Alfabeta - anno IV - n. 43 - dicembre 1982

Mensile di inforn!azione rulturale Dicembre 1982 Numero 43 • Anno 4 Lire 3.000 Printed in ltaly Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposile. 2 20137 Milano Spedizione in abbonamento postale gruppo 111170 task • Agenzie per la comunicazione pubblicitaria in Milano e Modena AmazzoniaL'-andowsktio, dorov,Pasolini, HabermasG, éhlenM, orr1sse~Keynes, • BaconA, utonomiaK, ripkeL, ovecraft, DeleuzeS, pinoza,Hammett,Putnam, Assessorei danza'-MagazzinCi riminali C. Maubon: La conquista dell'America * P. Meldini: Ossi di santi * M.L. Meneghetti: FIioiogia & Pasollnl Amazzonia, intervista a C. Calvo * G. Passerone: Il Bacon di Deleuze * A. Illuminati: Discussione per Spinoza A. Porta: Conversazioni sul Hbro * Le pagine di cultura (111:La Stampa, La Gazzetta del Popolo) * Cfr. M. Jacquemet: Spazio, Tempo * Testo: A. Krucenych: La corona nel pozzo (a cura di S. Vitale) P.R. Felicioli: La riduzione di complessità * G. Ferrari Bravo: Keynes plenipotenziario * Poesie di G. Scalala P. Morrissey: Voglio un attore meraviglioso * Immagini: Nlc sunt leones * A. Zinna: Dinamiche di gruppo M. Guatterini: La danza degli assessori * A. Fabozzi, G. Mammoliti: La leggenda di Lovecraft • C. Formentl: Prima del rito del processo (11) * G. Mlllone, D. Voltolini: Krlpke e P11Jtnam A. Attisani: Sulla strada verso dove? * Giornale del Giornali: La «ricomparsa» dei desaparecidos Bibliote .;J 1c...,.~

EMANUELWINIERNrrz Gli SIRUMENnMUSICALI EILLOROSIMBOLISMO NELL'ARTEOCCIDENTALE Le immagini dique!f!J!umero Da Gaudenzio Ferrari a Carpaccio. da Raffaelloa Tiziano. l'arte del Rinascimemo è una preziosa fo~te di informazioni per la storia della musica e delle idee. M.DfflENNE J.-P.VERNANT LACUONA DELSACRIFICIO IN TERRAGRECA Il sacrificiocruento a SCOPo alimencare come luogo cruciale del mito e dell'organizzazionesociale della polis. LEZIONIDI WRTGENSTEIN SUIFONDAMENn DELLA MATEMATICA Nelle lezioni tenute a Cambridge nel 19l 9 Wingenstein discute con i suoi allievi i rapporti tra ffosofia. logica e matematica. DIZIONARIO DI ECONOMIAPOLITICA volume 5: Interesse / Moneta. Diretto da Giorgio Lunghini con la collaborazione di Mariano D'Antonio "Un progetto culturale e scientificodi non usuale respiro" (Mario Talamona, "Il Sole 24 Ore") ALICEMILLER ILDRAMMA DELBAMBINODOTATO A quale prezzo psicologicosi ottiene un "bravo bambino"> Le sottili violenze dell'amor materno. 150.000 copie vendute in Germania. BORINGHIERI La'làrtaruga ediziooi ANNABANTI QUANDOANCHELEDONNE SIMISEROA DIPINGERE 96 pagine, 12 riproduzioni a colori, 20.000/ire Questovolume raccogliedodici pezzi,dodici ritrattidi pittricidal '500 ad oggi. Inessi, AnnaBanti, l'autrice della indimenticabile Artemisia, sa cogliereallo stessotempo le qualità di un talentoe le sorpresedi unavita, mescolastoriae fantasia,mostrando la capacitàdi chiuderedentroun medaglioneundestino. In tutte le librerie a dicembre La'làrtaruga ediziooi 20121 Milano - Via della Spiga, 1 Telefono 70'l.600 Le immagini di questo numero sono trai/e da una mostra in via di inaugura• zione da parte del comune di Roma. Titolo: «Hic sunt leones. Geografui fantastica e viaggi straordinari». La mostra presenta oltre 600 immagini di carte geografiche. Carte geografiche molto particolari, però. Esse non rappresentano alcun paese esistente, ma solo e rigorosamente i territori della fantasia, costruiti intellettualmente nelle più diverse pratiche fantastiche: il gioco, l'immaginazione popolare, le opere degli scrittori, la creatività scientifica, l'invenzione filo· sofica, le pratiche degli artisti, le presupposizioni degli stessi geografi. Per leggere le immagini, è bene ricordare le sezioni in cui esse sono raggruppate. La prima è (a geografia congetturale, e presenta quei territori che non si possono definire propriamente Sommario . Catherine Maubon La conquista dell'America (Essai sur l'aotisme, di V. Segalen; La conqu2te de l'Amérique. La question de l'Autre, di T. Todorov;Il dragoe lafenice. Ai margini dell'esotismo,di L. Zecchi) pagina 3 Piero Meldlni Ossi di santi (Dizionario dellereliquiee delle immagini miracolose, di J.-A.-S. Col/in de Plancy; Monacisantuaripellegrini.La religionenel Medioevo, di J. Sumption) pagina 4 Maria Luisa Menqbettl Filologia & Pasolini (Storie di dame e trovalori di Provenza, a c. di M. Liborio; Sociologiadellafin'amor. Saggi trobadorici di E. Kolher; Amado mio, di P.P. Pasolini) pagina 5 Giorgio Passerooe Il Bacon di Deleuze (FrancisBacon. Logiquede lasensatùm,di G. Deleuze; L'art de l'impossible. Entre• tiensde F. Bacon avecD. Sylvester) pagina 6 Mauro Ferraresi Hammett e Peirce (CollectedPapers, di Ch. S. Peirce; The MalteseFa/con, di D. Hammett) pagina 7 Augusto IDumlnall Discussione per Spinoza (Spinoza nel 35(1' della nascita, Università di Urbino, 4-8 ottobre 1982) pagina 8 Le pagine di cultura Interviste a Lorenzo Mondo per La Stampa, a Giampaolo Boetti e Beppe Ferrero per La Gazzetta del Popolo a cura di M. Ferraris pagina 9 Marco Jacquemet Spazio, Tempo (L'arte e lo spazio, di M. Heidegger;Storia e discorso,di S. C/uJtman;Strul/uretopologichedellasemiotica,di J. Petitot;Vanitas, di S. Sciarrino;Tempo, entropia, dinami: ca, di I. Prigogine) pagina 11 crr. pagine 12-13 Comunicazione ai collaboratori di «Alfabeta• Le collaborazioni devono presentare i seguenti requisiti: a) ogni1artico1onon dovrà superare i le 6 cartelle di 2000 battute; ogni eccezione dovrà essere concordata con la direzione del giornale; in caso contrario saremo costretti a procedere a tagli; B1bl1otecaginob1anco fantastici anche se non sono esistenti. Si tratta infatti delle congetture dei pensatori de~antichità, che immagi• navano - ma anche credevano - a/l'esistenza di terre non ancora esplorate, come Atlantide, la Terra australis, i fiumi de~'Inferno, le sorgenti del Nilo, e così via fino al mitico Eldorado. La geografia fantastica vera e propria comprende invece i territori più strettamente immaginari. Dalle carte letterarie di Stevenson a quelle dei gialli, da Gulliver a Tolkien, dal mago di Oz alla fantascienza. Parallela a questa sezione sta quel~a dei viaggi straordinari, che sono poi la funzione a cui le carte stesse mirant Non c'è scrillura sen-za viaggio, infall/, come dimostra (se vogliamo) la storia stessa dei capolavori romanzeschi.Ji viaggi mitici degli Argonauti, di ur • se, di Enea; il viaggio religioso, ~ Testo I.A corona nel pozzo di Aleksej Kruù:nych a cura di Serena Vitale Nota introduttiva di Pablo Echaurren pagine 15-17 Paolo Riccardo Fdlcioli La riduzione di complessità (Der Mensch, seine Natur und seine St /. lung in der Welt - Urmensch und Spiitk • tur - Die Seele im technischenZeitalter 1Zeit-Bilder - Moral und Hypermoral.EiI pluralisticheEthik, di Arnold Gehlen) pagina 19 Giuliano Fttrari Bravo Keynes plenipotenziario . (The