Alfabeta - anno IV - n. 43 - dicembre 1982

Storie di dame e trovatori di Provenza a c. di Mariantonia Liborio Milano, Bompiani, 1982 pp. 316, lire-25.000 Erich Kohler Sociologia della fin'amor Saggi trobadorici a c. di Maria Mancini Padova, Liviana, 1976 Pier Paolo Pasolini Amado mio a c. di Concetta D'Angeli Milano, Garzanti, 1982 pp. 202, lire 10.000 R ecensendo tempestivamente la bella antologia di Vidas e Razos trobadoriche pubblicata da Mariantonia Liborio, Alfredo Giuliani si lasciava andare a una divagazione, all'apparenza più che altro scherwsa, ma che giunge, a mio parere, quanto • mai opportuna. Essa infatti permette inclirettamP.nte di chiarire un paio di questioni piuttosto attuali, che toccano dappresso non solo la qualità del lavoro di chi opera per restituire al pubblico - grande o ristretto che sia - dei testi «autentici», rispecchianti cioè, per quanto possibile, le intenzioni in base alle quali i loro autori li hanno prodotti, ma anche i limiti dell'accettabilità presso una vasta audience di opere o di saggi critici che, fino a non molto tempo fa, era pacifico considerare destinati solo a ristretti àmbiti specialistici. «Raramente - notava Giuliani - i filologi, quei signori o quelle signore che studiano scientificamente i testi antichi [e perché poi solo antichi?], hanno l'aria di divertirsi, di godere del loro lavoro. Il metodo li costringe alla severità. Mariantonia Liborio ha aggirato l'ostacolo occupandosi di un testo ricco di sapori e godibilissimo». Verrebbe subito voglia di replicare che, se quella del filologo è una professione - e non si vede perché no, - tutto sommato è ozioso chiedersi se chi la esercita si diverta o meno. Nessuno pretende che il microbiologo venga preso da indicibile delizia mentre osserva lo sviluppo delle sue colture all'agar-agar, o che l'ingegnere arrivi al colmo del godimento attraverso il calcolo dei cementi armati. Oltre a tutto, se il risultato ottenuto dalla Liborio è francamente divertente, ciò non dipende tanto dalle intrinseche qualità del testo tradotto - i «noiosi» addetti sanno benissimo come sia monotona e ripetitiva la sequenza bruta dei 225 costituenti il corpus biografico integrale, - quanto piuttosto proprio dalla capacità «filologica» della curatrice di ordinare e tagliare il testo stesso, pur rispettandone lo spirito e il senso globale. Certo, viene il dubbio che si stia sempre più diffondendo una pericolosa convinzione: che i testi curati con tutti i crismi dai filologi - gente affetta da solipsismo acuto e, per di più, dotata di pessimo gusto - siano brutti e noiosi, e dunque socialmente inutili, dal momento che non possono recar sollievo ai bisogni culturali di un grosso pubblico. E che all'opposto quanto è programmato per un'ampia diffusione, essendo ritenuto già di per sé attraente, possa esser pubblicato senza troppi scrupoli filologici, affidandosi a un puro criterio di leggibilità. U n esempio lampante di questo atteggiamento mi pare ora offerto dalla revisione per la stampa di due prose giovanili inedite di Pier Paolo Pasolini, Amado mio, preceduto da Atti impuri. La qualità dei testi. del primo soprattutto, non è eccelsa - anzi, direi, è curiosamente modesta per un artista che, in quegli stessi anni, era già arrivato a innegabili risultati (le Poesie a Casarsa) e stava per raggiungere ulteriori traguardi. L'interesse maggiore di questi due brevi romanzi è di tipo documentario, visto che essi compongono, in sequenza. il preciso itinerario logico e soprattutto stilistico che conduce ad alcune delle prove narrative ufficiali, come Ragazzi di vita e Una vita violenta. \listi alla luce di questi scartafacci inediti, diversamente limati, i due più noti romanzi appaiono infatti come i luoghi dell'avvenuta liberazione dall'ingombrante presenza dell'io. Un io che era l'esplicito soggetto