Vita fraterna - anno IV - n. 5-6 - 15-30 marzo 1920

VITA FltATJ:ltNA sangue gli pulsava così violento per l,e arterie che pareva gli scoppiassero; dolori a-cutissimi ,gli trafig,gevano il ,ca,po; non ,c'era un solo punto della sua ,perso11a che non gli dolesse; i.ma sete, ard011te lo divomva. Voleva ... voleva.... · - Si senti.va al)' infemg, e voleva uscire da quel!' irtfen1.o. Ecco. Il suo male? Oh non -era soltanto quello ! quello era cominciato da poco, si poteva sopportarlo ancora! Ma prima del male, ma sc·mpre. Non era tutto un inferno? Gelsomi'l1a ,che lo· tradi,va ! Ghe rabbia lo as1Sali•vaal pensiero di quella ragazza! Le aveva offerto cli ·sposarla per Pas(pa, dopo tanto che si paTla-va:no! 1a la sign9ri.na ni-c-chiava, voleva tirare di' lungo. Gera dii mezzo lo studente del Politecnico, si sa, ormai ne -era si-curo. ,Cret,i11a! Sperava fors.e di farsi !Sposare eia quello? Stu;pi<la, stupida, stupici.a! Ma che a lui, Giovann.i, _gli-ene importav,a veramente di quella scipita? cmmen per sogno ! Se non fosse stata la ra.bbi-a di ve- .ciersi posposto ad un altro, a vrebibe lasciato ,correre, s,enz' .altro. Non le voleva mica bene; gli era pia-ciuta un po' -per qu.el 6UO colorit•o fres-co e per le carni sode, ma era bell-ezza dell'asino, e di ragazze simiii era pieno il mondo. Solo gli faceva rabbia <li esser.e stato pi,a,ntato da lei. Rabibi,a gli faceva. Ecco tutto. Oh che sete. che sete! Raibbia e sete. Rabbia sempre, con tutti. Anche col pad:r-one. Ecco, ora gli aveva ai.tm-entato il mens,ile, •se- -condo la sua richi1esta; ma il sabato inglese non aveva voluto conçederglielo. Perchè? Diceva c'he non ,poteva. che le condizioni generali non 1 gli permette-vano di. rinunciare a quella mezza gid-rri.ata di lavoro; e che, del resto, lavorava anche lui. Bella bravura! lél!vorava per sè. lui! E Giovanni s'era impuntato a volerlo il sabato ino-1-es-ee. il pad'rone gli aveva dato.l'ultimatum: o •così o ni,ente, e ,glii aveva lasciato tre giorni ,per riflettere. O che veramente glie ne importava ta111todel sabato in,gles-e? Ma che! sarbbe stata una seccatura .. ora specialmente -eh' era fìni:ta la storia -con Gelsomina. Ma -gli avevano ca·cciato in testa che il sabato inglèse era un cli ritto e lui I' ayeva chi-esto: e una volta •chiesto, s' -era imp-un,ta{o cli ottenerlo. O che clov-evano sempre vi,ncerl,a i padroni forse? Maled'etti i padroni! tutti odiiosi, t-utti sfruttatori! Solo la parola padrone gli faceva rimescolare il sangue, a.rdere la febbre ! Il suo, a, dire i,l vero, Stucchi. non era dei peggiori; era U!n uomo che lavoraYa da matti-na a s.era e trattava .... _no, ,propri-o non si potev,a dire che tratt:isse mai male con nessun.o. Ma insomma era pur _semJire lui quello da cui Giova1111idipendeva, quello per ii c(t.iale lavorava ..... Lavorare, lavorare! lavorare sempre tutta la vita! O perchè :n fin dei conti si d0'\7eva lavorare? BibliotecaGfnoBiar,co

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