Collected Writings, voli. XXI J. XXVII, di J.M. Keynes; Anglo-Americ4n Economie CollaboraJionin War and P]' • ce, di R. Clarke) pagina 20 Paul Morrissey Voglio un attore meraviglioso Intervistaa cura di P. Bertettoe G. Ch' a pagina 21 Marinella Guatterini La danza degli assessori pagina 23 Anlonlo Fabozzi/Giaunl Mammolitl La leggenda di Lovecraft (Operecomplete,di H. Ph. Lovecraft; vecraft,di G. De TurriseS. Fusco;Lavo o astratto e lavoro concreto nei processi ~ produzione artistica: Hollywood, di A. Abruzzese) pagina 24 Alessandro Zinna Dinamiche di gruppo (Jeuxoptiques, une dimensionfigurative e la communication, di E. LA.ndowski; C tura e critica, di J. Habermas;Modelli i interazione, di E. Goffman; L'infinito • - trattenimento,di M. Blanchot) pagina 25 Giaunl MiUone/Dario Voltolini Kripke e Putnam (Nome e necessità, di S. Kripke; Veritde etica - Possibilità/Necessità - Referen 1a! Verità - PhilosophicalPapers, voi. Il, di H. Putnam) pagina 29 Giornale dei Giornali La «ricomparsa• dei desaparecidos pagina 30 Finestre Intervista a César Calvo Amazzonia pagina 5 Antonio Porta Conversazionisul libro pagina 9 Antonio Attisani Sulla strada versodove? pagina 24 Carlo Fonnenti Primadel rito del processo ( Il) pagina 27 . b) tutti ~I.iarticoli d~v~n~e~serec~r~epa: ti da prec1s1e denaghau nfenmentt a1l~bn e/o agli eventi recensiti; nel caso dei hbri occorre indicare: autore, titolo, edit 1 re (con città e data), numero di pagine e pr zzo; e) gli articoli devono essere inviati in riplice copia e l'autore deve indicare indirizzo, numero di telefono e codice fiscale Dante a san Brandano; il viaggio cavalleresco fino all'Ariosto; il viaggio filosofico fino a Sterne; il viaggio avventuroso con Giulio Verne in testa; il viaggio della scri//ura da Stendhal a Calvino. Il viaggio insomma come gioco. E al gioco è dedicata una sezione, che mostra come spessissimo alla geogra• fia si ispirino i divertimenti. Quinta sezione, la geografia concet• tua/e, a mostrare come i criteri convenzionali della geografia possano tran· quillamente servire a definire aree astrai/e come quelle del sapere. Infine l'arte e la geografia, sesta sezione, dedicata a illustrare i modi con cui gli artisti contemporanei, finita l'epoca della mimesi, sono stati occupati a «disegnare» i progetti delle loro stes· se opere. o.e. Indice della Comunicazione Il nuovo governo tedesco:Cablaresubilo pagina 30 Giovanni Cesareo Una trasmissione segreta pagina 31 Poesie Giuliano Scabia Rerum na/Ura 19'72-/982 pagina 18 Le immagini Hic sunt leones. Geografia fantastica e viaggi immaginari Sapplemento L'arte dei rumori di Luigi Russolo, futurista (1916) alfabeta mensile di informazione culturale della cooperativaAlfabeta Comilalo di direzione: Nanni Balestrini, Omar Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione: Carlo Formenti, Vincenzo Bonazza, Maurizio Ferraris, Marco Leva, Bruno Trombetti (grafico) Art director Gianni Sassi Edizioni.Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazione e amministrazione Via Caposile 2, 20137Milano Telefono (02) 592684 Coordinatore editoriale: Giovanni Alibrandi Pubblicherelazioni: Marco Pesatori Composizione: GDB fotocòmposizione, via Tagliamento 4, Milano, Tel. 5392546 Stampa: Rotografica s.r.l. via Massimo Gorki, S. Giuliano Milanese Distribuzione: Messaggerie Periodici Abbonamento annuo Lire 30.000 estero Lire 36.000 (posta ordinaria) Lire 45.000 (posta aerea) Numeri arretrati Lire 5.000 Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale via Caposile 2, 20137Milano felefono (02)592684. Conto Corrente Postale 15431208 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.9.1981 Direttore responsabile Leo Paolazzi Tutti i dirilti di proprietà letteraria e artistica riservati La maggiore ampiezza degli articoli o il loro caranere non recensivo sono proposti dalla dirt!zione per scelte di lavoro e non per motivi preferenziali o personali. Tutti gli articoli inviati alla redazione vengono esaminati, ma la rivista si compone prevalentemente di collaborazioni su commissione. Il Comitato direttivo Martin Heidegger Che cos'è metafisica a cura di H. Kunkler, A, Martone, G.&io Una attenta ed accurata ritraduzione della celebre prolusione del 1929 con cui Heidegger inaugurò il suo insegnamento all'università di Friburgo come successore di Edmund Husserl. Il testo comprende sia la postfazione del 1943 che l'introduzione del 1949. Hans Georg Gadamer ha scritto una breve, ma densa prefazione. pp. 90 L. 6.000 Emmanuel Lévinas La traccia dell'altro a cura di F. Ciaramelli prefazione dell'autore presentazione di H. Kunkler Emmanuel Lévinas è senz'altro una delle figure più originali dell'attuale . filosofia francese, che con quattro saggi tratti dal celebre volume En découwant l'existence avec Husserl et Heidegger voleva presentarsi a un pubblico italiano che lo conosce ceno meno di Sartre, Foucault, Ricoeur, o Derrida. pp. 120 L. 7.000 Estetica e ermeneutica Scritti in onore di Hans Georg Gadamer Saggi di G. Bohm, R. Bubner, R. Dottori, S. Givone, H. Kunkler, F. Masini, M. bvera, P. Ricoeur, R. Wiehl pp. 164 L. 7.000 "t,&,,ironii eslib,e Istituto Gramsci Sezione Emilia Romagna, sede di Parma «L'interrogativo Lukacs• Tavola rotonda con Massimo Cacciari, Ferruccio Masini, Mario.Valente. In occasione della pubblicazione del numero monografico di Metaphorein su Gyorgy Lukacs, edito da T ulµo Pironti. Sabato 11 dicembre ore 17 Voltoni del Guazzatoio, Palazzo Pilotta, Parma

Victor Segalen Essai sur l'exotisme Montpellier, Fata Morgana, 1978 Tzvetan Todorov La conquète de I' Amérique. La qaestion de I' Autre Paris, Seui!, 1982 pp. 279, ff. 75 Lina Zecchi • D drago e la fenice. Ai margini dell'esotismo Saggio introduttivo di Guido Neri Venezia, Arsenale coop. ed., 1982 pp. 212, lire 15.000 Il Odio i viaggi e gli esploratori». '' Cosi Lévi-Strauss iniziò vent'anni dopo il doloroso racconto dell'esperienza ormai lontana delle sue esplorazioni in Amazzonia e dei suoi incontri con quello che avrebbe potuto essere un grado zero della civiltà umana (i soggiorni tra gli indiani Bororo, Nambikwara e Tupi-Kawahib). Un'osservazione provocatoria quanto definitiva. Provocatoria perché risuonava come una stonatura incancellabile nel coro euforico dei rac- •conti di viaggio, la cui moda sembra essere tra le poche a non conoscere limiti. Definitiva perché Tristi tropici (1955) sanciva in maniera ufficiale la e,; fine del viaggio come scoperta dell'altro, degustazione del diverso. Non l'imagerie esotica alimentata dalla propaganda colonialista e parte integrante dell'immaginario metropolitano, ma i «nostri rifiuti buttati in faccia all'umanità»: questa la lezione riportata dal più grande etnologo francese del secondo Novecento, e nessuno ormai poteva fingere di ignorarla. Meno che mai l'etnologia, scienza dell'altro per eccellenza, che per