Vita fraterna - anno I - n. 8 - 15 agosto 1917

ANNO I. N. 8 • 15 Agosto1917 I . .. ♦ I Contocorr. colla Posta. FRA'l?ER .. RIVISTA MENSILE r DI STUDIO E DI AZIONE > ... AMMINISTRAZIONE n Via Pisacane, 23 - MILANO ,.

1r:==================:::::::::::::::::::=== ::i-=-~ Abbonamentiordinari Italia L. 5.00 Estero L. 6.50 . ,, sostenitori ,,_ ,, 10.00 ,, ,,' 15.00 · Oli abbonamenti decorrono dal 1 gennaioe sono solamenteannui. Numero separato L. O. 50 - Numero arretrato L. ESCE IL IO O' OGNI MESE \·~=======•=· -=•=- =· ·=·:-:::' =··=•=·::::• ==-=-====-==============_./',!I I Vaglia di ab~onamenti, indir.izzi per numeri 'di saggio, richieste di · •còpf,e del, l{iornale;· ~c.c~dèvopo ~sser_~indir_izzate_all'A_~mi!Zist-razio_ne: , Via Pisacane, ~3 - Milano. ~ Manoscritti, lettere, corrispondenze ri[t1ardo {a redàzione, giornali, ecc. ' 'devono essere indirizz..ati àlla Direzione: I Via Spiga, :a5 - Milano. , . : Unire 'il f ranèof ollo 'per· la_'ri~posta t- se si vuole risp,_'ostadiretta. ' · Sui vaglia applicare la marc4 da · bollo di 5 cent. dal lato della quietanza. ~==========~=========~~===~-.~- SOMMARIO, MAZZINI. -, Il salvataggio de11i'ntelligenza- dialogo sulla guerra - (S.Tèn. \ANTONIO GREPPI) - Il primatod' Ualia (L.)-- Raccoglia• moci (1!f,C~.) -· Civiltà (Ten. Ar.:no CARPI) - U gran giorno (ANITA, ZAPP~ P. ·B.)_- ·.Quo~vadis?! (L.) - Ve~so la mefa, romanzo - ' Cap. VIII -' (Lucv RE BARTLETT - trad. di P ALMIR~ ZACCARIA) - Asterischi per la vittoria: I neutralisti - oggi ; Le due propagande; La guerra ·provvisoria; La' loro sconfitta e la nostra vittoria - Conversazione: P?role delfa Dir.; _Fra léttori e lettrici; Fare! _ « VITTORIA!» (P_agineper i Solda,,ti) :' Se sapeste.... - La mamma ,, del soldato (T. F0No1 MATTAN1) •. •~===:;:=====-==== r ' V ANTONIETTA GIACOMELLl _ ConferentzeanutanellaSèuolaLiberaPopolardei Tre.viso \ nell'Aprile 1911. - f , Anche in questa conferen-za, che è pubblicata sotto gli ausQict della Uni?ne Generale degli Insegnanti Italiani, la forte scrittrice Antoni,etta Giacomelli esalta i doveri di tuttf· i cittadini di fronte alla guerra, per il raggiungimento dei fi:1i sacri della patria e per lo sviluppo di una migliore giustizià nel mondo ...1Lasua 1parola calda e persuasiva, ispirata a una grande sincerità e ad una ammirevole altezza di intendimenti, conforta e ammonisce i grandi e gli umili, i· coraggiosi e gli incerti, e .aiuta a comprendere le finalità della nostra guerra e a sopporta\ne i sacrifici necessari. Opuscolo _di ~4.0pagine - Centesimi 20 · · , • Copie 10 L. 1,85 - Copie 20 L. ·3,60 - Copie· 50 L. 8,50 Copie 100 L. 16,25. ) ,Editore A-; SOLMI I( #Via Pisacane; 2 · .. · "' , . .. Bibfiotéca I o· 1anc

Milano - Anno I. 15 Agosto 1917. N. 8 ~-VITA FRATERNA RIVISTA MENSILE DI STUDIO E DI AZIONE l\bbon. annui ordinari L. 6 D O D J\bbon. annui sostenitori L. 10 Abborro la nazione usurpatrice e imbevuta d1 monopolio che travede la propria forza e la propria grandezza solamente nell' altrui debolezza o nell'altrui povertà; ma chi non manderebbe saluto d'entusiasmo e d' amore a quel popolo, che intendendo la propria missione nel mondo, pensasse a fon dare la propria prosperità sul progresso d1 quanti altri popoli lo circondano e sorgesse pronto a sostenere contro gli oppressori la causa del Diritto dell'eterna Giustizia violata altrove? . . MAZZINI. Nella grande battaglia che s1 combatte su tutta la terra, fra il bene ed il male, fra la giustizia e l'arbitrio, fra l'eguaglianza ed il privilegio, fra 11 dovere e l'egoismo, fra la verità e la menzogna, fra Dio e gl' idoli, il , vostro posto è segnato: vo1 dovete sentire che il trarsi in disparte sarebbe colpa ; che l' indifferenza, allorchè il grido delle creature di Dio vi chiama, sarebbe ateismo. MAZZINI. Dio v' insegna attraverso la storia, che è l' incarnazione successiva del suo disegno, che vo1 non conquisterete l'umanità,.se non quando ciascun popolo avrà conquistato la patria. . . . . . . E la patria è prima d' ogn1 altra cosa la coscienza della patria. • . . . . La patria è la fede nella patria. Quando ciascuno di voi avrà quella fede e sarà presto a suggellarla col proprio sangue, allora solamente voi avrete la patria, non prima. Biblioteca

