Vita fraterna - anno III - n. 4-5 - 28 feb.-15 mar. 1919

A.,&o III, N. -4-5 - 28 Febbtaio-15 Marzo 1919 Coeto aotr. coHa Poe• VITA FRATERNA RIVISTA QUINDICINALE DI STUDIO E DI AZIONE SOMMARIO Fulcieri Paulucci di Calboli - La missione della donna dopo la guerra - Vita ideale - Preparazione - Pel ritorno alla terra - Voci di Primavera - Educazione· Conversazione - " Fiorenza Niehtingale ,, (Pagine staccabili). AB B-0 N AMEN TI t)rdinari Italia L. 6. - Estero L. 7. 5o Sostenitori ,, 11 10. - 11 ,, 15. - Gli abbonamenti sono solamente annui. Numero separato L. o. 3o - Arretrato L. o, 6o ·pei numeri doppi il prezzo è doppio Esce il 15 e il 30 d'ogni mese. DIREZIONE e AMMINISTRAZIONE Via Spig11,N. 25, Milano - Telefono: 81-16 Biblioteca Gino Bianco

Se . entro il giorno 30 di Aprile l'Amministrazione di " VITA FRA= TERNA,, non avrà ricevuto la quota di abbonamento per l'anno 1919 so= spenderà senz'altro l' invio della rivista. Coloro che non intendono di rin= novare l' abbonamento sono calda-· mente_ pregati di respingere i numeri ricevuti (basta per questo scr1·vere II respinto,, sulla ftscetta coll' .ùzdfr·i'zzo, e i·mp{_!stariel f asàcoletto, senza bisogno . di· •I. . ', • I affraitcarlo). . □======================□ Biblioteca Gino Bianco

Milano- Anno lii. 28 Febbraio-15 Marzo 1919 - N. 4-5. VITA FRATERNA IUVIST A QUINDICINALE DI STUDIO .E ()I AZIONE Allbon. annuo ordinario L. 6 Abbon. annuo sostenitore L. 10 Fulcieri Paulucci di CalboH 28 febbraio 1919. - Ecco : · il sacri-ficio è compiuto: l'Eroe. purissimo, il combattente senza posa, il martire felice - è morto. La nofizia ci ha colpite come quella di una sventura inattesa e incredibile. La sua vita, tante volte gett.ata contro il pericolo estremo, e sempre trionfante, sempre più •intensa nello· spirito quanto più la carne era prostrata - ci pareva ormai invincibile: avevamo fiducia, irragionevolmente fiducia, crudelmente - forse - fiducia clie il suo apostolato di fuoco, che il suo martirio sorridente, radioso, potesse durare ancora a lungo.... Ci pare impossibile che non lo .'"edremo più. - ..... E lo rivediamo, indimenticabile nello spirito, -quale lo abbiamo visto tante e tante volte in questo suo ultimo intensissi-. mo anno di vita, in questo suo quarto s~premo periodo di combattimento: combattimento al fronte interno poichè la terza ferita, paralizzandolo dalla cintola in giù, .gli aveva ormai reso impossibile di tornare al fuoco. Lo .rivediamo sulla sua carrozzina caratteristica, che lo sollevava un poco al disopra delle teste circostanti, pallidissimo, quasi esangue - ma instancabile, -passarè o ristare tra le folle: folle di bambini, talvolta, che gli accorrevano e gli si stringevano intorno irrefrenabili, con l'angelica intuizione e l'entusiasmo e la caparbietà dei pargoli, e gli offrivano fiori e gli chiedevano e avevano il suo bacio, e il suo sorriso lucente di lagrime - folle . di orerai e di opèraie, molte altre volte; raggiunte e colte negli Biblioteca Gino Bianco

66 VITA FRATERNA opifici, diffidenti, ostili, a priori. davanti a ogni discorso di propaganda. - incuriosite, commosse tosto che lo vedevano, - prese, trascinate poi quand'egli parlava: ri uscitato in· loro, ·dalla parola sincera, amica, e alta, il più sacro e intatto val-0re dell'animo popolare. Chè la sua piana, limpida e infocata eloquenza era da animo ad animo, diretta, penetrante, irresistibile, sicchè coglieva, afferrava, scuoteva volta a volta ,nei ritrovi più diversi e lontani. genti di ogni ceto e di ogni ambiente spirituale, nel loro diverso stato d'animo, creando istanti di com-un-ione ineffabile. E lo rivediamo nella sua cameretta d'ospedale: quella cameretta che sapeva le sue atroci sofferenze quotid'iane. le sue _insonnie febbrili, le sue ricadute gravissime, il suo bisogno immenso di riposo - e che pure quasi ogni giorno, quando egLi non ne era assente per la sua opera di propaganda, era aperta a una quantità di persone che venivano e sostavano al letto di quel1' invalido, di quell' ucciso per metà; a chiedere, e ricevere!, nuova forza, nuova vita, nuova luce per l'anima loro. 'L1-ièe ! non meglio che in questa parola so raccogliere l'impressione che si riceveva ogni volta che si aveva la ventura di avvicinarsi a Lui - ci penetrava tosto, dalla sua accoglienza semplice, aperta. amica, - dalla sùa parola fluente, viva, interessante. - dal suo aspetto stesso, che appariva il raggiare del suo spirito. 'Disteso nel letto, adagiata in riposo la forte persona, egli aveva spesso un aspetto di pace, cli chiara freschezza, quasi di benessere anche fisico: tra il candore delle pareti e del letto, .tra i fiori che sempre gli ornavano la stanza, il volto che posava roseo, fiorente di giovinezza, gli occhi azzurri raggianti il .sorriso dell'animo. sotto la fronte spaziosa e i lievi capelli biondi, la bocca dal-la linea ferma e pura - formavano un insieme di armoniosissima bellezza, - in cui erano vivida purezza e limpida fiamma di passione. - intelligenza atte1ita e raccolta coscienza,- - esperienze terribili cli sofferenze, di trjstezze, di dolore; e glorioso trionfo cli gioia. Gioia! g101a trionfante, vera, viva g101a, gioia di fuoco! la gioia di vivere la propria fede, la propria idea, a qualunque costo la gioia di servire, la gioia di offrirsi e rioffrirsi, la g101a di darsi tutto, e consumarsi in un continuo rinnovato martirio per il proprio amore la gioia di essere caduto per la Patria! e il tremendo privi- • BibliotecaGino Bianco •

