Due anni di Unità Proletaria - Fascicolo speciale - febbraio 1974

I ·- • ■· I ONITA' PROLETARIA ,-..___.~ "IETCON4 VINCE - ) .______,, INTERNAZ.IONALl!J10 . E NUOVO IMPE4MO • T~ PROLETARIA) . LE LOffE DEI PROLETARI IN OIVISA Il POPOLO PAL~TINE.5»E ■ I Fascic·o10speciale - Biblioteca Gino. Bianco - ITAL15 UNITA' PROLETARtA LE LOTTE OE1 8R.4C - CIANTI I I f ----_- ___,_·· r; UN'ALTERNATIVA : I . /I, PER I CONTADINI INITA' PROLETA~IA I . A VERTEN~A FIAT ■ NA OOVA C.UOLA - ... ■ L. LOOO

) . UNITA' PROLETARI.A L' elab,orazionee· 1a costruzione ' del Partito di Unità Proletaria e del suo (di Silvano Alla decisione di pubblicare, con notevole sacrificio finanziario, la raccolta di una serie di editoriali e di articoli usciti su Unità Proletaria dal 1.o numero fino a tutto il 1973, non è estranea l'esigenza di fornire ai militanti del PdUP e ai compagni della sinistra un materiale a nostro giudizio indispensabile per una riflessione complessiva su cosa il PdUP e il suo giornale sono stati e hanno rappresentato in un arco di tempo, certo breve, ma denso di avvenimenti e di fatti estremamente signifi~iativi. In questo senso si tratta di un materiale prezioso che mettiamo a disposizione dei compagni in vista del 1.o Congresso Nazionale del Partito e degli sviluppi del proc,esso di unificazione con i compagni del Manifesto. Il giornale nacque dall'esigenza di avere uno strumento di collegamento e di battaglia politica che garantisse un respiro generale alla nostra azione. .Quella che pubblichiamo è insieme la storia del giornale, delle sue difficoltà e dei suoi limiti, e più in generale, quella del partito, del suo progressivo passare dalla fase della resistenza a quella della costruzione di una organizzazione impegnata a realizzare un ambizioso progetto di rinnovamento strategico e di rifondazione. organizzativa e politica della sinistra italiana. Il nostro impegno, del quale· ovviamente ha risentito 'tutta l'impostazione del giornale, può essere molto schematicamente diviso in tre fasi; quella della resistenza; quella della creazione di un minimo di struttura organizzativa; quella del processo di aggregazione a sinistra e della « nuova opposizione ». Sarebbe impossibile racchiudere ognuna di tali fasi dentro delle date o farla coincidere con delle risoluzioni formali, poiché si è trattato di un intreccio continuo per cui parlare di fasi ha un senso soltanto se .riandiamo alle scelte prevalenti, non dimenticando affatto che in qualche misura lo spirito che le ha caratterizzate continua a coesistere all'interno del Partito. Quando parliamo del 1.o Congr·esso del Partito come di una tappa estremamente importante, resa 'tale dall'esigenza e dall'urgenza di una sintesi complessiva dela nostra esperienza e elaborazione, -di una risistemazione generale del nostro discorso, pensiamo arl una occasione decisiva di superamento in positivo dei dati iniziali e di proiezione tutta in avanti della nostra azione. Unità Proletaria nacque ad opera dei compagni della sinistra PSIUP e della sinistra MPL come prima tappa significativa nella prospettiva di una loro unificazione. Si trattava di un impegno chiaro di due componenti di diversa provenienza politica ed ideale, animate dalla precisa convinzione che la parte migliore della elaborazione e dell'esperienza del PSIUP e del MPL non potesse essere salvata accettando l'indicazione dei compagni che sceglievano di confluire nel PCI e nel PSI. Quanto questa convinzione fosse giusta lo dimostra il fatto che nè nella linea attuale del PSI, nè in quella del PCI, si trova la più pallida traccia delle posizioni che i compagni confluenti affermarono allora essere irrinunciabili. Quando, apprestandoci ad andare al congresso, cerchiamo di compiere un bilancio della nostra esperienza è giusto essere spietati con noi stessi, nella individuazione dei nostri limiti, delle carenze e difetti che ancora tolgono mordente e incisività alla nostra azione, anche se non dobbiamo certo dimenticare le posizioni di partenza e gli ostacoli che abbiamo dovuto e che dobbiamo superare. Certo negli articoli del giornale, nei discorsi e nei documenti del prigiornaleMiniati) mo periodo troviamo uno sforzo continuo di pr01ezione in avanti, una atte~ zione costante a portare il dibattito sulla prospettiva, ma come dimenticare che nella scelta di motti compagni il richiamo al passato, la fedeltà aJle battaglie di « ieri •, la coerenza con esse, pesavano almeno quanto la conYinzione che una organizzazione nuova non si poteva costruire guardando al passato? La stessa appassionante ed accesa discussione che a Livorno si sviluppò attorno al problema del simbolo e della sigla, non verteva su dati estetici, su esigenze di semplificazione, ma su nodi politici precisi ed era resa, in taluni momenti, drammatica da esigenze reali, anche se contrastanti tra loro, che andavano mediate in maniera seria. Chi, come il soNoscritto si trovò in quella seda ad avanzare una proposta che ebbe la quasi unanimità di pareri negatjvi. sa per esperienza diretta che nel lavoro di costruzione di una organizzazione non ci sono problemi isolabili e che un simbolo, una sigla, una testata di giornale, diventano problemi importanti, anche se apparentemente possono non sembrare tali, perché anche dietro di essi, stanno esperienze, concezioni della milizia politica, sacrifici di migliaia di compagni. Se c'è un grande merito da rivendicare per tutti i compagni che si riunirono il 2-3 dicembre 1972 a Livorno non è quello di aver superato le residue incertezze decidendo di fondare il PdUP senza ulteriori rinvii, quanto quello di aver compiuto una scelta che, mentre perdurava ed era forte lo spirito di resistenza, apriva decisamente le nuove fasi per il nostro lavoro. Apriva la seconda fase decidendo di passare con forza alla costruzione delie strutture iniziali del Partito, ma apriva anche la terza puntando su di un partito che, malgrado la modestia delle forze, si poneva subito l'obiettivo di realizzare un processo di rottura della cristallizzazione a sinistra e di avvio di un lento, ma deciso, processo di aggregazione delle forze della sinistra di classe . .Ognuno di noi era cosciente a Livorno che includere nella sigla l'aggettivo «socialista» avrebbe rappresentato dei vantaggi iniziali molto forti e tuttavia decidemmo unanimemente in senso contrario, non per settarismo e neppure pensando che il problema fosse quello di prendere le distanze da Nenni o da De Martino, poiché nessuna confusione era possibile su quel terreno. Lo facemmo perché, pur essendo ben coscienti che il movimento operaio non riparte mai dall'anno zero, che la tradizione socialista come quella comunista sono anche fatte di lotte gloriose., dei sacrifici e del sangue di milioni di proletari, di grandi sconvolgimenti politici e sociali, sapevamo anche, che oggi, in Italia e nel mondo, non si possono raccogliere le spinte rivoluzionarie nu~ve emerse a partire dagli anni 60, senza compiere a livello pratico e teorico '!" atto di netta separazione nei confronti di tradizioni che sono diventate paraltzzanH. Non pochi compagni posero allora il problema di dichiarare subito o~e il PdUP nasceva come partito marxista-leninista esprimendo la preoccupazione che in mancanza.di tale scelta potesse nascere una organizzazione senza principi e senza identità. Se rifiutammo tale proposta non lo facemmo affatto pensando che Marx e Lenin fossero dei ferri vecchi da riporre in soffitta, ma sulla base (continua a pag. 31) Biblioteca Gino Bianco