I 242 VITA FRATERNA ILSALVATAGGDIOELL'INTELLIGENZA DIALOGO SU LA GUERRA « Una rivista letteraria d'avanguardia ha invocato dal Ministro l' esenzione da la guerra per i giovani di non comune intelligenza. » COSTANZO - uniforme alpina. RUBALDO - fascia tricolore. ,· - RuB. Alzando gli occhi da un giornale. E' un'infamia! CosT. Che c1 è? - Hanno affondato un1 altra nave ospedale? RuB. Ma cos1 è in fin dei conti una nave-ospedale? Un convoglio di , gente malata e ferita, più morta che viva. E' assai peggio affo1~- dare una nave da guerra, che porta la gioventù più sana e più forte. Io non capisco... A me pare che sia più barbaro spegnere una vita integra e rigogliosa, che una vita debole e compromessa. . Ma già ... La civilt'à è piena di stupidi sentimentalismi. CosT. Bella morale ! RuB. C1 è di peggio. Di molto peggio. CosT. Ma cos1 hanno fatto dunque ? RuB~ Chi? CosT. I tedeschi. Non parli di loro ? RuB. Ma che tedeschi ! Di noi parlo. Di noi ! CosT. Ebbene ? RuB. E1 morto Baraldi. Morto m combattimento, capisci. Guidando un plotone a r assalto. CosT. E1 una bella morte. RuB. Ah si?! Grazie. Sei cinico. CosT. Non ti capisco. RuB. Ma scusa: tu sai chi era Baraldi? CosT. Ho letto sovente i suoi saggi critici sul « D9fl1.élt}j »~ La rivi.sta d, avan guardia. RuB. Dunque ·lo conosci. CosT. Evidentemente. Era UJ.J..~ .f1:1.r~a RuB. Poderoso ingegno ! Cos:r . .Non .mott9 ~r_?(<?ndoperò .. scatenata, . , . ; Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA RuB. Era giovanissimo ancora. CosT. Questo è vero ... RuB. Ebbene è morto. 243 CosT. Me l'hai già detto. E' morto in combattiménto. Non è il primo e purtroppo non sarà nemmeno l'ultimo. l' RuB. Grazie ancora·. Il tuo cinismo è irritante. CosT. Il mio cinismo? ... E' una qualità che non sospettavo di possedere. RuB. Ma come... Ti dico che è morto Baraldi e tu resti impassibile come se t'avessi comunicata la morte d'un ciabattino qualunque. CosT. Prima di tutto ti osservo che anche un ciabattino ... RuB. Lascia da parte i sentimentalismi, ti prego. Un ciabattino è sempre un ciabattino. CosT. Questo piuttosto io chiamerei cinismo. Fai delle differenze odiose. RuB. Tu non mi capisci. ... CosT. Oh sì, ti capisco benissimo. Tu mi rimproveri di non deplorare abbastanza la morte di un giovane molto intelligente. RuB. Questo prima di tutto. E poi. .. CosT. E io ti rispondo che chi sacrifica la vita per un' idea di bene muore assai meno ·che tu non creda. Non solo, ma quand'esso è un uomo superiore dà anche una grande autorità al suo esempio. RuB. Lascia da parte i sentimentalismi, ti ripeto. Q~esto -è il luogo · più comune di tutta la storia. . CosT. Ammettiamolo. Ma, dimmi, che cosa sarebbe allora la storia, senza questa idealizzazione del sacrificio, che tu chiami luogo comune? RuB. La storia è puramente realtà. CosT. No. E' realizzazione. Ed è segnata da un martirologio ininterrotto. RuB. Tu divaghi. CosT. Può darsi. Ma tu me ne hai dato il motivo. RuB. Ripeto che è un' infamia sacrificare con tanta leggerezza i nostri uomini migliori. CosT. Tu dunque vorresti... RuB. Che si toglie~se a la strage della guerra il più prezioso patrimonio nazionale. Salviamo l'intelligenza! E' un sacrosanto dovere. CosT. Perchè non dici : « Imboschiamo l'intelligenza? » Ti sembra anche questo µn luogo çom.µn~ ?, .. Op. si, purtroppo è moltQ çomune, Biblioteca Gino Bianco

244 Run. Sei sarcastico. CosT. Sono giusto. VITA I?RATERNA Ru:e. Già. Bella giustizia ! Si risparmiano a migliaia i bifolchi, gli stallieri, i cuochi, i sarti, i calzolai ; gente idiota e volgare. Si schiamazza che sono necessarii, indispensabili, insostituibili ... E si lasciano a morire o ad imbestialire in una trincea dieci o dodici persone d' ingegno, che come combattenti valgono meno d'un teppista .qualunque, mentre sono preziose e veramente insostituibili per la dignità intellettuale del paese. Ma no : l' insostituibilità vale soltanto per i cuochi. .. e così via ... Bella giustizia davvero ! I • CosT. Io trovo che i più intelligenti appunto hanno il maggior do- .. vere di propugnare una causa giusta. Run. Già: come se non potes.sero propugnarla assai meglio lontani da le trincee. ' CosT. Come? Run. Scrivendo per il popolo. Parlando al popolo. Animandolo. Non hanno essi forse il merito del nostro intervento? Chi ha suscitato quell' ardore di guerra negli ultimi m~si della neutralità? . CosT. E non è forse stata quella propaganda un pegno d'onore? Chi. sostiene la necessità di un intervento dev' essere il ·primo ad intervenire. Così insegna la coerenza. RuB. Ma la nazione ha il dovere d'impedirlo. CosT. Farebbe una bella cosa davvero! , Run. Si inveisce contro il nemico che abbatte un castello crollante, che distrugge una cattedrale puntellata, un rudero polveroso, una biblioteca piena di tanfo. Si urla che è barbaro, che è indegno della civiltà. E' ora di finirla con questa stupida commedia, con questa insensata idolatria per le anticaglie, per gli avanzi decrepiti. Il passato ... la religione del passato ... la grandezza del pas11' O v· ·1· F'd' O , . P . 1 D 1\1. sato . .. . . . mero, 1rg110, 1 ia, raz10, rass1te e, ante, 1chelangelo. Ma chi sono? Che cosa hanno fatto? - Noi : i figli degeneri, i decadenti. Ecco che cosa predicano nelle scuole, nelle universtà: ecco la nenia di tutte le campane della sapienza! - Ma basta, per Diana! Siamo delle mummie noi e vogliamo mummificare l' universo. I tedeschi hanno distrutto Maline, Lovanio, hanno sgretolata la cattedrale di Reims, hanno bruciato le biblioteche ... Ma noi, noi che cosa facciamo? Mandiamo al macello il fiore della nostra razza, annientiamo con la incoscienza il nostrQ avv~Qir~. Siamo millç v9ltç b~rbar! aJ?.ch~ n9j I Biblioteca Gino Bianco

V1TAPRATERNA 245 CosT. E' una lezione di futurismo questa? RuB. E' una lezione di saggezza, di lealtà, di fiducia, di speranza .... CosT. E sopra tutto di prudenza. RuB. Di santa prudenza. CosT. E' un nobile sentimento in tempo di guerra. RuB. Non è forse questo· il popolo c~e da l'alto del Campidoglio ha proclamato il « sacro egoismo? « CosT. Ma non è stato certo il suo grido di gloria. RuB. Oh lo so. Ma poichè la situazione attuale consente di risparmiare questa piccola parte del popolo, che è la sua luce, io dico che un siffatto egoismo sarebbe glorioso. CosT. Permettimi una breve parentesi di curiosità. Con che criterio muoveresti al salvataggio di questi signori illuminati e illuminanti? RuB. Sono cosi pochi gli uomini intelligenti. .. CosT. Bisognerebbé nominare una commissione ... RuB. Ma che commissione d'Egitto! CosT. Ma come? ... Hanno nominato una commissione anche per di~ scutere il progetto di Colombo per la scoperta dell'America! RuB. Non fare dello spirito. Il Ministero potrebbe compilare benissi- · mo un elenco dei più degni .. , CosT. Ad use, dei meno degni. Sai : ci sono certi motivi di concorrenza ... RuB. Storie ! CosT. E poi in fatto di competenze ... RuB. Si, questo è vero. CosT. Basta. Chiudo la parentesi. - Di'mmi. Tu credi che le persone più intelligenti siano quelle che io e tu conosciamo ... ossia quelle che si esibiscono a la façile ammiraziòne del prossimo ? Credi che il solo patrimonio intellettuale d' una nazione sia quello esposto nelle vetrina de' librai ? RuB. Io credò a ciò che conosco. CosT. Poverino ! Allora dovresti morire di melanconia. Run. Parole sibilline. CosT. Tutt' altro. Parole di fede. E' ben poca cosa la nostra gloria intellettuale contemporanea. RUB. Ragione di più per salvarla. Se arrischiamo anche il poco con che cosa resteremo ? CosT. Con assai più che non abbiamo arrischiato. RuB. Non è un gioco d' azzardo la guerra I CosT. Non entrare nel merito d' una questione che non conosci. Ho Biblioteca Gino Bianco •

