Vita fraterna - anno III - n. 8-9 - 30 apr.-15 mag. 1919

A.Ho m, N. &-'} - 30 Aprtle-J5 Maggio J9J9 Clottto oorr, cotia Poeta VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE SOMMARIO . . . . . . . . " Esame di coscier..za ,, - Per la coltura della nuova. classe dirigente - Moniti - incitamenti • consensi - Tre proposte - In treno - Chi arriverà primaP - La saggezza d'una ignorante - Note politiche - I pareri di Semplicetta - Conversazione " Fiorenza Nightingale ,, (Pagine staccabili). ABBONAMENTI Ordiùari Italia L. 6. - Estero L. 7, 5o Sostenitori 11 ,, ro. -- ,, ,, rS. - Gli abbonamenti i;;ono solamente annui. Numero separato L. o. 3o - Arretrato L. o. oo pei numeri' doppi il prezzo è doppio Eece il 15 e il 30 d' ogni mese. DIREZIONE e AMMINISTRAZIONE Via Spig:i, N. :.15,M• ilano - Telefo110: 8r-1Ci Biblioteca Gino Bianco

Numeri di saggio ·Dateci INDIRIZZI per nnmeri di saggio la. •andare a PROBABILI A.BBONA.TI di Vita .Fraterna. ·• d11te~U I• modo effteaee. Gradiremo LISTE di indirizzi scritte SU UNA. FA.CCU.TA. SOLA. DEL FOGLIO, così da poterli ritagliare e attaceare direttamente sulle fascette di spedizione, sicehè chi li riceve veda la scrittura conosciuta. dell'amico o dell'amica che lo fa mandare. Aggiungete magari 1a una parte: « Numero di saggio raccomandato da •.•• i. e il vostro nome. Indicateci, se cre<lett>, QUALE numero preferireste fos!ttl mandato in saggio. A ppoggiute poi personalmente i numeri di sa.ggiÒ che fate mandare, parlando della rivista e raccomnndandola a quelli a cui la presentate così, e sollecitando il lo.re abbonament.o. Chi riceve Numeri di saggio, ma non intende abbonarsi, ei farà un favore re!tpin~en1lòli 1111' Amministrazione (pon 01QOrre per questo alcu1m ulfrancutura; basta seri vere 'olla fascetta dell'indirizzo « RESPINTO», e impostare). "Abbiamo stampato in numero s·uµeriore at consueto ,; tre primi fascic li di queslo anno (N. 1-2, 3 e 4-5). Li mande;•emo b'en -volontier{ come saggio a chi ce ne farà 1'ichiesta. Li offi·iamo anche a prezz() 1•idnlto a chi ne vo[llia acquistare più copie di ciascimo per farne propaganda (sono numeri duppi, e ciascuno quindi costerebbe regolarmente <JO centesimi}. per 5 copie ~ IO ~ Biblioteca Gino Bianco L. 2. 75 • » 5. -

Milano- Anno lii. 30 Aprile-15 Maggio 1919 - N. 8-9. VITA FRATERNA R~Vl~TA QUINDÌCINALE DÌ .STUDIO E DI AZIONE Abbçn. annuo ordinarlo L. a llbbon. annuo sostenitore L. 10· - I/ Italia non può vivere, se non vivendo per tutti. Noi non possiamo vivere se non di vita europea, non emanciparci, fuorchè emancipando. Dobbiamo essere grandi o perire. - Ciò che per altri può essere semplicemente dovere morate, è legge di vita per noi. - Le sorti d' Italia son quelle del mondò. GIUSEPPE MAZZINI. · (XIII, 178 - XVI, 138 - VH, 181). / . La passione più dolente, e ''onda di amaro che ,prostra. più che· in tutta la guerra. più che dopo Caporetto. ha invaso l'anima no;tra. Non è un assopirsi passeggero·, non è 111 tradimento particqla1e, è il fango ed i miasmi che traboccano su dai pori della terra, è il fango asfissiante che s'impone con baldanza insolente, è ìl fango impuro. del più volgare io rapinatore .che dilaga, non più ma3cherato o trattenuto da paura e 'da calcofo,. e su tutto vuo'l dominare allegro e distruttore. - Questo è che ·ci opprime il cuore, e ci turba, quasi, lo spirito. _ Gazzarra del borghesismo, gongolare del socialismo, trionfo in entrambi di uno stesso spirito_ Ìo spirito ,prussiano. Dunque la Germania, vinta, o quasi, con l'armi, ha vinto nello spirito? Per questo si è combattuto, per questo si è morti, .per questo si è vis• suto di passione quattro anni, senza un'ora di tregua, perchè la Germania trionfasse co.J più tremendo dei trionfi, quello dello spirito - perchè i,l mondo diventasse più tedesco dei tedeschi? No! No! tutto si ribella in noi, - noi che siamo....io•,te, i giovani, i viyenti, - i morti, anche, morti per l'idea, vivi nell'l'idea, - tutto Biblioteca Ginò Bianco·

Jr , 12:.Z VITA FRATERNA si ribella alla mostruosa sconfitta; - sobbolle tra il fango l"acqua pura che non si mescola-e su si fancerà -liml)ida e scintillante fino a,1 cielo, rica!dendo a disperdere quel farngo, inesorabile. Vecchi governi e vecc'hi tortuosi metodi di governo pare og·gi che ·quasi ciechi s'accaniscano a mostrare il loro insostenibite anacronismo in una follìa imperialistica. _Ma certe parole non si ag·itano impunemente sul fiammeggiare di una bandiera, - giustizia - umanità! - ; se le si tolsero fuori e: se ne fece 1a molla· d'azioni;! di legioni innumerevoli, è perchè si sentirono, esse, reaLtà nei cuori di quelle legioni; ed ora che la guerra materiale è vinta, si sognerebbe cosf stoltamente, di sopprimerle, .taH realtà, dal cuore .__degli uomini? Follìa, fol.lìa ! quos v-ult perdere D'eus amentat. Quando il- fuoco è appiccato non lo si soffoca con la paglia, nè lo si spegne con 1 l'0Jio. No-n si calma la se-te e la fame di giustizia dei popoli ripetendo l'ingiustizia sul piccolo Belgio e sull'ltal,ìa generosa, - nè fantasticando un trattato che ammaz;zi la Germania e risusciti l'Austria .... Poichè noi, albbiamo fame e sete di giusfzia. E se lo spirito ca:lmo, traen·d-osi un poco in disparte, può veder l'oggi assai meno ne ro, pttr nella sua attualità, che !'ieri; se può ammett·ere che qualcosa tlei principii wilsonìani è stato attuato, - che un passo nella lega delle nazioni si è fatto, - che le nostre rivendicazioni nazionali si possono dire raggiunte (e. tu. pure, ·Fiume, la più dilett'a e la piii amante delle nostre sorelle, non potra-i mancare!) - tosto una impazienza generosa c'investe. e il nostro spirito gri_da forte: 11011·basta ! non basta !.... Se noi amammo Wilson « con l~ ginocchia del'la mente inchine », non fu per ,la superstizi,osa e -pigra del'.zia dell'inchinarsi a. un idolo, fu per l'impareggiabilre gaudio del mirare un verbo fatto carne. Ma se ,]a carne cedette, i•\ verbo non èadde per ciò, poichè è· scritto nel nostro profondo; 'l'alt-a fiaccola che i ladroni cercarono di far abbassare a col]ui che la portava, e di spegnere, egli può non averla saputa difendere col suo sangu.e, ma mille invisibili mani d'una folla innumerevole erano pronte· ad afferrar.la ed a tenerla ben franca, - ed essa non è di quelle che si estinguono. Noi siamo di quella folla: non lamentiamoci se è anonima e non sta sui fast'gi del potere: era forse troppo presto ancora perchè qu.el!,a fiaccola su -di essi splendesse; ma non è troppo presto che splenda nel· cuore dei popoli - ed è ta·l forza che in essa, e non altnove. o prima o poi si rivela il potere. Maria Carpi Arpesani. BibliotecaGino Bianco

