Vita fraterna - anno III - n. 16-19 - 31 ago.-15 ott. 1919

Anno Il!, N. J6-J9 - 3J Arosto-J5 Ottobre }9J9 C-to corr,colla Posta VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE SOMMARIO Fiume - Il dovere d'oggi - " La retorica della donna 11 - Fi.!mminismo italiano - Ricordi d'Ospedale - Semplice ordine - Messaggi - Per far risorsere il culto dei nostri grandi -y .... legnate - Con Gitanjali - Per la cultura della nuova classe dirigente -- La signora Luna - Per la lotta elettorale - Conversazione - Fiorenza Nightingale (pagine staccabili). ABBONAMENTI Ordinari. Italia L. 6. - Estero. L. 7. 5o Sostenitori ,, 11 10.-: ,, ,, 15. - Gli abbonamenti sono solamente anm·i. Numero separato L. o. 3o -:- Arretrato L. o. 60 pei numeri doppi il prezzo è doppio Esée il 15 e il 30 d'ogni mese. DIREZIONE e AMMlNISTRAZIOt,E Via SJ')ig:i; N. <:iS, },filane - Telefon0: 61-16 Biblioteca Gino Bianco

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MHano- Anno lii. 31.Agosto-15 Ottobre1919- N. 16-19 VITA FRATERNA· RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE Jbbor.. anr.uo ordiHrio L. 6 ' Fiume c=:O= .lb~on. anau■ Mistelllure L :ao Nome quanto altri ·mai sacro e pregno di significato e di storia! Fiume ha -rappresentato, dalla vigilia della nostra vittoria, se11za interruzione, la dedi:;ione pi,ù decisa, pi,ù disinteressata, pi,ù ncnerosa alla madre Patria di 1,n popolo che rifiuta per qiiesto ogni prosperità materiale offertagli e affronta il martirio, e 10w cosa .wla vuole: essere quello che è: italiano! Fedele a chi t'ha dimenticato e trascurato. Poichè Fiume rappresenta anche la piiì triste dimenticanza e ignoranza di un ministro itaUano, troppo a lungo e da troppi idolatrato, che non credeva e 1wn voleva lo smembramento della compa.gi·ne maledetta dell' A.- .sfria, e nelle trattative cogli a11-eati ha ripet11tamente, scientemente, vol1,tamente· assegnato l'italianissima Fiume ai croati. Fiume raJ>- prestenta insieme l'espressione pi,ù spontanea, pi,ù coraggù,sa, pi,;, alta della volontà di un popolo, in base al sacro diritto di autodecisione, - e il disconoscimento, la viola::ione, il sacri'le!Jio di questo <lirìtto da parie dei potenti che pure lo avevano proclamato. Fiu-me - segno di contraddizione e di passione esasperata e suprema! Oggi ci pone fremen_ti, davanti a questo bivio angoscioso: - la. via legale, l'ossequio all'ordine e ai poteri costit11iti, la Jisc-iplina che Jw tr.ntto i suoi e-roi e i suoi martiri, · ma voci alte e forti di patrioti indubitabm pel loro passato e pe-r la loro fede nell'italianità di Fiwme, qvali il gcnc-rofr Cariglia, il ·cittorioso? Biblioteca Gino Bianco

VlTA .f.RATJ.:RNA Vediamo, diet1·0 ai nobili e coraggiosi ·m-011,iti,folle di servi trema1tti - e iiit·n:gtii di potenti senza fede; vediamo, dietro a/; fulgore del gesto, clamori di incoscienti, e meschini vifappi di vanità e di interessi personali; - vediamo ormai lontana, te1nianw perd1.~ta,la via dfr-itta e sicura di qu.eU'accordo tra i popoli·ehe sar ranno con,finanti - /.'Italiano e l'higoslavo - .che in tempo -fu prop1tgnato wme conipito splendi.do del/:Italia - e ci avrebbe assicurato Fiume - ma fu ciecaniente e fa-naticamimte avversato - e molti di quelli che lo avversarono e nocquero qwind·i alla sorte ·ital-ianadi P.ii,me - sono oggi a Fium,e.... Tu.Lto questo ci turba, ci opprime, ci attrista. Ma pura, rna i11ta1igibile,ma pùì che ·mai alta sopra ta1ita divevsa bassura ---: rifulge l'1:talia11itàdi Fi111me:che tion deve, di alcnna di queste bassure, soffri-re - che deve trionfare. Dio c'insegni come - e vagliamolo fermamente. Senza questo trionfo, la pace sa-rebbe u.na trista pace se1iza giustù:ia, indegna della nostra guerra, e seg-nerebbe la sconfitta degl'idcali e della. fede che ci hanno dato la vittoria. Il dovere dt oggi (Riportiamo, con pieno co,isenso, dall'Unità, qttesto com-mento di Umberto Zano'tti Bum'co alf.a prima notizia della spediziune dC'i110/mltari a. Fiiimc e 1il 1ti-iscrabilediscorso di Nitti) . . I ..... Falcile è r~geòtarne la responsabiiilità politica come ha· fatto il Presidente del .Consiglio su· chi all'inizio de1Uaguerra compromise l'avvenire di Fiume a1)bandonandola agli slavi senza nep-- -pur d~fendeme iii carattere italiano, su ohi ritenne int~ngibile il Paltto di Londra, e a Parigi sa'cri.ficò qu.e11acittà per non china.rsi a giuste transazioni; facile, ma non equo. Poichè responsab-ili sono pure quei dirigenti l'opinione rpubbli'Ca del Paese - COtll(?reso Gabriele D' Annu·nzio - che si sono sempre o:pposti ad ogni dise11ssione sull'operato dell'on. Sonnino e suilla rev~sionè del suo Patto, abdiicando nelle sue mani ogni liibertà di critica. Nelle storie :non vi è esempio in cni queste abdicazioni non vengano amaramente scon'1:ate. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 28 \fa ogcri 1e recriminazioni non _ervono che ad ofiu care, sopramrto aill'estero, la porta a di queiratto, che - e ,pure vi ahhia o èontribuito elementi di militarismo impuro - resta empre come protesta della co cienza nazionale contro l'ingiu to proce-- c1:mento delil' I,ntesa contro Fiume, e a traverso Fiume contro di noi. tutte le col,pe del no ero Governo qon en·ono a criu tifi.care l'abu,so dl potere comme -O contro una città, che ha, durante tutta la :ia scoria. difeso con pas ione e orcro.,.lio le proprie libertà comunali, e che ogo-i i è _entita imporre - come nel pe gior peTiodo della dominazione magiara - lo scioglimento del proprio consicrlio nazionale. La. pedizione dannunziana è un atto impolitico, è vero; pone ri alia in una s:ituazione peno_a di fronte ai uoi aileati. veri-- imo. _ fa non è oggi il caso di giudicare nè chi ci ha condotti in questa via en.za uscita. nè chi i è a_ umo la re ponsabilità di un·iniziafr,a 1 grave. Dm·ere -di tutti è oggi di far ri altare la fo~za ideale, la volontà di re pìngere un'ingiustizia, che ha indo ti que ti oldati, questi ufficiali ad affrontare erenamente; g:010 amente la severità del codice militare. 11 resto a poi. E que to dovere incombe opratutto a noi, che fin dalla prima· ora ponemmo in guardia il popo1o italiano contro le con e- !{uenze d"una polatica fatale, e quindi non po iamo e er accia i di e altazione nazionalista. e che nuHa tralasciammo per arrivare -aù un attordo con i no tri futuri confinanti dell'al ra sponda, affìnchè _ulla o uzioné adriatica non s'intromette ero i più témibi.i. i popoli non adriatici. Purtroppo le formule· conciiiative 0110 naufragate. e la responsabili à non _petta solo al governo italiano. ma altre ì io diver a mi-ura ai j ero lavi e agli alleati. :vt:a il pa sato-è pas ato. Ogcri il pre ente.ci mo tra una città pe:· fatti antichi e recenti a tal punto esa perata da rendere ·impo,-ibile un as etto paicifico e dura uro dell'Adriatico enza il uo pa -- ggio - ia pure senza ret:-oterra - otto la ovranità i aliana. Per queglù stessi ideali. per cui durante tutta la =erra comha emmo. alziamo la nostra voce per chiedere - forti del n<r , r passato - alle democrazie alleate il ri_petto della volontà di· quel piccolo lembo. di terra italiana che. _ crificata, rappr enterebòe certo domani il germe di nuovi conflitti e di nuovi lutti per l'Europa. Ùmberto Zanotti Bianco. Biblioteca Gino Bianco

