Vita fraterna - anno I - n. 9 - 15 settembre 1917

RIVISTA MENSILE Biblioteca Gino Biar-,co

Abbonamenti ordinari Italia L. 5.00 Estero L. 6.50 " sostenifori " " 10.00 " " 15.00 Oli abbonamenti decorrono dal t gennaio e sono solamente annui. N~mer.o separato L. 0.50 - Numero ··arretrato L. i.- • ESCE IL IO D'OGNI MESE ~=========================-:ti Vaglia di abbonamenti, indirizzi per 1rnmeri di saggio, richieste di copie del giornale, ecc. devono essere indirizzate all'Amministrazione: Via Pisaca.ue, ~3 - Milano. Manoscritti, lettere, corrispondenze rigttardo la redazione, giornali, ecc. devono essere indirizz.ati alla Direzione: Via Spig:,, ~5 - Milano. Unire il francobollo per la risposta se si vuole risposta_ diretta. . Stti vaglia applicare la marca da.. bollo di 5 cent. dal lato della qttidanza. ~ f ~ SOMMARIO . ' CADORNA. - Santa Italia! - Avanti! - Arimorchiodel secolo (L.) - Tribolazione (M.C.A) - L'intimità della guerra (S.Ten. A •- TONIO GREPPI) - Umiltà ,e Bellezza (FIAMMA) --~ Signorine Ji I domani (l.;NA SORELLA ::i1AGGIORE) - Verbo la m~ta, romanzo - Cap. IX - (Lucv RE BARTLETT - trad. di PAL),IIRA ZACCARIA) - Lettere di guerra (Ten. G. A.) - Conversazione: Parole della Direzione ; Fra lettori e lettrici ;(Fare! ONIETT'A GIACOM·ELL Conferenza tenutanella ScuolaLiberaPopolare di Treviso _; nell'Apri/e./911. I Anche in questa conferenza, che è pubblicata sotto gli auspici della Unione Generale degli Insegnanti Italiani, la forte scrittrice Antonietta Oiacomelli esalta i doveri di tuttf i cittadini di fronte allà guerra, per il raggiungimento dei fini sacri della patria e per lo sviluppo di una migliore giustizia nel mondo. /La sua parola calda -e persuasiva, ispirata_ a una grande sincerità e ad una ammirevole altezza di intendimenti, conforta e ammònisce i grandi e gli umili, i coraggiosi e gli incerti, e aiut 1 a comprendere le finalità 1- • della nostra guerra e a sopportarne i sacrifici necessari. ., OpuscÒlo di 40 pagine - Centesi1ni 20 Copie 10 L. 1,85 - Copie 20 L. 3,60 - Copie 50 L. 8,50 Cop~e 100 L. 16,25. SOL.Ml - Via Pisacane,

Milano - Anno I. 15 Settembre 1917. N. 9. •• VITA FRATERNA • • RIVISTA MENSILE DI STUDIO E DI AZIONE f\bbon. annui ordinari L. 5 o o o f\bbon. annui sostenitori L. 10 A coloro che si attardano a lamentare il sacri- .i.cio delle vite, dei miliardi, o delle comodità personali - ripetete che qui prima ancora di Trento e Trieste si redime tutta l'Italia, si costruisce la sua dignità, la sua forza , la coscienza della sua forza e il suo prestigio nel mondo. Agosto 1917. C~DORNA. Ogni italiano non disposto a rinnegare le proprie origini, sua madre, il suo titolo di cittadinanza nel mondo, non può essere insensibile dinnanzi a questa gagliarda espressione delle rinnovate energie del suo paese. Agosto 1917. CADORNA. Nessuna promessa poteva giuntere ai combattenti più incitatrice di questa, venuta dal cuore di Milano: che tutto il popolo è pronto a una infrangibile resistenza. Siamo in un'ora decisiva. Ancora una volta ripeto: e: Ogni viltà convien che qui sia morta -.. Non solo sulla prima linea ogui debolezza sarebbe tradimento: si armi ciascuno, soldato o cittadino, della suprema volontà di vincere e avremo la vittoria. Si fondano tutte le classi e tutti i partiti che sinceramente amano la Patria in un solo in1peto di orgoglio e di fede, per ripetere come nelle giornate memorabili del maggio r9r5 al nemico che ascolta in agguato: l'Italia non conosce che la via dell'onore! - Firmato Generale CADORNA. (Telegramma in risposta a quello inviatogli dalle Associazioni Interventiste Milanesi). Santa Italia I tu sei oggi ancora la salvatrice dei· popoli. Tu avanzi, quando r ora è più buia non caJcolando il tuo comniodo, 1na per la necessità delresse1/e tuo stesso, a Biblioteca Gino Bianco

274 VITA FRATERNA difesa di quella tua leggé eh' è più tua della stessa tua terra, legge per te di esistenza: giustizia e umanità. Avanzi, e vinci: quando il ne111,ico è più forte e ne porti tu la 111,aggio1/eg1/avezza e l'urto più grande, e il sag1/zficio tuo è incalcolabile. E oggi tu salvi rEuropa; segui la tua missiÒne. Ma guai a chi volesse scemar le tue forze, fiaccarti il cuore, corroderti l' anin10 ; guai a chi volesse perderti I Sa1/ebbe n1eglio per lui esser legato per ogni n1,ano e ogni piede a quattro cavalli selvaggi, sferzati -in opposte direzioni per entro una selva in fianime ! .... Avanti! * * * Essi dopo più di due anni della· più aspra e dolorosa guerra, Essi i Soldati d'Italia, non si dimostrano ancor stan-" chi: sono i Vittoriasi, se1npre, sono gli Eroi q.el Sacrificio inesausto, sono l' Italia. Noi, oh ! facciamo d'esser degni di Loro! - in piedi! in marcia I Avanti con Loro ! Non dimostriamoci stanchi, non lasciamoci pensar stanchi da Loro - poichè sarebbe incon- "'cepibile stoltezza ·e vergogna pensar ,di paragonare i nostri motivi di stanchezza coi Loro - che pure non Li domano. Non togliamo - diamo Loro forza rinnovata, - riposo, conforto nel pensiero del nostro consenso, del nostro amore, della nostra operosità per Loro - e della nostra fede in Loro e nella Causa. Nostro conforto, nostro riposo, nostro orgoglio - sia soffrire, affaticarci, sacrificarci perchè il Loro soffrire sia un po' diminuito. . E lottia1no coraggiosamente, a fondo, senza tregua co~- tro il nemico interno che tregua non dà, e s' insinua, e penetra, e n1inaccia - multiforme e perfido. - Lottiamo per vincere, e vinciamolo dovunque si trovi. Purifichiamo con opera assidua ed eleviamo anche le file nostre: liberiamo anche tra noi e in noi stessi, facciamo trionfare l' Italia. Poichè è l'ora dell' Italia. A vanti ! Avanti , Italia nuova ed antica ! BibliotecaGino Bianco l