246 Vl'fÀ · FRAfERNA detto che la nostra gloria intellettuale contemporànea è assai poca cosa, ma ho premesso qualche parola di fede. Una gloria ben maggiore esiste in potenza. RuB. Non ti capisco. CosT. Lo so. Quella fascia tricolore in apparenza ti cinge il braccio, ma in realtà t'imbottisce lo spirito. Indossa anche tu una mo-· desta uniforme grigio-verde e corri in trincea. Come per incanto ti si svelerà il mistero delle mie parole. RuB. Sei insolente. CosT. Per amore della verità. Vedi ?••• Tu imprechi contro la nazione che lascia in trincea le persone d' ingegno. Io invoco il loro destino perchè le conduca tutte in prima linea. - Non guardarmi con quell' aria di compassione. So bene quello che mi dico. - ✓ La tua disapprovazione non diminuisce affatto. il valore delle mie convinzioni. Io penso che quegli stessi, cui già la fama sorrideva ieri, risorgeranno assai diversi e assai migliori nella guerra. F.. sono certo che per ognuno di essi che soccomberà dieci ignoti , si riveleranno con ùnéJ:tempra eccellente. Non faccio l' apologia della guerra. Considero semplicemente la sua influenza nella psicologia degli uomini. Solo chi non l'ha profondamente vissuta potrà tacciarmi di contraddizione. o di malafede. E' dolorosa la guerra. E' molto dolorosa. Ma tu non sai quale via d' elevazione sia il dolore ! Tu 11011 lo sai perchè hai sempre cercato di evitarlo. E ben pochi della tua condizione l'hanno saputo fino a ieri. Tu m' hai richiamato al problema intellettuale. Esso è certo il più importante nella vita dei popoli. E appunto per questo deve salire al posto che gli spetta, conquistando una nuova dignità. - La letteratura dei nostri tempi? Bella cosa davvero l Una sintesi rigorosa ·della morale corrente. Enfasi: ipocrisia. 'Preoccupazione estetica. Forma vuota di pensiero. Idealizzazione della sensualità, dell' egoismo. Trame di retorica sul più volgare pettegolezzo mondano. Vicende fragili di anime sperdute. I nostri autori? Gente intestardita di dire quakosa senza nulla da dire. Della vita essi non vedevano che la schiuma evanes~ente, fatta di passioni effimere, di fragile ostentazione, di basse cupidigie. Per e~si il dramma non usciva da la convenzionale angustia del1' adulterio e del fallimento. Parole, parole .•. Non il segno di una suscettibilità gerteròsa. Non il lampo di un'intuizione. l11capaci di sentire profondamente sembravano negare a· la vita ogni pro• fondità. Eppure sotto la sua placida apparenza era la continuità Biblioteca Gino Bianco ( (

V'ITA FRATER.N A 247 di un dramma angoscioso. - Io credo nella potenza del dolore. Il benessere è lo stagno dello spirito. E' la protezione dell' incoscienza. La guerra m'ha dato il presentimento d'una coscienza nuova negli uomini. Nelle più dolorose afflizioni dello spirito ogni uomo perde· qualunque preoccupazione egoistica, dimentica quasi se stesso, e allora il sacrificio gli appare cmpe l' unica ragione della sua esistenza. Una comunione intima si stabilisce tra le anime attraverso questa corrente di rinuncia:. _Tutti sentono di tendere a qualcosa, che non essendo nella realtà immediata di alcuno dev'essere necessariamente il fine comune a tutti. La guerra seminando i più atroci dolori, suscitando sacrifici sublimi infonde negli uomini, quasi inavvertitamente, l'esatta coscienza della vita. La sensibilità purificata dall' egoismo, che in fondo riassume tutte le passioni meschine, si fa così suscettibile a tutti i disordini, che necessariamente deve progredire la scienza volta a eliminarli. Ma chi meglio degli uomini intelligenti potrà giovare a questa scienza ? Gli umili traduranno nella realtà della limitata opera quotidiana il nuovo fervore, gli intelligenti lo devono trasfondere in ogni attività del pensiero, affinchè la dolorosa conquista venga assicurata all' avvenire. RuB. Ma tu, senza accorgertene, esalti la guerra. Cosr. No, non esalto la guerra. Esalto il dolore. RuB. E poichè nessuna calamità è così dolorosa come la guerra, logicamente ... CosT. Non abusare della logica. Tu non mi capisci. RuB. Naturamente. Io non ti capirò mai. Cosr. Lo temo anch'io. Ed è angoscioso pensare che quei bra-vi ragazzi ritornando dalle trincee dovranno lottare contro il vostro scetticismo. RuB. Ci daranno ragione. Cosr. Non illuderti. Io non ho idealizzato la guerra, ho guardatp serenamente nella sua fatalità .. Tu credi che le guerre accadrebbero ancora se l' umanità si fosse maggiormente elevata nella concezione della vita. La pace sarà turbata finchè durerà l' egoismo-in un solo uomo. Esso susciterà l' ultima reazione. La guerra è dung~e tm indice. di imperfezione. Essa ·rivela sempre u~ disordine. Questo disordine è provocato da una parte colpevole, ma è frenato da la probità di un'altra parte. Noi diamo maggior importanza a la sua realtà immediata che a la sua intimità. ·Appunto perchè amiamo ancora noi stessi più che l'idea. Ma la vera BibliotecaGino Bianco

I 248 'VlfA FRATEUN A importanza della guerra è assai più nelle passioni che l;hanno suscitata e nelle conseguenze morali, che nel numero delle vittime e nelle conseguenze materiali. Tanto più è basso l'interesse di chi l'ha suscitata e tanto più è nobile e fecondo il sacrificio di chi ha re~gito. L'idea di giustizia acqwista per ogni martire un più alto valore. Non soltanto noi usciremo migliori da quest~ conflitto sanguinoso~ Ma anche i nostri nemici. Esiste tra essi e noi un punto di contatto. Una fonte a la quale insieme attingiamo. Il dolore. Se noi traverso ad esso sentiremo più puro l'orgoglio della causa nostra essi sentiranno la miseria della loro. E se noi ameremo meglio l'idea per la quale abbiamo sofferto, essi nella loro sofferenza si pentiranno di averci fatto soffrire. Poichè non è concepibile un dolore che non riveli un raggio di verità. RuB. Essi soffrono già da molto tempo e.ppure ... CosT. Sono ancora troppo appassionati nella contesa... Solo nella calma si può sentire profondamente e giudicare con serenità. RuB. Illusioni !.. . Illusioni !... CosT. Io capisco il tuo scetticismo. Ma tu non puoi capire la mia fiducia. Devi riconoscermi un vantaggio. \ RuB. Imaginario. CosT. Ti ricrederai. Io non arrivo a -scommettete che questa sarà l'ultima guerra. Siamo ancora molto imperfet\i. Tuttavia lo spero. Nelle altre guerre predominava un interesse particolare. Ora invece la maggìor parte degli uomini combatte per un'idea. Ossia per un interesse universale. L' immediata realtà ci interessa assai meno che il •migliore avvenire. La nostra guerra ha un carattere di previdenza, sopra tutto _morale. Mai come ora il mondo ha sofferto un così grande e comune dolore. Assai meglio potranno comprendersi gli uomini domani. E' quindi possibile che questa sia l' ultima crisi violenta. Ruu. Ogni pagina della storia segna una guerra. CosT. Ma non ogni guerra ha gli stessi moventi. Nessuno potrà negare che i suoi fattori presentino un costante aumento d'idealità. RuB. Lo nega là Germania. co·sT. Anzi lo prova. Lo prova con la reazione che ha provocato in quasi tutto il mondo. La Germania rappresenta la sopravvivenza di un errore. Dobbiamo valutare l' ardore morale che questo errore ha suscitato in tutti gli altri. Ne avremo un sicuro conforto. Run. C'è una contraddizione. CosT. Dove? Biblioteca Gino Bianco

