Due anni di Unità Proletaria - Fascicolo speciale - febbraio 1974

... .ANNO Il N. 24 ... (17. DI MBRE 1973) Firenze:. verso l'unificazione PdUP - anifesto ,, L'assemblea nazionale di Fuenze, in tutta la sua complessità e anche nei suoi aspetti contraddittori, ha rappresentato u·n innega· bile passo in avanti nello sforzo di definizione dei caratteri e dei contenut.i della nuova 'opposizione, di individuazione del terreno politico e sociale sul quale siamo chiamati a verificare la validità del nostro disegno strategico e la capacità di costruire una organizzazione ad e960 coerente. Sono stati due giomi di dibattito e di confronto serio e approfondito che haDnO permesso di mettere in luce il fatto ehe la unificazione è obiettivo ormai acquisito nell'insieme delle due organizzazioni, anche se non mancane posizioni divenc e problemi da risolvere. Se il dato più positivo della assemblea è costituito dalla sua riuscita dal'intet-esse estemo che ha suscitato, dal grado di consa· pevolezza e di maturità dimostrato, quello più negativo è sicuramente costituito dal fatto che il dibattito, ancl:aeper limiti di tem· po, ha impegnato soprattutto i dirigenti nazionali, lasciando trop,, po poco spazio ai compag,ni delle province e delle ttgioni, soprattutto di queHe dove in questi mesi il processo unitario si è sviluppato con maggior successo. Da qui è derivata una certa rigidità nel confronto e quel tanto di spirito di corpo che forse non ha permesso di cogliere, fino in fondo, la complessità della situa· zion.e, la ricchezza e l'intreccio di posizioni che già oggi esistono nella realtà di base. Con l'assemblea nazionale P .d. U.P. e Manifesto hanno dimostrato di essere, da subito, .forze in grado di operare in maniera estesa e signif.icativa, per la costru· zione di una risposta alla controff easiva padronale e governativa, punto di riferimento per nu· clei consistenti di forze sociali, politiche e sindacali, nucleo iniziale di un più generale processo di rifondazione strategica e di ristrutturazione della sinistra. E' importante che ciò sia av· venuto proprio mentre le ultime scelte governative hanno conf ermato tutta intera la natura an.tipopolare del centro-sinistra e la illusorietà, oltre che la estrema pericolosità, della linea della sinistra tradizionale. Da Firenze non sono uscite certamente « ricette » miracolose ma una indicazione precisa per un impegno generale nel movimen· to, che può dare un contributo non secondario all'uscita da una situadone di incertezza e di stagnazione che rischia di metteme in discussione le prospettive ed i connotat,i politici del movimento operaio. Il dibattito è ruotato attomo alla relazione introduttiva che, se non era concordata nei minimi particolari, era tuttavia il frutto dei convegni regionali e di un approfondito dibattito fra i due gruppi dirigenti nazionali, ohe aveva permesso di registrare una pressochè generale conve;-genza sia sul taglio della relazione sia sui singoli punti. Ciò ha permesso di entrare nel merito delle singole questioni, ve· rificare consensi e dissensi e ricercare senza nessuna diploma• zia un terreno più avanzato di azione e di confronto. Nessuno si è nascosto ad esempio la grave crisi che oggi investe il sindacato, il processo di logoramento rapido che si registra nel rapporto sindacato-Javoratori, il tentativo di fare del sindacato uno strumento di stabilizzazione e di far passare attraverso di esso anche la costruzione di un rapporto di cogestione fre il sistema, le sue forze politiche, e la sinistra. Ma p:oprio da questa consapevolezza è emersa con forza la scelta della militanza senza riserve nel sindacato. Una scelta, si è detto, che vale in ogni situazione: ia quelle «aperte» che possono essere gestite in • v;anti, come in quelle apparente· mente « chiuse » a qualsiasi dialettica. Se poteva esistere una tentazione a fare le « pulci • al sindacato o alla sua sinistra, questa è stata giustameate relegata ai margini per portare invece il dibattito sul « quadro politico » che condiziona le scelte del sindacato anche nella sua ala più com· battiva. Il discorso sulla linea del PCI e sul compromesso storico è stato fatto con grande chiarezza e senza diplomazie. Ne è