VITA FRATERNA 275 J\ RIMORCHIO DEL SECOLO Se problema impensato mi coglie, attraverso avvenimenti impensati, individuali o sociali, e, nel moto primo di fuga dinanzi alla cruda difficoltà di soluzione teorica e pratica, mi abbandono in una passività neutrale, un' intima molla di reazione mi rigetta violentemente sul terreno: umanità mia, dove sei? vita, dove sei? il problema, ogni problema è campo d' azione: tu sei umano in quanto prendi atteggiamento positivo in esso, tu vivi iu quanto sei attivo: l'uomo deve impadronirsi di ogni evento, privato o pubblico che sia, stringendosi e costringendosi nello studio di esso, investendosi della responsabilità di chi deve trarne condotta, spingendosi ad una decisione in ragione degli elementi che possiede, apportando - non importa se solamente _ col pensiero, nè importa se inavvertito dai più - un contributo che, limitato alla disciplina della propria formazione individuale, o chiamato ad estensione di guida sociale, è educazione. Educazione: pensare. Pensare, o vita, o creato, o legge! Cercare. Conoscere. Sviscerare le mie occulte forze determinatrici, penetrare le profonde radici dei postulati universali e componenti i fenomeni dei rapporti fra i popoli ; possedere : aff~rrare i fili conduttori della sensibilità umana e cooperare allo scioglimento ordinato degli eventi. Camminare, porsi, in qualunque contingenza, alla testa delle cose. Questa, interiormente, sempre, la mia dignità, il mio dovere, la mia , missione, la pienezza della vita nell'attivazione di tutte le mie energie, nell'iniziativa. Per intrinseca relazione col procedimento della coscienza individuale, la coscienza d'un partito è diritta di fronte a se stessa e di fronte alla storia, se, in qualunque contingenza, prende immediata posizione attiva, là dove la vedremo un giorno incanalare le fila degli uomini suoi. Specialmente se questo partito è una confessione religiosa, e se questa confessione religiosa si professa depositaria di principi assoluti, di verità definite. L'argomento della disciplina nella subordinazionead un poterecostituito, non è dignità di coerenza con una dottrina. Voi avete una dottrina. Se piegate ad un potere, il potere a cui piegate prevale nella vostra intuizione di diritto, nella vostra orientazione di salute. Voi sanzionate la sua legittimità. Allora: o quel potere concorda, nella sna tesi, con la vostra dottrina, e vi è mancata l'intelligenza di porvi imBibJioteca Gino Bianco

276 VITA FRATERNA · mediatamente al suo fianco, imprimendo, senza indµgio, con la massa imponente del vostro corpo un moto più accelerato all'esercito delle volontà, - o quel potere discorda dalla vostra dottrina, e siete sper• giuri verso di essa. Comunque, davanti alla storia, voi siete macchiati di passività, voi non foste uomini nel momento e nelle condizioni essenzialmente vitali della vostra patria, e di tutta l'umanità. E non si vanta un patriottismo, quando non si è operatori in esso; non vale l'obbedienza ad una imposizione di governo, ad uno stato di fatto. quando il principio è contorto, e si rifà, nell'ombra, della sua marcia forzata al sote. Quella disciplina ufficiale non è ~he un titolo ·in mano nostra, per suffragare l'accusa che vi facciamo di deboli, di passivi, di rimorchiati. E questo è il vostro castigo: trascinarvi a rimorchio del secolo. In questo secolo immane, in cui tutte le dottrine fiammeggiano in consulto appassionato per la mossa più solenne e fattiva che epoca mai vide, voi siete costretti a muovervi nolenti, a consentire discordi, a piegare rigidi : la più meschina e -raccapricciante condizione, la più immorale che coscienza d'individuo e di partito possa subire. Il seme che cade nel più obliato pugno di terra, nasce anche fra i sassi d'una strada o fra le tegole d'un tetto, verdeggia, dispiega puro il suo poema intero d'ordine e di bellezza, compie la sua legge di vita: opera senza indugio, è. Che non sia segno oscuro di sterilità - come di foglia rotolata dal vento, e che dissecca - il vos!ro angusto seguire il carro, con l'occhio crucciato, sempre volto indietro alla vostra neutralità sfuggita, o, da una parte, alla vostra pace sfuggente .... O secolo, alla tua fronte, nel tuo sole, consumaci, ed eterna la nostra dottrina di giustizia, di patria ! 18 Agosto 1917. L. La Nota del Papa, se appare iniziativa, è troppo tarda di fronte alle esigenze dei popoii, e sempre precoce di fronte alle condizioni dei governi, per aver diritto di cittadinanza in una verace attività, mentre il dissidio immorale è dottrinalmente rinnovato rispetto alla guerra, che trova implicita consacrazione quando si parla di « onore delle armi », e brutale co11;dannaquando si parla di « inutile strage ~. - e mentre l'equivoco illegale è praticamente riprodotto da chi non assunse positiva responsabilità iniziale, e si assume responsabilità presente, inducendo una commozione che è a profondo danno· d'una delle parti . . . . . Ma, intanto, la marcia vittoriosa degli Alleati travolge gli ostacoli, e s' incarica della sentenza . ... L. Biblioteca Gino Bianco

VITA· FRATERNA 277 TRIBOLAZIONE ' - Glòria a Dio! " E affinchè la grandezza delle rivelazioni non mi levi in altura, mi è stato dato lo stimolo della mia carne, un angelo di Satana che mi schiaffeggi. Sopra di che tre volte pregai il Signore che da me fosse tolto; E dissemi: basta a te la mia grazia; imperocchè la potenza mia arriva al suo fine per la debolezza. Volentieri adunque mi giorierò nelle mie infermità, affinchè abiti iu me la potenza di Cristo. ,, - Paolo, II Corinti, xn, 7, 8, 9. Dopo il turbamento e l'orrore, dopo lo sdegno e il pianto, gioia e azione di grazie. ' Come Paolo, la umanità, quella che solo e pienamente già può chiamarsi umanità, per questa guerra ha udito arcane parole, ha ricevuto una rivelazione grande. Meraviglia I chi può arrestare in questa certezza ? gioia di possedere armi di luce, gioia di andar contro quel che di giorno in giorno si rivela più tenebra, gioia di dar la vita per la giustizia e la carità! chi può arrestare in questa certezza? La carne dolora, sempre più in fondo, e lungamente, dolora; la separazione è una mazzata e il corpo vacilla, quasi stordito e cieco; il materiale cammino ondeggia, avanza e retrocede, la terra si abbandona nell'eroismo, si conquista nel sacrificio, si smarrisce nell'umiliazione; - la vetta della vittoria, più fiero se ne fa l'ardore, più violenta l'amorosa ricerca nell'ascendere, più par lontana, ardua, quasi inaccessibile. Tortura della carne! ... Ma lo spirito, almeno, lo spirito.... Ed ecco la voce bassa e sottile che sale fin là verso lo spirito - voce di buon senso, voce di umanità dolorante, voce di angelo celeste ? - e dice : « chi sa ? ne sei tu ben certo? non saresti illuso? vano sterminio ! vano ! tralascia ! salvati! ... • . . . . No !. ... orrore .... Quante volte chiederò mi sia tolto questo angelo di Satana che mi schiaffeggia ? · · Ma il Signore dice : basta a te la mia grazia; poichè la potenza mia arriva al suo fine per la debolezza. · - Grazie, Signore. . Rallegriamoci, - che se uno fosse il nemico, e tutto materiale l'ostacolo, allora ci sarebbe da dubitare della nostra certezza e della rivelazione, in questa terra di errori; ma poichè il nemico è molteplice e sottile, e la insidia del dubbio e dello scoramento viene appunto da questa terra di errore, perchè da chi non ama i fratélli nulla avendo dato di sè per loro, e solo il proprio potere ama e il proprio commodo, - cosi più certa è la rivelazione, più divina la certezza, e più potente I « Poichè la potenza mia arriva al suo fine per la debolezza :.. Dunque non prevarrà l'insidia, terribile per i deboli, terribile per i dolenti, 1erribite per i semiconsci I... . Ali'angelo di Satana noi non dovremo che un più lungo dolore - ma la vittoria sarà della certezza divina. M.C.A. ... Biblioteca Gino Bianco

