Associazione della stampa - Commemorazione di Benedetto Cairoli

ASSOCIAZIONE DELLA STAMPA COMMEMORAZIONE DI BENEDETTO CAIROLI ROMA TIPOGRAFIA EREDI BOTTA 1889

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ASSOèiAZIONE DELLA STAMPA COM1~EMORAZIONE DI ' BENEDETTO CAIROLI ROMA 1' t P O G 11 A F I A E R E D I B O T T A 1889 i

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• La commemorazione di Benedetto Cairoli, indetta dall'Associazione della stampa, ha avuto luogo nella gran sala sociale dome- , nica 22 dicembre 1889, alle ore 2 1/2 pom. Nel fondo della sala, addobbata con fìne gusto d'arte dal signor Carlo P alice, direttore dei giardini municipali, era il busto di Benedetto Cairoli, squisitam.ente modellato dal distinto scultore Antonio Roncaglia. Assistevano i presidenti del Senato e della Camera, i ministri Seismit-Doda, Miceli, Zana'rdelli, Brin, Lacava, Boselli, Giolitti (1); i sottosegretari di Stato, il prefetto, i rappresentanti del Municipio, molti senatori e deputati, consiglieri di Stato, magistrati, professori d'Università, alti funzionari; in complesso, un pubblico di ci rca 500 persone, composto di numerosissime e gentili signore, e di (l) Il ministro G. Finali scrisse la dimane, 23 dicembre 1889, la seguc·nte lettera all'onorevole Del Vecchio: " La coincidenza dell'adunanza della Commissione venuta a Roma per " trattare delle questioni urgenti relative al servizio postale e ferro viario di " Genova, mi impedì ieri di udire e applaudire il suo così vivo ed efficace " discorso. " La prego di non dimenticarmi, quando ne pubblicherà il testo: nel " dolore della perdita che Italia ha fatto, mi è conforto pensare d'essere stato " amico leale e costante di Benedetto Cairoli. " Con alta ed affettuosa stima. "

• • - 4 rJ uanto Roma ha di più spiccato nella politica, nella sc1enza, nelle arti. Dal banco presidenziale l'onorevole Bonghi, avente ai lati i membri del Cons iglio direttivo dell ' Associazione, Giovagnoli, De Cesare c Facelli, prese per primo la parola, e la tenne per quindici minuti, dandola poi all'onorevole Del Vecchio, che parlò pet~ c i1·ca un 'ora. L'onorevol e Giovagnoli die ' comunicazione del seguente telegramma, pervenuto nel frattempo, dal sindaco di Pavia: « Giunta municipale città Pavia, plaudente iniziativa odierna commemorazione Benedetto Cairoli, vera gloria italiana, si associa col cuore onoranza migliore suo cittadino, e prega la S. V. vole rla rapp1·esen tare . « Il sindaco: Franchimaggi. » E die' lettura dei telegrammi che la PJ~esidenza aveva divisato di spedire a donna Elena Cairoli e al sindaco di Pavia, nei termini seguenti: « Donna Elena Cairoli - Groppello . « Associazione stampa italiana, commemorando oggi, presenza minis tri, presidenti Senato, Camera, autorità, pubblico scelto, affollatissimo, ges ta, virtù nobilissimo suo socio Benedetto Cairoli a mezzo paeola efficace onorevole Del Vecchio, ri sponde ad un impul so iPresis tibile, inviando a Voi , degna, amorosissima compagna glorioso cittadino, condoglianze, omaggi ; pensiero devoto, · affe ttuoso. « Bonghi, presidente. » .. .. ,

-5- « Sindaco Pavia. « Associazione stampa italiana, commemor·ante vita nobilissima Benedetto Cairoli, onoee d'Italia, in via saluto affettuoso insigne patriottica città, onde Cairoli fu cos tantemente glorioso rappresentante Parlamento. « Bonghi, presidente. >> Alle quattro la solenne cerimonia, riuscita veramente degna dell'insigne socio commemorato, era terminata fra la commozione profonda degli astanti . • • • ' ii

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' DISCORSO DELL'ONOREVOLE RUGGIERO BONGHI . \

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GENTILI SIGNORI E SIGNOHE , Davvero non occorrerebbe nessuna 1nia parola per pl'e.. sentar loro il Delvecchio; chè tutti sanno quanto egli abbia a1nato cotesta patria nostra, e operato per essa, e quanto alto posto sia . il suo nel consorzio degli uomini politici, che governano le cose d'Italia. Pure, egli ha desiderato non cominciare, senza che io gli facessi un po ' di proe1nio; e, per dire il vero, ho avuto qualche ragione di desiderarlo anche io. Giacchè la testirnonianza che io dava del mio affetto a Benedetto Cairoli col p~esiedere un'adunanza in onor suo, non soddisfaceva del tutto il tnio cuore; volevo, questo affetto manifestarlo colla viva parola mia. Io sono stato amico suo. Giovine ho conosciuto lui giovine. Le nostre relazioni non si sono mai interrotte. La sua fami glia possedeva e possiede tuttora una villa sulla bella spiaggia di Belgirate, dove ne costrussi e ne possiedo tuttora una io; ebbi parecchie occasioni di rivederlo. Andai professore a Pavia; quivi m'incontrai di nuovo con lui, coi fratelli, colla n1adre non meno forte che cortese donna. Se

-10la diversa jndole ci rnenò nell'opera del risorgimento della patria per diverse vie, pure l'assemblea dei deputati, nei lunghi anni che egli e io ne face1nmo parte, ci ricongiunse in uno stesso loco. Quivi ci combattem1no; ci combattem1no talora acr en1ente ; tna il dissenso, per fi ero che fu talora, non tolse a me un'alta estimazione di lui, e, spero, non tolse a lui la 1nemoria dell'antica an1icizia. Quando alcuni mi vollero presidente di questa associazione, trovarono in lui concorso e aiuto; e quegli stessi che procurarono a me quest'ufficio, elessero lui a socio della Corte d'onore ; poichè presidente non volle. Ora, non crediate, che io, perchè mi sono dovuto in queste poche parole 1netterrnigli accanto, non riconosca quanto egli mi avanza. L'ho fatto perchè non·avevo altro n1odo di mostrarvi quanto, attraverso una opposizione politica, che dalle due pa:di quasi non ristette mai, durò in1perturbato l'accordo degli animi; e di acquistare cosl il diritto al volo delle poche altre parole, con cui pren· derò con1n1iato da voi. La morte di Benedetto Cairoli ha destato in Italia un con1pianto largo e sincero. Forse nessuna ne ha ridestato uno maggiore. Perr.hè? Allri l'attribuisca, se gli pare, alle qualità dell'uotno politico. A me piace trovarne altra causa. Nel Cairoli ci fu sempre, mentre visse, qualcosa che poggiava più in alto di dove un uomo politico arriva. Aveva un'alta idealità l'~nilno suo. Quel tanto di vago? d'indet~rminato,

