Vita fraterna - anno IV - n. 9-12 - 15 mag.-30 giu. 1920

Anno IV,"N. 9-J2 - J5 Maggio-30 Giugno J920 Conto corr. colla Posta . VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE D·I STUDIO E DI AZIONE SO M_M ARI O Urgente (appello agli amici) - L'altra barbarie - Guardando dall' alto - Piccoli pensieri - La Scuola Rurale e il " Gruppo d' azione per le Scuole del Popolo ,, - Dopo Scuola - Gruppi d' Azione per il Rinnovamento Politico - Conversazione - Fiorenza Nightingale (pagine staccabili). ABBONAMENTI Ordinari Italia L. 10. - Estero L. 20. - Sostenitori ,, ,, 25. -. . ,, 11 3o. - Gli abbonamenti sono solamente anm.:i. Numero separato L. o. So - Arretrato L. 1. - Questo numero (doppio) costa L. I Esce il 15 e il 30 d' ogni mese. - DIREZIO E e A:MMI ISTRAZIONE Via Spiga, N. :.i5, Milano - Telefono: 81-16 / Biblioteca Gino Bjanco /

PUBBLICAZIONIRICEVUTE ·.·-. - Gina LQ~broso': L'a11in',a, della tlon11a. Riflessioni ull,a vita. Zanichelli,: 19:20. - L. 7. So. Rosa Errera: Noi. - Libro per i ragazzi (vincitore nel concorso per un " libro d'Italianità .). L. 5. 50. del premio di· L. IO,ooo Milano, Treves, 1920. Gaetano Salvemini: Mazzi11i (nella collezione " La Giovine Europa ,,) - Roma, La Voce, 1920 - L. 6. Wladimir Woytinsky: Una vera democrazia (La Georgia), trad. da L. Schreider (nella collezione " La Giovine Europa ,,) - Roma, La Voce, 19:.1., - L. 10. Pasquale Stanislao Mancini: li principio di Nazionalità, con prefazione di F. Ruffini (nella oollezione " La Giovine Europa ,) - Roma, la Voce, 1920 - L. 2. So. Dino Provenza!: Le passeggiate di Bardatone - Roma, La Voce, r920 - L. 7. Alfredo Panzini : li libro di lettura per le scuole popolari (Collez. " Scuola e Vita ,,) - Roma, La Voce, 1920 - L.. 2, Giuseppe Lombardo-Radice :. Clericali e massoni di fronte al p,·oblema della scuola 1Collez. " Scuola e Vita ,,) - Roma, La Voce, 1920 - L. 2. I • G. Cesare Pico: Co11fidenze (Collez. " Scuola e Vita,,) - Roma,· La Voce, 1920 - L 2. Gino Ferretti: L'alfabeto e i fanciulli (Collez. ,; S. e V.• ) - Roma, La Voce, 1920 - L. 2. Mariano Maresca: La' lezione (Collez. " S. e V. ,,) - Roma, La Voce, 1920 - L. 4· Angelo Colombo: Col'ne un maestro vede la scuola (Collez. " S. e V. ,,) - Roma, La Voce, 1920 - L. 2. Leone Tolstoi : La felicità domestica, romanzo, trad. da Clemente Rebora (Collez. " Il libro _per tutti ,,) - Roma, La Voce, 1920 - !,-· 3. 50. Robert Louis Stevenson: Le nuove notti arabe, versione di Carlo Linati (Collez. " IÌ libro per tutti ,,) - Roma, La Voce, 1920 - L. 3. So. Boris Nolde: Sotto il regno di Lenin (Associaz. Divulgatrice Donne Italiane - Firenze, 1920 - L. r. 50. ' Goffredo d' Escragnolles: /1 mondo lati110 e le sue necessità, con prefazione di Guglielmo Ferrero Assoc. Divulg. Donne Italiane - Firenze, 1920. · - . L. o. So. BibliotecaGi[lo Bianco

Mltuo - AnnoIV. 15 Maggio-30Giugno1920 - 9-12 VITA ·FRATER A RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE AMlen.annuoordinari•L. tO Abbon.annuo sostenitore L. •.s Urgente Appello agli alnici. on· a,b'bia.mo mai voluto parlare ini prima pagina. di que te miserie; ne abbiamo parla o (sempre che occorreva sol an o nelle ultime pagine, dove l"attenzione di chi legge è minore: -e l'atte:ruzione -iI1Jfattt non è tata grande per paTil:e della maggioranza, e stata nulla for e per parte di chi più efficacemente poteva doveva) ·dada; - ne abbiamo anche par1ato in un caldo appeno mandato m Jrettera -circolare ai singdli abbonati: -attenzione u citata non è tata praticamente molto maggiore ... Ora, costretti <lane nuove nece ità, parliamo, di queste miserie proprio qui, avanti a richiamare u di e se tutta l'aUenzione dei. lettori dea-li Amici! « Que te miserie> o 1a situa'- zione finanziaria di « Vita Fraterna>, aO'o-ravata fino a11'ano-oscia <lal recente decreto che, raddo.ppiando i prezzo déi giorn,alli { a bonamenti e numeri eparati) non ba curato affatto le piccole riv~ste come la nò tra, e le ha lasciate affatto ind~fe e ·di :fu-onte al rinlcaro della carta e dei prezzi di tipoo-rafia che e ha co pite preci amente come ha colpito i _giorn.rI.i. ·Che fare, in que te condizioni. Raddoppiare o aumentare ancora -il prezzo d'abbo11a1111..ento? - o: mon voaemmo pe ~re sulle borse meno fornite; nè ridurre il numero degli a,bponaf che anzi vorremmo sempre mao-giore. Ridiu·re il 1mmero delle pagine, o la. freq111m:::a ~ già riàottadelld, rivista? - 1a noi v-0rremmo anzi poter uscire davvero BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA quindic~nalmente - e c'è tante cose da studi•are insieme e da dirci, che già si. aQ1gutiéi.no neHa piccol•ezzai delle pa!gin,e e <lei .ca'"' ratteri. Pure, COSI' NON Cl E' POSSIBILE CONTINUARE. Ma: - dobbiamo ,continuare? Più :vo,lte rd siamo rivolta questa domanda neiglri·anni, sempre i,rti d1 i di-ffi.cO'l'tà,in, cui « Vita Fraterna» è so,rta, -e v,iissuta. Ogni volta, d'ì fr.onte a ogni nuova d1 i:f1ficolt~,e pur con la cosci•einza .sempre vi,va e pungente dell'umiltà e dei, difetti dell-a rivi,sta, ci siamo risposti di sì: di fronte a ,ogni nuova dli,fificoJtà,c· si presentava .imperioso Ul1! nuovo a:S'p.ettodlel dovere dj1 uturno di affermare e sostenere 1,a fede e la volontà da cui e per cui, « Vita •Fraterna » è sorta:: oosì durante la guerra, quan·do eravamo s,ole o quaISi,- noi! sorellle - _a riempire le piccole pagine, .ma già· tanto e ta1e aiuto ci davano ,i frateHi nostri combattenti con l'accogli:.. mento e i•~conse111so-che ci esprimevaino, - così dopo l'armisti,zio, in questo peri·od:o ·senza guerra e senza pace, in, cui, i fratelli r:itorna.ntii si sono uniti con noi n,el.Jo stud'io e nell'azione, siodhè i,n:sieme possiamo dare opera più oompleta e pjù ricca, - sempre e sempre più abbiamo visto vivo e vitale il compito d'ella nostra rivistai. - Oggi - n.0111 meno di ieri! 1 Chè tutt'intorno è un con'- g;itra.re di- forze diverse ( e t~l:tme avverse fra loro) distruttilve de[ va.1,ori ohe adori,amo, ~ valori dello spi-ri1:o,deHa. coscien·za. da cuÌ! ha per noi il suo ·pre;gio la vita,, ogni vita, tutta la vita in tutte le I sue marvilfestazi,oni.! E contro queste forze v-ih, a,nche la f.°!r:zaumi.le ma pura -e buona. di, « Viita. Fra.terna» - ci appare mFite>vole <li-essere. serbata, coltivata,, a;ccresciuta.. / •Così, di fronte alle nuove difficoltà di oggi, ci si, ri•zzano i na9vii dovei-ii, e_ ci• sorgono in animo nuovi propositil: miglioram:enti a.I-lafattura. della rivista, i.mptrlso nuovo ool riprendersi del-. Ial v,ita cittadina. a11,eri,unio111i·dli « Vi.ta Fraterna.», da cui sorgano -t come da o,gni incontro vivo --: nuove buone inizi.ative. nuove ì;,,n;, o,uo,a annon;a e nuova gio;• ! BibliotegaGino Bianco

