Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

2086 Armanda Guiducci il rapporto fra intellettuali e ,partito, e modificatisi i termini dei problemi (come ha chiarito Fortini), in q·uale altro senso « Politecnico» ridiventa esemplare? Nel senso, appunto, di1rei, della sua illuministica spregiu-dicatezza, della istanza cosmopolitica e rinnovatrice che essa comportò cultural 1mente, dopo un periodo di miseria intellettuale, o di estenuazione e .di arroccamento: istanza, oggi, tutt'altro che inattuale. Vorrei chiamare nordica l'istanza che Vittorini ha rap;presentato, e ancora rappresenta, nella nostra cu,ltura letteraria. Si sa che cosa ha sempre significato, in tutto l'andamento della nostra storia letteraria, e specie nei momenti di una presa di coscienza di una funzione etica della letteratura, come nel Risorgimento, l'istanza nordica (o lombarda) di contro all'istanza toscana (legata aHa forma, e alla tradizione classica): ha significato l'esigenza liberale, rinnovatrice, e cosmopolitica. In Vittorini, cosmopolitismo, cioè occhiata sul.. <<·grande mondo», e gusto per la contemporaneità, sono nati dall'inti1mo della sua ricerca poetica, e non da un atteggiamento ideologico di <<qualificazione » cu1turale. Nella misura, conflittuale e drammatica, in cui la sua 'poetica, una ricerca dell'·<<uomo piu uomo», diventava piu patita, essa diventò anche piu <<colta», ad altezza europea. Per quella sofferenza, furono una stessa cosa Sicilia o mondo. E furono ancora la stessa co·sa America o mondo, la ricerca di una intensità e ricchezza .dell'esperienza umana, di ·una sua trasformazione o crescita. Cosf, si vorrebbe dire, anche <<Politecnico» o mondo, furono una stessa cosa per Vittorini. Poprio nell' americanesimo degli anni fra il trenta e il quaranta si pronuncia infatti - sempre passando per la 1poetica dello scrittore - 1a linea di contin·uità ideale che permette di capi1 re l'esperienza di <<Politecnico>>. In quegli anni, a ridosso del fascis 1mo, e stretti d.alla guerra, la funzione .dell'americanesimo di vittorini, acca~to a quella di Pavese, fu praticamente liberale e antifascista. Eta g:ià un modo di porsi, di vivere l'istanza nordica. L'unicità e la felicità della esperienza di <<Politecnico>> non si spiegano senza la concomitanza straordinaria di quell'istanza nordica che Vittorini incarnò ancor prima di <<Politecnico >>e del risveglio storico e popolare del Nord Italia, nella Resistenza, e negli anni dell'imme-diato dopoguerra. Sono sicura che Ferrata ha avuto ragione, accennando. al fatto ·che <<Politecnico » difficilmente può essere capito se non come una risposta e liberazione dall'ermetismo e che, dopo Conversazione in Sicilia, Biblioteca Gino Bianco

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