Mensile di informazione culturale Ottobre 1982 Numero 41 • Anno 4 Lire2.500- . Printed in ltaly Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposile, 2 20137 Milano Spedizione in abbonamento postale gruppo 111/70 MélangediSerres / PrigogineC, lark/ MusilL, uk6csB,lanchot/ • Kripk(eBonomiA), gamben(Negri), S~inellaM, anoPolo(Porta)/ Gneniatografdie ll'Est Mél .. 9e. Conversazione con Mlchel Senes * G. Pollul: Serres e 911 eplde•olo!JI A Signorino: Per Prlgoglne * I. Rasy: Il mistico * A. Porta:_ Che cosa non ....... le donne S. lllalna: R.... ml • sogno* M. Grauo: «Splnll» a Collllso * L Manncuinl: Muall, 1Mk6a, l'euay P. Colalacont0: s.lttura critica* G. Palikl: Rlpe•are lllanchot * Cfr. * Poesie• e.e. Pktlllo TNto: PaN199I 9lapponNI, a cura• E. Alllez .A. llono•I: 11n.. e di Krlpke .A. Negri: Sull'Olio tlell'e••re F. Gambino: Interni dalunltensl * V. DelN\: Dandf9wo * I. Panini: Mal di d-~ A. Porta: L'..... di Mano Polo* G. De Vincenti: Le clne...... rafle dell'lst * Lettere Glornale del Glornall: Verso un crack finanziano wdlale? * ln•ce della co•unh: 1-..e l•-glnl: L'all ... degll .a.I, di M. Manot Bibliotecaginobianco
l l.-----------~--,-----------------=---------,,-------------r--------------, \ q>wvll le immagini Fonè. la voce e la traccia dique!,!~eg~!lmero conferenu. leuure. speuacoli. concerti Comune dì Firenze. Assessorato alla Cultura Università di Firenze Cooperativa Intrapresa Firenzeouobre I 982 - febbraio 1983 Istituto francese di Firenze Uni.versità di Grenoble Società Olivetti La voce e la scrittura Piera Degli Esposti, Eric Havelock. Enzo Mandruzzato, Gianni Scalia. Jacques Derrida. Giorgio Agamben, Edmond Jabès La poesia e la retorica Stefano Agosti, Adelia Noferi. Marcello Pagnini. Paolo Fabbri. Loretta Innocenti, Anna Panicali. Ferruccio Soleri Il sublime: voce e silenzio ... Antonio Prete ...e l'abbietto: voce e grido Julia Kristeva Il basso e l'«objeu» Francis Pongc L'avvento del significante La voce come suono e fisicità nell'Avanguardia (a cura di Daniele Lombardi. Maurizio Nannucci. Gianni Sassi) Jochen Gcrz. John Giorno. Brion Gysin. Jean-Pierre Faye. Sten Hanson. Bcrnard Hcidsieck. Dick Higgins. Michèle Lalondc. Robcrt Lax. Jean-Jacqucs Lcbcl. Valeria Magli, Franz Mon. Maurizio Nannucci. Gcrhard Rtihrn. Arrigo Lora-Totino. Emrneu Williams. Sylvano Bussotti. Alvin Curran. Joan Loguc La voce del testo Sauro Albisani. Piero Bigongiari. Milo Dc Angelis. Francesco Leonetti. Tomaso Kerncny. Mario Luzi. Andrea Zanzotto La poesia e l'anagramma Jcan Baudrillard. Carlo Ossola. Giampaolo Sasso Il teatro di parola • Vittorio Gassman - ' Saburo I6 01tobre Piera Degli Esposti Viaggio di una voce Mercoledì 20 ouobre Edmond Jabès e Gianni Scali• Dal Libro al Libro (con lettura di testi di Jabès in italiano e in francese) Sabaro23 01tobre Brion Gysin, Bernard Heidsieck, Robert Lax, Maurizio Nannucci, Emmett Williams Poesia Sonora & artists' audioworks MercoledJ2 7 ottobre Enzo Mandruzzato e Gianni Scalia Logos. phonè e traduzione Sabato 30 011obre Jacques Derrida Il y a là «cendre» Sabato 6 novembre Joan Logue The switched on voice Giovedì I I novembre Paolo Fabbri e Loretta Innocenti La voce fuori campo Venertfl 12 novembre Alberto Castelvecchi, Eric Havelock e Manfredi Piccolomini La dimensione orale Mercoletlì 17 novembre A distanza di un anno da/l'apparizione (2 9 giugno - 12 luglio 1981) dei bronzi ritrovati a Riace al centro del Cortile delle guardie nel palazzo del Quirinale, la lettLtradei volti fotografati in attesa, durante le lunghe, estenuanti code, e poi alla presenza dei cosiddetti guerrieri, riserva delle sorprese. Prima di tutto, si deve rilevare che i volti fotoKrajllti da Mar:.io A1ar:,ot. dwlt/lH' Ìlllt'rpretati e trascritti, dicono molto di più di ciò che hanno potuto fare le moltissime righe di scrittura impiegate in quel periodo. Sembra dunque che solo adesso, a distanza di tempo e per mezzo della rilettura fotografica del fenome• no, si possa azzardare qualche interpre• tazione profonda. Ho l'impressione netta che la maggibr parte delle persone esprimano un sentimento di attesa miracolosa, o meglio: numinosa. Ansia, preoccupazione, come se mancassero pochi minuti a un evento decisivo, definitivo. L'evento potrebbe essere gioioso ma anche doloroso; si sa che accadrà (e si ripeterà infinite volte quanti saranno gli infiniti sguardi che lo potranno cogliere) ma non si sa ancora quale sarà il suo significato, se produrrà trasparenza o ri• marrà avvolto nell'indecifrabile opaciSommario Mkbel Serres Mélange Conversazione a cura di Paolo R. Fe/icioli, Maurizio Ferraris e Kurt Hingelberg pagina 3 Gaspare Polizzi Serres e gli epistemologi (Criticadella ragionescientifica.Metodoe valutazione nelle-scienzefisiche, a cura di C. Owson; Feuxet signaux. Zola - Genèse,di Miche/Serres) pagina 4 Elisabetta Rasy Il mistico (Librodellerelazionie dellegrazie,di Tere• sa d'Avila; Entretienavec Miche/ de Certeau, in Esprit (febbraio 1,982); Extases féminines,di Jean-Noel Vuarnet) pagina 6 Tomaso Kemeny e Giampaolo Sasso Sergio Blazina La struttura anagrammatica dell'infinilo Romanzi di sogno Sabato 20 novembre (La coscienza di Zeno, di Italo Svevo; AnaAdelia Noferi, Piero Bigongiari, tomy ofCriticism, di Northrop Frye; L'Oeil Roberto Mussapi, Luigi Tassoni vivant, di Jean Starobinski; li male oscuro, Le figure del suono di Giuseppe Berto; li campo di concentraMercoledì 24 novembre zione, di O11ieroOttieri; Diariodi un sognatà di un linguaggio sconosciuto. Ma i volti esprimono tutti una fede certa: l'evento sarà trasparente come una visione, non verbalizzabile ma con un senso di cui tutti siamo stcun. Dopo l'attesa, quando si arriva a poterlo contemplare, il miracolo suscita stupore e emozioni profonde, come se in pochi minuti tutta la vita ci passasse davanti agli occhi e in un istante fossimo in grado di decretarne riuscite e fallimenti. Gli dèi sono questo: il significato che diamo alla nostra esistenza; i parametri, in forma di immagine, con cui lagiudichiamo quando i velami delle menzogne occidentali cadono d'un tratto. Con questa lettura mi sembra si rin• forzi l'ipotesi cui avevo accennato ( Alfabeta n. 28, 1981) e che nasceva dalla parte dei bronzi. Ora, rimanendo dalla parte dei soggetti (degli spettatori, in linguaggio teatrale), non riesco ad avere più dubbi che i d11eeroiraffigurati (o rievocati) siano