decenni aveva accettato di vivere nella malafede, mascherando la sua ragion d'essere prioritaria: il contenimento scientifico di un senso di colpa. l'altrove ratificata da Lévi-Strauss cominciò quando, chiusa la circonferenza terrestre, dalle carte geografiche scomparirono l'uno dopo l'altro gli spazi vuoti - «chiazze bianche» sulle quali una volta i bambini (già non più il Marlow conradiano) avevano modo di «fare magnifiche fantasticherie». Non più spazio vuoto e nemmeno «cuore di tenebre», !'altrove alimenta con la sua nostalgica assenza la coazione allo spostamento del nostro presente e la ricerca affannosa di altri spazi collocati nei luoghi più insensati. Vissuta come una perdita irrimediabile da tutti quelli che sapevano che la loro identità passava attraverso quella dell'altro, la frustrazione esotica suscita l'interrogazione su un lontano passato, quando uomini coraggiosi e curiosi si misero in viaggio verso un ignoto che non era metaforico richiamo ma esperienza inscrivibile nel proce, a livello dell'enunciazione, quell'incrocio («métissage») auspicato dal narratore al termine del racconto. Scoprire, Conquistare, Amare, Conoscere sono le quattro modalità d'incontro del vecchio mondo con il nuovo, e le quattro tappe del percorso storico tracciato da Todorov. Elemento di una tipologia delle relazioni con l'altro, ognuna di esse si cristallizza intorno a una figura storica che le accorda valore emblematico. Il primo di tutti è Cristoforo Colombo, il solo che partì senza essere sicuro di tornare, colui che «scopri l'America ma non gli americani», prigioniero com'era di un sistema d'interpretazione finalista che gli impedì di riconoscere l'alterità umana nel momento in cui gli veniva rivelata. Sfruttando il cratilismo del suo nome - Colon, l'evangelizzatore e il colonizzatore, - Cristoforo manca l'esperienMa l'impatto della denuncia di Lévi-Strauss non deve far dimenticare le voci di protesta che per prime incrinarono i proclami trionfalistici e gli inni esotici - voci che per essere rimaste ai margini dell'ufficialità trovano soltanto oggi una:,possibilità di ascolto. Di Il mondo interiore, da Goddess of Atvatabar di W. Bradshan prio destino come nella storia collettiva. queste note discordanti - all'interno I o questa prospettiva si situa l'ultidel Novecento e senza varcare i conti- mo libro di Tzvetan Todorov La ni francesi - la più articolata fu certa- conquéte de l'Amérique. La quemente quella di Victor Segaleo (1878- stion de l'Autre. Proprio perché, 1919), teorico dell'esotismo come aprendo l'era moderna, la conquista scienza del diverso. dell'America - paradigma dell'inconMedico della marina, archeologo, tro (mancato) con l'altro - «annuncia etnologo ante litteram, Segalen è in- e fonda la nostra identità presente», è nanzi tutto uno scrittore (di matrice su di essa che Todorov ha focalizzato simbolista), come da scrittore si com- ciò che risulta essere il centro della porterà Gide quando pubblicherà sua interrogazione: la questione delVoyage au Congo (1927) e, in manie- l'Altro. E poiché fin dalle origini il ra ancora più radicale, Leiris quando viaggio, l'avventura, l'esotismo si prescriverà L'Afrique fantome (1934). stano male alle sistemazioni teoriche, D'altronde, Gauguin per primo - e è una storia, una «storia esemplare», con una violenza che nessuno rag- quella che ci viene raccontata in quegiungerà più - aveva denunciato le ca- sto libro, dedicato alla memoria di larnità dell'impatto coloniale in Poli- una donna maya divorata dai cani .., nesia e aperto la cesura che, anche io (spagnoli, s'intende). questo campo, segna l'inizio del No- «Dans ce livre alterneront, un peu vecento. Grande viaggiatore, Segalen comme dans un roman, Ics résumés, (come Gauguin, Gide, Leiris appun- ou vues d'ensemble sommaires; Ics ~ to, e si potrebbero aggiungere Ar- scènes, ou analyses de détails farcies ~ taud, Michaux e altri) lo fu perché era de citations; les pauses où l'auteur un grande artista sensibile più di ogni commente ce qui vient de se passer; altro al problema della diversità, mo- et, bien entendu, de fréquentes elliptore dello spostamento e dell'incontro ses, ou omissions: mais n'est-ce pas le con l'altro - esteriore o interiore. L'i- point de départ de toute histoire?» ~ terata e crudele frustrazione esotica lo «Libro erudito e molto personale», è ti spingeva sempre più lontano mentre stato scritto. Certo, e nella misura in ~ essenzìalizzava la sua esperienza del cui, muovendosi dal presente, l'ibrido ~ diverso. montaggio del materiale storico per- di b1ii er~ae~ ~!f rfBt1fa rreaj)OZis)Qe_di geQere_e_riproduza dell'altro che non riesce mai a pensare nello stesso momento come uguale e diverso. E getta così le basi di ciò che rimarrà per secoli il paradigma del rapporto colonizzatore / colonizzato: uguali, gli indiani vengqno assimilati (e cristianizzati); diversi, sono collocati come inferiori (e schiavizzati). Esperienza privilegiata dell'esotismo assoluto - quella sognata da Segalen, ma da lui mai sperimentata, - l'incontro di Cristoforo Colombo con l'America realizza il primo termine - assoluto - dell'alternativa che, secondo Lévi-Strauss, rinchiude il viaggiatore in un dilemma insolubile. Di fronte a spettacoli intatti e prodigiosi (e Todorov insiste sull'ammirazione intransitiva di Colombo davanti alle meraviglie del nuovo continente: sarà o no il paradiso?), egli è incapace di percepire la ricchezza e il significato di questa diversità. L'altro termine, altrettanto assoluto, è quello del viaggiatore moderno, «archeologo dello spazio», alla ricerca delle vestigia di una realtà perduta. Per eccesso o per difetto, l'esperienza del diverso sembra preclusa. Scoperta l'America, bisognava conquistarla. Sarà, tra gli altri, compito di Cortez. Ma come mai, si chiede Todorov, fu così inarrestabile l'avanzata spagnola in terra americana, cosi rapido.il. crollo c!