Canzonette del senator Lodovico Savioli bolognese tradotte in latini versi

CANZONETTE DEL SENATOR LODOVlLO SA.VIOLI BOLOGNESE Tradotte in Latini Versi Elegiaci DAL SIG. ABBATE / ANTONIO LAGHI PARROCO DI SANTA CROCE DI FAENZA Ristampate con mw-ve Annotazioni. Storiche , e IUitologiche. IN FAENZA PRESSO MICHELE CONTI M D C C C V I I.

/ M MAZ 0700 00167 MAZ :j808

( 3 ) LO STAMPATORE AL LETTORE. L a favorevole tircostan~a, che mi si è da• ta, di pubblicare una Scelta di Sonetti con la Versione in Versi latini fotta dal Chiarissimo Sig. Abb~te Antonio Ltighi , fa rivivere in. me l' idea , che da lungo tempo aveva concepita, di riprodurre con le mie stampe le prime dodici Can~onette del celebre Senator Lodovico Savioli g ià tradotte in latini V'érsi Elegiaci dallo stesso S ig. Abbate Laghi. Il rapido smercio, ch'ebbe la prima Edi:;ione , le continue ricenhe , che ne v engono fatte al m io N ego~ io , e I' occasione di poterle unire alla Sc; lta medesima di Sonetti , mi determinano ad eseguire questa ristampa • N on manca essa di qualche pregio di novità, mentre è piaciuto all' Autore di ritoccare in al· cuni luoghi il suo lal!Oro; ed io ho procurato di fa rla corredare di erudite Annota~ioni Stori· che , e Mitologiche , le qt!ali non saranno nè discare , nè inutili particolarmente ai giovani Dilettaiui di Poesia. Se mi riuscirà di trar di mano al nostro Autore le poetiche latine Versioni dci Sacri libri della Cantica , dell' Ecclesiaste , e della Sapien1a ; le quali egli tiene in pronto per le stampe , m{ ajfrettero di renderle pubbliche , onde gli Eruditi possano unirle alla di Lui applauditissima versione dei Salmi • Vivi folice .

( 4 ) I. A VENERE O Figlia alma d'Egioco, Leggiadro onor dell'acque , Per cui le Grazie apparvero , E il Riso al Mondo nacque. O molle Dea , di ruvido Fabbro gdosa cura, O del Figliuol di Cinira Beata un dì ventura . Teco il Garzon , cui temono Per la gran face eterna , Ubbidienza, e imperio Soavemt:nte alterna. Accese a te le tenere Fanciulle alzan la mano : Sole ritrosa invocano Le antkhe Madri invano. Te su.Jle corde Eolie Saifo invitar solea, Quando a quiete i languidi Begli occhi Amor togliea . E tu

( 5 ) A . · fruni; lma] o·vis soboles, pulcherrima gloria aquaQua Charites, primwn qua satus orbe l ocus ~ Sollicita o duri , mollis Dea , cura Mariti a O qure jam CynirC!J gaudia l'rolis erq,s , Filius ipse tibi ueda metuendus , & arcu Paret ;> & alternis legibus imperitat. Ambit te blanda facilem prece fervida Virgo ; \ A ·versam frustra sola fatigat Anus • Sue-verat e somno vigili Sappho excita fiamma. Scepe tìbi .dtJolutm sollicitare chelyn • Tuque

i( 6 ') E tu richiesta, o Venere , Sovente a lei scendesti , Posta in obblio l' ambrosia ; E i tetti ·aurei celesti . Il gentil Carro Idalio , Ch' or le Colombe addoppia ; Lieve traea di Passeri Nera amorosa coppia ... E pJentre udir propizia Solevi il flebil canto , Tergean le dita rosee Della Fanciulla il pianto ~ E a noi pur amco insolito Ricerça il petto ardore ) E a noi r esperta Cetera Dolce risuona amore . Se tu m' assisti , io Pallade Abbia , se vuoi , nimica ; Teco ella innanzi a Paride Perde' la lite ' antica. A che giovar può r Egida , Se il Figlio tuo percote ? Quel, che suoi dardi possono; L' asta immortal non puote . / M eco

( 7 ) Tuque altas oblita domos, mensasque. Deorum Lrzta aderas gratis sa;pe vocata modis. Qua! nunc iàalire gauàent subiisse columbre , Aurea lascivus sub juga passer erat. Et dum fiebilibus prreberes 'Versibus aures; Tergebat m.adidas candida dextra genas. Et me non soliti pertentant peéioris restus ; Doél:aque jucundo ludit amore lyra • Diva fave, & tristi. videat me lumine Pallas ;" Sub 11hrygio retulit judice viEta pedem. H orrida quid nati certos juvat JEgis in iél:us? Haud gravis hasta quidem , quod sua tela , ( potest. Me

Meco .i . mortali innalzino Solo al tuo nome altari ;· Citera tua divengano Il Ciel, le Terre, e i Mari . Or ecco il pie' rivolgere A' Regni tuoi mi piace : Se tu mi sei contraria , D' onde impetrar più pace?_ Sai che vezzosa, e rigida Fanciulla il cor m' accese ; Costei placata io çhieggoti, O Citerea cortese. Tu , Dea , se i preghi il vaglionq, · Pietate a lei consiglia : D~l gi9vin seno esèluderla Non c}~e ~ se te somigli'l • . :··· (, Me

Mecum uni certent aras tibi ponere gentes 1 Et tibi sit tellus, aJquor, & cethra Paphos • En tua jam rurms repeto gratissima regna: Quis dabit, infensa te mihi ., pace frui ? Aspera qua m nitido me torreat igne pùella, Scis, Dea: fac levius torreat illa, rogo. Si te -vota mo\1cnt, doceas miserescete amantis .~ .A.udiat; f..,., similis _ si tibi :> len.is erit. 11ù:

( I ,O ) II. ALLA FANCIULLA ABBANDONATA . M e non tuffò nel T anai Braccio di Madre Scita, E non di Scilla inospita Il fianco a me die' vita . Non io crudel spettacolo Al fondator di T e be Nacqui a fraterno esizio Dalle .incantate glebe . Ed anco a noi pieghevole Il Cielo anima diede ; Non l' è pietate incognita; Non cortesia, non fede. Il giuro , al cor mi scescera Le tue dolenti note : Io sospirai ; di lagrime , Vuoi più ? bagnai le gote . Piansi , e il furor, che t' agita, ~ Che a lamentar ti mosse , Quasi improvviso fulmine~ La vinta alma percosse . Ma

( 1 I ) 71/1' in undas :~ J. f .L e scythica hauà Tanais mater demcrsit Nec genui~ re.ftui.s invia Scylla fretis ~ Non ego thebano $peélacula tristia Cadmo Cantatis frau·cs perdere natus p,gris. Et facilem natura animum,mentemque benignam Mi dedi.t ; huiç pietas, hu~c bene nota. fides . Persensere tuos, testor, prrecordia questus, Indolui, tepidas prolni & imbre gerlas. Ingemui, & viélum feriit , me fulminis instar, Sollicitat 2uerulce qu~ tibi corda furor. A.st ;

( I.t ) Ma deh ! pei dì men torbidi , Ch' or richiamar non lice , Pet me , per te medesima Pon fine all' ira ultrice • Eterna fe' , confessolo , Più volte a te giurai , N è, il san gli Dii , giurandola Di spergiurar pensai . S' altro fu poi , non volgasi Dell' opra in me la colpa; Amor del tutto origine, Il solo Amor ne incolpa~ Onnipossente , indomito, Signor d' incerte voglie Lega a suo grado gli animi ?. E a grado suo li scioglie • Che non s' udì dal Tessalo Deidamia giurare ?, Fede g~urò perpetua ; Giurò di ritornare. Rise il Figliuol di Venere I giuramenti , e i voti, E voi , gridò, portateli P el Mar Carpaz.io , o N o ti •· Ed

