Vita fraterna - anno I - n. 9 - 15 settembre 1917

302 VITA FRATERNA che diffonderlo. Che triste fioritura di clorotiche e di tubercolose quante piccole « pleuriti », quanti « esaurimenti nervosi :. fra quest; bambine « così brave a scuola > Eppure per rendersi capace di dirigere la famiglia quanto lavoro e quanto studio la donna dovrebbe fare di più I Che dire poi se essa oltre che alla vita familiare volesse partecipare anche - par inter pares - alla vita pubblica? Caduta la teoria sostenuta dal Bunge della crescente incapacità delle donne ad .allattare i loro bambini per una progressìva atrofia dovuta alla mancata funz.ionalità per il- cresciuto uso dell'allattamento artificiale e mercenario noi giungiamo a questa dolorosa conclusione: non per impossibilità funzionale (cosa già grave) ma bensì per godersi meglio la vita nelle classi· più elevate, e per mancanza di tempo nelle più basse (l'?umento delle pretese costringe al lavoro anche la donna: si vuol guadagnar ·tanto da poter condurre in campagna per salute i bambini cresciuti colposamente rachitici I) le madri (cosa gravissima) trascurano l' allattamento dei figli I Ed a queste donne che non trovano il tempo per allattare i propri figli così non trovano neppure quello per educarli concederemo oggi nuovi diritli, diritti imµ,ortanti nuovi doveri che allontanano sempre più la donna dalla famiglia e dalla casa? E' giusto ed è utile? Quella dunque che per « Enza » è una (deplorevole giacchè la combatte) « sconcordanza fra l'evolu- « zione spirituale della umanità da un Iato e la legislazione scritta e « le consuetudini dall'altro » può anche essere solo un freno per questa nuova tendenza; questa « evoluzione spirituale » verso che cosa ci porta? Non tutto quello che progredisce migliora, la vechiaia viene per i _corpi così come per le società, la morte è preceduta a volt.e da effimeri miglioramenti come l'inverno da fugaci primavere . .l\1inando la famiglia (e per me questo è il perno della questione) non ci avviamo noi verso il libero amore? La « morale unica » è assai indietro. La donna par inter pares progredirà in fretta sino a raggiungere l'uomo, le madri diventeranno rare, i padri ancora di più, l'ipotesi del Bunge si farà realtà. A lei sembra piuttosto una « immoralità unica», ed ha perfettamente ragione; ma nulla sino ad ora giustifica la credenza che l'uomo sia disposto a delle rinunce che nessuno fino ad oggi, e neppure il femminismo eh' io sappia, gli ha chieste; così come null~ giustifica la speranza che domani le donne, a cavalleria completamente abolita - par inter pare - non abbiano più facilmente a perdere del tutto od in parte ciò che già corre quotidiani gravi pericoli. Al contrario di P. Z. io credo che la donna può dare la migliore e più efficace contribuzione al rifiorire dello Stato solo attraverso aJla famiglia e che la donna moglie e madre non deve non solo « totalmente » ma neppure minimamente « sbarazzarsi della sua femminilità. > Ho scritto: moglie e madre e per le altre? Corriamo intanto ai ripari e proteggiamo le prime d~ questo nuovo nemico: il femminismo. · Non mi nascondo che un pericolo grave ci sovrasta: il ritorno ai salari normali e la diminuzione di richiesta di mano d'opera femminile dopo la guerra, ma mi sembra che invece di prospettare la posiBibliotecaGino Bianco

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