ftTA FRATER)IA legio di poter testimoniare vivo tra i viventi, - e portare a loro - a noi - una scintilfa della vera vita quale solo col supremo sacri,ficio si ottiene: l'esperienza, la testimonianza, la parola dei l\forti. / Questo raggiava nel suo sorriso e ardeva nella· sua parola questo ci inondava l'anima di luce e di un profondo senso religioso di santità. Ricordiamo la voce e il volto con cui, nel primo suo discorso cli propaganda, il 2 dicembre 1917, tra le donne e i bimbi della scuola cli via Stoppani, deplorò e respinse le parole di compassione che, diceva, sentiva intorno a sè andando per le vie della città « come se non fosse la massima felicità aver dato tutto per la patria!» Ricordiamo, in una delle npstre visite a Lui, il 17 gennaio ciel '18. come, dopo che egli ci aveva narrato, pianamente e vivamente, particolari della sua ferita, e delle ore ch'era rimasto sul campo, e dell' operazione ali' ospedaletto - pericolosa, tanto che il medico, rron l'aveva voluta fare senza una domanda scritta di Lui (in quello stato!), e come pure egli l'aveva chiesta per la speranza di poter tornare i11 linea ancora ..... ~ un'amica nostra esclamò, a commento spontaneo. di tante sofferenze con tanto entusiasmo vissute, « E' ben fortunato, Lei ! >> - e ricordiamo come egli, alla strana esclamazione, sfavillò di gioia di esser stato compreso rispondendo: « Ah, sì, davvero ! ». E ricordiamo (chi - che vi abbia assistito - potrà mai dimenticarlo?) il singolarissimo convito spirituale a cui egli chìamò i milanesi, gl'italiani, il 18 gennaio 1918, nel primo anniverario della sua terza ferita, ch'egli chiamò « LA MIA PESTA», (proprio così. come « Dies natalis » chiamavano i martiri di Cristo il giorno della loro. morte, in cui potevano suggellare col sangue la loro fede) - e che gli permise (sono sue parole) « dì .fare godere molti altri della liice che gli'veniva dall'anniversario». Egli parlò di sè (e per questo chiese anzitutto, e ottenne, che non lo si interompesse con applausi). semplicemente,' sinceramente, come per un bisogno di carità fraterna - di far partecipi in qualche misura gli altri della sua prodigiosa esperienza - ma con la propria unì e portò la testimonianza di altri Morti. grandi e oscuri, leggendone le lettere, •richiamandone la figura e l'esempio, promettendone, mostrandone la· solidarietà spirituale, l'assistenza· benefica, continua. coi viventi, nel sacrificio, nella lotta per un ideale, nella vittoria, nella gioia. - Biblioteca Gino Bianco

6S vnv, J!ltATl!ltNA No - non piangiamo su Lui: egli è stato felice. in lui la. gioia santa ha trionfato certo fin delle atroci sofferenze che lo hanno condotto alla morte - ed ora è nella luce, nella pace, ne11avita dei vincitori - piangiamo su noi - su noi italiani che abbiamo perduto con Lui uno dei più grandi e santi fratelli, dei più puri e generosi eroi, e pensiamo quanto it. suo vivo ingegno e la sua profonda coscienza avrebbero •potuto· dare ancora ali' Italia, in tempi come questi che vengono - in cui di ingegni e coscienze vi sarà pur tanto bisogno .... - piangiamo su noi - su quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di avvici:narlo personalmente, di parlargli e ascoltarlo: perchè è immensa, se pure ignota, l'azione di· bene ch'egli ha svolta, oltre quella pt1bbfica dei discorsi e dei giri di propaganda, individualmente, nelle visite ch·e quasi ogni giorno riceveva, e colla corrispondenza epistolare: e vi sarebbero episodi gentilis.- . simi preziosi in questo campo, da raccogliere e da rendere; - e vi sono certo, dispersi, ignoti, delle povere do1mette, degli umili soldati, che· piangono la scomparsa di questo grande, di ·qt!esto buono Italiano - - piangiamo sui suoi più caramente diletti, quelli che hanao circonda_to fino all'ultimo la sua vita di un così tenero e così generoso amore, partecipi con Lui dell'offerta· eroica; - ma il è:ui_ strazio è oggi terribile - piangiamo su noi delÌa piccola ma fervida famiglia di Vit.Q. Fratè'Pfia, eh' egli ha- amata. E la sua amicizia è stata, è, una dell.e migliori glorie nostre, delle nostre più grandi ricchezze spirituali, conforto, incitamento, impegno d'onore a farcene sempre più degne, a serbarcene fedeli. - Egli - conosciuta la Rivista da una Amica nostra, fervide. di italianità - subito diede la sua adesione, con parole di plauso e d'augurio e, insieme la sua collaborazione in quella paginetta sulla missione d'ella donna dopo la guerra, che ripresentiamo oggi, resa più sacra, in queste pagine. Poi altre pagine sue ci diede: pensieri sparsi; e quel suo prezioso commovente tributo di gratitudine alle infermiere della Croce Rossa, e note di propaganda. popolare, e, nel maggio scorso, (appena convalescente dalla gravissimà .crisi, dalla sua «· quarta ferita, la ferita della propaganda>, a cui parve dover soccombere) quella pagina, a commento defi gioioso testamento .di Cesare Mombello, che rileggiamo oggi cot1. nouva commozione, come un docl)mento preziosissimo: poichè ia esso egli attesta e assicura la .serenità del suo morire. N è solo Biblioteca Gtno Bianco

VI·TA FRATEIUIA <diede collaborazione scritta, ma di opera; fu per il gruppo di propaganda, creatosi dopo Caporetto, in Vita Fraterna, che egti fece i'l suo primo discorso, nell_a scuola di via Stoppa!1!i, il su9 «debutto» com' egli lo chiamava, iniziando - tra una commo-- v.ente esplosione di entusiasmo popolare - la sua mirabile ultima attività; - è Vita Fraterna ebbe pure l'onore e la gioia di collaborare un poco col fervido « Centro di lavoto per i sol.dati:», -che ne fu iniziatore, all'organizzazione pel suo diS<:orso in CotA.-- servatorio del 18 gennaio - la sua Festa. La sua morte è lutto, grave e profondo, pianto accorato, andie per ·noi, per la piccola fervida famiglia· di Vita Fraterna èhe ha ·p:erduto in lui il suo grande e santo Fratello .... · Ma egLi. stesso conforta il nostro dolore· - : la testimonianu eh' egli ha resa e ri,petuta tante volte ai Ì\forti, l'ha pur ·resa· a _sè .stesso - la promessa che ha ·fatto per loro è viva anche per Lui. « Essi - ha detto - torneranno a noi - e ce li troverem• vicini ed aniici ogni qual volta con-zbattererno; come essi, per un .i-deale ». Ecco --:--non lo abbiamo perduto! Lo richiameremo t ·a noi, Jo riavremo « vicino ed amico», se combatteremo la buona battaglia, .se proseguiremo verso la meta ideale. Fiere di averlo av,uto Amico, ci inginocchiamo ulla tomba dell'Eroe, e giuriamo di serbar fede all'ideale cli Patria e di Umanità al quale Egli si· è immolato. ADAR. 'La missione della donna dopo I_aguerr:i ? Quella· cli portare nella famiglia la fede nazionale che oggi gior1"0 ne è. speeso assente; e, per portarla, sentire l'idèa della Patrlia, non come una bandiera da esporre alla fi~estra nei giorni !festivi, ma come- una fiaccola da rendere sempre piµ luminosa pér essere, degni di que1li che'. oe l'hanno trasmessa accesa a prezzo di sacri~ fi.cio. Se Je donne d'Italia sentiranno - e ciò sarà - questo dovere; Se « tutte », come oggi troppo poche, uniranno all'amo~ della fa,. migli.a e della casa un amore almeno al,trettanto forte e fattivo pec la nostra Italia, i nostri morti non saranno più morti. Dai candidi ghiacciai, dai verdi boschi, dal rosso Carso essi toraeranno, a 1n.o[ E ce lì troveremo vicini ed amici ogni qual volta combatter<e·mo, .:come essi, per un ideale. ' · · J l11glio I9z7. T:rn. FULCIER! DI CALBOLI. Biblioteca Gino Bianco