'' La retorica della donna 11 1~ran tutti d'aiccordo durante la guerra su questo punto e~enziailc: ch·e dopo la pace si dovesse inaugurare un nu.oYo regime di· vita. E<l anche sul signi.ficato di codesto rinnovamento era confortante l'accordo. Una più umana convivenza d'individui e di popoli; una maggiore a'l1stcr.~tà òi costumi. una,· fervida ricon:sa•crazione in.- somma <li valori idea!i. Diversi i •toni e,d ; progra1111miprat:ci. ma una concorde asiµ::. razione cli un pi,ù sicuro beae .Venne l"armisti-zio: la pace fu preai,- nunzi~•ta. Ed ecco che a l'inizio de nuo-vo a•n110.mentre gl-i esperti ~i adunano a Parigi, mi ca-pita sott'occhi una grande rivista ita.liam, nella qua,le era detto press'a ,poco questo: « La guer~a è finita, e con essa la <liura vita -di sacrifi,cio e di ;,·bnegazion<'. Ciascuno r:prenda i; suo po~to al so!e. Torni la <lon- :·.a. com'era nn :empo. Riac<p.1isti tul~a la sua grazia, tutta la sua cl,egam:a, tutto iì suo fascino. 'E c'era di più. Anzi questo fervorino non era che iù commento ad un hozzetto cli donna dis.eg;1a:to tla un; celebre artista. Un'apparizione offerta a confortò ùcgli uomini e ad esempio per le donne. Bizzarra coinci<lei1zét ! :\l["aveva110 portata con Ja. rivista una •carto'.i,na illustra::a della cand.oda fi,:;ura d'una crocerossina. Ma riguar,dando:a. mi pan-e eh.ella avesse un visetto un po' _onfo~o e come corr.ncc:.ato- da un i1nprovviso rammarico, Era come volesse dire: Non se ne abbia a maile. Sono ç>rmai una figurn un ,po' i·etorica, lo so. Ma -cosa vuole ... c'è ancora negii ospedaE qualche ferito ritar<:1.atario.... Era l'indomani appena dell'armistizio ed io ·c'.1e tant<:: cose :·icordavo mi senti~ un po' tu,rbato. Oggi è la vigi•li.a della pa,ce definitiva, oggi mi sento triste. Io ero un ingenuo. Que!l'artista sì ch'era forte :n psico;og;a' L, restaurazione - secondo i desiderii suoi e della rivista - è compiuta.. . La grazia .. l'eleganza, il fascino •trionfano in tutte le stazion: -clnnatiche, in tutte le v:e delle grandi e deHe piccole cittiL Ed ha11no a'orgasmo e l'impertinenza di tutto ciò che· ha s:1h:to troppo ~ lungo un'umiliazione. Tra colorJ che volevano ri1111.0Yare ·,i iemmi111 lii 1n oma::~io a '.:1 p;i. e i primi sernibrano ave're per on rag!0ne. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATElbA - enonchè anche codesto fenomeno ·ha il· suo rovescio gro•tcsrn . .Aprite i ,giornali, sfog1iate le riviste, tendete l'orecchio. Non si ripete ovunque con nuovo calore un'antica pa:roi'.a? · i pr damano le urgenti rivendicazioni deL sesso. · E codesto fermento mi sembra significare qualcosa di più CÌH: un'interessante ,polemica occasionale. In fondo a tutte le sfacc-ettature retoriche della questione' intravvedo gii indizi d'tm'a-cerba i-nq'tlietudi11e. E.d è forse un'inconsapevole crisi di cosc:enza che travaglia uomini e donne e gili uomini più delle donne. Anche codesta dev·essere - me lo perdonino ,i negart:ori della -g-ncrra - una solenne affermazior:c della gue:·ra. Varie e molto dibattute sono le opinioni in proposito tra gìl uom.ini. Lo spettacol-o in com1)1esso è abbastanza grottesco. Si ha l'impressione che una moltitudine <li essi si mt,t0va per la prima volta a la scoperta dell'altro sesso. · Da ogni parte giudizii e confessioni tradiscono una sconso- - Ia-nte impreparazione. Nemmeno g'.i esperti di scienze biologiche, !ì:o•sofiche e sociali, sembra facciano per. ora una beJ.la· figura, chè '-e g,]i nom:n,i com.un.i erano per lo più usi a valuta-re innanzi tut-· to il grndo cli conforto offerto da la donna g!i eletti s; shizzarri- ,·al,o su made'.Ii fantastici campati nelle nuvole delle loro astra- -zio:1:. La donn,t i-ea'.e - essere costituhvo con l'uomo deil'Uman,ità - è ancora sotto molto aspetti un'incog,nita. Qualcosa come que - :· -\raba Fenice di cui tutti narravano ie meraviglile e nessuno aveYa mai vista. La letteratura cli tutti i tempi è esuberante di romanz,i e cli (!ram.mi a protaig-onista in gonnella, ma quei romanzi, quei dram,- n• i:1 genere non sono viceversa es.uheranti di umanità. (L.a' fi11- -zio11eplagia la realtà). Io in fondo ci piglio gusto a leggere le pit accese polemiche cli questi giorni. Un po' mi sento scottare di rabbia. ma poi mi consolo a rom1bra deHe induzioni logiche. La pole 11ica irnfatrt:i è già per 1se stessa: un sintomo fa,·orevole. Socrate - che io amo - aveva in essa una fede illimitata. La signora Hayd:ée ,è del parere che la donna sia vittima d un po 'di stu1pidità mista ad u11 po' di senisualità. Il- giovane Rrcca dichiara senz'altro che la donna è qutl::L che è ed è meglio lasciarla ed amarla come è.· L'onorevo:'e ·Ca.pipa invece bollan<lo l'èra nostra .con l'etichetta fii Ta',cle presagisce ~I fi.torno di Beatrice. Biblioteca Gino Bianco