278 VITA FRATERNA L' INTIMITÀ·DELLAGUERRA L'UOMO CHE NON TROVÒ LA CASA Io conobbi una volta, in tempo, di pace, due fidanzati. - E fin qui nulla di straordinario. - Lui aveva trent'anni come tutti gli uomini che affrontano il matrimonio con saggezza e con prudenza. Lei ne aveva pochi più di venti. - Quasi dieci di differenza. Proprio come prescrive l'infallibile esperienza borghese del XX0 secolo. ·S'erano conosciuti ai bagni di mare. Per una fatale combinazione. Poichè fino a quell'anno l'uno e l'altra .erano andati sempre a le frescure di montagna senza incontrarsi mai. Prima di compromettersi lui aveva chieste informazioni precise su lo stato finanziario della famiglia. La dote esigua, ma la madre anziana. E l'eredità del padre cospicua. Quindi l'avvenire assicurato. - Lui aveva la laurea in legge ed un profittevole impiego burocratico. S'era molto divertito dai vent'anni in poi. Offriva dunque una sicura garanzia di serietà coniugale. Lei suonava male il piano-forte e prediligeva il verde cupo. Erano fatti per essere marito e moglie. - Ma il loro matrimonio s'incagliò su un terribile scoglio, proprio lungo la via del Municipio. - La casa. Non trovavano una casa. Parrà inverosimile. In una città, come Milano, c'è posto per tutti. E che volete eh' 10 vi dica? - Si rivolsero a le agenzie. Implorarono gli amici. Confinarono la loro impazienza tra i misurati avvisi economici dei gior~ali. Visitarono appartamenti disponibili in tutti i quartieri della città. Una disdetta! Finestre aperte su cortili oscuri. Inopportune corrispondenze di camere. Pavimenti troppo chiari o troppo scuri. Tappezzerie troppo gialle o troppo rosse. Mai verdi. Portinaie antipatiche. Un maestro di canto al piano di sotto o una famiglia naturale al piano di sopra. Una caserma o un opificio nelle adiacenze. - Morale: un appartamento conveniente non lo trovarono. No. È inesatto. Lo trovarono, ma era occupato. Il locatario però avvertì che in settembre si sarebbe trasferito altrove. S'era di maggio. Ai primi di maggio. I fidanzati sospirarono. « Attenderemo ». E attesero. Lui per far passare più in fretta il tempo strinse relazione con una commessa. Lei cucì nuove camicie e ricamò altre lenzuola. * Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 279 Ma il destino si burlò del loro matrimonio. Non era compiuto il primo mese di ras~egnata attesa quando scoppiò la guerra. Lui partì soldato. Lei acquistò dell'altra tela poichè aveva esaurita la scorta. L'assessore, amico di famiglia, che doveva sposarli dimenticò melanconicamente il bel discorso augurale. E chiuse sospirando in un cassetto la penna d'oro, pagata trenta lire in un negozio della Galleria. D'allora non ebbi più notizia dei due fidanzati. * * * L'altro giorno percorrevo una trincea di prima linea, sostando tratto tratto ad una feritoia per osservare le posizioni nemiche. Ma ci si vedeva male. L'aria era fosca. Le nubi stagnav~no basse, nere. Lontano i lampi si confondevano con le vampe dei cannoni. I tuoni con i rombi. - Indugiai a discorrere con due fanti all'imbocco del camminamento. Si parlò dell' ultima battaglia. Di attacchi, di contrattacchi. Dell'artiglieria nemica e di tante altre cose. « Bombardiere I > chiamò ad un certo punto qualcuno poco lontano. Mi volsi. Scrutai tutt'intorno. Nessuno. Un soldato mi additò allora un buco irregolare nella parete della trincea. - Chi mi vuole? - Un amico. Era un ufficiale di fanteria. Al fronte tutti sanno che i fanti onorano d'una calorosa amicizia i bombardieri. Le bombarde sono la provvidenza della fanteria. Una volta, prima d'un' avazzata bisognava tagliare il reticolato con le pinze, sconvolgerlo con i tubi di gelatina. Centinaia di soldati lasciavano la vita in questo compito oscuro. Esso è ora affidato ai bombardieri che lo eseguiscono con efficacia assai maggiore. Su la via spianata i fanti possono procedere rapidi, inesorabili. Mi insinuai per la stretta apertura nell'angusto ricovero rettangolare. L'ufficiale si drizzò a sedere su la branda improvvisata, stendendomi la mano. - Baretti. - Greppi. Sono a tua disposizione. - Pri'ma di tutto siedi. Non ti posso offrire una comoda ospitalità. Ma guarda. Su la branda c'è posto. Bevi un sorso di Strega? - Grazie. Astemio. - Uh ! che brutto vizio. I - Lo so .. Ma non riesco a correggermi. BibliotecaGino Bianco