\'ITA FRATERNA Vita ideale (Abbialllo chic.sto al Tc11e11lcFacchii!ctt(, del Comitato d'A::io11c: fra Jfutilati cd 111,·alidi e feriti di guerra di Mila110, il compag;10 d' arme, l' a111icodi Paulllcci di Ca/boli, qualche parola per l' Ernc morto; - egri ·ci ha dato queste pagine vibr0,11ti,fraterne). Eravamo nei giorni di Caporetto. L'esercito, al quale la Nazione ayeva affidato il compito di conquistare J.e sue nuo,·e frontiere, ripiegaYa di qua dalle ,·ecchie. Le truppe nemiche scendevano alla pianura da trenta v.allate, ebbre di d'istruzione e cli viltà, e fas avano cantando dai villaggi alle città, e superaYano fiumi e torrenti come una marea che nessun argine può contenere. Tutto quello che era staro il premio cli cloclici battaglie, della lunga strage, della lunga sofferenza e della più bella speranza, era in poche t•re perduto. E perduto sembrava anche l'onore della Patria, ché ::,embra\'a « tornare a casa» essa pure, colfa fronte china ed umiliata. insieme coi soldati che s'affollavano polve1'osi ed ignari, sema più capi. senza più guide. sulle vie del ritorno .. Tr tto era perduto. La maledizione di un Icldio catt_i,·o. ingiusto e feroce era su cli noi. Qui, si pia11ge1·a. Ogni bollettino del Comando Supremo arrivava alla Nazione come un decreto cli viltà ed un augurio di morte nazionale. I cittadini avevano il cuore gonfio cli emozione .inistra. Non si lavorava più, non si salutava più, non c'era qua5i iù fede di resun-ezione. A Roma, nei corridoi senza luce di :Montecitorio, si tenevano adunanze per invitare il Governo a firmare la pace della sconfitta. per saivare in tempo quel poco che si poteva ancora salvare, prima che fosse troppo tardi. Erano oloro ai quali, ridendo, era stato ironicamente detto dalla N azione, neHe ore della vittoria, che sarebbero tornati al ÌJotere .... nei giorni della rovina. Ed essi ricordavano allora, tragicamente, quella promessa scherzosa. Occorreya che qualcuno sorgesse. con anima invitta, a fronteggiare gli e1·e-nti; rincuorare i dubitanti, a sferzare i vili, a richjamare ciascuno al suo posto di combattimento e di dolore. E sor ero coloro ché a1·evano offerto alla guerra il più ed il meJjo delle loro forze delle loro energie, della loro carne e del loro sangue, dei loro ideàli e della loro virtù: sorsero i mutilati, gli invalidi di guerra. Bastò un laconico invito cli com·ocazione pubblicato dai giornali cittadini per farli uscire dagli ospeBibliotecaGino Bianco

'l"ITA FRATERNA •clali colle piaghe aperte, coi moncherini fasciati, e accorrere a quell'assemblea di Yia San Paolo, ro, dove ognuno dichiarò di porre a disposizione della Patria, nell'ora ciel pericolo, nuovamente, quel che gli era rimasto e che poteva ancora utilmente essere sacrificato per la causa santa della redenzione italiana. E nacque la Sezione lVIutilati, che accorse lassù tra l'eser:cito disperso e centuplicò ogni sua possa per riordinare le fila dei combattenti e ridare ai cuori la fiducia sublime nella -necessitè, e ello strazio @ nella certezza del successo; e nacque il Comitato di Azione che si gettò, come si disse, tra l'esercito e la Tazione, mirabile collegamento ideaJe, invocando per l'uno e per l'altra sereno compimento ciel più arduo dovere. Fu gloria, quest'opera, dei mutilati italiani: opera di cui al pubblico sono sfuggiti molti particolari, molti episodi, molte intime torture e soddisfazioni. Fu opera insonne durata oltre ust anno, e dì cui oggi sarebbe troppo presto e domani sarà troppo tardi ·per scrivere la storia generosa. Gruppo esiglÌo di. numero-, ma fortissimo per ostinazione, per fede, per attività, il Comitatò di Azione ha acquistato alla nostra Patria, per tutti i mutilati italiani, un primato ideale che ·strappò l'ammirazione dei nemici e degli alleati: essi, stroncati, furono all'avanguardia del movimente per la resistenza interna; zoppi, arrivarono per un anno primi dovunque fosse necessario pronunciare una parola d'amore o di battaglia per l'Italia che non doveva moYire e doveva perciò• vincere la guerra; ci-echi, videro luminosamente in ogni penombra delle congiure antinazionali che si stabilivano nel Paese. Al termine cli quella riunione iniziale, un uomo mancava: P'aulncci. •Nessuno lo diede però mancante all'appello. Si sapeva che egli era inchiodato al letto della sua sventura gloriosa: si pensava che, forse, egli in quell'ora avrebbe voluto essere con noi per invitare tutti ad anelare più oltre, per gridare coi suoi compagni la sua adorazione per la Patria colpita da un lutto immeTitato. Ma, ad ogni moto del suo cuore corrispondeva una contra- . zione cli dolore. Ed egli forse aspettava nel suo letto bianco qual- • c11110che gli recasse le nostre buone novelie .... No. Egli aspettava assai più· vicino. Egli ci attendeva, da un'ora,' sulla porta, verso strada. I suoi occhi erano rossi di lag-1-ime, il suo cuore gonfio cli commozione, la sua anima ci pa ·ve 1e,JJacome non mai. · Era venuto per mettersi a disposizione dei suoi compagni che BibliotecaGino Bianco