VITA FUTKRNA "Esame di • coscienza ,, Ai compagni che tornano. I. Si è ,parlato io e P. questa mattinà, di ,guerra. Nl1'Coradi guerra . . Mo1ti ,preferiscono parlare cl:' altro. Dcli' eivientualità d'una carriera favorevole o dei criteri che accreditano oggi talune azioni di miniere in confronto d-i tal' altre di tessitura. Io par.lo inv:ece ancora e sovente della guerra. E non già per rievocare, non per vantare. Ma per chiarire certe intuizioni di fe-. nomeni imminent~ per giustificar-e gli ecces!si del mio ottimismo. P.* non crede p,:ù nella guerra. Forse non ci ha mai creduto. Uno scatto di spaHe e un sorriso chiaroveggente: la guerra è liqui-data. Molti altri non ci credono o no-n ci hanno mai cr,eduto. P.* mi ha detto tra111quillamente: - Si ril)igliano le antiche usanze; si rfannoda il filo· ~pezzato, della v;ta normale. G'è taluno ·che si ribella quando si parla di anni o di cose perdute, ma chi di noi non ha davv,ero p.erduto qualcosa? - Ba.sti la similitudine a prova.rio. I nodi - stringili come ti pare -· accorciano il filo. · -,- Ho capito, caro P.* - gli ho replicato a·llora io, come a di.re che noi si viveva quando un beJ giorno un <decreto reale ha aperta una parentesi nella nostra vita. Adesso un altro decreto l'ha chiusa. E' finita la stasi, si ricomincia a v-:ivere. Ma dimmi: in, quella ,parentesi che cosa ci mettiamo? - Aspetta - mi ha pregato P.* Ci metteremo le conclusioni del Congresso per la pace. E poi? - Purtropp-o anche mezzo milione di morti. - A1ggiungi qualche rimpianto personale .... - Lo aggiungo. ~ E va benissimo. Senonchè i rimlpianti non ri.g:uardano che il passato. I morti non potranno risuscitare. E i'l Congresso per la pace non lascia per intanto molte speranze. - Tutto ciò è molto triste - ha dichiarato P. *, ma io non c1 posso far nu1'la. - Eppure se tu consuJ,tassi la coscienza?!! ... Ma P.* ha circoscritto con un gesto la mia imprudenza m un alone di ridicolo. Biblioteca Gino Bianco

r2+ VITA FRATERNA X X X C.* che lì accanto ascoltava taciturno ha creduto fosse giunto il momento d'intervenire. · C.* ha fama di giovane idealista. - Questo - ha esclamato con veemenza - è distrug·gere con e ,propr;e mani l'opera propria. No. non s'è perduto mrlla a soffrire come abbiamo sofferto. Tutto sta a apersi ren·dere oonto dei valori acquistati. · Intanto noi a&biamo ora la coscienza dei reali motivi della guerra. - U quali sarebbero? .... - ha chiesto iemme lemme P* con l'aria <li creare un grave i_mbarazzo. - I.I materialismq, prima. di tutto. 11zi: esclusiYarnente il materialismo. E a!miamo quindi a•n•che la certezza <lell' unico r·medio. Ossia? - Ossia dobiamo spiritualizzare r umanità. Cos· è stata la gu-erra se non il paroS!sÌmo d' un' esaltazione materialistica? I tedeschi davano eccessiYa importanza a le industrie ed ai commerci. P-er questo hanno ognato di allargare a tutto il mondo la sfera dei loro affari. P-er questo hann.o fatta la guerra. E per questo si faran'no altre guerre, anche sanza tedeschi, e non rius•cirà la piritualizzazione ,degli uomini. · - Presto fatto! -,- ha irnneggiato P.* - Un decreto reale ed ecco tutta la terra popolata di angeli: C.* padre eterno. · - Bisogna. naturalmente che ciascun popo,lo pen i a' casi suoi. klealist'i ce se son da per tutto: anche in Germania.. II fervore di C.* mi è parso sos,petto ]}er eccesso di enfasi. G!i ho quindi chiesto: - Ma come r ottieni in ipratica codesta ~iritualizzaz ·one? - Come? Ma non è poi così difficile! Si scrivono libri. si tengono conferenze, i a.µ,rono bib1iotoche, si migliorano e sc1ole ..... - E un po' d'esempio non potrebbe giovare? ,, --' L'esempio?! E ·cos'è tutta la roba che ti ho elencata? - Esempio pra.tioo_.di-co· io. - Tenere conferenze scrivere libri .... Non è sognare questo! - Sì, ma poi - ho insistito io - bisognerà pure convaLdare •le parole con qualche atto corrisponrdente. tti di ·rinuncia. di ·disinteresse, d' um~ltà..... C.* 11( ha guardato obliquo oon un mite sorriso di canzonatura. - E a beneficio di chi-? BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 125 - Come?!. ... Della tua tes-i innanzi tutto e poi un pochino .anche defila spiritualizzazione altrui. - O ·curi'osa questa! - ha commentato c.~,- Cosicchè per spirituali · re un individuo io gli, dovrei elargire cose materiali. Codesta é oontraicfdiz·io11eautentica! - Ma tu allora come le potresti consen·are codeste cose? . - Io? Ma io resto tale quale ero come lui, queJ.I' a:tro, resterà tale qua.le era, ciascuno di noi ha delle abitudini e le mie equi valg·ono a le sue. Desidero io forse di e sere miliardario? - Senonchè - gli ho replicato - io ritengo che sia tanto difficile fare ]' uomo spirituale -con i.I trip1o ~-elle cose materiali necessarie come con la metà de11e indispensabili. C.* allora mi ha eletta una ,parola che di questi te.mpi ha molto efi-2tto•. - :'.\fa questo è bolscevismo! II. Li· ho considerati bene: l'uno e l'altro. L'amico P.* e I' amico C.* - B primo ha detto: - Si riprendono ,Je antiche usanze. Si riannoda il filo spezzato della vita. 'l] secon,c\o ha detto: - Bis0gna spi-ritualizzare l'umanità. Ma ·1atnralmente io ·spirituali~zo i mi_ei.comO{li, tu la tua miseria. ·E l'uno ha inveito, l'altro ha canzonato. Io li ho ·co111frontati: s' equival1gono. Ma fossero soltanto l'uno e ,l'a•ltro: P.* e C.* 1 Sono invece _p,.1rtroppo gli uni e gli altri: migliaia e 111igliaia. E un po' tutti siamo come loro, pur senza rioonoscerlo. Un po' scett;ci come P.*. un po' retorici come C.* Io certo non meno di tanti. E da questa oscura sensazione appw1to sono spinto a conchiudere l'esame d-i qu.eJ.le du·e tendenze cun un ulteriore esame :di coscienza. :B1sogna eliminare ogni impura concordanza perchè un raggio cii reale saggezza possa illuminare la nostra azione. X X X - ·Tro1ppo materia•lismo ! - lo si ode ri.petere da per tutto. E' un op1111one di moda. 1Il mondo è pieno di signore spirituali rifatte sui modelli dei romanzi più accreditati, Mi hanno detto che in Francia è di buon gusto leggere Bergson e dedurre dai principi generali dell'la sua filosofia toilettes ortodosse. In Ita·lia si crede BibliotecaGino Bianco

