Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

• assato resente 1977 Le contraddizioni dello sviluppo: A. Caracciolo 1996 Che cos'è il lavoro: G. Friedmann 2018 Il sin•dacato nella fabbrica moderna: F. Momigliano 2030 Analisi sociologica del partito: A. Carbonaro 2078 Dibattito su << Il Politecnico »: A. Guiducci 2088 La tragedia del Sud Africa: R. M. Segai 21I3 Sviluppo economiro del/'Afganistan: G. Busino ·-------------------------------- I cattolici nella politica italiana: posizione e programma della <<Base>>L:. Granelli, C. De Mita, S. Fontana, N. Andreatta n. 15 lllaggio-giugno 1960 Bib·ioteca Gino Bianco

Sommario COMMENTI Il prezzo della benzina - Partito e deputati cattolici - Il manifesto della democrazia laica di sinistra - << Passato e Presente»: un fronte delle opposizioni contro il P.C.I.? (di Antonio Giolitti, Claudio Pavone, * * *, Sergio Alberti). Alberto Caracciolo, Le contraddizioni dello sviluppo George Friedmann, Che cos'è il lavoro? Franco Momigliano, li sindacato nella fabbrica moderna Antonio Carbonaro, Sul/' analisi sociologica del partito politico ' REALTA ITALIANA I cattolici nella politica italiana: postzione e programma della << Base>>, a cura di Luigi Granelli, Ciriaco De Mita, Sandro Fontana e Ni,no Andreatta. Armanda Guiducci, Antologia e dibattito su « Il Politecnico>> MONDO CONTEMPORANEO Ronald M. Segal, La tragedia del Sud Africa Giovanni Busino, Note sullo sviluppo economico del/' Afganistan NOTE E SEGNALAZIONI a cura di Alberto Aquarone, Luciano· Gallino, Fa·bio Merusi, A. M. Il presente fasci~olo, Ji 168 pagine, è in vendita a L. 600 Biblioteca Gino Bianco

• Commenti I IL PREZZO DELLA BENZINA La riduzione del pre.zzo della benzina decisa dal governo Tambroni dovrebbe essere un campanello d'allarn1e per i partiti del movimento operaio e per le organizzazioni sindacali. Dovrebbe essere un'occasione per correggere, sia pure in extremis, gli errori di una politica di opposizione costruita troppo spesso sulla base di un malcontento qualunquistico, sulla di/ esa di interessi di tipo corporativo, · su agitazioni per richieste incompatibili con un organico e coerente program1ma di sviluppo economico. . La riduzione del prezzo della benzina, non inquadrata nelle linee di un program·ma di sviluppo, è stata una delle tante richieste improvvisate e incoerenti. L' on. Tambroni ne ha astutamente approfitta~o, per compiere un'operazione che ha un preciso co11tenuto di classe. Non vale cercar di nasconderlo sotto il luogo comune che anche lo operaio ha o vuole avere l'utilitaria. La sp,inta al consumo dell'automobile, in Italia, non corrisponde ai bisogni reali .degli operai, de,i contadini, della parte piu povera e piu numerosa della popolazione. Non siamo ancora una affluent so,ciety. I bisogni che hanno il massimo grado di priorità sono quelli . relativi alla istruzione, alla igiene, ali'alimentazione, ali'abbigliamento, alle condizioni di abitazione, ai trasporti collettivi. Per chi è assillato da bisogni di questo ordine, l'automobile può tutt' al piu costitiure un desiderio, instillato dalla persuasione occulta e palese che esercita il modello di consumi presentato . dalla società in cui viviamo. Coltivare questo desiderio significa aggravare l'alienazione umana di chi, per p,oter veramente vivere al, l1 ivello della propria dignità di uomo, deve pri1na soddisfare altri bisogni. Come potrebbero prestarsi a una simile operazione le forze politiche che si richiamano al movimento di classe? Se lo facessero, vorrebbe dire che i partiti del. movimento operaio hanno rinunciato a proporre alle classi lavoratrici la prospettiva di una socie.tà diversa da quella capital,istica non soltantò per il sistema di produzione e distribuzione del reddito ma anche - e soprattutto - per la scala di valori umani che -presiede al suo tipo di civiltà. Nessuno pensa, evidenteBiblioteca Gino Bianco

• 1970 Comnienti mente, che quella aperta dalla riduzione del prezzo della benzina sia una prospettiva di "automobile per tutt~ ": e se, per assurda ipotesi, lo fosse, sarebbe una prospettiva socialista? Basta porre questa domanda per capire che si deve rifiutare, per ragioni fondamentali di principio e di metodo, la scelta politica e di classe annunciata dalla riduzione del prezzo .della benzina. Che ,di scelta si tratti, nel senso piu preciso della parola, non c'è du·bbio: è scelta rispetto all'impiego alternativo di risorse economiche. Si sceglie a favore di un consumo che corrisponde agli interessi di ben determinati gruppi capitalistici e alla domanda effettiva o potenziale della borghesia, di larghi strati del ceto medio, di alcune ristrette aristocrazie operaie. Si sceglie a scapito dei bisogni sempre piu urgenti e sempre insoddisfatti, che vanno dalla ricerca scientifica alle fognature, dalla scuola all'acqua potabile, e via dicendo. L'accap1 arramento d,i mezzi finanziari, pubblici e privati, da parte dei consumatori di automobile, è di un'entità difficil1nente calcolabile: già ne abbiamo indici allarmanti in Italia, nella crescente spesa pubblica per autostrade (di cui la parte gravante sull'IRI, che non ha comp·iti di AN AS, ha raggiunto la preoccupante altezza di 44,8 miliardi nel 1959), nel crescente costo dei trasporti pubblici uf- . bani a causa degli ingorghi di traffico, nello spreco di risorse in servizi a carattere prevalentemente pubblicitario, nelle spese dei grandi comuni per la regolazione del traffico e il parcheggio. Il problema non è se si debba favorire o contrastare il maggior consumo .di automobili; è se si debba o no attribuirgli il massimo grado di priorità. Noi pensiamo che no. Pensian10 che la scelta dei socialisti deve essere nettamente, qua1itativamente diversa. da quella capitalistico-qualunquista del governo Tambroni: diversa in termini di classe, di politica di sviluppo, di valori civili e umani. Può darsi benissimo che a un certo punto, su quella scala di valori, anche noi troveremo l'automobile: ma non ci sembra che la maggioranza degli Italiani abbia raggiunto quel gradino. a. g. PARTITO E DEPUTATI CATTOLICI La cronaca della cri.si ;di governo ha registrato un contrasto fra segreteria e direzione del partito da una parte e grup-pi, parlamentari democristiani dall'altra: ·mentre infatti ·gli organi di partito sembravano faticosamente e a mezza bocca gi,ungere alla accettazione delle formule di centro-sinistra, i ·gruppi parlamentari hanno costituito il luogo ove BibliotecaGino Bianco