72 VITA FRATERNA trema\'a:10 per \ii, nell'accettare la ua offerta. :\fa egli dove·Ya s ·r l· nostra bandiera, la nostra (Yuida. il no tro fratello mago-iore, non di eià ma di strazio: fummo egoisti, accettammo. L'abbiamo, un poco, ucciso noi, da quel momento. Lo confes,- siamo ,rnlla ·1a bara, piangendo come i piangeY.a commossamente insieme d ogni svolto ·della nostra fraterna attiYità nel quale abbiam potuto ,iLsieme .per qualche istante, dubitare che le nostre Lìrze fo sera imp ri al compito che ci eraYamo assunti. L'ab iamo, un poco, ucciso noi. Ma sopratutto l'ha ucciso l'IaJ:a alle quale egli hà dedicato o0 ni suo pensiero, ogni sua azione: t 1tto il suo amore, la sua diYina gioventù, la ~ua vita, i suoi affetii , iù delicati e più cari. Egli fu dapprima, nel omitato di Azione, presidente della sezio .e di_ Dii_esa patriottica: quella a ct1i era affidato il compito di sorvegliare l'attività dei denigratori, dei sabotatori della guerra, <li neutralizzarne, paralizzarne, SYentarne gli attentati. Ed egli fu inesorabile nel uo la,·oro. Jnesorabile contro gli altri e contro se stesso. Quando scoppiò o s~andalo per i cascami di seta il Comitato dovette esaminare l'utilità e la convenienza di costituirsi subito Parte civile, in nome dei combattenti, contro tutti gli impt1tati. Lo scandalo aveva preso proporzioni enormi, pregiudicando il morale dei soldati e intaccando lo spirito della popolazione. ·A Nen,iano le operaie dello stabilimento di ·uno degli imputati scioperavano urlando che JJ0n intende\'ano più fabbricare merci che ppi Ye1ii\·ano consegnate al nemico per uccidere i loro fratelli ed i loro mariti. Dal fronte i so}dati · scriY •ano tornando a chiedere se YaleYa la pena di batter.si. O1e fare?- Occorreva placare la· tempestosa corrente; occor-· reva dare ai soldati ed alla popolazione certezza che giustizia. severa sarebbe stata fatta contro i colpevoli. · Tra coloro che si costituirono -Parte civile era Paulucci de Calboli. EgE aYeva dovuto superare una crisi. intima per accettare quel po o, crisi di cui noi ignorammo la gravità fino a molto tempo d01)0. Ma egli consultò la sua coscienza e, per noi, la suà deci ion fu immed~ata. Nel prenderla egli non tradì la profonda t'mozione del suo spirito. Era 111fatti fra gl-i imputati anche il padre di colui al quale Paulucci doveYa la sua vita: di colui che l'aveva raccolto esanime Slil campo di battaglia, sotto il fuoco infernale dell'artiglieria nemica, fidando, per l'amico, serenamenté la morte: il ten. Gne-ochi. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 73 I.a costituzione di Parte civile fu ignota dal pubblico p rchè 1a ensura non ne consentì la pubblicazione _che o!to più tardi.· Ma non l'ignorarono gl'intere sati. Alcuni giorni dopo il tenen!:'9 Gnecchi - chiediamo li'6ertà di narrare il fatto perchè st bilisce. la nobi!ltà di due sentimenti in contrasto - in.viava a Pau u ci :un.;'\ lettera la quale. amaramente, cominciava così: « Vedo c e tra coloro che chiedono la· testa di mio padre. sei anche tu:.. E Paulucci rispose al tenente Gnecchi, ci pare di ricordare, · fraternamente, ma fortemente e serenamente e -soffocando le la,- "TÌme, che egli riconosceva di dovergli la vita ma 1101 al ro; ed au.gurandogli che il padre avesse potuto provare la sua i1 noce1 za. Ma la propaganda gli abbreviò. più di o0 ì1i altra sua attività, la vita. Egli si prodigò a questa fatica con una ins·ist nza c e ·avr-ebbe abbattuto la fibra più forte. Non eravi adunanza pubblica o privata, non v'era spettacola -0 comizio dove ~gli non comparisse per ricordare a•i cittàdini che i soldati lassù soffrivano e dormivano nel fango e che era ne-- cessità soffrire, che era delitto il divertirsi, che era delitto il di-• sperare mentre speravano coloro ai quali la speranza ·poteva co>- ~tare la vita. Egli parlò nei teatri, nelle piazze, alle folle opera_ie negli stabilimenti, agli adolescenti nelle scuole. Non voleva preavYiso. Si mandava all'ospedale, dove egli passava tutte le ore deLla sua giornata, ed egli interrompeva le cure, dimenticava la sua 1~erpetua tortura, si faceva tra portare sulla carrozzelta e correva, correva instancabi,lmente dovunque fosse chiamato per compiere la sua ·opera buona. I medici protestavano, urlavano, proibivano ai piantoni dell'ospedale cli farlo uscire; ma quando passava i medici lo salu-- tavano commossi, ed i piantoni lo aiutavano ad uscire per risp r·- miargli ogni piccolo urto. A Torino, nel febbraio dello scorso anno, si recò in giro di propaganda tutto il Comitato di Azione. Si trattava di parlare alle maestranze degli stabilimenti metallurgici. Le inaestranze della « Fiat ». erano tra le più inquiete. Quindici giorni· prima dopo la conferenza patriottica che aveYa tenuto un generale e e avevarto sottoscritto, in segno di protesta, una trentina di biglietti da iHe per l'Avanti! Paulucci scappa dall'ospedale e corre . coi suoi compag·ni a Torino. Parlerà agli operai della « Fiat ». E parla a essi co-11 tanta semplicità di fede, con così g·eneroso amore che la folla de- ·g i operni lo copre. e copre i suoi amici. di fi.ori, di fiori, di fiori. Biblioteca_GinoBianco

74 VITA FRATERNA Piangono uomi111 e donne, operai e soldati, fratelli tutti nella commozione grande dell'ora. E, dove il generale aveva ottenuto, il ri ultato di procurare a11'Avanti! trenta biglietti da mille. egli compie il miracolo di far sottoscrivere circa cinqua_ntamila lire al Prestito nazionale: la quarta parte delle duecentomila fatte sot1oscrivere dai mutilati del Comitato di Azione, in quel giorno, nella capitale del.... neutralismo italiano. Da Torino riparte per Roma insieme colla colonna del Comitato di Azione, continuando così la sua corse folle, ideale, verso la fine. Arri,·a affranto. I professori Io consigliano all'ospedale di 11011 muo1·er i per lungo tempo; il consiglio è confermato da tutti 1·oi.. '\lla sera sappiamo che egli era stato informato di una adu1,anza di operaie che protestavano contro la guerra e Yi si era . ubito recato: non era acc.ompagnato che dal soldato che spingeva a sua carrozzella. E aye,·a vinto, anche là, la buona battaglia. Due giorni appresso, respingendo le amorose insistenze di tutti, riparte con noi per :\l[i!ano.. vrà finamente riposo? Telegrafano da Genoya che lo desiderano per ·una conferenza . • trappiamo il telegramma, per salvarlo. Arriva da Genova una Commissione: l'an·ertiamo essere impossibile che Paulucci accetti, ,che ci opponiamo a che gli sia comunicato l'invito. Ma Paulucci ne Yiene a conoscenza e tre giorni dopo egli 1111z1anella Liguria un giro di propaganda durato quindici giorni e che gli costò, de-• finiti,·amente, tre mesi di letto. . .\'on· i riebbe più. Parlò in seguito i11altre manifestazioni, e, da Bologna (O\·e erasi recato perchè sperava di potersi far ·cos rnire un apparecchio - diceva egli con sguardo raggiante -· che gli anebbe p rme so di camminare e cli «intensificare» la sua collaborazione al Comitato) compì un giro cli conferenze in Ro- , ma0 ·na, sua terra· natale, ricevendo indimenticabili accoglienze. ì\fa la ua fronte diventava ogni giorno più pallida, l'occhio più Yitreo. Il cuore si sfasciava lentamente,· e i battiti cli1·enivan iù deboli e più, radi. La notizia della Yittoria parve glielo spezzasse. Riconobbe che era venuta anche per lui, l'ora della sosta: non supponeva, non upponeYamo, che la sosta dovesse essere, co.sì repentinamente, la ua morte, Ci aYeYa salutato, partendo per Berna, con un abraccio e promettendo che sarebbe tornato entro tre mes1. E non tornerà, Paulucci, che la tua salma! Noi ci chiudiamo, per un attimo. nell'egoismo cli questo clolore che . pe~·ne anche ii,.-a parte della nostra vita, BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA E 11011 troviamo parole per eiiprimerti. qui. il nostro schianto, ·non tro,·iamo ·l arole per attestarti l'angoscia del distacco. Ci affolleremo e ci inginocchieremo tutti. domani. intorno al :tuo feretro. e piangeremo ii1 silenzio. E' morto, in cas~ nostra, nella vecchia casa del ·omitato Azione. la creatura prediletta. Eccoti, ·Paulucci. tutti i no tri fiori, tutti i nostri baci,' tutte le nosre benedizioni. Il tempo non potrà cancellare il nostro lutto. li pianto non riesce ad attenuare il nostro strazio. _.-\.clclio.Paulucci ! C1 PRL\:-.-O F,\CC 1-1 r :-.- ETTI. Preparazione· Quelli che sto per scrivere vogliono essere semplici appunti su di un ptoblema es enziale della nostra vita nazion'ale che meriterebbe cli essere trattato in tutta la sua complessa va tità ma del quale è gÌà confortevole il vedere come la parte giO\·ine e piu sana del Paese cominci a preoccuparsi seriamente. Si apre davanti· a noi - ora che la guerra è finita colla vittoria, come doveva finire - un periodo denso cli doveri e cli laYoro. Se vogliamo completamente assolvere questi doveri e se intendiamo che il lavoro che dobbiamo svolgere sia veramente proficuo, dobbiamo iniziare subito, prima cli accingerci ad un'azione per la quale è necessario essere preparati, un periodo che deve •essere appunto di preparazione. / Preparazione: questo 'è il problema immediato. Per qualunque strada si voglia seguire: sia per una carriera tecnica. sia per un· azione sociale-politica da s,·olger i, sia per una via che dia al Paese nuove glorie -d'arte. Si tratta im·ero cli duplice preparazione: "lma spi rituale ed u 1a tecnica. La prima dovrebbe e sere.comune a tutti quelli che p ·eparano la via della propria vita: la seconda sarà particolare di ciascui1a diversa carriera. Se per la seconda già ci sono cuole nelle quali ciasçuno si specializza, approfondisce la materia ua, e riesce a finire gli studi vari portando con sè quel bagaglio di scienza che è sufficiente per l'esercizio cli una· pr6fessionc o per facilitargli ·1a po sibilità cli applicarsi a nuovi studi. a nuove Yie; per la prima preparazione invt;ce le scuole sono in uffìcienti ed occorre la ,·olomà e l'opera incliYiduale .. personale, anche perchè sarà una BibliotecaGino Bianco