VITA FRAT.11.RNA voleitieri su la parola a le francesi a11che per rispa ·mia re la se -- catura d-i "leggere un filosofo. Nelle sale dei clubs signori e si.gnore molto per bene deplorano con molta enfasi che nel XX secolo la maggior part,e dell' umanità sia an.èora così rozza e così vol1gare. Tutt'al più il conte L.* che ha fama d'irriducibile ottimista dice: - Chissà che la guerra non abbia davvero scossa I" a'{)atia dii ,quelle. c'lassi ! Gli altri della nobile adunanza fanno con amene yariazioni di soni- i, ·akune pn1denti riserve. ~ ChiS!Sà ! ! X X X E<l ecco che da codesti minimi rilievi m! si sviluppa nella fan-- ta ia una semplice .parabola. Le parabole son tutte semplici e appunto per ciò gli eletti le tengono in assai poco conto. - - E' .giorno di mercato. Per la strada del capo--iluogo gran movimento-. Semi-sdraiato· su la comoda carrozza tfn possidente contemp,Ja ~on disgusto una comiti,va di pedoni. - Questi disgraziati - pensa - sono ambulanti r:mpro,;eri a l' ,imprevidenza governativa. I pedoni sònò sette. 0 Passa poco dopo un -altro possidente in carrozza e anche lui è solo. E anche la sua carrozza è grande. Pa'Ssa, ,guarcla e pensa.: - /Con il moderno svilup.pio_del'la locomozione ancora 1111 tocca vedere tanta gente a piedi. .Ciò è molto grave. Altri due· possidenti si sus,seguono quasi subito. H primo e clama: - Non lo faranno dunque mai quel tram? JI secondo brontola: - Se spera ancora -nel mio voto quel d'eip-utato sta fresco. Guarda, poveri diavoli ! Erano sette i pedoni e quattro comode carrozze sono passate . .Tre bastavano a racéoglierli tutti. Ma anche i pedoni hanno guardato i placidi possidenti e ciascuno pensava volta a volta con acre rancore: ,_ Così non la può durare un pezzo. Verrà giorno che in carrozza ci andremo noi e voi consumerete 1'e scarpe. -Quell'altro_. quel tale che una volta scese lui di carrozza perBibliotecaGino Bianco

VITA FRATERr-fA · 127 chè pena va.no lungo la strada tre vecchi stanchi. non è passato eiuesta. mattina. Oggi è giorno di mercato e al mercato lui non ci ~a. X X X · Molti vanno. in carrozza tenendo tre ,posti, 111a molti altri nobititano i loro pranzi di pàtès e l'i spiritualizzano di vol-au-vent. Ma molti ancora sembrano volatilizzarsi per la via in soavissima essenza <l'eliotropio. Ma molti infine aSJSotti,gl:ano in cupolette arabe e i~, guglie gotiche fe toro ville. E durante quei. pranzi e in quelle peregrinazioni e dentro quel- .e viiHe si deplora il troppo materialismo di certe classi. si sogna ulla. nuov-a spir.itualit"à. - Bisogna elevare il sentimento della propria umanità,- det decoro socia1e.. · Apriamo dunque biblioteche: molte bib1ioteche. Teniamo dunque conferenze. Tutte le settimane in tutti i ·paesi a.Imeno una con-forenza. III. Molte conferenze, sì, molte biblioteche. Ma con biglietto d'invito personale e pTecedenza .di posto :a l'' amico C.* A tutti gli inllumerevoli C.* di questo mondo. Perchè non mi si tacci di scetticismo, di assenteismo, anch'io terrò ij'amia brava conferenza. L'argomento• ho già pronto. « La ,posizione sociale deglì uomini che hanno realmente influito sul destino spirituale de,gli uomini>. E, dirò di Budda, che figlio 1 di r~, visse d'elemosina e mori in una ..foresta. E di Confucio che gettò ai vermi un pezz,o dell'a sua came perchè ri,sparmiassero un povero cane e diede al prossimo ogni !-ua ricchezza. E di Socrate., fi,loso1fosenza cattedra, malmenato da Santi-ppe che gli esplorava invano le tasche e oppresso dai .creditori. E di S.' Francesco d'Assisi, monaco secondo le norme del Vangelo, fratello ad ogni più--umile cosa. · ,E anche di Giobbe ·dirò che rendeva grazie a Dio d'ogni sciagura e di altr.i anco-ra che a:ltra eredità non lasciarono se non d' n:ffetti. Di tutti coloro infine che presentirono o rivi'Ssero la sublime pot".sia di. Gesù. Nè importa se l' « Economia politiça >> C{)lll.fischeràil loro valore mo-raie in base a F imperativo èconomico. Biblioteca Gino Bianco

-- VITA FRATERNA L'umanità certo de\·e p'ù a loro che a le opportune riforn e de. Fisco. ' X X X r: punto è proprio qui. O lo i riconosce e lo si assume con corag,gio o non s· arriva a nul'la. Non vale allargare le cvoluziom dialettiche .per includ'ervelo. A paro'le non si possono colmare le lacune deltl'a realtà. · - Il punto è tutto interiore e sta in un largo margine_ di buona fede. Noi crediamo che '.e co e mareria,li non abbiano importanz d isolino anzi gli uomini da una realtà spiri tua.le?! E va bene: rinunc:amole. Togliainole di mezzo. Diciamo: tutto questo è chias·so per un aumento di' a:ario? ! Rinun_ciamo a qua!lsiasi vantaggio. Finchè da una parte si di-•· fenderanno i privilegi, eia l'altra si tenterà di usurparli. Questa parte non li conosce ·ma ha ragione di supporli e senziaJi se que!.la e ne fa motivo di superiorità. E nessuno ha il diritto di disprezzare un altro per il desiderio di un bene eh' eg.li non vuol ce<lergli. E' vero che le teorie democra.tiche moderne son tutte inquinate di materialismOI., ma è altrettanto vero che codesto materiali mo è·giustificato da la reazione che incontra . E c'è que to di più: che gli uni fanno del materialismo in bnona fede mentre gli altri sono in, mal fede quando nno gli spirituali. A co toro è bene ricorda.re che quando. Gesù consigliava al giovane ricco di far dono del suo patrimonio ai poveri, non tanto gli premeva la fortuna di questi quanto il bene di lui. Non i tratta dunque di fare ddle rinuncie p.er eliminare le rinuncie di altri, bensì d'affermare la vanità delle cose esterior·. Solo così è po9sibile radicare i.I materialismo da l'umanità. E allora ,bisogna convenire·che C.* ha torto e che a la rinuncia del suo ·privilegio è subordinata la realizazione di una più larga spi;·itualità. X X X Io ho utlito r'ecenteme 1te un congedato invei,re contro le autorità che gli contestavano il <lir(tto al premio di smobilitazione. - iCosa volevano? .... - diceva. - Forse che morissi per riconoscer che ho fatto il mio do,vere? Così fanno che abbianÌo -vinto! E se si perdeva? .... E ora che si è vinto chi ha v:into? Noi O i ne- - g012ianti dì commestibili? Noi o gli scritturali del Distretto? BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 129 Si 'era in tram. ln un angolo della piattaforma· un ignore da l"aria mouto per l.,e1,e tacitamente s'angustiava. Io ben so che cosa quel signore pensasse. - Ecco la pretesa idealità dei conÌbattenti I Più attaccati di .p,rima a l; interesse! Tutti -promettevano: - vedrete yedrete che g-ente 1 -Io temo che . i vedranno ,delle brùtte cose. -E molti altri pensieri me ti pas avano ·con pavido ri erlJo per )a mente di quel signore. Io non.li ri,·elerò pur aYendoli tutti ;ntercettati. L'indomani eccomi 111 un crocchio di figlioli di signori molto pe,· bene. - Si è o non si -è vinto? - vociava uno di costoro. - Eppure avvertivano: - Soltanto vincendo si potranno evi.tare disordini e conflirti in.terni. Ed .ora ecco scioperi di qua e scioperi di là. Comulsione g-em:rale. Cosicchè adesso che s'è vinto !"avvenire s'annuncia peggiore dei' p".ssato. Valeva la pena di soffrire. come i è ~,offerto! - Uno che avea ascoltato disse poco _dopo che assolutamente si <lo~·e·;a reprimere ogni tentativo di sop,raffazione. Assoluta.mente! ' Io allora ho ripensato al signore che tacendo si struggeva quando il congedato imprecava. Che cosa pensa quel signore quando uo figfio dice: - ci vo- ,:.·]ioco rendere l'avvenire peggiore d'el passato? X X X / ' Ci YOgliono rendere. - Chi. poi? - IV. Io ho fatta la guerra, ma ho u<lito ;i.nche qualche discorso, ho· anche letto molti giornali. Dicevano: - I soldati - che sono poi il popolo - hanno imparato a credere ai loro ufficiali. Qu·esti, che ono I" intelligenza del popolo, hanno imparto ad amare i soldati. Oggi li guidano a .:nfrange_re il colossale trust straniero, domai i L guideranno contro qualsiasi ti-us! int·erno. BibliotecaGino Bianco