'VITA FRATERNA 249 RuB. Tra P evoluzione morale della guerra e il modo di combatterla. Mi pare che i mezzi di distruzione rappresentino un progresso nella barbarie. ' CosT. Nessuna contraddizione. Questi mezzi provano semplicemente un progresso nella scienza. I trogloditi combattevano con i bastoni e con le fionde. I Romani con le lande e con le catapulte. I popoli medioevali con gli archibugi o con le bombarde. Eppure una parte ha sempre avuto ragione e l'altra torto. E il sacrificio era tanto nobile per un fromboliere come lo è per un artigliere. RuB. Già, ma intanto per ogni morto delle antiche guerre noi dobbiamo contarne almeno dieci. CosT. Ecco, vedi. Tu ami assai più l'uomo che l' idea. E del resto lo si comprende. Non potresti giustificare in altro modo la tua prudenza. RuB. La solita malignità. Sai che cosa mormorano qui ? CosT. Non so. RuB. Che la guerra la fanno i minchiòni. CosT. Ah !... Ma sai che cosa dicono là? Che da la guerra s' astengono i vigliacchi. RuB. Però c' invidiano. CosT. Non è vero. Vi disprezzano. RuB. Hanno torto. Noi non siamo meno utili di loro. CosT. Con questa differenza : che loro sono utili sopra tutto agli altri mentre voi siete utili sopra tutto a voi stessi. Che loro arrischiano la pelle mentre voi l' assicurate. E che loro muoiono oscuramente, mentre voi vi fate un nome commèmorando la loro morte. RuB. Chiacchiere! CosT. Purtroppo sono fatti. T' assicuro che dopo una licenza si ritorna al fronte con una profonda amarezza. E non per quello che ci aspetta ancora. Non è certo degno delle prime linee il fronte interno. Il fronte interno ! ! Bella istituzione davvero! Lassù la guerra è una tragedia, qui è una spede di sport. RuB. Sei in vena di polemiche oggi ! CosT. E lo sarò più ancora domani. RuB. Ma come ... Non parti? CosT. Sì parto. Ma spero di ritornare. RuB. Quando? CosT. A guerra finita ... Tu sai benissimo di quale domani io intenda parlare. RuB. Ah ! !... Tu asp1n ... Biblioteca Gino Bianco

250 VITA FRATERNA CosT. Di' pure. RuB.... ad arricchire il patrimonio dell' intelligenza nazionale?! ... CosT. E sopra tutto quello della coscienza. RuB. Sei abbastanza presuntuoso. CosT. Ma tu non sai quali radici abbia questa presunzione. RuB. Non lo so davvero. CosT. E allora accontentati di salvare la tua intelligenza ... se ne hai. Ma lascia quella degli altri al suo destino. RuB. M' inchinerò al tuo senno. · CosT. Farai bene. R.uB. Oh, ... ma senti, finite per riuscire antipatici voi guernen. Vi d . / ate certe ane ..... . Susegana, aprile I9I7. S.Ten. ANTONIO GREPPI. · IL PRIMATO D' IT J\LIJ\ E' detto che le grandi individualità debbano formarsi con le sole proprie fo_rze, attraverso lotte sconosciute, eroismi incompresi, tenacie insospettate. e perfino nell'aperto disprezzo altrui. Se questo dev'essere il calvario di formazione anche delle grandi nazioni, non temiamo per l' Italia: vivaddio essa possiede forze sufficenti a se stessa, e puo sfidare l'ingiustizia del disconoscimento: ad ogni sferzata di questo - che segnamo nel cuore - corrisponde un sussulto di coscienza, un lampo di potenza, la vqlontà di primato. Chè questo è il tuo destino, Italia, inciso dalla tua storia. Oggi, nell'aspra guerra di dignità e di redenzione, oggi tu tracci, doppiamente sanguinoso - nelle carni e nello spirito - il solco che il tuo genio ripercorrerà, cogliendo i frutti del sacrificio, - più fecondo, Italia, quanto più grondante di sudore tuo solo . . . . • Ha, certe volte, sotto più audaci provocazioni, mute immobilità, il leone .... Badate I Più furibondo si leverà e si avventerà. Rammenterà che è il re. Luglio 1917. __________ L. RACCOGLIAMOCI - In tanto fervore di vita espressa, in cosi ardente comunione di spiriti umani, sappiamo ancora raccoglierci. · - Qualche momento distoglierci da ~uel ch'e intorno, fare silenzio, e scendere in noi. - Perchè la voce sommessa cristallina ineffabile non si perda. - Non si perda nella immensa sinfonia e nel diverso coro altissimo. - Perchè la sorgente interiore sottile non sospenda; - E il mare sonante ne abbia alimento e moto, - e non solo dagli uragani e dai venti. - Perchè non siano rotti i ponti - - E la vita nostra sia una. ~ - Una, = profonda ed espressa. - E perciò più reale, - vincitrice. mca. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 251 CIVILTJ\' \ Parecchi anni or sono io avevo scritto tre parole che esprimevano questo mio intimo convincimento: Ciò che noi oggi (qualche anno prima della guerra) diciamo e crediamo civiltà, non è nè progresso nè civiltà vera. Non poche persone dissero che io sbagliavo. - Io sentivo in cuore mio di capir bene. Leggo ora in Sadhana' di Tagore, nel capitolo « Comprensione dell'amore » : ••• « Una civiltà si deve giudicare ed apprezzare non dalla somma di potenza raggiunta, ma dal modo con cui ha saputo sviluppare e manifestare, per mezzo delle sue leggi e delle istituzioni, l'amor~ per l'umanità. Il primo e l'ultimo quesito a cui una civiltà deve rispondere è questo: Riconosce essa, e fino a qual punto, che l'uomo è uno spirito e non una semplice macchina? Ogni volta che un'antica civiltà è andata: in decadenza e si è perduta, è dipeso da causé che avevano prodotto l'indurimento dei cuori e il dispregio degli esseri umani ; è accaduto cioè quando, sia lo stato, sia gruppi di cittadini potenti cominciarono a considerare il popolo come un semplice strumento del loro potere; quando, riducendo in schiavitù le razze più deboli, e cercando di tenerle soggette con tutti i mezzi; l'~oino scosse la base stessa della sua grandezza, il suo amore della libertà e dell'onestà. Una civiltà non potrà mai sos_tenersi sul cannibalismo, di qualur.que genere esso sia; poichè quella parte dell'uomo, per la quale soltanto, egli può trovarsi nella vèrità, non si alimenta che di giusti- . d' zia e amore > •••• Leggendo queste parole ho sentito desiderio di trascriverle nel mio pensiero rivolto al momento attuale. Assistiamo ad un fatto straordinario, complesso, terribile e magnifico ad un tempo. Non è questa che una lotta di due principi, di due idee, di due spiriti : è divenuta tale effettivamente ora, e lo è stata sempre benchè non lo si sentisse appieno dal principio : ora sì. E' l'eterna lotta del bene contro il male, di Dio contro l' inferno, della verità contro l'errore, della verità civile contro la barbarie incivilita: è lo spirito essenziale che ha necessità di espandersi nell'universo per portare la gioia nell' opera multiforme ed una, che lotta tenacemente, senza tregua, contro il colossale errore di un egoismo militare antiumano, fabbricato falsando le leggi divine, con la più infaticabile Biblioteca Gino Bianco