dei caduti, degli scomparsi, e che la loro morte sia stata trasfigurata in nome di lulli, anche per noi che ne veniamo attraversati. È il riscatto materiale della morte per mezzo del bronzo e del corpo bellissimo che ne è modellato. Riscatto materiale della Testo Paraggigiapponesi a cura di Eric Alliez pagine 15-17 Andrea Bonomi li nome di Kripke (Nome e necessità,di Saul Kripke) pagina I 9 I Antonio Negri Sull'orlo dell'essere (li linguaggioe lamorte, di GiorgioAgamben; Critique (n. 4/3); le méme et l'autre, di VincentDescombes) pagina 21 Ferruccio Gambino Interni statunitensi (The lnner American - Menta/ Healt in America, di Joseph Verhoff. E/izabeth Douvan e Richard A. Kulka; AmJ!ricaNow, di Marvin Harris) pagina 23 Valerio Debò Dandysmo (Sroria inimitabile del dandy, di Ellen Moers;Dandies,di RogerKempt Deldandismo e di GeorgeBrummell,di Ju/es Barbey d'Aurevilly) • pagina 25 Giorgio De Vincenti Le cinematografie dell'Est pagina 28 Giornale dei Giornali Verso un crack finanziario mondiale? a cura di lndex - Archivio Criticodell'Informazione pagina 30 Finestre Antonio Signorino Per Prigogine pagina 5 morte per mezzo de/l'incarnazione della bellezza. Morte e vira diventano la medesima verità. li fatto che non si tratti di una retorica della bellezza ma della bellezza in sé, materiale epalpabile, mi pare sia dimostrato dal suo immediato riconoscimento (direi: 11nanime,salvo frange insignificanti di ouusirà persistente). Tutto ciò che viene taciuto o rimosso nel tessuto sociale quotidiano che impone l'appiattimento del consumo e della sopravvivenza, salta fuori come l'inarrestabile commozione della perdita, della sottrazione definitiva che chiamiamo morte. La commozione diventa auiva nella trascrizione dell'arte, e la morte viene accettata come un miracolo, quasi con sollievo. La vira nella sua ripetitività non è tollerabile e sono solo due gli eventi capitali che la rendono infinita• mente vivibile: la nascita e la morte. È straordinario che sr, questo punto decisivo siamo tornati a saperne quanto ne sapevano i Greci. I massacri della Storia nel nostro secolo non hanno potuto cancellare ciò che la vira/issima società dei superstiti ha saputo covare sorto le ceneri. alfabeta mensile di informazione culturale dellacooperativaAlfabeta Comitato di direzione: anni Balestrini, Omaf Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leoneui, Antoriio Porta, Pier Aldo Rovaui, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione: A.P. Carlo Formenti, Vincenzo Bonazza, Maurizio Ferraris, Marco Leva, Bruno Trombetti (grafico) Art director Gianni Sassi Edizioni Intrapresa Cooperativa di promozione culturale a r.1. Redazione e amministrazione Via Caposile 2, 20137 Milano Telefono (02) 592684 Coordinatore editoria/e: Giovanni Alibrandj Composizione: GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, Milano, Tel. 5392546 Stampa: Rotografica s.r.l. via Massimo Gorki, S. Giuliano Milanese Distribuzione: Messaggerie Periodici Abbonamento annuo L. 25.000 estPTO L. 30.000 (posta ordinaria) L. 40.000 (posta aerea) Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale a r.l. via Caposile 2, 20137 Milano telefono (02)592684, Numeri arretrati Lire 5.000 Conto Corrente Postale 15431208 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del I2.9. I981 Direllore responsabile Leo Paolazzi Tuni i diriui di proprietà lencraria e anistica riservati Alvin Curran tore, di Luigi Malerba) Antonio Porta Comunicu.ione ai c:oUabontori The wurks pagina 7 Checosa non dànno le donne di «All'abeta• Sabato 4 dicembre Lalli Mannarini pagina 6 Le collaborazioni devono presentare Marcello. Pagnini M ·1 L k' l' Mar,·o Grasso • • .• li suono e la parola nella musica usi , u acs, essay seguenti requ1s1u: e nella fonè ( L'uomo senzaqualità· Oberden Essay,di «Spirdi• a Comiso a) ogni articolo non dovrà superare le 6 Mercoledì15 dicembre RobertMusi/;L'anima e leforme, di Gyor• pagina 8 cartelle di 2000 battute. Ogni eccezione Jean Baudrillard gy Lukdcs) dovrà essere concordata con la direzione Venerdì 17 dicembre pagina 9 ~~~~!~:::~ini del giornale; in caso contrario saremo coValeria Magli e Arrigo Lora-Totino Paola Colaiacomo pagina 27 st retti a procedere a tagli; Futura (Futurismo. Espressionismo. Scrittura critica b) tutti gli articoli devono essere corredaZaum. Simultaneismo. Dada. Lettrisrno. (Le11ere /9/3-1940, di Walter Benjamin; Antonio Porta ti da precisi e dettagliati riferimenti ai libri Surrealismo. Concretismo) Momentsof Being, di Virginia Woolf; Scriui L'anno di Marco Polo e/o agli eventi recensiti; nel caso dei libri Sabato 18 dicembre sull'arte, di Charles Baudelaire; I grandi pagina 29 occorre indicare: autore, titolo, editore Valeria Magli romantici inglesi, di Emilio Cecchi; La crisi (con città e data), numero di pagine e prezLe rnilleuna dell'eroe nel romanzo vi11oriano,di Mario Indice della comunicazione zo; (Testi di Nanni Balestrini. Praz) a cura di Maria Rosaria Pedemonte e) gli articoli devono essere inviati in trivoce registrata di Demetrio Stratos) pagina 10 e Tiziana Valenti plice copia e l'autore deve indicare indirizDomenica I9 dicembre pagina 30 zo, numero di telefono e codice fiscale. Giorgio Patrizi Jean-Pierre Faye, Michèle Lalonde, Ripensare Biancho! Poesie La maggiore ampiezza degli articoli o il Jean-Jacques Lebel ( Passifalsi - La part du feu - Lautréamont et Carmelo Claudio Pistillo loro carattere non recensivo sono proposti Salone dei duecento (Palazzo Vecchio) Teatro Rondò di Bacco Sade- Lo spazio letterario- I/libro a venire - pagina 18 dalla direzione per scelte di lavoro e non Sala della bibliokca L'infinito intra11enimento - L'écriture du per motivi preferenziali o personali. Tutti ,. () ~ -;;1/),M~ Assessorato alla Cultura Galleria dell'immagine Palazzo Gambalunga Piero Castellano Piero Delucca dal 16 ottobre al 13 novembre mostra fotografica I porci comodi Indagine sulla cultura del cibo e del porco Reggio Emilia, 13 ottobre - 2 dicembre I982 Mostre L'eccellenza e il trionfo del porco 23 onobre - 28 novembre Il porco di Venere 23 onobre- 28 novembre Mai(a)l art 6 novembre - 2 dicembre Parole in tavola Ciclo di conferenze sul cibo con: Maria Arioti, Mare Augé, Marino Berengo, Piero Camporesi, Marce( Detienne, Alfonso Di Nola, Emilio Faccioli, Franco Ferrarotti, Enzo Funari, Luigi Malerba 13 ottobre - 19 novembre Cinema Mangiare film: rito e apocalisse Teatro Ariosto, 14-20 novembre Gastronomia Settimana gastronomica reggiana 15-22 ottobre A cena da Cerati con menù d'alta cucina e brindisi letterari con Antonio Attisani, Omar Calabrese, Maria Corti, Dario Fo, Francesco Leonetti, Valeria Magli, Gianni Emilio Simonetti, Paolo Volponi 28 ottobre e 4, 11, 18 novembre Corw di cucina cinese 6-1Onovembre (Assessorato alla Cultura) désastre. La tracciadell'altro,di Maurice Lettere gli articoli inviati alla redazione vengono Cenacolo di Santa Croce Blanchot) pagina 29 esaminati, ma la rivista si compone preva- Comune di Reggio Emilia, pagina 11 :: Coordinamento: Stefano Mecatti Le immagini lentemente di collaborazioni su commis- Assessorato alla Cultura .S Segreteria: Cfr. Marzio Marzot sione. 