Due anni di Unità Proletaria - Fascicolo speciale - febbraio 1974

UNITA'' PROtETARfAr -3 ANNO __ I N. "' I ,.. 1 ·(21 OT'l'OBRE 1972) La. criSi. strutturale: l'operaio in ' .. • I "' questiaDl.li_ha sfiancat<.,-ipl adrone ' ~ . .. , P,rima ·che si approf oadissero le idee del Keynes, il grande teorico e artefice della stabilizzazione ca. pit.aJi5-tica, gli economisti borghe- . si non potewno ammettere ìa possibilità delle cri&i.economiche. A differenza da Marx, che ve. deva nella crisi economica una caratteristica inerente del capita. lismo e la genesi deHa sua dissolu. zione attraverso }a lotta di clac,se, gli economisti boi,ghesi dicevan-0 che non poteva esseroi - se non accidentalmente e provvisori.:ime-n. te - una disoccupazione di forza lavoro perohé poteva sempre el). ser,ci un salario abbastanza bas.50 per occupare tutti i lavoratori esistenti, nè poteva aversi una inf.lazione dei prezm prolungata nel tempo perché l'aumento dei prez. zi avrebbe indotto ad accrescere la produzione e quindi a ripor. tare 1 prezzi al livello preceden. te. Lac·risei'e,rama nonsi 11iconosc-ev:a Se, nonost.a.nte la teoria, si ve. r.iificavano ugualmente disoccupa. zione e inflazione dei prezzi ciò poteva solo dipendere, secondo quegli economisti, da UJl cattivo funzionamento del sistema, da attriti e ostacoli foa:pposti aHa li. bel'ttà del meroato: bastava rimuo. vere quei v.incoli per r.i-stabi,1:ire l'al'tmoniia. Perciò, sempre secondo gli eco. no.misti borghesi, i lavoratori do. vev·anoportare paziienza, lasciare &bbassare i salari in tempo di re. cessione neHia speranza di far rias. sorbire l,a disoccupazione, lascia. re che gli aumenti dei prezzi si cimangiassero g;li aumenti sala. riaili conqui,stati e se mai col.la. borare perché il sistema capitali. stico tornasse a funzionare bene, stabi1l,izziando prez'.bi e occupando tutta l,a forza lavoro, attraverso convenienti profiiui per i capitaJi. sti. Nonostante la soarsa diffusione del pensiero di Marx fra le ma5se e le organizzazioni opera-ie e nonostante quindi che queste po. sizioni culturali bo!'ghesi prevalessero (e anohe, in termini di ras.. segnazione, nella classe o,peraia fi. no a81,i anni Trenta in Europa e fino agli inim degli anni Cinquan. ta, i,n Italia non mancò un'esaltante fase - quella fra i 1910 e il 1920 - in cui gli operai afferma. rono i:n modo autonomo le loro esigenze e non aocettarono di su. bordinare il loro oomportmnen. to a1le ail,te:me vicende del ciclo, di im1azfone e di disoccupazione, sol,levando gli alti str.illli borghe.. si sul pericolo della r.ivoluzione. Poli a1ririi.vò Keynes per curiairie l caipiital,e Nel co11sodeghl anni Cinquanta, con l'importa~ione _delle teorie del Key.nes e delle refaviive politiohe economiiche e monetarie, si rico. nobbe ohe la cr,isi economica esis,t_evae poteva essere affrontata, per evitare il periicolo, alla lunga assai sensibile, che es,sa rapp.resen. ta per iii siistema .capitalistico. Si insistette allora mo1to sul modo di reaJizzaire attra,verso H meroato il plusva,lore prodotto e si sug.ger,irono e attuarono rime. di, p11irna di tutto quello di rea. U.zzare H massimo possiibHe di occupazione (ipolitica del pieno im. piego) sostenendo la cosiiddetta domanda aggregata o globale, cioè aumentrando la spesa pubbtld,ca e soHecita,ndo queMa pr,ivata di con. &Umo e di 1nvestimento in modo da f.aivorire una espansione produtrti,va. La oliasse capitalistica si muse per qualche anno di ever risoL to la questione sooiale dando la priorità al problema dell'occupa. zione operaia anche a costo •di sopportare un leggero processo in· Haziorns.tico: risultò però che in presenza di un c11escente1-ivelfo d1 impiego gli operai avrebbero pre.. so sicurezza e accresciuto le loro rivendicazioni e la loro forza con. trattuaile, e in un mondo (parti. colarmente in guelfo industriale) dominato dai monopoli con un alto potere di mercato