Vita fraterna - anno I - n. 9 - 15 settembre 1917

VITA FRATERNA 287 minile della gioventù : lo squilibrio che si crea tra loro a parità di età e di condizibni. Nella grandissima maggioranza dei casi il ragazzo è lasciato a scorrazzar nella vita pubblica, assai poco e male munito di nozioni sulla vita, di principi morali, qi regole di condotta. Bene o male (più spesso male che bene) la sua esperienza se la fa da sè. Però, con molti urti, con qualche capitombolo, più grave, spesso di quanto gli pare, e di cui serberà forse traccia per tutta la vita, egli impara presto a camminare, a reggersi, a dirigersi dst sè. - La sua coetanea, fornita ·con sovrabbondanza di principii morali, di regole ~ •di condotta, se non di nozioni sulla vita, è tenuta gelosamente al riparo dall'incontro della realtà, dal contatto diretto colla vita, principi e regole restano così astratti" e vaghi senza feconda applicazione pratica. - A parità di età, lui è, bene o male, un uomo ; lei, benchè fisicamente più matura, serba nel carattere, nel pensiero, nel sentimento delle note di infantilità deplorevolissimi per lei e per lui. Questo crea una barriera spirituale fra loro, impedisce la collaborazione e la gioia. II giovane, che sogna il sorriso di una donna, non trova accoglienze e comprensione e rispondenza tra le sue coetanee _pari, e ne ha tristezza e solitudine; o, tristezza non minore, e più terribile, lo cerca, e male lo trova, in un'altra classe, a un altro livello morale. Questo male, enorme da sè, è accentuato ora dal fatto della guerra, dell' esperienza di sacrificio, di dolore imposto a tutta la gioventù maschile fino alle classi più giovani, e che ne matura e ne arricchisce straordinariament'e e precocement~ l'animo. Si preparerebbe un vero disastro se l'educazione, la formazione della gioventù femminile rimanesse quella di prima. Bisogna fronteggiare tale questione, e dare opera a risolverla bene. È parte del debito che abbiamo verso i nostri eroici giovani. Ci pensino le madri. Pensiamoci noi, sorelle maggiori, particolarmente atte a sentire e capire i nostri giovani fratelli. Bisogna correggere l'errore abituale dell'educazione femminile. L'errore dell' educaziene maschile lo corregge tragicamente la guerra. A quelli che, all'infuori del lavoro per conseguir~ una « posizione », prendeva e trascinava la ricerca del piacere, essa impone la lezione e .. la prova del dolore, del sacrificio, dell'imminenza continua della morte. Anche nel campo femminile, il disagio portato dalla guerra recherà un nuovo impulso di vita spingendo al lavoro molte più giovani di prima. Ma bisogna aiutare le circostanze, gettare il seme nel solco che esse aprono. - Facciamo che le giovinette d'oggi non siano spettatrici soltanto, ma partecipino alla vita di questi tempi di fuoco. Se i BibliotecaGino.Bianco

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