• 11 che colora talora le sue parole, a n1e dava Tin1pressione di uno spirito, che si sentisse rapito da quanto v'ha di bello, di vero, di santo quaggiù. Di quanto v'ha di bello, di santo, di vero egli è stato, tutta la sua vita, il cavaliere. Quest'amore l'aveva condotto d'una in altra delle gloriose vicende del risorgimento d' Italia. I suoi fratelli l'avevan comune con lui. Perciò ed _egli e questi, inspirati dalla madre eroica, segnarono dei lor nomi le più mirabili e memorabili pagine della nostra storia recente. Felici loro ! scelsero la buona via. Ora restano nello spirito della nazione, co1ne fari lucenti. E riman tale Benedetto Cairoli sopra tutti, perchè il fato suo volle ch' egli acco1npagnasse il risorgin1ento italiano nei bollori, che n'annunciarono la venuta, e nelle fatiche che ne seguirono il con1pi1nento progressivo e l'as· ' setto; il fato suo volle ch'egli portasse sul suo corpo la ferita, che gl' inflissero combattendo i nemici stranieri, e quella anche, onde, in difesa del suo Re, fu colpib1 dalla mano errabonda di un assassino; e delle due, lentamente micidiali, mor1sse. A ciascuno di noi egli ha concorso a salvare quello che ciascuno di noi più ama; o piuttosto le due cose , che tutti amiamo sopra ogni altra. Questa è la causa per cu1 all'annuncio della sua morte si destò tanto eco in tutta Italia, e dura tuttora e durerà. Egli ha raccolto sul suo no1ne tutto il riverbero dell'idea, che ci brilla nella n1entc

.. -- 12 - e r.i Hluove il cùore, quando diciatno: Italia. E l'ha raccolto puro; e più puro si raccoglierà sopra esso ogni giorno. Più tempo passerà , e più l'idealità del s uo non1e e della sua persona sorger à avanti alle menti sola. Egli è di quei rari, di cui il popolo fa leggenda, attorno a cui t esse r acconti, e ne consol a le veglie. Sono ~ulutari ed effi caci questi tipi per secoli. Non nlUOJ ono coloro i quali li creano; anzi, quella che per altri è n1orte, è principio a essi di più potente vita, di una imn1ortalità nuova. E io ne sono sicuro; vive, vive questo Benedetto Cairoli, che . noi cornmemoriamo oggi; vive e ci guarda, e CI conforta, che noi, onorando, amando lui, onoriamo, a1niamo soprattutto quanto egli tenne sempre, con animosa costanza, 1n cin1a del suo pensiero e del suo cuore. . .. • f '

DISCORSO . DELL'ONOREVOLE PIErrRO DELVECCI-IIO • \ " • • • , .

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' .· ~IGNORE E SIGNORl, Si narra che Socrate, bevuta la cicuta mortale, quandò gli vennero tolti i ceppi, strofinando la mano lungo il piede, e provando così una sensazione di sollievo, esclamasse : NON ESSERE IL PIACERE CHE LA CESSAZIONE DEL DOLORE (1). Le parole di Socrate hanno avuto nella vita del nostro Benedetto Cairoli, più che un'illustrazione, una durissirna riprova: sì che, se era abitudine in lui il ripetere non essere il piacere che la cessazione del dolore, egli ben ne aveva 1n sè stesso la ragione. Ferito a Palermo alla tibia destra da una palla esplo• dente, ne ebbe quasi fracassata la ga1nba, la quale gli fu salva da un miracolo d'arte di Agostino Bertani, come udii più volte dire dalla madre sua. Ebbe l'osso resecato, fu ob.. bligato a letto per molti e molti mesi, si resse ann1 parecchi colle grucce, e soffrì tali nevralgie, tali spasitni, ora sordi ed ora acuti, ma persistenti per giornate intiere, che ,. sovente, ·pur quando non era ancor cessata l' infimnn1a- ( l) PIETRo V E RRI: S ull'indole del piacere e del dolore. - l

il5 zÌone, ed ancor soffriva, diceva " che in confronto degli spas itni dei giorni passati gli par eva di esser e in Pa1;adiso , ; c di qui. la conclusione di molte sue lettere: , Credo che Verri avesse ragione di definire la gioia cessazione del dolore, soggiungondo per ò : sebbene gli scolastici dicano che l'a(m·is1na non 1·egge a fil di logica. , L'afor!sn1a non reggeva nè r eggerà, ma certo chi ebbe, J ~ come io ebbi, e nella campagna del '66 e ultimamente a Biella nel setternbre '85 (1), occasione di aiutarlo a tnedicare quella garnba, può dire quanto quest'uotno abbia sofferto (un' iliade di dolori che non ebbe1~o più fine, disse Guido Baccelli) , e come davvero dovesse essere ora di letizia per lui quella della cessazione dello spasimo. E nel catnpo morale chi non ricorda che pel nostro Benedetto la vita non fu che un passaggio da gioie fugaci a lunga sequela di dolori? Impara ad amare ]a Patria e la vede vilipesa sotto un odiato giogo: è fra i .prin1i a insorgere nel '48, giunge a Milano in tetnpo a pigliar parte all e cinque giornate, combatte da valoroso col padre, ha la soddi sfazione di venir portato all 'ordine del giorno di Carlo .Alberto, di essere, ·giovanissimo, notninato sottotenentc, c poi capitano nel ·Inanipolo dei volontari Pavesi; ma non può seguire Garibaldi a Ro1na, ove emersero tanti suoi con- ( l ) Nella casa ospit.al e d ei fratelli Guelpa.

- 17cittadini, e tra essi quel prode Sacchi che fu poi generale, perehè lo trattiene prima la malattia e poi la 1norte del genitore dilettissilno. Uotno ecc~ lso per virtù ed ingegno, popolarissilno in Lombardia c Lomellina, Carlo Cairoli irr adia colla luce della sua gloria i primi passi della nobili ssin1a vita dei figli. Anche a lui, che atnò e sofferse, va intessuta una corona. Di anhno ardente e coraggioso fino alla temerità, il nostro Benedetto cospira dieci anni, ora condannato ncl' capo, ora nobihnente a1nnistiato, ora esule su t erritorio svizzero, ed ora perseguitato sulla stessa t erra piemontese; anilna tutti colla parola, tutti incoraggia coll'opera; pronto sempre al sacrificio, agitantesi ognora ed agitando, .è, come di sse Maiocchi, il cent1~o delle sperctnze e delle audacie lon~ ba1·cle ; ma quel giorno che, dopo dieci anni, r adiante di gioia, presente nella prirna grande vittoria di Garibaldi (26· maggio 1859) la cacc.iata dello straniero, le palle che colpi scono in petto il fratello Ernesto, pel ·quale Garibaldi diede la parola d'ordine " Santo-Cairoli ,, gli straziano il cuore affettuosissimo, e lo fanno tremare la pritna volla al pensiero de11a madre. Accorre con Garibaldi a Rimini, n1a la spedizione delle Marche fallisce; lo segue a Genova nel 1860, e gli accoin - pagna 207 volontari P avesi; par te da Quarto, con1batte valorosalnente a Calatafin1i, ove è ferito in più parti (il 15 2