--- YITA FRATERNA preparazione che ciascuno compirà secondo un proprio criterio dr costruzione s.pirituale e di orientamento ideale e pratico dell'azione futura da svolgère. N01 tutti rappresentiamo qualche cosa di fattiYo, di attivo m mezzo ad un ambiente più o meno vasto nel quale viviamo: ée Mamo convi11ti di ciò, se vogliamo poter essere in grado di por1.'ar-vi un contributo di vita, di trasformare cioè quella energia dci cui sentiamo di esser forniti da potenziale in attuale, la preparazione id~ale e pratica della mente e dell'aHima è essenziale. Ed 'è un obisoguo sentito da molti ; da altri 11011 sentito ancora: in que- _b16 ultimi bisogna risvegliarlo. Ci sono· in Italia molte energie forti, gioYini, piene di' pro- .messe - molte oggi ancora sparse. Ma non esiste in Italia quella media di cultura diffusa in una classe la quale legga, viaggi, ;si occupl di questioni di ·politica, di scienza, di arte. No: anche fra chi dovrebbe avere una certa. profondità di cultura, una più viva ricchezza d1 sentimenti e di intelligenza - troviamo per molti lati ·dell:a superli.cialità e della indifferenza e anche della.• vera igno-- ranza. Se da un Iato è giovevole, e necessario anzi, che un ingegnere sia un bravissimo profondo tecnico, che un dottore sia un profondo conoscitore dell'arte sua, d'all'altro Iato non si dovrebbe· ~immettere una unilateralità di educazione tecnica, nella quale -~r. viene però, appunto a scorgere la mancanza di una precedente educazione spirituale e, direi, l'atrofizzarsi del bisogno di vivere in un ambiente più vasto di quello. in cui ciascuno vive per la propria professione, E' indubitato che una prima preparazione ad una più perfetta vita nazionale è data dail!e scuole classiche: quelle scuol_e che· ci Ìlanno fatto se11tire tutta una grandezza passata del nostro Paes~, che ce ne hanno fafto sentire la forza immortale giunta a noi e passante oltre noi : questo senso ci è stato soprattutto dato dalla sintesi <Storica di tutti i periodi passati. Però ben poco abbiamo ap1- _preso della sto ia e dello spirito degli altri popoli, coi quali vi fa e Yi sarà uno scambio di energie morali, coi quali abbiamo da al•· 1,ac.ciare più intime rei.azioni intellettuali, ·industriali, commerciali. Ma dopo la scuola classica ciascuno si è immerso in una strada lunga,. più o meno difficile, fiancheggiata - mi si perdoni H paragone - da alti muri che non concedevano di volgei-e intornolo sguardo. E ciascuno (almeno una gran parte ·di questi) preo.-; c .P-:to di iar presto e di superare le difficoltà della sua strada :,icn si curò nemmeno di sapère che cosa ci fosse oltre quei murL BibliotecaGinoBianco

VITA J'RÀT~lt:HA 77 Io credo che quanto ho detto possa venir confermato daU'es.verienza personale di ciascuno di noi : ben di sovente noi parliamo con p_ersone, alle quali non fa difetto l'intelligenza, ma che se noi togliamo dal proprio ambiente sono disorientate, persone colle quali non è possibile o è difficile discutere di cose non ri- ~ardanti problemi stretta.mente attinenti alla professione che ciascuno di loro esercita, perchè l'incompetenza e l'indifferenza subentrano a togliere valore a molte loro affermazioni. Io vorrèi che in Italia ci fosse un po' più. di eclettismo, ma di vero, di sano eclettismo. Si dirà che l'eclettismo .genera talora · J'a superficialità: è anche vero. Ma se noi esigiamo la profondità in ciò che è patrimonio di studio o di lavoro di ciascuno, dobbiamo esigere altresì che in ciò che non è professione, studio o arte di quel singolo individuo questo non venga a parlare con ignoranza assolÙta, corne purtroppo molte volte accade .. E non si dirà che questi casi siano effetto di eclettismo. Gli è che appunto fuori del proprio campo pochi purtroppo si interessano di ciò che vive: per indiffere'nza, per mancanza di educazione nazi'onale e pirituale, per egoismo, ma anche - riconosciamolo - per quella certa diffì:coltà che esiste nel nostro Paese di poter vivere éon più largo respiro. La guerra ci ha un po' svegliati: speriamo almeno che ci abbia svegliati. La e_9mplessità, la grandiosità, la soluzione dei problemi che la guerra ha suscitato avranno fatto scoprire a tanta brava gente che esiste una politica, una filosofia che sono elementi agitatori e formatori <l'ella vita sociale e non sono soltanto costituite da discorsi e da intrighi parlamentari e diplomatici oppure da libri difficili da leggersi. Forse questo è stato ca- . pito : è già qualche cosa. Non sembri paradossale quanto ho detto: è un fatto che per molti la politica era una cosa molto lontana da loro, della quale si <:l'ovevanooccupare solamente quelli che avevano le mani in pata (le une e l'altra considerate sempre molto sporche): abbiamo assistito nel 1913 al fatto di elettori che non andarono a votare 13er la sovrana indifferenza colla quale si considerava ogni lotta politica : ancora altri che non andarono a votare per uno di quei ragionamenti che forse nemmeno un analfabeta avrebbe fatto: precisamente perchè era· stato concesso il suffragfo universale,' senza pensare _che appunto questo doveva far sì che nessuno si astenesse dal correre alle urne per non fare il gioco dell'avversario più forte di voti popolari. E voglio citare un ultimo fatto: durante la nostra neutralità si sentiva quella tale schiera di perBiblioteca Gino Bianco·

