Alfabeta - anno IV - n. 41 - ottobre 1982

·Musi~ 'lllli@P; ·1, 85Say Robert Musil L'uomo senza qualità trad. it. di Anita Rho Torino, Einaudi, 1972 Ùber den Essay in Gesammelte Werke, Bd. 8 hrsg. von A. Frisé Reinbek bei Hamburg, 1978 Gyorgy Lukécs L'anima e le forme trad. it. di Sergio Bologna Milano, Sugarco, 1972 11problema fondamentale dell'uomo senza qualità viene formulato dal protagonista, Ulrich, con queste parole: e Un uomo che vuole la verità. diventa scienziato; un uomo che vuol lasciare libero gioco alla sua soggettività diventa magari scrittore; ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa d'intermedio fra i due?» (p. 245) Quest'uomo deve scoprire una terza dimensione, posta fra l'oggettività rigorosa della scienza e la soggettività creatrice dell'arte: la dimensione propria del saggio, che nel romanzo si condenserà nella famosa formula programmatica dell' «utopia del saggismo•. li genere 'saggio' si rivela cosi, per la sua funzionalità alla struttura intellettuale del protagonista del romanzo musiliano, un genere 'senza qualità'. cioè aperto, problematico. Problematica è la sua stessa definizione. Cos'è il saggio? È poi vero che non possiede qualità, cioè proprietà, attributi specifici? li primo a porre la questione del 'saggio' sul piano teorico e sistematico (cii problema cioè di cos'è il saggio, di come lo si esprime in maniera appropriata e quali sono i mezzi e la traccia di questa espressione») è stato Gyòrgy Lukécs nella famosa Lettera a Leo Popper che apre la sua raccolta di saggi del 1911, L'anima e le forme. Con la concezione del 'saggio' qui delineata dal giovane Lukécs il «saggismo» musiliano ha molte analogie e alcune differenze che derivano proprio dallo sviluppo ulteriore e radicale cui Musil ha sottoposto indirettamente le idee del filosofo ungherese. Se infatti tesi centrale di Lukécs era l'affermazione- di origine romantica-del 'saggio' come vero e proprio genere artistico, forma d'arte, Musil porta quest'idea alle sue estreme conseguenze rovesciandola, considerando cioè l'arte stessa, la letteratura stessa come csaggismo». Anzi, nell'opera di Musil il concetto di saggismo si estende, configurandosi non solo come genere letterario, ma anche come atteggiamento esistenziale, forma di vita e strumento di pensiero: «All'incirca come nei vari capitoli di un saggio si considera un oggetto da molti lati diversi senza comprenderlo tutto ( ...) cosi egli credeva di poter considerare e trattare nel modo più giusto il mondo e la propria vita» (p. 241). saggio come una forma d'arte, lo faccio in nome dell'ordine (...) solo perché sento che ha una forma, che lo distingue da tutte le altre forme d'arte con l'inappellabile rigore di una legge» (p. 14). Analoga convinzione manifesta Musi!, giungendo anch'egli, con sorprendente affinità metodologica, a individuare proprio nell'ineffabile ma precisamente avvertibile presenza di una legge, la caratteristica determinante della forma-saggio: «Nulla gli è più estraneo che l'irresponsabilità e la mediocrità delle idee. che si suole chiamare soggettività. ma anche il vero e il lalso. il ragionevole e !"irragionevole non sono concetti applicabili a tali pensieri, che sono sottoposti tuttavia a leggi assai severe sebbene lievi e inesprimibili in apparenza» (p. 244). Sia Musil che Lukécs vogliono distinguere in tal modo il 'saggio' come forma, autonoma e necessaria. da quei prodotti di diversa natura e di ibrida consistenza che vengono comunemente chiamati 'saggi'. La forma-saggio possiede una sua profonda necessità. esprimendo un'esperienza particolare, posta fra la «soggettività> e I'«oggettività> (polarità espressa in Lukécs nel °' L a definizione del genere 'saggio', binomio di Seele e Leben, e in Musil in o:s cioè l'individuazione della sua quello di Seele e Genauigkeit), per la -~ specificità, avviene - nella Lettera quale sia l'espressione scientifico-filo- "'- del giovane Lukécs- attraverso la de- sofica, sia quella puramente estetica ~ "terminazione di una serie di rapporti risultano insufficienti e inadeguate. (saggio-poesia, saggio-scienza, sag- Da queste premesse scaturisce quasi J; gio-verità, saggio-sistema). Innanzi- naturalmente la concordanza delle g tutto però a Lukécs preme assicurare rispettive definizioni del 'saggio'. Per ,:; al genere una dignità e un'autonomia LuUcs: «Negli scritti dei saggisti la .,.. formale, distinguendolo nettamente forma diventa destino( ...). Essa divier: da quell'«impressionismo» artistico e ne una Weltanschauung, una prospet- ~ critico che era anche obiettivo polemi- tiva, una presa di posizione nei riguaril co di Musil. Scrive LuUcs all'inizio di della vita da cui è nata, un modo B1tS310tècag1rYarlo diariéo di darle una propria forma nuova, di ricrearla» (pp. 21-22). Per Musil il 'saggio' è «il definitivo