42100 Reggio Emilia ~ Via Sant'Egidiu 21. SO 122 Firenze pagine 12-13 L'attesadegli dii Il Comitato direnivo telefono (0522) 39812 <l:, Lt:..:c.:.lc:..:t.:.o:..:n:..' :..o,:.·,:..:·1.:.2.:.1.:.18:.7:..6:..:·:..:2:.9:..:8:..:3:..:0:..:9.:. . .:2 :.l .3 ..5:.39.:___..L __ ___________ ..L________________ ...L_._______________ ,_ _______________ _, s; Bibliotecaginob1anco
D urante un seminario di studi organizzato nel settembre scorso presso la Fondazione Schlumberger nella tenuta « Les Treilles», in Provenza, Paolo R. Fe/icio/i, Maurizio Ferraris e Kurt Hilgenberg hanno avuto una lunga conversazione con Miche/ Serressui suoi lavori recenti, sul dibattito da essi suscitato, sulla sua immagine della scienza e della filosofia. li risultato è questa esposizione. Scienze umane, sdeuze della natura li parallelismo tra scienze umane e scienze della natura, che ho talora fatto valere nei miei scritti, non è costante. Esiste in certi casi, in altri no. Con una metafora, si potrebbe dire che letteratura e humanities siano la riserva della scienza, proprio come la foresta primitiva è la riserva delle specie vegetali. L'uomo che passeggia nella letteratura è come il boscaiolo, mentre lo scienziato cerca piuttosto di fare un'agronomia razionale. Ma il parallelismo non va oltre. Se fosse stato stretto e ricorrente, ne avrei tratto un metodo, ed è in fondo proprio ciò che voglio evitare. Si tratta di condurre analisi che risultino in qualche modo inimitabili, e quindi è necessario che non vi sia un metodo prestabilito e generalizzabile in modo improprio ad ogni campo di oggetti. Credo che solo in questa «inimitabilith si possa trovare qualcosa di fruttuoso; il metodo, quando è trasmissibile, è anche banale e vuoto: il famoso metodo di Descartes, ad esempio, si riduce alla prescrizione di fare le cose nel modo giusto e con gli strumenti appropriati. li che è davvero molto poco. D'altra parte, la possibilità di istituire talvolta un rapporto tra arte e scienza, mostra a sufficienza come la distinzione razionalità-irrazionalità valga solo per la discussione pubblica, e sia priva di consistenza teorica. Direi anzi che l'irrazionale sia soltanto il modo in cui la scienza «razionale» indica ciò che essa non è. Sorgendo, la scienza si è attribuita tutta la razionalità, designando il resto come «passionale». Ma è semplicemente una presa di posizione e di potere. Credo che vi sia altrettanta ragione fuori dalla scienza che irragionevolezza nella scienza, e che le discussioni attuali sulla razionalità e l'irrazionalità siano «ideologiche• nel senso più piatto e pubblicitario del termine. Solido e fluido Nella storia della scienza come in quella della filosofia, la meccanica dei solidi è corrisposta a un modo semplice di porre le domande. Per esempio, la statica e la dinamica dei solidi sono scienze semplici, che consentono sistemi con pochissime leggi. E la filosofia classica si avvale di un sistema di metafore direttamente ispirato alla scienza dei solidi: ad esempio, si dirà che un ragionamento è consi- ..., stenie, solido, e che un altro è invece fumoso, inconsistente; dunque, una metaforica che sottolinea da una parte il rigore e dall'altra l'assenza di rigore. ~ Anche Bergson si riallaccia a questa tradizione: per lui l'intelligenza (come i facoltà analitica) ha le caratteristiche ~ dei solidi, e ciò non solo in senso metaè -. forico, ma ontologico, ,.. In opposizione a questa metafora é del sapere, ho valorizzato nei miei stu- ~ di la dimensione del fluido. Non per t ~otivi qualitativi o poetici, ma ~erché ~1~ a • isi,e Mélange Conversazione con Miche/ Serres implica sistemi imprevisti circostanziati, un po' azzardati (turbini, vortici, ecc.). Sono giunto allo studio diretto dei fluidi attraverso gli stessi percorsi se- •guiti dagli scienziati. La meccanica dei fluidi comporta infatti un apparato intellettuale e metodologico infinitamente più complesso e raffinato di quella dei solidi; si aprono cioè campi di indagine inaccessibili alla meccanica «classica». Attualmente, per esempio, mi sto occupando di una teoria inventata da un matematico inglese. quella della percolazione. che aiuta a capire come un filo d'acqua passi attraverso un canale di filtraggio. Ci sono ostacoli, difficoltà, un campo estremamente ramificato, e talora con «isole• sporadiche molto indipendenti le une dalle altre; un sistema cioè nel quale il liquido interagisce con il solido in modo assai complesso. Con un sistema di questo genere si riescono a capire fenomeni precedentemente incomprensibili. E questo vale per tutta la meccanica dei fluidi. Per esempio, sono convinto che non sarei riuscito a capire Lucrezio (cosi come era successo ai miei predecessori) se non avessi conosciuto la dinamica dei fluidi, che era dominante nell'antichità. Inoltre, lo studio dei fluidi consente di cogliere gli elementi nel loro stato nascente, nel loro luogo di formazione. L'immagine di Afrodite che sorge dalle acque è a mio avviso ontologicamente giusta. La fluidità, infine, fornisce una nuova immagine del tempo. Nelle lingue indoeuropee la parola 'tempo' (tempus, time, temps, Zeit) ha una duplice radice: da una parte, tomèin, tagliare; dall'altra telnein, distendere, tirare. Una duplicità che si riflette in campo filosofico, dove si è pensato il tempo (l (i p rtire dalla continuità, ora invece muovendo dalla cesura. Ma vi sono linguisti, come Benveniste, che hanno visto l'origine della parola 'tempo' piuttosto in temperare, che in latino significa mescolare le cose le une alle altre; una visione fluida della