VITA FRATERNA 155 - Ma - nmane il fatto materia1e ·nesorabile : che CO I' noni possiamo più continuare. Ora - devono le diificoltà finanzia ie d'Ol!lri lrnnc:are una vita spir.ituale? Deve cessa.re, miei, Amiche, la « Vita Fraterna, a cui avete espresso tante volte la vostra calda ade i-oc.e,- perchè nOIJIsi rie ce a raccogliere per essa poche migliaia di lire. - mentre tanto denaro si trova e i largisce ogni- .giorno, ogni ora, per le più futiJ,iJ oose - e per le più triste .... A VOI, Amiiche e Amici poniamo -dunque ogo-i la domanda: Dobbi<hno co,ntimuirc - o .cessare le pubbli-ca=ioni? Ripetiamo q11i i s11ggerime11ti già dati nella ci:rcofare per i modi con erti si P11òaiutare la ri'ilista : Ogni Amico della rivi-ta che può deve darle il suo ABBONAMENTO SOSTENITORE. O.g:pi Amico della rivista che non può darle l'abbonamento sostenitore de·ve procurarle almeno un nuovo abbonamento. Ogni Amico della Rivista deve oggi dare la sua offerta per la sottoscrizione pro VITA FRATERNA. Chi più può, più dia. Chi può poco, dia quel poco. Altri modi di aiutare la Rivista, pos ono es ere: - ottoscri- . vere alcuni abbonamenti da indirizzare a gruppi di cu1tura o di attività ecc., indicandoli o lasciando a noi di collocarli {daremo esatto conto ,dj. come li avremo collocati). - Sott_o crivere qualche abbonamento o acquisfare qualche annata arretrata (1918 e 1919 a L. 10 l'una; l'annata 1917 è aurita), come dono a persone arniche, a biblioteche a grupp· - Procurare inserzioni a pagamento per la coper ina della Rivista. -- Acquistare molte delle no tre belle cartoline illustrate con la figura di Ce are Batti ti in catene alla vigilia del martirio, disegno di Aldo Carpi, ( co tano l - cent. i'una; per più di 20 copie, IO ce. tesimi l'una: unire la spe-e di po ta). Biblioteca Gino Bianco

·I 156 VITA FRATERNA Lt altra bar.barie Dove si va·? Non è nuovo il dLrbbio: pensa tor.i e uomini di I,etter-e, gia prima d1 ell!attuale cri1 si, vi·d·ero. delinear.sii ii·!. pericolo della ruuova barbarie -sul decrepito, corr'c,ttiilssimo o-eci<lerute. E, pm ruoto in « Cri-m,e et Chiitùnen,t » dli Dostoiewski, il sogno <lii Raskolvi•kow 1 : « Tutto i,! mond-o era: stato invaso da una stra:na peste, diffu ... s1aisil da·IJ'Asia. Una specie dii _t,rid1,ine,di esseri miuos0op,i1ci, pe11etra'Va.n,o ,nel corp!c, dlel'l'uomo. Ma: e se erano ani-me, dotate di in,- tel,letto e volorntà, e gli uomini in cuù si -i·ntrnd:u,aevano di'Veniva110 pa:zzi, ,pur ri,ten•ertdolsi,aMora tanto pi,ù saggi e infall'ibili. Non ci si ·i,nten.d:eJva: p,iù, ognuno perusava di essere im po5se so della verità. Ci si ùccideivia gli· uni gli alhi C'o111trasporto. Si mette'Vano- in, moto, • truppe, l,e quali· ,dlurarute la strad!a si Ulcc,ìdevano tra di sè. _ eJ.le città ,·le campa,ne a Sitorttno.clii>amavano <l'i c011ti111uoa rnccolta la .gente, ma neis u,no a'peva che cooa era accaiduto e che cosa c'era dia fare. Sii albibain:dOnavano i lavori più sempliici. perchè ognuno si riteneva trop,pic, elevato per ,essi. Le masse si· ra<l'una•va'flo, i·ni- .zii.ava'll'oqru.akosa, mai tosto imprerudevano qualcosa d · nuorvo e comi'fl:ciaNano ald i1I11colparsi,a :batter i, a uccidersi. Scoppiavano i cenldii, ne seguiva la carestia:. La peste crescev:a, tutto ,preci-pitava. Solo akuni: uomini•, ·Ì! purù, gli el,etti, i predestùn.ati a rin'fl'o,vare la specie 'll/Inana, .poterono salivarsi. Ma nessuno lii•vedeva, nes uno asco-lta'V·a,le loro paroJe. » E ·sempre gLi sgua•r<li sono riv-0lti verso l'oriente misterioso che e-Jalbora d!ottriJn.e terribi'1i com,e i suor veleni, da ·cui verugooo le ,grandii. relligi-oni, ,immani abtocirt:à, profonde correnti di. pensiero, virtù eccelse, en:o,r:mi peccati•~ dove pare che fa e-t,erna ldttai f a la luce e· !'e tenebre, lo s-piri,to-cli Ormuz e quello dli Arima:Ùe moltilplichino i lo•ro sempiiterni ·contrasti. E .giù occhi ,dell'uomo euro,peo, astuto, freddo, sa1gace, anaterlialista, avi<l!o e <l'is'truttore si affisa:no veris'o, quel punto dell'oriz-- --: zonte che s'a,c.cende dei primi- chi•arori de'll'aJba, e ,guarda .... E' ·'forse il Dio ignoto che invoca nell'a,bisso della sua coscùenza depravava. BibliotecaGino Bianco

VTTA FR. IEIL'L" l 57 Non è for::e da• i'criente che sul rnor.:do medite raneo in c il tempi•o, di Giano « attendeYa, coi serrami infra ti, « l' A,quile che predavano lon ,ano,> un Dio più òello d'Apollo sua mae&tà ma povero, ma mi-seri, folgoreggiante 1ella contro. potenti del a terna? 1 arebbe rivelato non terribile nel a traniero nel mondo 11 o umiltà pei sua terribi e forza contro i ricch·, <.: E un canto invase allora i cieli : Pace « sopra -la terra! E i fuochi quasi spepti « araero, e desta scint:.!lò la brace, « come per :m,provvisa ala di venti « silenziosi, e si entì nei cieli « come il soffio di due t'Tandi battenti.> E la n01Stra società <riunita a un culm·ne di sviluppo inaudito, ·-corsa tultta <lai fremi1Ji del1e sue vapor· e ;e, delle ue navi veloci ·c0 me <li merci, attraiversata in ~i senso da fa ci. di fili, ensib "li come nervi, trai.sporlta.nti il pensiero attraverso il mondo troppe, piccol'a preda alla ua fame oi1 leone o-li uomini tesi in uno sforzo 1.11p,eriorealla loro capacità precipitantisi a gcd.:anenf empre più perfetti, non re ero allo forzo, e incominc.:ò la catastr fe. Il primo atto deHa trao-edia, più tremenda della tragedia d'Eschilo, -qua.'le ~olo flo.rse la, mente <lell' utore dell'Apocali se pot·rebbe costringere nella brevità cl.i una intesi, i svolse in quel triste lugEo 1914. s· precipitarono l'uno sull'à!Itro eserciti innumerabili d uomitii che, alle armi- perfette aggiunser-0 la furia di distruzione -pr=mitiva che pareva ormai ca: cellata da anti ecoli .di, c·vil!tà, <li umana scien.z~, di ideo.o~e sociali. e sun ea e armava di fe<le gli uomini senza Dio, enza gi tizia: il po- esso delle miniere, ·1 domi,n:o dei rnarr, la· moltì'Wicazione de· mezzi di godere, scél!gliava ,governi e popoli in un delirio rosso di r o-i e di rovine." Su macerie. fumanti, u milioni d~ cadave ·, i chiu e il _pr~mo atto della •tra:gedia. 1Dissangruati e impoverì ·, i uperst1tl f1...rono anc'c,ra possedut;i dal Demonio dell'oro e ciella potenza. E 1a lotta continua. < Le terribibi caratteristiche di dissolvimento che pre en a, Olmi Biblioteca Gino Bianco

