Vita fraterna - anno IV - n. 5-6 - 15-30 marzo 1920

Anno IV, N. 5-6 - J5-30 Marzo J920 Conto corr,colla POEta VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI S'PUDIO E DI AZIONE SOMMARIO Un caso d'influenza :.._ Civiltà scimmiesca - Il Congresso per il Rinnovamento Nazionale - I problemi dell'agricoltura ·siciliana nel pensiero di Paolo Balsamo - Ricercare sopratutto in sè stessi - Per la coltura della nuova classe dirigente - Parole pianissime - Leggendo la traduzione di " Gitanjali,, di Arundel Del Re - Conversazione - Voci di gruppi amici - " Fiorenza Nightingale ,, (pagine staccabili). I f ABBONAMENTI Ordinari Italia L. IO. - Estero L. 20. - Sostenitori 11 11 25. - ,, _ 11 3o. - Gli abbonamenti sono solamente annt:i. Numero separato L. o. So - Arretrato L. r. - Questo numero (doppio) costa L. r Esce il 15 e il 30 d'ogni mese. DIREZIONE e AMMINISTRAZIONE Via Spiga, N. :i5, Milano - Telefono: 8r-r6 iblioteca Gjno Bianco

'-- LE GUIIDE ICS: 1° ROBERTOALMAGlA. La Geografia. Istituto per la p1'opa,ganda della cultura italiana. Roma, Campidoglio, 5. 1919. Paeg. VIII.-II2 in 16°, L. 3.50 (Gratis ai, soci). La vasta iniziativa dell' Istituto per la propaganda della cultura italiana ·che avrebbe dovuto essere svolta dal Sottosegretariato ,per la propa1 ganda ai!' estero, si propo111eun duplice scopo: far -conoscere in Italia e ali' Ester-o lo stato reale presente della nostra cultura senza vuote apologi:e e senza intempestive denigrazioni e faYorire la sintesi nel sapere contemporaneo per ovviare agli inconvenienti della tendenza eccessiva verso la specializzazione che caratterizzò la ·cultura italiana dell' ante-guerra. Queste guide dovranno costituire un vero e proprio bilancio del contributo che gli scrittori italiani 'hanno portato alla civiltà negli! ultimi decenni. Ogni volume della collezione avrà nn esordio prospettico e sintetico, ossia un profilo èhe potrà essere tradotto in varie lingue ne!J.e diverse edizioni; seguirà un'appendice puramen,te bibliogra·fica, d1e nelle edizioni strnnùere non sarà tradotta. Il rapido esame che Roberto Almagià, prof. ordinari,o di Geo0-rafia nella R. U. di Roma, fa degh sviluppi raggiu11ti negli ultii!Jli decenni in Italia d-all,a disciplina da lui professata, servirà ottima- ;nente a dare un primo ori-entamento agli studiosi strani,eri e alle persone colte e studiose italiane. Non solo sono p.a,ssati in rassegna i maiggiori ,geo-grafi e le loro principali oper-e, ma anche gli istituti ed i t}eriodici geografi.ci. Ciò che fa il Touring il quale mediante una piccola quota aillnuale diffonde fra i soci un'ottima rivista mensile e le gui-de regionali per la propa1 ga-nda della cultura turistica, si propone dì fare l'Istituto romano la cui opera, iniziata fra le più generali simpatie e coi più larghi consensi, non potrà che riuscire sommamente utile a!ìa vita intellettual-e italiana. Quando in tutte le biblioteche del mondo si troveranno le ,guide ICS e il periodico bibliografico mensile l' Ital-ia che scrive, tradotti in una lingua conosciuta i,n quel determitl!ato paese, !!Italia libraria si troverà rispetto a!J.e altre n-azi·on.iin una condizione privHegiata. Si tratta <li un conc-epimento molto nuovo e molto ardito ma bisogna riconos-cere che l' Istituto ha il merito non solo di averne formulato il vasto programma, ma anche di aver suggerito mezzi prati-ci e semplici rer attuarlo. _Bibl1otecGainoiBianéo

Milano- A·nno•IJ. 15-30 Marzo1920 - N. 5-6 VITA FRATERNA - RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE Abòon.-annuo ordinario L. 10 =::JQ=, Jbbon. annuo sostenitore L MS Un caso d' influenza NoTella: Quel giorno Giovanni Daverio non i sentiva bene. A varie :riprese era stato colto da brividi di freddo; un mal di capo sempre più- in istente lo opprimeva;_ aveva la gola riarsa, e frequenti colpi di, tosse gli schiantavano i! petto. Tutto il iomo aveva tirato avantÌI a lavorare; ma, giunta la sera, non si e·ra proprio sentito dÌI andare, come il solito on Piolti e Verga 01 mangiare ali' osteria; li aveva salutati ali' uscita <lei magazzino dov'erano imp~egati tutti e tre come fattorini, e se n' era andato, barcollando, a rintanarsi nella sua < cuccia >, -come chiamava irosamente la branda che occupava come pigio111alein -casa della vedova Schia:vi. - Che co a c'è stasera? - gli chiese questa, tutta stupìta nel vederlo rincasare -così per tempo. on mi sento bene, vado a letto. - Madonna Mad'onna. avrà la spagnola, JVrà ]a peste bubboni.ca, avrà la ce/alite! «Imbecille!> borbottò Giovanni, e senza degnarla d'uno sguardo passò nella stam:a attigua dove si buttò, bell'e vestito, sul lettuccio. La vecchia Schiavi cont4Iuò a -brontolare, protestando contro le malattie, contr,o chi le mandava e contro -ehi i permetteva di prenderle, ,pure essendo inquilin,o fa casa d' altri. Ma, dopo un _poco, presa da una JSq>eeiedi rimorso, socchiuse l'uscio e gridò: - Vuole urr caffè forte? .... - Non voglio niente, mi laser in pace! - Tanto meglio - borbottò la vécchia, felice di non essere costretta ad a-ccostarsi a quel letto. Ma Gi'ovanni voleva..... oh se vo1eva ! Come aveva fatto a dire che non voleva nulla? Voleva, volev0l... tutto _il suo -corpo si contraeva in uno spasimo indicihile per raggiungere qual-che cosa -<:he voleva e che non poteva raggiungere. Ardeva di febbr~; il Biblioteca Gino Bianco