sui prodot. ti, era chiaro che l'aumento· dei salari sareb~ stato rapidamente trasferito sui prezzi. Questa sembravia una contropartita accetta· bile, ail fine di eliminare iii terri. bi,Ie trauma .rappresentato dalla disoocupazione di ma~sa fra le due guerre. Miaquando ili pad1rone sta meglio, stamaJe l'operia1io Ma queste speranze armondos·e dur,arono poco. Il saggio di inffa_ zione (cioè i saggi di inoremento dei prez~i) di anno in anno ten. deva a saldre, e non solo per le due ragioni interne già acc,ennate (aumento del!la domanda com. plessiva che spinge in alto i prez'.bi delle merci . scarse, au. mento dei costi, e particolarmente dei salari, che i monopoli trasfe. riscono sui prezzi (ragioni entrambe di poco peso negli anni Oinquantia dato il forte aumento dehla produttività del lavoro), ma anohe -per altre ragioni: l'importa. 21ione dell'inf.lazione daill'estero (aumento dei prez~i intem•a'.biona. ti e poi inizio deli'es,portazione dell'infla,zione amel'icana) e 1a persisten:re de1l.e rendite e deMe aNetratezze soprattutto nel com. mercio. Alla :f.ine degli anni Cinquanta si scoperse , con grande clamore, quetlo che già Marx aveva scoper. to e cioè che vii è una relazione inversa fria disoocupa~ione e au· mento dei salari e quindi (man. canza di concorrenza i,ntemazio. nale) fra disoccupazione e mfla. uone. I governi cominciarono quindi a ptat,icare, con convenienti ridu. zioni del!la lij)eSa e restrizioni crediti~ie e monetarie, una po1itica di creazione artificiosa della disoccupa~ione al fine di contenere la spinta salariiale (e indiretta. mente la orescitia dei prezzi): nel 1958 si era calcol.ato autorevol. mente che con una disoccupa. zione del 2,5 per cento si pote. vano tenere fermi i prezzi, e che se la disoccupazione saliva al 5,5 per cento si potevano addirittura tenere fermi i salari monetari (nominali) e quindi diminuire sensibilmente la quo. ta del lavoro sul prodotto so· ciale ed aoor~ere i profitti. I gover.ni pensaviano di trova.r. si nella situazione p11iviile.giiatadi poter scegliere un giusto punto di equi1ibvio fra due convenien. 21e (un certo aumento dei prez~i per r.iassorbire gili aumenti saJ,a_ riai1i e una oerta disoccupazione per scoraggiare operai e sindaca. tii ed aiv:anzare rirchies,te)~ Si aooettava come sacrà verità un cinitco pensi,ero di Keynes se.. condo iii quale operai e sindacati pot,ev,ano sì lottare per i salar.i nominali, (monetar,i), ma erano incapaci di lottat'e per i salari rieaili: era quindi sernipre poos.iibL le svuotare entro certi limiti i successi sindaoal,i senza provocare ttna sel'ti.a rispo5ta operaia. Biblioteca Gino ·Bianco Purtroppo gU operai se ta prendevano colmàceHaio E in real-tà, per molti decenni, e fino a tempi molto recenti, si è verificato un fenomeno del qua. le bioogna avere piena coscienza: sotto 1a pressione della lotta gli industriali p.ag.av.ano gli aumenti, ma li trasferivano nella maggior misura possibfile (nei limiti con. oe.55i dalla concorre.ma intemazionale) sui prezzi: gli operai erano contenti per i successi salariali, ma quando constatavano gli au. menti di prezzo, scindevano completamente :hl problema dei prez~ da quello del salario e se la prendevano col macellaio, o col padrone di èasa, o COi contadini o col governo, limitandosi a pro. teste propagandististe, non pas. sando cioè all'azione diretta; quando poi sopravvernva la po. titioa di stabHiz~az.ione per fer. mare i prezzi e riequilibrare, Ja bilancia dei prez~ con l'estero e hl governo niduceva la spesa pubblica e restringova crediti e moneta creando disoccupazione. ancora una volta gi1i operai disso. ciiav,ano la lotta contro la disoccupazione da queUa salariale e si Hmitavano a proteste prop,agan. dis.tiiche con poca azione diretta; salvo le gloriose lotte contro i licenziamenti nei maggiori gruppi, SQPrattutto nell'insieme dell'indUstniia piocola e media, dove