( I 3 ) .A.st rogo per lcetos, nec fas nwdo dutere, soles, Per me~ perque oculos, sis satis ulta tu,os . \ Certa tibi, fateor, jura'Vi jt1Jdera sl11pe , Nec tibi, Dii norunt, sum dare 'Verba rq,tus. Sin aliter , tanto non hoc ego crimine damner; Solus enim tanti criminis auaor Amor. Indocilis, nimiumque potens, le"Vis arbiter araos llle iterat nexus, ut l"Ul;et, ille secat. Qui.èl non Scyriadi Phthius juraverat heros ~ Et celerem reditum , _perpetuam9.ue ficlcm ~ Perfidus irrisit jurantis vota Cupido: Vos2ue ~ ai.t ~ .lEgl1Jum per mare ferte, Noti. Et

( 14 ) EJ aspéttÒ la misera Le infide vele invano, E invano al peùo ingiuria Fe' coll' avversa mano ; E invan discinta , e pallida Pianse sul lido incolto; E i pianti suoi bagnavano .Al picciol Pirro il volto. Y ùoi pitt? ' le leggi ei modera Amor. del sordo Fato , Egli i decreti ferrei Segna col dardo aurato . Ei ftt , che agli occhi otfersemi Cara beltà novella , E coll'usato imperio Disse : arderai per quella . ·Arsi : tra 'l foco insolito · Tu mi tornasti in mente, Tuo sdegno, é tuoi rimproveri Tutto ebbi allor presente . Il Nume io stesso, io supplice Pregai , sicchè cessasse , Fei voti , onde mcn rigido Tua p~da a te lasciasse. \ Ma

Et frustra infelix fallacia lintea mansit, Planxit & infensa peBora aperta manu; Et, Pyrrho lacrimis in parva cadentibus ora,· Squalida in incr,tltis palluit illa plagis • Quid ? blan.dus moderatur Amor crudelia fata, Ferrea & aurata cuspide jussa notat . fignem; Ipse no-vum nitidumque o.ffert mihi callidus . Teqne hic, imperitans, torreat ignis, ait. ( sas, Torreor, 'atque ani~o mihi tu tamen ipsa recurEt mbeunt mixtis aspera probra minis. Lenior ut cesset, prcedam tibi linquat ut uni. Multa Deo supplex ·vota, precesque tuli. Ast

( 16 ) Ma_da sue leggi ir libero Chi può~ se a lui non piace? Vivo il novello incendio Tien coll'eterna face. , n· ogni timor ' qual siasi' Il Dio mi vuoi securo, Mentre il rimorso togliemi Per fin del mio spergiuro. Eco genril dolendosi Del suo crude! Narciso ln voce ignuda , ed arida Can,.giò le membra, e il viso. Clizia affannosa Driade · In croceo fior cangiata Tien volta al caro Apolline La faccia abbandonata . .Tregua a· sospiri , e a lagrime, Fine alle tue querele, Onde gli OH non t' abbiano Pietà così crudele. Già

( I 7 ) Ast illo Cj[Lisnam in'Vito detta jura retraBèt ? De face mi flammas injicit u_sque novas. Et me perjurum curis cum 'Vindicet cegris > Ipse jubet trepidos deposui sse metus. Ingratum dum Echo puerum pulcherrima mceret, Vertitur in falsos saxea JaBa sonos . Luteolo Clytie vultum su.ffusa colore Solis in aèl:versos 'Versa mo'Vetur eqttos ~ Usque adeo ne te crelestja manina tangant, 11Iwsta queri insanis dcsine plura modis . B !am.

( 1B ) .r . I I I. IL PASSEGGIO. Già già sentendo all' auree Briglie allentar la mano Correan d' Apollo i fervidi Cavalli all' Oceano . .Me i passi incerci trassero Pel noto altrui cammino, Che alla Città di R omolo Conduce il Pellegrino. Dall' una parre gli arbori Al piano suoi fann' ombra , L' altra devoto portico Per lungo tratto ingombra • La tua, gran Padre Ovidio , Scorrea diffidi , arre, Pascendo i guardi , e l' animo Sulle maestre carte. Quando improvviso scossemi L' avvicinar d' un Cocchio, E ratto addietro volgere Mi fece il cupid' occhio . Su

( 19 ) •• r l } J am frcenos ubi solis e~ui sensere remissos. Se se pnecipites in ntaris alta dabant . Qua via Romuleas bene nuto tramite in oras Ducit ~ forte ·va.go juverat ire :pede. Hac sacra stat celsis late spatiosa columnis Porticus , arboreis hac cadi t ìtmbra comis. Attentos pascebam oculos ) & carmine mentem , N a so, tuum relegens nobilis artis o pus . Cum subito rauco propioris murmure currus Exci.tor, & cztpido lztmine resiJÌCiò. Aure-

( 20 ) Su i pie' m' arresto immobile, E il Cocchio aureo trapassa , Che per la densa polvere Orma profonda lassa . Sola su i drappi serici · Con maestà sedea Tal:> che in quel punto apparvemi Men Donna assai , che Dea . Più bello il volto amabile, Più bello 11 sen parere Fean pel color contra rio Le opposte vesti nere . :Tal sul suo Carro Venere Forse scon•ea Cltera ; Da poi che Adon le tolsero Denti d' ingorda Fera. La Bella intanto i lucidi Percote ampj cristalii ; L' Auriga intende, e posano l docili Cavalli . Tosto m' appre.sso, e inchinami ) A quel leggiadro viso, Che s' adornò d' un facile Conquistator sorriso • Amor

( 2 I ) .Aureus interea stantem me pra:terit axis; Et denso arcntem pulvere signat humu.m : ' Serica fila super blanda gravitate sedebat; Ut magis a(tonito tr;.m mihi visa Dea ~ Pulchrius & nigra facles in veste refulsit; Pulchrius · & nivei pr~v.ituere sinus • Talis forte Venus CytherfX excurrerat oras i Ut jacuit rabido cccsus Adon~s apro • Concutit illa levi di.gito specularia; sentit .Auriga, & dociles, haud mora' sistit equos; f sto, Impiger accedo, atg_ue illam prope cernuus adQure milJ,i fiexani11JÌS ri$it qmfça modis. Qui

( 22- ) Atllor di tua vittoria Come vorrei lagnarmi ? Chi mai dovea resistere) Potendo , a tue bell' armi? In noi t' accrebbe imperio La destra man cort~se , Che mossa dalle Gra.zie Ai baci miei si stese . Risvegliator' di zefirì Ventaglio avea la manca, Ò~de soiea percÒtere Lieve la gota bianca . Ne'· moti or lenti , or rapidi, .Arte appa.,ìa maestra;. Lo Spettator dell' Anglia Così le Belle addestra . O man, che ·d' Ebe uguagliano Per lor bianchezza il seno, Òve fissando àllegrasì Giove di cure pieno . Forse sì · faue in Caria .Endimi.on stringeva, Quando dal Carro argemeo Diana a lui scendeva. Quei,

Ouì tibi de·viElus doleam? nam sistere contJ'a ..... Quis tu,a debuerat, vel potis, arma Puer? Vires blanda tuas mihi del'!!ra potentizts auxit , Oscula cpue JacLlis figere posse dedit • Altera dispanso ~ephyros l'evocare flabello Sue\Jerat, & tenems wndere srepe genas. Alterni certa motus ex arte decebant ; SpeElator nymphas sic colit Angligenas • O candore manus, Hebes qwe peElora prrestant , Qucc pote sollicitum 'Visa le\Jare l o'Vem. Tales Endymion Cario forte attigit antro, Delapsa e nitidi.s cum 'Vaga Luna rotis , /am

( 24 ) Quei vaghi occhi cerulei Movea frattanto 1\.mor~ ; Rette per lui scendevano Le dolci note al core ! Come potrei ripetere Qud, ch' a m~ udir fu gatQ? \ Dal nuovo foco insolito Troppo era il cor turbato . ' l IV. ALLA FANCIULLA C H E s' ·A D OR N T~ • Già col merlggio accellet•a L' ora compagna il pieçlç l E già l' incalza , e stimola N uova , che a lei succede; Entra· la luce, e rapida . pmpiç l~ stanf.e incornq •. Il pigro sonno involisi, · Apri i ~eglj occhi al giorno . Ci ne-