280 VITA FRATERNA Sei un infelice. - Può darsi. La felicità è una cosa relativa .... bisogna dire. - Oh dunque .... T' ho chiamato per avere notizie recenti. - Deno scandalo Cortese? - Ma no. Dell'azione. - Ah! Ma come? Tu sei qui, io sono qui. - Ma voi bombardieri sapete sempre tutto. - Eccomi a dimostrarti il contrario. Ti posso dire che l'avanzata prosegue. L' ho letto sul giornale. - Grazie. Anch' io. Ma il monte X è preso? E la quota Y? - ~periamolo. - Grazie ancora. Lo speravo già prima dell'azione. Dunque ne sai quanto me. - Nè più, nè meno. Nel nostro settore l' avanzata è riuscita bene. - Sono qui iç>a testimoniarlo. Questo ricovero ieri mattina era ancora austriaco. lndelicati quei nostri nemici. Non hanno lasciato nemmeno un biglietto da visita. - Avranno però lasciato qualche altro ricordo. - Non me ne s.ono ancora accorto. Ho il corredo a·ntiparassitario. - Ah! Gli rispondevo distrattamente. Ero troppo assorto a rintracciare quella fisonomia tra i ricordi sbiaditi del tempo di pace. Quel profilo regolare come un modello per disegno. Quegli occhi grigi imbambolati. Quella smorfia della bocca da nume tediato, era nell'album mentale delle mie conoscenze. - Pensi alla caducità delle cose umane? - mi chiese ad un tratto notando la mia aria meditabonda. ' - No. Penso a te. - A me? Ma se sono qui.. .. - Appunto. Penso a quando ti ho conosciuto altrove. - Già, è vero. Anche tu non mi riesci nuovo. - Eureka I - urlai ad un tratto nel guizzo d' un ricordo. - Tu sei quel tale chè non trovò la casa. - Io ? - esclamò sbalordito. - Sì. Tu, tu. Quel tale che ha rimandato le nozze perchè un maestro di canto abitava al piano di sotto e una famiglia naturale al piano di sopra. Negalo. Negalo. - No. Non lo nego. Ma tu come lo sai? Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 281 - Oh, ma dimmi piuttosto : come ti trovi qui? In che rapporti sei con la portinaia? E gli inquilini della casa di fronte non ti disturbano? La mia impertinenza non lo punse. Rise con disinvoltura, tentennando il capo. - La guerra ha risolto il problema. - disse con fermezza. - Andrò a fare il nido in un abbaino. Economia e salute. Ob l'immensa gioia di poter respirare _l'aria pura del_le altitudini, di poter ricevere per i primi il saluto del sole ! Di poter salire in alto dopo essere disceso per tanto tempo sotterra ! Gli strinsi la mano con entusiasmo. - La fortuna t'assista ora che la guerra t'ha guarito. - E domiciliato - aggiunse sorridendo. La fucileria rada s' intensificò improvvisamente, accentuata tratto tratto da raffiche di mitraglia. Un contrattacco. Quella sera una granata scoppiò Slt l'angusto ricovero sotterraneo, fortunatamente vuoto, distruggendolo. . E il sottotenente Baretti dormì a l'aria aperta sognando « una capanna e il suo cuore. » * * * Una fiaba? ... Forse in apparenza. Ma in fondo una storia vera. Mi chiedete l'indirizzo dell'amico Baretti per controllare le· mie affermazioni? lo vi darò non uno, ma cento indirizzi. E voi conoscerete cento persone che vi diranno : « Egli afferma il vero. » Il signor Baretti era un individuo, un impeccabile burocratico, ma era sopra tutto il prototipo d'una folta categoria d' uomini. Ora io non dico che sia molto frequente il caso di due fidanzati che ritardano di sei mesi il matrimonio per il brutto ceffo d'una portinaia o perchè un maestro di canto abita al piano di sotto. Ma sono certo che la scelta di un appartamento turba quotidianamente la serenità d'una considerevole dose di genere umano. Fidanzati COfl le carte in regola, impiegati trasferiti, ufficiali ran- , dagi, provinciali filocivici salgono· e scendono ·ogni giorno le scale delle case incomplete, diffamando il padrone o il costruttore o l' innocente destino. Ma si può chiamare innocente un destino che v'appioppa a l'uscio di fronte una signora che convive senza il permesso del sindaco con BibliotecaGino Bianco I

282 VITA FRATERNA un relativo signore? E come si può tollerare una vicinanza siffatta che compromette l'integrità della propria reputazione? 1 padroni di casa poi sembrano un' 'instituzione della Discordia per dispetto degli inquilini. Gente tirchia, intrattabile. Perturbatori della quiete famigliare. Vi chiudono le valvole del calorifero ai primi di marzo, senza guardare il termometro. - Nevica? Non so che cosa farci, signor Tal dei Tali. La neve in marzo è un'anomalia. Io non posso rispondere delle irregolarità meteorologiche. Poteva splendere il più bel sole di questo mondo. Il padrone di casa fa il contratto con gli inquilini e non con i numi del brutto e del bel !empo. Vi rifiutano l'impianto elettrico adducendo le loro convinzioni scientifiche su l'igiene ottica del gas. Vi negano la sostituzione della tappezzeria attribuendole un fantastico valore artistico o magari storico. Si ribellano alle più ragionevoli proposte di riduzione d' affitto inventando ·persecuzioni tributarie della giunta socialista. In piena assemblea popolare una volta, un padre di undici figli gridò con impeto Catoniano: « I padroni di casa devono essere distrutti I» Ma anche la casa come tutte le cose inventate dagli uomini ha un autore prima che un padrone. 11capomastro o l'ingegnere edile. Gente priva del senso di previdenza. E del resto lo si capisce. Fanno le case per gli altri. Biso- , gnerebbe che ciascuno, acquisiti gli elementi fondamentali dell' edilizia, erigesse con le proprie mani il proprio domicilio. « Quel tanghero d'ingegnere • - mi disse una volta un mio conosceqte e poteva ben prevedere che in quell'appartamento sarei potuto entrare io o un altro come me. Io soffro per le correnti d'aria. Si figuri che mi ha messo due finestre e una porta in corrispondenza. Non ci si può vivere. » ~n professore di matematica pura scagliò un numero infinitesimale d' insolenze contro il costruttore della casa che abitava perchè l'aveva collocata nella zona d'influenza d'un instancabile campanile. E fuggendo esasperato con le tavole dei logaritmi sotto il braccio e il baule alle calcagna piombò sopra una famiglia forte di undici eredi. Ma come l? E' lecito che in una città esistano appartamenti così grandi da contenere un esercito siffatto? La campagna è disseminata di spaziose, di salubri fattorie I ! Biblioteca Gino Bianco -

VITA FRATERNA * * * 283 Gli uomini non si sono ancora resi conto di una semplice, luminosa verità. Troppo pochi hanno letto l' etica di Kant. Si narra che questo insigne filosofo si coricasse una sera, nella sua giovinezza, con tanto ottimismo da affermare che la vita è piacere. All'alba dell'indomani però era d'un altro avviso. Sentenziò gravemente che la vita è dovere. Egli certo non dormì quella notte. E dalla profonda meditazione distillò la più profonda verità filosofica. La base di tutto il suo sistema. Ma Kant era un filosofo. E gli uomini normali hanno due terrori. J microbi e la filosofia. Da i microbi si salvano con abbondanti disinfezioni. Da i filosofi facendo fallire i volonterosi editori della loro melanconica dottrina. Ad un mio collega, strappato dalla guerra alla placida vicenda di contabile-banchiere fu chiesto un giorno da un superiore chi fosse Benedetto Spinoza. - « Un illustre generale! > rispose con l'aria di chi è seccato da una troppo ingenua domanda. Gli uomini normali hanno torto. Se nel rigoroso programma della loro giornata introducessero un'ora, un'ora sola, di meditazione, risolverebbero con miglior risultato il problema della loro felicità. Il deficit finanziario sarebbe compensato da un'equivalente perdita di esigenze. Ma ahime, sono parole al vento. Nell'equazione arida che inutilmente affligge gli uomini: - benessere materiale == felicità - - bisognerebbe sostituire il primo termine con lo svalutamento di se stesso. Nessuno troverà mai una casa veramente ospitale finchè crederà che la casa sia un elemento della sua felicità. · Una capanna rustica scarsa di mobilia e senza decorazioni non turberà certo la gioia di chi porta "unmondo vivo ndla propria anima. Chi non conosce la storia di Diogene, solit~rio abitatore d'una botte? Egli s' affaticò a lungo con l'affumicata lanterna nella ricerca del1' uomo. Ma inutilmente poichè non trovò tra le case innumerevoli, sparse sul mondo, un'altra botte abitata. Non le cose ci affliggono, dicevano gli stoici, ma le opinioni che di esse noi ci formiamo. Uomo! tu non devi ritenere la tua casa un porto nel quale tu Biblioteca Gino Bianco