130 VITA FJtATERNA Bis.ogna sa'.Yare la gentiiezza delìo s-pirito <la qualunque impura minaccia. E' cpdesta ormai ,a necessità meditata dagli un-i. intuita da gli altri. - Ecco: ora io prendo il con.ge<lato iroso e il figlio inquieto del signore per bene. Li metto l'uno di fronte a l'altro. Chi ha ragioP.e? 1Ghi ha torto? li giovane per bene mi fa ripensare con molta amarezza ai giornali, ai discorsi. X X X Eppure sarèbbe così bello, così umano ricordarci oggi di quella fel<leche al ri hanno detta_. ma. che noi a.bbiamo sentita. Sarebbe così necessario ripetersi quella parola, d' amore che aitri hanno scritta, ma che noi esprimevamo dagli occhi . .E che era del nostro cuore. La parola d'ordine del comune avvenire. Sarebbe ~•a nostra vera gloria, compagni ritornanti ! Vi ricordate? Si viveva un tempo gli uni e gli a.Itri appartati, diffid~nti. Dicevano gli uni: - !)Urchè non mi si cresca la ,1>igione;. •purchè mi si conceda un aumento ·c1; salario; purchè non si montino la testa; purchè 11011 credano, a quei fanfaroni di apostoli m mala. fede; purchè ci rispettino come •è giusto. E .in fondo a'Ì cuore sentivano l'orgasmo di un equil.ibrio fittizio. Tra questi eravamo •quasi t1itti noi. Ma oggi noi più non dovremmo essere gli stessi. Dopo di esserci tante volte identificati nel fervore di una commie o•fferta. · Dopo es·ser'Ci sentiti tante volte indispensabili gE Ul1'iagli altri e uguali. Dopo aver tante volte pianto insieme gli stessi morti. Dopo ayer rinunciato tante v:olte insieme a tutto, a la vita, con il recipro'co pttdore deL nostro spasimo, sarebbe così bello, così umano riconoscere : ' Dove le ,preoccupazioni convenziona!li erano lontane, dove i meschini egoismi di origine non premevano ci si senti"va uguali agli a1tri. a tutti. Semplici come i più semplici, umili come i più umili. Si aveva la reciproca confidenza delle nostre debolezze. E ,le loto erano le nostre e le nostre erano le loro. Le cose esteriori dunque ci separano e .ci impediscono la co111Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA r3r mozione permanente del!' armonia ·perfetta, deHa solidarietà disinteressata. Togliamo di mezzo codeste cose. Ma subito. Prima che il contatto c1 turibi. e· ing·anni un· altra volta. Sarebbe anche così semplice! X X X La guerra è finita, è vero.., ma tutta la vita è u11 po· come la _guerra. ~ tedeschi sono pla_cati. Ma ci son tante 1 disarmonie interiori, tanti disordini imminenti che ci turbano, che ci minacciano. G1i di ;,oi ha combattuto contro il tedesco A. B. C.? Nessuno. Noi si diceva ai nostri soldati; - hanno torto perchè vogliono imporci la loro volontà, perchè vogliono essere i nostri padroni. · E i sO"ldati ci credevano se noi credev,am(l(. • Ma aovunque c'è disordine o disarmonia sopravyive un po' di quello spirito che noi abbiamo umiliato nei tedeschi. Per ciò Lodobbiamo anche sopprimere in noi e intorno a noi. Questa è stata la grande guerra: e' era mezzo mondo da una parte, mezzo mondo da l' altra:. Ma e' è guerra anche dove un so\.o uomo è da ·una parte· e un sole, uomo da I' altra. C'è guerra anche quando una contraddizione è in un· unica coscienza. X X X Vi ricordate? .- . . . . Quando ci sorprendeva talvolta il ,presentimento di morire, nesun rimpianto ci ricon:giungeva a le cose piacevoli, a le suggestive apparenze d'un tempo. Sentivamo invece una nostalgia imp1°ecisa come 'di annon-ie non ancora conosciute. Come di occasioni perdute per una vita ,p·iù intensa e più pura. · Per questo nessuno eh' è rimasto ha mai pronunciata una · .ma-Jedizione. · · • Per questo era in tutti gli occhi spenti come il riverbero d'un.a serena tristezlz:a. Le occasioni ·non sono perdute. E la nosta-I,gia - se ci raccogliamo in 1101 stess; - la risentiamo dilatare in fondo al cuore. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA Ricordiamoci dunque deih nostra autorità' e delle esigenze imminenti che la reclamano. Un. filosofo che si professa rigorosamente tedesco, - ma che si dimenticava soYente d'esserlo - scrisse: · - /a, 111,issio·1d1ei m1ig~1:or·i è dì gu.icf 1 are gbi uom,i11·ai la ·coscienza de-i lo~·overi bisogni e rivelar loro i mezzi per sodd{isfa,r~i. Chi davvero àspira ad un posto distin~o 1iella nuova società. med;ti codèsto èo·nsiglio. Ma-ci necessario un illuminato disinteresse. I veri bisogni degli uomini sono comuni a tutti. Chi cerca d'avvantaggiare su gri. altri miseramente rovina anche se stesso. Il mio e il tuo non esistono nella sfera degii interessi realm,:nte umani. · Esiste il bene che è il bene. Insegna il Vangelo che s-i deve m1wre il p-rossi1110come e stesso. • }\,fa sappiamo. noi amare" noi stessi r~ Generalmente 11oi non facciamo al prossimo ciò che 11011 YOrremmo fosse fatto a noi. , · Ma codesto non è amore: è indifferenza. • Cominciamo dunque ad amare davvero: noi stessi. Il bene degli. altri sarà· imp·licito nel nostro. O piuttosto sarà implicito il nostro nel bene degli altri. Ma in fondo è lo stesso_. chè esiste co-rrelazione. Non è difficile. Ciò che per più anni s'è fatto quasi inconsapevolmente per istintiva chiaroveggenza, istituiamolo_ a sistema di vita. · X X X E allora 11essu11.op1u avrà dei rammarichi. Nessuno più se la prenderà con il Governo per inadempimento · di promesse. Il bene s'appaga di bene. Nessuna indennità di moneta potrà mai risarcire le offerte del euore. Soltanto la sfiducia dà valore ai beni materiali. Ricordo di aver letta un tempo questa considerazione viva di profonda saggetz.za: - E' imp-orta.nte oSSer11urr-ceome col.tu,ic,he comiJ)>i.e 1I,na. nobile a.zio-ne sdegni e fugg>a·il plauso della folla. Cosi è per tutti gJ-i altri riconoscimenti esteriori. · BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 133 Il ,·ero idealismo è povero _come Giobbe, è umile come S. Francesco. - Il resto è ideologia. Parola inventata appunto per salvare l'autent" o vaìore del 'altra. Il yero c!.isinteresse di ciascuno non ha ricevuto da la guerra il delì,1itivo igil-lo. Non empre il bel gesto è un atto di fede. Ma la fede è la realtà d'ogni oscuro sacrificio. d'ogni tenace passione. X X X E' ben triste· amme_ttere che da irna così doloi·osa esperienza taluno 1Jossa essere uscito immut.ato o al più con qualche fronzolo di reto1:ica. -- ì\fa forse P.* e C.* non sono nè scettici, nè retorici. Quando per la prima volta io ho udito parlare di anni pe-rd1iti, ia mia anima ha rispo to con un orgasmo confuso. E anch'io ho dubitato per un attimo d.'essermi uggestionato. n·essermi creata un'ilh1sione fittizia. Ma è ·bastato che mi raccoglie si in una evera intro&pez.ione, pr.rchè m'a.pparisse invece la totale inconsistenza di quel dubbio. n attimo. E) mi è sembrato di vivere passato e an 1enire nella sintesi di un ardore inesprim:bile. · Chiunque ha vissuta que.ll'esperienza deve s.entire - se si raccog ie in se stesso - quell'a.rdore. E' come l'effervescenza d'un lievito poJ:ente assorbito eia ogni atomo dell'essere oo,1) indicibile dolore. L'esame di coscienza. i lumina spesso contraddizioni essenziali; rompe l'estasi placida che fa lieve e piana _la vifa. Per questo molti non l'affrontano. Per questo molti elabo,rano on pronta sterilizzazione cli sofismi le, pericolose intuizioni. Ma perchè non tutti si chiedono ogni ~attina destan<dosi: - che cos'è dunque , vita,? F. ogni sera prÌma di coricarsi : - Ho oggi vissuto? · Eppure viene spontaneo di chiederselo ora. dopo aver tante volte intùite le reali ragioni di vivere· ne'.· presentimento di morire. ~XX E un ·altro fatto è bene as~odare. - Che il valore della guerra non si è concretato attraverso la guerra. Bibliote a Gino Bianco