UNITA'' PROtETARfAr -3 ANNO __ I N. "' I ,.. 1 ·(21 OT'l'OBRE 1972) La. criSi. strutturale: l'operaio in ' .. • I "' questiaDl.li_ha sfiancat<.,-ipl adrone ' ~ . .. , P,rima ·che si approf oadissero le idee del Keynes, il grande teorico e artefice della stabilizzazione ca. pit.aJi5-tica, gli economisti borghe- . si non potewno ammettere ìa possibilità delle cri&i.economiche. A differenza da Marx, che ve. deva nella crisi economica una caratteristica inerente del capita. lismo e la genesi deHa sua dissolu. zione attraverso }a lotta di clac,se, gli economisti boi,ghesi dicevan-0 che non poteva esseroi - se non accidentalmente e provvisori.:ime-n. te - una disoccupazione di forza lavoro perohé poteva sempre el). ser,ci un salario abbastanza bas.50 per occupare tutti i lavoratori esistenti, nè poteva aversi una inf.lazione dei prezm prolungata nel tempo perché l'aumento dei prez. zi avrebbe indotto ad accrescere la produzione e quindi a ripor. tare 1 prezzi al livello preceden. te. Lac·risei'e,rama nonsi 11iconosc-ev:a Se, nonost.a.nte la teoria, si ve. r.iificavano ugualmente disoccupa. zione e inflazione dei prezzi ciò poteva solo dipendere, secondo quegli economisti, da UJl cattivo funzionamento del sistema, da attriti e ostacoli foa:pposti aHa li. bel'ttà del meroato: bastava rimuo. vere quei v.incoli per r.i-stabi,1:ire l'al'tmoniia. Perciò, sempre secondo gli eco. no.misti borghesi, i lavoratori do. vev·anoportare paziienza, lasciare &bbassare i salari in tempo di re. cessione neHia speranza di far rias. sorbire l,a disoccupazione, lascia. re che gli aumenti dei prezzi si cimangiassero g;li aumenti sala. riaili conqui,stati e se mai col.la. borare perché il sistema capitali. stico tornasse a funzionare bene, stabi1l,izziando prez'.bi e occupando tutta l,a forza lavoro, attraverso convenienti profiiui per i capitaJi. sti. Nonostante la soarsa diffusione del pensiero di Marx fra le ma5se e le organizzazioni opera-ie e nonostante quindi che queste po. sizioni culturali bo!'ghesi prevalessero (e anohe, in termini di ras.. segnazione, nella classe o,peraia fi. no a81,i anni Trenta in Europa e fino agli inim degli anni Cinquan. ta, i,n Italia non mancò un'esaltante fase - quella fra i 1910 e il 1920 - in cui gli operai afferma. rono i:n modo autonomo le loro esigenze e non aocettarono di su. bordinare il loro oomportmnen. to a1le ail,te:me vicende del ciclo, di im1azfone e di disoccupazione, sol,levando gli alti str.illli borghe.. si sul pericolo della r.ivoluzione. Poli a1ririi.vò Keynes per curiairie l caipiital,e Nel co11sodeghl anni Cinquanta, con l'importa~ione _delle teorie del Key.nes e delle refaviive politiohe economiiche e monetarie, si rico. nobbe ohe la cr,isi economica esis,t_evae poteva essere affrontata, per evitare il periicolo, alla lunga assai sensibile, che es,sa rapp.resen. ta per iii siistema .capitalistico. Si insistette allora mo1to sul modo di reaJizzaire attra,verso H meroato il plusva,lore prodotto e si sug.ger,irono e attuarono rime. di, p11irna di tutto quello di rea. U.zzare H massimo possiibHe di occupazione (ipolitica del pieno im. piego) sostenendo la cosiiddetta domanda aggregata o globale, cioè aumentrando la spesa pubbtld,ca e soHecita,ndo queMa pr,ivata di con. &Umo e di 1nvestimento in modo da f.aivorire una espansione produtrti,va. La oliasse capitalistica si muse per qualche anno di ever risoL to la questione sooiale dando la priorità al problema dell'occupa. zione operaia anche a costo •di sopportare un leggero processo in· Haziorns.tico: risultò però che in presenza di un c11escente1-ivelfo d1 impiego gli operai avrebbero pre.. so sicurezza e accresciuto le loro rivendicazioni e la loro forza con. trattuaile, e in un mondo (parti. colarmente in guelfo industriale) dominato dai monopoli con un alto potere di mercato sui prodot. ti, era chiaro che l'aumento· dei salari sareb~ stato rapidamente trasferito sui prezzi. Questa sembravia una contropartita accetta· bile, ail fine di eliminare iii terri. bi,Ie trauma .rappresentato dalla disoocupazione di ma~sa fra le due guerre. Miaquando ili pad1rone sta meglio, stamaJe l'operia1io Ma queste speranze armondos·e dur,arono poco. Il saggio di inffa_ zione (cioè i saggi di inoremento dei prez~i) di anno in anno ten. deva a saldre, e non solo per le due ragioni interne già acc,ennate (aumento del!la domanda com. plessiva che spinge in alto i prez'.bi delle merci . scarse, au. mento dei costi, e particolarmente dei salari, che i monopoli trasfe. riscono sui prezzi (ragioni entrambe di poco peso negli anni Oinquantia dato il forte aumento dehla produttività del lavoro), ma anohe -per altre ragioni: l'importa. 21ione dell'inf.lazione daill'estero (aumento dei prez~i intem•a'.biona. ti e poi inizio deli'es,portazione dell'infla,zione amel'icana) e 1a persisten:re de1l.e rendite e deMe aNetratezze soprattutto nel com. mercio. Alla :f.ine degli anni Cinquanta si scoperse , con grande clamore, quetlo che già Marx aveva scoper. to e cioè che vii è una relazione inversa fria disoocupa~ione e au· mento dei salari e quindi (man. canza di concorrenza i,ntemazio. nale) fra disoccupazione e mfla. uone. I governi cominciarono quindi a ptat,icare, con convenienti ridu. zioni del!la lij)eSa e restrizioni crediti~ie e monetarie, una po1itica di creazione artificiosa della disoccupa~ione al fine di contenere la spinta salariiale (e indiretta. mente la orescitia dei prezzi): nel 1958 si era calcol.ato autorevol. mente che con una disoccupa. zione del 2,5 per cento si pote. vano tenere fermi i prezzi, e che se la disoccupazione saliva al 5,5 per cento si potevano addirittura tenere fermi i salari monetari (nominali) e quindi diminuire sensibilmente la quo. ta del lavoro sul prodotto so· ciale ed aoor~ere i profitti. I gover.ni pensaviano di trova.r. si nella situazione p11iviile.giiatadi poter scegliere un giusto punto di equi1ibvio fra due convenien. 