Vita fraterna - anno III - n. 4-5 - 28 feb.-15 mar. 1919

72 VITA FRATERNA trema\'a:10 per \ii, nell'accettare la ua offerta. :\fa egli dove·Ya s ·r l· nostra bandiera, la nostra (Yuida. il no tro fratello mago-iore, non di eià ma di strazio: fummo egoisti, accettammo. L'abbiamo, un poco, ucciso noi, da quel momento. Lo confes,- siamo ,rnlla ·1a bara, piangendo come i piangeY.a commossamente insieme d ogni svolto ·della nostra fraterna attiYità nel quale abbiam potuto ,iLsieme .per qualche istante, dubitare che le nostre Lìrze fo sera imp ri al compito che ci eraYamo assunti. L'ab iamo, un poco, ucciso noi. Ma sopratutto l'ha ucciso l'IaJ:a alle quale egli hà dedicato o0 ni suo pensiero, ogni sua azione: t 1tto il suo amore, la sua diYina gioventù, la ~ua vita, i suoi affetii , iù delicati e più cari. Egli fu dapprima, nel omitato di Azione, presidente della sezio .e di_ Dii_esa patriottica: quella a ct1i era affidato il compito di sorvegliare l'attività dei denigratori, dei sabotatori della guerra, <li neutralizzarne, paralizzarne, SYentarne gli attentati. Ed egli fu inesorabile nel uo la,·oro. Jnesorabile contro gli altri e contro se stesso. Quando scoppiò o s~andalo per i cascami di seta il Comitato dovette esaminare l'utilità e la convenienza di costituirsi subito Parte civile, in nome dei combattenti, contro tutti gli impt1tati. Lo scandalo aveva preso proporzioni enormi, pregiudicando il morale dei soldati e intaccando lo spirito della popolazione. ·A Nen,iano le operaie dello stabilimento di ·uno degli imputati scioperavano urlando che JJ0n intende\'ano più fabbricare merci che ppi Ye1ii\·ano consegnate al nemico per uccidere i loro fratelli ed i loro mariti. Dal fronte i so}dati · scriY •ano tornando a chiedere se YaleYa la pena di batter.si. O1e fare?- Occorreva placare la· tempestosa corrente; occor-· reva dare ai soldati ed alla popolazione certezza che giustizia. severa sarebbe stata fatta contro i colpevoli. · Tra coloro che si costituirono -Parte civile era Paulucci de Calboli. EgE aYeva dovuto superare una crisi. intima per accettare quel po o, crisi di cui noi ignorammo la gravità fino a molto tempo d01)0. Ma egli consultò la sua coscienza e, per noi, la suà deci ion fu immed~ata. Nel prenderla egli non tradì la profonda t'mozione del suo spirito. Era 111fatti fra gl-i imputati anche il padre di colui al quale Paulucci doveYa la sua vita: di colui che l'aveva raccolto esanime Slil campo di battaglia, sotto il fuoco infernale dell'artiglieria nemica, fidando, per l'amico, serenamenté la morte: il ten. Gne-ochi. BibliotecaGino Bianco

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