Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

• << Il Politecnico >> 2079 dell'antologia, e al prefatore Forti, l'accusa di mancanza di filologia. In effetti, dal 1punto di vista che Alicata rivendicava, dal connubio di cotesta filologia col bisturi storico - troppo spesso mezzi per raggiungere, sf, il grande quadro e la prospettiva, ma a scapito deHa passione o della voglia, veramente urgente, di un discorso - l'antologia di Forti e Pautasso è manchevole. Rientra solo formalmente, per la sua fis-ica natura di antologia, nel clima attuale ,di ordine filo'logico e di messe a punto metodiche. Sostanzialmente, l'iniziativa ha un piglio tutt'altro che filologico. Se la prefazione di Forti vale a confessarlo, il modo, significativo, con cui è nata l'idea di quest'antologia, lo conferma. Marco Forti è il letterato di formazione fiorentina il quale, negli annì del disgelo incipiente, ha modo di respirare l'aspra primavera del Nord. A Torino, e in Piemonte, il '55, il '56, i'l '57, Ehremburg · e il suo romanzo, il XX Congresso e il rapporto di Krusciov, la tragedia dell'Ungheria,· sono eventi non da discussione al caffè. Sergio Pautasso è un -giovane torinese, e Torino è una città dove Je idee corrono piu svelte e rudi della forma. A Torino, durante questi anni in cui gli intellettuali giovanissimi, e i non giovanissimi, discutono di ~lasse operaia e di PCI, si può benissimo riscoprire (come è avvenuto nell'incontro fra Forti e Pautasso) « Il Politecnico» di Vittorini come la r.i,vista-madre, la rivista antesignana, premonitrice. Ecco come, in questa particolare, appassionata luce da Alta Italia, nasce la « visione politecnica» in Forti e in Pautasso: con <<Politecnico>>,Vittorini precorse i· tem·pi, i nostri tempi. E l'idea, quindi, della antologia: una riproposta di temi di d-iscussione, sommersi dal gelo di dieci -anni, ma ancora legati ai dibattiti attuali ,da un filo - non spezzato di continuità. Forti e Pautasso hanno avvertito questa continuità per tre ragioni. 'In ,primo luogo, molti di quei nomi che avevano dato alla rivista di Vittorini la sua squillante connotazione di avanguardia, o la sua forza mordente di sprovincializzazione - quelli di un Lukacs, di un Sartre, di un Preti, di -un Brecht, di un Pasternàk, d·i -un Babel, e cosf via - restavano i nomi di coloro intorno ai quali si discuteva, di coloro che avevano guidato o animatq con una loro proposta, piu o meno critica, piu o meno dissidente, comunque originale, gli anni grevi del conformismo staliniano. Inoltre, mo·lti di quei temi che « Politecnico » aveva lanciato per la •prima volta sulla sua pagina bianca rossa e nera, erano ancora oggetto di un dibattito insaziato, fra Torino e Milano: Biblioteca Gino Bianco

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