Due anni di Unità Proletaria - Fascicolo speciale - febbraio 1974

UNITA' .PROLETARiA 27 ANNO II N. 22 (19 NOVEMBRE 1973) aie <<centtalità>m>eridionale? Queste note vogliono costituire un breve riassunto espositivo dei lavori della Commissione Meri· dionale del PdUP, per contribui· re all'apertura di un ampio dibattito e confronto all,interno e aII•esterno della nostra organizzazione sui presupposti polidella lotta del proletariato me· ridionale. Ciò è tanto più necessario og· gi, per fare dell, Assemblea nazio· nale unitaria dei quadri del P. d.U.P. e del Manifesto del 24 e 25 novembre e della fase precongressuale della nostra organizzazione delle sedi collettive di elaborazione e di predisposizione di organici piani di intervento politico, oltre che di verifica della reale capacità del processo di ag· gregazione di costruirsi e saldar si alrinte:no delle situazioni di lotta, su iniziative, contenuti e presenza omogenea nel movi· mento, assumendo come asse po· litico centrale del processo stesso. la riaggregazione del fronte sociale anticapitalistico nel Mez- (continua dalla pag. precedente) gonfi~rà ulteriormente il cosiddett4> settore arretrato, ed è quindi del tutto . utopistica una al leanza con la Democrazia Cristiana per eliminare quella che è, ".lonostante tutto, per essere indotta dalla spesa pubblica, la sua più preziosa client~la elettorale. Sul piano sociale i faut·,ri della seconda tesi sostengono la necessità di una coerente azione da parte del movimento operaio ~ dell'insieme del blocco alternativo per rompere il blocco dominante iS'>lando la sua direzione sociale, che sta nel grande capitale privato e pubblico e nello Stato al suo servizio; logicame:ite, sul piano politico con54!gue non già una alleanza con la Democrazia Cristiana ma uno schieramento unitari"> cli .sinistra che per il tempo prevedibile non può che essere alla opposizione. Contro la persistente illusione di ~spandere la spesa pubblica per vincere l'arretratezza i fautori della seconda tesi soste:tgono che la spesa pubblica, come spes& gestita dal blocco dominante, debba ced~re il p0sto a trasferimenti di risorse che, insieme con l'utilizzo delle· risorse locali, siano gestiti dalle comunità interessate, cioè dagli stessi bi!neficiari. Per rompere il bloccodominante Ai fini di rompere il blocco dominante bisogna proporsi di isolarne la testa e h immediate propaggini di potere: non sembra infatti possibile separare dal grande capitale industriale e finanziario privato e pubblico e dalh Stato che ne è la ~pressione la grande e media borghesia meridionale di nuova creaziO'l.e, che risulta integrata in modo st:-etto con le strutture nazionali del pote~. E' chiaro che l'attacco alla testa del blocco dominante può essere condotto e dirett"l soio dalla classe operaia, che fronteggia il capitale in una esperienza dil"'!tta: il problema essenziale è sempre quello della unificazione del proletariato, cioè della saldatura del proletariato stabilmente occupato n~lle fabbriche moderne con i.a classe operaia delle piccole e medie aziende, con la grande massa degli operai agricoli avv~:ttizi, degli edili, dei lavorat"lri a domicilio, degli inoccupati e dei disoccupati. Qui vorrei fermarmi ancora sulle articol~o ~ · erne al blocco dominante· e sulle possibilità che oggi sono offerzogiomo. E' un Mezzogiorno nel quale la politica padronale di industrializzazicne è largamente beneficiata dai sistemi di incentivazione diretti esclusivamente alle quote di capacità produttiva nei setto· ti primari e nelle lavorazioni finali delle produzioni e quelli di consumo sociale, ciò ha aggravato la subordinazione dell'e· conomia meridionale rispetto al1e cosiddette aree «forti» del paese, ha gravemente determinato o distrutto il tessuto produttivo e sociale preesistente (artigianato, . piccole aziende, ag:icol· tura), non ha innescato processi di industrializzazione legati ad at· tività indotte, ma soprattutto non ha portato che a modestissisimi apporti occupazionali (per dichiarazione dello stesso minisiro Donat Cattin neJ decennio "61·71 no