_e[l'impero<1zteco?Larisposta è di natura semiotica. È una questione di comunicazione, di dominio della comunicazione: «Ils mourront ceux qui ne pourront pas comprendre; ceux qui comprendront vivront». Non tanto la superiorità tecnica degli spagnoli quanto la «perdita del dominio della comunicazione» da parte degli aztechi è alle origini del genocidio. L'universo ciclico e fortemente ritualizzato degli aztechi non riesce ad assimilare l'evento nuovo e imprevisto della conquista altrimenti che proiettandolo nel passato, «sous • forme de présage». L'iterativa concezione azteca del tempo permette a Cortez di sfruttare, appropriandosene, il mito indiano del ritorno di Quetzalcoatl. Quanto basta per gettare il dubbio (e l'inerzia) nel campo avverso. Allo stesso modo - e siamo ai primi del Novecento - si comporta Fitzcarraldo nell'ultimo omonimo film di WerneÌ' Herzog: pur di convincerli ad aiutarlo nella folle impresa di far scavalcare una montagna a una nave, l'eroe megalomane incarna momentaneamente, agli occhi degli indiani, il salvatore biondo che un mito indigeno aspettava alla guida di una barca. Privilegiando gli uni quanto gli altri la «comunicazione con il mondo» - e qui poco importa l'entità delle conseguenze come la differenza tra fatto storico e finzione - gli indiani sono stati le vittime di chi invece privilegiava la «comunicazione con gli uomini». M anipolazione dell'altro, mai riconosciuto come soggetto, il sapere di Cortez è potere. Presa di possesso. Distruzione. Settanta milioni di morti appunto. «Il y a là un enchainement effrayant où comprendre conduit à prendre et prendre à détruire». Degenerando la prima in ineguaglianza, la seconda in identità assimilatrice, le due figure - differenza e uguaglianza - del rapporto con l'altro non riescono a prendere forma nel racconto. Altrettanto fallimentare si rivela, in questo senso, l'amore cristiano di Las Casas che sacrificò gran parte della sua vita a difendere i diritti degli indiani (si veda M. Mahn Lot, Bartolomé de Las Casaset le droit des indiens, Paris, Payot, 1982). Il postulato d'u- • guaglianza sostenuto nella celebre controversia di Valladolid (1550) implicava l'affermazione di un'identità che precludeva una reale conoscenza dell'altro. Inserito in un processo di assimilazione - uguale dunque cristiano dunque occidentalizzato, - l'indiano veniva di fatto spogliato della sua identità culturale. Accelerando con la sua influenza ideologica il processo di integrazione degli indiani nella città cristiana, Las Casas prospettava ai re di Spagna (e all'Europa) il modello della (buona o cattiva) colonizzazione. I soldati se ne andavano, ma per lasciare il posto ai preti e ai commercianti. Non più schiava, l'America diventava prolungamento, appendice metropolitana. Questa, a granèj linee e con qualche semplificazione, la storia esemplare, che procede verso il suo epilogo attraverso la figura centrale dell'incrocio culturale («métissage des cultures»). Persona di dialogo e provato narratore, Todorov estrae dal suo gioco le carte vincenti- Duran, Sahagun, i frati domenicani e francescani, che per primi hanno messo il loro sapere al servizio della preservazione della cultura indigena e per primi hanno capito che «quand ce ne serait que pour mieux assimiler l'aurre à soi, on commence par s'assimiler, au moins partiellement, à lui». Il colore l'ha· dato per prima la Malinche - l'indiana amante e interprete di Cortez - ed è il colore ibrido di chi è in grado di muoversi su due campi. Coll_aboratrice cèrto, ma anche modello di uno scambio ineluttabile che dovette essere anzitutto linguistico, la forza della Malinche, tradita dai suoi e passata al campo avverso, sta in questa intuizione o empirica strategia di difesa. Non a caso era una donna, espulsa dal dialogo con gli dei e con i piedi per terra. Così la vediamo nel codice fiorentino che la rappresenta ferma, dritta tra gli indiani e Cortez, che per comunicare devono passare attraverso il suo corpo, centro e organizzatore dello spazio. Strumento di conquista e personaggio perdente della storia, la Ma!inche incarna il mo- • mento di transizione in cui il passato (chiuso all'esperienza dell'altro) partorisce il presente (frustrato dall'esperienza dell'altro). Ci vorranno quasi qùattro secoli di storia coloniale perché il nostro mondo elabori fino in fondo la scoperta di Colombo - l'esistenza di un'alterità esterna che, solo una volta assimilata e distrutta in quanto tale, si è imposta nella sua dolorosa assenza. Le coincidenze della storia non sono sempre casuali e Todorov ne ricorda due: la Spagna scopre l'America (l'altro esteriore) nel momento in cui espelle l'altro interiore (gli ebrei e i mori); il mondo moderno scopre l'altro interiore (l'inconscio) nel momento in cui ha cancellato dalla superficie della terra l'altro esteriore. Della necessità dell'altro, dunque, e di una modalità positiva o neutra di contatto: «une affirmation de l'extériorité de l'autre qui va de pair avec sa reconnaissance en tani que sujet». Dietro il dialogo culturale auspicato al termine di questa triste storia non si avrà nessuna difficoltà a riconoscere la correlazione di soggettività che Benveniste ha implicato nella relazione intercorrente tra le prime due persone pronominali. Della specificità e della reversibilità che caratterizzano l'io e il tu grammaticali, Todorov privilegia la possibilità impliéita per il «tu» - _nelmomento stesso in cui, per titt te I I

esistere, l'«io» deve porlo come estenore, altro da sé - di diventare a sua volta un «io». Eppure si rivela ben poco credibile (nelle sue reali possibilità di verificarsi) un futuro dell'umanità modellato su un equilibrato dialogo delle culture, un equo incrocio dei popoli. Ciò che vale per le persone grammaticali e forse per i singoli soggetti, rischia di rivelarsi utopico a livello dei gruppi etnici. Questo almeno è quanto ci insegna il nostro presente. A ll'ottimismo di Todorov forte della sua felice esperienza di «métis culturel» (ma per un Todorov o una Krist~va quante migliaia di figli d'emigrati che, per non essere né di qua né di là, non partecipano a nessuna cultura e vivono ghettizzati quando non afasici?), fa riscontro il radicale pessimismo di Segalen, che al termine di un viaggio impossibile verso il diversq finl per collocare nell'io l'ultima figura dell'altro. «Ai margini dell'esotismo», in un libro recente, Lina Zecchi ha reperito le tracce e i percorsi che all'inizio del Novecento hanno condotto Segalen a inventare «una-scrittura dove l'Altro, l'esotico non figura più come riferimento a culture 'altre' nella loro letteralità (la cultura maori, la cultura cinese, la cultura araba, ecc.) ma come assenza dell'io, dell'esperienza 'piena' della cultura materna per lo spaesamento totale prodotto dallo shoc, trauma che segnala l'incontro/scontro con la Differenza». Viaggio nella differenza ove l'altro funziona come mediazione verso l'ignoto, il viaggio di Segalen dalla Polinesia alla Cina si rivela un fallimento: l'esotismo, «tout ce qui est Autre», rimane una domano da irrisolta. Le «Note sull'esotismo» apparse postume sul Mercure de France (e ora raccolte nell'Essai sur l'exotisme) tracciano sulla carta bianca gli itinerari nell'esotico proibiti al viaggiatore sulle carte geografiche. Al «trionfo del luogo comune, del già-detto e giàscritto, della non-sorpresa» che il colonialismo ha steso sull'universo come una piaga (il contagio è una delle più ricorrenti metafore segaleniane), lo scrittore - esota - viaggiatore-nato e «testimone di una storia perdente e perduta» (Neri) risponde con un'interrogazione senza precedenti sull'esotismo come, scienza del diverso. Spogliata dei suoi orpelli tropicali, la sensazione d'esotismo diventa «notion du différent; la perception du Divers; la connaissance que quelque chose n'est pas soi-mème». Il potere dell'esotismo è il potere di concepire «altro». Non risiede nell'oggetto ma nella relazione all'oggetto. tv• ;E poiché appartiene all'ordine"della· comunicazione, non soltanto arricchi- ~ la persona ma, anzi, postula l'esistenza di un io forte: «Les sensations d'Exotisme et d'lndividualisme soni complémentaires». Rapporto dialettico attento a registrare innanzi tutto lo shoc dell'io sulla realtà, «l'apostrophe du milieu au voyageur», l'esotismo ha la fragilità di un fenomeno transizionale. Nel suo movimento verso l'altro, l'esota sperimenta uno spazio potenziale tanto più esteso quanto più consolidata risulterà la sua struttura interna. L'esota- e Gauguin era stato in questo senso lo strumento di una rivelazione - non è colui che annega nell'altro, ma chi riesce a percorrere nel doppio senso la distanza più lunga tra se stesso e l'altro. La degradazione del diverso, l'uniformazione (la standardizzazione) Ossidisanti J.