( 2.5 ) Interea glaucos Amor ipse mo·vebat ocellos ,' . Figebatqu_.e meo dulciq. verba ,sinu . Qui referam: intentis quce tunc ipse auribushausi? l[eu nimiwn jlamTJtis mens erat aEta rio·vis • .. J Am medio comitata die rapidissima fertur > A ltera jamqz~e illam ) quce subit 1 hora premit. Aurea lux intrat) jam jam tenet undiqne scdem . Candida desti~rtat lumina tarda quies • " l . • Po-

( 26 >. Cinese ta.zza eserc1t1 Beata il suo costume , E il roseo labbro oscurino Le Americane spume . S' erge secreto 'ul1 tempio ·Dell' ampie coltri a lato ; Le tue bellezze aspettano Il sacrifi.zio usato . ·Vieni . Sia fausta Venere, Gli ufficj Amor comparta , Le Grazie in piedi assistano > Tu seJerai la quarta. Forse al fissar sollecita Nel chiaro specchio il volto ) Ti parrà meno amabile Sol perchè men fi.a c6>lto . Pur se dal tuo giudizi-o Dissento , il porta in pace ; Negletto, e senza studio Più il viso tuo mi piace. Tal da' superbi · talami · Ddl' ampia Reggia .Achea Sciolta dal caro Pelope Ippodamia scendea • Tal

( 27 ) Pocula consuetos properent Si.n,ensia in usus , Spumeus & 1·oseo nigricet o1·e lig_uor. Ad piElos secreta toros attollitur cecles ; In sacra jam· so.litam te tua furma vocat. Hic tibi fausta Venus, Puu ale,s nmnia ·clidat, Stent Charites ~ quarto t~L quog_ue sicle loco . Ocyor ut faciem in vitreum deflexeris cequor, Forte minus nitidam, quod mimts apta , putes., At si non eaàent nobi:s sententia, parcas: Comta mihi nulla purius arte nites. HazuL secus ex aulcc thalamis ~gressa pelasgce Ling_uebat phrygios Hippodamia sinus • Haucl

\ Tal dallo Speco Emonio , Ove a Peleo soggiacque ;, Madre tornò del Tessalo L ' azzurra Dea dell' acque . Ma già tuo dolce imperio La fida ancella invit<l. ; Ella s' .appressa, e all' opera Stende la destra ardita . Già dal notturno carcere I crini aurei sprigiona , Ed all' eburneo pettine Gl' indocili abbandona. Segui , o fra quante furono Illustri ancelle espen:a ; Felice te ! la grazia Della tqa Donna è certa • Te nulla turbi , e rigido Serbi silenzio H loco : Solo garrisca l' Indico Verde amator del croco . Oh quante volte il Frigio Caro alla Grec~ altera Tacque, e con lui di Priamo Tacque la Reggia intera! Ella

( 29 ) Haud secus ccmonio pelagi Dea 11enerat antro Pelei quondam semine faéia parens • At celer obsequio , facilisque ancilla vacanti Inchoat audaci mnnera jussa manu. ] am solvit jla·vos noéiurno carcere crines , Et lybico indociles sedula dente colit . O perge ingenio ante alias solertior omnes ; Felix ! te Domince g ratia certa manet . Nil tibi turbet opu.s, teéiisque silentibus, una Lceta croco vi.ridis garni.la ludat a11is. O quoties Helence tacuit gratissimus hospes , Lim.inaqrw augr~stre conticuere clomus ! Inte-

( 30 ) Ella frattant·o ornavasi Pari all' eterne Dive , E il caldo ferro Iliaco Torcea le chiome Argive. Arser d' amara invidia Poi le Dardanie Spose, Arse d' amor Deifobo , Ma il foco incesto ascose . M' inganno? o il sacrificio Il chiesto fine or tocca , Nè ancor il Sol coi fervidi Cavalli in mar trabocca ? Grazie agli Dei . Sfavillano Le gemme olùe l' avviso. I rosei panni accre.!cono Bellezza al caro viso. Altri color non ornano La giovinetta Aurora , Quando Titon scordandosi L' oscuro Ciel colora . Tutto è compiuto : or libero Rimanga a' voti il luogo ; 1 Voi , che q uì i Fati guidano , Offrite il collo al giogo • D un- \

( 3 I ) Interea cultu di'Vas imitata decebat, Stabat & iliaco tortilis rere coma. fmen, Dardanidum invidia matrum tum palluit agPalluit & tacito crimine Deiphobus. Fallimur? aut nundum ) pe1jcEtis ordine rebus, Phccbus anhelantes gurgite mergit equos? (m(e, Dii tandem. Fulgent jam pulchrius undique gemPulchrius & roseis vestibus ora micant. Immemor ipsa senis tales Aurora colores Indrtta obscurum pingit ab axe polum 6 FinTs inest sacris. Superent modo fervida vota'.· Quos huc fata tra}nmt, vos date colla ju~o. Haud

( jl ) v. ALLA FANCIULLA . Dunque gli Dii non volsero Le mie speranze in gioco ? Te dunque ancorche tacita ..Pur arse il nostro foco ? - Chiusi volea modestia Quei cari labbri in vano , Che aprirli alfìn compiacquesi A mor ·di propria mano . Tu m· ami : il tuo resistere A torto alfin m' increbbe ; Esso · alla mia vittoria Pregio novello accrebbe . Deh più gradita all' animo Per te ,. che il puoi , si renda ; Che per mio ben ripeterla D<llla tua bocca intenda • Escan sinceri , e liberi I tuoi sospir dal core, Quegl1 occhi i miei ricerchino; E in lor li arresti Amore • Noi

( 33 ) H fDivi, aud mea. reddiderunt igitu"r •vota irrita Ussit & in tacito te mea fiamma sinu. Clausa silere pudor ne1.uicquam labra jubebat > Qur:e tandem ipse suis solvit Amor manibus • Ardes: haud merito, tam te pugnasse, querebar, N amque nova est palmis addita fama meis . Illa mihi per te, potis es> gratissima fiat ~ Utiliorque tuo rursus in ore sonet • Sincero cieat suspiria corde cupido , Sistat & adversos blandus utrique oculos , c Nos

ì \ ( 34 ) Noi vegga uniti Apolline S' esce dal lido Eoo , Noi, se nel freddo Oceano Attuffa Eto , e Piroo. Se te destin contrario Dal fianco mio non parte , Con pace sia di Venere , Lei non invidio a Marce. Me Amor di nuovo imperio Non graverà, ch' io creda; Egli che ad altra tolsemi , Onde foss' io tua preda. Fiamma , se i voti il mertano , Eterna ad ambo ei dia, Che ognor l' iStessa io troviti, E nuovo ognor ti sia . Pochi la Parca indocile Anni mi lasci ornai , Se teco possa io viverli , Sarò vissuto assai . Tu ( al desiato uffizio Ti serbino gli Dei ) Colla· tua mano chiudere Devi questi occhi miei . Ri-

( 35 ) Nos videat Titan constanti }cedere junélos, lEquore seu tullat ~ sive recond.at equos. Pace De re, nos slEVa queant ni avellere fata, Pulcra, nec in-video, Mars, tua Cypris erit . l ura iterum nec mutet amor : me spernere jussit Ipse aliam, felix ut tua prceda forem. Mutuus aternis urat nos ignibus oro , l Ut mihi sis eade m, sim novus usque ti bi . Effera Parca brevem concedat degere vi.tam . Sat mihi , si. tecum degere posse dabit • Tu claudes ( gratos servent te numina in usus J Tu claudes trepida lumina nostra manu • M resta

Richlameran tue lagrime 11 fuggitivo spirto :t Tu l' urna, ov· io riposimi; Coronerai di mirto . Poi dove i casi il chieggano Rasciugherai le gote ; \ Oltre alle fredde ceneri Amor durar non puote. Dido, tu il sai > serbavasi Intatta al buon Sicheo , Ma un tanto ben la credula Per poco ombra gode o . Figlio dell' aurea V enere > Giunon fuggendo, e l' acque ~ Enea discese ai vedovi Novelli Regni, e piacque. v r. 'ALLA FANCIULLA CHE LASCIA LA CITTA'. A i freddi Colli 1ndomito Il ghiaccio anèor s'ovrasta ; Soffia Aquilone :t e ai zefiri Signoreggiar contrasta • Sde-