• Partito e deputati 1971 gli oppositori idi •;quella scelta hanno dato e vinto la loro battaglia. Il partito, d1unque, è piu a sinistra dei suoi deputati e senatori.? Nella situazione di istituzionale trasformismo, propria ·della democrazia cristiana, oarebbe azzardato dare una risposta precisa a questo interrogativo. E' possibile, tuttavia, abbozzare al ri.guardo due ordini di considerazioni. Nel discorso che da ,pi.u parti, •questa ti vista ·compresa, viene condotto intorno al malanni insiti nella struttura gerarchica, burocratica e accentratrice del partito moderno, la vicenda della democrazia cristiana serve a richiamare l'attenzione sulla necessità che la critica ai partiti si qualifichi sempre in modo netto nei sum motivi ispiratori e nelle sue finalità, se non si .vogliono creare nuovi e pericolosi equivoéi. Esiste - è ben noto· - una tolemica da destra contro ld' partitocrazid', che si serve, ·come argomento nobile, della rivendicazione della di- . gnità e autonomia del parlamento. E' il tipo 1 di critica che ha avuto nel discorso di Merzagora una clamorosa manifestazione, e che echeggia la nostalgia de/ile consorterie di notabili per i tempi in cui, in virtu del suffragio n"stretto e uninominale, esse dominavano il parlamento, le amministrazionf locali e l'intera vita pubblica del paese. Appare chiaro che l'alternativa alla tirannia dei partiti e alla "ingerenza loro nella giustizia e nell'amministrazione" ( per usare le parole di un classico delile origini di tal tipo di polemica) non può essere quella di un parlamentarismo alio stato puro che, almeno in Italia, rappresenterebbe il trionfo del vecchio clientelismo e dei, 'moderni gruppi di pressione. Non bisogna dimenticare cosa i partiti hanno rappresentato di progresso nel rom-pere il sistema di rappresentanza politicq, imperniato sulle clientele elettorali; e, sopratutto, occo-rre prospettare alternative democratiche •concrete, sfuggendo al risucchio dell'i"ndifferenziato pastone· proposto dalJa destra, che . attacca i partiti per colpire la de- . . mocrazta. Questo è certo un discorso complesso, che non può essere svolto in una breve nota. E' piuttosto pref enbile richiamare l'attenzione sul significato particolare che il contrasto direzione del partito-gruppi parlamentari· acquista nella democrazia cristiana. Alla partecipazi·one dei cattolici. alla vita pubblica in forma di partito è stato fatto credito come a modo che avrebbe permesso di svincolarne la azione politica dalla. soggezione diretta alla gerarchia ecclesiastica. Il partito popolare prima, la democrazia cristiana dopo, furono, al loro sorgere, accolti con fiducia anche in ambienti democratici, nel presupp,osto che i cattolici italiani si sarebbero avviati, per quella strada, ad operare !politicamente attraverso uno strumento per quanto possibile autonomo ·e dotato di una sua propria e otiginale struttura. Biblioteca Gino Bianco

1972 Commenti E' il caso di ritessere la storia delle pesanti e ricorrenti smentite a ,questa fiducia? idi ricordare che il Vaticano scelse l'accorrdo diretto con Mussolini, scavalcando ,e abbandonando al suo destino il partito popolare, già avvilito ed esautorato, fra l'altro proprio lda operazioni tipo il "pronunciamento'' dei senatori "contro la politica del partito", denunciato poi da Sturzo? Oggi sembrano ripetersi esperienze analoghe .. Scricchiola la struttura organizzativa della democrazia cristiana, e attraverso le ..smagliature dell'apparato di partito compare in primo piano il ben -pi,u efficiente ,app&rato ecclesiastico, che tratta direttamente con deputati e senatori, elettoralmente legati al clero e alle molte associazioni cattoliche .e paracattoliche. La '' partitocrazia'' subisce indubbiamente una umiliazione: ma chi se ne ,avvantaggia non sono certo la dignità e la autonomia del parlamento, bensz le forze piu retrive del paese, alla ricerca 'd1: soluzioni franco-portoghesi. Il partito cattolico svela cosz, ancora una volta, l'equivoco di fondo che presiede alla sua esistenza; e la sua forma moderna viene travolta da un contenuto intnnsecamente ribelle. · Certo, oggi· la democrazia cristiana è al potere: e non d'avrebbe perciò rinnovarsi in modo p·edissequo la vicenda post 1922. Piu che alla messa da pqrte del partito cattolico_, oggi, si tende a svuotarlo come organismo programmaticamente autonomo e che dovrebbe essere ·capace di decisioni politiche scaturenti da una normale dialettica interna. Sembra davvero impossibile: ·ma la democrazia cristiana è ancora un partito troppo laico, è ancora troppo partito, istituto nato sul terreno della moderna soci.età ,civile e che porta in sé, anche solo nel nome, questo i.suo peccato di origine. Mèglio perciò gi,ocare insieme il ricatto della ,unità del partito e quello degli "obiettori di coscienza": intanto non di coscienza si tratta, ma di soggezione ad una autorità cui sola spetta di sciogliere e di legare. c. p. JL MANIFESTO DELLA DEMOCRAZIA LAICA DI SINISTRA Ha avuto meno eco di quanto non meritasse, forse a causa del turbinoso momento in cui si è inserito, il manifesto che un gruppo di riviste ha lanciiato nell'aprile scorso a iniziativa di << Democrazia moderna». BibliotecaGino Bianco

• Democrazia laica 1973 Il manifesto rappresenta la netta determinazione di un ampio settore di democrazia laica ad assumere impegni d-i intransigenza contro la destra e di azione democratica, in collaborazione con forze di ispirazione socialista e contro ogni allettamento alla copertura del vecchio gioco << centrista >> dei democristiani. Ed ha tanto piu valore in quanto compare in un momento in cui il fallimento di un tentativo molto serio per un governo di centro sinistra avrebbe potuto disorientare o . , scoraggiare. Quel che fino a ieri restava solo un indirizzo di uomini di qualche partito o ·giornale, e che perciò poteva anche apparire come fatto tattico, connesso a una situazione contingente, viene portato nel mani- / esto a livello di piu piena consapevolezza. L'esplicito riferimento critico al passato sottolinea il travagtio _da cui esso sorge. Le firme che lo sottoscrivono sono testimonianza di un fenomeno non isolato, ma collettivo e ben ponderato. La sede in cui viene presentato gli attribuisce un significato di cultura. S'intende che la nostra simpatia, il nostro apprezzamento per questa presa di posizione che è garanzia per i giorni ci aspettano, non potevano bastare ad unire anche « Passato e Presente >> ai proponenti di quel documento. E ciò sia per una ragione per dir cosi << biografica», che per una ragione pobitica piu profonda, che non c'è ragione di nascondere. Tre anni fa, nel momento in cui prende,va vita la rivista, delimitammo quel comune « impegno socialista » che si saldava al nostro impegno culturale e che riassumeva la pluralità di opinioni che << Passato e Presente>> si accingeva a mettere a confronto. La nostra esperienza politica non era mai stata quella della << politica centristica » e delr « equilibrio quadripartitico »,. alla quale si richiamano gli estensori del · suddetto manifesto; non possiamo no.i far datare dal 1953 gli effetti negativi di quella politica, della quale anche negli anni precedenti avevamo denunciato il cara-ttere conservatore e im.mobilistico; non crediamo assolutamente che il bilancio degli anni passati e il programma per l'avvenire debbano avere come fon,damentale parametro l'efficacia della opposizione al comunismo. Non abbiamo mai esitato a denunciare le voci passive del nostro bilancio: anzi, tra i nostri sforzi piu tenaci è proprio quello dii metterle in luce, di analizzarle, di di$cuterle, ma non limitandoci agli ultimi sette anni bensi ,,,isalendo agli anni dell'immediato dopoguerra, a quelli della Resistenza e dell'antifascismo, e considerando gli aspetti negativi e positivi della azione comunista. Non sottovalutiamo l'importanza del metodo demo- . cratico come elemento programmatico fondamentale: anzi, potremmo dire che tutte le nostre indagini vertono, esplicitamente o im·p~icitamente, intorno ai problemi della democrazia nel mondo contemporaBiblioteca Gino Bianco

