Vita fraterna - anno III - n. 4-5 - 28 feb.-15 mar. 1919

VITA J'RÀT~lt:HA 77 Io credo che quanto ho detto possa venir confermato daU'es.verienza personale di ciascuno di noi : ben di sovente noi parliamo con p_ersone, alle quali non fa difetto l'intelligenza, ma che se noi togliamo dal proprio ambiente sono disorientate, persone colle quali non è possibile o è difficile discutere di cose non ri- ~ardanti problemi stretta.mente attinenti alla professione che ciascuno di loro esercita, perchè l'incompetenza e l'indifferenza subentrano a togliere valore a molte loro affermazioni. Io vorrèi che in Italia ci fosse un po' più. di eclettismo, ma di vero, di sano eclettismo. Si dirà che l'eclettismo .genera talora · J'a superficialità: è anche vero. Ma se noi esigiamo la profondità in ciò che è patrimonio di studio o di lavoro di ciascuno, dobbiamo esigere altresì che in ciò che non è professione, studio o arte di quel singolo individuo questo non venga a parlare con ignoranza assolÙta, corne purtroppo molte volte accade .. E non si dirà che questi casi siano effetto di eclettismo. Gli è che appunto fuori del proprio campo pochi purtroppo si interessano di ciò che vive: per indiffere'nza, per mancanza di educazione nazi'onale e pirituale, per egoismo, ma anche - riconosciamolo - per quella certa diffì:coltà che esiste nel nostro Paese di poter vivere éon più largo respiro. La guerra ci ha un po' svegliati: speriamo almeno che ci abbia svegliati. La e_9mplessità, la grandiosità, la soluzione dei problemi che la guerra ha suscitato avranno fatto scoprire a tanta brava gente che esiste una politica, una filosofia che sono elementi agitatori e formatori <l'ella vita sociale e non sono soltanto costituite da discorsi e da intrighi parlamentari e diplomatici oppure da libri difficili da leggersi. Forse questo è stato ca- . pito : è già qualche cosa. Non sembri paradossale quanto ho detto: è un fatto che per molti la politica era una cosa molto lontana da loro, della quale si <:l'ovevanooccupare solamente quelli che avevano le mani in pata (le une e l'altra considerate sempre molto sporche): abbiamo assistito nel 1913 al fatto di elettori che non andarono a votare 13er la sovrana indifferenza colla quale si considerava ogni lotta politica : ancora altri che non andarono a votare per uno di quei ragionamenti che forse nemmeno un analfabeta avrebbe fatto: precisamente perchè era· stato concesso il suffragfo universale,' senza pensare _che appunto questo doveva far sì che nessuno si astenesse dal correre alle urne per non fare il gioco dell'avversario più forte di voti popolari. E voglio citare un ultimo fatto: durante la nostra neutralità si sentiva quella tale schiera di perBiblioteca Gino Bianco·

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