21e (un certo aumento dei prez~i per r.iassorbire gili aumenti saJ,a_ riai1i e una oerta disoccupazione per scoraggiare operai e sindaca. tii ed aiv:anzare rirchies,te)~ Si aooettava come sacrà verità un cinitco pensi,ero di Keynes se.. condo iii quale operai e sindacati pot,ev,ano sì lottare per i salar.i nominali, (monetar,i), ma erano incapaci di lottat'e per i salari rieaili: era quindi sernipre poos.iibL le svuotare entro certi limiti i successi sindaoal,i senza provocare ttna sel'ti.a rispo5ta operaia. Biblioteca Gino ·Bianco Purtroppo gU operai se ta prendevano colmàceHaio E in real-tà, per molti decenni, e fino a tempi molto recenti, si è verificato un fenomeno del qua. le bioogna avere piena coscienza: sotto 1a pressione della lotta gli industriali p.ag.av.ano gli aumenti, ma li trasferivano nella maggior misura possibfile (nei limiti con. oe.55i dalla concorre.ma intemazionale) sui prezzi: gli operai erano contenti per i successi salariali, ma quando constatavano gli au. menti di prezzo, scindevano completamente :hl problema dei prez~ da quello del salario e se la prendevano col macellaio, o col padrone di èasa, o COi contadini o col governo, limitandosi a pro. teste propagandististe, non pas. sando cioè all'azione diretta; quando poi sopravvernva la po. titioa di stabHiz~az.ione per fer. mare i prezzi e riequilibrare, Ja bilancia dei prez~ con l'estero e hl governo niduceva la spesa pubblica e restringova crediti e moneta creando disoccupazione. ancora una volta gi1i operai disso. ciiav,ano la lotta contro la disoccupazione da queUa salariale e si Hmitavano a proteste prop,agan. dis.tiiche con poca azione diretta; salvo le gloriose lotte contro i licenziamenti nei maggiori gruppi, SQPrattutto nell'insieme dell'indUstniia piocola e media, dove l'avvi. cendamento è continuo ed è pos. sibhle creare disoccuipazione senza form-a.Ji licen7Jiamenti. POii, grazie agili operai, Mcapirtalie si ammala: « è la stagHnione » A par,tire dalla fine degl,i anni Sessanta, e partilcolarmente a par. tiire dal 1969, in tutta· Europa si vePi,fiicòuna situazione, non nuo. v.a in senso assoluto (perché si era già verificata nel 1934.1935 e nei peciodi immediatamente success1v1i a:Jle due guer-re mon. diaili), ma nuova nel senso che adesso assumeva una caratteristica permanente e strutturale, e cioé che l'inflazione e disoccupazione, anziché altemarsi nel tempo come due fasi successive di un ciclo, coesistevano insieme e cresceveno insieme. QueMa che con brutta parola si chiama stagf.lazione ekro non è che una stagnazione produttiva eocompagnata da disoccupazione rilevante e da saggi di inflazione, cioè di crescita annuale dei prezzi, di di,mensione nettamente st1periore al passato, col risultato di creare (con la disoccupa'.ljione e la crescita dei prezzii) due fatto. ri sempre più pericolosi di tensio. ne sodale. Per verificare nel,la su-a nettez. za questo fenomeno che oonfigu. ra un confilitto diretto fra le classi, aocenniamo brev.emente agli altr.i fattori in.flazionist.ici. B piano, di origine esterna, non può essere isolato da una chiara presa di coscienza di clas. se all'interno. Il sostegno eu. ropeo all'esportazione dell'inflazio_ ne americana, col congelamen. to dei debiti americani a vi. sta . nelle banche centrali eu· ropee ,altro non è che una ge. stione capitalistica a livello mondiale, un sostegno interna. z-ionale ~ll'imperialismo ameri. cano e alla sua politica aggres. siva in Vietnam attraverso una continua estrazione di risorse, che potrebbero essere impiega. te all'intento a controbilanciare l'aumento dei prezzi, e che in· vece vanno a finanziare gli Sta. ti Uniti. Un secondo fattore di infla. zione, molto importante in I talia è quello legato agli sprechi, alle dispersioni di risorse, alle rendite edili~i,a e agraria, alle rendite della distribllZ'ione, al parassitismo e alla speculazione cioè a tutto quell'insieme di tessuti clientelarj, pletorici e :i:nr produttivi che taglieggiano il mercato. Certo, tutto quello che può essere fatto per portare ordine ed economia in questo campo deve ·essere appoggiato. M-a bi. sogmi tener conto di alcuni fatti. Primo: la .rendita edilizia e quella agraria sono oggi profon. da.mente integrate nel capitali. smo in generale e in quello in. dustriale in specie. Nell'intreccio sociale che si· è creato l'incentivo a costruire case o ad investire in trasf orma~oni fondiarie non dipende solo dalla prospettiva di profitto, ma da quella del profitto più la rendita, cioè dal plusvalore nel suo insieme. Ciò rende inattendibile una lotta pro. fitto, una lotta contro l'arretra. tezza in vantaggio del capitalismo produttivistico. Secondo: nella grande intermediazione commerciale l'intrec. cio fra capitale commerciale e capitale finanziario.industriale è evidente come pure è evidente la convenienza della grande di. stribuziQne a lasciare vivere la piccola al fine di crearsi ulteriori margini beneficiari di una e. conomia di scala. Si aggiunga che nella grande massa del parassitismo urbano vi è - latente e contorta - una funzione assistemiale: una razion~lizzazione del piccolo com. me.rcio chiuderebbe un problema per apr.irne un altto, quello deJil'oooupazione. Consigliamo di leggere in proposito l'articolo di Pino Ferr.aris sui prezzi in Ras. segna Sindacale della CG IL. Va in-fine lamentato il silen. zio che tutte le forze politiche di sinistr.a, nonchè quelle sinda. cali, mantengono attorno alla riforma agraria, cioè attorno a a un'obiettivo che dov:rebbe integrare - nel lavoro - l'atività di coltivazione e allevamento con quella di trasporto, conservazione e trasformazione indu. str.iale. Ma torniamo al cuore del problema dell'inflazione che stia nel rapporto fra profitti e salari. I profitti, pe r effetto della spin. ta salariale, sono scesi nel corso degli anni Sessanta e sono precipitati neg]i ultimi aoni. I p.rofitti sono caduti .per. chè i padroni non sono riusciti a trasferire l'aumento dei costi sui prezzi e perchè la caduta dei profitti risulta più che proporzionale all'aumento dei costi. Aumen1a,n,o 1 i prez2i ma ca1f 1 ano i proti1H~ quandoglii operai occup,~eti di 1 soccupa11:i sonounriilii Il trasferimento dei costi sui iprezzi non è potuto av•venire compiutamente per due ragioni: la prL ma è che la concorrenza interna. ~ionale in alcuni prodotti impe.. <lisce di aumentare i prezzi oltre certi limiti sot,to pena