252 VITA FRATERNA costanza. E lo spirito vince : vince sempre : o subito o dopo terribile lotta : ma vince : ed io credo. Non nominare il nome di Dio invano!... Non vale invocare Dio per averlo propizio, bisogna fare I - Non basta dire: combattiamo in nome di Dio, e Dio ci assiste .... no .... bisogna avere profonda coscienza di combattere in nome e a sostegno della sua legge I Questa legge non ammette parole, non ammette transazione : è - la verità è da una parte, dall' altra inevitabilmente è l'errore, in mezzo è errore ancora. Nella lotta cruenta, ricca dei più inauditi sacrifici e dei più forti eroismi, tanto più forti quanto più oscuri, abbiamo da una parte lo stendardo bianco di Giovanna d'Arco, dall'altra le nere insegne di Attila; il primo infiamma le coscienze alla strenua resistenza ed alla lotta ostinata per il conseguimento dell' ideale vera vittoria, benchè difficile; le altre infiammano il sangue dei sottoposti coi canti dell'odio, col pensiero delle conquiste e ·del bottino, facendoli anelare ad una vittoria che li dimostri i più grandi, i più potenti, i più ricchi di tutto il mondo. Sarà più facile ad un cammello passare per la cruna d'un ago che ad un ricco entrare nel regno dei cieli. Dio ha compassione del ricco, di colui che lo sia divenuto o desideri divenirlo pecuniariamente, ed anche intellettualmente, o che lo sia, corpo e spirito, perchè a questo, dimentico del fine spirituale universale della. sua ricchezza, riuscirà assai difficile intendere la legge credendosene superiore o estraneo ed usufruirà degli averi con fine egoistico e coscienza gretta e limitate vedute. Le ricchezze aumenteranno: sono materia e la si può accumulare, ma l'uomo si allontanerà sempre più dalle méta, che essendo, più che lontana, assai elevata, diverrà di difficile conquista in necessario avvenire. Se i nemici nostri vincess.ero, ossia, se noi cedessimo così bonariamente, in bianco, come desidererebbero molti di coloro che stanno in mezzo, nè di qui nè di là, i nemici diverrebbero, coi possessi che hanno con le armi finora ottenuto, d'una illimitata potenza e relativa illimitata arroganza. Vae victis I ... e noi saremmo alla loro mercè legati di spirito e di corpo. Il nemico nostro ha bisogno d'essere vinto, perchè cada in lui tutto l'errore e riacquisti il senso della vera civiltà, e noi dobbiamo vincerlo con ogni sforzo, perchè la via umana ascende e per destino dobbiamo piegare, soffocare il male se vogliamo essere certi del bene che dovremo tramandare alle altre generazioni. Ten. ALDO CARPI. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 25.3 . IL GRl\N GIORNO BOZZETTO - Mamma, sono buonina ? - Si, tesoro. E devi essere sempre così. Candore di vesti e d'anima, fervidi desideri confusi, monelleria repressa, rosee guance e belli occhi cerulei sotto il velo. - Si può? ... Buon giorno Orietta, prendi. - E' l'amichetta grande del piano di sotto che offre un mazzo di rose e di garofani bianchi. Cosi la bambina sembra una piccola sposa. Scende·cauta, per non sciuparsi, varca il ponte in una zona di sole, svolta nella cane taci- .turna, ombreggiata di glicini e spioventi. Il velo nuovo si espànde, di sotto la ghirlanda di fiorellini bianchi, a pieghe un poco rigide, le belle gambette procedono con passo misurato e solenne. * * * - Eccoci, Or~etta. Nel nome del Padre ....• Mani esperte hanno svegliato l' organo .ad insolita ora, per lei. Due amiche vestite di bianco, la signorina dal mazzo di fiori ed una bambinetta popolana più squisita di una principessina, la salutano con un sorriso raccolto da damigelle d' onore. Ecco, l'ora ~istica comincia. Il suonatore invisibile evoca con tocco leggero melodiosi spiriti austeri d'altri tempi. C'è poca gente in chiesa, e tutto ha una calma· espressione famigliare. I pensieri di Orietta un po' riposano inconsci nella musica come colombi assonnati, un po' sobbalzano e volano verso le mete più strane. « Avranno da mangiare abbastanzn i prigionieri a Mathausen? Perchè non scrive più il mio fratello di g~erra ?... Sarà stato proprio il generale Cadorna a vietare che si tengano cani in treno? Ecco l'Elevazione. Signore aiutatemi ad essere più gentile con la mia nonna. Sì, davvero, Signore. Ed anche con le donne di servizio. » L' organo tace, il celebrante si volta e pronuncia una sua modesta allocuzione ali~ « cara bambina che per la prima volta si accosta al mistico banchetto. » Orietta s' imporpora, le par d' avere mille occhi addosso, stringe i denti, non capisce una parola, e brancica i boccioli dei fiori posati davanti a lei. La sua mamma placa con un tocco affettuoso la manina inquieta. Il discorso è finitò. Il sacerdote si volta verso l'altare, apre la porticina cesellata. L'organo fraseggia cogli Biblioteca Gino Bianco

