S arà uno speuaco/o di passaggio, come si dice, ma il pubblico si agitava a causa della noia, e perché idee e atmosfere se ne restavano sul palco, non certo perché provocato dai segnali del più recente speuacolo dei Magazzini Criminali, Sulla strada, ispirato liberamente ali'omonimo romanzo di Jack Kerouac. Me/le conto parlarne non per partecipare de/l'unanime sussiegoso rispello reticente di tu/la la stampa nazionale, da/l'Avvenire ai Quaderni piacentini, né per prendere le distanze - impresa di poco conto in se stessa; ma che richiederebbe una valutazione dello spellacolo che non è lo scopo di questa nota, - quanto per ribadire il divario tra la pesantezza di certi luoghi e una situazione teatrale che risulta imprendibile con l'«otticadei modelli» cui ancora si adegua la pubblicistica. La fase di incertezza del gruppo fiorentino, che è forse un tentativo di passaggio allo show b1,1siness in grado di conservare le novità linguistiche e l'esibita inquietudine esistenziale delle prime prove, prende corpo in un avvenimento scenico spalmato del ·rosa confello e de/l'azzurro fume/lo patinati di Frigidaire (scene di Tanino Liberatore), avvolto dalle musiche di fon Hasse/1, soffuso di sapientissime e cangianti luci (Mario Socci, Roberto Chili) e traversato dagli allori direi/i da Federico Tiezzi. I diversi ingredienti risultano accostati piullosto meccanicamente e non sembrano tradurre sulla scena quel progello di «inseguimento del sud» che invece prende corpo ne~'affascinante pubblicazione d'appoggio preparata dal gruppo. Howard Philips Lovecraft Opere complete Milano, Sugar, 1978 pp. 950, lire·1O.000 Gianfranco De Turris, Sebastiano Fusco Lovecraft Firenze, La Nuova Italia, 1979 pp. 144, lire 4.000 Alberto Abruzzese «Lavoro astratto e lavoro concreto nei processi di produzione artistica: Hollywood» in Verso una sociologia del lavoro intellettuale Napoli, Liguori, 1979 pp. 263, lire 8.500 osa dire di Lovecraft se non che e lui, così fragile, e attento divoratore di nozioni enciclopediche e apparentemente scoordinate, è stato il sensibile rabdomante delle forze oscure che si muovevano appena al di sotto della crosta delle emozioni di massa? Per certi versi il solitario di Providence è il vero prototipo au contraire dell'artista maledetto, non sessuomane ma sessuofobo, sradicato dalla sua epoca; e non per mancanza di contatti quanto per effettivo rifiuto di essa nel nome di un'aristocraticità posta come difesa patetica e disperata nei confronti dei mostri della società metropolitana (cfr. Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco, Lovecraft). Sullastradaversodove? È una rivista grande formato di 44 pagine, che allinea un ricchissimo repertorio d'immagini, molto scelte e quindi preziose e cariche di multipli sensi per il gruppo, e propone alcuni scritti dei suoi direi/ori: Marion D'Amburgo, Sandro Lombardi, Federico Tiezzi. Vi si legge una nellapresa di posizione verso la «cultura occidentale» e si enuncia la volontà di riferirsi a un «orizzonte primitivo e selvaggio»per «far esplodere una contrazione, aprire una ferita, caricare di nuova energia il presente». L'avventura insomma dovrebbe funzionare come ricaricad'esperienza e il nuovo approdo dovrebbe consistere in un «vivere la città come giungla immaginaria, rifiutare il sistema bianco, l'io occidentale, storico, civile e perdersi tra i corpi [1Sici,concreti, nella aspirazione afondersi con leforze barbare del cosmo; o in una avventura sulla strada, senza mete né programmi, snodandosi al/orno a un paesaggio in pura trasformazione: un paesaggio non da decifrare, ma a cui abbandonarsi come a un mistero indecifrabile». Di questa discutibile ma lucidissima e straordinaria sintesi di motivi, in cui certo si specchiano larghi strati della generazione cui appartengono gli attori, non si trova che una debole eco nello speuacolo: come se la sopravvalutazione della resa scenica del gruppo avesse funzionato da alibi o arricchimento di un limite reale, o come se l'esegesi e la conoscenza del gruppo fossero condizioni preliminari indispensabili per una ricezione del suo messaggio. Qui sta il punto. È sicuramente giuLovecraft vive il dramma di un uomo che, legato disperatamente a concetti artistici élitari, da vero e proprio artigiano si accorge di essere immerso in un apparato produttivo da cui è impossibile uscire. Per vivere deve fare lo scrittore-fantasma - la forma più appariscente e americana di catena di montaggio letteraria, - un uomo costretto a vivere suo malgrado la forma Antonio Attisani scena. La sopravvalutazione fa male a chi ne beneficia e a chi ne è ignorato. Non si trai/a, allora, di contrastare l'affeuo e l'intelligenza che circondano per esempio questo gruppo, si trai/a piuttosto di svelare il significato non casuale dell'ignoranza che colpisce molte altre esperienze. Si è già dello, su queste stesse pagine, di diversi gruppi da scoprire e da n~'"'.'.'-~-:----..------,-,...."'""' seguire, che caricano la lingua teatrale ~-- _-_·_~:_ :: _:. --:-e;.