SI e ..... --•uv nessun nuovo posto di lavoro rispetto a quelli, che via via sparivano, e nel '71-'72 si ha un dato occupazionale completamente negativo). te, per una lotta aggressiva contro la cnalizione sociale del potere, anche dalla grande forza degli studenti della scuola di massa. Le partecipazioni statali (per aprioristicamente un carattere facitare solo uno dei casi più vi· scista. stesi di inadempienza nell'ambi- Al di là di ogni infantile esal· to dell'intervento pubblico) prefe- tazione tesa ad assegnare ad o· riscono all'industdalizzazione del gni sussulto di ribellione nel Sud l'intervento nelle gr.;ndi in- Mezzogiorno la patente di rivol· frastrutture edilizie del Centro· ta proletaria politicamente deternord e una strategia multinazio· minata al di là di ogni semplinale di investimento. L' unico cistica e strumentale bollatura di pento di riferimento costante del· tale movimento di massa come le varie fasi di intervento indu· « eruzione fascista e Vandea sest.tiale pubblico e privato nel diziosa », sta la parziale incapaMezzogiorno (poli di sviluppo, cità di tutte le forze politiche progetti speciali, sistemi di equi- della sinistra nell'individuare gli librio ecc.) è costituito dalle eco- agenti sociali anticapitalistici, di nomie offerte dalla disponibilità cogli~e e indirizzare su reali modi manodopera e di credito a tas- menti di unificazione il fronte di si di interesse molto inferiori a classe, di mobilitazione di massa quelli di mercato. attorno a programmi di riforme E' un Mezzogiorno sul quale e sviluppo agricolo, di nuovi in· incidono come· flagelli le alluvio· dirizzi di industrializzazione, di ni e i dissesti idro-geologici cau· investimenti sociali in uno scon· sati dalla politica di rapina del· tro politico contro il padronato le classi di:igenti democristia,ne e le sue es.pressioni clientelari e mci ono, m propor- repressive. zione maggiore, la svalutazione e Lo sviluppo capitalistico fon· l'inflazione che colpiscono pesan- dato sull'intreccio tra profitto e temente i redditi di sussistenza. rendita ha modificato nel proE' un Mezzogiorno nel quale fondo la fisionomia stessa del si muovono masse lavoratrici e Mezzogiorno scomponendo e ripopolati attanagliate dal prohle- componendo schieramenti sociali, ma del posto di lavoro, dei ser- producendo un serbatoio inesauvizi igienici, delle strutture civili ribile di tensioni sociali antago· essenziali, delle epidemie. Non si nistiche, incontrollabili nella lopuò, di fronte a tale situazione, gica della legaità democratica essere spettatori contemplativi e borghese, anche in reazione a rapLa questione del sindacato cauti_ preoccupati che la polverie· porti di classe profondamente mura del Mezzogiorno possa salta· tati rispetto alle stesse « radici re, né si può esorcizzare e disio- storiche e di classe del sottosvi• nescare la radicalità dello scon- luppo, consistenti nell' alleanza tro gridando al pericolo fasci sta politica fra la grande borghesia _ e alla _difesa delle istituzioni de- terriera e agraria del MezzogiorI compagni comunisti non pos- mocratiche. no e la borghesia industriale del sono dimenticare che fr:io al L'errore politico più grosso che -Nord . 1960, e salvo brevi momen6, gli la sinistra nel suo · complesso Oggi anche di fronte al grado s.tud~nti sono stati dall'altr:1 par- possa compiere è quello di non elevatissimo di tensione sociale, te della barricata di cl.asse e raccogliere gli sviluppi, le dina- i gruppi economici dominanti, le hanno costituito un p~ricolO&') miche di movimento e di massa oligarchie di potere, il governo braccio attivo della reazione. Per che nascono dalla disgregazione d.i centrosinistra riscoprono la una volta nella storia che gli sociale e dal tipo di rapporti so· « centralità del Mezzogiorno »; studenti, i nuovi studenti che ciali e politici che si creano all' ma dietro tale centralità si nasono veram:-!lh~ i figli del po- interno del tessuto sociale disgre· sconde solo la volontà di progrespolo, gridano il hro antifasci- gato meridionale; di abbandona- siva emarginazione dei