VITA FltATJ:ltNA sangue gli pulsava così violento per l,e arterie che pareva gli scoppiassero; dolori a-cutissimi ,gli trafig,gevano il ,ca,po; non ,c'era un solo punto della sua ,perso11a che non gli dolesse; i.ma sete, ard011te lo divomva. Voleva ... voleva.... · - Si senti.va al)' infemg, e voleva uscire da quel!' irtfen1.o. Ecco. Il suo male? Oh non -era soltanto quello ! quello era cominciato da poco, si poteva sopportarlo ancora! Ma prima del male, ma sc·mpre. Non era tutto un inferno? Gelsomi'l1a ,che lo· tradi,va ! Ghe rabbia lo as1Sali•vaal pensiero di quella ragazza! Le aveva offerto cli ·sposarla per Pas(pa, dopo tanto che si paTla-va:no! 1a la sign9ri.na ni-c-chiava, voleva tirare di' lungo. Gera dii mezzo lo studente del Politecnico, si sa, ormai ne -era si-curo. ,Cret,i11a! Sperava fors.e di farsi !Sposare eia quello? Stu;pi<la, stupida, stupici.a! Ma che a lui, Giovann.i, _gli-ene importav,a veramente di quella scipita? cmmen per sogno ! Se non fosse stata la ra.bbi-a di ve- .ciersi posposto ad un altro, a vrebibe lasciato ,correre, s,enz' .altro. Non le voleva mica bene; gli era pia-ciuta un po' -per qu.el 6UO colorit•o fres-co e per le carni sode, ma era bell-ezza dell'asino, e di ragazze simiii era pieno il mondo. Solo gli faceva rabbia <li esser.e stato pi,a,ntato da lei. Rabibi,a gli faceva. Ecco tutto. Oh che sete. che sete! Raibbia e sete. Rabbia sempre, con tutti. Anche col pad:r-one. Ecco, ora gli aveva ai.tm-entato il mens,ile, •se- -condo la sua richi1esta; ma il sabato inglese non aveva voluto conçederglielo. Perchè? Diceva c'he non ,poteva. che le condizioni generali non 1 gli permette-vano di. rinunciare a quella mezza gid-rri.ata di lavoro; e che, del resto, lavorava anche lui. Bella bravura! lél!vorava per sè. lui! E Giovanni s'era impuntato a volerlo il sabato ino-1-es-ee. il pad'rone gli aveva dato.l'ultimatum: o •così o ni,ente, e ,glii aveva lasciato tre giorni ,per riflettere. O che veramente glie ne importava ta111todel sabato in,gles-e? Ma che! sarbbe stata una seccatura .. ora specialmente -eh' era fìni:ta la storia -con Gelsomina. Ma -gli avevano ca·cciato in testa che il sabato inglèse era un cli ritto e lui I' ayeva chi-esto: e una volta •chiesto, s' -era imp-un,ta{o cli ottenerlo. O che clov-evano sempre vi,ncerl,a i padroni forse? Maled'etti i padroni! tutti odiiosi, t-utti sfruttatori! Solo la parola padrone gli faceva rimescolare il sangue, a.rdere la febbre ! Il suo, a, dire i,l vero, Stucchi. non era dei peggiori; era U!n uomo che lavoraYa da matti-na a s.era e trattava .... _no, ,propri-o non si potev,a dire che tratt:isse mai male con nessun.o. Ma insomma era pur _semJire lui quello da cui Giova1111idipendeva, quello per ii c(t.iale lavorava ..... Lavorare, lavorare! lavorare sempre tutta la vita! O perchè :n fin dei conti si d0'\7eva lavorare? BibliotecaGfnoBiar,co

VITA FUTllJfA 83 Che febore, che febbre. che arsura ! che male. Perchè non gli davano da bere? Ah. era tato lui te o .a mandar via la ncchia che rrli offriva if caffè. Perchè? gli aceva rabbia, ecco, con le ue stupide parole ..... Lavorare, lavorare .... O che avrebbe '.l)roprio voluto fare _a meno di lavorare, lui, Giovanni? Non f'<l!T· nuJla da mattina a era? Ma che, ma èhe . a,rebbe tata una noia da morire. Anzi, c' era stato un tei~po, lontano orma.i, in -cui lui, proprio lui, Giovanni Daveno, aveva avuto la passione del lavoro. i ricordava. ancora che delizia provava nel tuffar i tutto nel uo lavoro, qua i dimenticando i di e istere, e1112a più accorger i del pa ar del tempo. E pm; come al ri vegliar i da un o_gno, la lieta gioia con cui addentava, affamato, la ua pagnotta, oddisfatto della fatica compiuta che gli dava il e1Lo deJla ua forza e deUa sua bravura! .Com' era contento a quei tempi! Come cherzava volentieri coi· compagni, ridendo e chia ando, tanto che pareva riempire il mond'o intero della ua a11egria ! Poi, in ~eguito, aveva fatto altre conoscenze. Aveva cominciato a frequentare le o terie, ayev_a _entito molti predicare contro il lavoro, contro i padroni, contro tutto. poco a poco gli era venuta addo o quella rabbia, quella terribile rabbia -ohe ora lo èivo_r,ava, che lo bruciava tutto, che o-li dava quella ete, quella sete! « Ma ,che vita è que ta? empre con que ta rabbia in corpo!> gridava il malato, e si dimenava ·nel letto _enza trovar requje. Delirava. « Oh Dio, che vita era queJla. Nemmeno un cane rrabbiato era più mi erabile di CO'Ì. ~fa perchè viveva infine'. Perohe l'avevano me so af mondo, in questo inferno.> « Chi ono io. chi sono? - gridò - voglio ~apere chi ono e ,perchè sono al mondo, e perchè ho que ta rabbia qui, e qm, che mi mangia sempre e non mi lascia in pace . >. II figlio Schiavi, che rin.ca ava al1ora, entrò, sentendolo gri- <lare, gli mise una pezzuola diaccia ul1a fronte e a]" accostò alle labbra un bicchiere d'acqua inzuccherata. Il malato bevve avi- <lamente. « Oh Dio! ecco, ora ~Ì ! co ì va bene! - delirava Giovanni. - Un po' di pace; ecco. Oh. ba a que ta rabbia, ba~ta ! Ecco, ora so chi sono! ono un uomo. E gli uomini non ono fatti per vivere sempre in collera I' uno con l' altro.• - -on i può empre odi-a.re! Oh Dio, come tanca ·l'odiar empre. Come brucia! Dammi da bere, ì dammene ancora! Io non odierò più ne - suno. Sono stanco. Va, Gel omina, se non mi vuoi, vattene in pace; farò senza. Che co a importa, dopo tutto? Pace, voglio, 11ace! E anche tu: padrone non me lo vuoi dare il sabato inglese? BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA E tu fanne a meno. Io non posso continuare a rodermi così; :non pos~o ! Dammi d'a beré, padro,n_e, e lascia che i sciori si godano 1 loro quattrini; che cosa t'importano i denari, <lopo tutto? Pa·ce ci vuole! Pace! Oh Signore voglio aver pace, pa·ce, pace!». _Giova1111-ipiangeva; un torrente di: la,grime sgorgava dai suoi ~echi ; la tosse e i singhi.ozzi• gli rompevan-o il petto. Ecco, ora si ·era asso-pitb..., iDormiva? Sognava? C'era lì la sua: mamma -che gli parlava. Ohe cosa voleva la sua mamma, morta da tanto tempo? Gli car-ezzavà la -fronte con mano fresca e leggera, di-ceva : « Povero figlio ! non sei cattivo, no non sei •cattivo! ».. E la mélmma pian,geva nel dir così; poi mormorava, come tra sè: « Di chi sarà la colpa? sarà mia? sarà di suo padre? sarà <lei vino? E,p,pure anche noi, che colpa ne avevamo, pover-etti? pov.-eretti noi t poveretto lui! poveretti tutti,! ». Com' er,aJ fresca e leggera la mano della sua mamma sulla fronte .... ! Giovanni ora le parlava, lui: ·_ Mamma, ora la rabbia mi è passata. Ora sono in pa-ce, lo vedi-? Non appena passerà anche qùesto male, questo tremendo male alla testa, starò bene, _veclirai ! Allora sarò buono, mamma, te lo prometto. Lavorerò volentieri, ·così, per il gusto d'i lavorare, per -sentire c:he anch' io facòo· qu•a!che cosa di buono nel mondo. E canterò, lavorando, come facevo p-rima che· la raibbia venisse, quando e' eri ancora tu a ·Casa nostm ! Oh mamma, che non, ·ci sia proprio più ni-ente a questo mondo che sia fresco e· dolce ·come l,a tua mano sulla mia fronte? Non<:' è? Non c'.,è più? .... Aspettac: .. C'era una volta l'erba fresca sui p.rati in primavera? Quando•? Quando? Chi si ri,corda ,più di guairclare i prat~ quando viene la prima vera.? chi ci pe:ns,a più a guardare il cido, le stelle, il sole? _Ora non si· ,guarda più che in terra, non si alzano più gli occhi, maì, da questà terra polv,eros;i. e disseccata, e ci si abbrucia .... oh come si brucia! Mamma, andrò in -camp,a1gna questa ,primavera, e se la gente sarà cattiva ,con me, io guarderò il sole ·eh' è buono con tutti, che dà luce a tutti, ,che dà v,ita. e ·calore a tutti, alle ,pietre e ai. fiori, alle bestie e a,gli.'uomini, ai, buoni, ai cattivi, a-i ricohi, a; poveri ....· Tutti -uguali per il sole, tutti uguali ..... Giov;mni Daverio ora sorrideva. La mano fresca· della sua ma1nm,w-era sempre ancora ·sulla sua fronte. Dne g~rn,i appresso era morto. Era i.mo dei tanti morti d' influenza del 29. gennaio 1920 a Mitlano.- Lina Schwarz . . (dal settimanale "le otto ore• - Milano, via dei Piatti, 4). BibliotecaGinoBianco

