Vita fraterna - anno I - n. 8 - 15 agosto 1917

VITA FRATERNA 269 opera a confortarlo, - ma pure· conscie accettarlo, anche per noi' anche per chi ci è più caro di noi stesse, per la Causa Santa di libertà, di giustizia, di progresso, a cui ci siamo consacrati tutti, e siamo pronti ad immolarci! La guerra provvisoria La (C provvisorietà » è una malattia cronica del nostro stato di guerra, per troppi. Troppi, ali' inizio della nostra guerra, fidavano, asserivano, assicuravano, che la guerra sarebbe stata breve, che dopo tre mesi sarebbe stata vinta e finita. Questa fidanza fallace, smentita dai fatti (e come!) non è morta purtroppo: continua a rinascere, a rivivere, a serpeggiare - si può dire di tre mesi in tre mesi. Ed è gran male. Toglie molto della completezza, della fermezza, nella· preparazione della guerra e della pace, nella resistenza, nella propaganda, in ogni provvedimento necessario. Sgretola la compatezza dello stato di guerra. - Si dice: « tanto, la guerra durerà ancor poco » per evitarsi la fatica, lo sforzo di prendere in ogni campo dei provvedimenti radicali, a fondo: quelli che soli sarebbero sicuri ed efficaci, - e contentarsi di provvedimentucci momentanei. E così, aspettando di momento in momento la pace dalle nuvole, non la si prepara, saldamente, e non la si raggiunge. Solo essendo pronti, muniti, disposti a fronteggiare la possibilità di una guerra ancor lunga, saremo maturi per la pace, e solo così potremo affrettarla. • La loro sconfitta e la nostra vittoria I E quando si cesserà di attendere la pace dalla lorosconfitta, per intendere finalmente che solo dalla nostravittoria possiamo darle vita? - « I tedeschi sono stanchi, esauriti, non possono piìt durarla a lungo » - questa nenia culla dall'inizio della nostra guerra la nostra ·pigrizia. No - non erano stanchi, esauriti, sfiniti i tedeschi ali' Inizio della nostra guerra ; non lo sono ancora poichè ancora minacciano, poichè ancora non hanno sofferto tanto che i loro occhi si dissuggellino: ed essi vedano il loro errore, e lo rinneghino. - Badiamo che questa nenia ingannevole non addormenti le nostre forze, non indulga alla .nostra debolezza, non ci faccia sentir stanchi prima noi che loro. Dobbiamo combattere (e per « combattere » non s'intende solo l'azione, bellica propriamente, ma pure e non meno l'azione è la resistenza civile) facendo da parte nostra come se essi fossero nella ·pienezza delle loro primitive forze: così rçalizzeranno pienamente Je n9str~ - ç v~ncer~m9. Biblioteca Gino Bianco

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