- 18maggio); s' infiam1na d ' entusiasmo il 27 n1aggio a P alenno, alle parole di Garib aldi, che dice a Lui ed a ' suoi Pavesi: Voi meritereste d'essere baciati tutti, ad uno ad uno l Voi siete . un nucleo d'E1·oi l; ma a Palern1o egli. al piede, come già dissi, ed il fr at ello Enrico sono feriti gravemente. Enrico (bella invidiata cicat_rice !) ha il cervello scoperchiato, ed è per n1olti giorni in pericolo di vita. Pur gemente nel letto, si compiace dei rapidi trionfi del suo Duce, ma la notizia della fuga del Borbone e dell'occupazione di Napoli gli giunge insienle con quella della morte del fratello Luigi, il quale, rispettato dal piombo nemico, spira il 13 settembre, esausto dalle faticose marce sotto il sole infocato del sud. Non vi è gioia per Benedetto Cairoli che non sia acCOln pagnata da un grande dolore ! Dopo le atroci sofferenze cui accennai, non lascia il letto che per andare (il 9 dicembre 1861) sulle grucce in Parlamento a presentare l 'ordine del giorno per chè Ro1na sia restituita all' It~lia e si provveda all'artnamento nazionale ; a pronunciar nel gennaio 1862, egli, per unanime consenso nominato Capo del Comitato per Venezia e Roma, quel meInorabile discorso, per virtù del quale furono poscia riconosciuti cittadini del Regno quanti eran nati nei confini naturali d'Italia: non dovendo essere i diseredati gli esclusi, PROPRIO I PHJ INFELICI; ma egli, il patriota dalla fede in esauribile, deve fremere d ' ira e di dolore, quando nel 1866,

19pochi mesi pritna dello scoppio della guerra, necessità d' erario impone al Governo un disarmo, che Giorgio Pallavicina, con un ispirato opusco~o, e ,Crispi e Farini e Brofferio alla Ca1nera, invano deprecano. Nel 1866, comandante del quartiere generale di Garibaldi, combatte a Bezzecca il 21 luglio, ma il 25 da Greto è obbligato a lasciare la terra sacra alla sventura, e che sa condannata per molto ten1po ancora ad essere divisa dalla patria cornune. E, come complemento dello strazio dell 'anima, apprende a Brescia la 1norte di due, più che cug1n1, fratelli dilettissimi, Benedetto e Marco Cavallini, l'uno in seguito alle ferite di Custoza, l 'altro per la vita strapazzata nel Tirolo. La fede, non mai scossa, si riaccende nel 1867 col ritorno di Garibaldi sul continente; è membro dell'attivissimo Comitato di Firenze, 1na colla vittoria di Monterotondo, che per un momento fa sperare l'entrata in Roma, ha la notizia della 1norte del fortissimo Endco a Villa Glori, delle ferite e della prigionia del dolcissimo q-iovannino. Strazio novello per lui, per la madre, e lutto per la Patria! ~on si rinchiude, tuttavia, nel suo immenso dolore, c riconforta la Madre, cui le soverchie scosse hanno o1nai sconcertata la salute. Ili abbraccia, intanto, il fratello Giovannino, per vederselo strappare dal petto palpitante di angoscia, due anni dopo, cioè l' 11 settembre del 1869.

- 20 - Povero Benedetto! Povera Madre! Donna, questa, di elevata culfura e di tenerissin1o cuore, a1nava troppo i figli per contrastarli nei loro .arditi propositi, e troppo ne apprezzava lo spirito generoso per sentirsi la forza di frenarli. Dirò di Lei un giorno, di Lei in cui non fu 1nai scampagnata il pensiero .della Patria da quBllo deUa famiglia, di Lei indttlgènte, cortese; caritatevole; modello d·i tutte le virtù domestiche ( 1), di Lei, che Italia apprese a venerare vivente e che onora con monutnenti adesso, chiamando dal suo no1ne 1nolti Asili d'Infanzia e molte Istituzioni patriottiche e di . beneficenza. Forse nel giudizio che di Lei si è dato da taluni, per il desiderio di far emergere la donna ita.&. liana spartana1nente forte, si è fatta apparire la madre il} una luce, che non è la vera. Forse dico, ed. è . un dubbio che lettere e testitnonianze di quanti la videro per venti anni in pianto perenne, potranno chiarire~ Affranta dal dolore, dopo penosa malattia, il 27 n1arzo 1871 lasciò solo al n1ondo Benedetto. Ron1a er·a la capitale d'Italia, e Benedetto Cairoli non aveva più -famiglia. Nessun'altra parola che la sua può descrivere quellutlo. (l )~ il giudizio di una colta signora Inglese dato in un articolo della Hrestmin~ter R evicw (n. ClX, January 1879). Questo articolo venne tradotto da F . Torraca e pubblicato in un elegante volumc·tto di Enrico Detken editore, Napoli. l

- 21Il 23 agosto così 1ni scriveva: " Addio, ottimo amico: se verrà a visitanni, aggiungerà " un nuovo favore : questa solitudine (Groppello) è n1esta, " ma sacra anche a ·Lei, per la memoria della povera lnar- " tire che l' amava tanto..... Io non so stare lunga·mente lon- " tano di qui .: altrove mi sento esule: presso qu esta tomba " adorata il pensi_ero si solJeva oltre il confine della pri- " gione terrena. , E ad una sua diletta congiunta, cu1 era pure n1orta la n1adre e colla quale confondeva le lagritne, scriveva queste parole, che riporto integralmente : " Io discendo ora (29 ·aprile 1871) (1) dove giace l anta " parte del nostro perduto tesoro, e quindi ti scrivo che " 1ni sento con11noss.o dalla soave malinconia d'una lnedi- " tazione, che da quel sasso che chiude le ossa, si levò al " Cielo che accoglie le anime. È la Patria degna di Loro, " che, esuli in terra, vi lasciarono la memoria delle loro " virtù, la vita eterna dell'esempio. Volli stamani portare " io stessò una corona di fiori; non ho sentito la fatica _.1 " dell'ardua salita e discesi come confortato da una nuova " benedizione. , Ed in altra lettera alla medesin1a : " Credo che le sofferenze che pesano su1l 'uomo saranno ( 1) Nolle tombe della famiglia Cavallini- Bono a Belgirate.

- 22- '' riJJ arute altrove, non essendo possibile che egli esista e " scompaia vittin1a e trastullo d'una forza brutale ed anni- " potente; credo nella rivincita della giustizia, nel r egno " della misericordia. Io con1piango l'ortodossia di quelle " coscienze, che, nell'allucinazione della loro paura, foggiano " la divinità ad imn1agine del carnefice e la intronizzano " coi fulmini della vendetta.......... Presento, con fede tran- " quilla, il poi, - riparazione, non continuazione del 1nale. " Per me Dio non risalta soltanto nei tesori della natura, " nelle meraviglie del cr eato, nelle conquiste della scienza, " ma nel modesto profumo delle private virtù. L' abnega- " zione, la pietosa indulgenza d'un cuore gentile, il perdono " delle offese mi rappresentano l'ideale supremo........ , Più tardi, il 10 aprile 1872, così mi scriveva da Pavia: " La santa Donna mi ricorda dal Cielo che v'ha ancora " una missione di doveri da compiere ; questo pensiero sol- " tanto n1i farà tollerabile il cilicio della vita. , . E visse ancora nel pensiero di compiere la santa missione: d'inspirare pietà pe' suoi n1orti, di alimentare le speranze della patria, e di 1nostrarci come si lotta per l'adempimento del dovere. Benedetto ! A Lui "fu dato di esaudire il voto della madre morente: " Cercati 'UntJ sposa degna di te , ; e la . cercò........ e si inebriò d' amore, con1e ai suoi venti anni. .... e fu sposo felice!