di perdere ii meroato-; la seconda è ohe gli oper.ai hanno perduto quella che ~i chiama l'illusione monetaria, su cui tanto contava il Keynes e con esso la borghesia, e quando fan. no una conquista la vogliono conservate in termini reali. Per cui ogni aumento di prezzi non è più solo argomento di astratta protesta propag.andistica ma di a. zione per essere rimborsati del furto subito. La crisi capitalistica, non acu.. ta ma strisciante, in forma di for. temente rallentati tassi cli cresci. ta, di forte aumento deHa disoccupazione e dell'inoccupazione la. tente e deU'inflazione, non appare più come una crisi congiunturale, ma come una crisi strutturale, che può essere lunga e che investe il sistema. Tanto che appare sempre p1u avventuristico e velleitario chiedere a un sistema così mal ri· _ dotto di riformarsi. Il dato strutturale che sembra aver oombiato la natura della cri.. si capitalistica può ricondursi, 61. meno all'.apparenza, a due eleme ti distinti. Il primo è il rifiuto o. peraio di farsi derubare attraver. so il velo monetario, cioè attra.. verso l'inflazione. Il secondo è il rifiuto della cl~ operaia di la. sciarsi dividere per meglio essere sfruttata: accenniamo alla divisio.. ne fra occupati e disoccupati, fra bene occupati e male occupati, fra lavoro stabile e lavoro saltuario, tra gente che si iscrive aD'uffieio di collocamento e gente che non si iscrive neppure ma che non figura disoccupata perché è rassegnata a non trovare lavoro. E' sintomatico che la frattma della classe operaia in tanti seg. menti è una creazione dello sviluppi capitalistico moderno e del. la concentrazione della produtti. vità, ma che proprio questa frat. tura e segmentazione del merca. to del lavoro, con la mancanza di mobilità che esso determina" è una delle ragioni per cui i sag. gi di inflazione crescono ininter rottamente: la disoccupazione non funziona più come freno all'au. mento dei salari a meno di rag.. giungere dei livelli tali da mette. re in forse la stabilità politica del sistema. Sì al salario reale, no alla disoccupazione E, importante analizzare nei processi di lotta degli ultimi cm. ni 1a consi6tenza di questi due mutamenti strutturali che cambia.. no natur.a alla crisi economica, la qualificano sempre più nettamente come confronto diretto di clas. se e ne rivelano 1a crescente in.. solubilità. Esiste veramente, come noi pen_ siamo, questa nuova sensibilità della classe operaia non solo per il salario nominale ma anche per il salario reale? Non è forse questa nuova e più acuta sensibilità uno strumen. to importante di alleanza fra la classe ~peraia e gli altri strati lavorativi danneggiati dall'inflazione anche quando non hanno avuto prima alcun benefiicio nella remunerazione del loro lavoro (lavoratori autonomi, contadini, ecc.)? Esiste veramente questa più au. tonoma coscienza di c136Se che rifiuta di lasciarsi ricattare dalP argomento secondo cui. l'aumento dei salari porta alPaumento dei prezzi, quando è chiaro che l'au. mento dei salari porta l'aumento dei prezzi solo perché i padroni non rinunciano a diminuire i lo. VITTORIO FOA' (continua alla pag. seguente)

.4 (continua daKa pag. prececlente) ro profitti e quindi la causa del. la inflazione sta nei profitti? • Aumentare la spesa di investimenti nelle condizioni attuali come ci insegna l'esperienza, non significa ridurre la di.socoupazione, ma al contrario molto spesso aumentarla, date le crescenti necessità concorrenziali di investimenti intensivi. E di fronte alla caduta dei profitti per effetto della concorrenza i-ntemiazionale che frenà ra.1.1mento di alcuni prezzi, esiste veramente una più acu~a sensibilità opèrai~ verso la necessità dr OP- .• Creare disoccu,paz,ione attraporsi in ogni modo alfa caduta verso una recessione controllata al dell'occupazione? fine di fermare la spinta salariale La lotta per l'occupazione as- non -se:r-ve più; Ia- di50CCUpa.Zione sume veramente una forma più avanzata, di unificazione con.Hnu1 (e soprattutto l'inoccupazione) del proletariato, di rottura del crescono, ma la s,pin:ta salariale settorialismo e di corporativismo'? rimane attiva lo stesso per le ra_ La cosa essenziale è di veri.fica- gfoni che abbiamo v,i.sto. Per otre delle tendenze, sulle quali svi- tenere qualche risultato bisognelu1ppare il lavoro e l'iniziativa rebbe creare una disoccupazione 1. · altissima nel settore forte deJJ.a po 1,t1oa. pt'oduttività: onnai, in tulti i pee. si industrializzati (s.alvo forse in Italia) i dirigenti borghesi rico.. noscono l'impraticabilità di una quatsiasi politica dei reòditi. ~ Un'altra soluzione riceroata, sempre nel campo economico, è quella di un forte aumento deBa produttività del lavoro, come negli anni Cinquanta; ma a parte iJ fallo che oggi sembra esaurito il margine di produttività di certi settori industriali trainanti vi è una difficoltà derivante dalla mag_ gior coscienza di classe: gli operai sono meno disposti di prima a farsi sfruttare per ricostituire i profitti del padrone dQPO aver lottato per far aumentare i salari. -- Non c'è pjìl 1111 soluz.ioneeconomica atta arisi del sistema Se questa analisi risponde e verità, se non vi è soluzione economica interna al $istema per risolvere la crisi lunga che si è iniziata , dovrebbe essere chiaro che le soluzioni verranno cercate sul terreno politico. Nece&5ità impellente per la c1as.5e capitalistic.a di fronte alla irrjlevanza dei tradizionali strumenti di politica economica, creditizia e monetaria, diventa l'azione politica per piegare la classe operaia e le sue organizzazioni. UNIJA'PROtETARIA I llazione ebbia radici di clas5e, negando che le sue radici siano nellf! sacrosanta spinta salariale in una economia di monopoli che non si rassegnano a ridurre i ]o_ ro profitti), ma deve essere queL la di portare lo scontro al ma55imo Jivello di C05Cienza. E in primo luogo, sempre a livello politico, si pone il problema di rendCl'e concreta ed efn. ciente la lotta operaia contro lo aumento del costo della vita (per la eia.e operaia e per tutti gli a]_ tri strati lavorativi), e contro ]a disoccupazione e 11noccupazionc (unificando così le lotte de) pro. letariato). Di fronte alle nuove caratteristiche della crisi le classi dominanti hanno ormai perso la loro antica e baldanzosa sicurezza. • Sostenere la domanda per ridurre fa disoccupazione non ser_ ve più: ogni cre.sci,ta dell'occupazione operaia aumenta la spinte s•alariale e quindi l'inflazione da costi. olasse operaia (uomini adulti in piena età lavorativa), con 1e conseguenze politiche ah~ sono immaginabili. • Un altro rimedio si rivela 011111aiimpraticabile, quello