temporalità che mi pare più soddisfacente: il tempo è il luogo in cui le cose si mescolano, si confondono, si incontrano. Mélange È proprio al tema del mescolarsi, del confondersi, del mélange che dedicherò il mio prossimo libro. In esso, mi propongo di studiare delle molteplicità inanalizzabili. di descrivere c.:omposti di cui non si conoscono elementi, strutture, relazioni reciproche. E di effettuare la descrizione prima che abbia luogo la scomposizione (chimica o altro) del mélange. Nello studio del mélange, sospendo il ruolo ontologico dell'elemento, cerco di capire le caratteristiche specifiche dei composti, caratteristiche che sono sempre state lasciate ai margini del sapere (che ha privilegiato l'analisi degli elementi). Facciamo un esempio: l'arte della pittura e quella del mosaico. Nel mosaico, c'è una divisione digitale del percetto, come nella televisione, cosa che non avviene nella pittura. In pittura, c'è la tavolozza, su cui il pittore deve mescolare e scegliere - un processo inanalizzabile con una teoria del 'mosaico'. E credo che nella filosofia siano prevalsi sinora i pllradigmi 'musivi', rispetto a quelli pittorici. Anzi, l'analisi a mosaico, per scomposizione di elementi, non solo prevale, ma viene considerata l'unica razionale. È proprio contro questa tendenza che propongo una teoria del mélange, della tavolozza. Ma il mélange non è solo un metodo, è contemporaneamente anche un oggetto, e forse anche qualcosa di più: perché dubito che vi siano processi metodici o trasformazioni attuali di elementi che non passino attraverso lo stato dimélange. Nella scienza come nella generazione degli animali, il mélange è il passaggio obbligato di qualsiasi processo. È come il 'motore' della metamorfosi. A partire da questo discorso sul fluido e sul mélange, si incontra un tempo particolare, un modello specifico dei processi di trasformazione, cosi che si giunge a costruire qualcosa di utile alla comprensione di processi molto ramificati. come ad esempio la storia. Questi modelli. ad esempio. ci mostrano 1..:omcla storia <ldk scienze non sia un processo cumulativo lineare, ma comporti al tempo stesso progressi e regressi, strade che vengono dimenticate nel momento in cui se ne imboccano delle nuove, oblio di pratiche razionali, e ancora più di tecniche concrete. Proprio in questo quadro, possiamo capire come la catastrofe sia il bordo del mélange, bordo del quale tutti si sono occupati, perché è più definito e razionalizzabile. Così, la filosofia è per lo più una teoria della catastrofe, soprattutto nella tradizione francese (distinto, in francese, significa catastrofe ...). A chi si occupa del bordo, del mosaico, il mélange fa orrore. Pensiamo agli autori classici: «orribile miscuglio», dice Corneille; e Shakespeare parla di «evi! mixture». Lo stesso razzismo, in fondo, non è orrore dell"altro', ma del mélange, del meticcio: «tu non avrai mia figlia». Ragion Pura. li Parassita Quando ho scritto Le Parassite, ero alla ricerca di due cose, di due vie che mi consentissero di uscire dalle immagini consuete (e superate dai fatti) con cui ci figuriamo l'organizzazione del sapere. Prima di tutto, cercavo una teoria semplificata dei rapporti umani; e poi mi serviva una logica molto 'soffice', che potesse valere per i fenomeni che ho descritto prima. Ora, l'immagine del parassita risponde bene a queste esigenze, obbedisce a una logica alquanto souple. Per varie ragioni: il parassita può essere un elemento assai piccolo, un microbo, un atomo, da cui si possono trarre conseguenze enormi. Il che mette in gioco una logica inconsueta, fatta di cause piccole e di conseguenze immense, proprio il contrario della logica tradizionale per cui l'effetto è pari o inferiore alla causa. Inoltre, gli effetti sono multidirezionali: il parassita può avere come conseguenza catastrofica l'entropia del sistema; oppure può garantirne la sopravvivenza, vaccinandolo e consentendogli di resistere alla catastrofe generale. Il parassita risultava così un operatore a più valori, che mi consentiva di muovermi in tutte le scene che mi potevo immaginare. Un modello valido sia da un punto di vista logico che naturalistico (partendo dalla figura del parassita e dalla sua opera di vaccinazione del sistema, si può ipotizzare una sorta di darwinismo capovolto ...). La bete de la pensée L'opzione per il fluido, per il parassita, e ora per il mélange, ha quindi anche un altro aspetto che ritengo centrale: quello di rimettere in gioco la ·concretezza', vorrei quasi dire l"utilità' del discorso filosofico. Mi spiego. Credo che molta della filosofia (e della scienza) che si fa oggi,_si arrabatti intorno a problemi già risolti; o che dispieghi comunque un apparato enorme per rispondere a domande di poco conto. Molto spesso, non è neppure chiaro qual è l'ostacolo da superare, la bete che si oppone al pensiero. È il caso, secondo me tipico, della filosofia analitica, che si pone problemi che hanno già avuto da gra,n tempo una risposta, o che riguardano questioni perfettamente 'inutili'. Anche quando costruisce delle ontologie (penso ad esempio a Kripke), la filosofia analitica in realtà non fa che recuperarne delle vecchie (in questo caso, quella di Leibniz, con il suo riferimento ai mondi possibili), senza aggiungervi nulla, tranne un percorso argomentativo molto più tortuoso. Cosl la filosofia analitica riassume in sé tutta la retorica della scienza, senza possederne i contenuti. È lo speculum della dialettica, che invece mette in opera lo stesso dispositivo parassitario per la storia e per le arti. La filosofia analitica è la ·pubblicità dei 'savants incolti', degli scienziati, mentre la dialettica è quella dei 'colti ignoranti', degli umanisti. Ora, per me, il solo compito della filosofia è costruire delle ontologie, delle ontologie che servano a spiegare qualcosa; cosi come quella di Leibniz, che ho studiato a lungo, mi spiega come funzioni la comunicazione tra sistemi separati. Se il nostro compito è fabbricare ontologie, esso presenta due condizioni imprescindibili. Da un lato, il rispetto di un principio di economicità, per cui l'aumento di complessità non deve essere presupposto, ma motivato solo dalla apertura di possibilità euristiche molteplici e differenziate. Dall'altro, la necessità di indagare campi del reale ancora inanalizzati, molteplicità ermetiche, che si dischiudono solo a nuovi strumenti: il mélange, il fluido, il parassita.