1974 Commenti neo; ma crediamo che ciò sia con,dizione necessaria, non sufficiente, e che occorra, per un programma d,i politica democratica nell'Italia di oggi, un con.tenuto socialista, e soprattutto la capacità di esercitare non una efficace opposizione al comunismo, bensi una valida lea.dership socialista, sul piano politico e culturale, che sappia impegnare fattivamente anche le forze comuniste nel/' opera di tr_asformazione democratica delle strutture economiche e sociali. Non è1è nulla, nei rilievi che facciamo, che debba suonare men che amichevole per i firmatari del manifesto. C'è invece il desiderio di una piena chiarezza reciproca, tanto piu necessaria quando si conviene in una lotta comune. << PASSATO E PRESENTE )) : UN FRONTE DELLE OPPOSIZIONI CONTRO IL PCI? .. Sono passati esattamente tre anni da quando si delinearono i propositi della rivista che poi prese il nonie di « Passato e Presente». · Al programma 1 iniziale e al modo come lo abbiamo attuato nel corso di una quindicina di numeri molte critiche possono esser fatte, tranne quella di non aver dichiarato apertamente e mantenuto coerentemente l'intento d,i condurre un discorso a più voci, non vincolato a posizioni precostituite d,i partito o di gruppo, di mettere a confronto opinioni ed esperienze diverse sui problemi del niovimento operaio, della cultura marxista, dello sviluppo democratico. Dovremmo perciò stupirci che un critico de << l' Unità» - nella persona di Paolo Spriana, che pur dovrebbe conoscerci - dopo aver letto un articolo di Livio Maitan sull'ultimo congresso del Partito comunista italiano si sia chiesto con n1olto furore se gli opportunisti-revisionisti -di << Passato e Presente » abbiamo " virato di centottanta gradi",· accettando in nome del/' anticomunismo l'amplesso con gli " ultimi trotschisti ". Ma in verità non siamo sorpresi perché conosciamo abbastanza a quale schema obbligato debba attenersi lo Spriana in queste circostanze. << Passato e Presente» ha da essere una rivista "anticomunistà di destra"; se traliigna e scantona, si va addirittura a scomodare - tanto per trovare un altro schema di comodo - il " blocco delle opposizioni " di staliniana memoria. ,<< l' Unità» invece sa benissimo, e finge di non sapere, che dal primo giorno e fino ad oggi siamo stati -Z.ietidi avere, accanto· alle alBibliotecaGino Bianco

• Fron•te delle opposizioni? 1975 tre, collaborazioni di alcuni comunisti; che Livio Maitan aveva scritto per noi già dai primi numeri; che eravamo nati, si può dire, con un contraddittorio (fra Giolitti e Colletti) e che altri dibattiti, dissensi, tavole rotonde, abbiamo sempre portato avanti ( ultima la discordanza fra Maitan e Vasconi a proposito dell'India). Noi cerchiamo di illuminare da angoli diversi e di sciogliere con uno sforzo comune certi nodi centrali della nostra vita politica e del pensiero conduttore del socialismo contemporaneo. Per far questo, eravamo e restiamo ·disposti , a passar sopra a posizioni precostitu·ite, pigrizie mentali, feticci dottrinari o di partito. Ma volevamo e vogliamo farlo entro e con il movimento reale che poggia sulla classe operaia e sulle forze piu vive del paese. Non ci adattiamo alle etichette, né agli anatemi di chi ci giudichi "ancora inficiati di cripto-comi1:nismo" o viceversa "inguaribil- . . . , , mente antzcomunzstz . C'era una bella occasione per il sereno approfondimento di alcuni temi relativi al Partito comunista: la ricerca sulle vicende del 1956, attraverso testimonianze come quelle da no'i pubblicate. Avevamo consapevolmente evitato di metter fuori scritti viziati da eccessiva passionalità, volevamo che si restasse il piu possibile nel carattere del "documento". La stampa comunista ha taciuto di questi articoli: e se siamo lieti che abbia con ciò riconosciuto, implicitamente, la correttez.za dei fatti come venivano esposti, ci dispiace eh-e abbia perso un'occasione per contribuire a sua volta con testimonianze e rilievi. Una tesi, comunque, avanzammo nel presentare quelle testimonianze: che il movimento che fu detto ''revisionista"~ polemico col cent1"0 del Partito comunista italiano e di quello sovietico e in ispecie con lo stalinismo, avesse originariamente e sostanzialmente un significato .. di sinistra, come apporto di forze giovani, non legate all'apparato d·ei · funzionari, desiderose di chiarezza nei principi e di franchezza nelle scelte. Una tesi troppo au·dace? Andrà meglio verificata? Può essere. Ma è un peccato che <<l'Unità» ne abbia taciuto, forse per non turbare lo schema che faceva di << Passato e Presente» una deviazione di destra. La vera difficoltà in tutto questo discorso, difficoltà che Paolo Spriavo non sembra neppure sospettare, non nasce secondo noi da una incongruenza dei critici del movimento comunista. Essa deriva invece da certe incon:gruenze, o se si vuole da quei complessi aspetti e molteplici componenti che sono intrinseci a tale movimento. Quan·do consideriamo il PCI, per esempio - non siamo i primi a dirlo, né per la ,prima volta - troviamo contemporaneamente manifestazioni che si . possono giudicare troppo massimalistiche o troppo opportunistiche, rigide o possibiZ.iste. A volte ti chiedi se il PCI abbia mancato di decisione rivoluzionaria in momenti cruciali, ed altre volte se abbia danBibliotecaGino Bianco

1976 Comm~nti neggiato certe battaglie con un "tanto peggio tanto meglio". Credi di cogliere le ragioni dell'insufficiente suo peso sulla biliancia politica nella troppa disinvoltura dei suoi indirizzi di larga unità, e le ritrovi poi anche nel rovescio, cioè in un radicato culto del partito conie tale. Questo è il fenomeno oggettivo che ci viene incontro ogni volta che ci occupiamo del movimento comunista, e eh~ d,el resto è sempre al centro del dibattito interno, piu o meno esplicito, del PCI. E' un fenomeno ·molto simile, probabilmente, a quello che Lenin bollava come "centrismo", ma ha trovato forme diverse e piu evolute attraverso le esperienze dell'ultima guerra e il crescere di un grande settore di Stati a direzione comunista. Il vecchio schema dei nemici i quali, camuffandosi in vario mano e talvolta in modo estremistico, congiurano contro 1 il genuino ed unico partito della classe operaia, viene ancora adoperato, e lo adopera Spriana con noi: ma resta un diversivo. E' un fatto che il movimento comunista, piu che mai in I~alia, nel suo procedere ha portato con sé determinate contraddizioni, che si possono cogliere da punti d'osservazione diversi.• E << Passato e Presente» ha interesse a comprendere queste contraddizioni, nel suo sforzo di indi-.. viduare ciò che ostacola e ciò che può favorire da noi soluzioni socialiste. s. a. . BibliotecaGino Bianco