158 VffA FRAT];:RNA dì più ;salienlti,. l'odierna fase sociaile, sono sopratutto queste: l'egoi,9mo p1u ahiuso e ;imp,laca:bile; l'i.ncapacità di s,corgere l'i111sieme di elemeinh che dominan 1 0: tma si,tuazione, anzitcihè uno solo, il più immooia:to; la ro,ttura d'o1 gni freno, morale ed economico, opposto a-i godimenti, pe,i quali occorre tempo e danaro, e quindi la ,caccia sempre più vi.olenta a-Jotem'plo, Jiibero e al danairo sovrabbond'anlte; il frantumarsi deH'autorità e <leHa compagine statale e sòcia•J.e<l'i fronte al,l'emei-gere del, fra:zionato prepotere dli-.singoli n1J.- merosi nudei slegati <l'i! i,ndivi:dui. » (1). E' <lurnque-po-ssi 1 bil,e? And,iamo forse verso la 111uovabarbarie? Non -✓ i è nelSJsunaforza cihe arreslti neHa sua cri,si l'occidlente. N•o•ichiudiamo un periodo sto,ri,co mil-Jc-nari·o, come 'la data conve111zionwl,deel• 476 d. C. chliude i,! mon1,d'oantico. La data de!Ja nostra rov:na la: trcivera,nno .gli storie~ ·posteriori. Noi constatiamo i•l fatto. · Se esaminiamo specialrrnerrte la nostra situazione init:eHettuale, ved1anm che .essa è lPi 1 nidi,ce delJ,o fa.celo economico e socia:1e. La letteratura a ge,tto continuo vien meno a•i principii, che dii,cod'arte, · ma <l'el più dem.enta.re :buon seniSO, per non parlar della mora•le, altrimeniti c·'è da, passar per piagnoni. La pittura e ]a, scoltura sono la ribelli-orue alle norme ,d'el disegno e deHa pr-ospettiva, che pur c•i di,eJdero tanti in1discuS1S,ci apo1av·ori. La poe1 sia ..... non è .più poesia. Qualc11J10, a,tit:raversJ questo pa,n<l~monio, v.orrebbe vedere le linee che determinano la ricostnuzione ,d'i una nuova arte: ne d'ubito. Il periodo co,sì ,d,etltòd,i1•decadenza del.le arh alla fine del XVI secolo che co,sa ci died'e? Ci diede il, barocco, che è pure un ~eri odio riispettab:le d'ella storia dell'Arte: m·a ora:? Ora si demolisce petr i!l gusto di demolire. La grammatica? uno stn.1,rnento di domina;zio,ne ,borghese. Abohte la grarn:maitica. E infatti Le correnti di pensiero che ·scuort:'0:11e0 inelbri·ano· le maisse, sono Piivoiluzionarie anohe nel:la forma. Tutto è .sottoso,p·ra: tutto p,r,eannun12ia l'avvento· di una 1mova b~nb'.1-rie. , C'è chi dlu!bittae C!hi, for•se, sorride. Ma guardiamoci d',attorno. Leggi econqrni·che IS'Ol\;vertii-tseq, uilibrio di ricchezze clhe si ac-- centlrano in poche man,i co,n la scomparsa delile me:dje e ·piccole fortune, la claisse colta e non possidente ma;J, vista in alto dai grandi, ,che -temono la sua su1_)eriorirt:àmorale, odi_aita in bais90,perah'e non: s'u:hriaca: e non ha I-e mani callose: i:! l1t1sso,la ·smani1a di (1) RENSI sul Popofo d'Italia del 13 giugno 1920. BibliotecaGino Bianco

VlT FRATERNA gQdere pervertisce gli uomini, e le donne, trascinandoli a perdizione: infine lo Stato esautorato, la patria, la nazione im;omma, esecrata, viJ~pesa da una corrente di, fanataici che fa:rneticano una nuova ·umanità fondia.1a hl'internazionale, enza prepara;re le masse a questo •pervertimento: l'ia:rdisciplina, l'anarchia nel lavoro, nelle i·stituzioni-, nelle funzioni ,piu vitali dello Sta o. A poco a poco cÌI abiltuiamo a far a meno di ferrovie, telegrafi e di ,tutte •le comodità e r-a:flinatezze -d'ella vita: ora manca la materia prirrnai, ora .manca chi lai lavora. Gi•ii e i -libri diventano un lusso. Lvbri di sciienza non se ;ne tampa quas· più: è cara la carta ! Un osservatore nota, come sintomo di <lecadenza <lei libro, il pullulare -delle antologie. Esse ra_ppre emano in qualche modo quel,Jo che è i1 prodotto integrale, ri petto al prodotto genuino; il surr-0gato dleHa letteratura.· Il lilbro unico, insomma: -dopo. -del quale vie.ne la, ,tradizione orale intorno al fuoco, la leggenda, la favola= tutti ignoranti, finalmente, buoni, sempliici e-destinati al paradiso come ai! tempi dei patriar,chii. (1). Oll! è ,ques forse l<? ato preagonico di una società. Paolo Arcari, esaminando in una sua conifere=a lo stato d'animo della; ocietà, concludeva pre so a {J!OCO .cosi: ~ Crisi di civiltà, contraddiistiinta da parecchi elementi, che s'i possono però, dassumere nei seguenti tre: la DIOnaccettazione del dolore, mentre è nel dolore -che sii forgiano e si temprano CTJiani!mi e che i popoli ii fanno -granrli; la non valorizzazione &el lavoro OOllilefunzione, non semplkemente economica, ma altamente sociale; la_ non comprensione de11a /bellezza e nobiltà ili quel vivere modesto che, nel mondo antico, ebbe l'esempio più _fulh," -0 nel grande AriiStide, e .che, neH'età d'il mezzo, fu il caposaldo di una filo dia! prettamente italiana e enza dubbio anche ~iale: la filosofia france ca:na. :i> Tutto è facciata paganesimo. Ma lo stesso atteggiamento degli uomini d" pe~iero ri ente di tale momento anarchico e di dìlssoluzione cfUill mondo. La fiducia e i1 malessere ·Ii iil'va<l'e. Ne fil!OO tudia più, il pensiero smarrioce e 'inebria tli di1 ssoluzione . .Il sapere? a clle serve? Campioni ,di que to ato di co e o.no g!il uomi'Il!rde? partiti ava11JZatiohe formano quell'eleme o .attivo che in una ,combi.na.zione chimica produce la: ~composiz:cne della comlbinazione nei suoi componenti primitivi'. (r) I libri d,l giorno, gìctgno 1920, p. 284. BibliotecaGino Bjanco