J • { 37 )' J11(resta levem lacrimis animu:n revocabis o~ortis; Tristior & tu7Jtulq myru:a serta feres ; Humida èf-f:in jletu terges, ubi juverit , ora; · Haud et~ni1J?. exaClo funer(J iJ,urat amor • Certa viro intdélum juravlt Elisa pudorem ; Falsa parum tantq gestiit umbra l,ono. Raptus aquis, odiisque Deoo, no'Va -venit Elistt Regnq, 4n9his~aèf,es, grataque cura fui t. A (ret~· spera acllmc glacies dw·ata in collibus hor.. Et zephyrqs A.qu,ilo fiabra mo-vert: vetat , Extre-:

( ' 38 )' ( Sdegnoso il Verno esereita Le moxibonde forze , Chiude timor le Driadì Nelle materne scorze. Qual nova cura· esttania, · Quai pensier gravi, e foschi Te innanzi tempo guidano Dalla Cittade ai Boschi? I ' prati in pria si vestano · Dell' odorate spoglie ; · Prima ficovrin gli arbori L' onor di verdi foglie . Prqgne ritorni intrepida Dai caldi Egizj liti L' antiche forme a piangere, E Filomela, ed I ti . Allora ostenta H giovane Anno la sua beltate, Tal' era intero all' aurea Del buon Saturno et~ te. E allor tu ai boschi attoniti Mostra l ' amato viso. Felice te , cui- seguono Gli amor leggiadri , e il riso ! Psiche

( ~9 ) Extrémum àescevit hyems, latitantqu,e paventes çlausce materno c01·tice Hamadryades • Qu,ce novacura, gravis tibi quce sententià menti-2 Quid modo in agrestes ducit e.b urbe domos ? Florida odorato revirescant gramine prata, .Arbor & umbrosce -vernet honore comce • .A.ntiquas Progne formas miserata, vicesque~ Huc petat e Phariis jlebilis ales agris . Tum nitidam late frontem novus explicat annus: Talis Saturni te'mpore totus erat • . .A.ttonitis retegas tunc saltibus aurea vultus; Felix, quam. seq~itttr non sine amore jocus • Psy-

l ( 40 >' Psiche apparta; prostravasi La turba ·al suoi devota : E in te le selve onorino Divinitade ignota, Circonderan me misero Le ingrate mura intanto; Tue le delizie siano , Mie le querele, e il pianto. Qual è più ci~co , e livido Di gelosia sospetto , Lui ·mio ~ malgrado accogliere Dovrò , re lunge, in petto • Casta abitar compiacquesi D~an~ ,ancor le selve, La casta mano armavano Dardi terror di belve. Al Cacdator Gargafio, Che osò mirarlq. ~l fonte,· Ultrici acque ca.ngiarono La temeraria fronte . Pur ( cred~rai ? ) d1 Arçadia. L1 incoltp Dio la vede , Offre , e del Dio le piacciono Le offerte, il ceffo , e 'l pieçle! , . Nol

( 41 ) Psyche aderat , demissa solo pia turba jacebat ; Te nemora ignoto numine taEta colcmt • Moonia me mise rum claud&nt; te lceta beata m B.ura habeant, q'f.Lerulus me pr~mat usque do4 (l or , _ Sollicitus qui corda timor crud.elius angit , Absente , in'Vitunt , te ~ mihi peélu~ aget • Delia sUvarum. coluit quoque ca._sta recesstts, Annabant castas horrida te!a man.us . Inscius Aétaeon 'Videt lume se fonte lavantem ·~ Udus at ultriçi cçrvus oberr~~ çu]_tta. Pan 'Videt hirsutus ( 11ix credas} munera d·efert ; JJ!unora ' pestzue ' w~ rustica & ora placent . I c!

( 4%. ) Noi seppe il Sol; più tacita L' oscura notte arrise , Vide contenta Venere La ·sua vendetta, e rise . Roser lascivi i Satiri , Maravigliando, il dito, E alle ritrose Oreadi Piacque l' esempio ardito • Ma con chi parlo ? i fer"id] Fuggon dcstrier contenti , La-· mia speranza portano Essi , la voce i venti. Non s' involò più rapida Sull' infernal quadriga La Siciliana Vergine Preda di negro auriga. O avverso Amor , cui ·serbansi Sol per timor gli altari,. Pel cui voler sottentrano A, lieti i giorni amari; Te · in vano al éor giungendoti Un de' tuoi dardi offese, Se di tuo mal memoria Men crudo altrui non rese •· o

( 43 ) Id latuit Solem ; nigris taciturnior umbris Humida nox ja"Vit > risit & ulta Venus. Mirantur Satyri corroso dentibus ungue , .Dfontivagasque juvant fortia faé1a deas . Sed quid? equi properant, & grato pondere lceti Spes ipsi abripiunt ~ irrita 'Vcrba noti. Sicanis infernis non ocyor aé1a quadrigis Virgo abiit Stygii prreda superba ducis . Sceve puer, cui sorus adhuc pavor excitat aras , •' Turbida quo la:tis cura volente subit; N e~uicquam la:sere ti bi tua ~icula peaus , Ni , tua dum. reputas 'Vulnel'a , lenis eris . O ni-

( 44 ) V ti. ALLA PROPRIA I M M A G I N E . O di fanciulla tenera Prima , e miglior speranza , Poi ch' altro a lei non lasciano 1 t:empi , e lontanaqza ~ O di pietoso artefice Felice ardita prova , O tal , cqe in te volgendosi , Me stesso ognun ritrova . Te nov~ sqrti ~spet~ano In più beato loco , lo queste a tç prop!z~e Invidiando invoco. Tu mentre andrai sollecita Alla Fanciulla in dono, Dirai : nessuno offçndami , Per la più bella io sono . .V an p e al richiesto 4fflzio Per via spedita , e breve , Nè in altra man riposati , (;qe in quell~ man di neve~ · Amor ~ N ' " . ~ ------------------------------

.( 45 :) . O nimium tenerre melior, spesque una puèlltJ , Tempora nil aliud quando , locusque sinunt ~ O pia qttam miras properavit d~ x tra per artes; O qure spe5tanti me bene nota refeh • Te potiora alio dedaél:am fata reposcunt , , ' \}. ~ lnvidus, ut faveant, adprecor, illa tibi; Dum tu dileél:a~ dono mitteris amicce , Pltlchri.or, exclames, me , procul este, manet : I celer optatum persolver~ munus , & illi. Un i inte1· nivcas siste beata mam~s. Duca t

• Amor ti scorga. Ei rapido Trapassa i monti, e i fiumi; Ei regna ovunque, e il temono Temuti in terra i Numi. S' ella ricorda r ultima Aurora, e 'l lungo affanno, Se i giuramenti, e i gemiti, E i voci in cor. le stanno : Vedrai le guance rosee D' un bel pallor velarsi, E i cari occhi cerulei Accesi in te fissarsi. Piangea Corinna i taciti Furtivi amor svelati , Mentre Nason traevano Al frèddo Ponto i Fati; E la rimasta immagine Dell' amator lontano Cadde all' afflitta giovane Dalla smarrita/ mano. Cadi tu pure : indizio Sa~à, che tu sei cara ; N o n dee tua sorte increscere, N on dee parerti amara • Quai

( 47 ) Ducat amor: montes, rapidos & transilit amnes; Imperat ~ & superum turba verenda pavet. Si longas mem~uras, solemque sup:emum, Si verba, & gemitus, votaque longa tenet ; Attonitam roseis videas pallescere malis, Vertere cceruleos in. tua signa òculos• .Dicesta Corinna dolet secreta patescere furta, Euxinas Naso dum petit exul aquas; Excidit e trepidce digitis excussa remissis, Qucc pride11J, ra.pti restat imago viri • ( bor; Excide & ipsa; etenim, fueris quod cara ,fateExcide, n~c durum, nec tibi triste putes. Quce

Qual te ripari aspettano Della sventura avuta! :nen puossi a prezzo simile Comprar la tua caduta • Te raccorran le Grazie, Tu baci avrai soavi, Al paragon sarebbero Dell' Ibla amari i favi. S' interporranno all' opera Mille sospir frattanto ,' Nè le pupille tremule Perdoneranno al pianto~ Gli occhi da te rimovere Pur cercherà talora, Poi di mirar non sazia Vorrà mirarti ancora. Mille udirai ripetere Liete, e dolenti note ; Amor , da cui derivano ; Solo insegnar le puote . Oh 1e tue sorti vogliano Te fortunata appieno;, E al fin pierose ascondano In quel leggiadro seno. Sal-.