Serrese gliepistemologi C. Howson (a cura di) • Cridca della ngione scientifica. Metodo e valutazione nelle sdenze risicbe (Saggi di I. Lakatos, P. Clark, J. Worrall, ~- Musgrave, E. Zahar, M. Frické, P. Feyerabend) trad. it. di L. Monti e G. Giorello Milano, Il Saggiatore, 1981 pp. 444, lire 30.000 Miche! Serres Feux et signaux de brume. Zola ·Paris, Grasse!, 1975 Genèse Paris, Grasse!, 1982 pp. 222, ff. 54 I n un suo noto saggio sulla metodologia dei programmi di ricerca (Hi- _story of Science and its Rational Reconstructions, trad. it. di G. Giorel- . lo, in Autori vari, Criticae crescitadella conoscenza, Milano, Feltrinelli, 1976, pp. 366-408; ora ristampato in Critica della ragione scientifica, pp. 1-48), Imre Lakatos tracciava-già nel 1970 - i riferimenti metodologici essenziali per una storia epistemologica delle scienze che ha ormai acquistato una incontestabile rilevanza nel panorama della storiografia contemporanea. I concetti introdotti da Lakatos sono entrati di fatto nel «senso comune» epistemologico: programma di ricerca, slittamenti-di-problema (problemshifts) progressivi o regressivi, euristica positiva, anomalia sono termini non più adoperati soltanto nella pratica della «ricostruzione razionale» di determinati progetti scientifici, ma più ampiamente indicativi di uno stile storiografico partecipe di una concezione dinamica e aperta della razionalità storica. Lakatos, rinnovando l'interpretazione popperiana dei problemi scientifici «carichi di teoria», elaborava una sofisticata normatività storiografica che, nell'abbandono della sostanziale astoricità del falsificazionismo del maestro, intendeva arginare ogni radicalizzazione avalutativa della lettura storica, emblematicamente rappresentata nelle due variabili dell'incommensurabilità parziale del «primo» Kuhn e dell'anarchismo metodologico di Feyerabend. I concetti sopra ricordati consentivano in tal modo una comprensione dei conflitti tra programmi di ricerca che faceva salva la costante dell'incremento di razionalità, rintracciabile grazie a una normatività «debole» a posteriori. A rischio, tuttavia, di introdurre elementi meta-metodologici, ben evidenziati nella nota separazione «tipografica» tra ricostruzione razionale e storia reale: «Un modo per segnalare le discrepanze tra la stpria e la sua ricostruzione razionale è di riferire la storia interna nel testo e indicare nelle note come la storia reale 'si è comportata male' alla luce della sua ricostruzione razionale» (Critica della ragione scientifica, p. 24 ). (Separazione criticata more historico da Kuhn: «ciò che Lakatos concepisce come storia non è per niente una storia, ma è una filosofia che si costruisce i propri esempi», Note su Lakatos, in Criticae crescita della conoscenza, p. 415). Il programma di ricerca storiografico di Lakatos si è rivelato nei fatti particolarmente fecondo: oltre ai preziosi sondaggi dell'epistemologo ungherese, interrotti, nel 1974, dalla sua morte - e ben esemplificati in Proofs and Refutations. The Logie of Mathematical Discovery (1976; trad. it. di D. Benelli, Milano, Feltrinelli, 1979) - il lettore italiano può ora avvicinarsi a quelli inseriti nel volume collettaneo del Saggiatore (sul quale ha già riferito E. Fiorani Leonetti, • Quando crolla il pavimento», in Alfabeta n. 37, giugno 1982), disposti in un ampio spettro che - in un arco di tempo racchiuso tra Newton e Einstein - raccoglie saggi di storia della fisica (Clark, Worrall, Zahar) e della chimica (Musgrave, Frické).- L a convinzione che questo stile storiografico mostri una sua intima coerenza e funzionalità perdura - è bene dirlo - anche a lettura ultimata, nonostante i duri rilievi conclusivi di Feyerabend. E la ricerca di Clark (L'atomismo contro la termodinamica) può adcguataml'ntc motivare questo asscrto. Clark individua due programmi di ricerca rivali che, nella seconda metà dell'Ottocento, affrontano con modalità diverse lo studio dei fenomeni termici: quello cinetico (elaborato soprattutto da Maxwell e Boltzmann) e quello della termodinamica pura (sviluppato in particolare da Clausius, lungo la linea indicata da Carnot, e in seguito da Ostwald). La teoria cinetica - dimostra Clark in dettaglio - fu in una prima fase un programma progressivo (con Maxwell), retto da una euristica «forte» (che possedeva, cioè, un ampio potere di predizione), quindi attraversò una fase di stagnazione e in seguito un periodo regressivo (a causa del carattere ad hoc delle ipotesi molecolari fornite da Boltzmann), che durò dal 1888 al 1905. Dal canto suo, la termodinamica nelle sue tre varianti teoriche (teoria di Carnot, teoria meccanica del calore e teoria fenomenologica) costitul un programma di ricerca progressivo, in grado di fornire predizioni empiricamente confermate (come la teoria della dissociazione di Gibbs). Ma essa possedeva - a parere di Clark - una euristica «debole», eccessivamente dipendente dai risultati sperimentali, e appesantita da tentativi di consolidamento che sfociarono nella ricerca di una base ontologica esterna ar proB1oliotecag1nob1anco Gaspare Po/izzi gramma stesso, quale fu l'energetica («L'energetica divenne una moda filosofica, ma non scientifica», p. 97). • Riassumendo, alla fine del diciannovesimo secolo - puntualizza Clark -, c'era una situazione di autentica incertezza scientifica in riferimento ai due maggiori programmi di ricerca, il programma cinetico e la termodinamica ( ...) le due componenti della valutazione, successo empirico e potere euristico, divergevano. Il programma che ( ...) possedeva l'euristica forte, il programma cinetico, ora( ...) era regressivo (...) mentre il programma che possedeva l'euristica debole, la termodinamica, restava empiricamente progressivo» (p. 115). Sarà a questo punto In «slittamento creativo» prodotto da Einstein tramite la sua determinazione delle fluttuazioni molecolari in regime di equilibrio termodinamico (con il noto articolo del I 905 sul moto browniano ), e confermato sperimentalmente da Perrin, a far pendere la bilancia dalla parte della teoria cinetica, determinandone un successo per nulla scontato. Il modello tracciato da Clark è in- . dubbiamente, nello stile delle ricostruzioni razionali, ben strutturato - anche se su di esso ( come sugli altri sondaggi