Vita fraterna - anno III - n. 8-9 - 30 apr.-15 mag. 1919

... VITA FRATER, A li momento storico attuale ha una affinità straordinaria con quel periodo che prese il nome delle Invasioni ~arbariche. Noi siamo avvezzi a pensare le invasioni barbariche. come un terribile urto di una massa brutale ebra di saccheggi e smaniosa di bottino. In realtà quella gente aveva delle idee, degli istituti sia pur primordia)i, ma netti e definiti, una freschezza di sentimenti fieramente contrastanti con l'ambiente del basso impero romano, tormentato da contrasti d'ogni sorta: un nazionalismo pagano, un umanitarismo cristiano, una crisi economica spaventosa travagliavano l'Impero. Comuni indebitati, opere pubbliche sospese, masse popolari tenute in freno unicamente. con larr~izioni di viveri, dittature miHtari. Di fronte a questo 'miserando quadro; del~ l'Impero romano in dissoluzione, v'era al di là dai mal guardati confini del Reno e del Danubio, una massa di popoli giovani, freschi, di razze multiformi, dalla Germanica alla Slava.. Di qui - anche nella stessa Roma - una non indifferente corrente di idee che - mal conoscendo queste masse barbariche ~ riteneva che in fondo questa gente non dovesse esser così atroce e la lo·ro civiltà - se pure civiltà potevasi chiamare - non fosse da distruggere. Roma era una sentitfa di iniquità, dall'oriente doveva venir-e la _purificazione. Con questo animo, un partito non indifferente di Romani giudicava e attendeva l'invasione vandala di Alarico. S, Ago-stino stesso non era lontano da quest'ordine di idee. Non ~parliamo di Salviano, che non trova eguali nel dipingere a foschi colori le condizioni morali, politiche e sociali dei Romani. La conclusione di questo discorso? E' questa: se si vuole che la nostra civiltà sia preservata da nuovi flagelli', bisogna coraggiosamente affrontare la lotta. Combattere e vincere bisogna., E' tutta questione di volontà. Facciamo appello alle giovani energie che· maturarono la loro volontà nelle trincee, opponiamo a moti inconsulti, a violenze incoscienti la nostra pura idealità, scevra di gretto interesse di nazionalÌsmi appartenuti a una concezione miope della storia, gettiamo la parola d'amore là fra quelle masse che ora par si inebriino di odio: ma' parliamo loro, usciamo dalla nostra sdegnosa solitudine, dimo-striamo l9ro che il sangue sparso in un conflitto mostruoso fu versato per qualche cosa, e non fu vano. Basta ora parlare di sacrifici umani. Se uccidere f9 dqvere, ora è dovere amare. Ma questa parola umana e cristiana, la parola d'amore, esca nuovamente da anime e da menti sgombre da preconcetti e da biechi interessi. Salviamo la civiltà nostra: non è tardi; il popolo italiano ha una tradizione troppo antica di civiltà e di umanesimo per esser sordo all'appello. E l'occidente sarà salvo dalla barbarie mongolica. Per noi che non abbiamo della storia una concezion materialistica, la storia è fatta da volontà sane e da energie d'a iaio. • Vis . BibliotecaGino Bianco " I

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