- 23Quando io, o signori, accettai riconoscente di fare oggi la com1nen1orazione dell'amico lungarnente venerato, scrissi al presidente nostro cortese, che ben si poteva accettare l'incarico perchè la vita dei Cairoli ispira a grandi cose, perchè i Cairoli parlano colle opere e cogli scritti, ed io non avrei avuto che a raccogliere le notizie di quelle e servirmi di questi. Mi sovvenni anche delle parole di Tacito (A nn. II, 71): " Esse1'"e proprio dell'a1nico . ..... l'avere in me1noria ed " eff'ettua1·e le sue volontà , ; e sentii quindi l'orgoglio di fare cosa utile. Ma accintomi all'opera trepidai, e leggendovi adesso queste parole, sento il bisogno di Invocare tutta la vostra indulgenza. Ammirai Benedetto Cairoli 111 tutta la bellezza della sua figura gagliarda, in tutta la forza della sua mente . serena, a Bezzecca il 21 luglio 1866. Il n{attino alla prim'alba egli aveva visto affisso sulle _mura di Storo il proclarna ai volontari, che, scritto da lui giorni prima, e da Garibaldi -firmato, ~i chiudeva colle parole: " 1/inis Aust1'iae. , In vettura col generale Garibaldi era passato, traversando il forte d 'Ampola , da1la valle del Chiese a quella del Ledro, e verso le sette g1ungeva a Bezzecca, quando la battaglia era impegnata. Impegnata? Forze nemiche preponderanti da · Bezzecca avevano

- 24ricacciato vcrso Tiarno di -Sotto il 5° r eggimento. Morto ne era il colonnello Giovanni Chiassi, ed i giovani volontari, male armati, cedevano il can1po ai Tirolesi, bene serl viti dalle loro carabine e dalle scoppianti bon1be. Era uno di quei momenti, 1n cui, inconscio di quel che succede, il soldato novellino si smarnsce. Garibaldi, sofferente ed incomodato dalla ferita di Monte Suello, si fa portare sopra una vicina altura, ove erano due cannoni della nostra artiglieria regolare, e là ristava, -seduto a terra, avendo al fi anco Benedetto Cairoli. Il nemico rivolge allora ·i suoi colpi contro le batleric, ed in poco ten1po la metà <.degli artiglieri è fuqri con1battimento, fra n1orti e feriti. Cairoli ed altri insi stevano presso il Generale perchè s1 togliesse ~i là: ma inutilmente. In quel mentre vedo arrampicarsi il maggiore Dogliotti, co1nandante dell'arti glieria, e sento il Cairoli dirgli sotto voce ma vibrato: " Garibaldi vuol morire qui: ogni nostra parola è inutile ; bisogna salvarlo a forza: pròvati subito ,. Garibaldi sentiva e taceva. " Bisogna levarlo a forza , ripetè più forte Cairoli; e Dogliotti: " Generale, questo non è il suo posto ,. Li fulminò entran1bi collo sguardo, e disse cupo: " Non n1i sono mai ritirato davanti agli Austriaci: non mi ritiro -,. ~ - .

- 25Cairoli e Dogliotti erano ero1: non len1evano di essere accusali di paura: Cairoli dalle spalle, Dogliotti ed a ltri da ' piedi, trasportano di peso il generale sulla vettura Cairoli era allora raggiante di gioia. Atlorno alla vettura si fenr1ano i fuggenli: Garibaldi, che nella concentrazione d'un istante avea intuìto il piano, dà ordine di rioccupare le alture; c n1en!rc i nostri due pezzi lavorano, due altre batterie sono post e in azione; sicchè in n1eno di cinque ore le sorti della battaglia sono can1bial e. Il ne1nico fugge : i nostri lo inseguono oltre Bezzecca, Lacca, LenzLnno, per la valle Conzei; e la din1ane, prima dell' alba, Francesco Cucchi cd io, soli, seguitandone il cammino, più non ne trova1nn1o traccia. Fu vittori a grande, c vittoria che avrebbe aperto le porte di Trento, ]a sospirata Trento, se Lissa non vi avesse posta una barriera. Come quel giorno a Bezzecca, io 1ni fi gurai se1n pre Cairoli sul campo di battaglia sereno c forte : nulla curante di sè, tutto devoto ai compagni, sia che egli pugnassc da sen1pli cc volontario, o avesse la responsabilità di un, con1ando. Eravi in lui il coraggio che proviene da una forte costituzione, fl::t un' anima gagli arda, e da una salda convinzione. Egli avca la serenità di n1ente di chi " a 1n orte sacrato, mode non teme , . • La sua voce, che tanti cuori ha scossi ecl ineb?~icdi nei pubblici Comizi e nel Parlamento, er a, sul campo di bat- ,

- 26t aglia, la voce dell'ardi n1enlo, del coraggio, della calma. Fisionoin ia aperta, infondeva fiduci a : era degno compagno di quel Garibaldi, che parlava coll'occhio. Per le ges ta compiute quel giorno venne fatto uffìziale nell 'Ordine Mi li l are di Savoia: proposto al gr ado di generale, n1odestamente non accettò; e già egli aveva nel 1860 gcncrosa1nentc rifiutato la pensione. Il valore non si scompagna dal disinteresse : e valoroso e disinter essato fu sempre. E qui, poichè sono giunto a parlare della qualità della persona, lasciate che io lo tratteggi appieno, servendomi delle parole di un valente e modestissin1o amico suo ( 1): " Era " bello, elegante, robusto, ma nessuna vanità, nessuna vio- " lenza traspariva dalla sua persona ; nel suo volto calino e " sorridente brillava un r aggio di sole italianQ. Aveva gli " occhi azzurri, come quelli di Garibaldi, dolci e penetranti; " i n1odi affabili, l' animo gentile, pronto sempre al bene- " ficio, esemplar e nella rettitudine dei pro·positi, insuperabile " nella lealtà. " La sua educazione intellettuale era elevata e distinta. " Versato nella letteratura nazionale c straniera, critico fine " di belle arti, appassiona to cultore della musica, conver- " sava con semplicità affascinante, e narrava, senza ombra (l ) Il deputato Vendramin ; discorso di Ba ssano.