VITA ,FRATERNA sone munite cli para-occhi mettere in d_ubbio il nostro intervento, non dico cinque o sei mesi prima che avvenisse, ma financo un mese prima: c'è da chieder i· in che mondo vive sero. Vivevano in quel mondo vecchio che aveva quella mentalità che la guerra · deve aver distrutto: quella mentalità che attribuiva a macchinazioni segrete poteri sovrumani, che non concepiva l'ineluttabilità di un fenomeno storico, che doveva rimanere disorientata davanti alla semplicità spirituale ed alla onestà politica di Wood'row Wilson. Tutto ciò è anche effetto di mancanza di esperienza colletti va nazionale, oltrecchè di deficienza di educazione indiYiduale: la gu'erra ha creato una prof;nda dolorosa· grande esperienza collettiva ed ha forse spinto ad' una più viva educazione individuale. Ne avevano bisogno tutte le Nazioni, ma l'Italia, di più recente forn'iazione nazionale. nella misura maggiore. Il sistema di formazione della nostra coscienza e della nostra cultura è assolutamente incompleto: difatti la scuola, come è oggi, 11011forma nè la coscienza nè la cultura. che. un individ110 -- se vuol formarsele - deve formarsi da sè. dove non subentri alla deficienza della scuola l'influenza plasmatrice dell'educazione famigliare o dell'ambiente in cui vive. :.\fanca in Italia la scuola formatrice che apra la mente e lo spirito alla concezione di ciò che è bello, grande, buono; manca non perchè non abbiamo avuto degli uomini che l'abbiano concepitq, ma· perchè nessuno ancora ebbe la volontà ed il coraggio di agire e di riformare. Ricordiamo le pagine che sul problema della scuola e dell'educazione nazionale scrisse quella grande anima d'Italiano che fu Giuseppe Fraccaroli. pagine che ancora non ebbero l'eco che certamente avranno domani nell'attuazione necessaria della riforma dell'azione educatrice della scuola in Italia. Ma oggi quello che subito ci preoccupa non è la riforma di ,111 sistema educativo. che pure è problema· urgentissimo ma non riguarda più la preparazione individuale che ci ·proponiamo; ma è appunto la possibilità di concretare questo programma di preparazione individuale ad una vita più ampia chè, anche nell'àmbito di una occupazione predominante che ciascuno può avere. non sia più sorda ai palpiti delle diverse manifestazioni dello spirito umano ma consenta al nostro spirito cli accogliere ciò che, è espressione dell'anima, della rnlontà, clcll' attività - individuale e /collett:iYa - dei popoli. Si tratta di. prepara're degli uomini: di questo ha bisogno l'Italia. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 79 L'Italia, che pure ha il popolo meraviglioso che abbiamo conosciuto in guerra, è la Nazione che ha la maggior- deficienza cli uomini rappresentativi, che sappiano guidare, educare, migliorare il popolo, che sappiano esserne i veri esponenti in Italia e fuori d'Italia, che sappiano aprire nuove vie al lavoro, all'intelligenza italiana con iniziative ardite, con criteri . moderni, con larghezza cli vedute, con forte senso nazionale.. · Si tratta· in conclusioi1e cli rinnovare -:---potremmo dire creare - quella classe dirigente che eia noi non esiste od è assolutamente insufficiente àl compito altiss~mo che dovrebbe avere. Ed' il concretare un programma di preparazione individuale iriteso infine a dare una· visione più l~-rga della vita, a far sì che ciascuno non si fermi al fatto immediato ma guardi anche oltre, senta con più intensità il senso religioso delle cose, metta nelle proprie azioni un sentimento superiore all'interesse egoistico, senta la necessità ciel progresso costante dell'individuo e _della Nazione - mediante la collabor<!..zione cli tutti, - senta sopra ogni cosa il supremo int'eresse ·ciel Paese -· un programma inteso a questa sintesi generale, clice,·o, non è facile a concretarsi. Necessariamente esso riesce schematico, incompleto, monco. Giuseppe Prez- . zolini pubblicò alcuni bellissimi articoli sul Popolo d'Italia dello corso anno sulla classe dirigente in Itàlia: in essi non era tracciato u1ì vero programma cli ricostruzione, ma erano molto ben csaminat·i i clifetti. Ora dal rilievo delle manchevolezze sarà possibile trarre il programma migliore. Ad alcuni punti sui quali esso dovrà basarsi accenno qui cli seguito, poichè mi sembrano molto importanti. Conosciamo anzitutto il nostro Paese: visitiamone le regioni, conosciamone la storia, i caratreri, le possibilità, le iniziative, le necessità sui vari posti visitati. Conòsciamo i problemi più essenziali della nostra vita politica ed economica attuale, sui quali si parla da tanti con tlanta ignoranza, quali, ad esempio, il problema marinaro, la questione del liberi$1110e -protezionismo, le questioni finanziarie, agrarie, industriali, il problema delle riforme sociali, d'el Mez.zogiorno, della arclegJ1a, i problemi cieli' Adriatico, clelrOriente Balcanico, ciell'Asia Mi•nore, ecc. - Mettiamoci in condizione cli poter parlare nella lingua cli quei popoli coi' quali avremo contatti vari e ni.tmerosi in avvenire: ciò concorrerà a farci meglio capire e ad aiutarci a meglio comprendere il loro spirito ,le loro manifestazioni. E conosciamo gli altri BibliotecaGino Bianco