presentati nel volume) si potrebbero accettare le obiezioni, paradossali, formulate nel saggio conclusivo di Feyerabend (che dà il titolo all'intero volume), secondo il quale lo sforzo di razionalizzazione in esso presente ci permette di leggere (ma soltanto in filigrana) «una storia più ricca di contenuto e più concettuale di quelle che la precedono» (p. 395). Secondo Feyerabend, Clark, pur avendo utilizzato ipotesi totalmente arbitrarie e non essendo riuscito a «motivare» la maggiore razionalità della teoria cinetica, ci ha fornito tutto sommato un'interessante ipotesi storica. Feyerabend giustifica parzialmente queste prospettive metodologiche alla luce del noto precetto che «anything gocs»: «Senza alcun dubbio, la metodologia dei programmi di ricerca ha portato ad alcune scoperte storiche interessanti. Questo non sorprende. Qualunque ipotesi, comunque plausibile, può allargare il nostro orizzonte. Essa non ha portato però ad una comprensione migliore della scienza ed è anche un ostacolo per tale comprensione a causa della sua abitudine di oscurare i fatti con sermoni e frasi moralizzatrici» (p. 409). Da un lato, il nihilismo di Feyerabend invita a porre tra parentesi ogni riflessione (filosofica) sul metodo storiografico (e le critiche che Feyerabend rivolge ai filosofi sono molto più violente di quelle formulate sulla razionalità scientifica; cfr. ad es. P. Feyerabend, La scienza in una società libera, trad. it. di L. Sosio, Milano, Feltrinelli, 1981, pp. 189-213); dall'altro, Lakatos (con i suoi allievi) indica nella • metodologia dei programmi di ricerca scientifici» una nuova disciplina che cerca un suo spazio nella comunità degli scienziati. Mi sembra (polemicamente) che entrambi coniughino, con l'illusione di ogni popperiano (o quanto si voglia post-popperiano ), il medesimo paradigma liberista, già autorevolmente indicato nel 1859 (On Liberty) da John Stuart Mii[ (E non è un caso che un «estremista» come Feyerabend, quando intende illustrare i diritti dei cittadini in una società libera, non sappia dir altro che: «Queste ragioni [della libertà individuale] furono spiegate da John Stuart Mili nel suo saggio immortale On Liberty. Non è possibile migliorare le sue argomentazioni», La scienza in una società libera, p. 130). A questo stile liberista, che ritrova in un incessante conflitto di idee e di programmi di ricerca il modello di una evoluzione «razionale» storicamente sempre giustificabile, è forse possibile contrapporre Io stile ricorrente e materialistico di Miche! Serres. Il mutamento di «idioletto» conduce, con Serres, a una dissoluzione dell'unicità evolutiva del tempo storico, e con essa alla negazione di uno spazio centrato intorno alla figura dello storico delle scienze o dell'epistemologo. L'opzione «forte» del materialismo serresiano tende a ristabilire il livello minimo di un isomorfismo che permetta una traducibilità ininterrotta tra fisica, storia umana e linguaggi di sapere. Nella tensione stilistica di Serres si gioca la possibilità, drammatica, di una conciliazione tra casualità degli eventi vitali e fisicità degli elementi che li costituiscono necessariamente. Da questa opzione muove il disvelamento delle illusioni storiografiche, posto in atto con strumenti che (almeno in una prima fase) appaiono simili a quelli adoperati nell'archeologia foucaultiana (e in ciò dissento dalla lettura di M. Galzinga, «Il gioco delle perle di vetro», in Alfabeta n. 30, novembre 1981). Non senza motivo Serres - già nel 1966- ritrovava in Foucault l'indicazione della «fine della storia», alla quale :veniva sostituita una epistemologia degli spazi fibrati e multicentrati: «L'archeologia è la fine della storia, limite intermittente e luogo di nonluogo (...) fine dei tempi e installazione degli spazi, arresto delle genesi e fioritura dei sistemi, méta, limite, scomparsa, morte della storia' come scienza, e come scienza delle scienze umane» (Hermès I. La communication, Paris, Éd. de Minuit, 1968, p. 200). Quindici anni dopo, ciclicamente, Deleuze e Guattari ritrovano nel linguaggio di Serres i segni di una «scienza nomade» dello spazio liscio, la cui corporeità è irriducibile al modello metrico della «scienza di Stato», e ad essa totalmente alternativa: «Bisognerebbe opporre due tipi di scienze, o di pratiche scientifiche: una che consiste nel 'riprodurre', l'altra che consiste nel 'seguire'. L'una sarebbe di riproduzione, di iterazione e reiterazione; l'altra di itinerazione, sarebbe l'insieme delle scienze itineranti, ambulanti» (G. Deleuze, F. Guattari, Mille plateara, Paris, l:d. de Minuit, 1980, PP460-61). La storia di Serres è dunque, inequivocabilmente, archeologica e fisica. E questa simmetria tra discorso storico e fisico appare già fissata in una nota del I961: «lo storico è colui che fa della cultura una creazione continuata, la storia è la sacca di neg-entropia nell'entropia cultur:µe (...). Lo storico cerca l'ordine nella distribuzione aleatoria attuale; lo scienziato lo cerca nella distribuzione futura» (in Hermès I, p. 30). V al la pena attraversare uno specifico territorio della lettura serresiana, simmetrico a quello normativamente circoscritto da Clark, al fine di dimostrare effettualmente quanta distanza separi Serres dalla metodologia dei programmi di ricerca.
Alla Direi.ione e Redai.ione di Alfabeta Sorprendono, argomentai.ioni come quelle de/l'artico/o «Contro Prigogine». Di più: dispiacciano quando sono sol/oscrille da Angelo Baracca che ha il merito di contributi seri nell'analisi di alcuni aspelli storici ed epistemologici della scienza. Se l'intervento «Contro Prigogine» voleva essere intenzionalmente «provocatorio», Baracca e Vulpiani sono in grado di ricorrere ad altri più consistenti argomenti piuuosto che mellere in atto una sortita che rischia di perdersi nella genericità del «gran polverone» che si è alzato al/orno alle «teorie» di Prigogine ma anche di Thom. Indubbiamente, le due «teorie», come accade sempre, hanno messo in piedi un «recinto ideologico»: non è vero che quella di Thom lo ha fallo meno che quella di Prigogine. Esplicitamente: in ogni caso, la «cintura o recinto ideologico» va individuato e deci• samente comba11uto. Per Prigogine, una considerai.ione puramente osservativa può essere che la sua «nuova a/lean:z.a»ha tentato di contrapporsi a quella «pessimistica» di Monod. Ma