Due anni di Unità Proletaria - Fascicolo speciale - febbraio 1974

UNITA•PROLETARIA 31 L'elaborazionee la costruzionedel PdUP···, attraverso il (continua da pag. 2) della convinzione che l'esperienza del passa:o così come la storia ,..e◄uunr ripensate alla luce dei dati nuovi emergenti dalla situazione interna ed internazionale. Rifiutando una teoria già tutta tar-..a e una concezione di partito bella e definita, non sceglievamo lo • spontaneismo • e neppure assumevano come nuovo • tabù • l'autonomia operaia. Eravamo e rimaniamo convinti che la difesa dell'autonomia operaia è possibile soltanto garantendo ad essa obiettivi tattici e strategici e strumenti per una azione politica più avanzata e che in una fase caratterizzata dal rifiuto derla delega e dei modelli di organizzazione prefabbricati, elaborazione e org3.nizzazione si possano costruire collettivamente, vivendo e ripensando l'esperienza concreta del movimento. Può anche darsi che rileggendo la nostra breve storia, la nostra esperienza appaia contraddittoria, caotica e talvolta alternante, certamente dispersiva, ma quanta maggiore ricchezza, quaat<e peleft~ialità nue,c c111crgene 99 a:alta1tia confrontano la nostra esperienza con quella di altre organizzazioni grandi e piccole, tradizionali e no. L'avere scelto, e non solo per difficoltà finanziaria, un partiti:> senza appara.ti, aver puntato per il lavoro nel partito e per il giornale sul contributo volontario dei compagni, nòn spendendo ad esempio per il giornale una sola lira per i compagni della redazione, non è stato facile né privo di inconvenien'ti. Non è certo agevole lavorare quando è difficile • coprire • te quando si aspettano gli articoli per il giornale fino all'ut!ima ora, ma questo era il prezzo che dovevano pagare se volevano realizzare i nostri obbiettivi. · Il processo di crescita nella capacità di direzione collettiva fa già oggi intravedere la possib"lità di u raoido superamento delle più grosse difficoltà e il raggiungimento di una capacità di iniziativa che nessun apparato avrebbe mai potuto garantire. La rilettura di una parte del giornale serve anche a spiegare come sia stato possibile, malqrado le difficoltà create dalla situazione e i nostri limiti, conseguire risul!ati decisivi. La spiegazione dei successi si ritrova nella validità di una linea politica, che ha retto alla verifica degli avvenimenti. Oggi tutti parlano di crisi economica, della sua gravità, deHa 'incapacità e impossibilità del sistema di uscirne senza riuscire a rimettere in discussione le capacità salariali e di potere dei lavoratori, senza aggravare drammaticamente le già precarie condizioni di vita di milioni di cittadini senza rimettere in discussione la stessa agibilità democratica; ma ieri quando uscì t•articolo che segue sulla situazione economica e sulle sue prospettive, quanti sorrisi di compatimento, quante accuse di • pessimismo » o di disfattismo e quanti buoni rimprove i di essere dei " grilli parlanti ». Di fronte alla accentuazione della politica antipopolare del governo, alla ripresa della lotta operaia, al crescere della tensione sociale nelle grandi cit• tà e nel mezzogiorno, all'emergere di una catena di scandali che coinvolgono direttamente il governo. sono in molti ad ammettere la crisi irreversibile del centro sinistra, ma come non- ricordare quanto diversa fosse la si1uazione soltanto alcuni mesi addietro! Allora mentre ci appellavamo al PSI affinché non subisse ll'enesimo ricatto padronale e democristiano, rifiutandosi ad un'altra e più grave capitolazione e proponevano l'unità della sinistra per una politica dì nuove opposizioni, erano in molti dal PCJ al PSI a Lotta Continua, che se pure con motivazioni diverse ci accusavano di essere degli • utopisti •· Certo che di fronte alla situazione generale del paese nessuno può più negare che il centro sinistra di Rumor non ha invertito nessuna tendenza rispetto ad Andreotti e che il centro sinistra è una delle due facce della politica di centrali'tà democristiana e non una rottura di essa. Mentre Fanfani punta le sue carte sul referendum per creare diwisione fra i lavoratori, attacca l'unità sindacale e lo sciopero, svelando il suo dispregio di stampo autoritario neogollista, più comprensibile appare il nostro discorso sulla D.C. e anche il nostro slogan « uniti si ma corrtro la D.C.,. assume un significato di scelta politica che va bene al di là della ricchezza di una parola d'ordine. Proprio in un momento di stretta come quello attuale, importante appar · contropun o dato dal giornale e dal partito alla riapertura del dibattito e alla ripresa della iniziativa sul tema dell'interclassismo cattolico, poiché oggi plù che mai appare urgeate un'azione diretta che acceleri il processo di liberazione delle masse cattoliche dalla egemonia