254 VITA FRATERNA ineffabili timbri delle voci angeliche e la mamma di Orietta pensa ad altre messe, ad altri mistici banchetti che tra le nevi eterne o sulle aride petraie un'altra musica accompagna ... Orietta è stata sul punto 'di piangere e non ha pianto. La sua mamma sì. Poi la bianca ghirlandetta e il vasto cappello nero si sono accostati lungamente, e la sommessa esultanza di una celebre pastorale ha portato su su ringraziamenti ed invocazioni. A cerimonia finita un lieto rimescolio si forma intorno alla piccola eletta. Ma essa ha una cosa da dire prima di chiudere la sua orà mistica, prima di tornare alla fiorita spensieratezza dei suoi nove anni. Si alza in punta di piedi, tutta accesa sotto il velo ricomposto: - ... Anche pei nostri nemici, non è vero, mamma, perchè la colpa non è dei soldati, ma di quei due imperatoracci. * * * Pomeriggio, serenità sontuosa. Sul placido andare del vaporetto par che spirino le brezze del largo. Però il sole di Penteéoste non ischerza ed Orietta ricovera ali' ombra, sotto il sedile, il cesto delle caramelle. - Mamma, ti pare, che basteranno? Adesso che si è ricominciato a combattere l' ospedale sarà pieno. . .Non è pieno. Anzi le immense camerate, i portid conventuali appariscono, al confronto delle altre volte, spopolati. « Abbiamo avuto l'ordine di sgombrare il più possibile, spiega il colonnello. Quelli del fronte trentino sono diretti altr.ove. Ma noi dobbiamo tenerci pronti per la ripresa sull' Isonzo e sul Carso. > (L' Isonzo, il fiume sacro, il· Carso, l'altare pietroso avido di olocausti..~ Che cosa dovremo fare noi, non colpiti, noi serenamente superstiti, che cosa dovremo fare, dopo, per essere degni? ...) Il vestitino bianco si aggira tra i gruppi dei convalescenti, si accosta ai pochi letti occupati che una ignobile e provvida carta moschicida sormonta. Ecco, ali' ingresso della sala dei gravi, suor Maria. Di gravi veramente non ce n'è che uno, sorretto da· quattro' cuscini, arso dalla febbre; una povera faccia quasi infantile, un gesto affannato di mani che brancicano un fazzoletto contadinesco, un tremulo stralunar di pupille. Orietta osserva, con le caramelle in mano, perplessa. Suor Maria ne sceglie una di limone, la posa tra le labbra violacee. Orietta osserva, intuendo il vero, senza frivolezza e senza terrore. Si parla molto della morte da quando (ed è già più di un Siblioteca Gino Bianco

vli:A FRATERNA 255 anno!) in una sera di musiche e di acclamazioni gli stendardi di San Marco furono issati sui pennoni di Piazza. Tuttavia essa vorrebbe proprio che quel povero ragazzo guarisse; ma suor Maria non s' illude ed è meglio che la Madonna Io aiuti a far presto. Povero ragazzo, non è neppur stato in guerra; è una recluta dell' ultima leva, arrivato col male latente da chissà quanto tempo. Son le tristezze più amare. · Una tristezza gloriosa la trovano in giardino, nel giardino nuovo e ben tenuto, ambizione dell'ospedale. E' un sottotenente di venti anni ferito sul Carso otto mesi avanti. Un esile corpo nervoso, un affilato visetto pieno d'anima, un sorriso pronto.Vent'anni e ventitrè ferite; una carica di mitraglia in pieno. Dell'incredibile flagello non si vedono che alcune cicatrici sottili sulla fronte e sulle guance, due dita mozzate, ed una gamba irrigidita. E' steso sopra una sedia lunga, tra cuscini di tutte le forme, con una corona di visi amici intorno. Le gruccie son lì, appoggiate ad una pianta. · - .Se continua il bel tempo uno di questi giorni mi portano fuori in gondola, non è vero dottore ? Certi passerotti confidenziali beccano tra la ghiaia, e Orietta ritta militarmente sulle sue sode gambette, contempla colui che sorride alla vita dopo una somma di strazi. Il silenzio è pieno di gioia. * * * Le dieci di sera. Siccome tutta la casa si è messa in moto due ore prima del consueto e fa giornata è stata piena di emozioni e di attività la mamma chiude il pianoforte e dice: « Andiamo a letto ». Orietta acconsente in omaggio ai suoi propositi di obbedienza, acconsente quantunque abbia ancor voglia di cantare, di ballare, di tutto tranne che di andare a letto. - Dunque sono buonina, mamma? - Sì, tesoro, e devi essere sempre cosi. ... Ma al primo bottone che esce dall' occhiello la luce elettrica si spegne. Oh... ci siamo? ... Un trillante urlo di sirena, un maestoso colpo di cannone ... - -Ci siamo. Fiammiferi e candele ; cambiamento di programma. Orietta esulta, scappa per le scale, intona a voce sfogata l'inno di Mameli, chiama l'amica del piano di sotto, canzona le signorine del piano di sopra che precipitano giù come valanghe. Ma come? hanno paura? non se l'aspettavano? con questa bella luna? ... Sentano, sentano, patapam ! Viva l' Italia I Biblioteca Gino Bianco

VITA i<'RAtEkNA Tutta la sua compostezza occasionale sfuma in sgambettamenti da burattino. Ogni incursione aerea la inebbria. Par che sia nata tra lampi e saette. Ma tutto deve avere un limite e per la prima volta in quel giorno Ja sua mamma le fa gli occhi severi. « Orietta, andi'amo dunque: Orietta, dopo tutto non è un gioco I > Maes_tosi rombi, lacerante scoppiettare di tiri incrociati, brevissime pause d'aggiustamento durante le quali si sente nell'altissimo cielo il ronzio della macchina nemica. - Rombi, schianto, grandinar di mitraglia. Non è un giuoco, ma Orietta un po' di ragione ce l'ha. La sua mamma, pur stringendosela accanto con un segreto brivido, pensa che Orietta senza renqersene· conto un po' di ragione ce l' ha. Poichè è bello l' acuto sr.nso di vita che scaturisce dal pericolo, è bella la sensazione della difesa meditata e fulminea, è onorevole non aver disertato il campo del proprio tav·oro e il nido del proprio amore. E soprattutto è motivo oggi di indicibile. orgoglio sentirsi tutti, se• non per l'eroismo almeno per la serenità, un poco soldati. Venezia, giugno 1916. A;NITA ZAPPA P. B. QUO VADIS?! Un giorno, d' improvviso, sulla via Appia, ritornando verso Roma, Io spirito immerso nella fervida pace della vita nostra reale e potenziale, ci ha fulminato una novella : la guerra. Nell'attimo primo, ci siamo arrestati, ci siamo volti intorno anelanti, e, vedendo Cristo proseguire, pacifico, la stessa via, ci siamo precipitati presso a lui: - Dove vai ? ! - - A Roma - ha risposto. E ha proseguito, pacifico la stessa via. Lo.isguardo è rimasto su di lui, il secondo attimo, poi ha aqbracciato Roma, dinnanzi a sè. Ci ha fatto stupore e vivissima pena, destando in noi la più impetuosa protesta, il sezaente Pensiero, trovato nel n. 7 di " Fede e Vita " (Sanremo): 0 Dov'è 11 criatianeshno? Dov•~ ln quest' Europa saniulnosa, il cristianesimo ? Tutti siamo trascinati dal torreste della violenza; tutti quanti vi siamo immersi, malgrado l'aionia delle noatre se~rete Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 257 Quel passo, pacato come la sicurezza, inesorabile come la giustizia, imperturbato come la Jegge, nobile e dolce, come la speranza, come la misericordia, come la bellezza, come l'amore, ci ha rassicurato la mente. E la Città, e la Città sublime, nella possanza emergente sul cielo infiammato, in un ultimo attimo di sconfinato e raccolto silenzio della campagna estesa ai lati esterni della via Appia, dei pratelli prossimi e fioriti, ai lati interni della via Appia, dei tumuli spezzati e delle pietre, del profondo fremere sotterraneo delle catacombe, la Città, la Città eterna ha confermato. Tutto fu lingua. Fu lampo e scoppio. Balzammo e divorammo la via, fummo a Roma. Michelangelo, col Mosè, confermò. Penetrammo, anelanti, in S. Pietro .... La basilica tacque .... Interrogammo la cupola! Michelangelo confermò ancora, poi, intlicò altrove. Il David, il suo David lontano e presente, ci mostrò; il David calmo nella coscienza della sua ragione, e formidabile nella coscienza della sua forza; il David, santità bellica della difesa, dell'inviolabilità del diritto; principio che, nel simbolo immortale, sta segnale di pop.oli che furono, avviso a popoli che verranno~ ... Uscimmo impetuosi da S. Pietro. Percorremmo allora Rom<!:intera, e da Roma chiamammo, ad altissima voce, l' Italia. - Fratelli, Cristo cammina verso Roma. - Roma: pensiero. Roma: civiltà. Roma: diritto. . proteste! Ma il nostro capo emerge sopra l'onda nella notte, e rimira le costellazioni immutabili. Noi salutiamo gli assiomi immortali d'ogni moralità individuale, nazionale, sociale. Che importa se la realtà passeggera ci smentisce? Noi possiamo dominare l'epoca nostra! Possiamo, con la fede e la speranza, superare in velocità gli eventi, e raggiungere Cristo il pioniere solitario, la guida sconosciuta che cammina davanti alla nostra civiltà barbara e la precede nelle vie dell'avvenire. ,, Oltre questo grido disperato, che demolisce tutta la base morale dell'intervento, e uguaglia le due parti come quel postulato livellatore che portò .lo scompiglio, abbracciando in una identica deplorazione tutti i governanti, tutti i popoli, - altre somiglianti voci della rivista finiscono per farcela ritenere veramente perniciosa ai suoi lettori soldatle cittadini. Ma ne diamo l'allarme con sincero dolore, perchè l'intento informatore di " Fede e Vita. " è profondamente simpatico: le sue finalità - in fatto di purificazione della coscienza, col richiamo ai massimi problemi filosofici e religiosi - sono anche nostre. Biblioteca Gino Bianco / /