' ( 49 ) Quce tibi difficili.s 1·eparent dispendia sol'lis! Scilicet luec tantis proderit empta bonis. Excipient Charites , te basia grata beabunt· 7 V el mag is hyblacis basia grata fa-....is • Interea ex imo 11enient suspiria corde , Et jluet in malles fer-rida gutta genas. Lumina nonnunquam conata avertere, rurswn Flexerit in vulws nec saturata tuos . Audieris hetas, querulasque effundere ·vuces, Solus .Amor blando quas docet ore loqui • Oh_ tua felicem redclant te denique fata , Formosoquo velint te occuluisse sinu! L Haud

( so ) Salinace ardita Najade Là nel paterno rivo Non strinse a sen più candido Il Giovin freddo ~ e schivo . Nasso cagion di lagrime Più bianco sen non vide, Poichè Teseo portarono Le sorde vele infide . VIII. ALLA NUDRICE CHE CHSTODISCE LA FANCIULLA. - E tu pur giaci in'ltnobile , Tu a· voti miei nimica Sovra le piume tacite Posi la guancia antica ,. Sorgi , che stai ? me misero Tien la notturna soglia, ·Essa a mie preci arrendersi Non può, se tu non voglia. Forse

Haucl patt~as inte1' complèxa nlteniibr, nm!d.t Salmacis, invitum detinuit puerum • Flebilis hattd vièLit mage candida peaora Naxos j Thesea cum falsa~ vela tulere rat is : E t ttt immota jaces, votisque inimica resisti i, Et caput in tacito ponis anile toro • Surge age : noElurno retinet me limine porta , Nec patet ad nostras ~ te l'CI?-uente, preces . . l Num

( )2 ) Fòrse all1 amata Giovane Bellezza il Ciel concesse , Ond' anni freddi in carcere Senza amator traesse? Sorgi ; disdice a tenera Fanciulla aspra. N udrice ; Severa a lei custodia , E a te del par disdice. Di tua durezza in premio Che , dimmi , a te procuri ? Lamenti amari, ingiurie, Odio, e funesti auguri . Quante evitar poteano Fanciulle ingiusta morte , Se lor pietosa davano Nudrice i Fati in sorte? Non pel fedel silenzio D' infausta notte oscura Tisbe soverchio intrepida Fuggfa le patrie mura ; Nè dell' ·estinto Piramo Sulla trafitta salma, Il vergin petto apreòdosi , Lui raggiungea nud' alma. Ma

( 53 ) Num formam nitidce Dii concessere pueltm, Vi;veret ut nullis conspicienda procis ? fnutrix; Sw·ge age; nec teneram ju·venem decet aspert:& Aspera cura nimis nec bene l,l:tramque decet. Quce , rogo , difficli nimium tibi prcemia poscis ? Te manet infensis mixta querela notis. Quot non insano qucesìsscnt -vulnere mortem; Si leni custos mente fu~sset anus • Non Thysbe oòscurm per amica silentia no8:is Linqueret impavido teéla paterna pede; free strlélo foret ausa unquam se pt:rdere ferros Exanimum ju'Venem nec levis umbra sequi.,

( 5.4 ) Ma deh l' ·av:versa istoria Tua pace a te non tolga ; Apri : me l' ultim' atrio, \ Se non la stanza, accolga . 'fe te.stimon, te giudice · I nostri detti avranno ; I baci, ove t' offendano , Vuoi più? negletti andranno. Pç>che ascoltar concedasi , foche donar parole, ~ Colla Fanciulla al sorgere Non troverammi il Sole. i E~co , q i te dolendosi, ' Ella al balcon s' affaccia , Ella si strugge in lagrime , E tende a me le braccia ; N~ 14 ~gomenta f impetQ Di freddo vento, p pioggia , E sull~ pietra rigida Il nudo seno appoggia • Taccjo di nw, d1e assedia · ' L ' él;Cqua più densa , e greve , E i pie' mal fermi aghiacciano Per sottopposta neve . • ~ · Apri

( 5.5 ) Ah tibi ne tristes perturbent 11eElora casus · · r ' - ' Ni domus, excipiant atria: pande fores ~ Tu testis , judexque aderis sermonibus ipsq.~ Basia, UJ invita, nec dabo : l?ande fores ~ Fas mihi sit paucas audire, & reddere voces ~ Protinus a domina separet orta dies • En furtim re.serat de te conquesta fenestras,. Et mihi protendens brachia multa gemit. Nec rrtpidas horr~t pluvias , 'Ventosqu,e furentcs; In rigido nudos marmore nixa sinus • Ut taceam de me , gra'Vior qucm verberat imber; Cui pes ~n nivea lubricus alget aqua. Panàe

< s6 ) Apri , se a te più debole Nqn renda etade il fianco; Se avversa man non scemiti Il crin canuto, e bianco . Apri : ove nulla a moverti Pianto, o pregar non giova, Mi giovi amor medesimo~ Amor 1 ch' è Dio, re rnova •· Ch' egli me guida, ed ospite Me vuoi , conosci assai : Quel, ch'egli unir compiacesi ~ Tu diparcjr vorrai? Ch' altri a sue voglie oppongasf Soffrir non ha costume : Trema, se il fai, la vindice Paventa ira del Nqme, .Arse del Fjglio Ippolfco Fedra spergiura al Padre ; Mirra eom' arse al Ciprio Adon sorella, e }lf;;tqre? .Vinta infiammò Pasifae Per le bovine forme , La prole empia non tacquesl , Che in luce uscì biforme ~ r Con

( 57 ) Pr.mcte fores: ,sic non te infinnior wrgeat re tas; Sic manus haud canas $cindat iniqua comas. ( Etant,. Pande age: ni lacri1me, ni verba precantia fie~, Te saltem magno numine jleEtat Amor. Jioc duce,jam. nosti satis1 huc ego deferor hoszJes; lpsane conjungi, quor! jubet ille, vetes? H awJ,. patitur quemquam positis obsistere jussis : Ah ca-ve , & irawm disce 'timere deum • ..A.rserat Hippolyt~LfiJ; Phcedra perjura parenti; r- .Arserat ut patrio semine J11Iyrrha. gravis? Pasiphaè· infami su~censa. cupidine tauro Succubuit; proles orta biformis. erat ~ Te

( s8 ) Con peggior pena ei cerchiti Amor, se il prendi a gioco , Le antiche membra ei t' agiri Con scelerato foco . Nè l' onda tutta estinguere Dell' Oceano il possa : Ardi nud' ombra , ed ardano Il cener freddo , e l' ossa . IX. A L SO N N O. Ben sotto al Carro i vigili Corsieri atri affatica Del regnator Silenzio La tenebrosa amica . Ben Cielo, e Terra, ~ Oceano Tutto è tranquillo , e tace ; Ma non però la tenera Fanciulla nostra ha pace. Essa

( s 9 ) Te miseram delusus amor -violentitt~ u1·at ! Et tremulwn turpi torreat igne latus. Nec -valeat totis extinguere fluélibus aquor; · Deflagrent man es, ossa, vagusque cinis . ' . V.aa tenebroso per amica sil~ntia currtt l am nox umbriferos a,tra fatigat cquos . · r scit; l am tellus , vastumq!.f,e lequ,or, crell.f.mqu,e ql.!!ieSola scc:L optatq, iJace puella caret.