delle programmazioni e delle politfohe Le vicende del 1970 e del 1971 Non basta più oggi tentare di quando la classe operaia ita. limitare il potere delle organiz_ liana rifiutò di pagare con lo zazioni sindacali, occorre piega. aumento dell'intensità de} suo re la cl~. Sono esigenze di articolazione e di wùficazione del movimento, di più precisa determinazione di obiettivi e di controparti. Ma soprattutto prevale J'esigen- :m di comprendere ormai che i problemi della politica economica, dell'occupazione e dei prezzi non sono più materie delegabili puramente e semplicemente al Pankm:tento e al Governo, ma rientrano ormai sempre più nella sfera dell'azione diretta della lotta a livello della società. lavoro gli aumenti contrattuali Se questa è la mtura della crisono un luminoso esempio di si in atto e delle sue conseguen_ cresciia di coscienza di classe I ze politiche, la risposta operaia e al tempo stesso di crescente non può essere quella di attenua. insolubilità delle contraddizioni re il contrasto (per esempio necapitalistiche. gando che la questione dell'indei reddi,ti, che stabiliscano proporzioni definite tra l'incremento dei salari e dei profitti e defila ANNO IN. 3 (20 NOVEMBRE 1972) Nuovo -PSIUP e Sinistra PL: verso l'unificazione Dopo il convegno di Bologna ché, nel corso del cammino, ci teniamo a due componenti stori. può essere forte la tentazione di siamo incontrati. che del movimento operaio: che, abbandonarci ad un sia pure tran. Le due componenti - Nuovo quindi, non crederemo mai ad sitorio stato d,animo cli autoc:onr PSIUP e Sinistra MPL - sarei,. una linea politica che nasca in piacimento. I documenti e i con. bero riuscite ad andare oltre la contnpposizione, o sia estranea, tributi pubblicati in questo nu. semplice resistenza, per iniziare, a quella tradizione. Ma a t.ale damero di « Unità Proletaria » so- attraverso il dibattito e l'azione to, che pure è politi-co ma non no .espressione di quel positivo ri- comune, la costruzione di una sufficiente a qualificarci auton0sultato politico che ha rappresen- nuova forza politk:a? mamente, si aflìan-cal'impegno per tato Bologna: sarebbe ipocrita non Unpll'!ocesso quei valori che negli amri più re. dirlo a chiare lettere. •· centi hanno particolarmente ca. Vesito positivo di un'assemblea di cos1ru~ionuenitario ratterizzato le lotte del movimen. si ·misura con un metro che è to operaio. Anche se la risposta a tutti ad un tempo organizzativo e di questi interrogativi non poteva, lo H richiamo alle esperienze del contenuto politico. Il numero dei ripetiamo, scaturire dal convegno '6&-'69 non ha nulla di nostalgL compagni -enti, la loro estra. . co, ma nasce dalla convinzione r-~ di Bologna, il suo esito, che s1 zi0ne sociale e geografica (una rr· 1 1 be d · che da esse scaturiscono indica. I • • a 1anca a avoro c a tempo . • d" t t di tod preva ente presenza operaia e gio. . d I d . z1on1 1 con enu o e me o, nil • • .1 M . s1 an ava svo gen o m gran parte • li 11 , ff . va e, m 001 11 _ ezzogior?o era delle sedi .periferic~e consente di . tuttora ~Dzta , a . a. ennaz10. : -.,.. fortemente rappresentato), il loro ·f. . ]cune onstata '. 001. , . · .. _ · .ne- della_~ Javoratnce· e alla •· . d" li I . Il are a c z1 . . . di . . . , h _ ··.:.- r.a I<:a~ento ne e o!te e ne ~ La_ rima è· ·u sta:· non tia.· _cosl!1Jz1one._. • u,na ~1eta:, (: e · · · - realta smdacale, nella C~~L ~ome m te!tando di~ !ettere insfunie rap~res~o..~~. nostro c~une nellaCISL, la loro capacita di au- 0 . coc i d' sommare patr1momo politieo. Non nnutodisciplina~e l'assell!blea, at_tra. :i~::c::.!n~e d:; :omponenti tare il 1;1ostrora~ic~mento storiv~rso un unpegno d1 partecipa- sconfitte che trebbero al massi- co ~ r1c~cerCJ m t~le pro. z1one estremamente concentrato e liz' poi . . lt t· or spettiva continuamente nnnovata . d . 1• • . mo rea zare a cum risu a 1 - H • , 1 f pesante: sono tutti ati po ittci gan· t' . , be se d" c t re ne a prassi e a nostra orza. e non puramente organizzativi. ;.~zamivt, anc ce to . 1 oardoodi; E, anche quanto ci consente di sp.,.", a non r m gr b . ·e Al di Jà tutto ciò Bologna po. dare luogo alla costruzione CO- atterc1 per una nuova un1 a neva •un problema ~i fondo. . mune di una linea politica. In d~l ~ovunent?• _sost~o con • N01 ~ra"."amo e siam~ convm· una prospettiva del genere Bo. gli uru I.e rag.ioni del i:mnoalvtr:i8: t1 c_he d riRusso non s•~ '!n .ca. logna si sarebbe trasformata in ~e?to di ~ase e con gli tach~a nat~ale, e .~umdi me- una manifestazione di parata, I esigenza ~1. abbandonare ogni luttabile, bens1 la p<>titicadel P8: accompagnata da trattative di c?n1!~pposiz1one s!erile. e. pre. dronato che non s1 accontenta d1 corridoio O di vertice su sim- giudiziale alle orgamzzaziom stoscatenare la controffensiva delle boli strutture e soprattutto riche del movimento operaio. I • al ' , , s~e truppe, ma vuo e giocare _ - organigrammi comuni. Mentre siamo portati a fare l 1nte"? 0 . del cam;po avversario: Sono realtà che conosciamo, an. tutte queste verifiche, sulla ~er dividerlo o ~be. )?Cl' c~- che all'intero~ dello schieramento spinta del convegno di Bologna, figurarlo secondo 1 suoi .mteress1, di classe; che si verificano ogni dobbiamo pure conservare il facendo scattare la logica del.le qualvolta s'imposta un processo senso delle diffic-oltà e dei pro. con!}uenze. Nello . ste~ tempo, politico su una logica di appara- blemi ancora da affrontare Al. pero, era-y~mo coscienti. che que. to e non ~u una linea politica trimenti la soddisfazione legittL s!a semplice constatazione! ~r che emerge da un'esigenza di ba. ma per un primo risultato otte. giusta, ~o!1. ~tava -~ giusbfL se. nuto, si trasformerebbe, per rap· care un tn1z,iativ'!'