• LE :CONTRADDIZIO·NI DELLO SVILUPPO Vna dimensione non arbitraria. Fra le cose nuove che il ,barlu,me di distensione mondiale ha portato, vorremmo met,tere anche un fenomeno che riguarda cultura e senso comune. E cioè la tendenza - forse anzi, ,dopo m·olti anni, -di nuovo la possibilità - a guardare piu lontano .della vicen,da quotidiana, a riflettere, preoccuparsi, program,mare su ,problemi ·di lungo periodo e di portata non solo nazionale, né limitatamente sopranazionale. Ognun·o potrebbe citare esempi, piccoli e gran-di, ,di questo orienta·mento. Lo si riscontra in scienze diversissime com·e la . . urbanistica o la politica economica o la biologia, dove questa dim,ensione veniva proposta non da oggi, ,ma restava spesso soverchiata ,d~ sollecitazioni piu immediate e circoscritte. Ne ,danno egualmente riprova, se vogliamo, ceflti titoli di libri che cominciano anche in Italia a,d .affollare le li,brerie, a circolare tra un pubblico non soltanto di esperti, ultimi ora q·u•elli del Sauvy 1 e ,del Bernal 2 • Persino il convegno scientifico tenuto a Vevey per 1discutere il futuro rapporto fra popolazione e mezzi •di sussistenza, benché non fosse il primo -del genere, stavo1- . ta ha fatto parlare di sé quotidiani •e ·periodici a rotocalco. Si ,direbbe che l'interesse ·dell'uomo ,della strada per le scoperte scientifiche cominci a·nzi, se non ci illu,diamo, a spostarsi dalla conta ·dei vantaggi ·di potenza di uno o l'altro dei due campi mon·diali vers·o una piu serena misura ·di possibilità - o di per~coli - che- valgan-o global,m,ente per il genere .u·mano. 1 ALFRED SAuvv, Poca terra nel Duemila, Laterza, Bari 1960. 2 JoHN D. BERNAL, Mondo senza guerra, Editori Riuniti, Roma 1960. Biblioteca Gino Bianco

1978 Alberto Caracciolo Una problematica, fin·o a ieri considerata ai limiti con la fantascienza ,o,coll'illusione filantropica, comincia ad assu·mere cosi una ,dimensione _piutangibile, non ·del tutto arbitraria. E ci invita a ripren,derla e considerarla ·da qualcuna ,d·elle st1e molte faccie. Troppi o troppo pochi? E incominceremo, dato .che tanto ed oppo!itunamente se ne parla, dal fatto demografico. Le statistiche degli ultimi decenni son 11 a stupire, a 1dirci il ritm·o straordinario ,dell'accresci,mento in atto. In tutto il mon,do, ricor,da il Sauvy, nel 1800 si toccavano i 907 milioni di a,biitanti, nel 1850 i 1.175 milioni, neil 1900 i 1.620, nel 1950 i 2.476, e oggi si superano i 2.900: il tasso ,d'incremento annu-o passa in •Un secolo e mezzo dallo 0,3 % all'l,67 %, con parecchie prunt1e oltre il 3 °!~. Quanto al1' avvenire, anche tralasciando le eventualità piu spinte, ·una previsione « me·dia >> ,delle Nazioni Unite fa salire tra quarant'anni la popolazione •dell'Africa a 663 milioni (da 216 milioni del 1955), quella ,del iN·ord A·merica .a 312 (da 182), ,del Centro e S·ud America a 592 (da 183); ,dell'Asia a 3.870 (da 1.490), •dell'Oceania a 29 (da 15), .dell'Europa a 568 (da 409), ·dell'URSS a 379 (da 197): il mon,d·o intero, con i suoi 6.267 milio,ni .di abitanti, in quattro decenni risulterà moltiplicato per due volte e ,mezzo. ,L'in.cremento, inoltre, sarà estre·mamente diseguale, accentuandosi proprio nelle aree pill povere, e favorendo le classi pill vecchie nella « piramide » delle età. Un complesso di cause sanitarie, tecniche, ,economiche << ha distrutto o sta per distruggere leggi e,d equilibri millenari», come dice il Sauvy, nel rapporto fra la popolazione e il suo ambiente 3 • Queste previsioni, accompagnate ,dal rilievo •dell'impossibilità, con i .mezzi che oggi si possono ·programmare, ,di seguire la curva ,dem-ografica •con una curva ,d,ellaproduzione e della ,dis,poni 1 bilità economica altrettanto rapidamente ascendente, 3 SAuvv, op. cit., p. 18. Biblioteca Gino Bianco

• Contraddizioni dello sviluppo 197S) hanno giustamente destato l'allarme. E nessun uomo responsabile può contentarsi ·di chia,mare in soccorso, come fa in un suo commento Pa•olo Mon-elli, l'apostolo Matte·o, per ripetere evangelican1ente: << ,Non vi inquietate per il domani perché il -domani avrà le sue inquietu-dini >>.Tanto meno ,davanti a . queste cose si può cavarsela, col Monelli, ·mediante qualche battuta: « A,bbiamo già abbastanza seccature quotidiane, calamità ricorrenti, malanni morali e fisici: i soldi che non bastano ·mai, il governo che non si fa, la benzina troppo cara, i figli che non ,ci ubbidiscon·o, la .moglie che si emancipa>> 4 • Il ·problema è reale, il fenomeno è ,misura,bile, e ci manchere-bbe altr•o che a questo punto ,dello sforzo per dominare le condizioni per la propria esistenza ed il proprio avvenire l'umanità rinunziasse all'intervento su questo che può dirsi il crocevia in cui si incontrano i risultati .di secoli di progresso. Alcuni •episodi,di cronaca confermano, ,d'altronde, che nell'opinione ,pubblica -dei ,diversi paesi si approfondisce la discussione intorno ai movim,enti ,demografici, allo squilibrio fra ,diversi popoli •e territori, alle future possibilità ,di sussistenza sulla terra. Qualche mese fa si è avuta una presa di posizione ,della maggioranza ·delle chiese ,degli Stati Uniti, esclusa la ca_ttolica, a favore_-del birth contro/. La -discussioneha una veste soprattutto religiosa e morale, che qui non ci interessa, ma è a.nche in,dicativa ,dell'avvertita esigenza ,di ass·u·merein questa materia responsabilità chiare davanti ai f.edel_iF. ra gli stessi cattolici a·m•ericanisembra che n·on manchino ,dubbi e i,mbarazzi, d-erivanti ,dalla pressione ,di un orientamento neo-mu1thusiano n•ella coscienza comune ,di popoli che vivono in aree di « benessere>>. Altre volte si sentono avanzare, anche in sede scientifica; preoccupazioni :demografiche motivate in modo gravem,ente reazionario e razzistico. Ne aveva già -dato vistosamente il se- .gnale, ·qualche ~nno fa, il libro ,del Vogt 5 , imperniato sul << pe4 Cfr. su « La Stamp.a » del 27 aprile 1960 l'art. comparso col titolo Inutile affannarsi oggi se gli uomini saranno (forse) troppo nume,·osi nel duemila. 5 W1LLIAM VoGT, . Road to Survival, 1948. ibl.iotec Gino.Bianco