r6o VITA FRAlJERNA Lo ste0 s0 fenomeno ci cllppare in un altro momento storioo che p,nelud:a .a catastrofe d'ell anonrdb liart:i1110. La fine del mondo romano. E' un modo di dire, l'aminettere che iii mondo latino sia caduto setto i colpi dei lbanbari. Questi furono la cau,sa •esteriore, ma esso ca!deva già minato da ùna, inJterna dissoluzione. Agi'vano aillora nella .società 'llmana ,causa anal·oglhe a quelle ohe ve:diramo ora detenmi:nare lo, -sffatcelo d'eHa nostra società. Il diisàstro economico .travolrgeva gii enti- pubblici incapa!Ci a far fr,onte ai bisogni collettivi. Le città decàid1 è\rano e i.ntr~stivano. Una odescni12ione po·co lieta sogliono fare gJ.i s-torici i11torno alle contlizioni dei mrunicipil r'omani nd .bas 1so impero. In quei tempi, st:rive lo st•crico Déclareuil_. parve che l'i.cJleale .socialista sèmlbratsse vidtt1,o al· suo avvenlto. Lo Stato cresce i suoi• compiti e si, assume la cura d'i sodidi,sifare ad una ma·ssa di: bi,sogni econ-:-m1c1 e ocia:li, a cui fl.'nora 1"iiniziativa priivata, a;veva provveduto. Gli abitanti di una città ce11cavano di far parte di un medesimo co,r:po; fui:onò sci,ssi in g.rup'Pi1 di•versi, ii11Vestiti d'uno o più servizi ·p-ulbblici,c:he essi atdempiyamo sotto la dJj,rezione è so!"- vegLianJ.Zadel potere centrai-e. Solo l'autorità pulbblica aiveva diritto di a:ssegnar·e agli individui la lo,ro mils,s,i1onesociale. Al disotto di- -queste classi v'era Un'élf plebe disocc.upa,ta in permaìneh:za, Susisi<lia-ta e mahte111UtadaHro Stato, che provvedeva a nutrirla e a f<i1,rladiivertire éon giochi 1 ònaensi. Ma se .un indli,vidluo di questà- 'ple,be ·si m.ettéva a •lawora,re e diventava un poèO' agiato, cessavano i privi•legi <l'i èùi god'eva la ma:r'ma:g\ia e la leigge, _tirannica con ,gli umnini dii buo'na volontà, lo spingevai entro quei r:olkgia, o corporazioni di lavoratori, .che si <livi.dleyano il p~o della wsa pubblica; e ,dia allora cessa,va ·ogni fel_icità per lfi,nd'ivid1 uo. Era legge dìe og.n,i•'ti.omo fosse a: :segnato a uh còilegio .. Le eccezioni,, da priùi.a 11,mherose, si• fecero a poco a: porco più rare, per modlo,di;e ;tutte le COI1)orazion,i lirbere, che in antico esercitavano profe»sioni <l''interesse ,pubblico, d~ventiero profe sioni ,ereditarie e cooperazioni hècessarie: i naviceHai, i .fabtbr1. i pompieri, .gli operai dell,e a.rmei:ie e delle zecche. i pè'scatori di porpora, i tessitori, im.'pei:iali, i minatori, i mu1gnai. i foma:i,_. i beccai; nòn mancò neppure il tenta•Ùvo, dice il Bo11fante, sotto il punto di vista <lei puri pri.Jlicipi,i economici, ~ostruoso, dii fi•ssa-re nna volta p·er sempre, .legalmente il' prezzo •delle derrate. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 161 ,. Le concezi-on"i individ'IJali te che avevano fatto oo ì grande la repubblica romana, cedevano il. po to a com:ezioni con rarie. Lo tesso impero, nei suoi giorni ·migliori, aveva aumenta o la libertà e la felicità dei popoli delle città deg1i uomini, procuran o loro 'la pace e la'Sciando a cia~cuno svi1uppaTe le proprie• energie, non intralciando che moderatamente i 1oro desideri e abbandonando a queste energie, a questi desideri un lar o campo <fespan ione. ì era così formato un •ceto medio oampos o di picco.li proprietari e di possessori di -pi:ccoL-efortune .che costituivano ] nerbo ,de1la vita cittadina. Ma con l'avvento cli: quelle forme ociali te, al ceto compare, perch.è tretto a-gli o.!]eri della curia. oro-ani mo fiscale orrendo, dhe inaridì ce ogni fonte <li benes ere. Tutto è cambiato: gli ,uomini -. criive ancora 'I Dédareuil - chiacciati, perduti, ane-uinanti. penavano cia_cuno nel prop ·o er astolo - come dicevasi allora l"offic:n.a - l.)er permet ere alla toria di dire che l'Impero romano conti.nuava. Accanto all impoverimento delle da_s· po iden i antiche, oi a•bbia!ITloil ubito arrièchire di o-~nte meno de1!lla, di peculatori, di gente enza co_cienza. Ben chiaramen e de crive que to m mento il Gabotto. parlando dell'Italia uperiore nell'ultima crisi dellfimpero. peculatori d"o=i genere avevano invasi 1 merca ·; 1urbanesimo - piao-a putrida delle co;-rntte ocie à - in continuo incremento: i camp abba <lona,ti. La p:cco a pop ie à, p"ù agevolmente travo ta 'Ilei obbalzi. -dive a emp e più :rada. Gli in ere_ i mondani e la ete f.renata <li godere. anche nelle forme piu vo - ·gari, sovrastano ad OQ'lli entimento di patria, di fede, d" umanità. I , ervizi pubbl:ci in cre_cen e ai bamiono per l'impo ihilità dello tato a ,so tenerne l'onere ano abbandona · ai municipi ormai stremati e ai priva(. . ciò E! aa-!!iuno-a na p.ebe avida di o-rodimenti o:ra- i. e degenere, ;vogl:ata. In que: tem ::. neffI ara -Uperiore. }1:iJano era i centro di affari i e pe cicani, attorno ai quali accalcava una canizza ,di legulei e gente che mai difetta, dove le ocietà capitali tiche · traggono tlietro l'inevitabile ca'- ena <li concorrenze ,ec:te e illed:e. <li que tion· e di liti>. (1). E più il <lir·t, era incerto, come avviene ~e le ran.<li ca a trofi, più que i para iti dell'iintellio-enza reaJ",zzavano enormi guadagni. Sorgeva il ecolo V in una ro sa me eo:ra di sangue. TI disordi'ne _paYenteYo e faceva irnfine invocare un. rivolgimento che (1) GABO~To, Storia dell'Italia occide;,tale, Torino i9n, voi l, p. 277. Biblioteca Gino Bianco.

16::a VITA l"ltATER:',!A mettffise un te'rmine alfa co~sa affabi,sso. Ed ecco i barbar:. E' 1-a ga•glfarda e· fi.era giovinez;za che avan:za di fronte alla decrepitezba, modbonda: ,è I.a •barbarie incorrotta. che irrompe contro la civiltà degene\e (I). Basterebbe l·eggere akuni• passi dP Valer,ianò di Cenemelo per vedere come la corruzione <li quei tempi corrisponda alla nost.ra ! Il mondo <l'eì pensiero ri,specchia la confusione del momento .. Un .mondo pagano che tramonfta, con u111pa!ssaito non certo ingh>- rioso, non può scompa,i:in! senza ripercuotere su tutto l'arnbi•ente ì suoi sussulti d'agonia;. Col paganesimo declinava il n.a.zionali,smo romano. Con J.a soppressi10,ne dleH'Ara della Vittoria nell'aufa senatoria (382 d. C.), cadeva l'ultimo simbolo -del paganesimo ufficiale romano. Lai ve'cchia statua d'arte •ellenistica~ tra:sportata a Roma da Taranto dopo_ la .conquistai della inS\Ubordinata ·città. e innaJ;zata da Augt~s!lo, nell'aula senatoria, dopo Azio, pre·si·edeva venerata da quattro se:coli alle più solenni decisioni• del supremo organo legislativo •romano (2). L'imipr,essione a Roma fu enorme: Simimaco, ulti.tno e tipi,cò rapprese·ntante ,d'el nazionalismo paga1110di R(}- ma, combattlè invano le ultime più' splendide 'battaglie. oratorie. A Milano l'Arcivescovo Ambrogio, miraibi,le campione della nuova idea, oscu-rava orma~ glì ultimi pagani. La provincia ·saverchi 1a1va !.'urbe; ,l'univer·salità del cristianesimo e della sua do:ttri:na soverchiava i·l nàzionalismo di Roma. il cattolicelSimo abbatteva gÙ deii nazionali. ' · · « All'appello di Roma che domanida di essere laS'ciata alle sue tradizioni secolari, Ambrogio contrapJilone la.. V'O.Joontdài un.a Roma •che chiede di procedere liberamente per le vie <led progresso, non essend'o mai troppo tard!i per anda·re più oltre: « non eru~Jé- « sco longaevà convérti; nuHa aetas ad perdiscendum sera es.t; .« nullius pudlo.r est, ad meliora transire.» All'agnosticismo argomentativo d!i .'Simmaco, il vescovo in1fine leva, contro l'a:ffermazione chiara e fiid:ucì,osa<lella ·giovane, noveJ.la fede, ,di cui, presente .la .dilatazione vìttori-osa ruel moncl:o (3). . Le -due. forz{ antagoni:stiche n,e;lprimo impero, erano pur vivé · é operanti nel basso impero rnman.o a11ohe dopo il « ·co·ncordato » di Costanti.no <lei 313. a Mi·lano. Erano due co.ncezÌ<0•nireligiose, frlosofiche, umanitarie e pohtiahe· in c0'11flitto; ora palese, ora ve- (x) GABOTTO, Op. cit., pa~. 142. . (2) BoNAIUTl, S. Agostino (Formiggini, edit.), pag. 17. (3) BoNAIUTI, Op. cit., p. 19. BibliotecaGinoBianco

