Vita fraterna - anno IV - n. 9-12 - 15 mag.-30 giu. 1920

VITA FRATERNA 161 ,. Le concezi-on"i individ'IJali te che avevano fatto oo ì grande la repubblica romana, cedevano il. po to a com:ezioni con rarie. Lo tesso impero, nei suoi giorni ·migliori, aveva aumenta o la libertà e la felicità dei popoli delle città deg1i uomini, procuran o loro 'la pace e la'Sciando a cia~cuno svi1uppaTe le proprie• energie, non intralciando che moderatamente i 1oro desideri e abbandonando a queste energie, a questi desideri un lar o campo <fespan ione. ì era così formato un •ceto medio oampos o di picco.li proprietari e di possessori di -pi:ccoL-efortune .che costituivano ] nerbo ,de1la vita cittadina. Ma con l'avvento cli: quelle forme ociali te, al ceto compare, perch.è tretto a-gli o.!]eri della curia. oro-ani mo fiscale orrendo, dhe inaridì ce ogni fonte <li benes ere. Tutto è cambiato: gli ,uomini -. criive ancora 'I Dédareuil - chiacciati, perduti, ane-uinanti. penavano cia_cuno nel prop ·o er astolo - come dicevasi allora l"offic:n.a - l.)er permet ere alla toria di dire che l'Impero romano conti.nuava. Accanto all impoverimento delle da_s· po iden i antiche, oi a•bbia!ITloil ubito arrièchire di o-~nte meno de1!lla, di peculatori, di gente enza co_cienza. Ben chiaramen e de crive que to m mento il Gabotto. parlando dell'Italia uperiore nell'ultima crisi dellfimpero. peculatori d"o=i genere avevano invasi 1 merca ·; 1urbanesimo - piao-a putrida delle co;-rntte ocie à - in continuo incremento: i camp abba <lona,ti. La p:cco a pop ie à, p"ù agevolmente travo ta 'Ilei obbalzi. -dive a emp e più :rada. Gli in ere_ i mondani e la ete f.renata <li godere. anche nelle forme piu vo - ·gari, sovrastano ad OQ'lli entimento di patria, di fede, d" umanità. I , ervizi pubbl:ci in cre_cen e ai bamiono per l'impo ihilità dello tato a ,so tenerne l'onere ano abbandona · ai municipi ormai stremati e ai priva(. . ciò E! aa-!!iuno-a na p.ebe avida di o-rodimenti o:ra- i. e degenere, ;vogl:ata. In que: tem ::. neffI ara -Uperiore. }1:iJano era i centro di affari i e pe cicani, attorno ai quali accalcava una canizza ,di legulei e gente che mai difetta, dove le ocietà capitali tiche · traggono tlietro l'inevitabile ca'- ena <li concorrenze ,ec:te e illed:e. <li que tion· e di liti>. (1). E più il <lir·t, era incerto, come avviene ~e le ran.<li ca a trofi, più que i para iti dell'iintellio-enza reaJ",zzavano enormi guadagni. Sorgeva il ecolo V in una ro sa me eo:ra di sangue. TI disordi'ne _paYenteYo e faceva irnfine invocare un. rivolgimento che (1) GABO~To, Storia dell'Italia occide;,tale, Torino i9n, voi l, p. 277. Biblioteca Gino Bianco.

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