\TfA FR.',TERNA Panzini ,è 'il più tormentato e si ras.segna ancora :,1 punt: 1 ;;it•crrogativ:. Ma il suo almeno è vero tormento -che se non a.tfo corrode tutta ]a retorica. ,coiwenzionale. In comp,lesso c'è negli uom:ni una spiccata tendenza a g:rar l2rgo inr~orno al lume de1}a rea'.tà for e per ev;tare e1·entuali c,c,mpromi. · ioni. Le donne poi p,re,diligono· la riduz:one ciel problema ad un puro rapporto <li sesso. Quasi •che esse avessero qua'.co a cla ri,·end'carc e&:!u~: ·amente .per se stesse.. • , . ;\ me pare che aibbi,a rngione la signorina Tedaldi quando affe.rma che !'es!senziai'.e è di liberarsi da q1u1.fsli.a,s·i giogo. Tanto più ragione in quanto la stessa affermazione rnle intatta _per gli uomini. 11 sesso in1fatti c'entra assai meno che non sem.hri. Si tra':.ta d'una questione da risolvere ne'.ia coscienza as~ai ...prima che su ,]e tabelle antropoLogiche o sui gero 0 ·lifici dei fiilosofi. . Norn si pu.ò dire ~i rigore che :a contesa t1·a l'uomo e la donna sia da attri-buire a !a· •col.pa dell'uno o del~·altrn. Anzi il motivo essenziale è propr:o in ciò che trasoend'e il sesso per essere ·1a vera e indivisibile realtà de;la specie. Ed è 2..ppunto il dite .to di timanità. Le prerogative sociatli e politiche si possono acqu:- stare o perder-e, esclud,ere o difendere: non ha:,110 che 1111valore ontingente. Non po~sono certo offrire una garanzia definitini. Nessun µriv:IegiJo di governo potrà ma; ,cancellare le insufficienze stj)irituali,. Anzi gli stessi privilegi sara11110moraline1,te ·valutati a la stregua di codeste i11sufficienze. . iLa tiran11=a dell'uomo e la subordinaz:one de'.la donna sono ; reòproci d'una visio:1e superficiale •e retorica della realtà. L'uno e l'altra al lume è!i un adeguato disinteresse donan- ·r.o riconoscere d·,essere · vittime ugual men e inielic. di un . o!ti. :_ dentico tiranno. lì qua'.e J}Otrà ca o per ca o assumere nomi ed aspetti diversi. ma è 1jur sempre un fondamentale egoismo. Ch,è a,na.ndo si •cit:t la 1sensuaìità o la yan'tà. la condi•scenrieuza o la g~losia non si fa che distinguere i'e diverse manifestazioni di un unico male. Egoismo fLmque in tutte 1e sue po~sibili,tà. Che è come d:re quel residuo di a;1imalitù tuttora imma"1e,1te.nel genere umano he tencl,e in 9gni atto d'amore di _liberarsene, La clo1111a È:: in ult:ma analisi subord:na.ta a l'uomo non più di BibliotecaGino Bianco

VITA FRATE NA u.rnto i'uom-0 e .su,bordinato ad e a. U1.è ~'euli tenta di co rvare il uo pr~vilegio artificia e è appunto per il timore che la donna non gli po a più offrire tutto ·1 comfort al quale è a.bituato. E ,quindi iin motivo d\1,:i!ità che lo S-OYrappor.ea la donna. E. se que a finoql ha fatto ;profe ione d'acquiescenza è perchè ad es a pure ciò tornava più u ile. Luno e l',L!tra quindi , i trovaiìO inconsapevolmente impigliati nello td o laccio e per un re{:·proco am o oltan o ne potranno liberare. 'Ne su:1a autonomia è veramente tale pre.:uppo:1e un vmcolo -d'altri. · :\ ia prepotenza deiruti:itari mo bi roa so-tituire una libera autor·tà idea e. Es a sola potrà ri olvere tutte le antite i. Legoismo fata'.me11te imp:ica rapporti di U!!1.1ali1· quanto ogni 1mio vantaggio pre trppone una tna rinunzia. In quanto il mio at o è è fine a se stes o. Il IJ)UfO• di~inte~e-sse inn,alza invece a que:Ia perfet a armoni spiri uale che ~sdude l'individuo con utte· le ue limitazioni - sso comprcso 1- di fro11 e ad un'esigenza a oluta. AEora ~·uor10 CO i:dera -ogn= uioa-o imposto a la donna come m1a violenza a !a sua stes a umani i. Ei vicever a i nte elevare ·11 oo-ni ripuncia di pr:vil-egio u la donna. Tutto ciò ' a urdo - Io i capisce - per un :ibeninò e ·poco, Stta ivo pbr 'll11 normale galantuomo. ::\fa è co-ì semplice e così ri<Toro o c1!ieap;pare ozi a la ricerca di una oluzione di,;er _a ed' 1rnpo_siibi1e la prete a di un'a:tra conc:u ione. Il µrivileg~o del ·uomo è certo un pallido rifles della concezione ener<Tetica della vita. ' E so ·è implici1:o nel diritto del più forte e so:tamo al lwne d.'un rigoro o materiali mo può e ere <Tiutìficato. uperata cr:ie ta concezione 11011può più reugere alcuna differenza ne la valutaz:one dei e,- i. I Infatti la tesi pe imi tica di chopenhauer poggia -u un pretrpposto 11011più pericoloso per la donna che per. l'uomo. Il nichilismo di W~ininger è una pura astrazione . en;za en o pratico. • L'afori .icél contemporanea poi ha tut a la policromia ed il pesò specifico ,ielle bolle di apone. Evidentemente oggi qua ia i prete_a di priy{Jegio maschile è vuota di senso l morale e contraddice a la più mode ta concezione reli-gio, a della ;v;'ta. E' pura p e m1zio11e riperco ~ _a attra,er o le Biblioteca Gino Bianco

V'ITA PltATIHtNA generazioni dal concetto energetico e tutelata da quello stesso utilitarismo individuaLe che l'ha fatta t-01lerare a la donna, Tuttò il resto mi sei11ibra retori,ca .. E non importa se fluttui con la prosa tutta sgargiante d'iridescenze chimiche di Guido da Ve-rona, o s'im:bronci nella ,prosopopea dei pensator:, o s'in:qui11i del rancore <lei, delusi o idei dispetto dei traditi. Pessimismo. scettic;sma, vanità, odio prosperan tutti da una, stessa radice. Il SU[>ermaschio è un pallonc;no che vola nella stessa atmosfera della donna-angelo. Uomo e donna sono due tà. Due termini dii un'unic;:t Idenfca è la loro necessità. espressioni difformi di un'~nica. reale.ssenza. Uno solo è i.1 loro destino. «Uomo» è I-a sintesi ideale dei due termini pratici. E -si è « uomini » solo trascencl'enido la propria individualità mas-chile e femm:nile. * * * Ciò non toglie tutta via che di fronte al ca.so concreto, al fatto attuale, si debba considerare l'uomo e la donna ad una stregua cliversai. Qui prende valore infatti la disparità di posizione pratica. li fatto particolare 11011 ha soltanto w1 determiinante assoluto, • ma anche tanti fattori concorrentf. E questi non ,pesano così da !'_una parte .come da l'altra. Al lume d'un criterio morale assoluto la imputab:lità è una sola. Rispetto al caso concreto le responsabilità si differ,enziano. Ed ecco fino a qual punto e in ç.he senso le donne hanno ragione cli gettar la croce étddosso agli uomm1. Quest: infatti -g;,ustificati -in pratica da :a natura, da la tradizione e da l'assetto aittuaie della società godono di un indiscusso privilegio ,d'iniziativa. Come codesta loro posizione s:a arti,ficiosa è subito dinrostrato co~1 un modesto barlume di buon. senso. Infatti la ·natura è virtualmente superata da una concezione morale: la tradizione contracklice qualsiasi criterio evolutivo: l'assetto _attuale della società è tal cosa di cui gli uomini appunto sono del tutto auspici e ,u'tori. Così il ,privilegio pratico si fa moralmente un pericoloso agg-ravante. Gli uomini sono generaLmente i promotori d'ogni par,ticolare BibliotecaGino Bianco