VITA FRA TEJtN A 163 lato. Roma pagana, nazionalista ra:ppresentava regoi mo d'una razza di dominato•ri: all'iucontro la filosofia umanitaria è provin- -cjale, tutte le attenuazioni al rigxio isterna romano dello jus civile sono opere <li giuristi provinciali, cr~· tiana e provinciale è a elevazione degli umili, la concezione dell'1w1110 di fronte all'egoistica concezione del àvz:S. E.• Paolo, genio provinciale, scrive: < Non est J uda-eus neque Graecus: non est servus n.egue liber: <'non est masculus neque foemina. Onines en.im vos unum estis < in Oiristo Jesu. > (1). La provincia. assale 1a form~dabile nemica. Tale conlflitto di. i,d_eedoveva e ere fatale alla i-dea na,zi~ natli,sta romana. < Devastatori dell'univer 9 - diceva secondo Tacito Calgaico duce dei Britanni - < deva tatori dell'universo, quafr < do nella terra hanno tutto saccheggiato, vanno rutando anche < il mare: a,vi,di, se il nemico è ricco, ambizio i _e povero: non <t l'oriente, ,non fqccMente li· sazia: per sè soli voe-liono con pari <: cupidigia la ricchezza e la mi reria di tutti. Rubare, trucidare, < rapire, con fal o nome chiamano impero: sten<lono intorno la < solitudine, e questa chiamano pace. Ubi solit11dine11J. faci11111,pacem a,pp,ellaint. > E' Ta-cito esso - romano di antica razza - che si fa porta rvoce di questa crisr cfi spiriti, vera e unica cau a deYa deca!denza di Roma. po:chè e inva ioni di barbari non ne ono che I' esponen,te. E intanto - come scrive il Pa ca! - -questi i-ncompo ti desideri di vendetta, queste· aspirazioni ad una umanità mialiore, !!0vernata daHa giustizia, si accoglievano in una sola, immensa corrente che andava ad aibbatt-ere in Roma più che i templi, degli De:i,, i fondamentil stessi dello Stato; e le ette aiudaico-cristiane scagliavano -col falso nome di oracoli ihillini Ja loro imprecazione terribile su Roma (2). Ecco la vera cau a della rivoluzione ,eh-e si abbattè sul mondo romano, ne rovesciò le ba i e ricostituì tat'ico amente fa nuova 'Civiltà. La critica, la polemica contro lo Stato r~mano nelle ue ; tituzi-oni a ume una tal violenza da p'.l.fte degli crittori cri ::rn:. da rassomig iare a quella condotta con mezzi ana!o0 hi da· ocia · Jist i. La distruzione dei l~bri cri tiam. nr<linata da o· oc-leziano, • non è forse l'ultimo te:1talivo dello ~ tat, a. Yoler fe mare i cammino fatale della storia? (3). Ma e,rano tenta ivi inutili: la ribe (r) PAULI, )Epistola ad Galatas, e. 3. n. 28. (2) PASCAL' Visioni storiche, Milano 19r9~ p. r:a3. (3) BARBAGALLO, Lo Staio e l'Istruzione pubblica neTl'Impero Romano, Catania, r9 u, l?· r98 Biblioteca Gino Bianco I

VITA FRl\TERNA ]ione era dè ;,Jn,que. 'Gli :q~;logeti del C6stianesimo scrivevano genza p.reoc:rupazro11i <li fo,ma: an.li •:·mtro le raffinatezz·e de lo s.t1le insorgo,~o i padri d:~1 .. 1 chièsa: la ìormà sciatta, plebea m(, - glio si ,avvicina ai parl'ari del1e masse, che non i lenocinii di uno stile azzimato. -Anzi, la nuova reJigione ha infl1t.1itomoJ.fr,simo s.ul d'ec;i.d:mento ·délla lin:gua latina. G11.1,stamente questo _fatto è stato osservato - _a proposito d:i un ,li,bro postumo d!i,P. Savi-Lopez. - « La nuova religione rivolgendosi in, modo s'p,edale alje masse, si, valeva• del linguaggio più camune_. come più accessibile alle menti dii tutti•, e quinidi, conltrilbuiva con la sua predicazione a divulgare iJ dialetto p,reesi:steillte. Tanto ,è vero ·che anclhe i padri della chiesa· si •ostina1 no a ri1111egare la; li,ngua d'i Ora,z:o, di •Cicerone e di Vi,rgili.o e credono di, farsi u'.n meri,to appo ·D:o valendosi. delle forme pop,olari. S. Girolamo e S. Agostino, benchè imbevuti & letteratura classica, nie ·cond'annano l'esteti,ca: essa non fa parte del 1orn prngramma stpi·ri'1:uaile. » (r). Si aggi·urnga a: questo la. propaganda antinazionale dei cristi,an i, propaganda eh~, anche dopo i-J trion:fò dd cristia111esi'mo, corntinua impl,aca1 bile e fenoce contro al rnazi,on,alismo, di Roma. Tutto it patriottismo., .tuitte 1,e v,i,ritù romane sono -passate sotto · il giti<l'i,zio implacabile dei cr.ilstiani. « .Cessate d~ iJl1:vocare - ·scrive_.Agostina a,i Romani ...'.._g_li, Dei, di Anchise e d,i, Enea; es•si non hanno dif.es,o Tro.i'a, e. la terra si apre adesso sotto la base di Roma fond!ata con l.a loro consaicrazione. Cessate <l'i·cain,- tare le virtù crudel,i dii Lucrezia, fe. glorie suicide dii ·Catone: i vostri! fasti sono pieni <li ,sedizioni e ,d,i sangue._. i vostri trofei no111rammentano che orriibili deva·stazioni: j, vositri Si Ha e i vostri, Mario, i vostri Pompei, i vostri Gracdhi cii ri,empioruo di or- • ro,ré: io non vedo dappertutto che •ci-tità·spianate, popoli< scannati senza di.fesa. Ohe se voi· vi oisti1JJatea cele(brare la vostra ,gloria pas,sata, se essa può in1 ganna•re. gli oochi per un i·stante, donde può veni,re il ,suo splendore? Forse da.i vostr.i: dei immortali? No. FoP-- se dai vostri; santuari impuri? No. Forse dai vostri gi.uochi infanfr? Dai vo,str.i delitti, ·continui? Nç>, no, essà non ,è vostra, ma dei vostri a•nltenati., i quali sapevano vivere e morire da ,eroi. I vostri antenati .ri,cevettero 1a lorn, ricompen,sa,· ma i vo,stri vizi vi· soffoca.no, la vostra rel:igi·on,e vi fa <leli:rare, t;d è tempo che l'a vostra ,città, uscita dal fratricidlio ,dli Romolo, come altre volte le prime città ·terrene erano state costrutte da:Wa.ssassinio di Abele, (r) ÙTTOLINI, Le origini neo-latine nel libro di due morfi, Libri. del giorno, aprile 1920, p. 184. · . BibliotecaGinoBianco