gruppi più smo e il loro a.:iticapitalismo, e re tali movimenti di massa, che retrivi e parassitari, rifunzionalizlo gridano a livello di grandi hanno un carattere immediata- zando le vecchie clientele agli inmasse, bisognerebbe salutare con mente antistatuale ed antiistitu- teressi dei grandi gruppi capitagioia questo storico evento inve- zionale alla strumentalizzazione listici, dislocando diverasmente i ce di chiudersi a criticare il lo- dei gruppi sociali oppressori, né gruppi di interesse all'interno ro sinis ..rism">, per il fatto che addebitarne acriticamente e del blocco dominante per pernon coincid~ col nostro, dandogli magari del fascista rosso e correndo il serio rischio di spingerli a destra. Portare fra gli studenti la necessità di una analisi sociopolitica della città meridionale e della sua piccola lnrghesia, chiedere di tradurre sempre l'analisi b iniziativa politica, dando molta attenzione specie alla piccola borghesia intellettuale: ecco un compito immediato per il blocco antagonista. L'intellettuale meridionale fu storicament~ un anello del sistema di predominio della lnrghesia agraria e la filosofia idealistica, fornendo la giustificazione razionale al fatto reale, servì benissimo allo scopo; ma si trattava pur sempre di una posizione intellettualm~-:ite dignitosa, in confronto al ru-->lo di inquadramento sociale, di disciplina delle masse, che oggi si vorrebbe imporre all'intellettuale meridionale in nome d~ll'affarismo, del c1ientelismo, della corruzione mafiosa. Accanto alla campagna morale va portata avanti, e si tratta di cosa imP'}rtante, la verifica degli interessi sociali: quello che conta è di dimostrare, co-:i. sistematici riferim~nti di fatto, che la stabilità che il sistema della spesa pubblica sembra offrire alla piccola borghesia meridionale è una pura mistificazione, che la classe operaia nella sua lotta rimette sempre in forse quella stabilità e che una linea unitari a con la classe operaia è la sola via possibile per srystituire alla spesa pubblica a gestione capitalistico-clientelare, un impiego ddle risorse deciso dagli interessati. VITTORIO FOA Biblioteca G. Bianco petuare lo sfruttamento antiproleta.do e neutralizzare e catturare le spinte innovatrici. E' una scelta politica che ten· ta di recuperare all'interno del processo di ristrutturazione una fetta notevole del potere econo· mico meridionale, e che comporta consistenti contraddizioni ali' interno del blocco di potere stesso. Eruciate, infatti, tutte le velleità e i margini riformistici e pressata dalle lotte proletarie, sempre più la borghesia si dibatte nella necessità del superamento deJle arretratezze, che com· portano squilibri nel funziona· mento dello stesso sistema di incentivazione, che accrescono le tensioni sociali, che aumentano il costo di riproduzione della forza. lavoro e l'impossibilità di contenere in maniera mass1cc1a la rendita fondiaria, la rendita edi· lizia la rendita della distribuzio· ne, della pubblica amministrazione, per il loro intreccio con il profitto e la loro funzione di contenimento della disoccupazione, della loro funzione politica di cemento de) blocco antiproletario. Andare oggi al di là della formula « disgregazione sociale del Mezzogiorno», per riempirla di contenuti di lotta, significa ttra· lasciando analisi economiche e sociali più approfondite che sono divenute già patrimonio del partito con il convegno sul Mezzogiorno) individuare le precise discriminanti di classe, all'interno della società meridionale; significa superare la logica rivendicativa interclassista dei pacchetti industriali e dell'assistenza immediata; significa collegare i programmi di investimento e di svi· luppo agricolo alla lotta di massa per l'occupazione e per migliori condizioni di esistenza delle masse popolari meridionali. Passare, nel Mezzogiorno, dalla disgregazione sociale alla costruzione di un blocco sociale anticapitalistico significa, per le forze della sinistra. non restare cat· (continua alla pag. seguente) I -· -......

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