~. . di contrappunti alla contemporaneità. sto interpretare epromuovere un gruppo per quello che in realtà è: una somma di biografie che decidono di interagire tra loro attraverso il lavoro teatrale ( qualcosa di più vasto del semplice spellacolo) per strutturare o vendere una particolare risposta alla patologia de/l'ambiente. Ma se si enfatizzano certe caralleristiche per costituire un nuovo modello divistico, allora questo - Si è detto anche che il teatro d'intrallemodello viene usato per riciclarela sua stessa radicalità in una nuova accademia e viene usato, dai suoi avversari dellaprima ora, come paraocchi o lanciafiamme nei confronti di una «zona» di gruppi teatrali (non solo italiani), i quali con diverse ipotesi lavorano anch'essi a contai/o di una nuova sensibilità che non vuole restare inedita alla più esteriore di lavoro astratto. Il prodotto finale di questo lavoro gli è completamente sottratto, sia dal meccanismo delle firme fasulle (e delle «collaborazioni» di vario grado) sia da quello più onesto - ma altrettanto traumatico - della pubblicazione a tempi lunghi o addirittura dell'insabbiamento dei manoscritti (cfr. Alberto Abruzzese, «Lavoro astratto e lanimento e il teatro colto si trovano in Italia a un livello di mediocrità molto «alto», ma che pure registrano, per merito di diversi interpreti e registi, delle punte di significativa differenza rispello al conformismo e al torpore sociale del momento. Non si è dello invece abbastanza, e soprattullo non fuori da queste colonne, di altri e più gravi - sistematici - casi di sopravvalutazione di gruppi: dell'ex Terzo Teatro, dell'ex avanguardia e delle ex cooperative; per manovre di partito, accademiche o corporative. Invece sarebbe importante smuovere un po' le acque alla vigilia di una legge che deve definire quali sono le caratteristiche che rendono idonei alle sovvenzioni, e che sembra molto più allenta a riflettere lo stato di cose alluale che a operare un piccolo risarcimento di giustizia. Se si potesse parlare dei Magazzini Criminali senza preoccupazione di dover difendere o distruggere un modello, ma rivendicando il diriuo per loro e per altri di essereognuno diversamente sulla strada, se si potesse parlare di teatro e non fare retorica di una retivoro concreto nei processi di produzione artistica: Hollywood»). L'opera di Lovecraft unisce elementi colti, tratti da una tradizione letteraria alta, «nera», del secolo scorso, a elementi bassi della cultura feuilletonistica del romanzo esotico e d'esplorazione. Tuttavia, non vi è soluzione di continuità tra la letteratura neogotica dei post-vittoriani e la sua Claudio Parmiggiani, Tavola zoogeograficha Bibl1otecag1nobianco cenza, se si potessero me//ere in gioco le differenze di opzioni e risultati, sarebbe un bel passo avanti nella nostra cultura teatrale, un doveroso adeguamento a un processo internazionale che comunque, nonostante questi freni, ha il suo corso. Se è necessario e urgente ricollocare il problema teatro nel più vasto quadro dell'industria culturale, della sua rilevanza e delle sue svolte in Italia, non si puèl nemmeno tardare a mellere afuoco la tipicità di questo sei/ore. Bisogna tenerne conto nel bene e nel male, a meno che non ci si accontenti de/l'ipotesi emergente, di un teatro commissionato da pochi giornalisti e assessori, e sempre più fallo a misura del loro livello di catalogazione e controllo dell'immaginario. In Franciasi discute molto in questo periodo dei rapporti tra arte e potere. Il nuovo potere vuole distinguersi dal vecchio per un generoso interessamento. Tra brividi di gioia dei parvenus e trepide a.uese delle giovani promesse, si levano poche voci a dire l'indicibile, tra queste Ariane Mnouchkine. Noi non vogliamo la vostra comprensione - dice, - vogliamo che la vostra comprensione non sia indispensabile per la sopravvivenza di un gruppo. Un assessore italiano presente al diballito, che aveva annunciato grandi programmi, è arrossito. Magazzini Criminali n. 5 Firenze, primavera 1982 pp. 36+44, lire 7.000 opera mediata tra orrore e fantascienza. In realtà, egli è costretto a questa mediazione dal ruolo sempre più predominante della «science-fiction,. come collettore di generi già sperimentati nell'Ottocento. Nessuna delle sue opere apparve al di fuori dell'angusto ghetto del «pulp» e la cosa, oltre che provocargli la totale indifferenza della critica dotta, gli fu dannosa perché gli precluse il confronto con tradizioni letterarie allora operanti nella letteratura ordinaria, non di genere. La crisi che travaglia la società americana, nel periodo in cui Lovecraft scrive, produce nuovi mostri e nuovi miti, laici stavolta: il gangster e l'alcolizzato dei romanzi fitzgeraldiani; mentre i mitteleuropei piangono la dissoluzione degli Imperi centrali, templi della belle époque. Rabdomante ed esorcista, Lovecraft riesce a estrarre dal tessuto della realtà quei demoni troppo a lungo assopiti. L'operazione non è indolore, nemmeno per lui; i suoi protagonisti, raffigurazioni di sé, subiscono l'inevitabile nemesi dell'aver risvegliato od ostacolato le forze incontrollabili. Il fantastico da «cattiva coscienza» del secolo (come fu per il gotico) diventa espressione del «pensiero negativo», profondamente pessimistico: una ribellione interna agli stessi infernali meccanismi produttivi, un'allegoria immane degli sconvolgimenti di un periodo che preclude al bagno di sangue - la tremenda crisi di crescenza del capitale costituita dalla seconda
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