VITA FRATERNA I65 .svani ca nel e .fiamme dell'infenno per cedere ·1 o to a1ìa éi a d. Dio, destinata a rìunire tutti · popoli rigenerat' dal patto di Abramo e dal angue d. Cri to. > (1). -on pare <ii leggere la -prosa dea i e tremi ti ne tri più accesi? C'è, è vero, w1a d"fferenza fra costoro e i cri tiani. na vita i111teriore piritu,ale che manca ,comp etamente ai no tri ro i carlatti, i ,quali G'llJ ben lonta.ru dallo pirito d'i rinunc:a e d" sacrifici-o che fece tanto grande il Cri_tianes·mo. Tuttavia · fenomeno presenta delle orpren<lenti an21logie. Mai come nella no-tra società vi ·è 1111! elemento, · a pur trascura:ti·ssimo in ba:sso e in alto, che pen a, medita e offre, OJ>- presso da tutto il peso della vita difilicile anche nella ocietà romana v'eran per one che notarvano i vari movi.men i incompo ti e, quasi, non vedevano con antipatia que to ommovimento anelante a mutare u~o stato di c~se che n,on poteva più .durare. C'era della • gente che vedeva volontieri !"avvento delle nuove idee e anche J"immineme arrivo di nazionaliità barbariche più giovani, più pure. Erai fa corrente barbarizzante che contava molti aderenti nel mo-ndo antico. Appunto nell'epoca polemica gostiniana della Città di Dio, una logica fred1da e errata d. tr\lgge l'aureo a oforio a che il secolare patriottismo aveva fatto cintillare in orno a omini e· cose, care alrorgoglio nazionale del gran popolo ormai m ri,bondo (son parole del Tama s=a). Nemmeno l'imminenza defa catastrofe finale, sa1ve poche eccezioni, temperava 'asprezza di :mii~ giudizi. on v·ha inJfatti fra gli scrittori di questi tempi, a·cuno che superi SaJviano nel d=pingere a foschi colori e condizioni polit:-cJ1e,morali e ociali dei Romani. Il no libro Il go1,er110 di DioJ è una ter"ribile de criziane dei vizj romani ai quali si contrappone, qua i per farne ri altare i etri cc ori, il q~adro dei co-cumi ·de: barbari, ne· quali, secondo lui, raramente 1a ferocia e I truc· pa_sion,r vanno di giunte da virtù- puri- ime io-note ai deo-ene i fi- .g i di Roma (2). E' un po' l'utopia del paradiso terrestre bol cevico. Infatti chi stava loro vicino poteva accorgersi che non era tutta rcsea 1a -descrizione che dei barbari facevano i loro propa andi i. Ed ora sentiamo l'altra campana. Vittore Vitense, orico della per ecu- (r) Citato da FERRAR!: Storia delle Rivolttzioni d'Italia, filano, l'.870, voi. I, p. 36. (2) TAMASSIA, Vittore Vilense e Salviano, Estr. da li tti e 1emorie della R. Accademia di scienze, lettere e arti di Padova, voi. XIV (1:899). • BibliotecaGino Bianco

zione vaindalica: « O v•o-iche amate i bar-bari e ne• cantate 1e lodi per nostra condanna, -badate al nome e. considerate bene - i loro costumi, Forse costoro potevano avere un nome più aippropriato? Sono chiamati ba·I"'bari, nome- appunto d~ ferocia, dii crudeltà, di terror_e•. Colmateli• di ·doni, non ri'Sparmiate loro inchini ecLossequii: ma essi non· sapranno fare· altro che guardare ,con occh'io bieco. e torvo i Romani. Per quanto, .possono, essi fni-rano sempre a;d, oscurare Io splendore e la, dignità de11a gente romana; feliòssimi se tutti i Romani -crepais-sèro. Dove poi ii ba·rbari mettono in pratica il pa:rciere sitb~1ect·i!s, lo fanno per comodlò loto, giacchè essi non hanno mai amato i· R.omanii. » (1). Così anche allora la propaganda: di, id!ee opposte avveniva come ai gio-rn.~ n.osltri, con. scritti d'ogni genere: mancava però la ·stampa che li di°ffon,d'esse fra ùe masse profonde, le quali a:llora • non partecipavano -con tanta passione ail di!battiti politi,ci, e sociali, C'era però. la propagandai oraJ.e deJi pergamo., e la chiesa r~dunava i. ceti in1feriori, i quali rivol:gevat11sif,identi. al' clero e pairtecipavano d'ella vita ecclesia·sti-cai attivamente el-eggendo i capi, e pro~ ved'endo all'ammini-straizione dei, beni c-omuni: Una specie di Camera' d'e.r.lavo-ro: con una dli1fferef!JZap:erò; c-he nehla cl1iesa antica era la parola, d'amore che .s'infondeva alle pl.elbi: nella at..: tuale ca,mera del! lavoro si diistilla l'odio col qual•e s'inebriano le masse preparalte a· ri-cevere il veribo <la ,una predicazione unicamente materiaùistica. E gl1 effetti si constatano nelle piazze delle gra~•di città. · E menfre la p·ietà cri-sti•ana man:1festava il suo dispregio per la scienza mondan·a con J.e parole: « Hoc est nescire sin,e ·Christ-0 plurima scire « Si Christu,m ibene scis, ·satis est si cetera nesci-s .», la furia ebra d'odio- .diei.bolscevi;eh,ii, ingentiliti dal progresso, sfoga il suo livore contro i1l 1 sa.pere scrivendo- sui muri: « morte ar, studenti!». · Verso il nuovo Medio evo.. Così, di pen$i.ero in" petùkr, siamo giunti a trovare una sp~ cie di analogia fra ili tempo che attrarver.si•amo e la ul'tims1,crisi dell'impero romano. Analogia, ben s'intende, non identità. Nel'- l"insieme ci cdpi,sce una quantità di ricors·i, nel fatto le cose sonp (r) TAMASSIA, Op. cit., p. 62, BibliotecaGino Bianco

VITA i'llATllNA alquanto di.verse; ma -chii sa che le. ultime CQ.nseguenze non siano analoghe? Le -cause della caduta della ci<viltà antica son dovute· ad una, ra-gione interna e ad! una esterna.. Nel !llostro evo i ,barbari non urgon:o alle porte di Roma.; nè mi sento da tanto per -poter identi.ficare faggre ione dei •< Centrai!~ > con un'in,vasione ba11barica.... Dunque, anal'ogia molta. IP mal'e è che la civiltà attuaAe mfra a distruggere se stessa:: la parte men-o colta, Ja parte d'epravata dall'immensa officina e -dalla vita nella grande c· tà - sentina di vizi - minaccia di. instaura:re la sua tremenda dittatura. D'altra parte la plutocrazia· - degenera:zi~ne del capitalismo :-- i leva violenta per dominare, demolire, fare il -vuoto attor a sè. Ecco le due_ forze di.sgregatrici -della soci-età attu.'.tle in -conflitto mortale. Nessuna delle due si presenta -con u~ con enuto et:co: non hanno cbe ÌIIlteressi materiali da difendere: sono forze negat~ve. Ci sono inoltre nell'a nostraJ società alcune in e11zi011i dia1Jolicke, che nella società latina -non esistevano, e che pure halJlJlo il loro -peso; e sono: le armi automati-che; il motore a -scoppio, la ra-diotelegraJia e... la stampa. La lotta si svolge anche per imposse~ sarsi di questi mezzi di ·dominio che sembrano proprio esser sorti dallà rmmensa nequiaia del Maligno (Milton e Ariosto non fe- -cero delle armi da fuoco u_na invenzione demoniaca? . Que a minoranza che li, possiederà calcherà co! suo ta!Ione la -cervice del vinlto. I nu'()!Vifeudatari deHa plutocra:zia o i, dittàtori del -popolo - quelli insomma che nella lotta saranno ~ vincitor~ - siederanno superbi, ·sulle rovine di un mondo desolato, come feuda ari di un impero di Mammone: le parole .di bom:à, di mi· ericordia, di giustizia (ii; lealtà; insomma ogni virtù che venga da Dio, -arà •banditai dalla atroce società. Il ·nuovo Medio evo catu ·ro come legittima conseguenza, àa un mondo nel quale i beni ma eriali formano esclusivamente Io scopo deHa esistenza, umana imperverserà ~ntro i pacidici e i misericord· (1). Tuttavia i buon~ perseguitati, ma non; vinti, .getteranno n-e1le nuove catacombe i semi della ricostruzione. Alessandro Visconti. (1) Non comprende quell'ideologo che si finna Sticus sull' •Avanti! • (non t forse nome di schiavo nelle commedie plautine?) quale tremenda responsabilità egli si assuma chiedendo al proletariato di respingere ogni collaborazion~ eo• la società attuale, per fabbricare una propria società fondata su altre basi. Sticus, se pur sa la storia, la sa a modo suo o la vuol far intendere a IIl9do suo; perchè quel passaggio da un regime all'altro che egli vede cosi semplice e meccanico, vuol dire per lo meno cinque secoli di oscurantismo, di medio evo, di miseria! e di tribolazioni per l'umanità, Ma Stin,s non i;i preoccupa di questi particolari Biblioteca· Gino Bianco