dell'enunciato in Atti impuri, e che ancora in Amado mio, benché oggettivato alla terza persona, rimaneva non solo l'atlante decisivo, ma anche il punto di vista, intermiftente eppure privilegiato, della narrazione. Nei due romanzi di borgata resteranno solo i ragazzi, già deuteragonisti delle prime prose, ora diventati unica, e fin troppo astrattamente oggettiva, materia. Atti impuri, dal punto di vista redazionale, è assai tormentato. Da quanto si deduce dalla nota critica della curatrice, Concetta D'Angeli, il punto su cui si è in particolare concentrata la revisione dell'autore è proprio quello dello statuto pronominale del protagon_ista: Il movimento è duplice e speculare: alcuni capi"toliscritti alla prima persona sono corretti - ora piè, ora meno saltuariamente - alla terza: Navigazione di San Brandano altri sono originariamente scritti alla terza e poi corretti, anche qui non sempre, alla prima persona. Talvolta insomma Pasolini tende dal soggettivo all'oggettivo (io -+ egli), talaltra dall'oggettivo al soggettivo (egli->io). Si potrebbe quasi pensare a un tentativo, in fondo nemmeno troppo audace, data l'epoca e la cultura dell'autore, di costruire un romanzo a due voci (io diaristico-intimistico ed egli distaccato, narrativo «puro»). A ogni modo, normalizzando tutto alla prima persona, come fa la D'Angeli, e omettendo per di più di segnalare volta a volta le correzioni - qualunque formula poteva andar bene, - non solo si compie un intervento poco giustificabile dal punto di vista ecdòtico, ma si priva il lettore - e l'ipterprete futuro - proprio di quello che poteva costituire il maggior motivo d'interesse di questo testo: il suo essere una sorta di cantiere rimasto aperto. (Per inciso, va notato che, oltre ai frequenti mutamenti pronominali, la curatrice segnala infatti l'esistenza di numerose «proposte di varianti» (p. 198), che comunque, di nuovo, si guarda bene dal pubblicare). Certo, in questo come in molti altri casi di testi destinati a un grosso pubblico, ma dotati di tradizione un po' complicata, il timore di chi prepara l'edizione sembra essere proprio quello che un «eccesso» di cure filologiche causi tedio o disorientamento nel lettnre. Ignorando - o decidendo d'ignorare - il dato lapalissiano che un libro annoia solo se è noioso. D i libri noiosi imposti dalla moda e dalla conseguente programmazione editoriale a volonterosi non specialisti se ne possono citare moltissimi. Faccio qui un solo esempio. che mi consente, del resto, di agg.anciarmi a un'altra osservazione di Ciiuliani. li perdurare dell'interesse per la civiltà del Medioevo è un dato di fatto certo - lo si è rilevato più volte, anche dalle pagine di questa rivista. Si pubblicano a tappeto, e magari talora in modo disinvolto, i testi; si pubblicano anche saggi critici, ma in questo caso si ha l'impressione che non esista una seria linea editoriale. Se si guarda all'estero (e questo è di per sé un fatto positivo, dal momento che, nel settore della medievalistica, le più grosse novità metodologiche provengono d'oltre frontiera), si finisce nel novanta per cento dei casi per proporre al pubblico italiano quello che esce in Francia, limitandosi magari a sbirciare pigramente il catalogo di un solo editore - se non addirittura una sola collana di questo catalogo (è Amazzonia Intervista a César Calv e ésar Calvoparla qui dellasua ma- perare armi e munmom. Grazie a fallibilità. Quando stavo scrivendo il • tori dellaforesta. Lì stanno i miei amigica avventura attraverso la [ore- questo stratagemma dello stregone, gli libro, bevvi una volta la ayawaskha ci stregoni: !no Moxo, don Hildebransta amazzonica, esperienza da cui Amawaka poterono sostituire le frecce mescolata con tohé (pianta la cui linfa do, don Juan Tuesta. è nato il libro Le tre metà di !no Moxo con i fucili, difendersi e