VITA FRATERNA 85 Civiltà scimmiesca Due numeri di un giornale di Pt"ovincia. L'educazione sessuale la fanno i gior. ali, specialmente i gior11ali d~ provincia, nei quali si annida la quinte senza dell'intell~ genza degli postati senza crupoli ! Poichè è necessità dello spirito umano non -chiuder i nell' individuo, -ognuno che ha in sè la ' sua filo olia· fa di sè, per accetta-rsi in qualche modo, la legge. Il mallvagio è semp,re propagandÌiSta della sua malvagità. All'ubbriacone non è sufficiente ubbriacarsi, è necessario anche fa.re ubb.ria- .care quanto più può anche alt.ri. Aver proseliti. II mandrillo umano eleva il uo mandrill ·smo a principio, ed è in ciò stesso la ua differenza dal ozzo scimmione; chè lo sciII1JDione è sozzo, e l'uomo in veste di scimmione (o lo cimmione in veste di uomo) e fa pro-· paganda. > della sua ozzura, idealizza la ua sozzura a p.rincipio di vita. C'è caso però - è -vero - che i accOTga della insufficienza di quel principio e .ne cerchi un altro, più pieno, e acquisti la v-e.r-gognad!i è, che è la più grande molla dell'animo umano. fa ad acquistare la vergogna di sè· occorre silenzio e interim ità; beni dei quali il giornali ta di provincia non ha modo di fruire, dovendo fiar vi-vere il gior.nale de.Ile sue sudicerie. Ndita mia città un giornale quotidiano, -per due giorni di seguito, ha .raccontato uno schifoso dramma della -vita es_uale. (Lo fanno anche i giornali d'e1la capitale, dirà a ua cu a. ì, -perchè on-o giornali di provincia, e. Roma è provincia quanto Catania. on lo fa Milano. a la ciamo lì questa gue tione del che cosa sia provi·ncia).- el econdo numero, non contento di -avere eccitato colle ue -descrizioni la fa.nta ii ses ualè dei lettori (leggono anche i -r.agazzi e le fanciulle), aggiunge que to commento n-el quale formula la su.ai teoria sci,mmiesca: « Ho pen ato alla tragica fine dello sciagurato tranviere assassinato ieri l'altro nel casello di via Monserrato._ 1 Fuori della -cronaca la quale non può• dare che Ja _ensazione immediata del « fattaçcio ». Fuori delle indagini che l'autorità dovrà .condurre per fornire a-i giudici la po ibilità di applicare la legge. Fuori dalla so- .cietà cioè perchè certe cose la società non le capisce e non ha il tempo di capirle. · A me ,basta sapere che il giovane tranviere era recato al casello di via Monserrato a compiere un atto d'amore e che vi ba trovato la morte. Si dirà: il destino. li ,destino è il facile surrogato con cuj si cerca di spiegare le cose che ono difficili a piegare, la chiave di tutti i rebus Biblioteca Gino Bianco

86 VITA FRATERNA umani che non si riesce a sciogliere. C'è chi tirerà in ballo il buon vecchio Iddio e ,chi, in freg.ola di filosofare, l'i1111!)eratiyo categorico di Kant. Tufti surrogati. Io dico: la carne. Cioè l'uomo la cui vita ha per asse un istinto sovrano e incoercibile: qpello sessuale. Tutto l'involucro umano si muove intorno a questo asse. E' legge. Non c'è una vita dello spirito indipendente dalla carne. perchè non è possibile l'esistenza dell'assurdo. Non c'è neippure un dominio dello s,pirito sulla carne. Anche questa è una fanta,sia. » ~ Eccq_ dunq,ue iJ, ,giorn1a•listadj provincia che fa la filosofia sua, la filosofia del suo mandri.llismo. Il suo Jgiornale tutti i giorn~ sba-nd,iera «ideali», e « ca1-ise sante» e « rive1·Ìdicazioni sociali», ma· gratta gratta la sua mentaBtà e il suo ideale sailta fuori nello stelloncin.o.... .sintetico! Edi è questa l'educazione -delle masse. Perchè i.I giornale, s'ignori, è una cattedra. E' « la cattedra»; dove la S:cuola non fonzi:ona se non in una perenrue crisi, è la sola ca,ttedra .. E la· sua speci,al,e competenza è l'educazione s,essu-ale, dalla empirica de crizio-ne degli atti, alla filosofia sessuale. Così si vende. _., Giuseppe Lombardo Radice.- Il Congresso per il Rinnovamento Nazionaie. N ell'i-mpossi/Ji:ltà di provvedere in tempo 1itile alla stampa• e alla dis,n:b-u.zione preventiva delle re!a.zio1#, il Comitato ordinatore del Congresso per il Ri1-inovamento, che era fissa.to per i giorni 28, 29· e 30 Marzo, si vede costretto a rinviar-ne la data, e ciò per rendere poss,ibile ai gruppi locali e agli adere1Hi di partedpa.re ai lavori del Convegno con la necessar·ia preparazione. Le relazioni siti vari temi di d-isc11ssione saranno distribnite a tutti i soci detta « Lega demoet'al'i,ca di rimnovamento » e a t11tti gli aderenti al Convegno nella· prima quind-icina di a.prile. I relatori presenteranno le r - la~ioni al Co1nitato non oltre la fine del mese corrente. I gr-u.pp,;della «Lega» e i grnppi degli aderenti potranno così procede-,;e ordinatamente a discu.ssion,i preparatorie che gioveranno gran,demen- ;e a.Ilo scopo che· si vuol raggiungere dai ,Proni.otori, cioè alla for1111tlazione ai ·1m preciso e compiuto programma di azione politica. Il Com,itato avverte i soc-i della «Lega» che essi potri111-w farsi rapprese1itare a.l Convegno e delegare i loro voti ad a.Itri soci che intervengano cf.i persona. . · , E' necessario che le adesioni al Conveg110 siano inviate SUBITO alla sede del Com~.tato ordinatore (Via Tre I ovembre, 1 S4, Roma), per:chè il Co111•itatopossa avere precisa conoscenza del 1i1111ierodi coloro che inter7,·erranno: è n~cessa.rio alt1·es-ì che coloro che desiderano che t"l Comita.to provveda a trovar loro alloggio, ne facciano esplicita 1·ichiesta itwùmdo /'a.desione. IL CONVEGNO SI TERRA' IMPROROGABILME-NTE El GIORNI 7, 8 e 9 MAGGIO. Biblioteca·Gino Bianco