lo VITA FllATl:ltNA Paesi visitandoli e studiandone le manifestazioni spirituali, industriali, naturali colla scorta delle lingue. Inoltre sarà importante conoscere e leggere le opere più rap~ presentative dell'indirizzo del pensiero filosofico e politico dei vari Paesi. E ancora importa conoscere, leggere e seguire la stampa no-- stra e straniera (giornali e riviste) che meglio rappresenta lo §volgersi della vita politica, economica, scientifica, artistica, spirituale delle varie Nazioni, e quanto in esse vien.e stampato sui principali problemi. Questi punti mi sembra che non debbano venire lasciati in disparte da chi consideri il problema d'ella preparazione e. per ciò ho voluto accennarvi sia pure più ·che brevissimamente. Il compito che ci proponiamo è vasto e le difficoltà sono numerose, ma dobbiamo aver la certezza di assolvere il primo superando le seconde, perchè non fa difetto la fede nella riuscita e la sicurezza nelle nostre forze. Occorre agire sopprimendo in sè e negli altri quel pessimismo e quello scetticismo coi quali venivano considerati tutti i problemi cli vita ·sociale in Italia e sostituendovi la serena visione della realtà e la profonda convinzione di riuscire al meglio. Gaetano Salvernini ha detto nell'Unità a proposito di questo ch'egli chiama il « problema dei problemi »: « E' un problema immenso. l'l'fa non è così immenso che non possa essere superato. Basta éhe i giovani abbiano nello stesso tempo fede in sè stessi e coscienza della propria impreparazione attuale » e più oltre: « O1i ha oggi venti anni si prepari a impadronirsi dell'Italia fra dieci anni. O la ·nostra attuale gioventù ha la forza morale di la,;orare tenacemente una diecina d'anni a crearsi una nuova cultura politica e ad organizzarsi in nuova classe dirigente del paese, in modo da potere sbalzare di seggio tutti i vecchi padreterni, sostituen,dol,i con elementi migliori: oppure anche questo rinnovamento morale prodott'o dalla guerra si ridurrà a un nuovo fiasco». Vi sono in queste parole un augurio ed un ammonimento: i propositi che vi corrisponderanno devono trarre la loro saldezza dalla chiara coscienza dei doveri di qttest' ora. GIUSTINO ARPESANI. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 81 P el ritorno alla terra ~ E' necessario amare assai più la terra genero a che pur tante ricchezze nasconde, abbandonata per spirito d' inerzia· ..... Ess.a accoglierà con infinito amore il figliuol prodigo. Sollecitate la cooperaziore delle api, perchè vi assicurino un ricco raccolto di t'l1iele, che vale su per giù quanto lo zucchero. Esse non vi domanderanno compensp. » Questo appello lanciava_ al Paese il. mi1':istro Bianchi. nel genna-io 1917, quando tutti gli sforzi della Nazione dovevano raccogliersi e coordinarsi per i supremi cimenti. Oggi è finita la guerra, ma non sono· finiti i guai che dall'abbandono della terra son venuti alla società. Anzi quei mali s'acuiscono oggi e s'impongono all'attenzione degli onesti con l'aspetto cli problemi urgentissimi e gravissimi: urbanesimo. pauperismo, disoccupazione, malanni fisici e morali non ebbe'ro mai così palpitante attualità come in questo periodo di trasformazione e di rinnovamento. Vita Fraterna non poteva e non può disinteressarsi da tali problemi, che son problemi di Vita. Ma in passato molto si parlava e poco si agiva: si credeva molto, troppo all'azione del tempo nella soluzione delle questioni sociali, anche più gravi. E per questo appunto le discussioni e le trattazioni di esse. acquistavano quasi sempre un sapore accademico,. punto pratico. Oggi abbiamo im- ·parato a· volere e a fare .. Per questo. fedele al principio che il rinnovamento dei molti non è possibile senza il rinnovamento dei singoli, e che la soluzione dei massimi. problemi sociali non è possibile se ciascuno non cerca di risolverli nello stretto ar11bito individuale, additiamo l'iniziativa di un amico di Vita Fraterna, il quale, combattente ieri per la Patria migliore. è oggi nella condizione di molti e molti giovani. cui la guerra ha necessariamente interrotto il lavoro e la cosidetta carriera, incominciata con maggioe ·o minor fortuna. . Egli arà fra poco un reduce alla térra, e si dedicherà ad alcune di quelle industrie che sono generazione spontanea della Nati1ra e che. largamente reclclitizie, rappresenta.no la fonte vera, unica e indistruttibile della ricchezza nazionale. Ma esse no 1 sono e non furono mai abbastanza coltivate. Qua e là sono sorte iniziative private di volonterosi e di studiosi: ma persiste tuttora, nella maggior parte delle persone, che hanno pur la fortuna di possedere una discret.t fortuna, un pernicioso e sterile pessimism• riguardo alla industria del miele quasi sconosciuta, all'avicoltura BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA troppo rraset rata. alla bachicoltura colpeYolmente abbandonata .... a città d'altra parte attrae, conquista, incatena coi suoi commerci e !e sue industrie. Non sappiamo quale sorta di inerzia spirituale fa ancor tenere per umili e trascurabili le fonti vere I': vi,·e del l,lYoro e della ricchezza in Italia. Propaganda si è ìatta. e buona, e avvalorata da cifre incon- ' futabili. Leggere queste cifre, che dar,mo un'idea solo vaga di quanto l'Italia guadagnerebbe dalla p1:oduzione e dall'esportazione di derrate che trascura pe1· t1'apiantare sul nostro suolo industrie che 11011 saranno mai nazionali, e cioè pros~ere, vuol dire suscitare nell'animo nostro un senso di sorpresa dolorosa - quasi di incredulità - Yerso tanta incoscienza e tanta inerzia e tanta ceità che tuttora domina in alto e in basso, fra coloro che dirigono · fra coloro che lavorano: Ancora si corre, si corre, si corre, in cerca di traffici nuovi, cli nuovi lavori, cli nuovi mezzi cli produzione. L'impiegato batte cli porta in porta in cerca cli un posticino che gli darà una magra mercede, gli incatenerà l'anima sulle cifre' e lo ;, rà forse i:1clcfinitivamenle soggetto all'altrui \'Olontà di g-uaclagno. L'operaio vede con occfiio ·pauroso e torvo l'aumento progressiYO delle braccia che c rcano lavoro, il suo lavoro. La disoccupazione e la fame: ecco le sue spine cli ogni giorno. Ma non basta: i propri tari abbandonano la terra. i contadini abbandonano la terrn. E' lo spettacolo di ogni giorno. Ogni giorno qualche ignorotto si sbarazza dei suoi fondi. che gli sono di venuti un pe o insopportabile. I suoi capitali troveranno un miglior impiego nelle grandi indu t1-ie. 11 contadino lascia la terra per l'industria, attratto dall,a apparente mjnor fatica, meglio e più sicuramente ref-ibuita. •E forsè molti di noi ignorano che a poca distanza dai maggiori cer1tri di coltura, a poca distanza dalla nostra Milano st ssa, ,·i sono Yaste regioni potenzialmente ricchissime, che giacciono nella miseria materiale e morale di un incomprensibile e colpevole abbandono, e in cui l'agricoltura è trascurata per colpa cli' chi . a e di chi può. mentre l'industria, non è a11co1·giunta a portan-i la,·oro e pane. • Opera moralmente buona. opera italianamente saggia e ottimo affare è l'aYer oggi il coraggio di ritorna.i·c alla terra, anche se questo possa rappresentare sacrificio ,e rinuncia per chi ha Yincoli stretti con la Yita cittadina. E' que to appunto. in generale, il coraggio che manca. Ed è ottimo e empio e yastissimo campo di feconda attività individuale per chi, in questo suo nuoyo lavoro, portasse il fervore di un'ani 0 ma illuminata alVopera di rinnovamento e di miglioramento delle nostre popolazioni agricole. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 83 Perciò abbiamo plaudito e,plaucliamo cli gran cuore all'iniziativa del giovine amico nostro. :Ma v'ha cli più. Vita Fraterna, accogliendo e appoggiando un altro buon pe 1siero dello stesso amico, avrà la viva soddisfazione, la pro.fonda gioia di compiere un'opera socialmente benefica, altamente cristiana, e quest'opera sarà testimonianza durevole, emancipazion diretta della sua· spirituale attività. Essa prenderà sotto /a. propria protez·ione alcuni fanciiilli, ai quali _la guerra abbia tolto I/immenso bene dell'affetto paterno e che, per cii-costanze particolari, manchino pure della materna assistenza di 1111a 1'-'[ adre. E" un debito cli gratitudine che noi assolviamo Yer o i valorosi che sono morti per noi e per i figli. Lo dobbiamo alla me.moria· dei prodi caduti, lo dobbiamo alle creature rimaste, lo d-obbia1110 alla Patria, la· quale attende che l'olocausto di tante vite non sia stato vano, ma dia i suoi frutti. Vita Fraterna - che, per esser vita, deve pur avere una funzione sociale - si raccoglierà intorno a queste creature infelici con la tenerezza della Madre e la fortezza cli un Paare. Praticamente: Vita Fraterna, mediante il concorso fervido di tutti i suoi fedeli e di persone benefattrici, provvederebbe alla costituzione cli un piccolo, ma suffìcente gruzzolo. il quale potrebbe in avvenire rappresentare per quei poveretti _il mezzo indispensabile per l'utilizzazione soddisfacente delle cognizioni apprese. e. pe1- la propria emancipazione materiale. Intanto, durante un periodo più o meno lungo, essi avrebbero alloggio e vestiario presso l'amico nostro, il quale verrebbe così, con l'opera individuale, ad integrare l'azione" collettiva, lavorerebbero per. lui e con lui recandogli ai·uto, e ricevendo11e ,;1 beneficio di un tirocinio pratico sulla viva natura e nel modo più diretto, e acquistando così le cogniziorii necessarie e la necessaria competenza per essere domani buoni operai di qualcuna fra• le industrie rurali. Inoltre sarebbe loro assicurata l'assistenza morale indispensabile allo sviluppo delle loro facoltà intellettuali e spirituali, e alla formazione del loro carattere e delle loro coscienze. E' facile comprendere che la piccola Famiglia (poichè no 1 sarebbe co/01-1-ia, nè altro istituto ciel genere). che yerrebbe a costituirsi, non potrebbe per i primi tempi ricaYare dal laYoro co- .mune dei piccoli agricoltori il reddito sufficien.te al loro sostentamento. Il primo anno ( e forse più) verrebbe dedicato particola·- mente all'esperienza e alla preparazione. affinchè il lavoro ia duraturo e solido. In atte. a. dnnque. ch'e con lo sviluppo dell'azienda e con l'imBibliot~caGinoBianco

