Vita fraterna - anno I - n. 8 - 15 agosto 1917

26$ VITA FRATEtH~ A Le due propagande Facile propaganda quella dei neutralisti: per essa basta seguire negl' individui e nelle masse la parte più debole e misera della natura umana, - basta assecondare i lamenti, le tristezze, le stanchezze, gli scoraggiamenti, - basta coltivare gli egoismi,. - e se c'è una viltà coltivare anche quella, - basta sottolineare i disagi, i dolori, le sventure, farli osservare e quindi sentir di più, e poi commentare più o meno a ragione tutto: « ecco che cosa significa la guerra. » - ~asta cercarli (si trova purtroppo) esempi di viltà, di defezioni, di sconcordanza tra il detto e il fatto, e generaliz,za~e questi esempi a tutto il campo avverso, e dire: « ecco chi ha voluto la guerra - ecco l' armiamoci e partite; » - e tutto questo si può fare ostentando amore del popolo, - o sensi umanitari, internazionalismi dei conii più disparati, - facendo appello ali' interesse più materiale, o al sublime più nebuloso; - nè occorre per questo esporre la vita al fuoco del nemico, anzi I quando si è contrari alla guerra per principio ... ' Difficile, ardua, dolorosa, come ogni cosa nobile e santa, - ma anche b·ella e luminosa e forte e umana la nostra propaganda di interventisti! Che implica superamento e quasi creazione. Perchè per essa, negli individui e nelle masse, bisogna cercare, frugare, chiamare, esaltare le forze più nobili dell'animo, che sono purtroppo spesso le più soffocate nella vile vita quotidiana borghese ... Bisogna svalutare l'interesse immediato, materiale, egoistico che è il più naturalmente, , spontaneamente sentito, per metterlo al suo posto, in seconda linea e sacrificarlo ali' interesse ideale, universale, eterno per cui oggi si combatte - e sempre in ogni campo si deve servire! - Bisogna soffocare in sè lamenti, tristezze, stanchezze, scoraggiamenti, - e confortarli, vincerli negli altri. Bisogna sentire, e spiegare la necessità, la ragione, la santità della nostra guerra - e serbarle fede nella nostra vita. - e serbar fede insieme al nostro vero amore pel po• polo, al nostro sentimento umanitario. E bisogna, se siamo uomini validi, andare al fronte, soldati, esporre alla prova del fuoco la nostra convinzione e la nostra predicazione; se non siamo in età e in caso da esser combattenti, co·mbattere, soffrire, offrire nell'esercito civile; sé siamo donne, bisogna lavorare anche noi, combattere anche noi, con loro, per la patria: prendere il nostro posto in uno dei numero• sissimi campi di a_ssistenza che chiamano e urgono senza pur abbandonare la nostra opera consueta - bisogna guardare con occhio. pio eppur fermo fin nelle viscere dello strazio che la guerra crea, dare Biblioteca Gino Bianco

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