Alfabeta - anno IV - n. 43 - dicembre 1982

Keynesplenipotenziario John M. Keynes Tbe Collected Writings voi. X.XIII: Activities 1940-1943. Externa/ War Finance voi. X.XIV: Activities 1944-1946. The Transition to Peace voi. X.XV: Activities 1940-1944. Shaping the Post-War World: The C/earing Union voi. X.XVI: A,;tivities 1941-1946. The Post-War World: Bretton Woods and Reparations voi. X.XVII: Activities 1940-1946. Shaping the Post-War World: Employment and Commodities a c. di D. Moggridge C.U.P., Macmillan, 1979-1980 Richard Clarke Anglo-American Economie Collaboration in War and Peace 1942-1949 a c. di Alee Gairneress Oxford, Clarendon Press, 1982 «An Ambassador is a man sent IO lie abroad for lhe good of his country». Sir Henry Wotton «When a doctrinaire proceeds to action, he must, so lo speak, forget his doctrine». J.M. Keynes ià in occasione del primo conflit- G to mondiale, non si può dire si fosse tirato indietro. Da Londra è allora Basi! Blackett che lo cerca a Cambridge, «per cogliere - gli scrive - le sue meningi per il bene del paese» (Collected Writings XVI, p. 3). Gli viene fissato un appuntamento per il lunedì seguente, ma già la domenica. caratteristicamente, Keynes s'imbarca nel side-car del cognato e si dirige sferragliando verso Whitehall. A Bertrand Russell, che lo ha visto per caso partire dal cortile del Trinity College. risponde che non sta andando a Londra in treno perché «non ha tempo». E al Tesoro rimarrà per tutto il corso del conflitto e l'intera finanza inglese di guerra, «tutto il denaro imprestato o preso a prestito, passerà per le sue mani». Un lavoro «molto eccitante» ( Coli. Wr. XVI, p. 15), confesserà al cognato. Neppure la seconda guerra mondiale lo lascia a Cambridge, ad allevare maiali per le floride tenute del suo college o a scandalizzare gli studenti per il suo immancabile completo blue serge e scarpe marroni o a recitare, con genialità e arroganza, il ruolo della «vox clamans» nel deserto della teoria economica. Con un certo ritardo questa volta, entra nuovamente al Tesoro alla fine del giugno 1940 su invito dello stesso Cancelliere dello scacchiere, Kingsley Wood. Non ha una posizione ufficiale - se non quella vaghissima di «consigliere» e membro del Comitato esecutivo, - non ha stipendio, salvo il rimborso spese, né avrà per lungo tempo un suo staff. Ma di quell'organismo flessibile e informale che è il Tesoro inglese - l'opposto di una istituzione gerarchica come la Banca d'Inghilterra e «qualcosa di più simile a un club che a un dipartimento governativo» (Clarke) - egli diviene gradualmente il vero centro di riferimento. Curioso, irrequieto, paradossale, Keynes imperversa al Tesoro, distribuendo attorno a sé, a ritmo insostenibile, le copie carbone delle sue proposte inevitabilmente originali. «Si riconosceva a prima vista il dattiloscritto familiare .. .lo stile casual ma inequivocabile», ricorda un funzionario del Tesoro, «e subito si sentiva come una fitta al cuore. Un miscugliodi leggero terrore, di un certo incanto e di immediata ostilità» (Proctor). Negli ultimi mesi di guerra, come attesta un altro funzionario che lavora Giuliano Ferrari Bravo struzione difficile del nuovo asse centrale della politica inglese. Qui non si parla di scienza delle finanze, né semplicemente di politica finanziaria e commerciale, perché tutte le implicazioni «interne» che la nuova amministrazione laburista si trova di fronte - e le scelte di politica coloniale non meno di quelle relative alla collocazione internazionale - sono potentenomia globale, di quel brave new wor/d «che sta tanto a cuore agli americani» (Co/I. Wr. XXIV, p. 280). S u questo ruolo operativo di Keynes e sulla formazione della politica economica internazionale del governo laburista, quasi nulla è stato scritto in questi anni. Su Bretton Woods si sono spese certo molte patamente fuori luogo, di ingenuità, dell'amabile distrazione dello scienziato e del suo caratteristico candore. «Keynes, prima di tutto, era un candido» (Harris). Ora però quel velo è stato strappato e il lavoro ammirevole del professor Moggridge per l'edizione delle ope.re complete di Keynes ha portato .---------------,,,-,---,,.--_,,.. -,,..,-----------,,,.