, 284 VITA FRATERNA possa ridurti a vivere in un tranquillo egoismo. Ma il porto dal quale bisogna uscire arditamente per affrontare la burrasca della vera vita. Sempre bella ti parrà allora la tua casa e t'offrirà un gradito ristoro. Ma perchè nessuno legge il Manuale di Epitteto, me-raviglioso trattato di medicina spirituale? - Lo si trova in tutte le librerie per sei soldi, oJoroso di vecchiaia e squalcito nelle vicende di un'inutile attesa. · Ah uomo che bevi a lunghi sorsi il nettare inebriante nella coppa dorata di Guido da Verona! Tu sei nemico di te stesso. Ti avveleni lo spirito. - Uomo! tu abiti una bella casa affrescata. Nelle tue stanze oziano ninnoli insignificanti e mobili troppo fragili. Dormi in un letto di piuma i tuoi sonni inquieti senza sogni. Siedi ad una mensa scintillante di tersi cristalli. Un valletto in livrea ti serve assai più pietanze che non richieda la tua fame. - Leggi il listino del cambio e pensi come il tuo giornala. A sera sentenzii sbadigliando in un caffè gremito !a cadièità delle cose umane. Tu ti logori gli occhi e t' annebbii l'intelletto su i registri di una fruttifera azienda. Vigili su la ricchezza degli altri che ti fa povero. Perdi l' impiego per l'errore d' una lira nel bilancio. E il compenso mensile del tuo lavoro faticoso non uguaglia il profitto d'una giornata d'ozio del tuo padrone. Abiti al quarto piano d'una casa tetra in -fondo a un vicolo senza luce. E piangi nel tuo sogno irrealizzabile di ricchezza. Tu vai;mendicando di paese in paese il pane che deve sostentare la tua inutilità. Non hai una casa perchè tutte le case ti tollerano nella stalla o sul fienile. E insegui con gli occhi cupidi e torbidi d'invidia l'automobile che t'impolvera sorpassandoti a grande velocità, come se portasse i salvatori d'un paese lontano. - Io vorrei che i tuoi occhi abbagliati da la falsa luce delle cose esteriori si capovolgessero a guardare dentro la tua anima. Invano cercherebbero un. segno di vita nel buio dello squallido deserto. Tu sei infelice perchè credi ch'esista nel mondo di tutti la felicità con la quale riempire la tua anima. Ma io ti dico che dovrai riempire d'un tuo mondo l'anima vuota per essere davvero felice. Zona di guerra, maggio I9I7. S.Ten. ANTONIO GREPPI. BibliotecaGino Bianco

( VITA FRA.TERNA 285 Umiltà e Bellezza Occorrono sulla via d'arte niomenti oscuri di abbattimento allorchè la sognata forza e il sognato splendore non rivestono di sè i frutti che abbiamo dato, .della nostra elaborazione di pensiero e di sentiniento. Uno scetticismo feroce allora, e un sordo sdeg ~ ci tentano: ah! noi l' abbiamo sempre odiata la mediocrità, noi volevamo raggiungere effetti superiori, e nell'ipotesi di non riuscire a questi, abbia111-opreferito abbandonare la via totalmente. Ed ecco allora, in-procinto di tale abbandono, sentirci invasi da ttn vuoto terribile,· noi che d'un avvenire d'arte avevamo vissuto, noi che avevamo fidato in ttn successo felice. Ma, piano piano, ecco entrare un altro genere di sentimento, un tu1'·bamento .... una vergogna sottile, u.n.... rimorso .... « Soltanto le cose superiori fanno del bene all'umanità? oppure lo fanno anche le cose mediocri, quando sono pervase da ttno spirito appunto apostolico, quale volle sempre essere il fine dell'arte nostra ? » E ci vien fatto di chinare la fronte .... C' è stato qualcosa che ha potuto soggiogarci: la visione del nostro dovere. Noi non dobbiamo chiederci - fin dove arriverà l'arte nostra sulla salita della bellezza, noi dobbiamo chiederci se essa è suf jìciente a fare almeno 1tn pochino di bene ; risposto --di si, avanti ! traducia,nola umil1nente, è tutto questo il nostro compito. E allora.... viene t·m premio non pensato, proprio quello che credevamo non avesse a toccare ehe alle opere pitÌ grandiose, da noi concepite, che non riusce1re1no a conc1retare. Quelle piccole, ttntili, mediocri cose che deumio ... piacq11,ero, raggiunsero ttn effetto che non sognammo mai, parve1ro bellissime .... Lo erano ! lvla come 1nai? Gli è che, dettate da 11,11, magistero semplice, da una vena spontanea, non incalzate da preoccupazioni artistiche clte tante volte co,npromeltono zreffetlo, essè uscirono vive e forti, piene di qttell' ispirazione reale che possedevamo, e che non fu, no, un'illusione. Conteneva, il nostro sprezzo della mediocrità una ragione rispettabile d'essere: la coscienza precisa d'itn valore vero, ma perché v'era andata congiunta l'alterezza improvvida di rimmcia1re alla via d'arte se quel valore non si effettuava, 1na pe1-chè noi avevamo perso di vista, in qitel ,momento, Lo scopo pur sincero dell'arte stessa nostra, lo scopo umanitario che dissi, n'eravamo stati puniti, catne venim11io premiati allorchè quello scopo tornò primo nell'opera nostra. Così è: umiltà e bellezza camminano strettamente abbracciate. FIAi\BIA. In 01naggio al decreto luogotenenziale per la liniita,. zione del consu1no della carta, questo Jascicolo esce di 32 pagine anzicchè di 40. - Per questo ri1nandia1no al prossinio nurnero le 8 pagine " Vittoria! ,, per i Soldati. BibliotecaGino Bianco