-A.-S. Collin de Plancy Dizionario delle reliquie e delle immagini miracolose Roma, Newton Compton, 1982 pp.,240, lire 7.000 Jonathan Sumption Monaci santuari pellegrini. La religione nel Medioevo Roma, Editori Riuniti, 1981 pp. 398, lire 12.000 M i domando che senso abbia tradurre, a centosessant'anni esatti dalla pubblicazione, il Dictionnaire critique des reliques di Jacques-Albin-Simon Collin, meglio noto come Collin de Plancy. Me lo domando mentre mi affretto ad acquistarlo - evento che ha del miracoloso, in questa fase di galoppante e contagioso assenteismo librario, - e già pregusto, sullo stesso argomento, l'annunciata novità di Sebastiana Papa, Veronelli dei conventi. vati. Alfonso di Nola, nell'introduzione al volume di Collin, segnala le raccolte di Federico il Savio e di Alberto di Brandeburgo, forti rispettivamente di 5.005 e 8.933 pezzi. Si è calcolato che la collezione di Federico il Savio assicurava 127.799anni d'indulgenza. Molto più difficile è stabilirne il valore venale. È noto che le reliquie si commerciavano a peso d'oro e oltre. Fernando di Carri6n, che vantava un credito nei confronti dell'emiro di Cordova, ai lingotti d'oro e d'argento preferì il corpo di san Zoilo. Non è un caso che le raccolte reliquiarie si diffondano e si arricchiscano soprattutto fra Cinque e Settecento, in coincidenza col formarsi di raccolte d'altro genere, ma non troppo differenti quanto ad accanimento e gusto del raro, del meraviglioso, dello stravagante. In breve: le collezioni di reliquie rientrano anch'esse nel clima di collezionismo entusiasta delle Wunderkammern. E come in queste si ritrovano, ammucchiati, oggetti di scavo e uova di struzzo, porcellane ciPiero Meldini Immagino che si potrebbe compilare una vera e propria borsa valori delle reliquie nel tempo, parallela a quella delle fortune dei singoli santi, con tendenze al rialzo e al ribasso, svalutazioni e rivalutazioni, oscillazioni, impennate, qualche crollo. Ed è egualmente -il collezionismo, prima ancora delle revisioni teologiche e delle riforme cultuali, a richiedere un qualche controllo del mercato e regolamentari expertises. Il Concilio di Trento, infatti, demanderà ai vescovi l'autenticazione di nuove reliquie e il Codex Juris Canonici - oltre a fissare una prima quotazione delle reliquie, dividendole in «insigni» e di seconda scelta - riconfermerà l'obbligo di un certificato di garanzia, pro fide e a tutela del collezionista. P-C Naturalmente un censimento maliziosamente pignolo delle reliquie, onde svelarne le origini per lo più oscure e truffaldine, poteva appanre nel 1821-22insidioso e diciamo pure blasfemo. Ma insomma: Voltaire era morto da cinquant'anni suonati, il Dictionnaire philosophique (il modello di Collin, da lui abbondantemente saccheggiato) aveva visto la luce nel 1764, e denunziare i tratti più palesemente insensati, ridicoli e superstiziosi delle religioni era piuttosto un esercizio di esprit plaisant che philosophique, se negli anni novanta un anonimo e (suppongo) inedito francofilo nostrano ci aveva così celiato sopra: «Fra molte dirottissime anticaglie/ In forma autenticate, e benedette / Di quel mistico pesce avea le scaglie / Che illuminò Tobia, e le Basette / Di Simia il buon ladron, e le Tanaglie / Che strapparono ad Agata le tette / Ed il coltello ancora insanguinato / Con cui Bartolomeo fu scorticato». nesi e noci di cocco, lavori d'alta oreficeria e coccodrilli impagliati, vetri di • ' Murano e comi d'Unicorno, così una non spregevole collezione di reliquie vanta almeno uno dei sette santi prepuzi di Gesù Bambino e una delle sei mammelle di sant'Agata, una piuma dell'arcangelo Gabriello e un'unghia di cherubino, una coma di Mosè e l'impronta pirografata di un'anima del Purgatorio, il santo Topo che rosicchiò un'ostia consacrata e il santo Coltellino con cui un giudeo sacrilego pugnalò a sangue una particola. E - siamo sinceri - chi non mostrerebbe con orgoglio una sua privata raccolta di reliquie che comprendesse ··--::::.0·::::::.:: ••••• ~ Inconscio r:.r; ~ il sospiro di san Giuseppe in vitro e lo La mappadell'inconsciodi Freud E certo era fin troppo facile computerizzare i dati cavati dai repertori e ironizzare sui cinquecento denti di sant'Apollonia, sulle sette mammelle di sant' Agata, sulle cinquantun dita e le tredici teste del Battista, sulle quattro teste e le otto braccia di san Biagio, sui cinque corpi interi di santa Lucia, sani' Andrea e sani' Antonio eremita, i sette di san Giacomo, gli otto di san Luca, i trenta e passa di san Giorgio, e sui ventisette chiodi della Croce. starnuto dello Spirito santo sotto vuoto, il Crocifisso Magnaccia (Cruciftx Maquereau: così denominato perché attaccato al muro di un casino) e, se non proprio le mutande di san Casimiro che preservano dalla lussuria - vuoi per l'indumento in sé, vuoi per la funzione, - certamente il dito rabdomantico di sant'Antonio da Padova, che fa ritrovare gli oggetti smarriti, e, soprattutto, il flacone del re Clodoveo, colmo di un vino che, per quanto se ne attinga, non finisce mai? O il dente di sant'Amabile, che guarisce dai morsi di vipera proprio come i denti di squalo delle Wunderkammern laiche? L'incetta delle reliquie obbedisce in L a smania collezionistica spiega la realtà, ben più che a impulsi feticistici ricerca a tutti i costi dell'esemplae necrofili o a una logica cultuale mi- re pregiato e, di conseguenza, la racolistica e superstiziosa, a un acce- proliferazione di venerati multipli, o il so, anche se particolare, spirito colle- ripiego sulle reliquie ex vestibus, ex zionistico. A raccogliere accumulare capsa e a contactu, quand'è impossiclassificare esporre reliquie non sono bile mettere le mani sulle ben più presolo chiese e santuari, ma anche pri- ziose reliquie ex carne ed ex ossibus. B1blloecaa no ,a co ..... Ne ho sottomano