sopravvivere. produce effetti allucinogeni) e laprima D. Le pratiche magiche, incluso il e altri maghi verdi. Già dai titoli di D. !no Moxo vive ancora? Che cosa parte della narrazione è il risultato del ricorso agli allucinogeni, non potrebalcuni capitoli il lettore potrà intuire gli è successo? Lo hai visto qualche ricordo delle visioni avute durante lo bero essere la conseguenza di un bisol'avventura che lo aspetta lasciandosi volta? stato di ebbrezza. li tohé produce al- gno di evasione? guidare da César Calvo in una straor- Calvo. Dopo aver capeggiato gli lucinazioni che si confondono con il Calvo. Per gli stregoni dell'Amazdinaria traversata della foresta amaz- Amawaka, e aver dunque compiuta la mondo reale e gli stregoni sostengono zonia la magia non è mai stata un mozonica. Le femmine che t1onpossono sua missione, /no Moxo si integrò che apre leporte della realtà. Una real- do di evadere dalla realtà, bensì un avere figli partoriscono un arcobale- nuovamente in quella che viene chia- tà palpabile. Puoi vederegente che sai modo di difendere la realtà dal/'agno, don Hildebrando legge nell'aria mala civiltà e visse qualche tempo a morta, e conversare con quella gente. gressione de/l'Occidente. Per /no Moun libro di Stefano Varese, un mitico lquitos, nel quartiere Huallaga. Morì Se bevi tohé in una capanna, puoi sen- xo e per la sua tribù la magia indicò la passero divora intere tribù. /no Moxo più di due anni or sono. li mio libro è tirti sopra una barca sul fiume, e av- via migliore per sopravvivere. nasce a tredici anni e il capo Ximu or- il resocot1todi un viaggiocompiuto fi- verti l'acqua che ti bagna e il fluire del D. Hai saputo che stanno girando dina che i fiumi gli obbediscano, Juan no al territorionascosto dietro il fiume fiume. un film su Fitzcarrald? Gonza/es cammina sette giorni t1elle Mishawa, dove andai a intervistare D. lno Moxo seppe che stavi seri- Calvo. Nutro scarse speranze che il profondi1à del/'Ucayali, tutti i membri /no Moxo. Durante quel viaggio an- vendo un libro su di lui? film riveli la verafigura di Carlos Firdella lribù Campa vengono assassillati notai storie e fatti, sviluppando così Calvo. Non lo apprese, lo sapeva min Fitzcarra/d, l'assassinodi migliaia ma nessuno muore.... quello che inizialmente voleva essere già. Non solo mi autorizzò a scriverlo, di indios, l'ambizioso saccheggiatore D. Chi fu o chi è !no Moxo? solo un reportage. li libro riescea esse- e non solo mi ordinò di farlo, ma me di caucciù. /no Moxo una voltami disCalvo. Tra la fine del secolo scorso re un ritratto soltanto parziale di lo dettò, e più attraversole visioni che se: «Quando penso a Fitzcarra/d e ai e l'inizio del nostro, i raccoglilori di un ·avventura che ho vissuto come un con le parole. suoi mercenari, quando penso al gecaucciù stavano sterminando le tribù sonnambulo, guidato da irresistibili D. Vale a dire che, tornando a bere nocidio da loro perpetrato, mi vien vodellaforesta amazzonica, e il capo del- presagi e dall'uso della ayawaskha, la tohé, potresti mostrargli il libro? glia di prendere la cittadinanza dei seria tribù Amawaka, Ximu - stregone droga usata dagli stregoni amazzonici Calvo. Pensodi mostrarglieloprima penti». Gli Amawaka assicurano di che godeva di grande fama per i suoi durante i loro rituali. ancora di pubblicarlo, perché riveda aver affogato Fitzcarra/d. Secondo la poteri magici, - fece rapire il figlio di D. Quali sono i poteri che si attri- gli originali. versione «storica», invece, la sua imil caso della «Bibliothèque des histoires» di Gallimard, tradotta praticamente in toto). Succede così che al lettore medio vengano offerti, ampiamente pubblicizzati dai quotidiani, libroni coltissimi ma, appunto, del tutto indigesti, proprio perché all'origine destinati alla ricerca specialistica, e non al sollazzo del quand'anche