raB-.norto con la do-n/na ,,.., ed è quindi giusto ,che ne ri pondano in via principale. La donna - i11 termini giuridici - è colpevole di sola c-0nnrvenza. Se aggravanti ell'uomo sono le ue steEse attenuanti: 1a na~ tura che la, fa più ,pebole; la tradizione che l'imp(grisce: l'assetto sociale- che la depri-me con l'educazione, le convenzioni, l'esempio. N:è codesta conbee:uem:a infirma 1a tesi .dell'uguglianza essenziale, ( chi mai per esempio pretenderebbe di negare l'umanità di \m -popo o pe_r il f .to che subisce un tradizionale asservimento?) Riaff,erma invece la realtà di certe differenze che non compromettono i. de tino del 'Uomo, ma soltanto viziano momenti della sua storia_ * * * Mi torna propr\o qui a 1a memori'cl un lumin-0so documento di codesta realtà: E' la «Resurrezione> di Tolstoi. Chi non l'ha letta la legga. E' un ~ibro che giova a la comprensione della vita ~sai a>iù d!una laurea in filosofia.- E -O appunto L-OLve tutte 1e antitesi di sesso ~n na simesi di umanità. C è un uomo - il princiipe Nehliudoff - che chiamato a giùdicare come giurat la donna ch'egli ha edotta molti anni prima si sente costringere inesorabi-lmen.te ad un pneventivo giudizio di se stesso. Il reato d.1 quale la Maslova è .accusata non lo riguarda eppure egli sente cµe anche questo errore di lei si riconnette a quel suo antico pedato. E per una tormento~a 1o0-ica morale realizzata ~el uo piri o anche di <}uesto errore aissume la respon abj;!ità. Il dramma dell~ sua coscienza e il dramma della donna 'identi'ficano in una S:ola necessità. Profanando la Maslova, egli ha profanato -se stesso: ha profanata l'anima.. E l'aajma - non la donna - dev·essere 1"oggèt o della ua riparazione. Non uu indennizzo dunque, ma una riconsacrazione. E così egli è via via indotto a una tota,e rev· i-OIe della sua vi-ta pratica: e la riabilitazione di mia donna si dilata e si esalta a resurrezione umana nel suo più largo significato. L'.epilogo riso1v~ la ;5mi crisi di- ,coscienza e il d,e tino deila Maslova in una sin,esi di ·poesia cristiana. Codesto è il veiro raipporto tra l'uomo e la .donna. Codesta è la -sola risoluzione moralmente possibile. BibliotecaGino Bianco

VITA FRA'l'EaNA * * * Le rivendicazioni 1 politiche e sociali della donna per se ste se non hanno che uno scarso· significato. r; yoto non è per se s~<:'SSO .un ·affer:mazione di• autoriità. Là donna lo conquÌsterà di certo, ma non ·avrà consegiuita ,che un'illusi.one se continuerà nella sua acqÌ.1iescenza a l'uomo. Se c-ontinuerà ad opporre il proprio eg,oismo a l'egoismo dell:uomo. La sua vera vittoria è nella riabiliitazione di Corne:ia. Una figura un po' remota ma tuttavia suggestiva. Le· soJlecite maestre a scuola a:lmeno una volta all'anno la ,commemorano dinanzi ai ,pi,ccoli di cepoli edificati. I :ibri di storia sono illustrati della sua iimagine austera. E così code to che è uno degli esempi pedagogici menQ retorici serve a perpetuare la retorica più irriverente. Io vorrei sapere che uosa 1pen:sano quei bimbi che tornando da souola dove s'è fatta l'apologia di Cornelia trovano la madre tutta sfolgorante di. quelle gemme che la savia romana spregiava. Per fortuna la loro mente giovinetta non svilu,ppa ancora le indu- · zioni estreme. Chè se no dovrebbero credere di rappresentare una tras•curabile entità nel cuore della madre e crescerebbero forse con. qu1 alche riserva su la virtù clii lei: o sul valore della.stessa virtù. Nè avrebbero torto di· i·eputarsi escluJSi dal luminoso destino dei• Gracchi. · Tutti codesti rilievi sono accessibili. è vero, ad t!n'età più avanzata, ma è buona norma dimenticare anche ia toria con tutte J.e altre •cose imparate a souola. · · Ma in •ogni modo ,è ingemio sperare da la madre c:ò che' manca a la d'Ò·nnq. Bisogna che la donna si rimodelli prima su la figura morale di Cornelia ,per esser:e poi la madre dei Gracchi. * * * Mi raffiguro i redattori, di q_uella grande rivista tutti edificati nella contemp,1-azione _della sfilata sfarzosa che imparadisa la. Galleria cli Milano. E giustifico il· loro disgusto dinanzi a là biliosa gazzarra deÌle pro!l)agandiste cli sentiimenti1 evan:gelici. Oh la yolgare campagna,! Si tenta soffocare la superba rifioritura di grazia, di bellezza, che riaccende ·il fervore della vita nell'anima troppo a lun$'o depressa da lo s.pettro della morte. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA i dice che soltanto anebbe un en o -la campa!!na della Yerecondia e ne pre, essero 'it.iziati\·a vezzose fanciul:e iirospet:abili d'invidi . '. dicono ta:ntc a'.tre cioc~hezze. E intanto in olte case ignorate molte io-norate mi erie e·asperano povere vtidove, .poveri orfani. Intamo qua e '.à per le v:e e er le piazze a.e.nano guardi d·odio, catrano paro'.e d. m:-• naccia. Intanto 01rni piccola vanità ed oani e a erata ambizione perpe:nar..o ed ina pi:Lcono ìa di armonia della vita, i! di ord ne de'.'a _ocietà. t · · - La grazia re!euanza - m· i dice - ono fo:.ne deI:a he:'.ezza a ,benefici!<)di tutti. T,utti ·e ne dovrebber ntere atamen e compiacere' come di :ma squisita rappresentazi ne e_tetica. Oh ì, rµolto squis·ta davvero. Bene arnbbe che le dor:ne preoccupa:e di quel.a reale -0ellezza che è una fo'.ma dell'amore oraanizza ero una e emplare contro-ra1>pre ent4z10ne. Adunino un torno lungo Ltinerario con ueto del,e 1gnore 0 :·azio e tutte le povere donne traccione covate nel:'ombra dei lo;-o olai. Le schierino in ordine e in ilcnzio -U un lato della via. E le povere ~tr~ccione fissino bene in facc:a. 1eo-:: occhi, :e ge:1 ildonne camu·ffate a con olazione dea i uomini -zelanti. _ on un gesto, non una parola. Certi a petf hanno ur:a oro traaica e in uperabile eloquenza. Io non aaranèi-co un immediato effetto pratico ma credo in un importante risultato morale. :\folta gente chiude abitualmente o-li o hi per non yeµere. Ha =t pre entimento d'una realtà che turbe ebbe il suo qu eto vivere. priamole dunque o-Ii occh:. d.amo'.e l"inquietudine che teme. · son fatte kiimo trazioni violente con ro i pe~cecani e coni _>d: fattisti. Non c'è ragione d'evitare code ta, austera. ed in- _ on meno del sopruso e della Yio-lia.ccheria certi pettacoli ofiendono la suscettibilità degli one_ti e i: dolore <le,,.1i i1:ieii_;_ E anche codr o è volo-are d: fatf mo. Bi ogna asso utamente e couitare un rimedio che an!"ini a - meno il dilagare el contafrio. E opra tutto non i O"'ri.di oltanto contro la donna; tontro la vanità, la en_ua.lità, l'impudicizia della do:ina. Ciò potrei be giustificare o-li uomini e indurli a di-intere - . ar ene. Gli uomini S©no crli au p=ci e i comp:ici di ques 'or!lia. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERN.~ ~'egoismo s'estrinseca. nc'.:a donna in osses ione di lusso. neil'uomo i,n,estatica comqiiacenz:a o in insol-ente galanteria. Inta;nto l'umanità •nell'una e nell'alltro s'umilia e s'inari ·1sce. , Quando io leggo certa sconcia ap()l}ogia dr certe dame ,perpetrata da la cronaca quotid'iana -r,isento vibra-re nel cuore l'eco <lò- ·Jorosa di questi versi nostalgici,: Fiorenza, dentro dalla cerchia antica, Oondlella toglie ·a-ncora e terza ~ nona, Si stava in pace sobria e pudica. Non avea catenella, non. corona, Non donne contigiate, ,1011 cintura Che fosse a -veder più_ che la persona. Non :à.vea case di famiglia vote; Non v'era giunto ancor Sat1cfanapalo :\ mostrar ciò ·che in camera si puote. Bellincion Berò: Yid' io -andar cinto Di ·cuoio ,e <l'osso, e venir daUo ~pecchio La donna sua sanza 'l \'Ìso dipinto. E vidi quel de' Neri i' e quel del Vecchio Esser contenti a.\la pelle scoverta, E le sue donne al fuso ed al pennecchio. Poesia! mi si osserva. Che è come dire retorica. Eppure allora non sfolgoravano ancora le signore dei « nuovi' ricchi»! * * * Un mio a1nico aspetta con fede inalterabile una leg.ge che condanni i! lusso e l'alcoolismo. Tutt'e due in una volta poichèsono l'uno e l'altro eccitanti parimenti deleteri {lei sensi. Ma io nelle l.eggi ho poca fede. Credo di più nell'esempio: E così io a.spetto che un uomo co,mp,ia il primo atto d'amore verso la sua donna . .spogili,a:ndolad'ogni ornamento. _ E aspetto che una donna re'l])inga come un'offesa al suo pu- ··dore -0ignic\'9,nodei-l'uomo -che non sia un'offerta c1·amore - o ~'a 1111 sacri,ficio. BibliotecaGinoBianco