286 VITA FRATERNA SIGNORINE DI DOMANI (PENSANDO A QUELLI CHE TORNAKO) Vi siete mai posta la domanda: « come troverai:ino le loro coetanee i nostri giovani quando torneranno·? » Ce la siamo posta pochi giorni fa, in un gruppo di « sorelle di fratelli che sono ora al fronte·»,. e ho pensato di mandare a Vita Fraterna il frutto, il sugo, l'eco di quella conversazione. e C'è un anno solo di differenza - commentò una di noi - ma che anno! i 99 si sono appena staccati dalla famiglia - i 98 invece hanno già guardato in faccia la morte. > Ci fu un silenzio - poi (così presto si corse dal pensiero della morte al pensiero della vita) una compagna nostra, che ha due fratelli più giovani di lei al fronte dal principio della guerra, riprese: « Io mi domando spesso come troveranno le " signorine > di domani i nostri fratelli quando torneranno dalla guerra ... » La questione esiste e non è minima. Deve interessare le madri deve interessare le sorelle maggiori. Moltissimi dei nostri combattenti sono partiti giovanissimi, appena u~citi d'adolescenza. Non prima di pensare alla Donna (che il giovane ci pensa molto prima che le mamme comunemente pensino), ma prima di fissare il loro pensiero su un' immagine concreta, il loro vago se pur acceso pensiero era ancora allo stato di sogno. - Torneranno - non dubitiamone, assetati di realtà. Quali realtà avranno incontrato in questo campo, nel tempo della guerra? Questa domanda ci pone innanzi un fatto dolorosissimo; ma che sia dolorosissimo -non è una ragione perchè dobbiamo nascondercelo o ignorarlo. AI fronte, come a luogo sacro al sacrificio supremo, non si dovrebbero lasciar avvicinare che Donne intemerate, pure e forti; invece non è cosi: tutt'altre anche vi giungono. Quanto è grande il buon aiuto che la femminilità conscia e degna della sua missione vi porta col suo lavoro, il suo amore, la ·sua assistenza confortatrice da vicino o da lontano, - quanto è vasta la distruzione di valori che risulta dalla femminilità sconsacrata! Questa triste e misera esperienza che i nostri giovani possono aver incontrata fra tante altre dolorosissime ma preziose della guerra, deve pur esserci presente quando pensiamo alle loro coetanee e loro pari che troveranno qui, tornando alla pace. Vi è un errore grave nell'educazione borghese maschile e femBibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 287 minile della gioventù : lo squilibrio che si crea tra loro a parità di età e di condizibni. Nella grandissima maggioranza dei casi il ragazzo è lasciato a scorrazzar nella vita pubblica, assai poco e male munito di nozioni sulla vita, di principi morali, qi regole di condotta. Bene o male (più spesso male che bene) la sua esperienza se la fa da sè. Però, con molti urti, con qualche capitombolo, più grave, spesso di quanto gli pare, e di cui serberà forse traccia per tutta la vita, egli impara presto a camminare, a reggersi, a dirigersi dst sè. - La sua coetanea, fornita ·con sovrabbondanza di principii morali, di regole ~ •di condotta, se non di nozioni sulla vita, è tenuta gelosamente al riparo dall'incontro della realtà, dal contatto diretto colla vita, principi e regole restano così astratti" e vaghi senza feconda applicazione pratica. - A parità di età, lui è, bene o male, un uomo ; lei, benchè fisicamente più matura, serba nel carattere, nel pensiero, nel sentimento delle note di infantilità deplorevolissimi per lei e per lui. Questo crea una barriera spirituale fra loro, impedisce la collaborazione e la gioia. II giovane, che sogna il sorriso di una donna, non trova accoglienze e comprensione e rispondenza tra le sue coetanee _pari, e ne ha tristezza e solitudine; o, tristezza non minore, e più terribile, lo cerca, e male lo trova, in un'altra classe, a un altro livello morale. Questo male, enorme da sè, è accentuato ora dal fatto della guerra, dell' esperienza di sacrificio, di dolore imposto a tutta la gioventù maschile fino alle classi più giovani, e che ne matura e ne arricchisce straordinariament'e e precocement~ l'animo. Si preparerebbe un vero disastro se l'educazione, la formazione della gioventù femminile rimanesse quella di prima. Bisogna fronteggiare tale questione, e dare opera a risolverla bene. È parte del debito che abbiamo verso i nostri eroici giovani. Ci pensino le madri. Pensiamoci noi, sorelle maggiori, particolarmente atte a sentire e capire i nostri giovani fratelli. Bisogna correggere l'errore abituale dell'educazione femminile. L'errore dell' educaziene maschile lo corregge tragicamente la guerra. A quelli che, all'infuori del lavoro per conseguir~ una « posizione », prendeva e trascinava la ricerca del piacere, essa impone la lezione e .. la prova del dolore, del sacrificio, dell'imminenza continua della morte. Anche nel campo femminile, il disagio portato dalla guerra recherà un nuovo impulso di vita spingendo al lavoro molte più giovani di prima. Ma bisogna aiutare le circostanze, gettare il seme nel solco che esse aprono. - Facciamo che le giovinette d'oggi non siano spettatrici soltanto, ma partecipino alla vita di questi tempi di fuoco. Se i BibliotecaGino.Bianco