uscita non solo una denuncia dei guasti che la linea del PCI introduce nello insieme del movimento ma anche la consapevolezza che la linea di una forz.a politica nuova si definisce prima di tutto nei conf ronti dell'avversario da battere; pa· droni e governo. Consensi e dissensi con il PCI si misurano in questa prospettiva senza contrap· posizioni aprioristiche, senza tatticismi, con una costante iniziativa unitaria e una verifica nel movimento, rifiutando ogni posizione che punti alla sconfitta delle organizzazioni storiche del movimento operaio per poi racco· glierne i frutti. Ci sembra infatti che a proposito del rapporto con la sinistra riformista l'assemblea abbia respinto due facili suggestioni spesso presenti nella sinistra non comunista: quella di chi pensa dal1',interno o dall'esterno di essa di ottenere successi con un'azione di puro condizionamento, e quella di chi pensa che per poter lottare Biblioteca Gino Bianco meglio contro il padrone occorre pago.i del Manifesto a rinnegare prima distruggere le organizzazio· il loro passato, significa fare la ni storiche del movimento ope- caricatura delle nostre pOSizioni. raio, per costruire poi sulle loro Nessuno di noi ha mai sosteceneri l'organizzazione rivoluzio- nuto che occorreva ripartire da naria. zero. Il nostro rifiuto di ogni proMolti osservatori hanno voluto spettiva di contrapposizione, di cogliere un dissenso insanabile ogni scissionismo, nella sinisLc1, di fra compagni del PdUP e del Ma- ogni disimpegno nel sindacato, na· nif esto a proposito del Sindacato sce proprio dalla consapevolezza e dei rappo;ti con il PCI. C'è che il movimento operaio non rievidentemente molta gente inte- parte mai da zero, clJe ogni proressata alla non riuscita del pro· cesso di rinnovamento e di ricesso di unificazione o comunque fondazione strategica è possibile a far sì che esso assuma un ca- partendo dai livelli di organizzarattere riduttivo; da questa gentel zione acquisiti dal movimento per ci dobbiamo guardare. Sarebbe produrne una crisi positiva sututtavcia sciocco cercare di nascon- scettibilc di sboccare in avanti, dere che 5U questo terreno pro- mai una distruzione. blemi esistono anco~ malgrado Se questo v.ale per il movimen· i p~ avanti fatti con il doeu- te in generale_ vale anche per mento preparatorio, con la rei• le singole organizzazioni e per i zione e il dibattito. suoi milit2nti. Ai compagni del Le cfdferenze non nascono pe- PdUP e del Manifesto non si rirò da sceke pregiudiziali, ma più chiede affatto cli rinnegare il Jo- ~plicemente dal tipo di espe- ro passato e neppure di cancelrienza diversa olt~ che da pre- farlo. cedenti elaborazioni che PdUP e Così il di6corso sull'autonomia Maoif esto hanno realizzato in operaia oon è stato mai fatto né questi mesi. I compagni del P .d. in maniera mitica aé in contrapU.P. sono immersi fino al collo posizione alla orpnizzaziooc. nel sindacato a tutti i lil'elli eoo- Ouando il PdUP ha scelto di Ol'- dividendo successo e insu~, gaoizzarsi per_ coll~vi di _Jav_o· sono presenti negli enti locali, ~, per .~amenti pro~iahanno realiu.ato, pare in situa· li_ e rc~onali, quand~ !18 deciso zfoni nient&ffatto facili, signifi- d! darsi un gruppo ~ente nacativi momenti unitari con il zi~e che fosse . la diretta, e PCI continuamente verificata, espres.. I . · d l Manif siooe degli organismi di base, pun- ."'!mpagD. l e . esto SonO tando sul criterio della revoca perstati m questi anni -. ~ non manentc e sul laVOro volontario, ~r. loro sc_elta- relegati 81 mar- non ha scelto lo « spontaneismo » gun del_ s-~~! 0 C: oggetto_ co- in contrapposizione alrorganizza· stante di d_1sc~nazton~ e d1 at: zione, ma ha scelto un diverso tacco ~regi~~1~iale a. livello dei tipo di organizzazione. rapporti politici con il PCI. Cos' . quand arliam di Sa bbe davv I • . . I <>ggl O p O re ero ~ teistico autonomia operaia, di costruzio- ~ •che questa d_ive~ espe- ne dal basso della linea e della ne~ YISSUta ~~~ quan· organizzazione, non intendiamo do s1 tratta d1 decidere i! com- &ff atto né propo~ una organiz· porta!