VITA FRATERNA N:è forJ pecco di ottimismo e è vero che usciamo da la gt erra più ideale che illumini la storia. i parlav mi pare, :dell'inau,,,"1.lrazione di una. Yita pii1 umana. E Mazzi i ci insegna che l'uomo e la donna sooo le due ali de!l'a. ima un ana per l'ascensione a Dio. :\Iazzini on era, _un rétore. Angr . agosto 19,9. ANTONIO GREPPl. ·F emmini$IttO italiano Un error corre, dopo resperienza deùla !!1.lerra, sulla data ili na cita o, per Io meno, di decisivo impulso, del iemmin· mo 1talia- ~w; orre tra amici sinceri e ,ralorosi deHa nostra cam;a, uomini e donne. L errore meravi,;1ia e di piace meno nei primi, anche ono menti ature e fortis ime nel campo dell'idea e dell'azione ,ocial·e, perci l'uomo. non es endosi ancora avvi_to dèlla natura <: ciielrim1)orta 1za fon(J'amentale del prob ema femminile, compie già tm gran pas . dando segno d'intuito moderno, col favorirla. :MeraYig:ia e di. pi ce più.nelle donne che, penetrando invece a sai più adder.t~o· la for a veramente immane di quel problema, non si sono -·,-cùate 'ndietfo a guardar bene a che punto si trovasse ormai il iemmini mo, 1dla coscienza italiana, prima deHa guerra. La gtierr _ rivelando agli uomini ciò che la donna poteva, e riveiando a ,e tesse molte donne, è parsa loro una rivela_ "o,ie pe: utti e, p r tutte, e ciò diminuì ce peno amente, a"gli occhi di di non -ia u ià cognito, il valore storico dell'idea femmini ta tra noi. Non -è SY lutazione del beneficio apportato dalla !!1.lerra anche a femminìs o, che qui si fa : è valutazione adecruata della cosciénza della tdonna, in Italia. La guerra ha c<mfermato meravio-iio~amente, ~Ile__fe~~niste italiane le loro vissute ~oncezioni, .1 loro ·propos t1. 1 1sptraz10ne del .Joro lavoro; non ha ri-vewto a_- solu amente .u!la di nuovo. Tutti i po·tulati di ~!Ti erano stati proclamati ie1i, e con sicurezza, ieri, non meno preci,;a_ Il_. femmipi m?, per merito d_ela guerr.a, è olTcri più diffuso 1102 )lll m:an_afo 111 e. L. Biblioteca Gino Bi'anco

298 \'ITA l'RATER:-1.•, Ricordidtospedale II. L'Ardito. :\ pena ripresi il servizio in reparto, do,po il mio mese di riposo, mi colpì su'bito fra i niiovi, quel viso gicvane 1l1urninato da due buoni sereni occhi azzurri. - Deve ,essere un eccellente ragazzo, questo - dissi a me stesisa. E non mi ingannavo, chè. più tardi, el bi campo di avprezzare la schietta bontà <li quel c,:ore semplice. · l primi tempi non badavo molto ali'« eccellente ragazz.o »: avevo soldati gravi che richiedevano tutte le mie cure, e lui Dal- <li,n:,convale :ente cùi febbri mailari'che, se ne stava tutto iil giorno fuori ckl rer,a'rto o in refeitrt:orio, OJ}l}ure, quando il tem,po lo rpermetteva, in certi delizi.asi pomerigg; di gennaio, nel vastissimo gi;irdiiao che 6r,comlava 1"09Pe<la'legiungendo sino a,J.la cim~. c!er colle - là dove si erge avvolta di edere la torre anti,ca. Ma, diminuendo un poco il lavor,o io ebbi campo di studiare da presso tutti i miei ,ammalati specialmente durante i turni del r,omeriggic,, Un· gionio 'Stavo inseg11an.<lo i ,primi mdinie;1ti della Jettura ~d 1·11 bresciano. un mite buon figliuolo. quando alzando lo sguardo dalla pagina sulla, quale vanamente, da .un quarto <l'ora mi afianna,va a sp:egare come fra la lettera v e la lettera r esi ta 1 11°a certa diyersità. vidi fissi SU, di me in espressione di preo-hiera : ~impidi occhi di Baldin. - Cosa vuoi. figliolo? , - Oh! signorina! - ris1 posc confuso: si esprime ·a un poco a fati-ca per un 1-e~gero difetto di brJ,lrnzie -· c.h ! ig:10r,ina c3rne mi piaccrc!Jhc di im1parare a leggere e a scrivere?! Lo guardai maravigliata. - Come. Baìdin. ma non ci sono s noie al tuo paese? - Arrossì forte. si cm·.fu e, ma, tmÌJpo J}rofonclamc11t1;schiet:J ;J· r Yelare di una scus·'. pur lcg-giera le ~,-e n;r,nd,eYolezze, rispose: - Sì. si_2:nori:1a, c·è la scuola al mio paese, ma io non ci ai1davo: preferi\·o correre sui prati o 1ei boschi e lavorare i campi. I miei genitori allora avevano me _ lo figlio maschio, e mi hanno viziato. poveretto! Ma adesso 1111-i •pento proprio, 1)roprio ta:nto <li non a,yere situ<li:i.1to. Alla promes!':a che gJ,i feci di portare a lui pure 'un sillabario e un quaderno. sorrise cli gioia. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA -i mi e alto studi-0 con uno traordinario ardore di neofita. L<J• i vedeva o-irare tu o J _giorno con il iHabario in mano e quando mi sape ·a occupata, _i ri....-o]o-eyaa que to o a quel compagno per avere lumi. l:e a te, ul principio, lo scorao-o-iarono 110n poco. Impu•mava la penna come avrebbe -impuo-nato la cure., diventava ro o,, udava e poi, dopo una mezza pao-ina di tentati_vi disperati pér dare a due a te una po ibile pendenza, _coraggia o, lI1IÌ diqeva: - Aih·! sigriorina xe più facile lanciar le bombe ! Gli chiesi dn giorno: - Le hai ianciate e bombe, Baldin? L"espre ione di corag2"iamenro i dileguò dal uo vi o e flegli occhi rifulse ulna oe di oro-og,Jio: - Oh! -i!!llorina. E come bene! Lontano arri....-avano le mie bombe! - E col braccio fece ·1 ge to. Poi, crollando il capo, e come parlando a -è -re _o nella continuazione di una imrrÌao-·ne che o-li attra....-er a•.-a la m nre: - Che bellezza, Ùna yÌa r altra. E a~·2.nti. sernpre aYanti ! -- Un fuggevole indizio. questo: ufficiente 11erò a farmi indo.: vinare in quel ragazzone che -;i affannava ul quaderno delle a~te, un eccellente soldato. Finalmente le a te pre ero un c1:,cre~o aspetto e Baldin. glorio o, com:nciò le ettere dell"alfabeto. :-l"on mi rin ci più di frenarne l'imi!}eto. Avevo un bel r· etergli: - Bald:in, copia olar-- mente le lettere che ti scrrvo io; non ailtre, altnimenti non impari bene. - Promet teva di attener i al mio con-io-lio e i uoi miti occhi azzurri esprimevano il p.ù vivo de iderio di mantenere la _promes a ma partita che io fos_i dall· o pedale correva per aiuto .dall'uno o dall'a ro compag110 e il o-iorno appre o io contem- . plaYo pagine e pagine tempestate da lettere di O"ni formà e dimen ione e da parole, anche. Un matt:no 1 glorio o, mi mo trò tre pagine tutte coperte dal- ].;: parole < La mia cara ma re>. Era felice di a~·er potuto _cri-. vere q 1e to ed io lo {!Uardavo commo, a e ridente. G i di_ i: - _.Chi à che gioia per i tuoi o-enitori quando apranno che tu i.JTIpari a leggere e a crivere ! > - < h ! ignorina ! la pen a?! > - Gli occhi gli s· inumidirono. Aveva un culto per la famiglia, vivi simo e profondo. - n giorno - tava lega-endo - l-0 interruppi al.fa parola: mare. - < ai co_a ia il mare, Baldin? - enza un attimo di rifle ione· la ciò erompere giub: ante la risposta: - ·oh! __ ignorina: cosa disela? > - e come sempre o-Ji accadeva quando e primeva un sentimento che gli riempiva il cuore. i uoi occhi lucevano - « ma empre q:iando ·ono a ca a, no fosso che ciln11a-r mare. },lare dc quà. mare de fà! > BibliotecaGino Bianco