l'avvi. cendamento è continuo ed è pos. sibhle creare disoccuipazione senza form-a.Ji licen7Jiamenti. POii, grazie agili operai, Mcapirtalie si ammala: « è la stagHnione » A par,tire dalla fine degl,i anni Sessanta, e partilcolarmente a par. tiire dal 1969, in tutta· Europa si vePi,fiicòuna situazione, non nuo. v.a in senso assoluto (perché si era già verificata nel 1934.1935 e nei peciodi immediatamente success1v1i a:Jle due guer-re mon. diaili), ma nuova nel senso che adesso assumeva una caratteristica permanente e strutturale, e cioé che l'inflazione e disoccupazione, anziché altemarsi nel tempo come due fasi successive di un ciclo, coesistevano insieme e cresceveno insieme. QueMa che con brutta parola si chiama stagf.lazione ekro non è che una stagnazione produttiva eocompagnata da disoccupazione rilevante e da saggi di inflazione, cioè di crescita annuale dei prezzi, di di,mensione nettamente st1periore al passato, col risultato di creare (con la disoccupa'.ljione e la crescita dei prezzii) due fatto. ri sempre più pericolosi di tensio. ne sodale. Per verificare nel,la su-a nettez. za questo fenomeno che oonfigu. ra un confilitto diretto fra le classi, aocenniamo brev.emente agli altr.i fattori in.flazionist.ici. B piano, di origine esterna, non può essere isolato da una chiara presa di coscienza di clas. se all'interno. Il sostegno eu. ropeo all'esportazione dell'inflazio_ ne americana, col congelamen. to dei debiti americani a vi. sta . nelle banche centrali eu· ropee ,altro non è che una ge. stione capitalistica a livello mondiale, un sostegno interna. z-ionale ~ll'imperialismo ameri. cano e alla sua politica aggres. siva in Vietnam attraverso una continua estrazione di risorse, che potrebbero essere impiega. te all'intento a controbilanciare l'aumento dei prezzi, e che in· vece vanno a finanziare gli Sta. ti Uniti. Un secondo fattore di infla. zione, molto importante in I talia è quello legato agli sprechi, alle dispersioni di risorse, alle rendite edili~i,a e agraria, alle rendite della distribllZ'ione, al parassitismo e alla speculazione cioè a tutto quell'insieme di tessuti clientelarj, pletorici e :i:nr produttivi che taglieggiano il mercato. Certo, tutto quello che può essere fatto per portare ordine ed economia in questo campo deve ·essere appoggiato. M-a bi. sogmi tener conto di alcuni fatti. Primo: la .rendita edilizia e quella agraria sono oggi profon. da.mente integrate nel capitali. smo in generale e in quello in. dustriale in specie. Nell'intreccio sociale che si· è creato l'incentivo a costruire case o ad investire in trasf orma~oni fondiarie non dipende solo dalla prospettiva di profitto, ma da quella del profitto più la rendita, cioè dal plusvalore nel suo insieme. Ciò rende inattendibile una lotta pro. fitto, una lotta contro l'arretra. tezza in vantaggio del capitalismo produttivistico. Secondo: nella grande intermediazione commerciale l'intrec. cio fra capitale commerciale e capitale finanziario.industriale è evidente come pure è evidente la convenienza della grande di. stribuziQne a lasciare vivere la piccola al fine di crearsi ulteriori margini beneficiari di una e. conomia di scala. Si aggiunga che nella grande massa del parassitismo urbano vi è - latente e contorta - una funzione assistemiale: una razion~lizzazione del piccolo com. me.rcio chiuderebbe un problema per apr.irne un altto, quello deJil'oooupazione. Consigliamo di leggere in proposito l'articolo di Pino Ferr.aris sui prezzi in Ras. segna Sindacale della CG IL. Va in-fine lamentato il silen. zio che tutte le forze politiche di sinistr.a, nonchè quelle sinda. cali, mantengono attorno alla riforma agraria, cioè attorno a a un'obiettivo che dov:rebbe integrare - nel lavoro - l'atività di coltivazione e allevamento con quella di trasporto, conservazione e trasformazione indu. str.iale. Ma torniamo al cuore del problema dell'inflazione