2082 Armanda Guiducci fine alla p·ubblicazione. In poche righe di un saggio di piu -di trenta pagine su Che cosa è stato il <<Politecnico» (pubblicato nel 1953, su << Nuovi Argomenti», n. 1), Fortini aveva o·sservato, in tono di dubbio, che ,dai documenti pubblicati sopra << Politecnico >>- cioè del famoso carteggio fra Alicata, Vittorini, Tog,liatti, Onofri - non si aveva la ragione .per spiegarsi la fine ,della rivista. Rivedendo le vicende di << Politecnico » alla luce del quin-dicennio posteriore, assai piu -drammatico, Forti e Pautasso hanno sottolineato l'osservazione di Fortini forse piu drammaticamente di q·uanto essa . meritasse. Rimane tuttavia singolare che l'atteggiamento «realistico>>, per imporsi e vincere, debba sgominare sempre un qualche mostro mitologico, o aver bisogno di uno •pseudo-Fortini per i_l trionfo del buon senso. E il buon senso che cosa suggerisce? Ecco che non solo tutto f~ chiaro e lam·pante (sebbene tutto molto confuso!) allora, ai giovani tempi -del << Politecnico», e quanto intercorse fra Vittorini e compagni -del PCI rimane fotografato, nero su bianco, sulle ·pagine della rivista; ma << Politecnico» stesso, in definitiva, non fu che uno dei tentativi di rinnovamento culturale da parte degli intellettuali ,comunisti; altre iniziati ve fiorirono, anche se, a Milano, << Politecnico » fu sentito come un episodio unico o eccezionale. Se la rivista, dunque, fini, chiarisce Alicata, è perché all'interno di _essa scoppiarono le contrad.dizioni culturali dell'intera società italiana. Dinnanzi a quest'ultima buona prova di storicismo (uno storicismo usato come la famosa notte schellinghiana, nella quale tutte le vacche sono nere), Giansiro Ferrata ha interrotto con voce vibrante: «_ Le contraddizioni ,della società italiana, o dello stalinismo? ». Nel dibattito, al massimo della tensione, Ferrata ha modo di introdurre delle ch~arificazioni non p'aco interessanti. E ,precisa che lò stalinis•mo era, allora, anche ,di Vittorin•i, di Ferrata, e di Cantoni i quali, prima di Lenin e avanti a Lenin, ponevano Sta,lin, e parlavano di Stalin. Pur essendo consapevoli del negativo che c'era nello stalinismo, Stalin rappresentava, per loro, l' antitrotzkismo e la vittoria sul nazismo. Da questo punto di vista, accanto a una ingen-uità rea'le, in << Politecnico >> ci fu anche una ingenuità apparente . .Degli ex-redattori •p~esenti, Ferrata ci ,è apparso colui che, il piu emotivamente vicino al senso vittoriniano -dell'antica iniziativa, e il piu attento al valore d'esperienza umana che esso rappresentò per Biblioteca Gino Bianco
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