VlTA FRATERKA I problemi delJtagricoltura siciliana nel pensiero di Paolo Balsamo LA PROPRIETÀ FONDIARIA. Chi ,stu,dia con cos1 oiente pa ione i prnh_emi agrari siciliani, e si ente voca,to, non dalla opportunità politioa, o dal fanatismo di popola'f~tà, ma daHa scienza serena a cer are una oluzione onesta, den esiam"inare le condizioni della proprietà fondiaria del- !" epoca del Ba! amo, p'erchè ivi troverà la genesi e le cau e dei mali e dei, -dis idi tra capitale e lavoro, che hanno afflitto 1 periodi di t-empo succes~ \1i, della tenace persi ten'Za del latifondo. Il Bai .fino de crive con emplici à ed esattezza le suddette c011.diznoJ11i,osse"fyate dru'fan e una i11ahie-ta, (:he _ebbe a fare per im:afico del Vicerè princi2_e di Caramanico, co .ì: « La propnietà dei fondi è moLto comune in ici-li-a; tante la prima divisione delle terre dell'i ola fatta dai 1 Grmanni, l'inalienabilità dei fondi delle chie-e e delle uniiver ità, .e la molteplicità dei fidecommessi e dei maiora cati. Viaggiando per la i-cilia i pa sa empre. da un fondo !.Il un altro, cioè dalle terre di thll o-,ran proprietario in quelle d'un altro. Una certa gradazione di propri.età o e r:ai in Ino-bilterra ed in atri paesi d"Europa; in icilia i pa a d. alto da quelli che po siedono molto a ·quelli che pos iedono poco o nulla. Quasi in tutti i cantoni delle terre e -delle città vi ono al!' intorno pochi fondi cernsiti, e que te sono le -ole terre delle quali il popolo :n Sicili.a ne possieda la proprietà. I feu<li sono trntti aperti, nè divi i, come ·in Inghilterra ed a - tro\·e, in tanti campi per mezzo di convenevole chiu ure. ono ttitti, a granicoltura». Dopo più di un ecolo di vjta la proprietà fondiaria pres~ta le stes -e cara teri tiche deill'accentramento in poche mani e del a cultuna, granaria irrazionale. « Quas.i ne uno dei nostri grandi proprietari è coltiva ore :). I -proprietari, chiamati feudatari oo:o-i lat~fondi ti, avevano allora altre occupazioni e preoccupazioni, come attualmente. _\llora dove,:ano « far ompagnia alla dama, alla era, quando il ma.rito è a Ca ino a criuocaré o a « _ervire > un'altra dama di cui egli è il «braciere», condurla a me a, al -pa seo-g:o, al BibliotecaGino Bianèo

88 VITA FJlATERNA teatro, dare il suo pa·rere ~dLa scelta del ,colore ,e del taglùo <lii · ur! abito, com;prarle i confettf e ·J.ecaramell-e, consiglitaJrla •sul impelo più opportuno di farsi il belletto sulle guà,nce o dii appliicarsi i nei » (I); adesso debbono far tutte quest,e .cose riivedlut'e, corretté ed aumentate da tutto il pat·rimo_nio farnruullonesco accumularosi attraverso i ·tempi. « Anticamente vi erano alcuni coltivatori, e per tradizione si è trasmessa a noi la rinomanza dei belli armenti di bovi, di cavalli e di pecor,e che essi manteruevano neHe loro fattortie. Questa onorati,ssima- occupazi,one adesso sussiste presso pochi nobili pmvinciaiii, il numero dei quali si va raipidamente diminuendo con notabile detrimei1ito dell' aigricoltm.a •e dello Stato. I colt1ivatorii di Sicilia, nel1o stato ,presente della di lei rurale economi-a, sono. quaisi tutti fittuari, i quali .sono di 'due sorti: alcuni. coltivaito,ri di professi-One, •ed -altri puri caipit.alisti, i quali -non coltivano a loro conto un palmo di terreno, ,e prendion:o delle terre .in· affitto al. solo, oggetto .dJi su!baffitta:rJ.e •\! dii guadagnare in questo pemi 1 cioso traffi,co con mine anigarie che eserci1lano su_ i co.J,ti>va1:Jodrii professilOn,e. Qluesta razza di spuri coltiV'atori -ebbe Òrigi,11;ein Sicilia, non sono mal.ti anni; si è essa aumentata in poco tempo e promette di· s,empre più aumentarsi. I fittuari ,coltivatori lavorano a pw,prio conto unla ,pa,rte delle terr,e affittate, e -da1mo il ri1mancnte, -come dices•i, .a terragigio a p\CcoJ.i colti,v.atori: E' que·sta una speci,e di subaffitto, ordinariamente pe•r un anno, per il prezzo d:i tante .salme di grano o di orzo, secondo la -con,;enzione, per s.alima di t-errta. I fittuari ,capitalisti, o come 'diconsi di baratto~ o subaffittano le affittate terre_ a pi•ccoli ,coltivatori per un certo tempo o · per un convenuto prezzo ·1in denaro, o loro danno a terraggio, come ,più comunemente ,prati,cas1. Questì piccoli coltivatori son quelli che in Si'- c~lia chiamanÌsi borgesi, · strasattieri, inquilini, ecc . .Ja ,c)a%e più operosa di' citta<lin1 i, :ma la p.iù oppressa ,e frranni:z:?Jaitad-ai pr:inc1pa'11fiittu.arti. E' vero che d'ordinario si dà' lnro la semenz'a, e 1 _non <lii rado qualdhe soccorso i1-idenaro, a11Jziqualche volta lor,o si maig,ge,sano ,e persino si, semi.niano le terr,e. Ma se si dà uno ,ad un inquilino, questa li,beralità non ha, altro oggetto _,che di togliergli due al rnc-00lto. Povèra gent,e vittima_ del ,bisogno -e delJ' avariiziai ! Oltr,eidhlè sono1 essi dbibl~glati ,a r,estiitui11e ,con uina usura J.e prestate sementi spes,s.o di cattiva qualità, e co' più scdti fnumen,ti; olt-rechè si fanno_ loro ,pagare ad un ·eccessivo prezzo i maggesi; d' urdinario mal fatti; si affittanQ •1oro le terre ( i) A_BATE D'ANGELO: Diario di Paleri:riof BibliotecaGino Bìanco

VITA FRATERNA ad un prezzo sì e orbitante che è quasi impossibile di potervi guadagnare. Anzi s,pesso accade che· '1ll01l possono 11è anco saldare i debiti col principale fìttuario; e -per es i il tempo del raccolto è quello della desolazione e della totale loro rovina. Il numero dei borge-si: si · è alquanto aumentato in Sicilia da pochi anni in qua, a misura -che si sono aumentati i capitalisti o baratti,eri fittuari, che ·ha11inOeretto 1a, loro importanza sulle rov,ine dei grandi e-0lti1Vatoiidi ,profe ione, il -palladio della ricchezza nazionale e il o teg.no <lella buona agricoltmra. Dalla .dimim1zione di .que ta utilissri.ma classe di! co1titvart:ori ' è pr-0ve.nut.a l2. gran -copia di bor.gesi da11a quale in oggi è .infest:i.ta la icil ia, dei più poveri e meschirni- agr~coltori, volevo <li,r-e:,i p.ru inutili a se tes i, ed i melll() vanta-gg:iosi allo tato ahe ma.i esistano al mondo. Questo carrnbiarrnento, come è naturale, ha portàt-0 sec-o la diminuzione dei contadini. I contadini di Sicilia vivono tutti nelle popolazioni lontàn--. dalle terre che <:oltivano. D' or<lina'Tio ogni era torniano alle loro - case». Il Balsamo ebbe a constatare inoLtr.e che il prezzo del lavoro della campagna 11011e1ra cresciuto - come non lo è tutt'ora - in proporzione al prezzo dei vjveri, e che questa spropotzione tra l' aiumento dei salari e l' elevazione dei prezzi era 1' espressione del mutamento che i compivtai nel ,regime della economia agraria a da11111,0delle clas i lavoratri<:i. Mentre la ,rendita fondiaria i elevava, peggiorava lo .t,ato dei <:oltivsatori e quindi -della coltura agrari-a. Or ~ontro questo stato di ,cose mosse il Ba! amo, e quando nel 1812 ricevette l' incarico dri oompiiJare la costituzione siciliana, volle abbcaiUere il feudalismo; fu certamente un bel passo, ma ~on risolv-et-te -piienamente il grave pr.oblema .agrario 1ciliano perchè l' abol-izione ,del feudalismo « tornò di vantaggio agli tessi signori feudali. Perocchè se da, un canto i diritti promi cui dei Co- • muni e c"omtmisti c-ominciarono ad essere manomes i, e le ,q>pr<rpriazioni pl'ivate dlellei terre pubblik:he presero làrghe 11>roporzioni; da un altro canto i feudi iantichi, -Sciolti dalle servitù e restri-zioni, che hrnitavano ·ii! .diritto di -proprietà e resi liberamente disponibili e t•rasmissi'biLi si mutarono nei vasti latifondi moderni. Il cangiamenito avvenuto in quel t-emPQ -ebbe un carattere formale, e non fece 'Che consolidare viemeglio il posse o dei terreni nelle mani degli a<J1tic'hipadroni. E' rimasta la o tanza dell' anti<:o ordinamento feudlale colla conservazione dei latifondi; e le _ appropriazioni più o meno f.raudolenti dei ,beni ,çomunali, prat,iBibliotecaGinoBianco