che stia nel rapporto fra profitti e salari. I profitti, pe r effetto della spin. ta salariale, sono scesi nel corso degli anni Sessanta e sono precipitati neg]i ultimi aoni. I p.rofitti sono caduti .per. chè i padroni non sono riusciti a trasferire l'aumento dei costi sui prezzi e perchè la caduta dei profitti risulta più che proporzionale all'aumento dei costi. Aumen1a,n,o 1 i prez2i ma ca1f 1 ano i proti1H~ quandoglii operai occup,~eti di 1 soccupa11:i sonounriilii Il trasferimento dei costi sui iprezzi non è potuto av•venire compiutamente per due ragioni: la prL ma è che la concorrenza interna. ~ionale in alcuni prodotti impe.. <lisce di aumentare i prezzi oltre certi limiti sot,to pena di perdere ii meroato-; la seconda è ohe gli oper.ai hanno perduto quella che ~i chiama l'illusione monetaria, su cui tanto contava il Keynes e con esso la borghesia, e quando fan. no una conquista la vogliono conservate in termini reali. Per cui ogni aumento di prezzi non è più solo argomento di astratta protesta propag.andistica ma di a. zione per essere rimborsati del furto subito. La crisi capitalistica, non acu.. ta ma strisciante, in forma di for. temente rallentati tassi cli cresci. ta, di forte aumento deHa disoccupazione e dell'inoccupazione la. tente e deU'inflazione, non appare più come una crisi congiunturale, ma come una crisi strutturale, che può essere lunga e che investe il sistema. Tanto che appare sempre p1u avventuristico e velleitario chiedere a un sistema così mal ri· _ dotto di riformarsi. Il dato strutturale che sembra aver oombiato la natura della cri.. si capitalistica può ricondursi, 61. meno all'.apparenza, a due eleme ti distinti. Il primo è il rifiuto o. peraio di farsi derubare attraver. so il velo monetario, cioè attra.. verso l'inflazione. Il secondo è il rifiuto della cl~ operaia di la. sciarsi dividere per meglio essere sfruttata: accenniamo alla divisio.. ne fra occupati e disoccupati, fra bene occupati e male occupati, fra lavoro stabile e lavoro saltuario, tra gente che si iscrive aD'uffieio di collocamento e gente che non si iscrive neppure ma che non figura disoccupata perché è rassegnata a non trovare lavoro. E' sintomatico che la frattma della classe operaia in tanti seg. menti è una creazione dello sviluppi capitalistico moderno e del. la concentrazione della produtti. vità, ma che proprio questa frat. tura e segmentazione del merca. to del lavoro, con la mancanza di mobilità che esso determina" è una delle ragioni per cui i sag. gi di inflazione crescono ininter rottamente: la disoccupazione non funziona più come freno all'au. mento dei salari a meno di rag.. giungere dei livelli tali da mette. re in forse la stabilità politica del sistema. Sì al salario reale, no alla disoccupazione E, importante analizzare nei processi di lotta degli ultimi cm. ni 1a consi6tenza di questi due mutamenti strutturali che cambia.. no natur.a alla crisi economica, la qualificano sempre più nettamente come confronto diretto di clas. se e ne rivelano 1a crescente in.. solubilità. Esiste veramente, come noi pen_ siamo, questa nuova sensibilità della classe operaia non solo per il salario nominale ma anche per il salario reale? Non è forse questa nuova e più acuta sensibilità uno strumen. to importante di alleanza fra la classe ~peraia e gli altri strati lavorativi danneggiati dall'inflazione anche quando non hanno avuto prima alcun benefiicio nella remunerazione del loro lavoro (lavoratori autonomi, contadini, ecc.)? Esiste veramente questa più au. tonoma coscienza di c136Se che rifiuta di lasciarsi ricattare dalP argomento secondo cui. l'aumento dei salari porta alPaumento dei prezzi, quando è chiaro che l'au. mento dei salari porta l'aumento dei prezzi solo perché i padroni non rinunciano a diminuire i lo. VITTORIO FOA' (continua alla pag. seguente)

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==