VITA FRATERNA Basta considerare per un attimo ciò che in questi giorni accade. li vaìore glielo dobbiamo dare noi che le abb:amo dato _'_en- . tusiasmo. L'intuizione del b~ne deve concretarsi nella realiZJzazione d~l bene-. Ricor'diamoci di aver gridato con l'am'ima ard.ente: - E' un atto <li fede! E' un'affermazione di gentilezza! Solo per codesti valori i:l futuro s'arà ,qiverso e migliore .del ,passato. Ma chi, se non noi, g:ie-Ji p9trà conferire? Forse il tornaconto politico dei deputati. forse il tornaconto economico dei mercanti? Nessuno dunque -più dica: - Questo privi-legio o quest'altro mi deve concedere i-I Governo. Questo merito o quest'altro mi deve riconoscere la ·Nazione. Diciamo invece: - A noi spetta il privilegio di ,governare. poichè codesto priv'ilegio ci siamo meritati per la Nazione. E rammentiamo _ dicendolo - la massima· preziosa di Epaminon'da: - Non la ca,r·ica onora l'uon•w, mia /;'u,omo on.ora la c.a-rù:a, - AILora ci sarà più facile ·beneficare lo spirito del nostro pros-- s1mo. Perchè a•Llorapotremo rimuovere anche da la strada degli altri gli indampi che abbiam.o rimossi da fa, nostra. E renderla piana e sicura. Pav·ia, maggio 1919. Antonio Greppi. .... Voi rimarrete soli per imparare a sopportare la fame, 1,a, m-iseria, e la tristezza. MA ABBIATE SPERANZA; PERCHE' LA SPERANZA PASSERA' DA VOl NELLE GENERAZIONI FUTURE E LE VIVIFICHERA'; MA SE IN VOI MORRA' LE GENERAZIONI FUTURE SARANNO 'DI UOMINI MORTI. Vegliate su voi stessi, p·oichè siete co-me gente che sta sof,ra un'alt1~ra.; e q1'-elli che verrnnno vi vedranno. Biblioteca Gino Bianco (da • ANHELLI • diJuliuse Slowacki - trduzione dal Polacco per cura di P. E. PaYoli1ti - Lanciano, Carabba, 19r9).

VITA FRATERNA 135 Per la coltura della nuova classe dirigente " i giovani abbiano nello stesso tempo tede in sé stessi e coscienza della loro imprep:irazione attuale •· (da /' UNITÀ, H gennaio 'I9). Che cosa possiamo fare noi, noi di Vita Fraterna, in Vita Fraterna, per contribuire a questo grande e sentitissimo compito, la preparazione della nuova classe dirigente? la sua coltura? Non· è nel carattere non nella possibilità della nostra rivista, dare lunghi articoli di cultura speciale, scientifica, tecnica, pUlbblicare trattati. Ma essa può e vuole rispondere a un -altro bisogno, a un'altra richiesta. · Abbiamo sentito e raccolto q·uesto, in noi e negli am1c1 nostri: lo spiri.to, lo stato d'animo, dopo la prova e l'esperienza di qu.esti anni ,di guerra, si. è màturato, si è aperto, è. pronto a comprendere e accogliere i nuovi_ doveri, i nuovi ,problemi, assai piit e meglio che dopo altrettanti anni di studio. · · « Il nostro spirito ha guadagnato qualcosa di più di una laurea :b ci scrive un giovane ufficiale studente, che sarebbe, senza la guerra, ormai laureato; e difatto segue ora il primo corso celere di Università: ed esprime così certo il sentimento· dei migliori s11oi compagni. · Ma·· vi sono, nella cultura di questi giovani delle grandi e gravi lacune che devono essere colmate: il bisogno e il dovere dì colmarle è non meno vivacemente sentito ed espresso da loro. Lo studio è stato necessariamente abbandonato in questi anni da· chi era immerso nell'azione - e quale azione! - e con ,lo studio, la conoscenza di fatti e di probletni che oggi si impongono all'attenzione e all'azione dei migliori e dei 'più coscienti. Certo, questi giovani, per la preparazione intima, spirituale, di coscienza che questi anni vissu,ti hanno operata in loro, - sono assai meglio di prima e di ·altri pronti e disposti a capire e con • frutto questi studi e queste conoscenze, - ma hanno bisogno di ' trovarle, hanno· bisogno .di sapere dove trovarle. A questo bisogno, a queste richieste vuole rispondere Vita Frnterna; e si propone questo: Biblioteca Gino Bianco

