Vita fraterna - anno IV - n. 9-12 - 15 mag.-30 giu. 1920

VITA FRA'IERN:\ 177 -semplici argomenti d'ogni giorno - esse sono assai pi1ì assidue e fervide corrispo11-deuti che non i maestri. Accoglieremo qui anclre -qualche pagi1ia men dolorosa, ma che fa travedere gli ampi oriz- ._§Onti che potrebbero aprirsi dinanzi certi maestri di buona olontà, . solo che la lor vista non f asse soffocata dalle angustie q11otidia11e. I lettori si contentino deU'a~umimo per gli scriventi e Jelle sole ·im'zia-li pei 110111idi paese. r on vorremmo che la pub'f!lica~io11e di certi lamenti, suscitasse rappresaglie da parte delle aiuorità biasimate .... P. (Perugia) Si accede alla mia scuola per 'tlna .scalinata rotta e sconnessa. Detta scalinata è e terna, e senza un riparo per la pioggia e per la neve. Quest'inverno vi aranno state almeno quattro d~ta di ghiccio, il che mi faceva star.e sempre in orga mo per i miei bambini. In -cima alle scale, vi è una porta, formata da due tavole, che las-ciano penetrare nell'interno ,del1'aula un venticello, che spe se volte intirizz\is-ce. L'aula è scura, umida e un cattivo odore di umido colpisce lfolfatto ,di chi entra. Le pa,reti ono ner.e e ... nude! on una carta geografica, non 'l.111 quadro, nulla, nulla. Cara ignora, che pena, dover rinchiqdere là dentro una cinquantina di bambini, che di altro non han bisogno che di sole e di aria buona!. Ogni mattina Ii vedo venire, -con il loro pezzo di legna sotto al braccio, rossi dal freddo, e tremanti, e con voce ancor più tremante mi chiedono: - « Signori, mi fai scaldà? ». Sa-pesse quale doloro a eco trovano nell'anima mia que te parole!! Poveri cari -piccini!! Qualche volta, mi too-lierei le carpe per co,prire.., quei piedini sanguinanti dai o-eIoni, e nudi! Quando ho ricevuta la sua gentili sima, ho parlato loro dell'opera benefica da loro svolta, e li ho visti tutti orride-re, e ci è stata una bambina, che con le lacrime agli -occhi, mi ha ringraziato, quando le ho detto che le farò leggere i libri che gli amici buoni e lontani ci manderanno, Un a1tro bambino ha detto ad un suo compagno, che per la contentezza che provava nel pensare che la sua scuola poteva diventare be-Ila. non entiva più nemmeno la fame che pochi minuti prima lo tormentava. E l'indomani mattina molti sono ent .ati in i uola piangendo, perchè avevano pen ato di portarmi un oldo '.Per la l}ibliotechina, come io tessa avevo detto loro, e la loro mamma non ce l'aveva. Con grande, immenso pi~cere, mi abbonerei alla biblioteca dei maestri, anche fl)er non fo ilizzarmi, per non dimenticare fra questi monti, dove non un raggio di luce ci giun.ge da ;ilcuna parte, le cognizioni che ho apprese nella scuola :normale, ma i:ara Signora! mi perdoni una coniidenza: Io 1w i fratellini piccoli, che senza i·I babbo e la mamma, laggiù nel piano umbro, a pettano da me il Biblioteca Gino Bianco

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