\'ITA FRATERNA oaite m larga scala fra le cla-ss.i domina11ti compirono la spogliazione dei. lavora!tara da,J ,possesso fondia:rio. I di-ritti lim~tati, condizionati, si trasforma:rono in di,ritti assoluti, la propr,i-età fondiaria ·prese le forme •e proporzioni <li Ui110 stenrni,nato e sov-erchi:ante mon.opol,io, iahe mentre ,assorbe una parte ·conS1ide•r-evole vi.a via ·crescente del prodotto, impedisce i mi,glioraimenti dellà coltiura e gl' increme11Jti della prQ<iuzione; ,e il sistema feudale abolito per legge, è rimasto di fatto con tutti i danni e ,gli svantiaiggi ad esso inerenti » (I). M.a nel pens~ero del Balsamo i problemi della vita aigricola siciliana ricevevano I.a vera luce, la piena ,consapevolezza; e se avesse potu,to star,e al governo con potestà dittatoriale il gran patriota p-ri·nCÌ!JJedi -Castelnuovo, coadiuvato e consigliato dal Balsamo, avrebbero risolto i più gravi problemi della vita agricola, -quali: il frazionamento della ,propri-età terr-itoriale, lo spezzamento del latifondo, '1a viabilità, il -ri'mboschimento,· le bonifi,che,. l'intensificazione della coltura (2). Lia lotta contro il latifondo è stata continua, ciarlona, passiona,ta, ma il Latifondo è rimasto sempr-e vittorioso. H Balsamo ne avev.a inituito la forza e voleva aibbatterlo per una vra più lunga, ma certamente efficace, mediante oioè i miglioraJmenti della coltura. GRANDE E PICCOLA PROPRIETÀ. Il Balsamo pur riconos·cendo c'h-e i fidecommessi, i maiorascatr, l,e mani morte « crea.no nello stato delle .grandi proprietà», e ,che « la maggi.or [Par,te dei grandi proprietari •non sono stati mai, n.è -saranno benemeriti all' a.gricoltur.a », non ·cr-ede doversi !,imitare con legigi r est·ensione delle propri-età, perchè « la propr.ietài è un pr·emio ,ed u110 stimolo aH' industria, e limitar.e la proprietà sarebbe lo stesso che limi-tare l' industria, la qua\.e non deve conoscer,e ma~ nè con.fini, nè restrÌ'zionÌ'. Poi ·la grainde e la pi,ccola p-roprie,tà ,dei terreni, -essen'do •cosa relativa a:lle .fisiche e morali circostanze di una J1azione, chi può defi.ni'fe meglio l' esrt:ensione della proprietà la 'J)iÙ utile ai pr-0gressi dell' agri·coltu ra ed al bene dello Stato, quaJTto il libero e r~aitura'1corso delle cose? (3) »_. (e) RICCA-SALERNO: Paolo Balsamo e la questione agraria siciliana. Nuova Antologia, , s febbraio 1895. . ' (~) Vedi - • Sicilia ,,, Torino, 18g4, pag~. 334-335. C. Baer, • Il latifondo in Sicilia ,, - Nuova Antologia, 15 aprile r883. (3) Corso di agricoltura - economico polilico teorico pratico, opera inedita di P. Balsamo a cura di Carlo Somma, Palermo, r855. Bib~otecaGino Bianco