il più espansivo ollimismo di Prigogine non è meno pericoloso, «ideologicamente», della «cupa solitudine» di Monod. Dato l'avvertimento «contro l'ideologia», c'è da prendere posizione nei confronti della teoria termodinamica dei processi irreversibili o de~'ordine mediante fluttuai.ione. Da questo lato, la cautela non è mai troppa. Basta uno scarto, un eccesso di rigidità «contro l'ideologia» perché si abbia l'impressione che quest'ultima occupi il posto della «razionalità» scientifica. li gioco è pericoloso e no11si insiste mai troppo Fin dal titolo Serres spiazza il lettore: parlerà di Zola, del ciclo dei RougonMacquart e del Docteur Pascal «more physico», secondo il linguaggio della termodinamica. Non soltanto si dissolve il luogo disciplinare della storia, ma le ipotesi di traduzione superano gli ostacoli frapposti fra universo scientifico e letterario, eretti da vecchi e nuovi imperialismi intorno a un ordine tanto naif quanto pericoloso. Hermes attraversa l'hortus eone/usus evidenziando come anche la critica (letteraria) sia una fisicageneralizzata. Serres opera tali traduzioni tramite una complessa formalizzazione tematica e lessicale che qui è impossibile sintetizzare (il lettore italiano può ritrovare un modello simile di critica-fisica in Jules Verne, trad. it. di M. Di Maio e A.M. Scaiola, Palermo, Sellerio, 1979). Si può tuttavia accennare rapidamente al modo in cui viene letto il linguaggio termodinamico. Con stili differenti il passaggio dal locale al globale, dalla meccanica alla termodinamica pervade interamente il lessico della fine dell'Ottocento: da Clausius a Nietzsche, da Bergson a Freud e a Zola. La contemporaneità della termodiPerPrigogine nel ricordare l'incidente occorso, a suo tempo, ai sovietici: essi videro la « filosofia», /'«ideologia» di Einstein e no11 si curarono del «nocciolo razionale» della «teoria della relatività»; così rimasero fottuti come scienziati e, successivamente, dovei/ero fare marcia indietro. Questo la dice lunga sulla necessità e accurate:z.:z.adi vagliare, prima di comba11erla, /'«ideologia» dalla «scienza». Nel caso di Prigogine • nei limiti della complessità che la teoria presema • la procedura si presenta meno diffteile. L'«ideologia» • opportunamente defi· nita «nuova a/leoni.a» • è fondata, con molta ingenuità, su un invito a capire ,, accettare il caso e la necessità dei pro• cessi irreversibili ma evolutivi che governano la natura, ma anche, se si capiscono e accel/aho tali processi, a controllarli e corregger/i. In I. Prigogine. G. Nicolis, Le strutture dissipative. edito recentemente da Sansoni, a pag. 463, si legge: « Vale la pena di notar<' insieme a Leach che 'variai.ione' non è più qualcosa che ci viene falla dalla natura ma qualcosa che possiamo scegliere di fare alla natura, e a noi stessi». Questa annotazione epistemologica non è trascurabile: è il touming point da dove si biforca un ramo ideologico, senza per questo sminuire il significato scientifico del nuovo modo o possibilità di essere della «variazione». Applicando il criterio de/l'accuratezza di cui si diceva prima, l'annotazione suggerisce un conce/lo di «controllo» che può essere efficace come esercizio sul ramo ideologico solo se è capace e adeguato sul ramo scientifico. Tu11avia,il rischio di 1111s0bandamento «ideologico» 110n è mai del tulio scongiurato. Entrando nel merito della teoria, non si può dire che Baracca e Vulpiani namica è motivata dal mutamento dei sistemi chiusi in sistemi aperti, secondo una direttrice che va dal fisico al vivente esemplificata nella metafora della macchina a vapore; il testo da statico diviene dinamico e funziona, in Zola, come un motore. «La teoria del calore, dei motori e dei serbatoi - ricorda Serres - pone la.differenza, la miscela e l'irreversibilità. Si inventa, a un tempo, la storia e l'entropia. Ecco il nuovo tempo, l'idea tragica di una degradazione, e la speranza patetica di una colata di vita che va in senso inverso» (p. 73). I linguaggi si mescolano in un testo che mima l'energia del fuoco e la generalizzazione del lavoro. A questo testo polifonico Serres attinge direttamente, rispondendo a chi si arroga il diritto di sezionarlo con il bisturi del nuovo potere storico-epistemologico: «Dico che non c'è quasi distanza tra ciò che è considerato storia delle scienze e ciò che è chiamato storia delle letterature, delle filosofie o delle arti. Poca distanza o ritardo. Che queste sfasature nello spazio-tempo sono categorie messe in opera dall'interesse corporativo. Che l'insieme delle classificazioni, dei tagli con la sciabola nell'acqua e con il bastone rituale sul Lettera di Antonio Signorino abbia110rispe11a10la rigorosità richiesta. È w, po' arduo ridurre a due o tre cose l'insieme de/l'artico/azione teorica di Prigogine. Non pare che si possa acce/larel'affermazione: «allabase della concezione di Prigogi11evi è il conce/· to delle fluttuazioni», quando questo conce/lo in quella teoria figura come risultato di un complesso processo termodinamico. La strullura concel/ua/e di base è data da uno «stato stazionario di non- ··~ r ·~; ~ ...... ,.y, ,-\ .. }· ;;.;. equilibrio» la cui evoluzione verso /'equilibrio può essere descrilla da equazioni di tipo lineare. A partire da questa base, successivamente, Prigogi11e, «riconoscendo• come scrive A.M. Liquori nella prefazione all'opera più sopra citata • i limiti di validità della condizione di minima produzione di entropia, ha iniziato a esplorare con metodi teorici la cosiddeua 'regione non-lineare' dei processi irreversibili (...) raggiungendo delle co11clusioni (...) su cui si basa ad esempio il conce110 di 'struuura dissipativa'». È a questo livello che alcuni apparati analitico-matematici si rivelano inadeguati a descrivere è illlerpretare 1101u1n «ordinario» fenomeno di « f/ulluaziofronte delle 11uvole,fonda l'ignoranza per esclusione. Che la scrittura di un testo classificato letteratura per setto• rializzazione esplora lo stesso spazio, la stessa massa o lo stesso massiccio, della scrittura di una teoria scientifica» (p. 188). Per Serres comprendere i modi di un discorso che risulta sempre parzialmente traducibile equivale a fornire una chance di inversione della freccia entropica. Cosi la pratica della ricorrenza, la lettura di Prigogine come contemporaneo di Leibniz e di Lucrezio, valorizza la «storia» nel