.politica •autono: Abbiamo preferito la via, ap. punto, in un'illusorio autocom. ma, ~on . I.am.biz1one Dei .tell!p1 parentemente più rischiosa, del piacimento. Per una realtà co. lunghi, di incidere e contr1bu 1re dibattito e delle decisioni comu- me la nostra una minoranza che al~a strategia del movimento ope. ni, tagliando corto la fase dei pure rifiuta ~gni vocazione o Jo_ rato del nostro Paese. · rapporti diplomatici o paritetici, gica minoritaria, stare fermi e. Certo, l'autonomia e la sostan- che, nella misura in cui è esisti- quivale a retrocedere. za di una linea politica, anche in ta, si concluderà con l'assemblea II fatto che due componenti una data situazione storica, non di fusione, convocata a Roma per di tradizione marxista e di enasce da un convegno: è il frut. il 2-3 dicembre. strazione cattolica siano pronte to di esperienze partitiche e di Perché è stato possibile tutto ad andare oltre il «dialogo», non lotta, di riflessiani teoriche la cui ciò? Evidentemente la risposta può restare limitato al Nuovo relativa maturità può essere ma- non sta in una «gestione politica» PSIUP e alla Sinistra MPL, ma, nifestata, non determinata da un più o meno abile. Nemmeno si in quanto espressione di un pro. convegno. Inoltre, nel nostro ca. può ricercare nel fatto ohe «sia- cesso non recente, assai •più so, questo patrimonio è certo r-ic. mo tutti militanti impegnat-i neL grosso di noi, riflette una più co, ma anche vario: non ci tro- la lotta di classe». E, certo as. ampia possibilità d,.mcontro di viamo insieme perché provenien. sai importante constatare, come due esperienze interne alla clasti da una stessa matrice ma per- fa la mozione fina-le, che appar. se lavoratrice. Biblioteca Gino Bianco Se questo è vero, sarebbe suL Eppure, non dobbiamo djmenti.. cida chiuderci io noi stessi111 ri. eme, nel momento in cui avviar nunciare al radicamento nei no- mo la eosb-m:k>ne di un DUOYO stri rispettivi retroterra che CO- partito, che ad Ogni realtà bu. stituisce la nostra principale ri- roeratica e di vertice corrisponde sorsa. Nello stesso tempo, occor- una complicità oggettiva di ehi, re essere coscienti che, per in. nei ranghi o nelle realtà periferi.. terloquire sulla strategia com- che, o ba subito, magari imitanplessiva del movimento con le dola in forma più blanda, una sue organizzazioni tradizionali, simile impostazione, oppure si è non basta un contributo intellet. limitato al mugugno, per salvar. tuale o ideologico; anche se so- si ideologicamente piuttosto che no assai importanti, nemmeno imporre una linea alternativa. siabastano nuovi e originali contrL mo del tutto estranei a respon. buti nella lotta. sabilità di questo genere? Occorre, da parte nostra, un Una cosa è certa• siamo tutcontributo alraUargamento dello -ti stati coinvolti in · un modo di schier:miento di classe, per inci: fare la politica che non esa]ta. dere m quella grande massa d1 v.a ]'autonomia del movimento spoli~i~iz~. che, ~li~-, ~'!~.: _ma pretendeva di uUU.Z.m· o per ~! m9It!=plici :r:_~ni.• ~ •.• ç'!eP.i~aggiungere -d gli· m,Jfi...deltorali z1~namenti ancora ~qn éspPiyo. .e -a livello istituzionale· clie-éra.. no una militanza··,., pÒlitica di no da esso sconnessi. In un caclasse. ~i !'atta di UJ? compito so tale pretesa si è tradotta nel. ~t? pm, ~~rtante m quan!o la subordinazione strategica al P n~hiede I umiltà delle, battaghe CI, rendendogli, peraltro, un pes.. d1 retroguardia, che e comodo simo servizio; nello altro ha dad.elegar~ ad. al~ • (m~~ri tac- to luogo ad mrmizia~ eletto. .et~dol1, J>?I, di rifo~ti) _ma raie avventurista che ba disperso mdispensabde condurre m pnma forze preziose per il movimento persona. operaio. D,altra pa~e! ~orre conser_ Il convegno di Bol · ha vare la capacita d1 operare per. ogna Cl , chè non si disperda qud patri- dunqu_e, portato oltre _la. f as~ del- • d" ili" b f la resistenza e ha cbianto 1 ter- momo 1 m tanza, anc e ram. • • deDr- 1 trumentaria, talora faziosa, che pu. ~!I d" unpegno per f a cos 1 : re può ancora rappresentare una 2!one 1 una nuova ona po.u- • t • d D l tica. giga~ escaTnsors~ e 8 fc asse O- Dobbiamo ~re coscienti che penna. utto c10 va atto, ~- le nostre prospettive di non ri. cora una v-olta, non nella fogi- _ • be · hanno d De -n ll pe.".llli, erron, e pure Cl ca e conuuen.ze, ma ne a • olt di ~1=---- le h . li . h "ch*cd comv o, e ~~ po- e 1arezz• po tica e e n !I e t •alità' te -•~- · be ..s--= rispetto per gli apporti originati enzt no. v~tme e • ..,_..._ di ~ d" 1 vano dalla divCl'SB provemcnza e ~y-a n,nze 1verse C a capa. dal rad" t nef "tà' ..li: • di f • 1 comune 1camen o mo. ci • u.a superare 1 a ramm1 ne vimento operaio, sono strettamenreciproco collf ronto. te legate al modo in. cui realizze. Nonripetere gli errori del passato Non renderemmo un servJZJo a noi stessi se ci nascondessimo che, se vi sono insegnamenti validi da trarre dalla nostra espe. rienza vi è pure tutto un baga. glio, ancora recente, da rifiutare. Nulla sarebbe più sbagliato che sostenere la nostra estraneità agli errori commessi dai vecchi PSUJP ed MPL. E, vero che, in quei partiti, non avevamo la responsabilità ·de11a gestione nazionale. remo tale obbiettivo. Un partito nuovo è certo un obbiettivo inequivocabile che noi ci poniamo con chiarezza. Ma, proprio perché ad esso crediamo, vogliamo costruirlo in maniera coerente con quei principi a cui facciamo riferimento: dal basso, attraverso la presenza nelle lotte, con la maggiore apertura verso ogni forza di classe al nostro est~rno, con un,organizza'Zione che sarà tanto più salda in quanto espressa dal movimento e non sovrapposta ad esso. - Gian Giac-0mo Migooo

~UNITA' PROLETARIA ANNO II N: 1 (8 GENNAIO 1973)_ ·,., .. ,. ... Livo .1· O·, 1972 •· • na:sce il PdUP A Livo:-no la fase costituente, nella quale S.lamo unpegnati da mesi, ha fatto un notevole passo in avanti con la costituzione, decisa all'unanimità, del Partito di Unità Proletaria. Aver compiuto un passo in avanti importante non significa a· vere concil150 la fase costituente o pensare di avere risolto tutti i nostri problemi con l'adozione di un simbolo e di una sigla. Il processo co~tituente rimane aperto e potrà avere un carattere davvero utile o positivo se ad tificazione di responsabilità p0litiche che finirebbe per riprodu~ re inevitabilmente il sistema della d~lega, non è sufficiente a garantirci né dai pericoli di fram· mentazione della nostra attività, né da quelli che vi sia sempre qualclino. nominato o non, che finisce per sostitui:si agli organismi collettivi. Lesceltefatte vannorealizzate esso riusciremo, non con gli ap· A vere affermato che vogliamo pelli propagandiS t ici. ma con il costruire un'organizzazione, ben lavo.o di ogni giorno, ad associa- radicata nel movimento (senza re insieme con migliaia di mili· sciogliersi in e~so) e tale da sti. tanti che già fanno parte della. molare la crescita e la qualifica· nostra organizzazione, compagni zione politica del movimento, e impegnati nelle lotte di base; mi- che da esso riceva uno stimolò litanti della sinistra sindacale e continuo per crescere e qualifisociale, che possono dare un con- carsi. cogliendo quanto di nuovo tributo importante e originale al- (a livello politico e organizzatila costruzione del progetto politi· vo) dal movimento emerge, com· co e del partito. · l Il A Livorno è uscita conf e:mata porta sce te coerenti ne a strut· tura. e rati orzata la linea della-' costru- Richiamarsi all'esperienza _più incarico. I