VlTA FRATERNA 9I Ma egli vuole che sia proprietarjo non il signore lati ondista « che per i costrumi e ,gli abiti suoi dissipa in comodi ed in piaceri tutte l' entr.a<f:esue più presto -che .non gli pervengono>, ma il contadino, il quale « nel far i miglioramenti alle sue terre è ben persua·so -che egJ.i solo ne ricaverà tutto i1,guadagno; e che non è il fittaiuolo, il- ,quale, qualunque miglioramento vorrà fare nei uoi campi, ha sempre pre ente che ,egli ne divide i1 guadagno o·col proprieta.rio o con un altro coltivatore che gli succederà '!lel1' affitto >. Sospinto <lai programma di aumenta'l"e 1a pr-oduzione intensificando la coltura il Balsamo vede con simpatilaJ la grande proprietà, ed egli saTehbe stato senza dubbio un entusiasta sostenitor~ della cooperazione, se in quei 1tempi vi fosse stata una tale grandiosa concezione di organizzazione ociale. « Senza opportw1Ì -aa.pitali non s.i vide maJi tben coltivata campagna, e possibile non è che i villici quantunque intelligenti e laboriosi, con,ducan.o bene e con la desiderata utilità le loro faccende campes<f:ri, quante volte non hanno ~ 1II1ezzjnecesari per farlo, stante la mancanza della conveniente copia del denaro •e dègli altri beni. <li fortuna. Un -eccellente sistema di rur.ale ecer nomia richiede numero i e ben condizionati bestiami, ottime sementi, accon·ce macchine, perfette• lavorazioni, oabbondevoli e adatte concimazioni, ben divisate ruote d~ ricolte, archiature, stalle, chiusure, prati, inigazioni, pjantagioni fatte a regola .d'arte; e per tutte queste operazioni e lavori nu1la o pochissimo va e la- cienza e I' industriia del colono, e non vi concorre quel grado di sua comodità ed opulenza onde i pote sero praticare. La Sicilia non rende quella quanti.tà di produzioni che fosse corrispondente e proporzionata alla feracità del suolo e alla fe1 icità del cielo, a causa della mancanza. ,di capi-tiali. oi coltiviamo male gli ubertosi campi no tri sopratutto per-chè non abbiamo ba tevoli ,capitali; ed egli è con aumentar questi che principalmente giunger potremo -a divenir buoni coltivatori (I)>. « La ricchezza degli .agricoltori i può dire in i:eme effetto e cc.tgione di una fiorente agricol ura. Una ben intesa e indu triosa coltura accre ce le facoltà dei coltivatori, ed i capitali di questi impiegati largamente nella terra sono quelli che 1a fecondano e la ~forzano a somrrrini trare uberto e ricolte. La ricchezza degli agricoltori è 1a primaria cagione della buona coltura ,delle terre. Una industriosa agricoltura esige con- (e) Memorie inedite cit. cap. • Sui migliora.menti piti oec~sa:iri deUa pa~na .agricoltura!'' Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA s·i,d,erevoli capitali, ;per,c10 un povero agr:iooltor·e sa,rà sempr-e un ca.ttivo aigricoltor·e, perchè ma,ncan,te dei me~zi indispensabili per coltivare bene i campi»; ·ed a tal fine ins~ste che no-ri si mettano .ostacoli alla comodità -ed alla ricchezza degli 1a,gricoltori, facendo, loro trarre il maggior possibile ,guadaJg.no daHe lor:o fatiche, industrie · ed agrarie spec.u.lazion.i; jn tal modJO si contriibuis-ce ad ac-crescer-e e raffinar~ l' i11dustria e aJd él[J;imare ·1a coJ.tura de1"e terre. « Essendo imperfetta la· nostra agriicoltùra, p::,· _ agricoltori, il primari.o aggetto a cui devono t-endere tutti i re- . golamenti pohti.c·i d1iretti a promuover-e ,quesit' arte in. Si,cilia si è quelllal cli far ricavare ai cultor.i della medesima il- naturale maggior possibi,le o-uadagno dalle loro fati,che edl industrie, tanto per in-coraggi.arlii ed . ail1Jimarli '-ad unia mi;gliore ··-coltura delle terr-e, cor,1e pure ad accrescere i !·oro capitali necessari per effettuarla ». In èiò pare che il Balsamo abbia intuito il grande valore economi.co e sociale del cred•ito agrari-o, di -cui ancora il nos.tro Stato non ha saputo ap:prezzare i·! v.aJore. Il Balsamo è sostenitore della grande propri•età per il fatto che qu·esta org.an,izza la di:visiorne d!el la'Voro, la qual -co-sa avvantagigia i p·rodotti della coltura, menitre nella pie-cola ·propri.età. v·ede un maggior dispendio cli •capita.fi, di ,energia: un aratro fa ·il quadruplo <llel lavoro che colla van,ga o colla z.appa·, e dà mi·nor smercio ,di prodotti -e minor Lucro. « Divise le te-rr-e iin piccole parbte, i bra.c-ciali ed i contadini diventerianmo -coltivatori, e però coltiveranno co•n maggiore industria le proprie •terre, dhe non colt.i vav-a~10prima 1-ealtrui. Ma a che potrà giovare questa loro maggiore in<lustrià per la buorna coltura dei te-rr-enr, s,e essi non hanno altri capitali che J,e braccia e la zappa?». Però questa diffi.colità d-el Balsa,mo si risolve mettendo i brnccianti -ed i -contadini in condizioni di po-tersi provvedere dei capitali e dei tnezzi adatti per la cultura irite1:,.iva. Ma tanta simpatia per la gr-ande proprietà è· rrioit:iva1:!ada ragioni logid1e. Il Balsamo v,edeva ben chiaro- il fatto -che non si può passare cli s.alto dal sis.tema del liail:fiondo a quello deHa pi,ccola proprietà -co,ltivatrice, ma ci si può .arrrvare .per evo- - luz.ione. LA GRANI COL TURA. La pm im;portante e I.a più ,estesa coltura siciliana è quella del grano; ma essa ha languito nel passato per ma-ncan;;,a di tec- ~ica, di macchine, di· s,tra<le, di pastorizia, ed ap.-cor viva-cchia nel languore. Il BaJlsamo richiamò l' attenzione <lei :gov~rno, dei Biblioteca Gino Bianco-

VITA PJtATERNA g3 georgofili, degli agricoltori sul e: difettosissimo. sistema della gr.a11 icoltur.a siciliana >; egli osservava: e: Prer ottenere ,dalla terra cc,sta·nti ubertosi prodot,ti è necessario di non i-sfruttarla soverchiamente, alternando a t.ale effetto i prodotti cbe non sfruttano la terra con quelli che per natura 1-ai,sfruttano. Possibile che i icili-arui possa.no fare feraci raccolti frumentari, seminando nel1' iste sa terra il grano q,,Olflitre, -0gne due anni, e qualche -volta due volte di eguito in un peri-Odo di tre anni? o: è impossibile, e tutti i principii della fi ica e della vegetazione, il f.aitto e l' e perienz.a condannano que ta JH"atica c'bme ommaimente n_ociva e pregiudizievole. In Inghilterra, nelle Fiandre, 111ellaNormandia ,e nel Lodigiano il grano non i semina nel- !' iste so terreno -che ogni quattro o cinque anni; e que ti sono i paesi dove- sono 'Più ,costanti ed ubertosi i raccolti frumen ari, più florida l'a-g:ricoltura, 'Più ricchi .gli agricoltori E uno scandalo la frequente pra,tica d~ Sicilia di seminare il gr.ano sopra -il .gr.an, m,airzuolo, -dopo di aver fatto :riposare la. terra per un olo anno. E sciocchissimi sono ,quei -coltrvatori che a pettano con que- -sto •sistema dalla terra ubertosi raccolti. Simile a questo disordine· nella nostra agricoltura -è quello di non varia:re spes o nelle terre le specie delle raccolte. Il gran turco, i migli, i panichi, le saggine, le veccie, il gran saraceno, ecc., sono affatto ig.noti in :;icilia; per ino i polli <Jna non si nutriscono ,ed ingr.as;;ano che con grano. Non · coltiva altro che gnaino, e così si annoia la terra colla frequente -rjpetìzione <lel1' istessa pianta, ed es a non cfà che miserabili -prodotti. La coltura di diverse specie dti grani sarebbe utilissima pér dare ripo o alla terra, p~ diminuire il superfluo <Ilei· grano, · e per prevenire in certi anni scarsi di grano la care tia. iColtiv.ando l' agricoltore -più specie dr a-rani, egli va me.no soggetto a perdete ed a rovinarsi, poichè se gli fallisce un prodotto, trova da rivalersi della -pendita con gli altri J)rodotti. In Sicilia si perde qua i tutto, quando si perdie il raccolto del gra11!0; in lnghilterm i perde utto, quando si -perde il raccolto del grano, dell'orzo, <lell'avena dei -prati artifici.ali, della canapa, del lino, delle. ca cine ecc. e que to ca Q è molto -più nairo e -più difficile del primo. Ma t terreni della Sicilia, rispondesi, ono natuI'almente ricchi e feraci, e non hanno bisogno di tante precauzioni ,e diligenze. Ma percnè, 1 èpÌ!co io, rendono e si sì stentati raccolti? L"iste o pretesto si adduce dai nostri coltivatori per la loro nea-ligenza nel GOncimare convenientemente i terreni. E que ta opinione è u: Biblioteca Gino Bianco