1980 Alberto Caracciolo ricalo >>del proce,dere di torme affamate e barbariche di popoli troppo prolifici, e propenso a suggerire per i settori piu « ,deboli >>,e arretrati ,del mo,n,doo un radicale malthusianesi,mo o l'a,bbandono alla fa,me e alle malattie. E·d ora al convegno di Vevey ,qµalche studioso, a •quanto leggiamo nelle cronache di sta·mpa, ha gettato l'allarme per la civiltà •ocicdentaleminacciata sia ,dalla diminuita mortalità ,e arretratezza ,dei popoli << ,di colore >>,sia ad.dirittura dalla << grave sfida >>,del progresso agricolo cinese, «che sembra si sia stabilito al ritmo .dell'8 per cento>> 6 • In fondo gli argomenti sono in questo caso gli stessi che determinano le preclusioni all'immigrazion·e, ·e in ispecie all'im•migrazione ·da paesi «inferiori~>, le stesse che preoccupan·o i colo,ni francesi .d'Algeria di fronte alla natalità •doppia~ presso le popolazioni native, che spingono i boeri a restringere la mano d'opera negra nelle riserve o a porre divieti alla sua assunzione al lavoro. E·d è forse diverso il senso ,del discorso, fatto in paesi << progre•diti>>,sulla necessità .di restare numerosi per essere forti? Quel ,discorso che ab.biamo sentito affiorare temibilmente, di recente, sulla bocca .di un :cance}lierete- .desco come Konrad A.denaruer: << Noi tedeschi sia,mo troppo pochi >>,do,bbiamo avere piu figli e premiare le famiglie numerose 7 • I comunisti davanti al problema de1nografico. Il Sauvy esa.mina a lun,go nel suo libro, le concezioni com·uniste in materia ,di popolazione, dalla iniziale intransigente polemica antima:lthusiana ,di Marx alle posizioni attualmente .dominanti in Cina 8 • Egli ritiene ,di poter cogliere qualche segno ,di minore rigid•ezza da parte sovietica, che si manifeste6 Cast il prof. DuMONT, secondo il resoconto fornito da « Il corriere della ser.a », 23 aprile 1960. 7 Dai giornali italiani del 27 e 28 aprile 1960. 8 Cfr. nel libro citato sopr.attutto il capitolo Dottrina e atteggiamento dei comunisti, pp. 311-325. Biblioteca Gino Bianco

• Contraddizioni dello sviluppo 1981 rebbe negli ultimi tempi 9 , e sottolinea come in ogni caso le incalcolabili perdite umane su-bite -dalla R·ussia nell'ultima guerra, l'abbondanza -di risorse ancora vergini quanto a fonti di -energia e a territorio agricolo, l'imponente bisogno di popo1amento in Siberia •e in Asia centrale, siano le ragioni stori- , che e specifiche che, 1 piu assai .di quelle meramente << ideologich-e>>,fanno tuttora respingere colà una politica ,di restrizione demografica. A noi sembra, ,diremo ,di piu, che la vicinanza con zone ad alta ,densità come Cina, India, Giappone, Centro Europa, in- .durrà i dirigenti sovietici a ignorare ancora a lungo una politica ,di tal gen•ere, respingendo in pari tempo 1 però un'immigra- . zione in ,massa di mano .d'opera straniera. E non impo)rta poi che ragioni geopolitiche cosiffatte si -coprano volentieri con richiami al patrimonio teorico ·marxista. Tanto è vero che i marxisti ,di molti altri paesi non hanno creduto inve.ce ,di trovare n~lla propria concezione so,ciologica ·un ostacolo alla prevenzione ,delle nascite. Basti pensare al contributo di comunisti francesi -come il Dérogy 10 , cui replicò, secon,do la tesi « ufficiale >>coltivata ,da Thorez, il Fréville 11 , e soprattutto alla serena posizione ,di ,uno scienziato marxista inglese come il Bernal, che nel suo li1 bro già ricordato dichiara fra l'altro che in .d-eterIIlinate situazioni « non vi ,è ragione per cui non vi debba •esserequalche •misura -di controllo ,delle nascite >>,e che nessuna madre ,dovrà essere costretta « ·pe! pover,tà o per ignoranza a,d avere ·bambini che non vuole>> 12 • Precisamente dalla Cina -di Ma-o Ts·e Dun, inoltre, sono venute negli anni scorsi alcune iniziative 1 di massa in materia ,demografica, e si sono forniti argomen-~i per una correzione -del tradizionale antimalthu- . . . . s1anes1mo marxiano. 9 Leggiamo proprio ora (9 maggio) nel discorso di Krusciov al Soviet Supremo -che è prevista, in mezzo .ad altri alleggerimenti fiscali, l'abolizione delle imposte sui celibi, le famiglie senza figli, le famiglie con un solo figlio. 10 JEAN DEROGY, Des enfants malgré nous, P.aris 1956. 11 JEAN FREVILLE, L'epouvantail malthusien, Paris 1957. 12 BERNAL, op. cit., p. 80. Ma un orientamento del genere si trova lungo tutta l'opera. ·ibliotec Gino Bianco

1982 Alberto Caracciolo ·Novità in senso contrario si segnalano però da qualche mese nella ·Cina popolare. Gli osservatori •esteri ten1dono a collegare l'allontanamento .del rettore ,dell'univ,ersità ,di Pechin•o, principale sostenitore della preve11zione ,delle nascite su larga scala, con recenti prese .di posizione ufficiali in materia ,demografica e politica. ·Qua'lcuno, come il Feijto, interpreta tali prese ,di posizione come un richiam•o alla p·urezza ideologica, non privo ,di ,punte polemiche verso l'accomodante in,dirizzo internazionale 1di Krusciov. Noi saremo portati a collegare piuttosto un -certo revirement in materia ,di malthusian-esim-o, quale pare si verifichi, con la logica •dell'attuale in,dirizz·o .di politica economica ,della Cina co,mrunista. E' infatti pro·babile che in una fase di estr,ema tensione ,di lavoro ,e di impegno collettivo, com',è .-quella oggi richiesta per porre le basi dell'in,dustria1iz.; zazione e·d ·organizzazione moderna ,del paese, si tema che l'interesse rivolto a soluzioni malthusiane porti a un inde~olimenito ,cl-ellafi,ducia e .dello sforzo ,per l'accelerato sviluppo economico, e alla ricerca -di programmi surrogatori a q·uesto. E' noto come una certa corrente nel paese e nella classe politica cinese ritenga ·eccessivo il ritmo adottato, ·e ve-da in esso seri pericoli. La limitazione .cl-ellenascite è forse l'a'lternativa piu efficace -che tale corrente sia in grado ·di opporre all'in.dirizzo ·ora adottato 13 • Essa rapresenta un modo per ottenere, a min•or costo, un livello ,di -benessere pro,capite analogo a 1 qu,ello raggiungibile attraverso « alcuni anni ,di .duro lavoro>>. Una ri,presa di polemica anti,malthusiana, almeno entro certi limiti, sem,bra far . part~ integrante -della lotta ,dei dirigenti comunist~ contro le opposizioni << .di .d,estra>>,quella cioè che vorrebbero moderare l'eccezionale sforzo richiesto a1 paese, e contro quel che si giudica un possibile ,diversivo, un motivo di rilassamento e rin·uncia. Nel :traguardo promesso al popolo cinese .cl.auna ,eventuale soluzione fortemente malthusiana si scopre uno spostamento 12 E' probabilmente molto presente, in Cina, l'esempio del Giappone, dove la legislazione « per la protezione eugenetica », varata nel 1948, ha fatto diminuire in 1O anni il tasso di natalità dal 3,37% all' 1,75 cioè della metà (Cfr. SAUVY, op. cit., pp. 281-292). Biblioteca Gino Bianco