titolari del diritto di revoca sono così i compagni che lavorandoci ass~eme sono in gra· do di valuta.:e fino in fondo l' ipipegno, la serietà e la capacità del compagno. Crediamo, in questo modo. di poter evitare il riscWo di organi~mi che si staccano progressivamente dalla realtà del partito e finiscono per decidere per conto ..d. i esso o addirittura contro di esso. Unasceltadifficile, • manecessarta Sappiamo benissimo che questa scelta è molto più facile farla a parole che nei fatti, e sappiamo anche che siamo in una fase nel· la quale molte contraddizioni vanno ancora superate positivamente. Occorre guardarsi sia dalla ten· tazione a ricostruire, intanto, tutto come p;ima, riservandosi di rinnovare dopo; sia da quella di pensare che rinnovare significhi partire da zero. Dobbiamo essere coscienti che nuovo o vecchio coesistono e si fronteggiano permanentemente e che il nuovo di oggi sarà senz' altro il vecchio di domani e che illude:-si di separare a tavolino il nuovo dal vecchio sarebbe pura astrazione. Solo andando a scuola dall'esperienza di lotta di ogni gior no possiamo garantirci dal rischio di 4< fermarci» mentre la situazione è in movimento come da quello di correre troppo, f i. nendo per assumere il ruolo di piccoli grilli parlanti che si girano indietro a predicare alle masse la loro verità. Il significato delle nost:-e scel· te di struttura sta tutto qui, nel rifiuto di un partito che si autonomina « avanguardia » o che si accoda alle masse lasciandosi trascinare. E' la scelta di un partito le cui strutture, il cui metodo di lavorare sono influenzabili permanentemente dal nuovo che si p.:-oduce e si sviluppa a livello di movimento. Un partito che un ruolo, uno spazio reale non se li sceglie a tavolino_ ma se li conquista giorno per giorno con una forte capacità di articolazione della propria iniziativa e di unificazione politica generale dei propri indi.-izz.i. Con la decisione presa • Livorno .abbiamo gettato le pianesse anche organizzative per questo lavoro. Dipende ora dal nostro impegno, dalla nostra modestia, dalla capacità di tutti i mi· litanti se le premesse potranno positivamente sviluppa.~i nei prossimi mesi riempiendo di contenuti concreti il carattere di apertura che abbiamo dato alla fase costituente del partito. Silvano Miniati zione dal basso, partendo dai pro· nuova del movimento operaio blemi reall che st anno di fronte (consigli, comitati, collettivi) siai lavoratori, del progetto politi· gnifica esse:e poi in grado di co· CO complessivo e della organizza- gliere sempre i mutamenti qualizione politica ad esso funziona- tativi e quantitativi che a queANNO II N. 3 (29 GENNAIO 1973) -~ le.Partendo dalla riconferma ~i st0 livello si producono. , La scelta del gruppo di lavoro tale linea, e puntaodo sui con- e di intervento unitario sui sinvegni sulla scuola, il Mezzogior goti problemi, quella dei collet· no, la piccola e media azieoda e tivi di fabbrica, di scuola e di snaulz~~lii_na(rciomo seuitappperobdleeml iproceinterqsu-artiere, può garanti:e successo Una nuova opposizione di classe contro Andreotti e i suoi successori ""..... Il' · t f d" · · Il grande movimento di mas- del profitto con ritorno ai vecSo d1· elaborazione e d1"verifica) a azione esa a are I ogm r 1 · ' ·1 g 3 scritto un militante, e a portare sa col qua e s1 e aperto 1 1 7 chi equilibri di potere, il grande abbiamo anche fatto scelte pre· il confronto unitario con le altre (lo sciopero generale del 12 gen- capitale offre il suo appoggio a .cise per quanto riguarda la strut• forze della sinistra fuori dalle. me- naio, l'ampiezza e la profondità una politica di «razionalizza'Zi0- .tura del partito. P10p0ste che diazioni diplomatiche e dalle so· della mobilitazione antifascista, ne» esterna alle fabbriche. Sotto -consideriamo verificabili e muta- lozioni di schie:·amento oltre che rilaocio della lotta dei metalmec- le spoglie del nuovo patto oOCiabili, ma non certo provvisorie. assumere un rapporto costante fra canici) sta ad iodicare che tl le riemerge la richiesta di un Non si tratta. per intenderci. elaborazione e verifica. processo di normalizzazione affi_ cedimento consensuale della dasdi scelte operate tanto per ar:i· 1 comitati di zona vanno dato su cui riitlettere. Abbiamo se operaia per rilaociare il vec. vare al congresso, che poi do· allora costruiti rompendo una Andreotti non passa. 0-uesto è il chio meccanismo cli sviluppo, vrebbe farne altre, magari diverse. tradizione che tiene conto di dato su oui riflettere. Abbiami ·ohe ha marginalizzato il Mez. L'ipotesi di struttura che noi criteri municipalistici :deJvati da di fronte a ooi il governo 1>iù a zogiorno. approvato la dmoccuproponiamo è un'ipotesi per una esigenze soprattutto elettorali. Per destra <la Tambroni in avanti, ipaziooe, moltiplicato gli squilistruttura permanente. noi le «zone» vanno individua- un governo che è forte per l'ap. bri. Qualcuno ci ha domandato se te sulla base dell'omogeneità dei poggio incondiziooato del capita· L'atteggiamento delle forze di scegliendo - salvo decisioni di· problemi che in esse vi sono, rom- le, dell'alta burocrazia,dei vertici sinistra di fronte a questo diseverse del congresso - di non pendo le delimitazioni geografi- reazionari della magistra~ura, del- gno (ohe il capitale privato atdarci una struttura tradizionale: c~e, ciò proprio perché dobbiamo la «maggioranza si-lenziosa> co- traverso Agnelli, il capitale pubsegreteria, direzione, comitato costruire un'o:-ganizzazione di struita r:egli ultimi ·tre anni in blico. gli economisti del Conve.. cent.:--ale, al centro come alla pe- lotta e non delle dogane. . funzione anti-operaia e anti~inda- gno democrisiiano di Perugia riferia (mettendo ovviamente al_ • I comitati di coordinamento caile• hanno presentato con grande ~to del C.C. _il _comitato di~t- -saranno formati dai compagni che Ma esso oon riesce nel oonr chiarezza) è oggi incerto e oonhvo ~Ile provmce), non a~bia- hanno compiti di responsabilità pi,to for:damentale ohe egli era tl'aa"dittoriomo _fimto per co!1cedere spazio ~ nei collettivi. nei gruppi di la· stato affidato di fiaccare ill mo- Sulla lotta al Governo Andreot.. teorie spont~e1ste che ormai voro: quei compagni cioè che vimento cli massa, rilanciare lo ti vi è accordo; ma la strategia hanno fatto il loro tempo. sono chiamati a dimostra-e ogni sviluppo sulla base del vecchio ,per il dopo è incerta e contradSe c:è un pr~blema sul _quale giorno la loro capacità di lavoro, ordine caipitalistioo antecedente <littoria e questo costituisce un li1!on ests!e duh~•? alcuno, e eh~ la loro serietà, il loro impegno. al 68-69. Anzi fa sua ohiara col. nùte alla qualità stessa <folla ~ot1 alternativa positiva al burocrati· I comitati di coordinamento locaziooe di destra e la sua po. ta contro il governo, come ha rapsmo non può es5e:.:-erappresenta· così composti non sono organismi iitica centroriformista rafforzar.o presentato un limite rispétto alla ta dallo spontanetsmo e neppu- anonimi e non corrono il rischio il potenziale di lotta delle masse I pote.