Vita fraterna - anno III - n. 4-5 - 28 feb.-15 mar. 1919

\'ITA FRATERNA Vita ideale (Abbialllo chic.sto al Tc11e11lcFacchii!ctt(, del Comitato d'A::io11c: fra Jfutilati cd 111,·alidi e feriti di guerra di Mila110, il compag;10 d' arme, l' a111icodi Paulllcci di Ca/boli, qualche parola per l' Ernc morto; - egri ·ci ha dato queste pagine vibr0,11ti,fraterne). Eravamo nei giorni di Caporetto. L'esercito, al quale la Nazione ayeva affidato il compito di conquistare J.e sue nuo,·e frontiere, ripiegaYa di qua dalle ,·ecchie. Le truppe nemiche scendevano alla pianura da trenta v.allate, ebbre di d'istruzione e cli viltà, e fas avano cantando dai villaggi alle città, e superaYano fiumi e torrenti come una marea che nessun argine può contenere. Tutto quello che era staro il premio cli cloclici battaglie, della lunga strage, della lunga sofferenza e della più bella speranza, era in poche t•re perduto. E perduto sembrava anche l'onore della Patria, ché ::,embra\'a « tornare a casa» essa pure, colfa fronte china ed umiliata. insieme coi soldati che s'affollavano polve1'osi ed ignari, sema più capi. senza più guide. sulle vie del ritorno .. Tr tto era perduto. La maledizione di un Icldio catt_i,·o. ingiusto e feroce era su cli noi. Qui, si pia11ge1·a. Ogni bollettino del Comando Supremo arrivava alla Nazione come un decreto cli viltà ed un augurio di morte nazionale. I cittadini avevano il cuore gonfio cli emozione .inistra. Non si lavorava più, non si salutava più, non c'era qua5i iù fede di resun-ezione. A Roma, nei corridoi senza luce di :Montecitorio, si tenevano adunanze per invitare il Governo a firmare la pace della sconfitta. per saivare in tempo quel poco che si poteva ancora salvare, prima che fosse troppo tardi. Erano oloro ai quali, ridendo, era stato ironicamente detto dalla N azione, neHe ore della vittoria, che sarebbero tornati al ÌJotere .... nei giorni della rovina. Ed essi ricordavano allora, tragicamente, quella promessa scherzosa. Occorreya che qualcuno sorgesse. con anima invitta, a fronteggiare gli e1·e-nti; rincuorare i dubitanti, a sferzare i vili, a richjamare ciascuno al suo posto di combattimento e di dolore. E sor ero coloro ché a1·evano offerto alla guerra il più ed il meJjo delle loro forze delle loro energie, della loro carne e del loro sangue, dei loro ideàli e della loro virtù: sorsero i mutilati, gli invalidi di guerra. Bastò un laconico invito cli com·ocazione pubblicato dai giornali cittadini per farli uscire dagli ospeBibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==