• Contraddizioni dello sviluppo 1983 radicale -dagli obiettivi ,del Piano .di Stato, eh-e preve,dono il rispar.mio .forzato ,di larghe •quote :di reddito ,e l'accelerata costruzione, me,diante esso, di in.dustrie ,di ,base e di infrastutture, a favore ,dell'a!ltro dbiettivo, oggi accantonato come secon,dario, dell'elevam-ento -d•ei.consumi ,di massa verso un livello « -di ·benessere>>. In.oltre, a parità ,di ricch-ezza procapite, -una soluzione ,di quel gen•ere ,dareb·be ,minore potenzialità ·economica globale al paese. E questa consegu-enza, che altri potrebbe ritenere accetta.bile in quanto ,cons~ntirebbe -di ,diminuire i sacrifici ri,chiesti ,dalla popolazione, è mal vista nel ·quadro ,della attuale politica cinese, poiché al motivo della << potenza » come Stato, co1!1-e:popolo, come c·omunità retta a regime comunistico, che già valeva per la Russia staliniana, sembra aggiungersi in Cina l'orgaglio ,della recente insorge-nza nazionale ,e l'insof- .ferenza 'per l'accerchiamento e la primazia ,di potenze ·ostili. N atural·m·ente questi ·orientamenti, quale che sia la loro giustificazione -originaria o contingente, finiscono col preoccupare specialmente se visti in connessioni con fatti come il conflitto _,difrontiera c-on l'India e il Nepal, ·e con recentissimi d·ocu,m-enti pub,blicati a P,echino. Il giu.dizio .cinese sulle prospettive ,della ,distensione, com'è noto, resta :particolarmente scettico._ Si continua a ripetere che i paesi imperialisti sono << inevitabilm-ente >>portatori .di gu-erre .d'aggressione 14 , a ,differenza di ·quanto hann•o preso a sosten·ere prima Tito, poi Krusciov. Si fanno riserve sostanziali _alla possibilità di un disarmo jmon,diale. Si consid-era all'ordine del giorn-o l'eventualità ,di una gu•erra, p-er la ,quale ,oc.correessere sempre all'erta: una guerra ,che sarebbe, spe.cifica « Ban,diera Rossa » •di Pechino 15 , _la .tom,ba ,degli imp•erialisti, e non ,di tutta quanta la civiltà, come invec·e sembrano riten·ere ,da tempo i comu- · -nisti italia-ni(d·eiquali si ricorda un discorso,di Toglia-ttidel 14 Si vedano le accuse, proprio su que,sto punto, alla politica estera di Tito, contenute nei commenti della stampa cinese all'u·ltimo congresso dell'Alleanza socialista jugoslava (aprile). 1 15 L'editoriale di << Bandiera Rossa », del marzo 1960, è attribuito a Mao Tse Dun da F. FEJTO -nell'art. Lenin e la pace. L'interpretazione sovietica e quella cinese, « H punto», 23 apr. 1960. .. ibliotec . Gino Bianco ,,,..

1984 Alberto Caracciolo 1955, che provocò forti rabbuffi) e, di solito, quelli sovietici, che proprio di 1 qui parto,no per sosten-ere l'interesse per la pace di •ogni Stato, indipendentemente dal proprio regime politico. Una certa resipiscenza antimalthusiana in Cina ci sembra riconduci:bile, insomma, ai particolari indirizzi •econ-omici che nella attuale fase sono colà prevalenti. Il cerchio infernale del sottosviluppo. Il problema de'lla popolazione - incremenito, distribuzione, sostentamento - è ,del resto sem:pre intimamente connesso a qu-ello dello sviluppo economico. No.n c',è demografo << puro >> ~ ch•e non co•nsenta in ciò. E su entrambi i pro1 blemi l'unica dimensione efficace per un ragionamento a lungo periodo è quella mondiale. Ora apunto su scala mon,diale il fenomeno che piu colpisce è il grande ,divario •di ten-denze fra -due gruppi -di popoli. Precisamente il gruppo che ha l'indice piu basso di. sviluppo presenta l'in,dice piu alto .di in.cremento demografico, e viceversa. E ne deriva che mentre il gruppo piu avanzato ha raggiunto o si avvicina a raggiun·gere il livello ,detto << -di benessere», contemporaneamente l'altro gruppo rischia ,di impa,dronirsi in una permanente stagnazione e ,di essere respinto nella fame. Questa ten.denza ha una ,divariazione crescente fra zone << ricche >> ·e << pov•ere >> trova la sua interpretazione piu organica· e polemica nell'opera ,del M yrdal, ora presentata in edizione italiana 16 • L'assunto, tanto è denso di pensiero e di nuitrimento scientifico quanto semplice nella sua fo.rmulazione essenziale. La quale dice, com'è noto, che i paesi attualmente in con-dizioni avanzate << sono nel •complesso saldamente inseriti in un meccanismo ,di sviluppo economico continuo_>>, m·entre in quelli -estremamente poveri << il progresso è in media 16 GuNNAR MYRDALL, Teoria economica e paesi sottosviluppati, Feltrinelli, Milano 1960. Biblioteca Gino Bianco ..