136 VITA FRATERNA raccogliere e offrire in queste pagine dei buon.i elenchi di libri_. di pubblicazioni, di scritti• sui singoli argo.menti, sui varii problemi, - delle bibliografie ragionate, raccolte e ordinate per argomenti, che diano nettamente delle varie pubblicazioni: Autore, titolo, editore o libraio, prezzo; - e poche righe di prese1itazione da chi lo ha letto: - insomma: -- fornire indicazioni precise di letture sostanziali elevate e vivide a giovani colti, sul limitare delle srnole s1,periori, ( o aUe sc-iiolc j./t,per·iori già i!llidate torllati dopo ,: assenza. g1terresca-), che vogliono formarsi, col sussidio dei Ub1·i, ima coltm·a eticosociale nel senso pù'-1la,rgo, e pertan.to co-n 11iferimenti alla s"tm<z'a, alla psicologia, all'economia politica, alÌa filosofia, a/.l'arte, e alla religio11e. L' Jdea, r iniziart:iva è buona e vitale percpè è sorta spontanea dall'espressione di sent'iti bisogni dell'intelletto e della coscienza della nostra migliore gioventù_. - ed è stata accolta con caldo favore dai buoni ed eletti amici a cui l'abbiamo manifestata. Per la sua attuazione facciamo appel.lo a quanti la intendono e la sentono. Professori. s~udiosi. studenti, insegnanti, lettori, - tutti possono aiutarci, e, attraverso a questa iniziativa, aiutare la gioventù italiana. che torna dai combattimenti, e si avvia alle nuove lott~ alle nuove conquiste per i' bene d' Italia, l)er il progresso uman~ - e chiede.armi non più materiali, ma ideali, allo studio e alla riflessione; - tutti così possono concorrere, in qualche misma, alla preparazione di una nuova e migliore classe dirigente. Invitiamo ciascuno a segnalarci i libri, i testi, gli scritti che ha 1etto su. d'ati argo111ient·i,sn date qudtioni, e ha apprezzato co~ · me di particolare valore. Invitiamo ciascuno a fare una nota per suo conto, esprimendo un giudizio e riassumendo in poche parp!e la sostanza dei libri proposti. Raccomandiamo chiarezza e precisione nelle indicazioni ( md ore. t itolq, editore. prezzo); concisione e sostanzialità nei commenti. Invitiamo i giovani desiderosi di queste inèlicazioni, a es{}rimerci le loro richi-este. Noi le pubblicheremo, chiedendo così risposta. Le note bibliografiche che riceveremo in risposta a questo appello e a quelle domande, saranno raccolte, rivedute, coordi- • nate da Amici nostri a ciò delegati, - e p'ubblicate via via. Attendiamo ,pronta ris{}DSta,a questo a,ppel-lo, appoggio, pl'o· paganda·, aiuto a questa iniziativa. ·vita Fraten/.0. BibliotecaGino Bianco

VITA FJlATltRNA Moniti incitamenti . ' consensi Diamo q·ui appresso due bra.ni tolti a lettere recenti di due nobili Amici nostri, - perchè crediamo buono far parte, fraternamente, ad altri, nella spirituale famiglia della Vita Fraterna, dei moniti, degli incitamenti severi e lumin·os-iinsieme che queste parole contengono. Ebbene: questo potrebbe avere im seguito. Si ricevono talvolta comunicazioni preziose in lettere private, - che sarebbero cosi utilmente pubblicate. Volete, vogliamo, - col consenso, si intende, degli Autori, e con la firma o no, - 'riprodurle in q1teste pagine fraterne? Pola, 9 màrzo 1919. .... mi pare che la crisi attuale nella sua .vastità e profondità', richiegga rimedi proporzionati - veri tagli di spada e salti eroici nel buio. Se ognuno di noi si proponesse di sottostare a un rigoroso silenzio, non dico di cinque anni, ma di cinque giorni, comincerebbe con veder più chiaro nella natura del male e dei rimedi. Penso che le cose destinate a cadere, cadranno, malgrado ogni sforzo in contrario. E sarà bene. E forse i più saggi son quelli che intendono a costruire più che per l'oggi barcollante e fosco, per il domani stabile e sereno. Quel che ho detto anni fà, lo ripeto: noi .dobbiamo assicurare: a) il lavoro, b) la famiglia, c) i principi - contro le insidie •· che l'ignavia, l'egoismo,. l'ingiustizia, hanno accumulato e che sono appunto la causa di questo orribile disagio. Le nostre parole 11011 le ascolteranno. Per il momento veramente baderanno alle opere bellebuòne; tanto ciascuno è assorbito nella brutta bisogna d'ingrassa:re e ingrandire sè stesso. Ma non importa. Già l'encomio, neppure l'approvazione del mondo, non entrano nei nostri calcoli. Ma che ciascuno dei pochi iniziati a più alto ·senso di vita faccia opera di verità, di giustizia, di armonia, · nella sua casa, nella sua professione, nella sua scuola, nella sua persona, soprattutto; e verrà giorno - dopo le amarissime delusioni e in mezzo aHe rovine fumanfi, - · che gli oèchi dei rinsaviti a tal .prezzo si volgeranno a coloro che costruirono sulla roccia. Che Dio ci conceda il coraggio, la modestia, e il ·1ume necessari a tanto. Biblioteca Gino Bianco

138 VITA FRATERl'(A . Se le mie parole furono severe, perdoni. Ho un peso grande sul cuore. E' destinato che questa « tr1stitia verfa.tur in gaudium? > - Crediamolo ad ogni costo. B. C. Firenze, IO aprile. .... Per noi, che crediamo nella giusti•zia, si preparano anni terribili. Dobbiamo cercare di tenerci affiatati gli uni cogli altri. Tutto ciò •che può stabilire legami e intese fra chi lavora senza interessi personali, per desiderio di bene, deve essere fatto.... conoscersi, scambiarci le idee, ridividerci ma-gari se occorrerà, mli: dopo esserci cono·sciuti, dopo avere capito in che dissentiamo, in che consentiamo. fin dove possiamo camminare uniti, dove ci occorre dividerci. Dopo Caporetto ogni uomo e donna di buona volontà, che cosa ìece? Si rese centro dt ricostituzione morale nell' ambiente che conosceva e in cui .iveva .influenza. E furono questi centri spontanei d'influenza morale, che salvarono l'Italia. ·oggi .... bisognerà seguire lo stesso metodo: ogni sottotenente d'anime raccolga intorno a sè il suo plotone, e lo tenga unito finèhè non suon l'ora della nuova adunata; ogni gruppo,· che non vuole l'ingiustizia nè dall'alto nè dal basso, serri le file e si tenga prointo a inquadrarsi coi gruppi affini .... Gaetano Salvemini. Tre proposte. La vita incalza. Problemi parziali d'ieri ci sembran lontani: nuovi ci balzan incontro fo.rmidabiÌi. Poveri, ignoranti, disorganizzati, disprezzati al di fuori, insidiati all'interno, e perfin nell'i-ntimo dalla sfiducia in noi stessi, abbiam sfidato con pari forza, con maggior abnegazione gli stessi - 'e più gravi - pericoli che superarono altri gruppi d'uomini. Abbiamo, nonostante tutto, vinto (ricordiamolo), perchè la fede di pochi e il sacrificio di molti trionfarono della pusillanimità e dell'egoismo dei moltissimi: perchè quelli lavoravano nella direzione della giustizia; perchè quelli portava, sospingeva, struggeva la rivolta contro il sopruso ,la sete di affrettare un migliore domani. Il momento infernazionale è angoscioso per le idealità nostre; più: per le idealità umane, che furon l'anima dell'anima nostra. Biblioteca Gino Bianco