°ento da • te~ere ne.t con: zazione finalizzata al solo impefronti ~ dent'? il sindacato o nei gno nello specifico. né tantomerapporh con il PC~. . no una linea· politica per vivere , II ~blema pero sul_ quale ~i aHa giornata. Facciamo riferimene. avv~rtita. nel ,~Of'SO <!1 tutto il to, e l'esperienza di questi mesi dibattito sia .I H1Suffi~nza del e.i ha dato ragione, alla maturità conf ront-0 realizzato fmo ad og- del movimento ad uno sviluppo gi, sia _l'esistenza di posi~oni di- dell'autonomia' operaia che signi· verse e quello del partito. Ma fiea prima di tutto maturazione a~ohe su 9uesto terreno, se v~: politica e « invenzione J) di livelgliamo uscire dalle tropJ>o f acil1 li più avanzati di organizzazione e st:-umentali interpretazioni degli e di esperienza. 1!1tri,_cogliamo i passi avanti rea- In questo senso abbiamo cor hzzatt. rettamente affermato che il ruo11 ~~ronto non. è stato fi:t Io del gruppo dirigente non è sos!emton del pa~o e sostem· quello « tradizionale J) di « dare » ton dell~ _spontanei~, ma sul la linea ai compagni, ma queBo mod~ di mtendc:re il. ruolo. la di promuovere incessantemente le f unz1on~ del pai:ttto e il suo pro- condizioni e le iniziative che percesso d1 costruzione. mettono di rompere la separazioDipingere i compagni del P.d. ne fra chi elabora e chi lavora U.P. come coloro che sostengo- od movimento e di far sì che no che si tratta di ripartire da l'insieme dei compagni sia chia· zero e di puntare tutto sull'auto- mato a decidere delle scelte tatnomia operaia affidando al mo· tiche come di quelle strategiche. vimento e solo ad esso il compi- Qualcuno potrebbe voler vedeto di dare risposta a tutti i pro- re in questa scelta una ·critica blemi e che, coerentemente con radica1e a tutti i modelli organiz.. questa posizione, invitano i com- zativi che il movimento operaio si è dato neHa sua lunga storia, e clomudarci se riteniamo davvel'O che « ieri • fossero possibili scelte diverse. A noi questa domanda inteiessa scarsamente, perchè quello che conta è ciò che vogliamo e possiamo fare oggi_ Se guardiamo all'oggi non c'è dubbio che l'esperienza compiuta dal movimento operaio negli ul· timi 10 anni, il processo di maturazione politica che è andato ar vanti, il rifiuto della delega, l'esigenza sempre più avvertita da migliaia di militanti di uscire daDo impegno neBo specifico (sia esso nella fabbrica nella scuola, o nel quartiere), stanno a dimostrare che è p015Sibilecostruire una teoria, ana prassi e una organizzazione eome prodotto di un lavoro coBettivo senza ddeglae a nessuno. U dibattito teorico non è pertanto il cappeDo da mettere 50pra il lavoro di ogni giorno, ma nasce proprio dentro il lavoro di ogni giorno, nell'urgenza di due risposte non provvisorie e noa semplicimche, al perchè di 1111 certo impegno e alle prospettive generali del DOSL-o lavoio. L'assemblea di Firenze non ha certamente dato risposte definitive su questo ierreoo; ma già 1,avere individuato resistenza del problema e anche dei d~ l'avere dimostrato c:ihe essi non sono di impeaHDCnto allo sviluy po del processo di unificazione, è un risultato enormemente positivo. I nostri critici sanno bene, anebe quando parlano di mancata unificazione, che non eravamo andati a Firenze per unuica.rci ma, più semplicemcotc, per dan:i 1IJl programma attraverso il quale far crescere un rapporto stretto con il movimento e con le altre forze di sini~ per fare del processo di uniricazione un fatto di crescita generale del movimento ~ peraio e non di sistemazione or ganizzativa di una piccola parte. Usciamo da Firenze più forti e più uniti, decisi ad andare avanti. Lo faremo senza tatticismi, senza diplomazie o peli sulla lingua, con la consapevolezza che il successo del nostro diseJtDo non riguarda i militanti del PdUP e del Manifesto soltanto, ma tutto il movimento operaio. NeHe prossime settimane, suDe scadenze imposteci dall'avvel'S8rio padmnale governativo e su quelle che ci costnri!'emo con la nostra iniznttiva avremo modo tutti assieme di verificme l'importanza dell'assemblea di F:ireme, delle modif"teazioni che ne sono scaturite e di dimostrare che la rapida concJusione del processo di unificazione non risponde soltan· to ai desideri dei compagni delle due organizzazioni, ma alle esigenze più generali del movi· mento.

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