• Contraddizioni dello sviluppo 1985 piu lento, ·cosicché m-olti pa-esi corrono il rischio ,di· non esere in grado ,di trarsi fuori ,dalla situazion·e ,di ristagno o p•erfino .di allontanarsi ,dal livello .di re·ddito ,me,dio finora raggiunto 17 >>. Si verifica insomma, quan.do •operino liberamente su scala internazionale le forze di mercato, 1quel che volgarmente si chiama un. circolo vizioso, ·e che piu esattamente si potreb·be chiamare un fenom•eno di causazione ,circolare il q·uale, se n·on si interviene su qualcuna ,delle variabili essenziali, continua a portare piu in alto chi si trova in alto e a mantenere in basso chi in !basso si trova. · · L'e,dizion•e italiana ,del libro ,d,el Myr,dal esce in un mo,. mento in cui non soltanto intorno all'autore può ,dirsi rinsal- ·data una ·solida scuola di e-conomisti, e largament,e noto la essenziale ,della sua teoria -delllosvilu·ppo e del settosviluppo, ma in cui l'an1damento dei fatti sem:bra .dare ulteriore ,convalida alle e-nunciazioni fon,damentali. . Quattro o cinq·ue anni fa alcuni vistosi passi avanti realizzati in .are-e,dell'Asia e -d-elMe,dio Oriente sullo slancio della li1 berazione dal -colonialismo av-evano fatto pensar,e a un' eccessivo p-essimis,mo.·dello schema myr,dalia-no. Un bilancio ripetuto oggi, ,dopo •che parecchi tentativi ,di pianificazione nazionale han-n·o-pr,eso una consistenza comm,ensurabile e dopo che ha potuto operare per u,n periodo sufficientemente lungo elementi -come l'in.dipen,denza politica, l'associazione fra gruppi di paesi, una certa .assistenza tecnico,-e,conomica da parte delle maggiori potenze, ,ci indu-ce a pensar-e invece che l'inversion·e di ten·denza non si sia potuta, in linea generale, ottenere, fino a gen•erare un processo di causazion,e cir,colare ve,rso l'.alto. Se si tolgono la Cina e alcuni Stati ,dell'A•m,erica Latina, per i quali converreb-be ·un .discorso partic-olare, ,dimostra che per il grup-po ,dei paesi sottosviluppati gli aum-enti .di re-d,dito pro capite r,estano insignificanti -e talora n,egativi; che gli squilibri interni ai singoli pa·esi tendon·o ad aumentare; che la « forbice » fra paesi altamente sviluppati e sottosvil-uppati a-nziché decrescere si è ullteriorm-ente ,divaricata, anche in rapporto alla fine . 17 MYRDAL, op. cit. pp. 16-17. 2 .Bibliote Gino Bianco

1986 Alberto Caracciolo della congiuntura 1depressiva nei grandi centri dell'economia mon.diale. ,Nessun fattore ,dirom,pente finora escogitato ,è riuscito a spezzare l'anda·mento già ,delineato ,dal M yrdal. ,Naturalmente un rilievo cos1 globale !merita ,di essere continuamente verificato da analisi particolari. ·Anch,e su « Passato e presente >>si è cercato, e si cerch-erà ancora, di valutare i tentativi ricorre,nti, specialmente nell'area afro-asiatica, 1 di rimuov-ere le ragioni ,del sottosviluppo. Gli articoli pub,blicati fin.ora a proposito ,di Malesia, In.dia, Pakistan, Afganistan, Ceylon, ,per quanto spesso discordi nei criteri ,di osservazione, vengono. a .dirci che 'le riforme .di interesse civile, sanitario, culturale, lasciano ,di gran lunga piu indietro quelle vòlte allo stabilimento .di in.dustrie di base o alla trasformazione agricola mediante investimenti massicci, né. ·.dann·ola certezza che vengano create, per quella via, con1dizioni infrastrutturali sufficien~ ti a pro,muovere ,domani il secondo passo. ·Non si può eh.e ,dar ragione al. Busino quando conclude che « a dispetto della pianificazione e ,del contri,buto finanziario ,dell'estero, lo sviluppo dei paesi asiatici resta al .di sotto .di un livello ,decente>> 18 • N,ell'insieme, al sommovimento politico-nazionale dei popoli afro-asiatici, che fu chiamato << il gran.de risveglio >>,non ha fatto seguito un'a1trettale svolta sotto profilo econo:mico. Trasformazioni importanti si sono avute anni ad.dietro piu che altro nei luoghi ,dove esigenze strategiche hanno imposti interventi massicci, ma anche 11in u.na forma che non pare aver m·esso in moto .durevolm.ente un m•eccanismo .di sviluppo, e, per di piu, a condizione ,di una grave .dipen1denza dall'estern·o. In parecchi territori, .debellate alcune ·malattie tradizionali, è rimasto lo spettro periodico ,cl.ellafame ,e u,n en•d·emico stato ·di deperimento fisico ,di gran.di masse 19 • Le risorse .di materie prime pregiate, su cui in ·molti casi si fa.ceva affi1damento, non hanno assunto un ruolo molto importante. Non si coglie nel18 G. Bus1No, Prospettive economiche del Pakistan, << J?ass.ato. e Pr.esente >>, 1960, n. 13, p. 1777. 19 Of.r. gli articoli di G1LBERT ÉTIENNE, Ceylon: popolazione e prospettive economiche, ibidem, n. 14, p. 1905 e seg1 g. e di L. MAITAN, Un decennio decisivo per l'India, ibidem, n. 13 p. 1750 e sgg. Biblioteca Gino Bianco

• Contraddizioni dello sviluppo 1987 l'insieme l'inizio, in tutta l'area afro-asiatica, di un trerid economico paragonabile a quello dei grandi paesi industriali. Condizioni per rompere il cerchio. Ma se_q-uesto ,è v-ero, non siamo tra coloro che confidano su di un •equilibrio che, turbato, a un certo punto si ristabilirà << naturalmente>>, o che se la cavano parlando della fatalità e irreversibilità .di certe situazioni. T,utt~al contrario, siamo portati a volgerci ancora una volta all'individuazione ,di fatti o interventi i quali possano, attraverso una consapevole progra·mmazione, :dar vita anche in ·quest'area a un processo .di svilup- . po con ampie conseguenze di .diffusione. Tra gli elementi .di ,pri•m'ordine in tal senso resta ancora, ci sem,bra, quello individuato senza paura dal Myrda1 nel vigore ,di un ·moto nazionale, anticolonialista, e ,di solidarietà fra nazioni non privilegiate. Dopo la prima esplosione è risultato difficile infatti sia ·manten-ere .a,d alto livello la tensione rivoluzionaria, sia passare a quel « nazionalismo razionale>> myrdaliano, eh-e ,dovrebbe assorbire valori e acquisizioni delle nazioni piu progredite ma programmare in pari tempo una politica _economica che non tema .di scontrarsi con qu,ella .del1~ gran.di potenze e che si svolga in ·un.a prospettiva di lungo periodo. La conferenza ,di Conakry .del blocco afro-asiatico, .da poco conclusa, sem,bra si sia svolta su .di _un tono alquanto piu . moderato e cauto .di q·uel'la ,di Ban,dung. Non sappiamo se sia segno -di ind-e-bolimento .del vigore combattiv-o, o .di tentativ•o di passare a una fase piu costruttiva. Una risoluzione ap.provata in quella_ se.de riafferma comun·que }',esigenza ,dell'in-dipen- · denza e-conomi,ca e del _r,eciproco sostegno e,conomico: è da sperare che ciò significhi consapevolezza ,del fatto che l' assistenza cl.elle gran.di potenze, via via eh-e si è v-enuta stabilizzan,do, ha ricomin,ciato a presentare alcuni di quegli aspetti vincolanti ,ed •esclusivistici •che caratterizzavano il periodo coloniale. Bibliotec Gino Bianco