suo isomorfismo ad ogni produzione di verità, nel tentativo di ridurre (con una perenne fatica di Sisifo) la direttrice entropica del nostro destino. Più di recente - nel suo ultimo lavoro, Genèse - Serres si mostra sempre meno ancorato all'orizzonte storicoepistemologico: la ricorrenza diviene radicale e l'immersione nel multiplo te/ quel permette di risalire coraggiosamente a quel caos originario e generatore di ogni evento storico, fisico e umano. Pensare il tempo come molteplicità pura, infatti, comporta per Serres un'inversione drastica di direzione, il riconoscimento che nella storia si ni» ma 111p1rocesso particolare che origina le «fluttuazioni». La « Master equation», da un loro, serve al/oscoeo, ma, dal/'alrro ha anch'essa dei limiti formali. È eccessivo e inconcludente aefinire «piroeua» o «trucco da baro» lo sforzo di conversione della «Master equation» e del «formalismo nascita-e• morte» in uno strumento d'analisi applicabile per la descrizione delle origini delle «fluuuazioni», dove compare una funzione determinata da/l'interazione tra cinetica termodinamica e diffusione. Non si consegue alcun chiarimemo definendo «un gran pasticcio» la diffi· coltà di soluzione che la« Master equa1ion»presenla e il renra,ivodi Prigogine che, con rigorosità, perviene a risultati apprezzabili (cfr.op. cit.,pp. 219-328). È evidente che io strada «critica» da seguire devé essere sostanzialmeme diversa: più seria. Unpunto interessante, sebbene posto con irruenza polemica più che con la necessaria pacatezza dell'analisi scien1ifica, è quello richiamato da BaraccaVulpiani re/ativameme al caso della turbolenza sviluppata. La tra/lozione di Prigogi11enon si sofferma su questo «caso»; tuttavia, una soluzione compatibile con l'impostazione teorica di Prigogine sembra si possa trovare in B.H. Lavenda, «La 'dinamica' della termodinamica» in Le Scienze n. I 31, luglio I 979, e precisamente a pag. 46. Quanto esposto non ha alcuna pretesa, a/l'infuori di solleciwre che l'imposwzione del diballito, se tale vuol essere, venga tolta dalle spire dell'orgasmo ideologico, sia che tale orgasmo avvolga in modo prevaricame la consistenza della teoria presa ad oggeuo, sia che esso avvolga le imeni.ioni di chi si accinge a dare bauag/ia a una qualsiasi forma di «ideologia». Se ciò si persegue consuma la combustione delle possibilità, si attutisce ogni rumore di fondo. La noise (rumore-furore) appare felice metafora comune al prodursi degli eventi «naturali» e «storici»; tramite essa, nel risalire la china delle determinazioni, il filosofo svela l'iconografia irraggiungibile della genesi («insieme dei profili possibili, integrale degli orizzonti», p. 41). Qui Serres sfida lo storico, il politico, lo scienziato, tutti regolatori e dominatori di ragioni e di verità, e si designa come guardiano discreto del possibile, del molteplice, di ogni matrice di senso, a tutela della rarità dell'innovazione dalle strategie distruttrici che mirano ad appropriarsene senza scarti né residui. E, consapevolmente, accetta il rischio della sostituzione della chafne des raisons con lachafnedecontingence, nella quale si sedimenta - a seguito di inattese biforcazioni e di brusclii salti - ogni genesi vitale (cfr. pp. 120-22). Questo rinnovato tentativo serresiano di salvare gli stili del molteplice si rappresenta storicamente in una ineludibile filosofia dell'esodo: Ulisse, il popolo ebreo, Enea hanno, miracolosamente, inaugurato la nostra storia, ma si sono sempre mossi cedendo il e in qualche misura si realizza, è probabile che nella termodinamica dei processi irreversibili o dell'ordine me• diante jluuuazioni si scopra un co111ributo teorico frul/uoso • come è avvenuto per la biologia• per ipotesi imerpretative per le scienze sociali (non solo degli ecosistemi) e, in particolare, di prospeuare analogie di corroborazione per la «teoria marxiana». Ma qui, giustamente, insorge il sospello per le «generalizzazioni gratuite», che si stanno già manifestando con «i111elle11uadleille discipline più diver• se» che prendono la mano a Prigogine. E ancora una volta si deve insistere a non presumere che tali «generalizza· i.ioni gratuite» si comrastano e sconfig· gono meuendo in campo altrel/ante «generalizzazioni gratuite» sull'effe/li• vo contenuto delle teorie. L'acume critico deve saper distinguere tra l'esemplificazione (colonie di inselli, territorio urbano, ecc.), soveme inadeguata nello stesso Prigogine, e la più efficace validità di strul/ure teoriche come il processo di «informazione di posizione», il «comportamento cooperativo di oscillazioni in un campo polarizzato», il «conce/lo di competizione» (sorprendentemente somigliame alla marxiana «/0110di classe»), ecc., delle quali, in questa sede, non si può dire di più. È tempo che sulla soglia della riflessione critica si espongano le norme (ratificate, peraltro, dalla lunga pratica della ricerca scie111ifica)del correi/o comportamento: sempre se l'esigenza è di uscire con successo dalla confusione che incombe e sta travolgendo ogni cosa. Angelo Baracca, Angelo Vulpiani Contro Prigogine A/fabeta n. 37, giugno I982 posto dinanzi allo spazio recintato del dominio, non accettando lo scontro (e la filosofia liberista del «vinca il migliore»). In questo volume sui tempi, molteplici, del rumore e del furore, della classificazione e delle classi, sul tempo processuale (matematico, fisico, antropologico, sociale, storico) Serres è fiero di lambire il tempo inintegrabile e fluttuante del caos. Dinanzi alle remore tardive della «buona» storiografia e della progettualità «alternativa» dello scontro, Serres ci mostra il destino felice offerto ad ogni filosofia della molteplicità: «La filosofia è anticipatrice. Se ritarda un po' essa diviene storica, copista, parassita, o, peggio, si batte sotto delle bandiere. Essa non può anticipare se non librandosi alle molteplicità» (p. 218). Definire tutto ciò un «sogno imperialistico• (cfr. M. Vegetti, «Lucrezio e il 'materialismo pacificato'», in aut-aut, n. 186, nov.-dic. 1981, p. 132), o «nuovo, potente e realistico progetto di dominio» (cfr. M. Galzinga, in Al· fabeta, cit.) comporta nuovamente l'adesione al vecchio ordine del conflitto, nel quale domina la legge inesorabile del più forte. Per il momento, è soltanto una questione di stile.
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