Vita fraterna - anno IV - n. 5-6 - 15-30 marzo 1920

VITA FRATERNA E tu fanne a meno. Io non posso continuare a rodermi così; :non pos~o ! Dammi d'a beré, padro,n_e, e lascia che i sciori si godano 1 loro quattrini; che cosa t'importano i denari, <lopo tutto? Pa·ce ci vuole! Pace! Oh Signore voglio aver pace, pa·ce, pace!». _Giova1111-ipiangeva; un torrente di: la,grime sgorgava dai suoi ~echi ; la tosse e i singhi.ozzi• gli rompevan-o il petto. Ecco, ora si ·era asso-pitb..., iDormiva? Sognava? C'era lì la sua: mamma -che gli parlava. Ohe cosa voleva la sua mamma, morta da tanto tempo? Gli car-ezzavà la -fronte con mano fresca e leggera, di-ceva : « Povero figlio ! non sei cattivo, no non sei •cattivo! ».. E la mélmma pian,geva nel dir così; poi mormorava, come tra sè: « Di chi sarà la colpa? sarà mia? sarà di suo padre? sarà <lei vino? E,p,pure anche noi, che colpa ne avevamo, pover-etti? pov.-eretti noi t poveretto lui! poveretti tutti,! ». Com' er,aJ fresca e leggera la mano della sua mamma sulla fronte .... ! Giovanni ora le parlava, lui: ·_ Mamma, ora la rabbia mi è passata. Ora sono in pa-ce, lo vedi-? Non appena passerà anche qùesto male, questo tremendo male alla testa, starò bene, _veclirai ! Allora sarò buono, mamma, te lo prometto. Lavorerò volentieri, ·così, per il gusto d'i lavorare, per -sentire c:he anch' io facòo· qu•a!che cosa di buono nel mondo. E canterò, lavorando, come facevo p-rima che· la raibbia venisse, quando e' eri ancora tu a ·Casa nostm ! Oh mamma, che non, ·ci sia proprio più ni-ente a questo mondo che sia fresco e· dolce ·come l,a tua mano sulla mia fronte? Non<:' è? Non c'.,è più? .... Aspettac: .. C'era una volta l'erba fresca sui p.rati in primavera? Quando•? Quando? Chi si ri,corda ,più di guairclare i prat~ quando viene la prima vera.? chi ci pe:ns,a più a guardare il cido, le stelle, il sole? _Ora non si· ,guarda più che in terra, non si alzano più gli occhi, maì, da questà terra polv,eros;i. e disseccata, e ci si abbrucia .... oh come si brucia! Mamma, andrò in -camp,a1gna questa ,primavera, e se la gente sarà cattiva ,con me, io guarderò il sole ·eh' è buono con tutti, che dà luce a tutti, ,che dà v,ita. e ·calore a tutti, alle ,pietre e ai. fiori, alle bestie e a,gli.'uomini, ai, buoni, ai cattivi, a-i ricohi, a; poveri ....· Tutti -uguali per il sole, tutti uguali ..... Giov;mni Daverio ora sorrideva. La mano fresca· della sua ma1nm,w-era sempre ancora ·sulla sua fronte. Dne g~rn,i appresso era morto. Era i.mo dei tanti morti d' influenza del 29. gennaio 1920 a Mitlano.- Lina Schwarz . . (dal settimanale "le otto ore• - Milano, via dei Piatti, 4). BibliotecaGinoBianco

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