Due anni di Unità Proletaria - Fascicolo speciale - febbraio 1974

) . UNITA' PROLETARI.A L' elab,orazionee· 1a costruzione ' del Partito di Unità Proletaria e del suo (di Silvano Alla decisione di pubblicare, con notevole sacrificio finanziario, la raccolta di una serie di editoriali e di articoli usciti su Unità Proletaria dal 1.o numero fino a tutto il 1973, non è estranea l'esigenza di fornire ai militanti del PdUP e ai compagni della sinistra un materiale a nostro giudizio indispensabile per una riflessione complessiva su cosa il PdUP e il suo giornale sono stati e hanno rappresentato in un arco di tempo, certo breve, ma denso di avvenimenti e di fatti estremamente signifi~iativi. In questo senso si tratta di un materiale prezioso che mettiamo a disposizione dei compagni in vista del 1.o Congresso Nazionale del Partito e degli sviluppi del proc,esso di unificazione con i compagni del Manifesto. Il giornale nacque dall'esigenza di avere uno strumento di collegamento e di battaglia politica che garantisse un respiro generale alla nostra azione. .Quella che pubblichiamo è insieme la storia del giornale, delle sue difficoltà e dei suoi limiti, e più in generale, quella del partito, del suo progressivo passare dalla fase della resistenza a quella della costruzione di una organizzazione impegnata a realizzare un ambizioso progetto di rinnovamento strategico e di rifondazione. organizzativa e politica della sinistra italiana. Il nostro impegno, del quale· ovviamente ha risentito 'tutta l'impostazione del giornale, può essere molto schematicamente diviso in tre fasi; quella della resistenza; quella della creazione di un minimo di struttura organizzativa; quella del processo di aggregazione a sinistra e della « nuova opposizione ». Sarebbe impossibile racchiudere ognuna di tali fasi dentro delle date o farla coincidere con delle risoluzioni formali, poiché si è trattato di un intreccio continuo per cui parlare di fasi ha un senso soltanto se .riandiamo alle scelte prevalenti, non dimenticando affatto che in qualche misura lo spirito che le ha caratterizzate continua a coesistere all'interno del Partito. Quando parliamo del 1.o Congr·esso del Partito come di una tappa estremamente importante, resa 'tale dall'esigenza e dall'urgenza di una sintesi complessiva dela nostra esperienza e elaborazione, -di una risistemazione generale del nostro discorso, pensiamo arl una occasione decisiva di superamento in positivo dei dati iniziali e di proiezione tutta in avanti della nostra azione. Unità Proletaria nacque ad opera dei compagni della sinistra PSIUP e della sinistra MPL come prima tappa significativa nella prospettiva di una loro unificazione. Si trattava di un impegno chiaro di due componenti di diversa provenienza politica ed ideale, animate dalla precisa convinzione che la parte migliore della elaborazione e dell'esperienza del PSIUP e del MPL non potesse essere salvata accettando l'indicazione dei compagni che sceglievano di confluire nel PCI e nel PSI. Quanto questa convinzione fosse giusta lo dimostra il fatto che nè nella linea attuale del PSI, nè in quella del PCI, si trova la più pallida traccia delle posizioni che i compagni confluenti affermarono allora essere irrinunciabili. Quando, apprestandoci ad andare al congresso, cerchiamo di compiere un bilancio della nostra esperienza è giusto essere spietati con noi stessi, nella individuazione dei nostri limiti, delle carenze e difetti che ancora tolgono mordente e incisività alla nostra azione, anche se non dobbiamo certo dimenticare le posizioni di partenza e gli ostacoli che abbiamo dovuto e che dobbiamo superare. Certo negli articoli del giornale, nei discorsi e nei documenti del prigiornaleMiniati) mo periodo troviamo uno sforzo continuo di pr01ezione in avanti, una atte~ zione costante a portare il dibattito sulla prospettiva, ma come dimenticare che nella scelta di motti compagni il richiamo al passato, la fedeltà aJle battaglie di « ieri •, la coerenza con esse, pesavano almeno quanto la conYinzione che una organizzazione nuova non si poteva costruire guardando al passato? La stessa appassionante ed accesa discussione che a Livorno si sviluppò attorno al problema del simbolo e della sigla, non verteva su dati estetici, su esigenze di semplificazione, ma su nodi politici precisi ed era resa, in taluni momenti, drammatica da esigenze reali, anche se contrastanti tra loro, che andavano mediate in maniera seria. Chi, come il soNoscritto si trovò in quella seda ad avanzare una proposta che ebbe la quasi unanimità di pareri negatjvi. sa per esperienza diretta che nel lavoro di costruzione di una organizzazione non ci sono problemi isolabili e che un simbolo, una sigla, una testata di giornale, diventano problemi importanti, anche se apparentemente possono non sembrare tali, perché anche dietro di essi, stanno esperienze, concezioni della milizia politica, sacrifici di migliaia di compagni. Se c'è un grande merito da rivendicare per tutti i compagni che si riunirono il 2-3 dicembre 1972 a Livorno non è quello di aver superato le residue incertezze decidendo di fondare il PdUP senza ulteriori rinvii, quanto quello di aver compiuto una scelta che, mentre perdurava ed era forte lo spirito di resistenza, apriva decisamente le nuove fasi per il nostro lavoro. Apriva la seconda fase decidendo di passare con forza alla costruzione delie strutture iniziali del Partito, ma apriva anche la terza puntando su di un partito che, malgrado la modestia delle forze, si poneva subito l'obiettivo di realizzare un processo di rottura della cristallizzazione a sinistra e di avvio di un lento, ma deciso, processo di aggregazione delle forze della sinistra di classe . .Ognuno di noi era cosciente a Livorno che includere nella sigla l'aggettivo «socialista» avrebbe rappresentato dei vantaggi iniziali molto forti e tuttavia decidemmo unanimemente in senso contrario, non per settarismo e neppure pensando che il problema fosse quello di prendere le distanze da Nenni o da De Martino, poiché nessuna confusione era possibile su quel terreno. Lo facemmo perché, pur essendo ben coscienti che il movimento operaio non riparte mai dall'anno zero, che la tradizione socialista come quella comunista sono anche fatte di lotte gloriose., dei sacrifici e del sangue di milioni di proletari, di grandi sconvolgimenti politici e sociali, sapevamo anche, che oggi, in Italia e nel mondo, non si possono raccogliere le spinte rivoluzionarie nu~ve emerse a partire dagli anni 60, senza compiere a livello pratico e teorico '!" atto di netta separazione nei confronti di tradizioni che sono diventate paraltzzanH. Non pochi compagni posero allora il problema di dichiarare subito o~e il PdUP nasceva come partito marxista-leninista esprimendo la preoccupazione che in mancanza.di tale scelta potesse nascere una organizzazione senza principi e senza identità. Se rifiutammo tale proposta non lo facemmo affatto pensando che Marx e Lenin fossero dei ferri vecchi da riporre in soffitta, ma sulla base (continua a pag. 31) Biblioteca Gino Bianco

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