1988 Alberto Caracciolo In ogni caso non si -può non guardar-e con simpatia ai sintomi ,di una << secon.da on-data >> .di nazionalismo nell'area asiatica ed araba, piu razionale ma anche ferma e vigorosa, a fianco ,della << prima on1 data >> che ora investe il continente african•o.Una rinnovata spinta ld-eipopoli ,e ,degli Stati ,direttamente interessati appare la -condizione per attivare quell'altro elemento ,decisivo ai fini .della rottura di situazioni ,di sottosviluppo, che ,è l'assistenza massiccia e associata 1d•ei paesi piu progrediti. Ha -detto molto francame,nte il Myrdal eh-e aiuti di tal genere non vengono ,mai .da soli, bensf sulla 1 base .di una pressione, .di una minaccia anzi. Si tratta 1di un conflitto, fatto di azioni •e reazioni, che si presenta non meno ardu9 .di quello che nel secolo scorso riusci gradat~ente, a1ttraverso la lotta sin,dacale e politica, ad arrestare f 'impoverimento ,del proleta- .. riato nell' affer1marsi .d,ella grande in.dustria. Spostar-e aiuti economici e t~cnici, investimenti a lungo termin-e, risorse di ogni genere ,dai ·paesi ,di punta a 1 quelli ritar,datari, appare altrettanto contrario a1 libero gioco .cl.elleforze ,di mercato quanto è stato ed è ancora, all'intern•o ,delle nazioni capitalistiche, strappare una '1egislazione -del lavoro o la t,utela ,della ,disoccupazione e ,dei ·minimi salariali. Solo una lotta intrapresa consapevolmente in ·modo associato e conti,nuativo può far alzare, come dice il M yrdal, la << forza contrattuale » .delle economie sottosviluppate, interf eren,do sulla resistenza ,dei capitali a ,disperdersi in aree periferiche e a decidere investimenti relativamente poco profittevoli. Qualche volta è stato ,detto che la concorrenza fra i due bloc,chi attuali ,di potenze (ed anch-e fra potenze .dello stesso blocco) potrebbe risolversi in u-na maggiore Ii,bertà di contrattazione cl.a parte ,di Stati meno favoriti c·on l'uno o l' al1 tro di ,quei blocchi. L'osservazione non manca di verità se riferita a un ·mom-ento iniziale -del processo 1di emancipazione economica di tali Stati. Sem-bra però in,esatta quan-do· si guardi al lu,ngo periodo, e alla generale -destinazion•e.delle spese delle maggiori potenz-e in una fase di << guerra fre-d-da ». Biblioteca Gino Bianco

• Contraddizioni dello sviluppo 1989 Il Bernal ha tentato -un raffronto fra pai,te ,destinata a spese militari ,e -non militari nell'assistenza degli Stati Uniti, ed ha riscontrato che •durante otto anni la ,pa,rte di inter,esse strategico ha continuato a crescere tanto che, mentre nel 1950 era largamente inferiore a quella ·C·onfinalità civili (0,5 ·miliardi di , dollari contro 3,4), oggi si è fatta prepon.d-erante (3,5 -miliardi contro 0,5, nel 1957) 20 • Le poche notizie ,che il Bernal è in gra,do ·di fornire per l'analogo aiuto sovietico mostrere~bberouna gran prevalenza •degli aiuti civili (0,7 miliardi ,di ,dollari contro 0,2 degli aiuti militari, nel 1956),.ma c'è ,da pensare che ciò, verissimo in rapporto all'India e ad altri paesi, non lo sia piu per altri come Corea -del 1 Nord, Vietnam .del .Nord, e fors'anche . Re-ptl'bblicaaraba uniita, ch•e pur vanno considerati. Il limite all'aiuto ,cl-ellepotenze piu progre,dite, anche se questo fosse ,deliberato su larga scala, è da:to ,del resto dallo sperpero -di ricchezze in atto per la guerra fred-da e la corsa agli armamenti. Già il Myridal ricor.da quanto siamo tornati indietro ,dall',epoca in cui si pensava, appena ristabilita la pace dopo il'ultimo conflitto, ,di ,dare mano a gran,di imprese collettive « nello spirito •delle 1N azioni U,nite >> e ,di potersi impegn·are a fon.do nel sollevamento ,d-eipopoli arretrati. Il Bernal -dedica alcuni •capitoli ,del suo libro a conteggiare, in ,un modo che sarà impreciso ,ma che ha in,du,bbiovalore di in-dicazione, quali siano gli sprechi attuali per iniziative strategiche e quali le ricchezze ,di cui ,disporremmo, altrim,enti, per im,pieghi civili: « U,na riduzione ,di ·un terzo •delle attuali spese militari - egli sostiene - assicurerebbe non solo i fondi p-er ind,ustrializzare tutti i paesi sottosviluppati ,del mon,do entro ,dieci o v,enti anni, ma anche altri fon-di per -ulteriori migliora·menti ,dei livelli di produzione e ,del ten•ore ,di vita ,dei paesi in-dustriali >> 21 • Si t·or,na, insomma, al gran,d-e tema della follia .della gara per la su,periorità militare _fra i ,due maggior ,blocchi, e a tutte _le occasioni per,dute per l'umanità a causa ,di questa gara. Il Myrdal, il Bernal, il Sauvy, insistono su questo ·punto dinanzi 20 BERNAL, op. cit., p. 212. 21 BERNAL, op. cit., p. 222. Biblioteca Gino Bianco

1990 Alberto Caracciolo alle proporzioni ,della miseria, -della fa,me, 1del ritardo economico e civile ,di grandi parti .del mondo, ·un-endo l'analisi intelligente e la forte partecipazione morale. Essi non esitano a mettere sotto accusa quanti, nei paesi piu fortunati, « non dormono - •co,meha scritto un altro ,di qu•esti battaglieri studiosi, il De Castro 19 - perché sono torrnentati .dalla paura della rivolta ,d.ei·popoli affamati >>:essi pren1dono posizione al fian.co-dello sterminato << gruppo di coloro che non mangiano >>, ma che n-o,nintendono restare eternamente esclusi dalla spirale ascendente d-ello sviluppo econo1 mico e civile. La ripartizione dei sacrifici per l'accumulazione. Ma vi 1 è un altro ordine di .difficoltà, .di contraddizioni, p·er la ripresa 1dei paesi sviluppati. Il Myrdal, una volta stabilito - e in ciò· pochi ,dissenitono- che in questi pa•esi « lo sviluppo economico sia compito ,dei governi, e che i governi debbano preparare e rafforzare u·n piano econo1 mico gen-erale che contenga ·un sistema ,di controlli e .di impulsi>> 22 , pone francamente i'l problema ,dei giiuppi sociali -detentori -del·potere .in uno Stato ch•esi accinga al compito ,della pianificazione. « Frequente·mente lo, Stato stesso è inizial,mente nelle mani .di gruppi sociali che hanno interesse a -conservare le fra~ture sociali tradizionali - egli osserva. - Eliminare queste fratture sociali e creare -una situazione •psicologica, ideologica ·e politica pro- · pizia allo sviluppo eco,nomico div•enta un fatto di primissima importanza >> 22 • · La ragione -dei ·molti ostacoli finora riscontrati nei tentativi -di pianificazione nell'area afro-asiatica ,diventa in•du,bbiamenite piu chiara, infatti, quan.do si scen-de sistematicamente nell'esame -dei contrasti -di interessi e ,dei rapporti fra le classi all'interno ,dei singoli paesi. La prima fase .dell'-emancipazione nazionale 1è stata condotta in gen.ere da ristre-~teélites, estratte dalla borghesia e dalle parti piu evolute -della possidenza e 22 MYRDAL, Op. cit., pp. I04, I06. Biblioteca Gino Bianco

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