3oo YITA FltATftNA Stu,p.ita., su,Jlleprime 110n s~i cosa pensare deHa riSil)osil:adi Baldiin, poi -c01npresi: mare era la traduzfone veneta dellaia dok.e paroia: madre. Lo sapeva sì, cosa era il mare, quel buon figi molo, ma la parola letta, col suo suono famigliare gli aveva richiamato subito ar cuore la ma-dre - « Tutto il ~iorno, a casa, io la chiamo» ..·- proseguì. Un matti.no, entrando ·in corsi 1 a, trova.ii, Ba:ldin a Jetto in 1Prelda ad una forte febbre. In principio si pensò a un accesso di malaria: ma dopo un paio di giorni il ca,po reparto diagnosticò: pleurite. Adlclio s,fodi così volonterosamente cominciati.! Quando la febbre .gli lasciava un poco di requie. Baldin mi ripeteva: - « Come mi dispiace. signorina, di non poter .continuare a leggere e a scrivere. Ma io spero di non -dimenticare. Voglio continuare, quan o sarò guarlto. Ma non dimenticherò. vero?» - E si acquietava so1o qa.iànido iio lo ais i1 ctl'ravo che, certamente, non a- ·vrnbbe dimenticato nulla. Venne la fine ciel mio turno di serv1z10, lasciai con rimpianto i, miei malati, Balclin specialrnente al quale avevo messo un particola1:e interepse e ic'he mi doieva <li vedere -in i,staito piuttosto gnave. Avevo sovente sue notizie dalla infermiera che mi sostituiva e quando un mese dopo feci ritorno all'ospedale lo 'trovai debolissimo - ché la malattia era stata lunga e seria - ma fuori pericolo. Mi salutò con gioia: - « A.pena avrò più forza, signorina, continuerò a leggere e a seri vere. In questo mese non- -ho fatto proprio niente! » - E mi guardò e-on profondo scoraggiamento. - «Non pensa.re, Baldin; ti assicuro che ricorderai tutto>. Il suo letto era posto accanto al tavolino dove io usavo scrivere i registri; vedendomi di continuo, Bald,in si faceva più loquace. Un giorno· lo sorpresi che ,guarda va assorto - i miti occhii Jucent'i di tenerezza - una fotogra!fia. A ,pena si aiocorse che i,o :]o osser_v·avo arrossì e, porge.n.dorm ITa foto,grafiia, mi di:sse con voce commossa: - « Mia madre e il mio fratellino» - Una donna ancora giovane; un \·olto mite e buono e un bel bambinetto ri1:ciuto. - « Come deve essere buona tua ma<lre e quanto le devi v,oler bene, Baldin » - « Oh ! Madonna! se le voglio bene! » - Ho ancora nell'orecchio l'accento con cui il soldato pronuncio queste parole, c'era in e&se il suo cuore, tutto ÌII ~uo semplice g·rancle cuore non tocco da nessun sentimento leggero o basso, ma solo preso dall'affetto della famiglia e - più tardi mi si manì festò - dall'amor~ ciel p\lese. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 3oI Poi mi I raccontò dei genitori co ì buoni, e ·tanto buoni come altri non VL ne erano», delle tre forti sorelle che Iavoravaano come uomin~, del fratellino di tre anni che a pena- conosceva lui, il fratello rr1aggiore da più di due anni in guerra,_ ma al quale la vigile madri; aveva insegnato a pi:onunciarne il nome - e L'ultima vol'ta ,chi! sono andato a casa in licenza -chiamava di continuo: - _Tane, Nane! E adesso ,chissà come si è faltto -grande> e3clamò danldo un ultimo sguardo alla fotografia, che ripose con ogni cura iella scatola dove, in bell'ordine, teneva -i suoi tesori. Quel giorn me Ii mostrò. Erano le lettere della famiglia e della fidanzata, u, edelwei s tupend-0. - e L'ho colto io> - mi disse - « Quand~ torno lassù. signorina, (la sù era la !!llerra) ne voglio cog1iere anche iper lei di queste stelete, e belle. Dopo· quello che fa per me! >. Invancr o-li diicevo -che non facevo rntlla di straordinario, scuoteya il capojtranquillo come a dimostrarmi che si era o-ià formato l'opinione in proposito. In lui il sentimento della riconoscenza si radicava profo,ndamente. Poi dal 1 fon<io .della cart:dl,a- accurata.mente avvolto in bella carta fiorat1, tolse un cartoncino ehe mi por e e nell'atto di pÒrgerlo mi gllja,rdò con gli occhi che mai non avevo veduto sfavillare i1;1tale j modo . Sul cartoncino - munito del timbro del reo-gimento, a firma <le] colonne! o, stava scritto che: < il sold. Baldin Giovanni era autorizzato a fregiarsi del dis.ttintivo degli a'rdru per atti di valore e dlj_audaoia compiuti in combattimeruto ». Rivolsi a Bàldin uno sguardo di ieta ~orpresa: - « Come Baldin, sei ardito per merito, · e non avevi mai detto· nulla ?1»- I buoni occhi .azzurri· favillarono. - -«Oh! ignorina ! non valeva la pr,na » - Poi ravvol e di nuovo delicatamente nella leggi era car;ta fiorata, il prezioso cartoncino e mutò argomento: mode to corre tutti i veramente braYi, rifuggiva dal fare pompa dei suoi meriti. - « Coipe sono debole. » - e-clamò; e con una nota di rimpianto nella' voce: - « Almeno potes i trovare ancora la forza per lanciar e bombe, quando tornerò las ù ! >. on pensava alla licenza, oppure se vi pensava, correva già più a".arlti con la mente -. più avanti verso il momento in cui avrebbe ripJeso il ·suo po to di combattente. Le forzk gli tornavano, m'a lentamente, l'appetito invece cresceva iu un modo spaventoso. Baldin così buono e co ì mite Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA diventava quasi intna,ttabile (se pure l'aggettivo intrattabile s1 po1teva adalttare a quet ragazzo.ne che pur fra le sofferenze sapeva trovare il sorriso) all'av,,icinarsi dei pasti. Un gjorno - in occasi,one di non so più quale solennità - v-enne servi-to al secondo rancio nientedìmento che ·polenta e co- • ni,glio ! Una ver;i festa circolava nel refettorio e nella corsia una serafu:a aura di letizie che rallegrava il cuore di noialtre infermiere. Anche gli ammalati a dieta speciale, ma in via di guarigione, avevano il permesso di gustare la polenta. Ne diedi dunque ·un pezzetto a Baldin, ma cosa era un pezzetto per ,quel1'appetito che si era svegliato ancor più formidabile alla vista del cibo prediletto? Stizzito lo rifiutò e vedute vane le sue insistenze per ottenere un aumento di razione, si ficcò sotto le coperte, nè v,olle l}iù mangiare. Io non dissi nulla, ma ne ebbi un po' di pena. Il giorno appresso, il soldato mi chiese scusa con le lacrime agli occhi; non finiva di ripetermi di non aver avuto in quel momento la testa a posto, altrimenti, certo non avrebbe agito in quel modo. Si agitava ta.lmente che ebbi da fare a calmarlo. La rettitudine del suo modo di pensare non poteva non destare reverente ammirazione. Una volta stav,o insegnando a leggere ad un ferito del secondo repatto; un bel tipo di soldato, che completamente analfabeta, mi si era presentato, di ,primo acchito, come compaesano di Gaibniele d"Annunzio. « Sto a. Pescara, signor.ina, VJicino alfa sua casa». Intelligentissimo non faceva nessuna fatica ad imparare. Ricordo, stava ,cotnpiilando aa q:>arola onore ed io, interrompendolo chiesi a lui e agli altri coµipagni sparsi quà e là nella camera _:_ una camera raccolta e luminosa sorrisa, a traverso le quattro finestre, dal tenero verde del giardino - se sapessero cosa fosse l'onore. Poichè nessuno riusciva a bene esprimere il proprio pensiero, io spiegai il significato della parola e come co;1clusione dissi esser meglio perder-e la vita anzi che l'onore. Subito un sardo, un ragazzo non cattivo, ma che aveva la manìa della contraddizione a getto continuo, esclamò: - « Già, Ìo preferisco mille volte ,perdere l'onore! si vive ugualmene anche senza onore ed a me piace viv·ere ! » - Baldin, a queste parole, si rizzò a sedere sul letto, simile ad un leonello infuriato; si fece rosso rosso, ,gli occhi gli lucevano, ma di indignazione, volle parlare, ma la debolezza e la comrnoz,ione accentuando la sua lieve balbuzie, non ,gli consentirono di maniJfestare l'ilrmenza dei isenrt:'imentirche glii si agitavano ·nell'animo. Solo dopo un momento, rivolto a me eBibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 3o3 cl amò çon voce tremante: - « :\-Ia se:itela, signorina., sentela? ... Come si può -0.ire che è be'LloYivere senza J' onore? > Era tale ~a sana, chietta forza mora1e che erompeva da • quell'anjmo eµiplice che gli s e i compagni non poterono sottrarsi alla sua influenza. Un'altra , alta stavano discorrendo i soldati fra di loro delle famtglie, dei genitori, quando il sardo vi to che i compagni nei loro discorsi ;manifestavano opinioni rispetto e verso :i genitori, saltò sù ad e clamaré: - « Mio padre mi ha mandato giova?:s imo, via da ca a a la,·orare: io ~on gli ho mai dato un soldo del mio guadagno, nè mai glie ne arò, in qualunque condizione lo ~.appia. Ha voluto che io mi arr ngiassi? Si arrangi pure ui ! I compagn: protestarono ontro simili parole. Baldin ,poì non seppe trattener i e dominando, non so come, il leggero imbarazzo di _parola, rivo1 e frasi roventi al compae-no. Poi parlando a sè te so - con infinita tristezza - mormorò: -- « Dire così del proprio padre. Ma io per mio padre, darei la vita, senza -pebsarci ! >. Ed era si*cero. Le lettere che riceveva dai genitori commuovevano. I prir.pi tempi si faceva leggere gli _critti di ca a da tm fedele compa~n_o, un veneto. poi, partito il compagno, avendogli io c_hiesto un giorno - poichè lo vedevo contemplare con occhio ansioso e tris e ì caratteri che olo on ~apeva decifrare. - « Vuoi che te la legga io la lettera dei tuoi genitori, figliuolo?> - mi risposej un tale sguar'1o di l11mi11osa riconoscenza, che io non ebbi più alcun dubbio sul favore che facevo a1l'ardito. Da qi:.el giorno ettbi l'incarico di legaere gli scritti dei genitori e di 1'ediger11e le r,: poste. Se ripensi~ alle semplici arammaticate lettere provenienti dal pittoresco lPaesello veneto, vicino .alla guerra, il mio cuore -riempie di conhmozìone come al ricordo di una dolce melodia u- <lita in quieti iorni lontani. I genitori non apevano pm m qual modo e primere il loro affetto al figli1 ontano. Lo chiamavano dolce figlio gentile - figliolo amorqsi1simo - e e stavano un poco di tempo senza ricevere sue notiz~e - parlavano di lunghe ore di ilenzio e di angoscia passate accanto al focolare triste - de le lacrime < che la cara madre versava > e quando finalmente la lettera del loro Nane veniva J rassicurarli - scrivevano di non finire di baciare le care parole !<lei loro figlio gentili imo. Terminavano infal1ibilBiblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA mente le lettere così: - « Saluti delle sorelle Rina, Marietta e Rosa; tanti •baioidal! caro fratellino 'Fulgemio » Ed anch'io, nelle r.sposte, invariaibilmente dovevo mettere i saluti alle sorelle Rina, Marietta e Rosa e 'i tanto ba,ci a•l caro fra!tej,Ìino FuJtgemio. Alcune volte ai saluti delle sorelle, ai baci del fratellino si aggiungeva una lista di saluti da 1·ìempire mezza pagina. Mi ricordo una lui1ga lettetra di cui mezza facciata era occupata dai sh.1ti dei compagni che al momento si trovavano in paese. Baldin si credette ,in dovere di presenrt:armi sommariiamente i ·compagni nominati. - T.i s,aJuto iù com[Jagno Beipi Torre.... « E' decorato della medaglia d'argento». - Ti saluta il compagno Antonio Rosolin-. - « E' amputato de!la gamba; c3:.porale per mer:to di guerra». - Ti saluta il compagno Giacomo Boscar-o. - « Un ardito come me; del mio reggimento e della mia compagnia ! ». · Al che io, stupita; interruppi la lettera, per esclamare: - « Ma siete dunque tutti dei valorosi al vostro paese! » - E Baldtn, .arrossendo, ma sorr;dente d',or.goglio: - « Quasi tutti. » - Ppi soggiunse: - « .Sono contento che Giacomo Boscaro mi abbia mandato i saluti. Perchè eravamo un poco sottosopra. Si figuri che una volta, l'anno scorso, mentre si trovava in licenza ha raccontato alla mia famiglia che io mi esponevo troppo - che mi affriv-o rper le •imprese risch;osc - che sempre, di ·notte, uscivo per far saltare i reticolati, La mia mamma, poveretta, si ,è spaventata in un modo ..:. e mi ha scritto scongiurandomi cli usare precauzioni: facessi il mio dovere, ma non mi esponessi troppo». Meravigliata, chiesi: - « Ma tu facevi proprio quanto il tuo compagno raccontava?» - A1 che Baldin - un poco stup:to della mia domanda, ma con la più -gra·nde semplicità, rispose: - « Certo., Lui però non doveva riferire nuUa a casa, spaventare i miei. Come avrei .potuto io espormi a cuore tranquillo sapèndo mia, madre in tanta pena?». !Un -giorno - aveva ripreso le lezioni e già sapeva tracciare alcune parole e scrivere ,con, certi « ghirigont » dli e1eganza il suo nome - io, come •e1)beterminata la lettera ai genitor' mettenclogli·e.Ja davanti sul tav01J.inots,Ìnontaibile da letto, ,gli dissi: - « Su Baldin ,ora, scrivi tu proprio di tua rmano il tuo nome alla fine dì questa lettera ! » · I Prese la penna - mi fissò con il li)'l1pido sguardo brillante ~i. emozione, poi divenne pallido e gli oc.chi gli si empirono di laCr'"lln_e. . « ·Cosa hai, Baldin: ti senti male?» « Oh! no signoriI BibliotecaGino Bianco