258 VITA FRATERNA Diritto: consacrazione della legge, restaurazione della natura. Diritto: libertà: sviluppo pieno e superbo di vocazioni individuali, per l'armonia di un popolo, per l'unità di una razza ; sviluppo pieno e superbo di vocazioni nazionali, per l'armonia dell'umanità, per l'ordine del mondo. Diritto : verità. Quindi: difesa della verità. Guardia suprema, vigile, intorno all'altare del diritto dei popoli. Resistenza contro violatori, non odio contro uomini; estremo mezzo di salvezza, non calcolo di sopraffazione. Semplicità e purezza ~i patto. Che l'osservanza assuma forma di violenza, non è che accidente. L'altare, è il dogma. Si cada, si muoia, si uccida, si sconvolga, si spasimi : non è che avventura. Ma l'altare, non rovini. Perchè esso è patrimonio essenziale di tutti, anche dei nemici, ciechi e barbari ; perchè esso è condizione di vita. E perciò risusciterà la vita anche nel cimitero fattosi attorno. Ma il male prevarrebbe sul bene, ma gli uomini brancolerebbero smarriti, si sbranerebbero in eterno, se l'altare rovinasse. E' dunque opera d'amore, pugnare per esso, è cristi?nesimo. E' dunque serenità di coscienza che deve derivarne. E santa è la guerra. Guerra I Alle turbe accorse, ripetemmo: - Cristo è con noi ! - Molti non credettero. Si accesero dispute. La folla si riversò sulla Via Appia, per veder Cristo. Ma molti non lo videro. Ma convien dire che l' abbian sentito, poichè piegarono, poichè ci seguirono. Nè mai la presenza di Cristo fu più visibile. Contro parvenze di dottrine e sforzi di teorici, Cristo ha trionfato : ha sviscerato l' occulta anima loro, curvando la volontà a ritroso dell'intenzione. Convien dire che l' abbian sentito. Contro recalcitranze di plebe, Cristo - verità superiore, interesse trascendente, patria, fattore divino di umanità - ha agito. La folla, incomposta, ma legata e trascinata dal filo dell'ideale, ha fatto ritorno, docile, a Roma. E da Roma è andata alle frontiere. Convien dire che l' ideale agisca, che chi volle la guerra comprese la vera, intima volontà del popolo (incapace di avvertirla) se· questo popolo si è battuto con valore fra inenarrabili prove, se cade con eroismo, se vince; se, al di qua della fronte, sostiene distacchi, lutti, privazioni. Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 259 Se esso non capisce la patria, capisce il dovere: intrinsecamente è lo stesso. Ed è meraviglioso! abbiamo visto il piccolo soldato morire mansueto sul suo letto di strazio, ci ha detto: « Non piangere, sorella! Tutti dobbiamo morire » ; - come abbiam visto il grande soldato, vittima gloriosa del proprio eroismo, giacere senza lamento con le gambe morte per sempre. E' l'anima dell'olocausto sublime, nell'umile inconscio come nell' intellettuale, è l' Italia che trascende I .... Dall' infierire della pugna, ogni vo~ta che ci siamo rivolti, che ci rivolgiamo, vediamo Cristo inoltrarsi, pacifico sulla stessa via, lo sentiamo con noi. C'è un drappello di cristiani ancora smarrito, in traccia di lui. Gli va · incontro e non lo vede. E ritorna, levando le braccia disperato. Ci troviamo al Colosseo. Il drappello evoca i martiri : « Ecco come vinsero: non opponendo violenza, fondarono l'immortalità d'un' idea. Ecco il cristia·nesimo. > • Noi rispondiamo: « Dovere a noi di difendere il retaggio! di punire i trasgressori, di proteggere gl' innocenti, di corazzare, ancora, con la vittoria, il trono di quell' i.dea. » Aprite gli occhi, fratelli. Non fate segni scorati: essi gettano confusione e timore. E' follia. Fede! Fede I Vigore I Eede e vigore alle masse, per lo slancio maggiore, per la vittoria I Nel tramonto di fuoco, sul cielo di Roma infocatà, pare lanciarsi ora il David del Bernini, tutto passione, teso e fremente qella sfida, selvaggio, implacabile. E' il genio vergine dell'Italia combattente, che risponde al verbo secolare di Roma, al palpito dell'universo, al cammino di Cristo. 4 Agosto 1917. L. L' Italia non può vivere se non vivendo per tutti. Noi non possiamo vivere se no11 di vita europea, non emanciparci, fuorchè emancipando. , Dobbiamo essere grandi o perire. MAZZINI. Le sorti d'Italia son quelle del mondo. MAZZINI, . Biblioteca Gino Bianco