/ VITA FRATERNA Ma dominiamo lo stupore doloro-so; ma. crediamo che la giustizia non tradisce; ma non pensiamo gettato il sacrificio, fallito l'ideale. Forse che Dio non è là, vigile, al sommo del nostro cam- .mino? Le sue vie, mistero! Ma abbiamo- fede in Lui, e nella voce segreta sicura immutabile in noi: Beato chi à fame e sete di giustizia; chè sarà appagato I Crediamo. . Tutto il nostro coraggio éi è chiesto in questo istante per non vacillare; perchè l'angoscia no.!1 ci paralizzi; perchè ne rimbalzi più imperioso il dovere. . E, chiuse, un attimo, le porte che danno sul mondo, parÌiamo delle cose nostre: par.liamo d'Italia: di questo gruppo nostro vario, ricco, fervido, che ricerca la possente e feconda armonia delle :-'.te·genti e delle sue opere. Siamo a una terribile «svolta» del cammino. Se per forza di yolo-ntà e <li puro amore reggeremo il tin one. trascirieremo la greve macchina per le vie rnigliori, per l'ascesa, lenta, ma sicura, già iniziata. Se non reggeremo, la macchina greve ci trascinerà nel baratro. E allora a rifarci! Perduti immani teso1·i: rimandate le conquiste. Ma non sarà. C'è fermento di bene per ogni ordine, pm vivo che mai. Ci si ac-:osta, pellegrini delle varie strade: ci si tocca: ci si riconosce al timbro che ris,ponde impensatamente. amici. operai dello stesso lavoro, per gli innumeri piani. La catena s'allunga e si rinsalda. Si' sente nel «tono» delle riviste che. pullulano. delle conver- ' azioni che sorprendiamo, in gruppi eterogenei. L'ansia nostra è diffusa. Bene! « Siate o non siate di partito, ma proponet;evi di collegare le vostre forze nel senso d1:1_ll'ascesa, ctella rinascita»,. dice Salvemini nell' «Unità». E a me pare che ~clo l'essere in quel senso, basti a collegare ·le varie opere.- Ma ·i giovani sono perplessi e impazienti. Ieri potevano essere i,upulsivi· ed audaci. Oggi. no; la o-uerra li ha ammoniti eh'~ richiesta l'audac·a maturata nello studiò,· nel raccogli111ento, profond0 febbrile ,spesso doloroso. Che la « semplicità >> dipende in gran parte dalla relativa perfezione d~ll'impulso. ·E accorrono ai maestri; e chiedori'o: - Vedete? Tanto c'è da fare! La vita è bella e ci pulsa vigo: rosa in cuore. L'avvenire è santo ed è di chi lo violenta. Diteci, diteci: che cosa facciamo? Veniamo a Voi, precursori; a Voi che Hell'ombra preparaste le vie nuove; verso cui s'orientò inconsciamente la prima giovinezza nostra'. Diteci: che dobbiamo fare? Faremo. O questi che stettero appartati da!la vita pubblica, dolenti o_ :-deg-nosi della politica. della se ola. della· società. compiano :I Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA grnnde sacrificio: escano, come già alcuni, dalla sfera raccolta; traducano in atto la loro esperienza, le «verità·» coperte nella segreta paziente geniale ricerca.· . Si mettano duci-nella politica, nella scuola, nella società del manipolo baldo e impaziente: prima che l'entusiasmo s'afflosci •ella piatta consuetudine che insidia minacciosa. prima che gli astuti aggioghino a fini inferiori. Non sentono, Essi, i Maestri, diffuso, in attesa, il consenso e l'invito? Non vedono come, idee loro, ardite ieri, son oggi comune possesso? Non più forte e vasto li sospinge il senso della loro missione di capi? Si mettano alla testa dell'opere! i giovani li chiamano. Italia 1-i prega! Intanto, nelle loro indicazioni, tra noi, fratelli. facciamo le intese. Tre proposte: vogliamo guardarle insieme? E' antica moda italica parlar di sè e delle proprie cose con critica acre, ironica o sconsolata. Vorrei poter fare il bilancio del bene e del male che ci ha apportato questa coilettiva tendenza! Ma la moda (che rinasce!) è ormai tanto abusata che dà la nausea della sazietà. La mutassimo un poco? Un giorno, a forza di studiare i microbi patogeni che normalmente albergano nel nostro corpo, mi persuasi ch'era impossibile io ·vivessi: ma, chiusi i libri e spalancate le finestre, sentii, gioconda orpresa ! sana e. prepotent~ tutta la vittoriosa vita per O<Tni fibra! Non fu così, per attimi almeno, anche nella nostra vita nazionale? . O vediamo, guardiamo bene i nostri mali, ma da uomini forti e sani, non da inerti piagnoni. Non vi dirò la mia convinzione ( che, badate, non è mia s,oltanto I); non vi dirò dunque l'immodesta convinzione ·che il popolu nostro sia «potenzialmente» superiore ad ogni altro, e rinuncio anche alle prove, quindi. Ma dico-: se invece di lamentare il lllale, affermassimo il corrispettivo bene «fatto» o che si « deve » fare, con altrettanta costanza, con altrettanta cocciutaggine con cui, in vincolo fraterno, sapienti e imbecilli salmodiaron per cinquanta anni sulle nostre magagne? Esempio: se invece di dire: i nostri operai sono ·_ignoranti, inferiori a quelli delle altre Nazioni (e io lo credo, poveretti!) dicessimo: durante la guerra le nostre industrie han pur superato se stess~ :. il nostro operaio non è inferiore ad alcun altro per « capa- . cità 1> intrinseca; ma «dobbiamo» coltivarlo? Se invece di dire: in Italia la scuola è in fallimento (e lo credoi ·sebbene non in Italia solo) dicessimo: «bisogna>> con ogni mezzo portar la scuola al grado che le spetta? Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA Piccola questione di forma, dite? Ah, no! Ammonite un fanciullo. costantemente: Bimbo mio, puoi far _meglio. Devi far meglio. No·n è ancora tutto il bene che sai fare -, e vedrete se assai mi1Yliori risultati egli non vi darà, che costantemente dicendogli: ~ Fai 1nale. Fai male. Fai male. Puerile, dite? Già. Noi siamo i gran signori dello spirito; e sdegniamo i piccoli -pragmatismi morali. Ma se provassimo con costanza, con tena eia, vigilanti? Come si creò prima l'atmosfera di .sfiducia (o di quali molecole è fatta l'atmosfera morale?) se per infinite molecole di propositi individuali, promovessimo atmosfera migliore? Contammo sulla mortificazione: riqonosciamo l'incalcolabile valore cieli' esaltazione. Storia, Scuola, Chiesa Od indole, temiamo più Satan,a, che non crediamo in Dio. Nell'uomo, l'animale ci nasconde la « divina· favilla »; e la dimentichiamo. Se tutti e ciascuno, parlandogli, a «quella>> ci rivolgessimo, costantemente, nott credete che essa si ravviverebbe? Io ne sono sicura, anche per l'esperienza di certo mio campicello. Provate nel vo tro e sarà utile a tutto il gran campo. Q11ando l'uomo sia ben ·vivo. l'animale adagio adagio è domato i Nè per forza di rinnegamenti abbiam superato pericoli, ma per afiermazioni in atto. Cristiani, portiamo in luce. con quotidiano proposito, la dì- ~·ina paternità dello spirito . Increduli, esaltiamo le forze che ,, distinguono » l'uomo. In parola ed in atto·. Proviamo. E quando noi al ,, non s'è fatto» sostituiamo il <, dobbiamo fare 1>, sentiamo da recondite profondità salire, spronante, il dovere del « fare» nostro. · Per molt_i· di noi s'è perduta la continuità fluente tra il peusiero e l'atto eh' era maravigliosa caratteristica dei padri. Se nulh1. del p•!nsiero ci è vietato, -se le idealità migliori sono accessibili a noi, e la critica negativa e i «progetti>> positivi gettiamo prodigalmente per ogni verso, 12are un « balzo» ci separi dalla sfera ideativa alla attiva, che ci costa. Infatti la scienza esula dai nostri artieri: l'arte è sogno, cli ochi; l'educazione, la morale, la religione sono spunti <li ma.- g-niloquenza; ma la vita non ne è permeata. Pigrizia e orgoglio. Il sogno è bello-, ma cimentarlo nella prova cor:creta significa e porlo alla critica e alla diminuzione; la nostra sottile voluttà. estetica ne dolora. Il pensiero è bello; ma l'idea altrui si con• trappone alla mia e la svaluta. Ma tradurre in forma. in atto. vuol BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA dir<-: prova. delusione. riprova; pazienza, tenacia, volomù: d.c-di-- zione. E questò è fatica. . Per questo noi «doniamo>> i piani. (ciascuno il proprio) e· di·.:iamo: attua te: e critichiamo I' inerzia altrui. Proponiamoci di ~acrificar molti piani a!jtratti, per uno. Ptrr modesto. concreto. Riv~lgiamo a noi le stessé critich~ che rivolgiamo agli enti, alle i tituzioni. ai governanti. Chiediamo, diritto, alla nostra coscienza: Teniamo noi fed'e, giorno per giorno-, _ora per ora, al nostro pensiero di bene e cl' ascesa; « facciamo >l noi tutto quel giusto. tutto quel vero che deprechiamo non attuino gli altri nel loro campo. tutt.o quello almeno (assai più che non si creda) che si pnò pur tra pastoie? Actuiamo noi la coerenza tra l'idealità e l'azione in studio quotid1;:ino eh' essa lF,;enga sempre più perfe•.1a ?, Coerenza vuol dire studio 1ncessan te: ricerca cli vi:rità; intirn · lavorio costante e fedeltà in atto alle sorgenti: vuol dire armonia tra l'impulso e l'effetto: fiamma che dall'intimo investe e avvolge e 1C>rmenta e foggia le cose e le opere. Lavoria-mo noi di proposito a tale (<coerenza»? Se no,. cominciamo da quest9. Parlo a voi, fratelli giovani, come a me stessa. Dic:o a voi per dir pure all'anima mia. accidiosa. L'ufficiale che chiede se non sarebbe bene approfittar della ferma per propagandare tra i soldati idee morali e nozioni utili, pensi, elabori, maturi il suo piano, e faccia, subito, nel s·uo plotone. Il maestro che deplora retorica e frammentaria la scuola, richiami nel!' aula sua per ogni mezzo la viva vita dello spirito, tucli la maggior unità pl)ssibile del suo programma in. relazioneall' •.mità t1mana de' suoi scolari. Il commerciante che denuncia la frode, fac.cia l'onestà, comunque rrli cosfi. Lo studente che freme cli vaghe impazienze cominci dal solido studio serrato; libri e cose e fatti; e sè. e gli altri. Ma studi, ma st"9di, ora; _poichè ora è quello il suo compito. ' ·Façcjamo, con fede nel!' opera nostra, quando pm·a ansia di bene la muova. Anche qui un granello di fede basta a nmo-ver montagne. Se la feçl è p vera. è vacillante, scrutiamone le agioni; approfondiamo; chiariamo a noi stessi.· Nutriamo, appurandolo. di tanto I' imp.ulso che d'altrettanto rimbalzi. Non tem-iamo troppo l'errore: è presunzione. Fare - sarà s·empFe meglio di attender che altri facciano. Sbagliare, in buona fede, sarà sempre meglio che poltrire in sogno. Spesso l'opera perfetta a' nostri occhi, è sterile; mentre. dalla d~ficienza e dal!' errore di cui ci doliamo, germina inavvertita messe di bene. BibliotecaGinoBianco