VITA FRA'I'ER.'lA 3o5 na » - e la voce vefata diceva <li quali affetti- vibrasse ranimo - « oh no ! ma ento come qualche cosa in cuore; pen o a ciò che proveranno i miei gen tori poveretti, quando vedranno il m10 nome scritto da me, proprio da rµe . >. E rimase un istante a sorto come in dolce vì i:one: alla -ua mente si affacciava certo 1a grande 1:ucina paterna e attorno al focolare chine sulla sua lettera vedeva le teste dei aenitori - <le11esorelle - de1 caro fratellino Fu o-emio - e negli occhi di tutti, forse delle lacrime .... Si co se e, adauio, quasi re1io-io,amente tracciò in fondo alla lettera il uo nome, a grandi caratteri. Era felice. - « E' tanto tempo che non vedi 1a tua famiglia, Baldin? > - gli domandai un giorno. Fece un rapido conto: - e Dieci mesi. Ah ! l'ultima volta che sono andato a ca a: che fe ta. Dalla trincea, ho fatto a piedi tutta la _trada: quattordici ore di cammino. on sentiY-0 tanchezza. E ì che due o-iorni prima avevo combattuto, ma u1 erio. Corpo a corpo con gli au triaci. Eravamo avanti, lontan: dalla trincea, il mio tenente ed io. Io non vedevo più nul,la. Avevo sme so di lanciare le b-Ombe e adoperav-o il pugnale. E andavo avanti, colper.do. - Ad un certo punto :1 tenente si è voltato e, additandomi ai compagni, ha !!ridato : - e Queti sono oldati ~ - E a me: - e La medaa!ia, Baldin, avrai la medaglia». - Jon aveva ancora finito di parlare che una palla lo colpiva ir: fronte. Allora io per non lasciarle in mano a q11ei cani, l'ho preso sulle _palle e l'ho portato nella nostra rincea. otto le pallottole: nè -pure una mi ha presa. _ Ia lui! ... un coJ bravo, un così buon tenente. Il bene che mì vo eva ! > - Rimase penso o; url'ombra di o-rave tristezza ve ava il uo ,·i o sempre improntato a erenità; ed io per distrarne Io spirito da pen ieri che pr-0fondamente lo accoravano, ricondussi il discorso ~I punto di partenza. - « Di', fi,gliuolo, ti aspettayano a casa?>. i scosse: 1a sua fisonomia si rischiarò al richiamo del lieto ricordo. - « • facchè ! da tanto tempo dovevo andare in licenza che i miei avevano oramai perduto la speranza di vedermi. Sono arrivato a ca a a sera tardi. Non avevo ancora picchiato alla porta che mia madre aveva o-ià conosciuo il mio passo. Poveretta! tremava tanto che non ha potuto nè meno correr.,mi incontro: era diventata bianca, bianca ». - E penso o: - e Che bella erata, attorno al fuoco con tutti i miei che mi ascoltavano e non facevano che domandarmi e questo e quello .... >. L'amore inten o per la famigEa non lo distoo-lieva però dal pensiero della patria: che o=i giorno d~ iderava io o-li legge si Biblioteca Gino Bianco