..._,, 94 .. VITA" FRATERNA gualmente erronea e pr,egiudizievole come quella di -che a·bbiamo finora rag.ion.ato. Agricoltura senza abbondanti conci è na1 corpo senza vita e s-enza sentimento., Esaltino pur-e quanto vogliono i •siciliani la natia fecondità del suolo siciliano: siano essi però ben persuasi che esso-renderà lor,o sempre poco, finchè non si risolveranno ad a-ssistere e promuovere la vegetazione delle :piante con copioso concio, meritamente defi11iito dal qiaestro diell'arte Columella, il padre della fer,tilità. ' • In S.icilia i terr,en:i non s' ingrassano mai in grande, si sfruttano spietatamente con fr.eq-uen,ti raccolti di grano; ,e poi siamo così temerari •da· pretender da essi abbondanti raccolti. Tengano i, si~iliani come gÙ inglesi molti bovi, vac-che e pecore, usino J.e stalle per gli animali bovini; rac-colgario diligen,temenfe tutti i• loro -escrementi; l' aumenrtino co111la -paglia che si spargerà come letto sotto· i loro piedli1; raccolgano le orine in piccoli pozzi costruiti al lbasso delle stalle; ne facciano di tutto un monte; lo mescoEn:o poco tempo -pr.irna di spargerlo nei terreni a strati alternativi co-1 terri-ocio delle fosse -e d:elle prode dei campi e dlelle strade e così av.ranno da I-eta.mare convenientemente le terre. Oltre l•e sostanze animali vi sono le vegetali e mi1t1Jer~liche possono servire al medesimo oggetto (r) ~- Mia per il Balsamo non sono qu-este sole le deficenze della grani.coltu.ra; egli nota pure la mancanza ·e l' .imperf.ez-ione delle m·a-cchine rustiche; « i pi,ù volgari_ strumenti, come le mazze, Je falci, le treg,ge ec-c.. sono fabbricate -oonciamente ed agevolano poco il lavoro dell'uomo nella coltura del frumento»; la « piccolezza dei oapi.tali.» ; la mancanza. dei.le strade: « se avess.imo dtelle strade da rot·eggio, adoperando carri e .barocci ti:rati da bovi o ·cavalli, o da mule s.i poti ebbe rimuovere il frumento e ogni .altna derrata da luogo a luogo in ogni 1;•empo,sec01t1Jdio le ,richieste del commercio interno ed estero, con la metà e forse col terzo del!a ~ spesa che· ora è necessaria, e vi guadag11-ere1bbe,e il consumatore e il •coltivatore, l' u1110col mi\gli·or mercato, l'altro .-e-o! maggior· valon~_.della -produzione ». (Continua). Beniamino Palumbo. (e) P. BALSAMO. - Memorie inedite di pubblica economia ed agricoltura. '!OI. 2 vedi Ap.pendice • Sullo stato del!' agricoltura in Sicilia,,, Palermo, 1845_ BibliotecaGino Bianco

, VITA FRATERXA Ricercare sopratutto in sè stessi Io credo a chi dice che i popoli giunti al fastigio, sono quelli che, nell'ora del bisogno, più che ehiedere aiuto ad altri popoli, l'hanno chiesto a se stessi, hanno ricercato unii fonte segreta vivente in lor.o, hanno sfruttato accanitamente forze proprie, e questo hanno creduto : che tti i crediti accordati da altri ,popoli non bastano a colmai:e un deficit nel vero senso morale e materiale della parola, perchè il deficit, presso i por,oli passivi, si rinnova, mentre ·gli sforzi di uperproduzione ·vincono tutte le debolezze accumulate, emancipano da tutti i legami, portano ad una potenza che si ipuò (Perfino chiamare onnipotenza. E' come negli individui. E appunto si chiede ad ogni individuo la sua parte di lavoro, ma traordinaria, questa volta. L'Italia, p_ es., ha bi ogno di que to. L'individuo che può dia due volte .invece d"una, per il compagno ignaro e pigro che dà la metà. on regge? E sia. Gli individui che cadono, destano più facilmente l'attenzione, e c'è bi'Sogno appunto di attenzione cui segue più facilmente l'imitazione. Io credo che la peggiore tentazione che possa venire ad uno che sia malato anche per eccesso di lavoro, sfa quella di aver fatto per nulla, di aver sacrificato la continuità dell'azione a un rendimento passeggero. No, perbacco. è anche l'atteggiamento che vale. (),,<>gioccorre tender la corda all'estremo fin che si esca dalla crisi, non importa che quakuno ne .-ada di mezzo, i! come in tempo di guerra, si tratta di ,·incer ad ogni costo. Domani torneremo alla normalità, alla misura pa<:ifica. 22 febbraio, 1920. L. A cura dell'EilOICA sta per uscire il volume : Fulcieri Paulucci di Calboli nelle lettere ad Alessandra raccolte da Ludovico ·Toeplitz de Grand Ry. (Xilografie di Cermignani) Indirizzare le prenotazioni. all' " EROIC n, casella postale nSS, Milano. - Le persone che i prenotano avranno il volume entro Aprile 1920. - Il volume sarà licenziato al pubblico nel Maggio. (Prezzo L. 15). BibliotecaGino Bianco

• I VITA FRATERNA Per la coltura d~lla nuova c;lassedirigente I Convegni di Vita Fraterna (Relazi·one di Angelo Colombo al Convegno del I4 marzo). Si:n.d.aca1ismo Che cos' è il sindacalismo? Se ne fa• una cosa ncvna al socialismo, all' anarchia: sarebbe un ,po' più in là .del soC'ialismo, qualcosa di più rosso, di più aicceso. Sinda•calisti ed ana!·-chici, ribelli ad ogi1i di1sciplina: di fferen.za, il · rì,conoscimel\tO dli! parte dei sindacalisti di un valore extra-indi•vLduale ( il sindà:cato) che gli anarchi•ci puri non ri-conoscer-ebbero. · D'altrondie ab'bitamo sindacati tra liberi professionisti ( tra ·g.fornalisti ad es.) militanti spessissim9 in partiti politi'ci cJ'i,versi, opposti: s·ocialisti e liberali, monarchi-ci -e repubblicani, ecc. Qui il sindacalismo appare come qualcosa d' incolore: fine, la difesa di i,nteressi prevalentemente economici. E poi abbi,amo il sindacalismo rosso e -il sindacalismo nero: il sindacalismo sociali•sta ed il sindacalismo cattolico . Ma in fondo che cos'è il sindaca.li-smo? • Certo è una forza: è un'idea che si ·colora degli ambien,ti in cui agisce, cl'egl' indi:-vidui in ·cui opera; è un'idea vitale che si manti.ene pura nella mente dL pochi pensatori e nelle aniime degli umili, di quanti sal1jno la ,pazienza e i,l la'Voro silenzioso. Quel che preme fissare innanzi tutto è questo:: il sindacalismo è l'ideà del lavoro, -e come il lavoro non è soltanto un fatto economi-co, ma ancora e più un fatto morale inel senso più ampio della parola; il s·inda·caJi.smo non è tutto sul pi•ano dell'eco,nomia politica, delle lotte economiche, dtei beni ma1:eriali; è una dottrina cl: vita: l' ideale SLnd'acalista plllÒa·ppagare tutto l'uomo, l'uomo che sa la sua ess,enza essere nella solidarietà, nella comunione con g,li altri uomi:ni. La solidarietà con tutti ·gli uomini ·si fai più viva e si precisa verso coloro che vivono accanto a noi, verso •col,oro che, occupati nello stesso lavoro nostro, sentono gli· stes,si interessi, ànno in comune le stesse aispiraziont. Vi sono pLÙpunti di _çontatto (il comune lavoro dà la stessa impronta, lo stesso orientamento alle anime), vi sono più ·occasioni in cui la solidarietà si afferma e si rinsalda nell' azio11e: la stessa sorte, gli stess~ ordi•ni di pensieri, la BibliotecaGino Bianco •