democristiana Mentre la linea del condizionamento e dell'accordo con la D.C., che nella versione PSI si chiama partecipazione al governo e in quella PCI, compromesso storico, si dimostra sempre più perdert!:e, perché incapace di dare una risposta ai problemi che stanno di fronte ai lavoratori, appare chiara la nostra insistenza nel proporre a tutto il movimento la linea della nuova opposizione che appare oggi l'unica proposta realistica se si vogliono evitare grosse sconfitle. I Come non ricordare infine che uno dei fili conduttori di tutta la battaglia dì Unità Proletaria è stato quello della lotta alla repressione e del recupero di un antifascismo militante? Gli atti del convegno di Firenze che usciranno fra poco costituiscono un materiale molto ricco su questo argomen o. Intanto però coma non prendere atto, che mentre si diradano, lentamente, trcppo lentamente, le cartine fumogene che hanno coperto l'azione eversiva e si svela la catena di omertà e di complicità che dal governo alle questure hanno legato stret~amente ambienti pc,litici economici e militari all'insieme di a. zioni criminali che va sotto il nome di trama nera, i bombaroli fascisti riprendono la loro criminale attività, gli scandali sommergono milita~, magistrati e uomini di p_artito. gli amici della CIA. non certo all'insaputa di Fanfani mettono in-allarme le caserme nel tentativo di bloccare la lotta operaia e di costringere, con il ricatto del " Golpe », sinistra e sindacati a cogestire la crisi contro i lavoratori, la proposta del rilancio di un antifascismo militante, non celebrativo, con contenuti sempre più chiaramente anticapPalistici, appare come 'unica Yia possib«1"! per e dere insieme la democrazia e le pro5J1etti11e di trasformazione della società? !>otremmo continuare a lungo, nel citare articoli, prese di posizioni, che, controntati con- la situazione odierna · stanno a dimostrare la giustezza della nostra analisi, la coerenza e il realismo delle nostre posizioni. - Ma il compito di questa- pubblicazione non è quelto di dimostrare quanto si3.mo stati bravi, quanto abbiamo visto giusto. Ciò servirebbe al massimo per fare d:?lla propaganda quando il problema che abbiamo di fronte non è quello della propaganda ma dell'ulteriore sviluppo e arricchimento della nostra iniziativa politica, in una situazione di crisi che rischia di scaricarsi vertirzlmente sui mcmlll'fmto: operaio-, mettendone in discussione non soltanto, te. conquiste, ma g[j stessi connotati- poITfici. - BibliotecaGino Bianco suo giornale I li compito p1u urgente al quale siamo chiamati a contribuire, con l'azione del partito e con il giornale è quello di costruire dentro la crisi un'azione che sia insieme una puntuale e dura risposta all'offensiva padronale e di affermazione di obbiettivi, pure parziali, di una linea di potere dalla fabbrica ana società. Per noi nuova opposizione, non significa più propaganda contro il governo, né predicazione di obbiettivi finalistici, ma un incessante azione che superando la separazione fra lotta sociale e lotta politica, riconduca la conquista di successi tangibili su obbiettivi immediati nel solco di una prospettiva di lotta per la trasformazione della società. In questa prospettiva . il giornale può svolgere un ruolo determinante nel fornire a tutto il movimento elementi di analisi e di elaborazione, indicazioni di lotta, nel garantire una circolazione delle esperienze più significative, tali da favorire la costruzione di un programma di lotta e di contestazione degli equlllbn polmc1 ed econom1c1, che l'avversario di classe, con l'uso spregiudicato della crisi, intende invece consolidare. Ciò appare tant_o più urgente quando si ha coscienza che il movimento di lotta si sta sviluppando con grande ampiezza, ma che tutti aperti rimangono ancora i problemi della sua qualificazione e durata, della sua reale unificazione, della sua capacità di stringere organicamente in una unica linea di contestazione dell'organizzazione deHa fabbrica e contestazione dell'organizzazione capitalistica della società e dello stato, quando irrisolti appaiono i problemi della unificazione del fronte sociale antagonista, quando pesanti ipoteche si oppongono al processo di costruzione di un sindacato unitario realmente democratico -e classista e mentre la spinta alla lotta nella scuola tarda a materializzarsi in piattaforme e strumenti in grado di ridare slancio e prospettive alla lotta. Se tutto ciò non bastasse, basterebbe pensare, infine, ai grossi problemi di unità generale del movimento che possono essere risolti soltando, se nelle campagne sàremo in grado di rilanciare la lotta su obbiettivi di potere e di riforma con un'azione che disaggreghi il fronte rurale di Bonomi e di Diana e se i disocupati non continueranno a rimanere· soli con se stessi. In