306 VITA FRATERNA i.1bÒllettino e, ad ogni azione di gloria compiuta dai nostri, iL suo volto si eccendeva di orgogliosa letizia. Odiava l'austriaco e il tedesco de!Ì'odio tenace proprio delle perso11e moralmente, profondamente sane verso tutto ciò che è menzogna, tradimento. Come appassionatamente ascoltava e seguiva l'esaltazione dell'amor patrio! Ricordo: il giorno di Pasqua, per la prima volta Baldin ebbe il permesso di mangiare in refettorio, fra i compagni. La stanza ·era ornata di fiori, il menu, si annunciava vario e succolento: cosa di più per rallegrare quei figliuoli di vent'anni ai quali la vita diceva ancora forti parole di speranza e di gioia? Prima del rancio, u11 tenente pronunciò un,. bello, piano e vibrato discorso patriottico. Il mio sguardo passando suile teste dei soldati, si fermò su Baldini: l'ardito pareva non respirasse più, tanto era assorto nelle parole del tenente. E quando il discorso fu terminato, e le vi<vande com\parvero, a me, che stavo osservando 1 Ìa -d~striibuzione, Baldin disse con voce commossa: - « Come ha parlato bene! Quasi mi pareva di sentire il mio tenente! ». Prima di lasciare l'ospedale mi pregò di un· favore: da lungo tempo voleva parlarmente e non osava; mi disse che avrebbe desiderato iil d.iistintli'Vodegli ar'<iitii. La 1sua ,gioia e la sua r'konoocenza quando g1i portai il fregio non ,si ipos-sono dire!• (vo1eva ad ogni 1costo riniu.nerarmi, ,povero raigazzo ! ma come fare se -~1 sergente di ctiocitplima in seguiilto aid Ùn Ìiti.gio ravvenuto per i~ ,gioco cle'l1e-carte, <lii1s1trii1buia"~,a 1s0Mati sui loro deposi:t·i solo 50 centesimi alla settimana ,e questi denari non bastavano nè [Pure per i fran;co,bolJJ?'i) A,1 mattino ,cleJlla sua 1partenza merntre gli cucivo sulla giubba il distintivo della campagna egli mi disse con voce in cur tremava una promessa forte e sacra: - « Quando tornerò da lassù, vicino a questo» - e accennò al nastrino tricolore - « ci sarà un ·nastrino azzurro». - Lo guardai coi: ammirazione e non seppi rispondere a qttesta promessa che era affermazione: ogni risposta mi sembrava banale e meschina. · Li sua figura mi· si· affaccia al pensiero,· superbamente ritta in calmo attegigianiento di sifidla e di attesa quale J_)eirso1J,iifroaz4ine di questa nostra bella giovinezza italiana che, eretta nel sole sulle aspre balze attende - per combatterla c-0n armi leali coraggiosamente orgdgliosa, il nemico annidato nell'ombra. - Como, settembre 1918. BibliotecaGino Bianco Anna Primavesi. lnf. voi. C. R. I.

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