- 27- " di n1illanteria, gli episodi più 1nemorabili, ai quali a v eva " assistito, come se fosse stato un semplice testin1onio delle " imprese audaci, ove sfidò cento volte la 1norte. , Deputato eletto a Brivio il 5 ma ggio 1860, il giorno in cui salpava da Quarto coi .1\Iille, dimessosi nel '1864 con Garibaldi, rieletto a Napoli e Pavia, e nel 1865 in 7 Collegi, fu sempre il rappresentante diletto della sua natìa città: di Pavia che al suo gran nome unisce ora quello dei Cairoli. Del suo primo discorso del 3 febbraio 1862 così ha detto il Petruccelli: " I-la parlato una volta, c fu il più splen- " elido discorso che abbia udito la Can1era, nella sessione " attuale , . Francesco De Sanctis, accennando all'impressione delle sue parole, che erano. come le sue azioni, aggiunge: " n1ira- " coli silnili (quelli di mutare di punto in bianco la si- " ttfazione in un'assemblea) non li produce che una parola " patentemente sincera e onesta, consacrata dalla vita , . Di Benedetto Cairoli, seguita il De Sanctis, " tutti di cono : egli " è un gran cuore. , E dal cuore vengono le nobili ispio o raz1on1. E più sotto: " A 1ne pareva che il vero oratore della " maggioranza fosse lui, che univa tutti in un sentimento " con1une del più elevato patriottismo. , E Guido Baccelli: " le sue parole sollevavano gli anin1i, nobilitavano le discussioni; nei suo1 discorsi infian1- •

... - 28n1ati del più puro patriotLis1no la voce squillante e s1mpaLica pareva che rendesse l'ambiente ogni volta migliore. , E il presidente Biancheri di lui oratore così disse·: " Oratore ardente, affascinante, sethpré ispirato a nobili sensi, animato da elevati pensieri, là sua parola in1ponenle e sin1patica fu sempre altamente e religiosan1ente ascoltata. , E il presidente Farini cosl ne parlò: " dcpulato per " 10 legislature, vice-presidente e presidente venerato, ·ac- " clatnalissin1o, fu oratore sfolgorante ogni atto, ogni pa- " rola, ogni on1missione che alla libertà, alla patria gli " sembrassero infesti. Gol fascino dell'eloqu~nza divan1panlc /' " da convinci1nenti tenaci, profondi, instancabili, alla li- " bertà, all'indipendenza, alle nobili cause infian1mò gli " an11111; li conquise colla bontà, che irradiava dal puris- " sm1o cuore. , Nel febbraio del 1867 il gener~-tle Garibaldi ritornò sul continente. Il pensiero di Ro1na l'opprilneva, ed egli percorse la n1edia c l'alta Italia da Livorno a Torino, dando libero sfogo all' infia1nn1ata sua parola. Per chi esamina ora, con menle quieta, gli avvenittlenti d'allora, apparisce 1nanifesto quanta ragione avesse l'Eroe nel fare di Roma capitale d'Italia l'idea costante e fissa. Ma in quei motnenti, dopo una guerra rovinosa, dissestate le finanze, demoralizzato l'esercito, ci voleva l'uomo

-29dai grandi ideali per non scomporsi e per sistere : ci volevano a1nici devoti per creder gli e farsene apostoli. Fra questi apostoli furon prin1i i superstiti fr at elli Cairoli Benedetto, Enrico e Giovanni, coi loro diletti amici i fratelli Cucchi ed Adamoli; e la parte da essi presa nell 'azione di quell 'anno dimostra, anzi, che furono , non solo i prim.i, n1a ancora i più ardenti, i più convinti ed i più effi-. . caCI. Narro taluni episodii. Nel1narzo (1867) Benedetto Cairoli si reca va da Codogno alla villa di Giorgio P aUavicino Trivulzio a San Fior ano, ove soggiornò circa un mese il generale Garibaldi . Al passaggio a livello che trovasi in curva a met à strada tra la st~zione· di Codogno ed il villaggio di San Fiorano, la disattenzione del guardiano lasciò libero il transito, mentre il treno correva veloce . Il cavallo ·s' impenna sul mezzo del binario: irnpossibile r etrocedere, ed impossibile avanzarsi; c fu fortunata ventura fosse impossibile avanzar si , per chè il treno, \invf?ce di uccider e con1e uccise il cavallo c il disgraziato · cocchier e, avrebbe ·anch e · dato la rnortc al nostro Cairoli. Questi dall' urto venne lanciato nel prato vicino, e dovette al cappèllo se non ebbe che lesioni le quali lo obbli - garono a letto per soli 40 giorni. Porta to a San Fiorano , in quel vetusto palazzo che la

-30pietà e la n1unificenza di Giorgio Pallavicina aveva ricostrutto dopo il ritorno dallo Spielberg, festeggiato dagli amici che provavano ad un ternpo raccapriccio e g1o1a, mentre egli rispondendo alle inchieste dell'autorità cercava di salvare da condanna il guardiano, del quale poi si prese affettuosa cura, si sentì dire dal generale Garibaldi: " Benedetto, VOl siete un UOn10 predestinato n· E predestinato fu davvero, perchè doveva toccare a lui, all'uomo della leggenda, all'unico superslite di una farniglia di eroi, di salvare la vita al suo Re. ( N è l settembre di quell'anno Garibaldi fu a Belgirate, ospite della famiglia Cairoli. . Erano assenti in quei giorni i due fratelli Enrico e Giovanni. Essi, che già erano stati a Roma nell'agosto, persuasi che per allora nulla vi fosse a fare per Roma, si erano recati a Parigi, all'esposizione. E che nulla vi fosse a fare in quei giorni Jo dilnostrò Garibaldi, recandosi da Belgirate a Ginevra, per la via del Se1npionc. Ricordo fra i compagni di viaggio Benedetto Cairoli, l Giuseppe Ceneri, Giuseppe Caldesi e Giovanni Basso, ai quali s'aggiunsero a Sion il dottor Tilnoteo RiboH, a cui 83 anni non rendono grave ·l'operosa vita di filantropo e di patriota, e Gustavo Friggesi col Caldesi e col Basso n1isera1uente spento.

l -31Altrove (1) ho narrato di questo viaggio, nel quale il popolo svizzero potè dimostrare tutta la sua a1nmirazionc pel nostro generale Garibaldi, e questi proda1nare, da Ginevra, la Roma della libera coscienza, la decadenza del potere temporale. Qui ricordo solamente che, nel ritor~o a Saxon les Bains, mentre ammiravamo i riflessi Cii luce di quella stupenda cascata, il corpo di n1u sica dello stabilimento suonava la sinfonia del Guglielmo Tell: musica jtaliann. che si riferiva all'Eroe di quella terra. Il generale Garibaldi chiese al Cairoli, che accolnpagnava colla voce la musica, di che si · trattasse : e, saputolo, soggiunse : " Voi, Benedetto, siete molto intelligente di 1nusica , : parole semplici, che, pur facendolo arrossire con1c una fanciulla, glì diedero gradita occasione di conversare con n1olta competenza e con squisito senso dell 'arte e della musica Rossiniana. r Ri valicato il Sempione, l' 11 settembre ci ritrova vamo a Belgirate, il 15 a Ginestrellc, e poi a Firenze, il 22 ad Arezzo, e poi a Sinalunga : qui l'arresto c la rclegazione del generale Garibaldi a Caprera. Ma incominciava il Jnovimcnlo per Roma. La convenzione di sett embre aveva obbljguta l' Italia uffici:ìlc a non ( lJ Nelle corrispondenze alla Gazzetta del PopC' lo di Totino .