{ 6o ) Ess~ d' amot', che l' agìta, Ferita il lato mélnco Stanca le piume incommode Col giovinetto fianco. E già del fosco Memnonc La sconsolata m~dre Sorse tre volte a togliere L' ombre <\gghiaçciate., ed adre i E le pupille cerule Anço trovò tre volte Stanche , e per veglia languide , Ma a veglia ancor non tolte . Deh ai bruni luoghi; ov' abiti, Se prece, o Sonno, arri va ; Se ardesti mai ·posandoti Su gli occhi 1 a qualche Diva, Vieni z il leteo papavero ScuotélQ k t~mpie ingombre:. E le granq' éii,li · fenclano Le pigre , e rigid' ombre. Racçhiusi usci non vietino A te, che non t' ~nnoltd, E inòsservato, e placido Giungi alle :fid.e coltri • Pia . '

( 6 I ) Ipsa cupidineis .jamduclum saucia telis Versat in insomni mollia membra toro • .Memnonis & gelidas mater jam mcc_sta tenebras Ter rosei s late dispulit aaa rot-is ; Fessaque ter ·vidit vigilantia lwnina somno, Fessa t amen nondwn lumina somnus habet . Si nigra teEta preces mbeunt, st excepit l1mantem Diva unquam nitidis t e', bon-e Somne, oculis, ,, .Adproperes, p,utentque sopora. papa vera .fronte , Torpentesque umbras grandior ala secet . lanua nec clauso ptoperantem cardine tardet ~ .Ad leftum M cito liil vete t ire peà.e. lllié

Più cure asprè, e sollecite Lor troverai d' intorno, Ferme di non rimoversi Indi neppur col giorno . Ma inaspettato , e èarico n· obbllo li quor le asperga ' E lor toccando dissipi La taciturna verg_.a • ·Se su la sponda assidesi Amor·, si corchi, e taccia., O altrove il volo movere, Fin che tu stai, gli piaccia : Non manca, ov· ei rivolgasi Su l' instancabil ali , Se al Regno suo soggiacciono Gli Dii , non che i mortali . ~h e più? se al chiesto uffizio Altro s' oppon, si toglia, E a te fede! silenzio Guardi la muta soglia ; Col dito al labbrò ei rigido Il passo a ciascun vieti ; Solo l' entrar sia libero A' miti sogni , e lieti ; Figli

- lllic curarum circwn tristissima turba Assidet , inde novo non abitura die • Ast illam subito lethaus perluat humor, Aut taciturna gravi verbere virga juget. lnterea sileat, sponda si forte recumbit, Aut ali o penna prcepete migret Amor. Quolibet audaces poterit con\Jertere plumas; Parent imperio Diique , hominesque suo. Officio qucecumque nocent, hinc longius absint, Servet & assiduus limina muta Cbmes. La bra premens digitis acer subeuntibzts obstet, Solaque lrxt~ intus somnia mitis ,agat. Somnia

Pigli di te vestendosi Di cento ombre leggiadre :Escan dall' uscio eburneo Accompagnando il padre • Escano, . e me presentino Alia Fanciulla lUla; Oggetto indarno cercano, Che caro a lei più sia, Seco fra' sogni eli' abbiami, Poi ch' altro a lei non lice; E i sogni almen le fingano •11 nostro amor felice. Ma deh però, che fervidi Non sian nelr opra assai , Deh, che la gioja insolita Non la svegliasse mai. Sovente ancor Penelope Sognò del Greco amato, E nel sognar, destandosi ~ Credette averlo a lato; Poi fra Je piume vedove Stesa l' incerta mano , Dell' error, lassa, avvidesi; :E pianse a lungo invano • Deh

\ ( 65 ) Sumnia, quce blandas spccies sinmlantia ebumo Poste mant , placidum pone secuta patrem ~ JUegue ferant domincrJ gratce sub imagine formce, Gratior haud illi per-vaga forma 'Volat. ( nenti. 11fe saltem in somnis teneat ~ monstrentque teSomnia , jacunda nos caluisse face . Ast opere in tanto n imiwn ne fer'Vida persten t !' Ne inmeta evigilet percita lcetitia. Scepe etiam in somnis lenwm sibi finglt Uly ssem Icaris > & casto retur habere sinu . Brachia se(l -viduo jaélans incerta cubili Nequicquam ingratis ingemit illa doli s . E Ah

( 66 ) . 'ALtA FANCIULLA G.EiOSA • D eh per pietà silenzio Al rio sospetto imponi ; Ed alla guancia tenera La bianca man perdoni . éerto Megera allegrasi Dell' Ira. tuà tiorì varia ; E sclioté i serpi ; e t' agità Al sen la tace insana • Se frutti ·amor fa nascere Tanto ai tuo ben funesti , Sempre intecondd , e sterile Per nostro meglio _çi . resti • Fad sì rei promettere AÌ mio desir tidrt parve Quel dì, che àgll occhi attoniti' Il tuo bel volto apparve . Pocà da te dissimili Per la fiorita etade Al fianco tuo sedeanò Trè Giovinette ornate s

( '67 ) A h tanèlem. znsano finem jam pone t imori j . Nec laniet teneras candida dextta genas . .Nempe 11legcerà tùo nec inani lceta furore Admovet excussis angrLibus atra fa ccm . Si tibi gestit amor tam trl. stes reddere fr uElus ,. Ah sterilis nostro sit, precor, ille bono. Non mil-d, qua primuni attonito te lumine vidi :1 Non mihi pollici.ta est talia fata dies. Tres tecum viridt, parilique cetate pucllce, Constiteras media cortspicienda loco • Par

( 68 ) Te Iunge, ognuna a Venere Pari sembrar potea : Tu v' eri allor ; mi parvero Le Grazie, e tu la Dea . Arsi , e alla piaga indomita , . Che in sen mi siede aperta, Il cieco \Amor compiacquesi Mostrar la via più certa . Sai che non mento ; io viditi Cento amatori appresso Arder palesi , o taciti Del nostro foco istesso . Non tanti già per Elena , Proci la Grecia espose Queld1 fatai, che Tindaro Lor Menelao prepose. Che non soffersi io misero Sin che il mio fato il volle? Quel che a t~sta or lagrime, Agli occhi miei costolle • In fine Amor sospinsemi Uso a giovar ·· gli audaci: T' amo, gridai; rispondere M' intesi ; e tu mi piaci • Dei

Par Veneri poterat, deesses tu, qureque -videri; lp sa: ( aderas J Charites, tzL mihi -visaVenus. fTror, & immani, la!sit qrue -viscera, plagce CertZLm amor injeaa cuspide stravit iter • Scr,pe ( tenes , me -vera loqui J qrw carpimur i psi > Vidi egomct plures igne calere procos ; Nec tantos ,_Helenen nuptam cum Tyndarus uni !zmgeret Atridre, Grcecia vasta tulit. Qure mala perpessus, dum casibtts aétus inquis ? Me g_uoque, quo mreres, torserat ante dolor . Me tandem audacem feci t de more Cupido: Tlt mea, clamabam ~ tu, meus, ipsa refers. Vi~

( 70 ) Dei labbri, ond' elle uscivano 1 Credei le note appena : Troppo era dòlce il premio Della sofferta pena . .E ·çhe ~· tuoi doni io perfido Obblfo maligno opponga ? Che al tuo giamrnai l'imperio Di Donna altra preponga? No; tu dal giovin animo · Il timor freddo escludi , Gli Euri sonanti il portino Nelle Lecçe pal\ldi . l\fa guai ,. se te la facile Antiç~ età vedeva, Se te pur or dell' Asia Barbara terra a veva . Bella , e fedele Anclromac~ Onor di Frigie Nuore, . Chi non lo sà? per Ettore Arse di caldo amore : Pur con Ancelle estranie Spesso divise il letto, Nè si sdegnò di porgere A' non suoi' Figli il petto ,· Forse