168 VITA FRATERNA' Guardando dall~alto Non sono ond,ate di fol1ìa ,colletti>va che .travolgono oggi l'Eu:.. ropa,. Son,o forz~ r•i,voluzicma.rie i,n attività di movimento che premémo sull'andamento normale de!J.a nostra vi.ta soci1a•Le,facerufolo dleviare nei tratti dii minor· -esistenza, - destinati1 quindi ~ pote~ esser deJiati, - o non riuscenldo a: :modiificarne .~a direzione nei trattù più resistenti - •destinati quindi: a non essere lesi. V-i sono delle forze nuove che salgono, che tendono v,erso il potere. E nOtll sono soltanto 1 forze proletarie. Queste ascendono a sbalz•i, quando coll'impeto della .Joro ma:ssa, quando per merito di proprie vi•rtù...Ma sono anche aristocrazie nuove che faticosamente cammÌlnano e che lentamente sa]gO;fl;O.Queste continuano .una 'fun.zione ,storica èssenzi:ale a· f.oro assegnata, la cui in1flueruza è costante sumiavita di un popolo, sebbene non sempre apparisce,nte nell'a stessa intensità. Queste forze compless.e, multilformi, dfo diverso valore, non sono paral,lel-e, m·a rconvergenti•: il punito dii i•ncontro è forse più prossimo di, quanto possa sembrare Ìln apparenza. Ma urtano, senza frangersi e però affinc!-ndosi,contro situa:zi011•isociali_ o'he sotto la loro aizione vairuno dliV'eramente mod'idìcanl(J!osÌI. Dire che oggi si assiste ad una lotta fra borghesia e prol•etariato 1èesprimere molto uni,lateralmente un solo aispetto di un complessissimo .fenomen10 storico che si va svol'gendlo. Non siJ può affermare •che g1iJosta,coh all'ascesa dii un proletariato che si è· ri.svegliato a chied'er,e nuovi diritti siano <llafi da una ·;bonghesia che si -erge a di1fesa di una posizfonie conquistata, ,e che crede suo dovere dÌlfenid1ere.. Questa dW.esa potreibhe avere degl,i,.aspetti di noibiltà e di fier:eZ'za che non sono preci 1samenite · intrinseche ,ca,raheristiche dte!aa moderna mentalità borghese. La borghesi1a è una classe che ogigi non sente più, e non può sentire più l:a forza e la bellezza cllella trarlizione, perdhiè ha perso il Senso eroico che si• è tras,fuso in uit11a nuova aristocrazia generata an he iln, parte da lei., e che ne ha preso e sta:ccato gli elemooti migliori, ma cui essa oggi non apparti 1 ene. La borg'hesia. ha soltanto forse una parte di contenuto economico, ma l'avvetn<Ìr•enon le può appa,rtet1'ere, perchè il1 fenomeno economico non può più essere de-: termi1t1a,nrt:e,ma solo concorrenite. . ~a ,compagine soci1 al,e attua,l•e ·che va lenfamente modificai11id'osi sotto la pr-esstone de!J.e nuove forze agenti,. noru è d,u1-iguecompl•~~ BibliotècaGino Bianco

VITA FRAT..UA 16g ta:mente rappresentata dalla borghesia che l'avrebbe plasmata ed incaTnata, ma piuttosto da uno stadio di assestameo: o - e per- 'tanto pr-0vvii orio - creatosi dopo il Risorgimento, che diede una unità. politica al nostro Paese. L'Italia si formò nel secolo della creaziooe de11e forze industriali. La1 borghesia che aveva potentemenrte concorso a far l'It21lia, si trovò improvvisamente .in un paese 111on più schiavo: v-0lle cercare d'i renderlo ind'ipendente anche nella. produzione: i creò un.a borghesia industriale che non intui completamenfe forse il suo còmpito, ma concor-,,e a formare insreme alI,e· con<l~zioni .sociali ed economiche di allora, quello stato ili case che fino ad oggi si è protratto. Fu quello un periodo grigio forse più di rilassamento che di vera stainchezza. Perchè -la rivoluz·one <l'el,Risor,gimento :non cer nobbe iL sa,crincio di tutto un popolo: fu rivo.uzione, nel fatto e nel pensie~o, a,ristocratica. Venne lai guerra a segnare un muovo termine iniziale. La guerra ri-sv,egliò tutte le energie di tutto il popolo o trn. Ad es.sa parteciparooo le masse come le ar· tocrazie, non come nel Risorgimento in cui la ma a subì, enza determinarli-, gli avvenimenti. La guerra rivelò. attraverso un'esperienza durissima, i massimi problemi. Contribuì, attraverso un avvicinamento ed a un contatto quotidiano di tutti gE elementi di tutte le classi, a far sorgere la coscienza di muovi diri,tti, e di nuov,n doveri e d'i nuov.r orientamenti sociali. La tensione de1lo _ orzo rivelò 1e m.anichevolezze e le forze della organìzzazione politica, _ociale ed ecooomi-ca u cui -fino allora poggiavamo, rivelò le po ibilità o l'impotenza delle cla i e degli. i11dividui. "Tutti do,vevano dare tutto ,qu I.o che potevano dar-e. i rivelarono qu:e11iche d"edero, perchè potevano e dovevano, e ,quelli che pur pot-endo e dovendo :non diedero. Fu una prova che permise di apprezzare il valore positivo e negativo .d-eg~ i_tituti e degli u mini. Le mas e diedero tutto alla guerra: sentirono quindi, nella valutazion·e <l'elfo forzo compiuto, di avere a-cquistato nuovi di- .ritti. Era a•nche il logico compenso di un dovere a cui avevano aputo assolvere. Allora vi fu quasi un primo contrasto fra qneta mentalità creata! dalla guerra, ed una mentalità che la guerra non aiveva saputo modificare: vi fu la preoccupazione, come era dove~oso. che ci fosse di concedere molto a chi aveva dato molto, e d'i non concedere a chi non aveva dato? Ecco che i, rivelò una ilJnµotenza <fii, or.ganizzazioni e di U(r Biblioteca Gino Bianco