260 VITA FRATERNA VERSO LA META DI LUCY RE BARTLETT (8) CAPITOLO VIII. In un pomeriggio della fine di Marzo, John Ayrton era seduto a scrivere nel suo studio. Stava completando, e rivedendo in genere per l'ultima volta un trattato di archeologia sui più recenti scavi nel Foro. Sapeva che le vedute eh' egli s' era azzardato ad esporre erano qualcosa di assolutamente personale ed era pienamente conscio che la loro esposizione lo involverebbe in vivaci poletniche con alcuni dei suoi colleghi archeologhi. Prima di pubblicare quel trattato, cercava dunque attentamente il mezzo d'investirlo almeno di tutta que11a forza di persuasione che può derivare dalla forma. Sapeva bene che nessun' ora spesa in qu~l lavoro era mai perduta. Giacchè, se, nel mondo puramente accademico, solo la vasta conoscenza che Ayrton aveva del suo soggetto contava, per molti altri del suo pubblico di lettori egli doveva almeno in gran parte il suo posto a11a vivezza del suo stile. Molti possono scrivere sul passato, ma non molti sanno evocarlo, e appunto quel potere evocatore ch'egli possedeva in alto grado, costituiva la forza di John Ayrton come storico. Erudito per temperamento e per educazione, aveva goduto di quella condizioné d'indipendenza finanziaria che può portare un uomo pie-· cino al dilettantismo, ma che al vero erudito permette invece di approfondirsi e soprattutto di conservare que11a freschezza che può essere cosi difficilmente serbata da chi sia legato ad una cattedra professionale. John Ayrton aveva avu.to l'offerta di più d'una di tali cattedre nei dieci anni trascorsi, ma le aveva rifiutate tutte senza esitazione. Aveva bisogno di libertà per continuare ne11e sue ricerche. Di più, l'essere obbligato a vivere altrove che a Roma sarebbe stato come strappargli l'anima dal corpo - l'erudito che era in lui anelava a Roma come l'anima di un maomettano alla Mecca. Per otto o anche nove mesi dell'anno nelle stagioni fresche, egli e Margaret dimoravano nel piccolo appartamento sovrastante dall'alto al Foro. E durante i nove anni che avevano ormai passati a Roma avevano radunato intorno a loro il meglio di diversi centri. Il lunedi Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 261 sera, quando erano regolarmente se pur senza etichetta in casa per i loro amici, inglesi, tedeschi, italiani, professsionisti e buon numero di a'ristocratici si riunivano libefmente nel piccolo appartamento della via Monte Tarpeo. Ed è bene notare che non solo nè unicamente la notorietà di John come scienziato aveva radunato loro d'intorno quel1' interessante circolo, e neppure le poche buone presentazioni ch'egli e Margaret' avevano portato con sè venendo a Roma per la prima volta. Giacchè, in Italia, le presentazioni non rappresentano quella tal cosa bastante a tutto come in Inghilterra. Vi procureranno, è vero, delle cortesie iniziali, ma se i loro detentori si dimostrano noiosi, non si sorpasserà mai il primo stadio della · conoscenza. La monotonia è un peccato imperdonabile per un latino e, chi ha questa reputazione, a meno che non occupi una posizione ufficiale, verrà gradualmente messo in disparte, benchè la grazia colla quale ciò avviene possa nascondere a molti il fatto. Ed anche il mondo ufficiale non può esimersi da queste leggi non scritte, giacchè lo stato di ufficialità può essere altrettanto efficace nell'aprire che nel chiudere le porte. In Italia è la personalità che C(?ntasoprattutto - e ~ola apre le porte della vera intimità presso gl' italiani. E solo perchè gli Ayrton avevano soddisfatto ciascuno a modo suo a quel requisito, - godevano del circolo che si· riuniva ora intorno ad essi a Roma. Ma da che questo circolo, per qualsiasi causa si era radunato loro d'intorno, Ayrton non si era più fatto scrupoli di coscienza riguardo l'alloggio che aveva scelto nel vecchio piuttosto che nel nuovo quartiere di Roma, il quale· ultimo· sarebbe stato preferito da Margaret. Si alzò ora dalla scrivania, come faceva spesso lavorando e, accostandosi alla finestra, vi si fermò a guardare giù sulla scena che aveva per lui tanto · significato. Cosi, -appoggiato com'era alla vetrata, qualcosa della !qualità dell'uomo, tanto fisica che morale, si rivelava chiaramente. Alto e di spalle larghe per natura, Ayrton, per le sue molte ore di lavoro a tavolino, aveva pure preso un poco della posa sedentaria. Qualcosa della sua inconvenzionalità appariva dalla barba folta e fortemente appuntita che portava a dispetto dell'uso corrente. Ma la nota dominante dell'uomo era data dai suoi occhi di sognatore che scrutavano ora ardentemente la scena che si stendeva loro dinnanzi. Ayrton era storico ed archeologo insieme, ma propendeva maggiormente alla storia ed aveva soprattutto , la facoltà di « visi on~ ». Quest'ultima attitudine gli era spesso costata cara fra i suoi colleghi meno intuitivi e che si erano spesso adirati contro ciò eh' essi chiaBiblioteca Gir.10Bianco

262 VITA FRATERNA mavano i suoi « voli ingiustificati di fantasia ». Ma Ayrton sapeva invece che quei voli erano reali, lo sapeva con altrettanta certezza nei momenti in cui ascoltava sorridendo gli attacchi dei suoi sapienti colleghi, come ora in cui si appoggiava tranquillamente e senza subire opposizioni alla sua propria invetriata. Ed era in questa specie di « visione » iÌt questa attitudine a « librarsi » eh' egli si avvicinava di più a sua moglie. Margaret sarebbe stata soffocat3: da uno scienziato privo di e visione > - non era archeologa - la sua vita. era nel presente, non nel passato. Ma John, in forza della sua qualità « vitale », la faceva spesso vibrare nel fare le sue descrizioni di epoc~e da lungo seppellite, - quando, con un misto affascinante di scienziato e di veggente, mostrava, come solo un grande storice può fare il filo di continuità che collega un'epoca coll'altra, aggiungendo alle ricchezze del presente tutto ciò che può spiegarle e corroborarle coll'evoluzione del passato. Questa era la sua visione ed il suo mondo ed egli Io dominava in modo maestro. Margaret, sensibile com'era ad ogni realtà, non provava difficoltà a parteciparvi calorosamente. Non poteva_ portargli cognizioni tecniche e però, il vederla infiammarsi, era per Ayrton il segno più sicuro di essere riuscito e fare ciò che desiderava, come pure, il vederla rimanere insensibile, era per lui il segno più certo di -aver sbagliato. Sul piano più profondo del suo lavoro, il piano vitale - Ayrton si era abituato da tempo ad impiegare sua moglie come il critico più sicuro. Una volta, infatti, le aveva detto r~dendo eh' essa era il suo e barometro », in quanto egH sapeva subito per mezzo suo su qual piano egli lavorava. Margaret, dapprima, aveva sorriso di piacere a questo confronto, ma poi il suo viso si era presto rannuvolato ed aveva detto un po' melanconicamente: « Oh, John, come vorrei che tu pure mi servissi di barometro ! > . Quel discorso tornava ora in mente ad Ayrton mentre, appoggiato alla finestra, ricordava le molte volte che sua moglie era stata lì pure vicino a lui, partecipando alle sue visioni. Sì, era vero - Margaret entrava nel suo mondo e lo arricchiva, ma egli non poteva ugualmente entrare in quello di lei. E però non· poteva dirsi onestamente. che questa incapacità derivasse da malvolere o da vero e proprio egoismo sia segreto che palese per parte sua. Aveva sofferto. più volte di questa incapacità nel vedere sua moglie ritrarsi entro silenzi ch'egli avrebbe voluto indarno penetrare. Gli sembrava di perderla in quei momenti - aveva come il senso terribile che lo spirito di lei gli sfuggisse e lo lasciasse con una pura om- .,,. Biblioteca Gino Bianco . I

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