( 7J ) Yix bene credideram tales te fundert: vooes; Grata nimi$ durre pr~miq. $Orti$ ~rant • f ipse) Quid? tua decider i n t çtnimo mihi dona? quid t Ipse aliam dicar prreposuisse tibi ? Solve supervacuf!t trepidamformidine mentem, . Et celer ad stygias perferat Eurl+s aquas. V re ! si te facilis quondam mirata vetustas; Si te nunc ,J.sire 9arbara haberet humus , Andromache phrygias ~mer fiit,issima matre~ Fertur Dç1.rdanium 4eperiisse virum , St.,Cpé se4 externis thalamum, partita puelns Externum tepido pt;étore pavit onus , Forsan

\ \ ( 71t ) Forse parrà l' esempio Da' .casi tuoi distFtnte ; Sposa a soffrir condannasi Quel, che non soffre amante; N~ tu, s' io sfugga insania, - Sq_ffrir , mia vi t a , il dei , Nè tu dovrai dividere, Non ch'altro, i guardi miei. Per Giove· nò, ch' ·ei ridesi Di un amator spergiuro; Per te , per l' ira insolita, Che sola io temo , il giuro ~ fur benchè tanto siami · Lo sdegno tuo. discaro , Mai non celarlo , ei piacemi PiLt d' un silenzio amaro • Al Domator Tirintio Vergin Meonia piacque, N' ebbe l' ingrato annunzio Deianira , e tacq'ue . Quai frutti infausti uscissero Di gelosfa s~creta , l doni, e il rogo il di cano , Ch'arse funesto in Eta. Ecco

( 7) ) Forsan enmt exempla tuis male consona rebus; Sponsa subit quidquid. ferre puella negat • Et tu ferre n eges , sic mens mihi saria, nec ipsos Sis unquam obtrttus d.i·videre ausa meos. Non testem ipse]o-vemJalsos nam ridet amantes, Te testem, atf}_ue unam, q tue premi t ira, -voco. Hanc licet a-verser, t amen hanc celare caveto, .JJfe mage, sincero s~ venit ore, juvat • . , .dmphytrioni.ad.cn tenuit jam lydia Virgo; A wliit Oeneis , conticuicque dolens . ( strer~t Qucc tacitce tulerint curcc mala plurima , mon~ .ll'iunera , & O$tcco membra perusta rogo. Ecce

XI. ~ L Ecco Dicembre: avanzano Le fredde notti ingrate; Liete ai Teatri assistono Cogli amator le amate . Cqmponi i crini > aqornati > E il fido specchio ascolta ~ Non t' affrettar> sollecita Ess~r non qei , ma colta . 'rq.rqa ~i Roman spçttacoli L'altera Giulia venne:. Ma i primi onor del Lazio Sull' altre belle ottenne . V ~qne, e trionfa; inviqia lmpalliqisca , e taccia : Godi beata , e assidici, lo sederotti in faccia ~ Acqui...

( 7$ >' E (Res ; cee D~cember a.dest :horrent jam}rigore n.oScenre adstat cupidis lreta puella procis . Ad speculum compone cumas, ornandaque side ; Ne nimiwn propera? $ed bene cu!ta 'Veni . Tarda 'Venit ludos speEtatum l ulia, honores Tarda tamen prirrzos "Vindicat illa sibi • V ade : tuos /i'Vor taci~o tremat ore triumphos ; Conside , ét ad.verso consideam ipse loco .

Acquisterà mie lagrime La tua pietade a Dido; Se a te dispiace, in odio Sarammi il Teucro infido . I sonni miei non turbano Sdegnati il Padre, e Giove, Me come Enea non chiamano Regni a mercarmi altrove = Pur fosse ciò : non l' abbiano I saldi Fati a sdegno , Tu mi saresti Italia , Tu gloria a me) tu regno. Ma qual terror colpevole Ad agghiacçiar mi sforza? Ahi gelosia, ch' esercita In me l' antica forza . Chiudean l'Acrisia Danae Torri di doppio acciaro ; Giove la vide, ed aureo Colmolle il seno avaro. Te ne' Teatri; e libera Potrò sperar secura , Se tanto un dì non valsero Lasso ! le ferree mura ? ' Oh

' . ( 77 ) Te , doleam, miserante, 'Vices Didonis inìquas , Te indignante, odio Tros mihi duélor erit . Nec patrii w rbant manes , nec numina somnos s Extera nec me alio qucerere reg np, juben t . Ve! jubeant , sed. fa ta mihi con(a,.tia pa1·ca~t, T u mihi solus honos ~ Itala regna fores . At me qu is gelidus subito ciréumstetit horror? 1-Ieu mihi sollicitus corda retentat amor ! l Inclu sam Danaen wrris cohibebat ahena , Vidit , & aurifero polluit imbre Deus. T u ·vaga fe stiv is spatiabere na a theatris ~ Ni Dana€ cerg.to carcere tuT.a fuit ? O La~ .•

Oh ai tempi almi di Tazio Tranquilla età Latina! Oh in pregio allor , djfficile Rustkita Sabina~ Essa 1 che i tempi abborrono , Da te però non chieggio: Tu mal prometterestila, La manterresti peggio . Leggi io darò pitt facili 1 Queste a serbar consenti ; Odile, e non le portino Seco per l' aria i venti ., Rendi i saluti : il vogliono Giustizia , e cortesia; Ma il tuo saluto augJJrio Felice altrui non sia . Abuso i baci, or tollera Sulla femminea mano ; Chiesta una volta 1 ottengasi $ Si chiegga un1 altra invano; Nè ai baci o freddi , o fervidi Riso gentil risponda ; E loderò :1 che r invido Guanto le mani asconda • Se

( 79 ) , () Latii Tatio felicia tempord rege i . .. Difficili o memores rusticitate dies i i mtM~· Non hanc te poscani, quani nonoené perferat Qttamque ipsct incerta polliceare fide • Ìttra tibi magis apta dabo ~ fidissima serve.s ; ·· Excipe, nec prlfceps irrita·ventus agat • l teni ~ Recide salutanti f decet hoc > cequumque J salu~ Omina neve tamen fausta redonet ave • Freminece jungi patiuntttr srecuta dextrti Oscula > bis jungi dextra petitd neget ~ ( sus 9 Fervida nec lfenidt> rìec languida ad bscttld ri..; .in·vida quin condant fiia operosa ma nus ~ ' A J ASSI._..

( 8o ) Se mai , che i Dii .nol soffrano , Vicino alcun ti siede, Le vesti tue noi coprano , E a te raccogli il piede . Può forse a Donna increscere \ Se bella altri la chiama? E se leggiadro giovane Sente a giurar che l'ama? Poichè il vietarlo è inutile, Io soffrirò , che ascolti , ' M-a il tuo ventaglio asconde re Non voglia ·ad ambo i volti. Egli sarebbe un tacito A' pronti furti invito, Amore al cor fa intenderlo , E rende all' opra ardito. Guai t se qu\ manchi,; e misero Mi fanno i casi , e l' uso : Sai, che in furor degenera Soverchi o amor deluso . .Non ~J securo Apolline Solo P i ton soggiacque; Spergiura al Dio Coronide Provò gli straH. e giacque.· Grazie

{ 81 ) .Assideat si forte tibi, , dii a'Vertite, quisquam , Haud mora , colleEI:a contrahe veste pedem • .Fremir1a num doleat, pulcram sen nominat alter, lllam sezt nitidzts jttret amare puer? A.ffanum, quando nequicquam obnitimur, audi; · .At wa ne vultus pansa .flabella tegant . ( pido, Promptius Tuxc ad furta movent, movet ipse Culnque opus audaces callidus esse monet. V te ! duro infelix casu si lcedar, & ustt: s~vit scepe malis artibus aaus amor. Non unus ceno Python Pluebi occidit al'cu, Occidit Arsinoe vindice wéta Deo • F Dii.