uno del 1780, È un modulo prestampato, completato a penna negli spazi lasciati in bianco, firmato dal vescovo e munito del suo sigillo. Vi si attesta, nella fattispecie, che la reliquia, «ex authenticis locis • extracta», è una genuina «particula ex praecordiis Sancii Stanislai Kostka», polacco e gesuita, e se ne concede la facoltà «apud se retinendi, aliis donandi, et in quacumque Ecc/esia, Oratorio seu Cappella publicae venerationi exponendi et collocandi». Età meno fiscale, il Medioevo aveva definito l'autenticità di una reliquia sulla sola base dei suoi poteri taumaturgici. Il metodo più spiccio e infallibile consisteva nel buttarla nel fuoco: se non andava in cenere, era dimostrata autentica - come ricorda Jonathan Sumption, che al culto delle reliquie dedica il secondo e il terzo capitolo di Monaci santuari pellegrini. La Wunderkammer è un microcosmo del meraviglioso naturale e artefatto, in una chiave protoenciclopedica che non aspira ancora al regesto e all'ordinamento del macrocosmo, ma a riunire dentro una stanza un saggio arcimboldescarnente esemplare della ricchezza, stravaganza e difformità dell'universo e dell'umana invenzione; così la raccolta di reliquie è un microcosmo del meraviglioso celeste, un'attestazione della potenza, inventiva e (perché no?) sovrumana bizzarria del Padreterno. Ciò di cui non s'avvede l'ingenuo polemista Collin, è che egli, in fondo, condivide la stessa cultura delle Wunderkammern e delle raccolte di reliquie. Anch'egli è collezionista: di fatti, di dati o, per dir meglio, di citazioni; tratte, queste, da agiografi e panegiristi, cronisti e viaggiatori, alla rinfusa e senza il benché minimo controllo delle fonti, per esclusivo gusto dell'accumulo e amore del sensazionale e dell'eccentrico. Atteggiamento che si manifesta in pieno nell'opera più nota di CÒllin, quel Dictionnaire lnfemal, catalogo e organigramma di tutti i principi, dignitari e legioni dell'Abisso, che, compilato a confusione dei superstiziosi e dei creduli (ma con un tasso di divertissement senz'altro superiore a quello di provocazione), dopo la conversione di Collin (eh, sì) sarà ristampato, in versione non troppo riveduta e corretta, nel supplemento della Patrologia del Migne e conoscerà, tra espurgate e non, ben sei edizioni, di cui la definitiva (pubblicata da Plon nel 1863) contiene i ritratti di 72 demoni, basati su «documenti ufficiali» e disegnati da un L. Breton, che non è stranamente il capofila dei surrealisti. L o schedatore di diavolerie per ridere non si discosta poi granché dal demonologo ortodosso. L'ele-. fante Behemot e l'unicorno Amduscias, il quadriforme Asmodeo e Belfagor assiso sulla seggetta solleticano l'immaginario del credente come dell'incredulo. Allo stesso modo in cui i Cinocefali, i Satiri, le Sirene, gli Sciapodi, gli Epifugi, gli esseri ibridi di Ravenna e Craco.via e tutti i mostri diligentemente catalogati da Aldrovandi, Liceti, Boistuau, Paré e dagli altri teratologi cinque-seicenteschi esistono per il solo fatto di essere descritti e riuniti, e postulano obbligatoriamente un mondò così vario e meraviglioso da contenerli. Il che da un lato ci riconduce alla cultura manieristica delle Wunderkammern e dei Wunderbuchen, di cui Collin è in qualche modo un epigono, e dall'altro ci suggerisce uno sbocco diciamo pure «di attualità». C'è un «metodo» di descrizim:iedelle cose che ha preso più piede di quanto non si pensi. Pauwels e Berdelle ~perienze umane hanno esasperato ai primi del t:iovecento l'interrogazione sulla «questione dell'Altro». Su di essasi sono'focalizzate le mille e una ragioni (tutte illusorie) all'irrisolta domanda: Perché si viaggia? Nel momento in cui veniva a mancare la dialettica dell'io e del non-io, si faceva sentire più imperativo il bisogno di spostarsi verso l'altro. Fmché, imprigionato e schiacciato dal peso dell'esistenza-· la nausea, - dall'inamovibilità dell'essere, l'io contemporaneo esprimerà con l'inquieta metafora dell'evasione (E. Lévinas, De l'évasion, 1935, e ora Montpellier, Fata Morgana, 1982) il bisogno di «briser l'enchainement le plus radical, le plus irrémissible, le fait que le moi est soimème». Necessità ontologica di un'uscita che non vuole andare da nessuna .parte, l'evasione segna la fine dell'avventura dell'altro. • gier l'hanno chiamato «metodo fòrtiano»: da Charles Hoy Fort, di Albany, New York, droghiere a riposo, imbalsamatore di uccelli, collezionista di francobolli, minerali, insetti e citazioni. Citazioni di fatti stravaganti, devianti, inesplicabili, o,"per dirla con parole sue, «dannati». Su Allahabad, in India, piovono dal cielo pesci d'un chilo; su Kansas City piovono rane; vermi neri su Brarnford Speke, nel Devonshire, su Cristiania, Norv,:gia, e su Sangerfield, stato di New York. In Scozia, dentro un blocco di carbone, si trova un'ascia di ferro; a Springfield, Massachussets, si scopre un chiodo dentro un pezzo di quarzo aurifero; a Chillicothe, Illinois, è rinvenuta una moneta con iscrizioni fenicie a 40 metri di profondità. l marinai del Bintang, nell'attraversare gli stretti di Malacca, avvistano un'enorme girandola luminosa che ruota sull'acqua. La mattina dell'8 febbraio 1855 gli abitanti di quattro città del Devonshire scorgono, al risveglio, un gran numero di impronte animali sconosciute. Il «metodo fortiano», insomma, è l'effetto suggestivo e sorprendente che produce un cumulo di dati incontrollati e incontrollabili aggregati col criterio delle associazioni. libere. È l'Inconscio della ricerca, il trionfo della paratassi, della dialettica analogica e del pensiero monistico. Tutto lega con tutto: «Appare una nuova stella», scrive Fort. «Fino a che punto differisce da certe gocce d'origine ignota che sono state notate su una pianta di cotone dell'Oklahoma?» E ancora: «Due cose così positivamente diverse come la Casa bianca di Washington e il guscio di un granchio solitario si rivelano contigue». Il «metodo fortiano» non spiega; tutt'al più allude e ammicca. Riesuma il meraviglioso affossato dalla ragion scientifica e lo colloca Altrove. Qui sta la novità: il meraviglioso religioso è miracoloso e ultraterreno, ma incombente e sollecito; il meraviglioso laico rinascimentale è naturale e umano; il meraviglioso degli enciclopedisti (e di Collin) è leggendario e superstizioso. II meraviglioso fortiano è alieno: rimanda, a differenza degli altri, non a qualcosa ma a Chissacosa. Benché ami presentarsi come prolegomenp a una scienza futura.che integri il noto con l'ignoto, insinua in realtà che il mondo è denso, appiccicoso, indecifrabile, estraneo. Come e qualmente il «metodo fortiano» non ispiri solo qualche libro di ufologia, ma sia il punto d'approdo o lo svincolo di intellettuali insospettabili, o quasi, lasciamo che sia l'acuto lettore a verificarlo, collezionando e collegando numerosi sparsi indizi.

