Vita fraterna - anno III - n. 16-19 - 31 ago.-15 ott. 1919

VITA FRATERNA diventava quasi intna,ttabile (se pure l'aggettivo intrattabile s1 po1teva adalttare a quet ragazzo.ne che pur fra le sofferenze sapeva trovare il sorriso) all'av,,icinarsi dei pasti. Un gjorno - in occasi,one di non so più quale solennità - v-enne servi-to al secondo rancio nientedìmento che ·polenta e co- • ni,glio ! Una ver;i festa circolava nel refettorio e nella corsia una serafu:a aura di letizie che rallegrava il cuore di noialtre infermiere. Anche gli ammalati a dieta speciale, ma in via di guarigione, avevano il permesso di gustare la polenta. Ne diedi dunque ·un pezzetto a Baldin, ma cosa era un pezzetto per ,quel1'appetito che si era svegliato ancor più formidabile alla vista del cibo prediletto? Stizzito lo rifiutò e vedute vane le sue insistenze per ottenere un aumento di razione, si ficcò sotto le coperte, nè v,olle l}iù mangiare. Io non dissi nulla, ma ne ebbi un po' di pena. Il giorno appresso, il soldato mi chiese scusa con le lacrime agli occhi; non finiva di ripetermi di non aver avuto in quel momento la testa a posto, altrimenti, certo non avrebbe agito in quel modo. Si agitava ta.lmente che ebbi da fare a calmarlo. La rettitudine del suo modo di pensare non poteva non destare reverente ammirazione. Una volta stav,o insegnando a leggere ad un ferito del secondo repatto; un bel tipo di soldato, che completamente analfabeta, mi si era presentato, di ,primo acchito, come compaesano di Gaibniele d"Annunzio. « Sto a. Pescara, signor.ina, VJicino alfa sua casa». Intelligentissimo non faceva nessuna fatica ad imparare. Ricordo, stava ,cotnpiilando aa q:>arola onore ed io, interrompendolo chiesi a lui e agli altri coµipagni sparsi quà e là nella camera _:_ una camera raccolta e luminosa sorrisa, a traverso le quattro finestre, dal tenero verde del giardino - se sapessero cosa fosse l'onore. Poichè nessuno riusciva a bene esprimere il proprio pensiero, io spiegai il significato della parola e come co;1clusione dissi esser meglio perder-e la vita anzi che l'onore. Subito un sardo, un ragazzo non cattivo, ma che aveva la manìa della contraddizione a getto continuo, esclamò: - « Già, Ìo preferisco mille volte ,perdere l'onore! si vive ugualmene anche senza onore ed a me piace viv·ere ! » - Baldin, a queste parole, si rizzò a sedere sul letto, simile ad un leonello infuriato; si fece rosso rosso, ,gli occhi gli lucevano, ma di indignazione, volle parlare, ma la debolezza e la comrnoz,ione accentuando la sua lieve balbuzie, non ,gli consentirono di maniJfestare l'ilrmenza dei isenrt:'imentirche glii si agitavano ·nell'animo. Solo dopo un momento, rivolto a me eBibliotecaGino Bianco

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