c provinciali per via d'elezione, amministrazioni alla lor volta elettrici d'una o più consulte dette centrali, c destinate a concorrere con un consiglio di St::tto nominato dal pi!pa, percbè si proyyeda a'più alti negozi della pubblica cosa. Sottoponiamo ad esame queste e non <1ltre riform~ , pt>rchè non esorbitanti c perchè non pl'opo~tc da no1 . Jl card inal Bcrnetti, d'accordo co'potentat1, ammet-

( :30 ) tevale a base del nuovo ordinamento richiesto dalln necessità. Il Bcrnelli ' ' ivcva nel freddo silenzio del passato ; ma talvolta lo dubitava inconciliabile col ~uturo; Gregorio X V I era l'uomo del passato cccles•a~­ tico, vivea volontario in un vade-in-pace, dentro Il quale l'infelice vecchio chiudevasi per non udire nemmeno la ' 'oce de'popoli. Jl Bernetti alcun che concedeva; nulla voleva concedere Gregorio, che sceglieva piu tardi a proprio ministro il Lambruscbini , tenace come il pont ·flce, ma piu destro. Oltre le circostanze, · il carattere st,•sso del Bcrnetti spiega le prime velleità riformati ve della corte; la quale sembrò volesse ubbidire al bisogno de'popoli, c riconoscere implicitamente il principio cb'avea condotto la rivoluzione, proclamando un'era novella, c pubblicando gli editti ùel 3 giugno, 5 luglio, 5 e 31 ottobre, ccc., risguardanti diversi rami dell'ordine giudiziario e amministrativo. L'editto del 5 luglio è una copia del motuproprio di Pio VII; ma in esso fu avvertito subitamente un vizio organico, cioè la prima n.omina dei componenti ciascun consiglio cornunitativo appartenere ai del egati. La conferenza diplomatica a Homa in"sistè a lungo percbè l'elezione fosse libera, c non l'ottenne. Bolognes i c Romagnuoli , sostenuti dalla guardia nazionale, rifiuturono la nuova legge; le altre province , non potendo far altro, biasimavano. E Roma gridava contra i ribelli; gridava alle corti : - Vedete l col concedere, nulla s'ottiene l -Per tutta risposta si noti che Roma stessa si ribellava al ia propna legge, avendola pnbbli·cata coll'intenzione di non eseguirla. La cosa è incredibile, ma Yera. Il cardinale Albani la violava, facendo intcryenirc l'influenza dei

( 31 ) vescovi, cosa contraria alla legge; la violava, escludendo dal consiglio quanti non fossero emancipati dal padre, cioè quanti non fossero capi di famiglia, e quanti avessero macchia politica; perfino il governo centrale la violava, lasciando Roma senza veruna rappresentanza comunale, non facendola eseguire a Pesaro c Urb ino. Non parliamo del resto; alcune curie vescovili dispregiavano e riGutavano apertamente la nuova procedura. Cio basti a provare che queste riforme, in veruna maniera guarcntitc, non potevano dissipare ogni torbido; cbc le province non potevano accettarle come sufficienti; c che la corte romana pentiv;:~si d'averle date, e tentava in qualunque modo sopprimerle. Gli editti riformatori, in luogo di metter pace, condussero nuovamente la guerra civile. L'arme del pastorale non ispaventando nessuno, il Tedesco supplicato intervenne; Clemente VII, vo'dirc Gregorio XVI, vinse, rifiutando ogni riforma giurata; il congresso diplomatico indarno propose ; Mcttcrnicb si diceva contento di tutti , Jord Seymour di nulla , Saint-Aulairc era contento o non contento, come volevano gli altri. E senza nulla conchiudcre, la grave assemblea si disciolse. Quello che non potcvasi imporre colla ragione, s'impose coll'armi; Perricr, per sedurre la Francia, ·re.' la bravata d'Ancona; lacero il sacro Vangelo scritto nell' 89 e riconquistato nel 30, consegnatogli dalla Francia , nazione-messia delle libertà al mondo ; e allora la baionetta del soldato francese c del soldato tedesco - adullcra unione - intimarono silenzio. E silenzio fu fatto. E questo silenzio durò quattordici anni ; quando _lo t~rbava~o bassi lamenti , soffoca ti singhiozzi, apnvans• le pn-