Storie di dame e trovatori di Provenza a c. di Mariantonia Liborio Milano, Bompiani, 1982 pp. 316, lire-25.000 Erich Kohler Sociologia della fin'amor Saggi trobadorici a c. di Maria Mancini Padova, Liviana, 1976 Pier Paolo Pasolini Amado mio a c. di Concetta D'Angeli Milano, Garzanti, 1982 pp. 202, lire 10.000 R ecensendo tempestivamente la bella antologia di Vidas e Razos trobadoriche pubblicata da Mariantonia Liborio, Alfredo Giuliani si lasciava andare a una divagazione, all'apparenza più che altro scherwsa, ma che giunge, a mio parere, quanto • mai opportuna. Essa infatti permette inclirettamP.nte di chiarire un paio di questioni piuttosto attuali, che toccano dappresso non solo la qualità del lavoro di chi opera per restituire al pubblico - grande o ristretto che sia - dei testi «autentici», rispecchianti cioè, per quanto possibile, le intenzioni in base alle quali i loro autori li hanno prodotti, ma anche i limiti dell'accettabilità presso una vasta audience di opere o di saggi critici che, fino a non molto tempo fa, era pacifico considerare destinati solo a ristretti àmbiti specialistici. «Raramente - notava Giuliani - i filologi, quei signori o quelle signore che studiano scientificamente i testi antichi [e perché poi solo antichi?], hanno l'aria di divertirsi, di godere del loro lavoro. Il metodo li costringe alla severità. Mariantonia Liborio ha aggirato l'ostacolo occupandosi di un testo ricco di sapori e godibilissimo». Verrebbe subito voglia di replicare che, se quella del filologo è una professione - e non si vede perché no, - tutto sommato è ozioso chiedersi se chi la esercita si diverta o meno. Nessuno pretende che il microbiologo venga preso da indicibile delizia mentre osserva lo sviluppo delle sue colture all'agar-agar, o che l'ingegnere arrivi al colmo del godimento attraverso il calcolo dei cementi armati. Oltre a tutto, se il risultato ottenuto dalla Liborio è francamente divertente, ciò non dipende tanto dalle intrinseche qualità del testo tradotto - i «noiosi» addetti sanno benissimo come sia monotona e ripetitiva la sequenza bruta dei 225 costituenti il corpus biografico integrale, - quanto piuttosto proprio dalla capacità «filologica» della curatrice di ordinare e tagliare il testo stesso, pur rispettandone lo spirito e il senso globale. Certo, viene il dubbio che si stia sempre più diffondendo una pericolosa convinzione: che i testi curati con tutti i crismi dai filologi - gente affetta da solipsismo acuto e, per di più, dotata di pessimo gusto - siano brutti e noiosi, e dunque socialmente inutili, dal momento che non possono recar sollievo ai bisogni culturali di un grosso pubblico. E che all'opposto quanto è programmato per un'ampia diffusione, essendo ritenuto già di per sé attraente, possa esser pubblicato senza troppi scrupoli filologici, affidandosi a un puro criterio di leggibilità. U n esempio lampante di questo atteggiamento mi pare ora offerto dalla revisione per la stampa di due prose giovanili inedite di Pier Paolo Pasolini, Amado mio, preceduto da Atti impuri. La qualità dei testi. del primo soprattutto, non è eccelsa - anzi, direi, è curiosamente modesta per un artista che, in quegli stessi anni, era già arrivato a innegabili risultati (le Poesie a Casarsa) e stava per raggiungere ulteriori traguardi. L'interesse maggiore di questi due brevi romanzi è di tipo documentario, visto che essi compongono, in sequenza. il preciso itinerario logico e soprattutto stilistico che conduce ad alcune delle prove narrative ufficiali, come Ragazzi di vita e Una vita violenta. \listi alla luce di questi scartafacci inediti, diversamente limati, i due più noti romanzi appaiono infatti come i luoghi dell'avvenuta liberazione dall'ingombrante presenza dell'io. Un io che era l'esplicito soggetto dell'enunciato in Atti impuri, e che ancora in Amado mio, benché oggettivato alla terza persona, rimaneva non solo l'atlante decisivo, ma anche il punto di vista, intermiftente eppure privilegiato, della narrazione. Nei due romanzi di borgata resteranno solo i ragazzi, già deuteragonisti delle prime prose, ora diventati unica, e fin troppo astrattamente oggettiva, materia. Atti impuri, dal punto di vista redazionale, è assai tormentato. Da quanto si deduce dalla nota critica della curatrice, Concetta D'Angeli, il punto su cui si è in particolare concentrata la revisione dell'autore è proprio quello dello statuto pronominale del protagon_ista: Il movimento è duplice e speculare: alcuni capi"toliscritti alla prima persona sono corretti - ora piè, ora meno saltuariamente - alla terza: Navigazione di San Brandano altri sono originariamente scritti alla terza e poi corretti, anche qui non sempre, alla prima persona. Talvolta insomma Pasolini tende dal soggettivo all'oggettivo (io -+ egli), talaltra dall'oggettivo al soggettivo (egli->io). Si potrebbe quasi pensare a un tentativo, in fondo nemmeno troppo audace, data l'epoca e la cultura dell'autore, di costruire un romanzo a due voci (io diaristico-intimistico ed egli distaccato, narrativo «puro»). A ogni modo, normalizzando tutto alla prima persona, come fa la D'Angeli, e omettendo per di più di segnalare volta a volta le correzioni - qualunque formula poteva andar bene, - non solo si compie un intervento poco giustificabile dal punto di vista ecdòtico, ma si priva il lettore - e l'ipterprete futuro - proprio di quello che poteva costituire il maggior motivo d'interesse di questo testo: il suo essere una sorta di cantiere rimasto aperto. (Per inciso, va notato che, oltre ai frequenti mutamenti pronominali, la curatrice segnala infatti l'esistenza di numerose «proposte di varianti» (p. 198), che comunque, di nuovo, si guarda bene dal pubblicare). Certo, in questo come in molti altri casi di testi destinati a un grosso pubblico, ma dotati di tradizione un po' complicata, il timore di chi prepara l'edizione sembra essere proprio quello che un «eccesso» di cure filologiche causi tedio o disorientamento nel lettnre. Ignorando - o decidendo d'ignorare - il dato lapalissiano che un libro annoia solo se è noioso. D i libri noiosi imposti dalla moda e dalla conseguente programmazione editoriale a volonterosi non specialisti se ne possono citare moltissimi. Faccio qui un solo esempio. che mi consente, del resto, di agg.anciarmi a un'altra osservazione di Ciiuliani. li perdurare dell'interesse per la civiltà del Medioevo è un dato di fatto certo - lo si è rilevato più volte, anche dalle pagine di questa rivista. Si pubblicano a tappeto, e magari talora in modo disinvolto, i testi; si pubblicano anche saggi critici, ma in questo caso si ha l'impressione che non esista una seria linea editoriale. Se si guarda all'estero (e questo è di per sé un fatto positivo, dal momento che, nel settore della medievalistica, le più grosse novità metodologiche provengono d'oltre frontiera), si finisce nel novanta per cento dei casi per proporre al pubblico italiano quello che esce in Francia, limitandosi magari a sbirciare pigramente il catalogo di un solo editore - se non addirittura una sola collana di questo catalogo (è Amazzonia Intervista a César Calv e ésar Calvoparla qui dellasua ma- perare armi e munmom. Grazie a fallibilità. Quando stavo scrivendo il • tori dellaforesta. Lì stanno i miei amigica avventura attraverso la [ore- questo stratagemma dello stregone, gli libro, bevvi una volta la ayawaskha ci stregoni: !no Moxo, don Hildebransta amazzonica, esperienza da cui Amawaka poterono sostituire le frecce mescolata con tohé (pianta la cui linfa do, don Juan Tuesta. è nato il libro Le tre metà di !no Moxo con i fucili, difendersi e sopravvivere. produce