VITA F1lATERNA Facciamo noi, e crediamo che c'. è un «co-ntagio » del bene, com,: del male. Contarvi potrebbe significare sbagliar i conti: crederci vuol dire dar ali cli speranza ali' op-era _nostra. Ancora Salvemini ammonisce: Fate· fate fate. Ognuno per conto suo faccia come meglio può, sicuro che moltissimi altri fanno altrettanto, ciascuno nel suo ambiente, nell'esercito e nel paese. E terzo. E' facile a chi persegue le luminose v1è un egoismo spirituale, eh' è male, come qualunque altro .. La sete del ricevere, l' avarizia nel dare. La parola è vana se la vita tutta non la confermi e l'avvalori. Ma è un mezzo. Cristo parlava,· « anche >i alle turbe. Doniamo noi abbastanza di quel che possediamo di tesori s.piri!uali, per privilegio? Ci ricerchiamo tra- simili; ed è giusto. • Ma perchè rifuggiamo dal discutere con chi -giudichiamo troppo lontano dal nostro ordine di idee? Perchè non promoviamo la confidenza, non accogliamo, pazienti, le idee altrui, qualsiansi. sforzandoci di comprenderne l'origine, per rimoverne le radici? Perchè non pensiamo che se giova l'esperienza superiore, l' inferiore è pur utile, poichè ci costringe a provare ed affinare e chiarire i nostri convincimenti nella difesa~ Perchè non scalziamo sempre con'· sereno calore l'errore che parla o lavora intorno- a noi? Perchè lasciamo il popolo, ché pretendiamo d'amare, i_n balìa della attiva propagànda materialistica:? .Esso non verrà a noi se noi non andiamo a lui, ma co n « vero >l amore, cuore a. cuore, mano a rnano, davvero davvero fraternamente. O le infinite possibilità ~li bene che trascuriamo! Le responsabilità che tutti abbiamo per questo riguardo! Che le nostre parole sgorghino da p'rofonclità pure e sincere, e si dirigano ali' uomo, alla «divina favilla ll; non temete: vi ris.ponrlerà, non il facchino, il soldato. la donnicciuola, ma « l' uomo'' çhe dolora e che ama e ,vi ha «sentito» col fine intuito, sincero frate.Ilo. O può essere non vi risponda: e chiuda, inavvertita, la parola di verità; non sarà tutta vana.· Non chiediamo di veder il frutto del nÒstro lavoro; ringraziamone Dio se, talvolta, ce ne concede la gioia. • Noi, doniamo! Seminiamo, ovunque, con generosità infaticabile, insieme con l'esempio,_« la p•arola » del bene. Non v'è terra così arida in cui non possa un giorno attecchire un piccolo seme. Superiamo la superbià, la pigrizia, e pure, talvolta, la comoda umiltà! Io benedico chi instancabile mi mostrò le sue vie. O come· nebbiose dapprima! Ma poi fu luce, per la costanza sua! BibliotecaGino Bianco ' '

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