~ialità delle Jotte operaie re da una s}tuazi?n~ di « indi· di diventare « piccole stazioni di popolari. - aegli ultimi mesi. pendenza» di ogni smgolo st ru- t-:-ansito » dove tutti possono tran· Di qu1 discende la contrad- Quando il compagno Amendomeoto di partito rispetto all'insie- sitare dizione all'interno dello stesso la pone come obiettivo il ritorno me dell'organizzazione. · Nessuna civetteria spontanei· Il ■ grainde capitale: da ur.a parte al -centro-sinistra. dà un'indJCasta dunque, ma la ferma volontà I par11tO: esso è convinto di dover sostene- zione cl:ie da una parte tende ogd.i "costruire un'organizzazione I compagni scelti per il co- re ii governo Andreotti il più getti·vamente a -!imiwire l'ampiez.. che garantisca insieme il massimo mitato di coord"namento sono a lungo possibile; dall'altra si za e la portata delle lotte sociali di articolazione dell'iniziativa e compagni ben individuati anche sforza di preparare una formula in corso: infatti ques~e debboT.o dell'elaboraz·one e il massimo di nominativamente e questo vale di ricam~io, capace di rila~ciar.:: 1 ~ere conten~e entro un limite coo:-dinamento all'interno di una ovviamente per il livello provin· e g~r:antir~ a lungo te1;11i~e 1~ I di aocettao11I_ta J>:r _ie torze oe1visione generale dei problemi e ciale come per quello regionale Si.abihz~zio~e. Lo obiettivo e la Democrazia Cnstiana ~da. Model od ff I • naz'onaJe la co.: tmuaz1one della stessa po- ro a Rum or) dalle quali <fipenm O per a rontar 1 ». e La 1 .t: ·t I f .tt h . , litica, cambiando cavallo al m0- j <le la possibilità di far passare Questo comporta la massima nov1 a sa ne a o e e SI • · Le • • r 1 d 11 DC · · qual .fica 1·0 del ruolo d'r"1gente t-tta d1· co a n1• che hanno v_imento gm.s to.· 1-potesi po. 1 • r.e ccogresso . e_ a il .ritor1 1 z ne · i tu...tt· u 00 ID?t g ree· d as· tiohe sono dw•~rse e fra queste no al centro-s1mstra. Dall altra, "dei comitati di coordinamento, 1 n mp! o p 1so a 1 •, t • -1 nd . 1 ali , dell De. che non possono essere organismi solvere, che- non si rioroduce la a ~:u sugges ~va per 1 • gra ~ -sanzion_a a _ce!l'tr ta a all'interno dei quali ci si rac- divisione fra coloro che discuto- capitale pub~hco e pnvato e ~o_crazH1 Cnstiana .e !a subal~erconta le singole esperienze. ma no e coloro che lavorano. que~a <l1 reimbarcare nel gover- mt~ del PSI~ a cui v1e;:e aff1~a- ·devono invece rappresentare una La novità sta nel fatto che si no i,J PSI. to iil. ruolo di mod-~ratore tra l JDsede permanente di sintesi e di elimina ner questa via aualsiasi sieme del movimento operaio e direzione collegiale. rischio di « p:ccolo not~it~to » e Nuovo aibbr.a1coi10 il grande capitale. Il rifiuto della struttura « t.:-a- si introduce il « metodo della re- oc.n~I?. In realtà questa linea politica dizionale » nasce dalla convin- voca permanente ». Quando un r..J ci appare oggi doppiamente nezione che essa sia incapace ad comnagno, o uer p-onria scelta gativa. Nella m~sura in cui ecoassicurare un positivo lavoro di o sulla base di un -giudizio ne· La piaN:aforma sociale pro. diziona negativamente i-1 fronte superamento della crisi, sempre gativo sul suo onerato, viene so- ,posta -per il nuovo inco.:.t.ro fra della lotta, nel senso di limitarne -più acuta, nel rapporto fra orga- • stituito nell'incarico di lavoro nel democristiani e sociaEsti ha a- l'ioter..\Sità e le piattaforme. finisce -nizzazioni e classe. consiglio e nel collettivo per il cquistato in queste ultime setti- per rafforzare lo stesso governo, Avere rifiutato la strada della m1ale era stato nominato nel coor- mane contorni più precisi. Se H ohe di fatto può oggi vanta--:rsi di formazione di gruppi dirigenti dinllmento, esso decade e auto- movimento operaio accetta la aver superato senza gravi colpi che rimangono in carica da un maticamente viene sostituito <'"'l ri-strutturazio::.e, la normalizza_ a-lou::e importanti sca<lenze sincongresso ad un altro e u•na stra- compagno che lo sostituisce neU' zione nelle fabbriche, il rilando dacali e di aver isolato i metalBiblioteca Gfno Bia-nco meocanici che oon la loro lotta avevano innes.:ato lo autunno '69. Dall'altra prefigura le condizioni di una nuova divisione a sinistra nell'illusione di poter tenere stabilmen te il PSI in equilibrio fra governo e opposizione. In realtà la linea del ritorno al centro.sinistra è più disarmante che realistica. la sua realizzabilità è affidata infatti agli equilibri ~terni alla DC come rappresen.. tante dell'insieme dello schier.a.. meoto capitalistico, Mentre è cer• tamente quella che indebolisce il moximento sul piano delle lotte sociali e prospetta la sua divisone su} piano politico. :&istono oggi al contrario le possibilità per l'unificazione e il rilancio del fronte delle lotte e ,per la costruzion~di una nuova opposizione capace di costruire un'altera-ativa politica e programmatica <radicata nelle lotte. nei bisogni popolari, nell'esigenza di una scelta radicale per il Mezzogiorno. La grande riuscita dello sciope. ro de} 12 indica la possibilità concreta di uo <-USO> del potenziale di lotta non solo contro il governo AI:dreotti. ma per la eostruzione di un'alternativa di cui le masse lavoratrici siano protagoniste. Il punto nodale è quello dove si realizzano la articolazi~ ne e la cootinuità necessarie al movimento. Bisogna collegare le lotte ,per i contratti (dai metalmeccanici ai tessili) • le lotte di fabbrica dov.e inperver5a la ristrutturazione (Montedisoo Zanussi, Riv) alle lotte per l'OOOU- ·pazione. Una poli.tica economica ake:rnativa. una nuova politica delle riforme non possono essere affi_ date alle vecchie formule, come }a programmaz·one democratica rilanciata al recente coovegc.o del CESPE sulle Partecipazioni Statali. E' solo l'urto della lotta e attraverso la costruzione di una nuova opposizione capace di conqUIBtare uo crescente consenso fra le masse per la concretezza e I.a chiarezza di un disegno alterna tivo che è possibile aYviare una svolta, che non sia un sempUce cambio di cavallo per il _grande capitale e una i:uova sconfitta del movimento operaio•

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