- 32 pigliare nessuna iniziativa per Roma, ed anzi , ad impedire ogni t entativo esterno. Ma chi pot.eva itn pedire ai Rornani d'insorgere? J. Ro1nani hanno il diritto d'1:nso1·gere contro il lo?'O opJfressore : gli Italiani hanno il dovere di aiuta,rli (1) . Questi er ano i cànoni della doltrina garibaldina nel 1867. Di qui le sommosse interne, più volte annunciate, ma non se1n pre verificatesi: di qui l'accorrere di mi gliaia di volontari sul territorio ro1nano: di qui i viaggi dei fratelli Cairoli a Ro1na: di qui il loro arditissirno piano. I Cairoli, Enri co e Giovanni , venuti nell 'estat e a Roma, avevano riconosciuto il numero dei nemici bene organi zzati e insieme la man canza assoluta di gioventù atta alla grande impresa. Erano, in quel ten1po, oltre 15,000 i Romani fuori di Rom a : nerbo della popolazione, che allora saliva appena a 170 1nila abitanti. I pochi rimas ti non avevano arrni. Mentre, quindi, si avanzava.no le bande, c stringevano Roma dappresso, i fratelli Cairoli, trovandosi a Terni, divi- · sarono di scender e il Tevere in due barconi , e portare 200 fucili ad altrettnnti valorosi, che dovevano attenderli la sera dc.l 22 ottobre a Ripetta. I Cairoli coi loro settanta compagni, sul fare della notte, giunsero a Ponte (1) L r t.tera di Garibal d i a me rlil' elta il 24 settembre 1867

- 33Molle, ma la mancanza dei segnali li consigliò a non proseguire: epperò salirono sui monti Parioli, ivi attendendo gli avvenimenti. Quando fu la dimane, sbarrata la porta del Popolo da forte nerbo di truppe papaline, impedita ogni comunicazione coi con1pagni di dentro, apparve a Francesco Cucchi, il capo del 1novi1nento entro Roma, che muto e fremente s'aggirava sul Pincio, inevitabile la catastrofe, ben sapendo egli che i Cairoli non avrebbero cercato di salvare colla fuga la vita. Epperò il combattilnento di Villa Glori, ·che fu vittoria pei settanta, fu 1norte per Enrico Cairoli, per Antonio Mantovani, per Moruzzi (1). Le pagine in cui Giovannino Cairoli, che riportò, in quel giorno, cinque ferit e, ritrasse la storia eli quella spedizione, non possono essere lette che colla più grande co1nmozione: perchè, 1nentre rivelanb tutto il candore di un'anima gagliarda a morte fortemente devota, ci apprendono come l 'impazienza de1l'arrivare, per il ti1nore generoso di non poter aiutare a te~po i Ron1ani combattenti, fosse la cagione - prilna della catastrofe, che due giorni soli di ritardo, l'esito della battaglia di Monterotondo ed i fatti arditissimi e gloriosi di Giuditta Tavani-Arquati e co1npagni di Trastevere, avrebbero potuto evita1~e. (l) Ne fece egli stesso l a narrazione che venne poi completata in due interessanti opuscoli da B. E. Ma.ineri. 3

- 34E qui su quest'episodio, per il quale più specialn1ente fu fatta l'apoteosi della famiglia Cairoli, laseiate che vi legga il brano di una lunga lettera che il Giovannino n1i diresse, poco dopo liberato dalla prigione, cioè il 14 dicembre 1867: brano c~1e ritrae gli ultin1i momenti di Enrico Cairoli, indi- . menti cabile eroe: " Dopo il co1nbattimento a fuoco sostenulo dalla brava " sezione ch'io avevo l'onore di co1nandare, e_la carica alla " baionetta eseguita dalla rnaggior parte della banda (men- " tre il reslo guardava la Casa Grande, che doveva essere " l'ultimo nostro ridotto), ci trovanuno impegnati 1n una " fiera mischia corpo a corpo. " Vidi il mio Enrico scaricare il revolver sul capitano " nmuico, e dovetti provare la rabbia disperata di non poter " adoperare con abbastanza efficacia sui suoi assalitori il mio, " divenuto indocile; fui costretto impiegarlo a guisà. di " martello sul viso d'uno dei papalini che vedevo 1nuovere " contro l'adorato Enrico. ) . ., Durò vari minuti quella n1ischia fierissima; con tal " celerità: succedevano i fatti in quel lasso di te1npo (che " più d'ogni altro ebbe importanza per l'esito della spedì- " zione), che tutti non ·saprei riferirli. So che alla fine rni " trovai quasi sulla stessa zolla che ebbi a calcare appena " inc0111incin.ta la mischia; che il mio Enrico stava sulla " 1nia deslra s] vicino da sentirei scambievolmente al con- .

. '\ - 35- " t atto dei gon1iti. Davanti, quattro o c1nque dei n em1c1: " una scanca Cl fa cadere insieme, quasi abbracciati. " Disteso a terra, privo di forze, vidi però distinta- " 1nente quei manigoldi, uno per volta, scagliarci un colpo " di baionetta prhna di fuggire; non so se in quell'ist ante . " meglio potesse in loro la crudeltà o la vigliaccheria. " In ogni modo ebbimo il conforto di vederli alle " spalle ; povero Enrico nostro! ebbe i1 ,conforto del gr ande " Epa1ninonda; la loro fuga fu accompagnat a dalle impre- " cazioni di vigliacchi e bir banti, scagHate lor eontro dal " fratel mio e da rne. " Per un istante la copiosa perdita di sangue dalle " cinque ferite mi tolse i sensi; e quando rni svegliai dal " brevissimo letargo, mi parve destartn i da un doloroso " sogno. Presto . : . . presto assai, venni avvisato della " dura realtà dalla vista del mio Enrico e dal dolore dell e " ferit e. " Povera nostra 1na1nmina! " mi disse proprio " quando stava per formulargli io lo stesso mestissimo " pensiero. " Muoio , mi aggiunse. " Povero rnio Enrico ! " io pure ho una palla nel capo (lo cr edei fino al gior no " appresso) , _- " Ci rivedren1o, oh, lo sento! ci rivedremo " nell'altra vita , - " Ecco sciolto il problema. , - " Mi die' rispost a la quale tanto mi colpì da farn1i sovve- " nire, attraverso l'indebolin1ento della mente, essere già " stata quella frase pronunciata agli ultimi istant i di vita " da un grande dei secoli scorsi: credo da Turenna.

-36- " Intanto la n1orte s'avvicinava a grandi passi al fratel "' mio, ed io non sapeva dargli altro sostegno che del de- " bolissimo mio braccio destro. " Desidero essere traspor- " tato alla 1n ia tomba di Groppello , riprese, e $empre " con voce mirabiltnente fenna ; poi: " Saluta mammina, " Benedetto, Min... e gli altri. , Si drizzò poi sull 'anche " con n1oto convulsivo e ricadde . . . . . Morto il mio di- " letto Enrico ! Sentiva il rantolo dei feriti a me d'attorno; " chi amai . . . . . mi risposero le fioche voci di Manto- " vani, Papn.zzoni, Bassini. Questo caro an1ico, all' annunc.io " dell a dolorosissima perdita allora allora avvenuta, benchè " torturato rla parecchie ferite, seppe dire : " Vorrei po- " tcrrni trascinare fin lì per baciare il caro Enrico. , 'ç Quanta bellezza d' animo, nelle grandi circostanze, si può " rivelare in un solo istante; da tal momento quel gene- " r oso giovanetto, che n1'era appena conosciuto, 1n'è dive- " nuto un ben caro an1ico. - Poco dopo io pure credei " soccon1bere ; - la copiosissima perdita di sangue c " l 'acerba itnpressione della ferita di baionetta presso il " fianco e di quella morale al cuore m;avevano cagionato un " tale affànno che pareva l'alito vitale dovesse sfuggirmi da " un istante all 'altr o. .Salutai gli amici e li incaricai dei " saluti per n1ammina, Benedetto e gli altri : aggiunsi il " dcsiclerio di essere ambidue collocati nella ton1ba di Gr op- " pell a .. . ... ; quindi 1ni di sposi all a morte. , \