I 2 8 VITA FRATERNA loro studi consueti, e il ricamo, e le occupazioni decorative ci scapiteranno, molto ci guadagnerà l'animo e il carattei:-e. Vi sono molti posti nelle opere d' assistenza pei bisogni della guerra che esse possono bene occupare nelie vacanze, o nelle ore libere dalla scuola. Ci guadagneranno tali opere, per cui "è sempre così grande la. richiesta di operaie; ci guadagneranno non meno esse medesime,, che cresceranno e si matureranno a quella scuola impareggiabile che è la vita vissuta, l'incontro n~lla realtà col dolore-, la miseria, la morte. Non saranno più bimbe, saranno donne se pur giovanissime. Ma neppure temiamo che le do"lorose rivelazioni che riceveranno negli ospedali dove si soffre e si muore, nelle case miserabili dove si patisce la fame, dovunque l'umanità scopre il suo volto angoscioso e le sue piaghe - non temiamo che tutto questo mortifichi la frescnezza, uccida la giocondità delle nostre giovinette. (Non questo vorremmo!) Le renderà più consce e più pensose. Nla la freschezza e la giocondità giovanili sono forze di vita, che la vita aperta stimola anzicchè attutirle, anche coi suoi urti più rudi. (Lo prova per esempio l' allegria dei soldati feriti negli ospedali.) La freschezza e la gioia delle ,, giovinette hanno ben più reali ne1i1ici nella vita reclusa materialmente o spiritual men te, e nella disoccupazione. Freschezza, spontaneità, letizia, e calore di sentimento, sono anzi elementi da curare fortemente nell' educazione. Ma qui troviamo un altro grave errore da correggere, precisamente nell'atteggiamento delle fanciulle· di fronte ai giovani. Troppo spesso le più serie e rette e buone, quelle dunque che hanno in sè maggiori possibilità di bene e di gioia sono negli anni della prima fiorente giovinezza, tutte immerse dai loro studi in un intellettualismo di ghiaccio, -in una conçezione austera e assoluta della vita, che le fa ritrose rigide e fredde particolarmente davanti ai loro coetanei che esse nè conoscono nè capiscono: come solo intente a serbare gelosamente la lo·ro propria quiete, ·- e senza nessun impeto di fraternità, di amicizia, di benevolenza verso quelli, senza nè c'oscienza nè volontà della missione femminile di fronte all'uomo, al1' uomo giovane in particolare. - Inoltre per reaz•ione alla ricerca affannosa del matrimonio - di qualunque matrimonio - che affligge troppe fanciulle e troppe loro madri, - troppe altre tra le migliori dall'idea del matrimonio rifuggono invece, irrigidendosi in un atteg- _ giamento di spirito nè spontaneo n~ buono. - Funesto errore. Non si devono rinnegare valori immensi della vita, come la bellezza, l' amore, la gioia, solo perchè altri li ha profanati. Si devono riconsacrare in noi. Essi sono e rimangono pur sempre tra i più BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 269 grandi motivi, le più grandi attrattive per le azioni umane; non si devono lasciare in possesso e in potere esclusivo degl' incoscienti, dei vili, dei meschini. Si devono prendere in mani pure e forti. · Al concetto egoistico e vano del matrimonio che vi vede e cerca una « posizione » è da contrapporre il concetto reale e sacro, umano del matrimonio, dell'amore, della maternità come missione gioiosa e dolorosa, missiòne di vita a cui è pur lecito e buono aspirare! Ma poi, ali' infuori di ogni preoccupazione positiva o negativa ri- . guardo al matrimonio, si deve coltivare nelle nostre giovinette verso i giovani uno stato d'animo, un atteggiamento del sentimento, una disposizione, un proposito di viva benevolenza. Che non s'arresti, come troppo avviene, il senso del dovere fraterno, umano, di carità, quando c'è diversità di sesso e parità d'età! Mettiamo in valore la buona afnicizia fraterna tra l' uomo e la donna, preziosissima in particolare nella gioventù. A tante perfide premure, a tanti falsi amori, a tante frivole civetterie che circondano i nostri giovani da parte di donne (lo sappiano o non lo sappiano) malefiche, le buone e pure giovinette non oppongano un austero riserbo, una sdegnosa ostentazione d'indifferenza, una veste di freddezza allontanante: concorrerebbero così a spingere i giovani dove trovano facile accoglienza. Alle male attrattive di tante disgraziate, oppongano le buone attrattive loro. Conoscano - e accettino - la realtà com'è: che a nulla vale presso gli altri il loro valore spirituale, il loro animo amante, il loro più generoso proposito, - se esse non riescono con ciò anche piacenti. Non dico belle (il che non tutte sono); dico piacenti (il che tutte possono). Non vale protestare: è così. E allora le buone, le pure I.e rette devono - non per vanità e per egoismo, ma per limpido e generoso amore - proporsi e studiarsi di essere anche piacenti - più piacenti, più attraenti, più gradevoli delle altre. Per il maggior bene; per la più vera gioia. * ~:* Diamo opera, sorelle, diano opera le madri a preparare cosi le « Signorine > di domani. Che i nostri giovani fratelf.i, i nostri eroici combattenti d'oggi, tornando da tanto dolore e tanta prova alla pace e volgendosi intorno lo sguardo tra le loro coetanee e le loro pari non trovino soltanto delle graziose ma insignificanti bambine, non delle aride cerebrali, nè delle monache mancate severe - e sgradevoli, - ma delle Donne pure e forti che muovano loro incontro sorridendo, e porgano verso di loro le mani attive e il cuore amante pronte a lavorar con loro; a soffrire, a gioire insieme per la migliore umanità ventura. u T A SORELLA MAGGIORE , BibliotecaGino Bianco

290 VITA FRATERNA VERSO LA META DI LUCY RE BARTLETT (9) CAPITOLO IX. La sera del Lunedì seguente Hugh Pelham pranzava cogli Ayrtons e, verso le dieci, si trovava solo in un angolo della sala di ricevirpento ad osservare con interesse l'arrivo della svariata compagnia che frequentava casa Ayrton il Lunedì sera. Il pranzo aveva avuto un successo completo. Gli ospiti, oltre lui, erano un professore tedesco, il conte e la contessa Rinaldi amici intimi d_egli Ayrtons, e la marchesa Vitali. Margaret aveva intrattenuto il professore, sapendo che la sua 4 pesantezza > sarebbe stata soverchia per Maimie e certa che il conte Rinaldi, da vecchio amico qual'era, non si sarebbe offeso della sua domanda di far da cavaliere a sua sorella minore invece che a lei. Ayrton aveva controbilanciato le cose coll'offrire il braccio alla contessa Rinaldi e Pelham si era visto assegnato alla marchesa Vitali. Margaret, come al solito, aveva accoppiato e disposto la sua gente col talento che aveva per simili cose e Pelham aveva trovato che tutto il pranzo si era svolto brillantemente. Per un certo tempo era stato un po' distratto nel cercar di affer-:- rare qualcosa dell'allegra conver.sazione che si svolgeva fra Maimie e il conte Rinaldi, seduti alla Sila sinistra. Aveva sempre saputo che Maimie frequentava una buona s_ocietà a Londra, ma siccome non era ,, la sua propria, non aveva avuto occasione di osservare e di godere delle sue•doti sociali. ·Era dunque da perdonare se, durante le due pr_ime portate, la sua attenzione andava talvolta daila sua propria simpatica compagna alla fanciulla della quale era ora decisamente e profondamente innamorato. La marchesa Vitali la pensava evidentemente così, in ogni modo, giacchè, dopo che con uno sguardo acuto ebbe abbracciata la situazione, un sorriso simpatizzante spuntò sul suo dolce viso malinconico e, volgendosi al suo vicino dall' altra parte, che éra il suo ospite, lasciò Pelham a proseguire liberamente i suoi scopi. Il conte Rinaldi, cavaliere d~ Maimie, era un simpatico uomo di società, uso a frequentare tutte le capitali d' Europa, come Hugh vedeva, e Maimie non provava difficoltà a discorrere con lui. Il Conte BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 291 parlava impeccabilmente l'inglese, ma siccome Maimi'e parlava pure un buon italiano, passavano spesso da una lingua all'altra. Negl' intervalli in cui parlavano l'inglese e nei quali solo Hugh poteva seguirli, sentì che discutevano di libri, di teatro, di usi nazionali ed internazionali. E, qualsiasi fosse il tema, Hugh vedeva che Maimie accaparrava tutta l'attenzione e persino il vivo interesse del suo brillante compagno. E vide pure il perchè di questo. 1\t1aimienon faceva mai discorsi. banali: qualsiasi cosa dicesse, manifestava la propria opinione, non quella di qualcun d'altro, rafforzata e ripresentata. Forse che le sue idee erano talvolt.a un po' ardite - Hugh si avvide bene che il Conte sorrideva una o due volte - ma vide pure che lo sguardo col quale l' italiano considerava la vivace personcina al suo fianco, non mancò mai di rispetto nè d'interesse. E vide per di più che la contessa Ri- . naldi, dal suo posto alla destra del loro ospite, in capo alla tavola ovale, volgeva di tanto in tanto delle occhiate piene d'interesse verso la giovinetta che parlava così animatamente con suo marito; ed una I volta vide che marito e moglie si scambiavano un sorriso, come se avessero già parlato fra di loro con simpatia di questa vivace ed originale signorina. Di tanto in tanto, dal suo posto al di là del Conte, Margaret metteva pure un sorriso e una parola, ma il suo sguardo si volgeva con minor soddisfazione verso il si_lenzioso Hugh seduto dall'altra parte di Maimie. La tavola, secondo Margaret, non era perfettamente combinata: avrebbe preferito che Hugh non fosse proprio vicino a Maimie, ma in una compagnia di otto persone, comprese due coppie maritate, era stato impossibile fare diversamente. Ed aveva sperato e sperava ancora nel tatto e nell'attrattiva della Marchesa per compensare. l'effetto del e troppo vicino e del troppo lontano " di Maimie. La sua fiducia non era evidentemente malposta, giacchè, rendendosi forse un po' conto della leggera ansietà della sùa ospite, la 1\1\archesa, all'arrivo del piatto forte, si rivolse di nuovo a Palha111,e, spiegando un po' di quel ,fascino per il quale era nota, non ebbe difficoltà ad attrarre ed avvincere la sua attenzione. · Hilgh le si rivolse dapprima un po' a malincuor~, giacchè la chiara dimostrazione avuta allora delle doti sociali di Maimie, gli aveva dato insieme un senso fin troppo vivo delle possibilità di Maimie ed aveva suscitato nel suo spirito la penosa domanda se una persona tranquilla· come lui avrebbe potuto offrirle molto. Si ricordava per di più con una specie di stretta al cuore delle ansie che si era permesso talvolta di nutrire sulla « correttezza » di .Maimie. Ora vedeva che la· ragazza BibliotecaGino Bianco