VITA FRATER>IA piego del piccolo gruzzolo per essi raccolto, i nostri fanc.iulli pos- , ano trarre dal proprio lavoro il mezzo di vivere (è a questo che si tende), è necessario raccogliere 1111apriina son.ima f>a.stevol.e per l'alùne11ta2i'.one loro 11el periodo di un anno. Per questo noi ci rivolgiamo a tutte le anime buone, che intorno a noi si raccolgonoper lo studio e per. l'az,ione, affinchè diano, ciascuno nei limiti delle JJroprie possibilità. · · f<'acciamo che l'opera doverosa e santa SIA!. Dipende da tutti noi. <lal nostro entusiasmo, dalla ·nostra YOIGntà. , Facciamo che 11011 si debha rinunciare alla realizzazione di un'idea cristiana per la piccola ragione dell'insufficenza di .mezzi materiali, Sa-rebbe una battaglia perduta. Chi non può dare in denaro, dia in liliri buoni .. in consigli, in supp llettili domestiche, in oggetti comunque utili. , Vita Fraterna attertde e confida, pronta a dare quegli schiarimenti di dettaglio che foss()K'O richiesti. Voc:l cJ.:l Pr:lma."V'era. Se fossi Pittore avrei fe1·ma.fo in note di colo-re t'allù1to dolcissin,o che diede 1111,acommozione reli{liosa. a/l'anima mia. Se fossi poeta lo caiiterei in rime armoniose. Noi~ ho i11vece che le mie spo11l-ieparnle pe.i· t/a.dur·re la bellezza che mi canta. in c1w1·e. All'ora del tramonto i11 111[ sentierinp atpesfl·e. - Gli ti.Iberi. cl,e gli fanne come ,wa volta., son.o anco,·a spogli ed offrono ve·rso il cielo i /01'0 rami ove le gemme turgide aspettano ,w po' di Pioggia e di sole pei· sc/1i4idersi, l bo1·di del se11f1erino sono fior°it-i di pri111A1le,di pervi,nche dall'i4ifèrl.so color vio/à.-a:12ur-ro, Un fr-i11g11ellomodula un dolci.-.si411-0canto, umido ,:,i prit1~i · pio,· q11asi,suppl-ichèvole; poi il can-to si fa. più sicuro e le mite si sgranano Jimpidùsime nel cielo apaJino. Un altro canto risponde piene di feti.zia...... lo e ,:/ mio compagno ci fer,niamw ad ascoltare tra-tte·1u-n<foq11.asi ,'I respiro Per 11011 t1brbai·e q·uell'armo·1~ia.Le &u.e piccole creati1,re sem.brano ù111.aleore 1111 canto al Dio d·i bo1ità che ha fatto 1·ito1·1urr p6mawra ! M,: ch.iH.oin adora2io1,e verso ta buona. te·1°ra.che rinasce, e mi sento 1111~·tàne/il' in.tima- {lio-ia di tutto ciò che r·itorna al/a Vita! · La ·oal/e è ancora tutta nefl'omln-a, sembra do-r,11,Jrenella freschec::a della prima foce. Il sgle avvolge le cime delle in-<mtagne bia11cheggia1iti d-i I •~eve; le illmnina. ~e vivifica, e la 11e--Jei11conta111ù1atadi lass·1l si accende 1wve; le illiu11i11a,le vivifica., e la neve i11co·1itami11-atadi l.assù si accende d,i ·un caJ.do colore rosato. Nn.lla di fnÙ. bello di questo #"1°4rw sole che pùm piano Jcende alla valle r·idestandola ! I fri11,g-11ell-icom/inciano il loro ?foke richiamo;. gli alberi frusciano alla brezzolina che scende col jsole; {lii ima,- merevoh" rigagn.olett·i scen-don dalle prnter,'e gorgoglinado; i fiori, i deli- :.iosi fio-relf.i11.ialpestri schù1.dono le corotle ... Come ii01i se1$/l,re in t..slf.e·q1teste 1•oci -il cantico di gratit-udime verso il Creato-re f Oh! se =i, povei·e anime assetate di luce · e d·i ve1·ità, ',potessi-mo ogn,i giorno riswegUan:i col sole ·e, libero ·i.J more da ogni affetto d-isord,:?balo,.potesjrimo ,mire iJ nosti·o cantico a (f11,ellodelle cose create senza t11rbarne l'a·rmoniiosa fn,rezea t... Pensavo stamane, recand-0-mi ,illa Chi'esa, a//'·i1~effa.bNe dolceeea di ch·i può sen!irsi puro come la p,.,·ma /11ce dell'alba! Eremo - Mar20 , 91 g. CENERI!. ; Biblioteca Gino Bianco

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