,. VITA FR-.TER:-i'A 97 stessa coltura, coltura preci_a, nutrita di iatti. La par-01a .coglie i rapporti, pooo coglie d'ell' essenza <ielle cose, quell' es enza che vur 'balena a tr-averso le parole del poeta. Col lavoro i va piu addentro: la realtà non viene _olo guardata dal difuori, misurata dal difuorì, ma interrogata con domande precise, costretta risposte altrettanto precise. Va q1atu1ando i un nuovo concetto di c0ltura ... Non s'impara solo dai libri. anzi, i libri non sono neces ari strtlllTienti d1 coltura. La fedeltà al lavoro, la volontà di lavorar bene, questo è ufficiente alla dignità dell'uomo. Ci,as.cuno avrà aut-0rità nel suo campo, ogni uomo potrà realizzare il suo valore. Il campo si re tringe, ma si va più a fondo. La consapevolezza di colui che lavora, del lavoro vede le nece ità, ooglie le .. leggi: il comando dall'esterno non l'avverte, non riconosce altre .gerar-chie che ·quelle determinate dalle necessità del lavoro a -eui si subordinano le varie attitudini d'egli uomini: La passione al lavoro, la ri-cer-ca d'armonia escludono daJI' organizzazione del lavoro ste so quanto vi può es_ere di inadeguato tra carica (incarico, ufficio) ed effettiva produzione, tra compen o ed effettiva produzione: la boria, I-a volontà di dominio, l' imriusta spartizione degli utili, lo sfruttamento. Sindacalismo è umiltà: il utto ,è tropJ>O amp , può - deve - essere entito, non può e-sere compre o. Ciascuno non può ooltiva'fe che la ua piccola aiuola. L~01::ni_cien.za non è degli u mini. E pur nel campo morale pa_ a il precetto: non giu icare. Sìndacalismo è fede: v'è armonia pre tabiJita. on l' uomo ·dal <iifuori - ~utorità esteriore, governo trascendente - ma a legge che è nel fondo ste o d'clle cose, il <le tino .che sappiamo buono quando si, segua'llo le vie ,della vita. Fin che vi ara.nno wlditanze, vi sarà disconoscimento di valori. Sindacalismo è ri petto: rispetto ad o!m.Ì uomo che lavora, ad o.(Ynivalore. La vita è più ricca di quanto avyertano gli uoE,:Ei che guardano dall'alt-0. Sindacalismo è giustizia: iaJ ciascuno secondo il suo lavoro; la carità - nel enso più largamente cri tiano - alJevia ogni offcrenza. Tra l'attuale libero disfrenar i degli insaziabili appetiti e l' utopia dell' « a -ciascuno secondo i propri bisogni > indipendentemente dal merito reale, da!l,a, virtù di ciaSCU]lO,il sindacalismo, fondandosi su una convinzione che ,posa su una certezza morale, senza presumere di ipotecare il uturo, _i e prime così da rispettare ideali e motivi d'azione. Sindacalismo è pazienza: ;on basta distruo-gere, occorre ~ostruire; non ba ta formular )ego-i, chemi, forme, occorre lavorar Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATi:RNA a libcmre la cos-cienza, crea,re in noi ( ciascuno in sè) la sostanza, favorir in. altri questa liberazione, ,questa creazione. Di qui si possono trarre alcune considerazi-oni •che Vl3.lgonoa far capire alcun.i atteggiamenti del sindacaLi&mo. · , Il si,nda,calismo non riconosce - non può riconoscere - i partiti politici. L' uomo politico è uno che sa tutto, o me,glio è u11:oeh-e tratta I-e cose in grnnde,_ gli uomini in ma,ssa: gli uomini più o meno vengono trattati come cose. Sinda·cal~smo -cattolico, sindacali,smo socitalista ..... Il sinda•calismo non riconosce questi aggettiv.i. L'rd'eale (I' utopi,ai) del socialismo, l' ideaJ.e- (l'utopia) del cattolidsmo politi-co, col sindacalismo non hanno niente da fare. Niente è più lontano dal sindacalismo dell'organizzatore di sin<llacati (dell'or,ganizzatore di profess·ione); niente è più lontano daUe direttive si-ndacaliste dell'appello alle urne nel -0ontrasto de' partiti politici : torniamo alle deleghe ad uffici che non si sa, alle presunzioni, agli urti senza senso. \ La fortuna ciel socialismo è in massima parte i•n quel tanto di sind:acali.smo ch'esso accogli;e sotto le sue -rosse a:li. Il sinda-calis:no vuole sopra cli sè i liberi ciel:: aspira ad una universalit,à, ad un cattolicesimo •effettivi. Vuole la liberazione di tutti e di -ciascuno, per le vie del J.avoro. Nessuno vedrà il -compito suo supe- ·rare il proprio potere: - E' un'.id'ea c'he semplifi-ca il mondo e la vita. E' un'idea che dà un senso di pace. 01i 11011si smarrisce quando guarda fuorr di sè e vuo,1'ea!bbra-cciare il tutto? N essnno à la misura per misurar-e il mondo. Sarà il regno della competenza e della rec~proca-fiducia. Nè è da temere che l ingenuità del sindacali1sta possa servire al ,gioco dei così detti furbi. Tutto ciò che gli è etsran-eo, non l' ,a,vverte; tutto ciò che gli è cl' ostacoJ.o à forza SLLfficie!1Jte ,per aibbattere: la forza che è neìla sua certezza, la forza che à accumulato •111elsilenzioso lavoro. · ·Chi crede nei sindacalismo vede la società nostra avvi,a,rsi verso un fraziona•mento, che non dice oppos-izion.i, contrasti, ma profondità, tutte armonizzanrt:i in u-n mondo morale: gli Stati attuali, organizzazioni •ohe scompariranno; le idealità na1zionali, non negate ( i:l fatto del parlare u,na stessa lingua è pur un· fatto ind1stn1tti.bile ), ma subordi-nate a più intime a:ffi.n,ità..... E' un mondo nuovo, verso il quale d si avvia non ta,nto per catastrofi, quanto per il lavorìo lento d'i tutti i dì. Sempre in seno ali' organizzazione del lavoro spun-tò la coscienza sindacale: tra gli schiavi· di Roma, nelle corporazioni di BibliotecaGinoBianco

VITA FRATi:llNA 99 westiere ~el medioevo ..... Gli in uccessi e le deviazioni n.ul}a dicono contr:o l' idea. Se guardiamo al Tolstoi, la difesa de1 mugik è sindacalismo, la resisteniza passiva è nella pratica sindacalista. J_e· più -chi.are coscienze del mondb no tro sono orientatè verso il sindaioa.lismo. Non è eh' io voglia accaparrarmi Ge ù Cristo: è di tutti quelli -che l'han visto. Di.-cosolo ·che credo il sindacalismo sulla linea del Vangelo, e -che lo credo l' unica idea viva del mondo nostro., l' idea che port-erà I' ordine nuovo. :per la Bibliografia : Vedi SOREL:· Considerazioni sulla 11iolen::a, ed altr-0. Con la guid:1 -delle note bibliografiche risali nel passato, allargati nel presente, osserva < rielabora. Le Scuole di educazione politica della Lega Democratica per il rinnovarnento_ della politica naz. _aTorino ' Il programma svolto. Lo scopo della nostra iniziativa fu duplice: dia, un lato di- . eutere fuori degli schemi e dei pregiudizi <lei vecèhi partiti i problemi della vita politica nazionale, avviaooo così" ad una seria concezione della · realtà. i giovani: dall' altro trovare attraverso 1e discu sioni un gruppo di gio-v-ia.nicapaci di diventare attivi propagandisti -del ·nostro programma e dlelle nostre M-ee. In r-elazione a questo duplice scopo gli argomenti trattati furono raggruppati <lopo una lunga motivazione e ripetute esperienze i.n questo ·modo. a) I. Politica e partiti; 2. Partito popolare italiano e Mentalità cattolica; 3. Parti,to socialistai ufficiale e ovimento operaio; 4. Riformismo (Repubbli>eani, Radicali, ecc.); 5. Liberalismo - Partito liberale - I nazionali-sti; 6. Il movimento unita-rio. La di~hiar.azione dei principii d"ella Lega Democratica per il Rinnovamento della politica .nazionale. h) I. Concetto di Stato; 2. Stato e Ohiese. Politica e morale. 3. •Politica ed economia. I sind!acati; Biblioteca Gino Bianco "

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