(32) gioni. Imperoccbè il .governo di Gr~gorio XVI esti: mava non potesse usc1rc dalle carccn alcun segno d1 vita, alcun sospiro che interceda misericordia, compianto. E aveva ragione; ma quando l'uomo al di fuori non può raccogliere i lagni del povero prigioniero, Iddio li raccoglie. Se la mente ello crede imbrigliare a Vicnna i destini d'Europa, ringiovanire il principio assoluto e quel suo fratello cadetto, che ora in Francia, in l spagna c Portogallo si dimanda conservatore, in sulle primè turbossi della presa d'Ancona, rinvenne ben presto, argomentamlo dal fatto un nuovo vantaggio, cioè il disonore del ropolo francese nell'anima confidente dell'italiano; s1 erò co 1fondcre il nome francese all'austriaco. e macc.1iarc la Costituente con un bacio del gabinetto aulico. Ma nulla riesciva di tutto questo. le nazioni sono immortali. · Dove più saldo c più a lungo padroneggiò il governo romano, ivi- osservazione tristissima, dimos.lrata dal fatto - l'ignoranza è più cieca, mcn fiorente il paese men vivo il desiderio di nobili cose, meno desti gli animi, gl' intelletti meno fecondi. Se degna reliquia della sapienza italiana pur vive, è a Firenze, a :Milano, a Torino. Non è a dire manchi l'ingegno negli Stati papali; chè forse iv i l'italico sangue è più vigoroso, c si manifesta nella sembianza, nel pensiero c negli atti. IJo dico~o l_' arti, che .meno trovano ostacoli. :Ma surga un uomo d1 grande mtellctto; appena ci manda un primo raggio di luce, ei deve esulare, o anneghittir nel silenzio c nell'ozio, consumando in combattere l 'idea prorompente quell'energia destinata in farla Prorompere.

(55 ) Nel 1832- non così adesso- poteva dirsi composto di tre territori distinti per· vario carattere morale e intellettuale , quello delle Legazioni , quello delle Marche, e quello di Roma, al quale si aggiunga il territorio non compreso dai primi. La ragione di queste diversità è registrata nella storia. Imperciocchè le Legazioni opposero più longanime resistenza al beneplacito ecclesiastico; fino al cadere dell'ultimo secolo conservarono un'ombra dell'antica liberta dci comuni, c fecero parte del regno d'Italia dal 1797 fino al 1814; le Marche resisterono meno, e non furono riunite all'impero francese che nel 1808 ; Roma sostenne col potere papale una lunga battaglia, la cui storia è ancora tuttaquanta da farsi , ma stanca perdè la prima i temperanti privilegi de'municipi sotto il corrompente ed improvvido dispotismo teocratico, e non formò col distretto due dipartimenti del napoleonico impero che nel 181O. Però il desiderio di nuove forme giudiziarie, amministrative c politiche fu più gagliardo nelle Legazioni; meno nelle .Marche; quasi nullo a Roma. Negli anni 1831 e 1832,le Legazioni furono due volte il teatro de'torbidi; le Marche non corsero con altrettanto entusiasmo lo stesso cammino; Roma !! il distretto restarono sempre fedeli alla pote· stà pontificia. . Le Marche tengono dunque il mezzo tra le due estremità; non bramose di mutamento come le Legazioni, non quiete e dormienti siccome Roma . E quindi nelle conferenze de'ministri fu posto nel 1831 il quesito seguente : - Potrebbesi egli comprendere in una sola ed identica riforma sì Roma che le Legazioni e le Marche?

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