.. - 37 Giovani italiani! ogni volta che vi recate al Pincio, ove " ogni giorno il sole nascendo festeggia e 1norendo saluta " le imn1agini dei giovani eroi eternate nel bronzo , (1), ricordate queste parole di Garibaldi: " La Grecia· ebbe i " suoi Leonida, Ro1na antica i suoi Fabi e l 'Italia 1noderna " i suoi Cairoli , ; e recitate i versi di Carducci: « Apri, Roma immor tale, apri le porto .t. A ,' l dolce eroe che muore; « Non mai, non mai ti consacrò la morto << Roma, un più nobil core. « . . » Molto vi sarebbe a dire dell 'opera assidua di Benedetto Cairoli in Parla1nerito. Ma purtroppo non è possibile che il cenno. De' suoi discor si sono notevoli quelli per l 'incan1eran1ento dei beni dell 'Asse ecclesiast ico, per i fatli di Villa Russi, c sul libero insegnamento (febbraio 18G8); nell'ull imo dei quali così · esprin1evasi: " Con l'insegnan1ento superiore sussidiato dalla nazione " non può stare insieme anche il libero insegnan1ento? Essi " possono darsi r eciproco aiuto, come vedian1o in Gern1ania, (l) Parole ùi Guido Baccelli all'Argentina.

38 " ove prospera l'insegnamento con l'cn1ulazione, che e il " gr ande attrito delle idee , ( 1). Splendido fu il discorso suo del 31 gennaio 1871 ; quando svolse !:ordine del giorno per· assi(urare l'i1Ìdipen- . denza del Papa e di tutte le religioni col di1 ·itto comune. Non n1cno elevato fu quello del 31. n1nggio 1872 sull '·alla:i·gamento del suffragio; notevole, f~"a gli nltri, questo passo: " Ro1na fu educata discutendo e deliberando sui pub- ( " blici negozi . La forza morale di quella civiltà che ebbe " così lunga vita e lasciò incancellabili vesti gia in tutto il " n1ondo, si è fonn ata nell'esercizio dei diritti politici. , Voleva che tutti contribuissero aUa vita pubblica, ed egli, il più disinteressato di tutti, si doleva che la mancanza d 'indennità " ten esse lontana dal 1nassi1no ufficio civile la povertà, anche quando brilla nella più bella luce della ' virtù, della dottt·ina, del genio l , Egli che vita e sostanza, tutto , avea immolato alla patria; egli che sui fondi aviti pagava largo contributo d'imposte ; egli hon esitò mai un istante di fronte alle spese per l'eser- . cito c per la murina. Ben SCJ.peva egli, che una battaglia perduta in terra od in mare poteva esser e pagata con anni e lustri di r ovine e di lagrirne. (1) M. Amadei nel suo d iscor so eli Perugia riassunse meglio di tutti, finora, l'opera parlamentare eli Benedet to Cairoli .

-39Quindi cura coslante al tni glior i.llnenlo llclle con(lizioni dell 'Esercito e dell 'Armata (Di scorso , maggio 1873) . Sofferente per tante e tante cagioni, avea l 'ani tno aperto a tutti i dolori; e ripetutamentc difese, cori commovente linguaggio, le cause delle plebi 1·urali (inchiesla Bcrtani), dei 1n0est'l'i elementari, di f'ulti gli in segnanti, dei pat-rioti danne,qgiati, delle vedove, degli o1 '{ani. Povero Benedetto! e chi non ricorda fra noi qualche tratto della sua inesauribile carità? chi non lo ricorda in atto di accorrere soEecito alle chiamate di un' in fi nita serie d'infelici, o di acchiudere fretloloso, in una busta, un bi gl ietto, che doveva servire a lenire qualche n1iseria a lui solo nota? Abitudine questa, che era parte notevole della giornata di due altri grandi nostri, Giuseppe Avezzana e Nicola Fabrizi : ministerio di · carità, che vecchi onorandi adempivano con scrupolo deniro e f~ori del Parlamento. ( Nel 1876 la Sinistra P arlamentare venne al potere, ma nè nel pri1no, nè nel secondo Ministero Benedetto Cairoli ebbe parte. Troppo nu1nerosa, Ja Sinistra si divise c Benedetto Cairoli, sullo scorcio del 1877, fece partito a sè. Pesava a lui , sovratu~to, l' indugio nelle rifol'lne amtninistrative e politiche, e gli pesava più ancora la fretta che si aveva nel legare l 'Italia alle convenzioni ferroviarie. Quintino Sella, a destra, Agostino Bertani, all'estre1na sinistra, si erano risolutatnente dichiarali per l 'esercizio go-

) - 40verna ti vo delle ferrovie; c Benedetto. Cairoli voleva pru11a un'ampia inchiesta. I dissidii col Ministero si accentuarono per quistioni incidentali, e dopo la 1norte del Gran Re e quella del So1nmo Pontefice, dopo i due mesi di sosta dei lavori parlamentari, durante i quali era apparso che ben potevano funzionare, nell'epoca istessa e nello stesso t e1npo, due poteri. E, inauguratasi la nuova Sessiol)e il 7 marzo, il giorno successivo 227 schede di sinistra, su 30 astensioni e contro 123 voti dati al candidl1to di destra, affern1arono la riunione del partito nel non1e di Benedetto Cairoli. Egli accolse quella rnanifestazione con1e indizio di pacificazione degli animi e la nazione ne salutò con g1o1a la salita al potere. Il progra1nma del suo governo venne precisato in queste parole: non interpretazioni 1·estrittive delle le,c;gi: non disavanzo e neppure il macinato; non ctl1 eanze, 1na amzczzza since'ra con tutte le nazioni; allargamento del voto ammznzstrativo e politico. E cadendo 1'11 dice1nbre si sentì dire da uno dc' suoi più decisi avversari, il Finzi, il quale faceva ammenda di non averlo creduto devoto alle istituzioni, che du ,·,ante i pochi 1nesi del Ministe'ro Cairoli l'alto decoro del Governo venrJ e costantemente serbato, si most1·ò il più vivo rispetto alle le!J.f!i, e non si ebbe1·o a depl01·are atti .partigiani.