----- alla luce la totalità - o quasi - della produzione «governativa» di Keynes, la sua «attività» nella politica bellica e postbellica. Il recentissimo lavoro di edizione di Cairncross delle note di sir Richard Oarke (l'unico che abbia scritto dall'interno del Tesoro in quegli anni, oltre alle osservazioni quasi introvabili di Proctor) si aggiunge opportunamente per disegnare un definitivo profilo reale di questo strano funzionario del Tesoro e ambasciatore economico. È un paesaggio diverso dalle stucchevoli cartoline a cui ci ha abituato la storiografia multilateralista: attriti aspri al limite dell'esasperazione nei rapporti finanziari angloHyperborea di Plinio il Giovane al suo fianco e con idee parecchio diverse dalle sue, Keynes all'interno del Tesoro è diventato «il cervello e la coscienza... il controllore della linea • strategica di base (e del 75 per cento dell'attività tattica ... )» (Clarke ). Non è cosa da poco, se si pensa che il Tesoro, in tempo di guerra e soprattutto di transizione alle incognite del dopoguerra, non è affatto un dipartimento minore. Si tratta di una cellula particolare del meccanismo di governo, priva - si è detto - di rigide articolazioni gerarchiche e da sempre sensibilissima «alla importanza del prestigio», come scriveva lo stesso Keynes a Beatrice Webb già nel 1918. Inevitabilmente discontinua, quindi, nel suo apporto alla formazione della politica ufficiale. Talora praticamente ininfluente, talora - ed è proprio il caso della politica inglese negli ultimi anni di guerra e del passaggio dal governo di coalizione al governo laburista - assolutamente centrale. Abbiamo dunque Keynes in posizione dominante all'interno di un organismo che domina a sua volta la comente investite dalla decisione di fondo di politica economica internazio- 'nale: tenersi aggrappati all'Impero e al Commonwealth entro il guscio alquanto ammaccato dell'area della sterlina, o tentare la strada nuova del «multilateralismo» e uscire allo scoperto nella costruzione di quell'ecoGioco della Crociera Atlantica I/930) " americani, colpi bassi portati con il sorriso sulle labbra, l'esercizio antico dei reciproci ricatti economici e l'emergente filosofia britannica del «if _voucan't beat them, join them». role, e di Keynes qualche biografo ha perfino calcolato - lavorando pazientemente sulla bibliografia di 806 titoli compilata da Spencer Hudson - l'entità rispettabilissima della produzione: 2.300.000 parole scritte. Ma rimanevano fuori del computo tutti i formidabili scritti «governativi» di Keynes, sepolti per trent'anni negli archivi ministeriali, in omaggio alla deprecabile regola di segretezza dell'Officiai Secret Act. Sulla scelta economica di fondo, poi, e sulle relazioni con gli Stati Uniti, l'ideologia «multilateralista» dell'ex ambasciatore in Italia, Richard Gardner - tuttora, ahinoi, l'autorità più rispettata nella ricostruzione storica di quel periodo, - si è combinata con l'americanismo esasperato del suo biografo Harrod (un americanismo che sembrava imbarazzare lo stesso Keynes) e con la cattiva coscienza della scarna storiografia laburista, per stendere sull'azione di questo particolare uomo di Stato un vefo ambiguo fatto di dissennato e affascinante utopismo, di ottimismo assoloPer un bilancio completo è ancora presto. E lo stesso Moggridge e Skidelski sono attesi tra non molto a una nuova ricostruzione biografica che completi, e contraddica anche, il classico lavoro di Harrod - con l'aiuto, se è il caso, dell'imbarazzante diario in codice di Keynes, solo ora decifrato. Ma alcune cose si possono già dire, in particolare sulla scelta di fondo, sul «grand design» keynesiano - che non è affatto Bretton Woods, ma il perfezionamento di un certo tipo di intreccio nelle relazioni economiche angloamericane che trova espressione finale nello storico accordo del dicembre 1945;esso è, come testimonia Clarke, «la pietra miliare del grande sforzo costruttivo che egli aveva avviato fin dal 1941,. (Oarke, 55/161). Questo grande disegno Keynes lo cova a lungo e lo esprime per tempoda solo entro la macchina governativa - in un grande memoriale della primavera 1945 ( Co/I. Wr. XXIV, p. 256)'. E quando il nuovissimo governo laburista - incredibilmente privo di qualsiasi progetto di politica economica internazionale che non fosse quello assolutamente illusorio di essere lasciato in pace a operare la trasformazione sociale interna - lo raccatta e lo fa proprio per pure ragioni di emergenza, Keynes, trasformato di botto nel pianificatore della politica estera ed economica laburista, si troverà a mettere in opera, in prima persona, il suo disegno. l, indebitamento inglese al termine del conflitto è certamente disastroso, ma non è il vero problema. Il vecchio detto, osserva Keynes, tiene ancora: «Fai un debito di 1.000 sterline con il tuo banchiere e sarai alla sua mercè, indébitati per 1 milione di sterline e la situazione sarà rovesciata». E che questa sia la situazione effettiva lo attestano, da parte americana, sia le iniziative incoraggianti di White, finora sconosciute, sia la determinazione assillante del Tesoro americano, finora poco conosciuta, di «pagare» anche più di quel che era strettamente necessario all'Inghilterra per la transizione alla sicuB1bl_1otecag1noo1anco

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