una situazione tanto grave, con un partito in continua crescita, la pubblicazione di questa raccotta di pezzi di Unità Proletaria vuole costituire anche un atto di positiva provocazione verso tutti i compagni del partito, ai quali non si chiede soltanto un impegno sempre più forte, affinché c~n 8000 abbonamenti, con la sottoscrizione, l'aumento della diffusione e il pagamento regolare del giornale, sia possibile evitare che la decisione di non aumentare il prezzo del giornale, malgrado l'aumento pauroso dei costi, si traduca con un danno irreparabile per il giornale stesso, ma anche un impegno personale e collettivo nel fare il giornale. Fino dall'inizio avevamo affermato che volevamo un giornale che fosse, in ogni suo numero, realizzato con il concorso sempre più largo dei militanti. Avere affermato una esigenza non vuol dire avere risolto un problema che invece rimane aperto in tutta la sua ampiezza. Una reale socializzazione del fare il giornale non è certo obbiettivo facile ma certamente non impossibile, si tratta di utilizzare anche l'uscita di questo opuscolo per aprire un dibattito generale, sul ruolo del giornale, su com'è e come dovrebbe essere. Tutti insieme dobbiamo porci il problema di come il giornale, .anche in vista del congresso e mentre il processo di unificazione con i compagni del Manifesto arriva a strette difficili da superare, possa contribuire sempre più e• sempre meglio allo sviluppo del dibattito generale attorno alle nostre proposte politiche e organizzative. Un uso più razionale delle nostre forze, in netto rifiuto alla delega a pochi compagni del compi•~o di fare il giornale, ma una sua sempre maggiore apertura al contributo individuale e collettivo dei compagni della sinistra è il minimo che oggi si richiede .a tutti noi sapendo però che il problema di fondo è un altro e riguarda il continuo rinnovamen!o dei nostri metodi di lavoro e dei nostri strumenti. Forse anche per creare un contrappeso alla grande ondata di normalizzazione che ha investito l'insieme-della sinistra è oggi molto di moda parlare di rinnovamento. Ne parliamo nel partito,· ne parliamo assieme ai compagni del·· Manifesto quando discutiamo delle prospettive dell'unificazione, ma i fatti si incaricano spesso di dimostrare la validità di un, vecchio proverbio che ammonisce che fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. In effetti parlare di rinnovamento, rispolverare ogni tanto il grido: « largo ai giovani ,. affermare ad esempio che dalla unificazione PdUP-Manifesto deve uscire uha organizzazione « nuova », non servirebbe assolutamente a nien'te se venisse a mancare una condizione che è pregiudiziale per qualsiasi azione di rinnovamento che è quella dell'ingresso nel partito di migliaia di nuovi militanti. Quando guardano a noi o quando ci interroghiamo pieni di fiducia, ma non privi di dubbi, su come sarà la futura organizzazione, non possiamo dimenticare neppure per un istante, che i quadri dirigenti del PdUP e del Manifesto, nella loro maggioranza, sono compagni che hanno alle spalle una lunga milizia, della quale vanno giustamente orgogliosi, ma dalla quale hanno anche mutuato me• todi di lavoro, abitudini, convenzioni che non sempre coincidono con !'esigenze delle nuove avanguardie di lotta. Ora, sia chiaro, nessuno di noi però può cambiare se stesso soltanto attravérso la buona volontà e lo sforzo intellettuale. Un cambiamento reale può essere solo il risultato di un lavoro collettivo all'interno di realtà che vedano il progressiv,o prevalere di forze nuove, non logorate da anni di dura milizia. Quando parliamo di uno sforzo del partito e del giornale tutto te.so a far sì che una nuova leva di militanti, soprattutto operaia. entri nel partito, non cerchiamo soltanto una verifica in positivo delle nostre capacità di esperienze e neppure come semplice convalida alla nostra convinzione che sta crescendo a tivelto delle avanguardie di lotta la coscienza che occorre dare al movimento uno strumento di lotta politica adeguato alle esigenze che si avvertono, avvertiamo soprattutto l'esigenza che queste forze portino nel partito, tutta intera, la capaci'tà di lotta e di direzione, dimostrata nella fabbrica, come nella scuola, nelle campagne come nel quartiere. Qui risiede la posibilità di un grande balzo in avanti nella forza, nel prestigio e nelle capacità di ,azione politica del partito e quella di fare del PdUP e di Unità 'Proletaria, strumenti sempre più incidenti in una prospettiva di costruzione di una risposta vincente ai. problemi del lavoro, della democrazia, posti drammaticamente sul tappeto dalla crisi economica e politica e di una ri• sposta non propagandis:Uca al disegno sempre più avvertito,. ,di costruzione di una società nuova. ì

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