mm11dlirettivi .che non seppero provvedere ad un còmpito a .loro chiaramente posto. Ma· d'altra parte, mettendoci a consi-derar c10 da un. punto di vista un, po' più alto e più lontano, e miraindo già ad una mi>gliore si-stem-a-zionesuccessiva, possiamo, fare-i questa domanda: era megl'io provve-d'er-c e prevenire, oppure è più pro1fondamen1te proficuo questo sommovimento sociale çhe aigirta·la· nostra .soci:età e dii comsegueruza i1n1fliui,sce-sull.e,c01Scienzeche non ne -sono ( e non ne_po~ sono esser-e) asseruti, sommovimento che produrrà, attraverso nuove esperienze. !111Uovesituazioni? La domanda potrebbe sembrare accademica perchlè se la cosci,enza dei nuovi doveri si fosse ·già svi1luppata n;el.Jiecla-ssi dlirigooti, anche i1movimenti sociali odierni non si sarebbero mannfestati, -e -ciò avre1bbe voluto signi,ficare che la guerra per se stessa avrebbe :n,elr suo ciclo racchi-uso una compl,eta •rilvohllzio111e.Ma ciò non fu: e i.1non esser successo dimostra che chi. cred!eva in questa poslsibilità di!fetta-va di senso torico. I-I ciclo era troppo breve -e non potéva produrre dii più cfj, qt el molto _che già ci' ha dato. Ad ogni modo si può rispondere a quel:La domanda. E la ri- : sposta ci-,è data dal,l'esperienza <leLla,storia. Ed è un.a ri,sposta eJ.ementare. Qualunque trasformaziion:e esige la -lotta, non solo ma è tainìo mig1iore -e tanto pilÙstaibÌ!lequanto più è costata a chi vi ha conrt:rilbuito. Gli a,cquisti--possono essere sov,ente effimeri. le conq,ui,ste hanno sempre wn conteinll'to di maggiore solidità. Le difficoLtà affinano, i sa:crilfici mÌ!gJiiiorano.La guerra ha i,n,d!ubbiamente migliorato i popoli che vi ha,nno parteci,pato perc:hè li ha sottoposti ad una non breve sofferenza:. Ma molti, si, chiedono: dov,e mi,ra La rivoluzione <l'oggi.• aovc: . ci oonduce? ·e questo sprigionarsi di odi'O, di viohmza, di egoismo n,01111 nuoce al suo svollgersi,? ed è poi iì mez:ro propÒrzionato allo scopo a cui, ·si mi1ra? Bad-i-amo intanto di: non confonder.e -la, violenza piazzai•ola e l'an-archi-smo, collo svoligersi meno appariscen-te. ma più prnfon<lo, <l'e! fe111omeno,rivoluzi·o111ario. La -cr-i1si•è -compLessa: ma. se ne può scorgerè pure una linea cond.utti·ic-e. n lato economi•co si compenetra: con quello politico, qu:e9to e quello col lato morale .. Si sono ri,velati, ma si, sono anche rotti, -eccessivi ·squiBbri eèonomici: questa nuova situaz-i-one economica porta una_ più viva aspi,razione al potere politico. che appare oome un diritto da con1qu,i 1stare. ' Vi è certamente nella graind'e massa èhe agisce colla forza diella propria inerzia, e i1n molti,ssimi degli, istessi dirigenti della BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 171 massa, J'incon apevolezza di que to moto che j va per opera sua· .determinando: ma lo scopo finale e il ri ultato del movimento ara ,questo. Lo scopo immediato e il ri ultato appareme è sopratutto if.•miglioramento economico: v:ii è un lato egoi tico, ma vi è auche un lato che ri,flette una più equa distribuzione di- rapporti. Vi è Ya pirazione act una indipendènza che rompa gerarchie ba-ate u diritti che oggi .non sentiamo più -esser-e così olidi come potevano apparire solo pochi amni addietro. Ecco -che nell'organizzazione mdustriale si tenta di arrivare a questa emancipazione colle Conìmissiohi interne coi Con i.gli-d'i fabbrica tendenti a far a umere ia o--esticne diretta agli elementi fattivi della produzione. Ecco che si chiede la distriibuzione deltla terra ai contadini. Ecco che si intrecciamo e si rafforzano vaste e potenti oro-anizzazioni fra le diverse categorie -di lavoratori-. ono t-ende.llize che s:i,gnificano ap- .punto nuove {:Oncezion · di rapporti. Conceziom male impostate, 'eccessive, frutto et· ine perienza · ma hanno in -germe una possìbilità di evolversi m forme più compl~te, più adatte a1Ie neces- .si<tà-della nostra :vita oc.iale e della nostra produzione. Ma intanto i vanno occultamente rielaborando gli istituti del ·Diritto: un soffio nuovo li pervade a cui non tutti potranno resi:- stere. •Chi non vede la beUezza di que ta lenta trasformazicne che si viene determinando per l'impulso della coscienza popolare in un .campo che da -questa assai di sovent~ sembrava fare astrazione? Vi è però up fatto ,che oggi in special modo c· preoccupa. In .questa in-quietudine ·-generale si perde fac"lmmte di vista ':ntere&- se, generale che -dovrebbe prevalere a -quello contino-ente e particolare e si dimentica il còmpito di attività e di produzione che a -eiascuna nazione è assegnat,o. I tentativi di realizzare certi sist-e- .m~ di gestione <liretta - ia ne 1 industria come effagricoltura - non embrano certo i più adatti a con o1idare la no tra malcerta itnazione economica. Occorrerebbe una ben maggiore• preparazione, d'a cui oggi siamo ancora lontani, neo-li o_perai e Rei -contadini, perchiè questi potessero assumersi il compito a cui oo-ai '.già vorrebbero sobbarcarsi. Pertanto tutto questo è transitorio. Quando fesperienza dei nuovi organismi avrà d'a,to la preparazione. e idoneità a farli fu-n- ·ziona,re, o avrà dimostrato la vainità -di certe mal fondate aspira- -zioni, allora una ituazione normale · ristabilira e una rinnovata .coscienza nazionale che additerà il com_p·to esa to del lavoro individuale e collettivo, i ri veo-lierà -nelle ma e che avranno t ovato la v·ia che ora si a.gitano per ricercare. E' naturale _che què to a;;sestame.nto ia ancora ·]on.ano. VerBibliotecaGinoBianco

• VJTA FRATERNA ra 1'i1si,emea tutta una nu,ova ituazioae sociale che a,vrà reciso• · quanto d~ atrofizzato e · di caduco la situazione attuale ancora. porta, -e avrà conservato quanto vi ha dii vitale e di -d'uraturo. Sarà questo il frut•to <l'iquesti anni ill1itensi,sstmi·-ed agitati che ci ,è data la fortuna di vivere, in cui su c-ompie e si chiude la rivoluzione ir:1:ziiafada.Ila guerra. Ri-vo-h1oZionenel, senso storioo <lella parola e nel. senso suo piÙ' alto ,e p,iù completo di formazione di un nuovo ordine che all'an..-: . \ tico si sovrapponga, -ave11<lone conservato gli elementi V1-g<;>ro 1, e messunq cfioquesti avendo distrutto. Chi non -capisce che o,ggi questa si sta svoJ:gendo in tutta la. sua pienezza, e ,crede che la rivoluzio,ne sia simile ad un giorno <liitemporale, e come, nella timorosa previsione di que to, chi-u<le ,tutte Joe finestre, così, ora vive sotto l'incubo <l'i un ev,ento d,eprecabile prossimo - è u111di1Sgraziato od un misera.bile. Quello non: è. degno cli viveie in un momento come ,questo,. E parimente stolto ,è chu cred,e che ad una più rapida sol~ zion.e <lell'attuale crisi si possa giungere. col proporre ,soltanto leggi ardite o. coll:in.scenare la reazione: non si nega il valore di leggi nuove, 1nè_ l'autoriotà di uno •Stato di -manten.ere l'ordine, ma chi' non v_ede che la crisi è ben più profonda, -e che questi mezzi sono, soltanto pal!iiativi e ra.ppezzature ad una situazione che stà già. in se stesisa maturando i germi del proprio rinnovamento? ,Chi ha f.ecbe nella propria: naziorue 1a sente oggi, in questo ribollire di nuove energie, più viva e vigorosa -che mai. L'Italia sta. precedendo ,g)i· altri 1 nella soluzionè del problema capitaLe posto da qu,esta, guerra, il protbJ.ema socia,J.e. Sullo sfondo tragico e grandioso del quadro socia:!,e che aib-· ,biamo davanoti, essa cii appare ancora e sempre· eterna. · ' Giustino Arpesani. lo memoria dei maestri elementari morti io guèrra. 11 Comitato di assistenza morale ,per i Maestri combattenti. - sorto· nel gi'llgno 191 s ·- a:s,solvendo il ,suo comiPito pietoso, ha ,raccolto e pubb1:,cato in un vdlume-rioeordo, le notìzie e i r,itratti dei cento e .cento maestri elementari - onore e vanto de1Ia -classe m~gistrale - ehe alila grandezza del!a Patria e alla Ji,bertà Jd.eigjlioppressi, ·saK:IlUÌcarono la loro· baJ4a e pr-0rmettente giovinezza. Il vo.J.u,me è i-n ven:dita, a beneficio ,degE orfan,i dei valorosi stessi, presso '1a Sede del Comitato-: Miùano, S.cuola femminile, via J. daoJVenne. Jnviaire va.gil,ia di iL. 6, prezzo• del vo0,Lu~e, -più L. 1 per le spese di: imba ll'ag,gio e S!Pedizione raccomandata. BibliotecaGino Bianco

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