( ~i )~ XII. 'ALLA FANCIULLA I NF EDELE. Grazie agli Dei ~ Mostrarono Palese i tempi il vero, Per loro ebbe giudizio La nostra lite intero. Io , per tuo dir, gl' instabili Flutti del mar vincea ; Era il mio cor più mobile ; Che arena arsa Nemea: Pur l' amator d' Oritia Cede' sei volte a Flora , Mancò sei volte agli arbori La chioma, e t' amo ancora. Di lungo amor doveasi Frutto aspettar sì amaro ? Dillo, il rossor tu supera ) Se il tuo delitto hai caro. Non aspettar, ch' io debole La rotta fe ricordì ; Non che la terra, e l' aere De' miei lamenti assordi. Dì

D (·('ermn, ii tancìem. Fulgent referentia tempor{JJ Nostraque lis certo .finiit arbitrio. lJilobilior pelago , le·viorque ferebar m·ena , l udice te , Nenterei,s quce ·va-ga jeJ..vet agris • Et Boreas bis ter Flora subezmtt: rècessit , Bis ter nuda comas horruit arbo1· ; amo • Hccccine sors fidwn tam dira manebat amantem? Fare age, nec pudeat, sì scelus ipsa probas • .Molliorhaudmemoremmendacis ftedera lingure , Nec feriam querulis astra, solumque notis . Fata

Di quel che i Fati diedero Abbia il tuo orgoglio assai ; Ma non alme no ignobile Di me trionfo avrai . A Menelao che valsero I larghi pianti insani? Che del tradito ospizio Dolersi ai Dii Sparrani ? Sull' alta poppa immemore Sedea la Greca infida, V o ti offerendo a V enere , Che lei promise in Ida. E tu cantavi , o Proteo , Grecia, e 'l funesto Achille~ Ma lieti i pin solcavano Le amiche onde tranquille. ,Vanne. Di cure insolite I novi lari attrista, Reca perpetue lagrime In dote a chi t' acquista. lo, se coll' atra Nemesi I giusti preghi han Ioco, lo l' esecrate Eumenidi A te propizie invoco. Siaa

~ 8s ) Fata satls tulerint; humilé de me ipsa triumphu Haud duces) lacri.mis fa Eta. superba meis. ( sus Quid dolet Atrides, Phryg io quid ab hospite lu-. Udo Spartanos devo·vet ore Deos? Immemor in summ.a residens nam puppe LaccenrA Dat Veneri. Ida;o munera paéla jugo. Tu canis ..tEaciden, Protcu, .Danaumq. Phalanges 1 At pirms placidas findere gaudet aquas , V ade: no·va in.solitis funestes perfida cztris L imina , sisque no·vo fiebilis usque ·viro • lnterea, N emesin si -verba precanti.a tangunt ~ Ewnenicl.es f aveant, effera turba , rogo t l

( 86 ) Sian teco , e teco ingombrino Gli am·ari cocchj oscene , Sien teco, e a te ministrino Contaminate Cene . ,V egli n con esse ai talami Ombre al furor devote , Danzin nefande , e turbino Le piume al sonno ignote . Ohimè ! che spero ? io pregoti Le Dire ultrici in vano ; Son meco , c 'l cor mi serrano Colla gelata mano . Pa.ce, o tremende Vergini , Prime ne' Regni inferni ; Pace, e pedono ; ascondasi L' ira de' Serpi eterni . Le mense . mie non videro . Inorridir Tieste ; I Fati in me non scesero Del parricida Oreste • Salvi, se il può Giustizia, Me dal furor temuto ; S' io sono , o Dee, colpevole, l1 son d' amor perduto • So

Te uneant, nitidosq. malo circu omine currui A.dstent, obsccenas expediantque dapes • .A.ssideant thalamis, lateque furentibzts umbris Vexent insmnnes tristia visa toros .• Heu frustra ultrices tibi Diras imprecoJ·, heu me :l Jltlc torquent , gelida sollicitantquc manu. Parcite Tamarim mihi maxima numina sedis :; Parcite , 6• infemis anguibus ira cadat • ( sten; Haud mea ·vidit adhuc pallescere mensa ThyeNec furiis srevi taElus Orestis agor. J upiter immani rabie me ·vindicet mquus ; Soltts enim culpat , 9_ui nimis urit :~ amor.' Novi-.

c 8 8 ) So che rammento incognito A' vostri voti obietto ; Che onnipossente è l' odio Nell' agghiacciato petto: Pur ei ralor n~' torbidi Abissi Amor discese ; I vi la Norte , ed Erebo , Perche nasceste> accese • l L F l N E. Novi~

Novirnus ah! vobis nimium rud~ peEtus amorum: Diris usq_ue odiis ferrea corda tument. Tartm·a at ipsa tamen sensere Cupidinis arcus, Vosque tulit socia Nox, Herebusque face. F I N I S. ANNO-.

( go ) ANNOTAZIONI.. A .AnoNE fu il frutto del commercio incestuoso di Mirra coo. Cinir~~ suo Padre . Amato da Penere alla follia egli descò tale gelosfa nel petto di Marte, che questo Dio per vendicarsi , senza che Venere il penetr.,sse, implorò il soccorso di Diana, la quale gt• irritÒ contro un' enorme Cinghiale , che lo fece in brani . E' detto Ciprio , perche nacque in Cipro. AMATOR d' 0RrzrA, cioè Bore/J, che qul è preso per il Verno. Vedi O.Rr zu.. ANDROMACA , Figlia di Eez.itme Re di Tebe, moglie di Ettore primogenito di Pri4mo Re di Tcoja , che morì per mano di Achille durante r assedio di quella infelice Città. .Androm4c/J , presa che f11 Troj~, rimase preda di Pirro , che l a condusse in Epiro , e la fece sua Sposa • La cedette dipoi ad Eleno fratello del di lei primo Marito , che di schiavo di Pirro ne divenne il favorito in modo • che lo lasciò suo successore nel regno d' Epico, s.ul qual trono ella visse sempre afflitta e melanconica , non potendo dimenticare il suo caro Ettore, a cui fece costruire un magnifico monumento • APOLLo, Figliuolo di Giove, e di Lt~ton" , lo stesso che il Sole, d~tto anche Febo dalla luce, che port:l al Mondo sopra un Carro tirato da quattro Cavalli, Eto. Piroo, Eo11, Flegonte. Vedi Ctrzu. An.cavo, o ARGotrco, cioè di Argo , Città deW Acaja, ccl~bre fet gli Eroi, a' 'lllali diede i natali. Dal nome

( 9 I ) nome di questa Cit tà deriv6 a tutti i Greci il no• me di Argivi, o d1 Argolici, ARUNNA, F1gli d di Minosse Re di Creta, Costei invaghitas i d1 Teseo Re di Atene venuto per combattere il Minotauro, gli d1 ede un gomitolo eli ftlo, ..:oli' ajuco del quale pote' sortire d:~l Laberin co. Testo nel p:ucire da Creta condusse seco la sua Liber atrice, cui poscia abbandonò nell' Isola di N asso, dove trov11ta poco dopo da BtHCO divenn• sua Spou. ArnoNE, Figl iuolo di Ariste~~, e di ..1/.utonoe figlia di Cadmo, fu gran C.tcciatore . Avendo costui un gior. no veduta DiiJntJ, cbe si ba~n a v a con le: sue N infe, la Dea sdegn:na gli gerrò d el l' acqua in faccia , e tr as formollo in Cervo, che nella Valle Garg afil fu divorato da' suoi proprj cani , e pe rci~ è detto CaccÌIItir Gargafio . Più fort unato di Atteone fu P11ne D io d' Arc;.dia , che vide non solo impunemente Dian4 ignuda , ma se la rendecte amica a forza di offerte e di doni. Altri pt'r~ vo- .,.liono , che le fortune di Pane con Di.:Jm• fossero ~ . l' t'fferto de!la sorpresa , che questo sii ves tre D1o le fece, allorchè nelle solitudini di Latmo ell a si tratteneva col c1ro Endimione, e della minacciot di propalare i furtivi d 1 lei Amori. V. PANE t AuRORA. v. MEMNONE, TrroNz;; . c CAccuTeR CARGAFio. V. ATTEON!!; C_uJ'Azto MARE • Il Mar di Scarpanco, parte d el Me.- dlterraneo verso l' Iso la Scarpanco tra Candi a, ~ Rodi. Sinecdoche, un Mare per qualunque Mare . - C!NIR.A., •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==