colto grosso pubblico. Sarei curiosa di sapere, ad esempio, quapti microbiologi o quanti ingegneri di buoni propositi sono riusciti a seguire oltre le prime 30 pagine le faccende di Adalbéron de Laon e di Gérard de Cambrai raccontate da Duby nel volume sui tre ordini. In compenso càpita che persino chi fa il critico di mestiere - Giuliani, per l'appunto - sia messo nella condizione di ignorare l'esistenza di lavori che sarebbero, per un'audience relativamente ampia, non solo utili ma sicuramente anche più dilettevoli di tanti altri. Infatti, va detto che quelle indagini sul mondo delle corti provenzali e sull'ideologia dei trovatori cui Giuliani invitava i sussiegosi filologi esistono già, eccome: per non citare altro, ci sono gli studi di K6hler e della sua scuola, ben attenta proprio alla dimensione storico-sociologica della cultura provenzale. Ma i saggi di K6hler, i pochi tradotti, sono apparsi presso un piccolo editore, la Liviana di Padova, e nessuno ne ha segnalato l'esistenza sui grandi mezzi d'informazione. Nella stessa Francia, del resto, già qualche anno fa René Nelli ha pubblicato un interessantissimo quadro d'assieme del fenomeno trobadorico (L'érotique des troubadours, apparso anche nell'economica collezione 10/18), ma nessun editore italiano pare essersene accorto. Se poi ·dall'àmbito strettamente provenzale si volesse passare a un più vasto panorama dei rapporti fra letteratura, cultura e mentalità medioevale, perché non tradurre l'affascinante libro. di Alfred Adler sulle categorie mitico-epiche (Epische Spekulanten, Miinchen, Fink, 1975)? Si può insomma concludere che, se è comunque giusto auspicare, come fa Giuliani, che sia sempre più frequentato dagli studiosi il genere della divulgazione ad alto livello, bisogna anche augurarsi che la programmazione dei grandi editori diventi più aperta, meno pedissequamente legata alle trouvailles d'oltralpe, capace di cercarsi degli autori interessanti e non solo di adottare quelli già consacrati altrove. di un motorista di Fitzcarra/d, diresse l'imbarcazione verso la morte. D. Non so molto sulla foresta amazzonica, ma mi è capitato molte volte di sentire parlare dei bufei. Esistono realmente? Calvo. li bufeo è un pesce mammifero grande come un uomo. Di solito le indigene, quando sono mestruate, evitano di salire su imbarcazioni leggere perché sanno che i bufei si eccitano, sentendo la loro presenza, e tentano di capovolgere l'imbarcazione. Non è infrequente che una donna affoghi non perché sia caduta in acqua, ma perché un bufeo l'ha trascinatasul fondo delfiume per violentarla. I pescatori che hanno catturato un bufeo femmina sostengono che questo animale ha qualcosa_di umanoide. Per questo gli stregoni amazzonici usano parte della sua vagina per ricavarne amuleti infallibili nelle questioni d'amore. (a cura di Arturo Corcuera) un raccoglitoreper poi farlo rinascere buiscono all'ayawaskha? D. Nel libro appari come un pro- barcazione naufragò ed eglimorì affo- CésaJ Calvo come bambino della tribù Amawaka. Calvo. Non si sa con che cosa gli fondo conoscitore della foresta. Lo gato. Ma la verità è che un chullacha- Le tre metà di !no Moxo Questo indio, erede della propria pre- stregoni mescolino la ayawaskha per sei veramente? ki, cioè un demonio, condusse la sua e altri maghi verdi ~ cedente identità, e quindi di pelle bian- conferirle quei poteri medicinali e pro- Calvo. Sì, lo sono, ma sono soprat- barca in un mulinello: questo spirito, Milano, Feltrinelli, 1982 Ì ca, andava inosservato in città a com- piziatòri che le hanno datofama di in- rutto un buon conoscitore di conosci- al quale un mago aveva dato il corpo pp. 304, lire 14.000 SÒ L------------------------------------------------------------------------------------' Brbltotecag1noo1anco

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