- 41In tre grandi votazioni alla Can1era del l).1aggio e giugno s' incontrarono i voti della Destra c della Sinistra ; ma venuta la legge del macinato le parti ripresero le loro . pOSIZIOni. Durante l'estate e l' autunno il Cairoli accompagnò il Re e la Regina nel loro viaggio nelle principali città italiane. Furono giornate di trionfo che ricordarono quel1 c di Vittorio Emanuele e di Garibaldi nel 1859 e nel 1860. Cairoli, il rappresentante dell'idea e dell'opera della rivoluzione, acco1npagnava il discendente di quella dinas tia, che da Emanuele Filiberto a Carlo Emanuele I, a Carlo Alberto, a Vittorio Emanuele, avea esposto cento volte la corona pe'r 1·ispondere al grido di dolore del suo popolo. Umberto, che aveva conosciuto ed atnato Giovanni Cairoli, quand' era ·ufficiale d' artiglieria, prese viva affezione pel fratello, che era divenuto suo consigliere, e questi lo ricambiò di pari affetto; ed il popolo italiano, che in quest'accordo vedeva assai più che l' accordo di due anin1e, plaudiva freneticamente al loro passaggio: viva corrente di simpatia che avvolgeva in un solo sentimento il Re e la patria; il giovane Monarca che s' era dato alla Nazione e il patriota antico che amorosamente curava le sorti del ne e dell'Italia. E quasi a far più bello quest 'accordo fosse mancato il suggello della trepidazione1 anche d' un sol istante, per un

-412comune pericolo, dovea sorgere una mano assassina, che, cercando il cuore del Re, trovasse in Cairoli ehi la trattenesse dal compiere il misfatto. Avvenin1ento questo che fece dire ad un oratore radicale essere apparso quasi che la ,generazione dei 1nar·tiri s'interponesse f"ra il figlio di Vitto1'io E1nanttele e il fert·o omicida (1). Le dimostrazioni che allora ebbe Benedetto Cairoli, in 1nigliaia d'indirizzi ed in diecine di n1edaglie d'oro coniate in suo onore, non furono superate che da quelle veramente straordinarie che ebbe la sua fredda saln1a in agosto e che egli ha tuttora in paese e fuoti. Venne in Parlamento il 5 dicembre, e mentre più acerbe erano state lanciate le accuse contro di lui pei fatti di Arcidosso, di Firenze, di Pisa e di Napoli, mentre la maggioranza (263 contro 189) era decisa a condannarlo, tutti unanimi i deputati s'alzarono e fragorosan1ente per più minuti l'applaudirono. .. Il 6 dicembre parlò nobilmente: egli che t·ifuggiva da tutti ·i pentimenti che potessero rappresentare una deplorevole t·itr·attazione di p1·incipii, " egli che sapeva che l'essere in pace colla coscienza è il solo balsa1no alle am-arezze delle lotte inasprite dalle passioni; egli si sdegnava della guerra mossagli a Sinistra, mentre trovava ragionata l'opposizione fat- (l) Deputato Lui& i Ferrari1 discorf!o di ~ertinoro ,

-43tagli dalla Destra, e con queste parole chiudeva ogni via ad accordi che avessero per base una transazione di principii: " Sappiate, , diceva, " che la mia vita ha una unità 1norale " di sentimenti che non mi permette la consigliata lacera- " zione del programma. La mia vita, nelle sue diverse fasi, " affronta il libero esan1e di amici e di avversari: ed io " acc_etto Intieran1ente la r esponsabilità dei miei atli c delle " mie parole. , Cadde, più popolare di prin1a in paese, pitl potente in Parlamento. Il Ministero che gli successe non potè reggersi che col suo aiuto e il giorno che questo gli n1ancò cadde anch'esso (luglio 1879). Si formò allora il secondo Gabinetto CairoJi, per dare luogo al terzo, a noven1bre, con base parlamentare più allargata. Co1ne avea il 9 giugno del 1879 dal suo scanno di deputato parlato per Firenze, perchè la gent~ile città non scontasse con perpetuo pianto il precario onore, che seppe deporre con gittbilo, quando l'Italia ricupe1~ò la sua vm·a, capitale, così Ministro (1) volle guarentù·e con uno speciale disegno di legge il sollecito compi1nento delle ope1·e destinate a (a1·e di " Roma la degna capitale e ad ùnprimervi durevolmente le tracce della sua n·uova vita. ( l) AMA DEI , discorso citato.

-44Non era nè poteva essere quel progetto di legge tutto quello che si poteva fare per Roma, n1a fu mollo avuto riguardo alle opposizioni allora incontrate. Ora il Cairoli ed Agostino Depretis, Nicola Fabrizi, Quintino Sella e Francesco Crispi che con lui lo difesero, hanno lasciato a quest'ultimo, il solo che ci sia dato salutare superstite, la responsabilità e l'onore di cotnpiere l'opera iniziata, riparando ad un tempo agli errori commessi e provvedendo efficacemente perchè la nuova civiltà e l'idea novella abbiano qui la loro hnpronta, e la terza Roma sia anche nel suo decoro esterno la rappresentante vera di un' Italia grande ed unita. E la sua vita contrastata ed operosa ci assicura che Francesco Crispi adempirà il legato di Benedetto Cairoli. Non ricordo nè l'abolizione del macinato nè quella del corso forzoso, nè le feconde discussioni che assicurarono ad un altro Ministero l'onore delle riforme politiche. Solo noto che il Ministero Cairoli fu operosissimo e che esso tenne fede al suo programma. E, spinto oramai dal tempo, non mi soffermo sul fatto di Tunisi (1). Il fatto di Tunisi venne preparato nel 1878. Se vi è responsabilità, essa ad altri risale. Torto del Cairoli fu l'aver ~ i-Q J,. , (~ u questo punto e sugli accordi con Bismarck nell870 leggere quanto , ) ,... , ' q ha • · itto Leone Carpi nel VI volume del Rism·girnento Italiano. ..., c; "cSVfJ0\'2>

45creduto che uo1n1n1 eminenti non potessero dire il rovescio di quello che facevano: torto di aver creduto che gl 'insegnamenti della storia avessero a tutti giovato. , Sapeva egli qualì guerre si fossero combattut~ ogni volta che Cartagine fu in mano di nazione potente e, mantenendo lo sta tu quo a Tunisi, voleva non solo togliere le cagioni di un dissidio, ma allontanare un pericolo. Sapeva che l 'occupazione . per parte d'Italia poteva essere fonte _di guerra, e non accol se l'insidiosa proposta. Sapeva d'altra parte quanto con11nercialmente fosse potente la colonia italiana a Tunisi, e questa aiutò efficacemente colla ferrovia Goletta-Tunisi, ed io ben , ricordo, come egli, che prudentissilno era, sentisse, su questo argo1nento, l'avviso dei principali uomini del Parlamento. Ebbe torto a non ricordare e la spedizione di Ancona del 1832 (1) e quella di Ro1na del 1849: e però si commosse ai (l) Meno nota di quella del 1849 è la spedizione francese del 1832. Epperò la ricordo citando, seuza commenti, le parole di Paul 'rlÙueauDangin nel I dei volumi della sua stori~ de la mon(wchie de j uillet: " Le 22 février 1832 la peti te escadre arrivai t en vue .d' Ancone; le r égiment, débarqué en silence, enfò11çait les portes qu'on r efusait de lui ouvrir, et, le lendemain matin, la popul~tion stupéfaite voyait la ville et la citadelle occupées par nos soldats; notre drapeau flottait à cOté du drapeau pontificai. n Dopo aver qualifioato l'atto di Casimiro Périer, che lo ordinò, di viol ento e brutale, lo storico continua: " Nos troupes venaient, sans doute, non pour déf l:' udre !es i1tsu1·gé8 coutre les Autrichims , mais pour disputer à ceux-ci , , l'honneur de protéger les Etats de l'Eglise. Peu de semaines auparavant, nous avions amiablement proposé notre intervention au Pape, et celui-ci l'avait décliné. ,

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