effetti allucinogeni) e laprima D. Le pratiche magiche, incluso il e altri maghi verdi. Già dai titoli di D. !no Moxo vive ancora? Che cosa parte della narrazione è il risultato del ricorso agli allucinogeni, non potrebalcuni capitoli il lettore potrà intuire gli è successo? Lo hai visto qualche ricordo delle visioni avute durante lo bero essere la conseguenza di un bisol'avventura che lo aspetta lasciandosi volta? stato di ebbrezza. li tohé produce al- gno di evasione? guidare da César Calvo in una straor- Calvo. Dopo aver capeggiato gli lucinazioni che si confondono con il Calvo. Per gli stregoni dell'Amazdinaria traversata della foresta amaz- Amawaka, e aver dunque compiuta la mondo reale e gli stregoni sostengono zonia la magia non è mai stata un mozonica. Le femmine che t1onpossono sua missione, /no Moxo si integrò che apre leporte della realtà. Una real- do di evadere dalla realtà, bensì un avere figli partoriscono un arcobale- nuovamente in quella che viene chia- tà palpabile. Puoi vederegente che sai modo di difendere la realtà dal/'agno, don Hildebrando legge nell'aria mala civiltà e visse qualche tempo a morta, e conversare con quella gente. gressione de/l'Occidente. Per /no Moun libro di Stefano Varese, un mitico lquitos, nel quartiere Huallaga. Morì Se bevi tohé in una capanna, puoi sen- xo e per la sua tribù la magia indicò la passero divora intere tribù. /no Moxo più di due anni or sono. li mio libro è tirti sopra una barca sul fiume, e av- via migliore per sopravvivere. nasce a tredici anni e il capo Ximu or- il resocot1todi un viaggiocompiuto fi- verti l'acqua che ti bagna e il fluire del D. Hai saputo che stanno girando dina che i fiumi gli obbediscano, Juan no al territorionascosto dietro il fiume fiume. un film su Fitzcarrald? Gonza/es cammina sette giorni t1elle Mishawa, dove andai a intervistare D. lno Moxo seppe che stavi seri- Calvo. Nutro scarse speranze che il profondi1à del/'Ucayali, tutti i membri /no Moxo. Durante quel viaggio an- vendo un libro su di lui? film riveli la verafigura di Carlos Firdella lribù Campa vengono assassillati notai storie e fatti, sviluppando così Calvo. Non lo apprese, lo sapeva min Fitzcarra/d, l'assassinodi migliaia ma nessuno muore.... quello che inizialmente voleva essere già. Non solo mi autorizzò a scriverlo, di indios, l'ambizioso saccheggiatore D. Chi fu o chi è !no Moxo? solo un reportage. li libro riescea esse- e non solo mi ordinò di farlo, ma me di caucciù. /no Moxo una voltami disCalvo. Tra la fine del secolo scorso re un ritratto soltanto parziale di lo dettò, e più attraversole visioni che se: «Quando penso a Fitzcarra/d e ai e l'inizio del nostro, i raccoglilori di un ·avventura che ho vissuto come un con le parole. suoi mercenari, quando penso al gecaucciù stavano sterminando le tribù sonnambulo, guidato da irresistibili D. Vale a dire che, tornando a bere nocidio da loro perpetrato, mi vien vodellaforesta amazzonica, e il capo del- presagi e dall'uso della ayawaskha, la tohé, potresti mostrargli il libro? glia di prendere la cittadinanza dei seria tribù Amawaka, Ximu - stregone droga usata dagli stregoni amazzonici Calvo. Pensodi mostrarglieloprima penti». Gli Amawaka assicurano di che godeva di grande fama per i suoi durante i loro rituali. ancora di pubblicarlo, perché riveda aver affogato Fitzcarra/d. Secondo la poteri magici, - fece rapire il figlio di D. Quali sono i poteri che si attri- gli originali. versione «storica», invece, la sua imil caso della «Bibliothèque des histoires» di Gallimard, tradotta praticamente in toto). Succede così che al lettore medio vengano offerti, ampiamente pubblicizzati dai quotidiani, libroni coltissimi ma, appunto, del tutto indigesti, proprio perché all'origine destinati alla ricerca specialistica, e non al sollazzo del quand'anche colto grosso pubblico. Sarei curiosa di sapere, ad esempio, quapti microbiologi o quanti ingegneri di buoni propositi sono riusciti a seguire oltre le prime 30 pagine le faccende di Adalbéron de Laon e di Gérard de Cambrai raccontate da Duby nel volume sui tre ordini. In compenso càpita che persino chi fa il critico di mestiere - Giuliani, per l'appunto - sia messo nella condizione di ignorare l'esistenza di lavori che sarebbero, per un'audience relativamente ampia, non solo utili ma sicuramente anche più dilettevoli di tanti altri. Infatti, va detto che quelle indagini sul mondo delle corti provenzali e sull'ideologia dei trovatori cui Giuliani invitava i sussiegosi filologi esistono già, eccome: per non citare altro, ci sono gli studi di K6hler e della sua scuola, ben attenta proprio alla dimensione storico-sociologica della cultura provenzale. Ma i saggi di K6hler, i pochi tradotti, sono apparsi presso un piccolo editore, la Liviana di Padova, e nessuno ne ha segnalato l'esistenza sui grandi mezzi d'informazione. Nella stessa Francia, del resto, già qualche anno fa René Nelli ha pubblicato un interessantissimo quadro d'assieme del fenomeno trobadorico (L'érotique des troubadours, apparso anche nell'economica collezione 10/18), ma nessun editore italiano pare essersene accorto. Se poi ·dall'àmbito strettamente provenzale si volesse passare a un più vasto panorama dei rapporti fra letteratura, cultura e mentalità medioevale, perché non tradurre l'affascinante libro. di Alfred Adler sulle categorie mitico-epiche (Epische Spekulanten, Miinchen, Fink, 1975)? Si può insomma concludere che, se è comunque giusto auspicare, come fa Giuliani, che sia sempre più frequentato dagli studiosi il genere della divulgazione ad alto livello, bisogna anche augurarsi che la programmazione dei grandi editori diventi più aperta, meno pedissequamente legata alle trouvailles d'oltralpe, capace di cercarsi degli autori interessanti e non solo di adottare quelli già consacrati altrove. di un motorista di Fitzcarra/d, diresse l'imbarcazione verso la morte. D. Non so molto sulla foresta amazzonica, ma mi è capitato molte volte di sentire parlare dei bufei. Esistono realmente? Calvo. li bufeo è un pesce mammifero grande come un uomo. Di solito le indigene, quando sono mestruate, evitano di salire su imbarcazioni leggere perché sanno che i bufei si eccitano, sentendo la loro presenza, e tentano di capovolgere l'imbarcazione. Non è infrequente che una donna affoghi non perché sia caduta in acqua, ma perché un bufeo l'ha trascinatasul fondo delfiume per violentarla. I pescatori che hanno catturato un bufeo femmina sostengono che questo animale ha qualcosa_di umanoide. Per questo gli stregoni amazzonici usano parte della sua vagina per ricavarne amuleti infallibili nelle questioni d'amore. (a cura di Arturo Corcuera) un raccoglitoreper poi farlo rinascere buiscono all'ayawaskha? D. Nel libro appari come un pro- barcazione naufragò ed eglimorì affo- CésaJ Calvo come bambino della tribù Amawaka. Calvo. Non si sa con che cosa gli fondo conoscitore della foresta. Lo gato. Ma la verità è che un chullacha- Le tre metà di !no Moxo Questo indio, erede della propria pre- stregoni mescolino la ayawaskha per sei veramente? ki, cioè un demonio, condusse la sua e altri maghi verdi ~ cedente identità, e quindi di pelle bian- conferirle quei poteri medicinali e pro- Calvo. Sì, lo sono, ma sono soprat- barca in un mulinello: questo spirito, Milano, Feltrinelli, 1982 Ì ca, andava inosservato in città a com- piziatòri che le hanno datofama di in- rutto un buon conoscitore di conosci- al quale un mago aveva dato il corpo pp. 304, lire 14.000 SÒ L------------------------------------------------------------------------------------' Brbltotecag1noo1anco

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