292 VlTA FRATERNA era abituata ad una società più vasta della sua propria, e ch'egli doveva esserle sembrato estremamente provinciale o antidiluviano in altre simili occasioni. Tutte queste cose unite insieme gli davano ora come una vaga angoscia -· un po' di vergogna per il passato e di paura per l'avvenire. Ma quest'ombra di pena dava al suo viso qualcosa che gli mancava di solito - una viva umanità - e la Marchesa incontrando in pieno gli occhi grigi e tristi eh' egli le rivolse quando essa gli parlò, sentì sorgere in lei un'improvvisa simpatia per questo silenzioso ma interessante giovane inglese. « Piacere alla Marchesa » significava il cadere immediato di qualsiasi .barriera e Hugh: ed egli fu presto ammaliato e ravvivato da quella personalità ricca ed elevata che gli prodigava ora del ~uo meglio. Gli parlò di libri e di commedie, un po' di politica e di personalità europee; ma in ogni cosa era poi sempre~ del carattere umano con tutte le sue innumerevoli debolezze, ma con le sue non minori e sempre nuove grandezze eh' ella discuteva. Tale era la vena della .N\archesa e, sotto il suo influsso, lo spirito di Hugh si riebbe insensibilmente, sicchè, quando Maimie infine gli si rivolse ed egli le rispose, - non gli rimaneva della pena provata che la forza d~ una lezione ricevuta, ma sgombra ormai di ogni effetto deprimente . .Maimie parlava un po' timidamente, per la semplice ragione che si sentiva profondamente turbata dalla vicinanza d_ell'uomo amato. Sapeva, come se le fosse stato confessato completamente tutto ciò che aveva dovuto svolgersi durante il pranzo nel cuore e nella mente di Hugh, e, mentre non poteva a meno di rallegrarsi ch'egli avesse« visto», non aveva che un solo desiderio - quello che egli dimenticasse completamente, come lei ora dimenticava, tutti i piccoli errÒri del passato. Ma non sapeva bene come fargli capire tutto ciò. Maimie - come tutte le donne del suo tipo - non era per niente imbarazzata finchè si trattava di tenere un uomo a distanza, ma era debole come una qualunque delle sue sorelle, quando questo proposito era caduto. Ed era stato proprio questo particolare proposito che era caduto poco a poco durante tutta la scorsa settimann. Gia-cchè ella aveva notato subito il cambiamento in Hugh appena era arrivato a Roma e non era stato quasi necessario ch'egli le raccontasse tutti gli eventi dello scorso mese e del diverso modo di vedere ch'egli confessava francamente aver essi prodotto in lui, per farle sentire la realtà e l' entità del cambiamento avvenuto. Tutte le barriere mentali fra lei e Hugh sembravano evidentemente abbattute ed essa si diceva che questa nuova visione intellettuale implicherebbe naturalmente quel senso più BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 293 vigoroso della vita - dell'azione - del quale aveva sentito così imperiosamente il bisogno per lui. Hugh, fra altro, le aveva raccontata la scenetta avvenuta al suo Club e_benchè essa gli sembrasse qualcosa d'insignificante, a N\aimie, non poco conoscitrice della natura umana, l'incidente era sembrato pieno di promesse. Giacché sapeva quanto Hugh detestasse le scene di qualsiasi genere e le pareva perciò che con quella piccola e tranquilla dimostrazione egli avesse fatto il primo passo verso la sua liberazione non meno che Clare Burton in maggiori proporzioni. Con questo fatto, per quanto insignificante egli aveva raggiunto l'unità di " espressione : pensiero, sentimento ed azione si erano trovati una volta tanto collegati - non vi era stata quella deplorevole « lacuna '>, quel1' insufficienza, di cui essa aveva detto una volta a Margaret di sapere che non avrebbe potuto sopportarla. E se ciò era vero, se Hugh riusciva veramente a liberarsi dai pr_egiudizi che formavano come una crosta falsa sulla sua realtà viva, da che cosa sarebbe più trattenuta? Non aveva bisogno di chiedersi se lo amava sufficientemente·- lo sapeva fin da troppo tempo. Ma solo in questa settimana forse, si era resa conto della profondità del suo amore - in questa settimana in cui l'attrattiva non era stata continuamente neutralizzata da elementi antagonistici. Essa ed Hugh avevano percorsi insieme i Musei vaticani o si erano seduti a discorrere in qualche angolo del Lyceum, parlando ora d'arte ed ora di faccende comuni, ma, qualunque fosse il soggetto, consci di quella segre.ta corrente d'intimità che fa della parola la cosa meno importante del discorso - e Maimie si era resa conto in quei momenti di quanto la. natura di flugh armonizzasse intimamente e perfettamente colla sua. Molte altre volte nel corso dell'anno passato, durante il quale lo aveva conosciuto, avevano avuto conversazioni consimili ed esaurienti, ma sempre o quasi avevano terminato con una discordanza. Ora invece, quando arrivavano ad uno dei loro vecchi scogli, Hugh diveniva esitante -- ma, invece di sentire uno spirito antitetico che si ritraeva nelle proprie difese, Maimie aveva il senso di « porte aperte » in lui e di qualcosa che era molto vicino alla iristezza. E, di fronte a questa nuova attitudine tutto il suo cuore gli si era aperto. Non si aspettava, non sentiva neppure di desiderare per lui una conversione più completa di questa. Hugh era conservatore per temperamento e tale sarebbe sempre stato e, per quanto la riguardava, poteva anche rimanerlo. Mai mie non· aveva la minima intenzione di cambiare la fibra dell'uomo che amava - lo amava troppo per queBibliotecaGino Bianco

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