e immutabile aspetto che la vita interiore di una persona assume in un pensiero decisivo» (p. 244). l a prima determinazione del campo specifico in cui si muove il 'saggio' avviene attraverso la sua distinzione e delimitazione da quello della scienza e da quello dell'arte, tra i quali esso si colloca in modo peculiare. Anche qui le considerazioni lukécsiane e :Ousiliane procedono parallele: entrambi cercano di individuare. delimitare. circoscrivere una zona intcrmedia. dai contini ino.:rti c sluggcnti - una zona che, malgrado o proprio a causa di questa sua permanente indeterminatezza, è di importanza vitale per il pensiero, che prima di diramarsi nei suoi diversi e definitivamente distinti percorsi (scienza, filosofia, arte ecc.), vi trova la sua radice feconda perché ancora indifferenziata, e dunque alimentata da tutte le componenti intellettuali e spirituali che poi si articoleranno nelle varie 'discipline'. Per Lukécs il 'saggio' a in comune con la scienza il medesimo atteggiamento incline all'astrazione, alla generalizzazione, alla ricerca delle «connessioni)'; solo che la differenza essenziale sta nel terreno, nella materia su cui si applica questo atteggiamento intellettuale produttore di 'teoria': nel caso del 'saggio' tale terreno è costituito dall'arte. Ora è proprio tale spostamento del campo cui si applica il pensiero a creare la differenza tra scienza e saggismo, come anche Musi! ha perfettamente intuito e perfettamente chiarito, sviluppando e portando alla luce tutte le implicazioni della visione di Lukécs: e li saggio sta fra questi due campi. Della scienza ha la forma e il metodo. Dell'arte, la materia (...). Esso cerca di creare un ordine. Non offre alcuna figura, bensi una connessione di pensieri - dunque di natura logica - e come la scienza naturale prende le mosse da fatti, che mette in relazione. Solo che questi fatti non sono universalmente osservabili e anche la loro connessione è, in molti casi, soltanto una connessione particolare. li saggio non offre nessuna soluzione totale, ma solo una serie di soluzioni particolari. Tuttavia esso afferma ed esplora» ( Ober den Essay, p. 1335). Adottando un'efficace distinzione terminologica da lui stesso creata per <lcnuminarc k due sfere fonùaml.'ntali dell'attività spirituale, Musi! individua cosi l'essenza peculiare del 'saggio' in un operare «razioide» all'interno di una sfera «non-razioide». E il suo valore teorico consiste proprio, dalla prospettiva di Musi!, nel provocare il contatto e l'interazione tra queste due sfere dello spirito solitamente antagoniste. Il problema del rapporto del saggio con la scienza è inoltre strettamente connesso con quello del suo rapporto con la verità, ossia in particolare con la verità scientifica. La 'verità' del saggio esiste, ma è una verità di natura particolare, che si distingue nettamente da quella di tipo 'scientifico'. Anche in questo caso un raffronto tra le considerazioni di Lukécs e di Musil può essere illuminante. Lukécs offre infatti un paragone efficace nel confrontare la particolare 'verità' del saggio con la 'verità' propria del ritratto nell'arte figurativa, di fronte al quale, come a certi capolavori di Velasquez, si esclama: «Com'è somigliante!• Ma «somigliante• a che cosa, a chi, domanda Lukécs. Noi non abbiamo più infatti a portata di mano il soggetto originale del ritratto p.er compiere il paragone; eppure, ci sfugge lo stesso questa esclamazione e troviamo il ritratto «somigliante». Cosi un buon ritratto e un buon saggio suscitano l'iJllpressione di «somigliare» a qualcosa anche se il punto di riferimento oggettivo (il soggetto del ritratto o il tema del saggio) ha subito un'alterazione o una trasfigurazione nel processo dell'interpretazione, dato che esso non ha più - questo è il punto importante - quel carattere normativo che possedeva invece all'interno di un approccio «scientifico». Come ci possono essere più ritratti di uno stesso personaggio, diversi fra loro e tuttavia tutti «somiglianti•, cosi più saggi possono offrire diverse interpretazioni di una stessa realtà (di un'opera, di un autore) e conservare ugualmente validità. Scrive Musi! a questo proposito, in una ~Itera a Karl Baedeker ( 12 novembre 1935): «lo credo che si possa contraddire qualcuno senza per questo diminuirlo e che - tanto più nel regno del 'saggismo' preso nel senso più ampio - anche più opinioni debbano avere contemporaneamente ragione; questo 'aver ragione', nel suo particolare rapporto con la verità e la soggettività, è dunque un problema fondamentale del saggio». Nel 'saggio', dunque, al posto della semplice e univoca 'verità' subentra 4ualcosa di simile ma di meno categorico e monovalente: I'«aver ragione», che è una dimensione posta a metà strada tra 'verità' e 'soggettività' e dunque riassumibile in quella 'verità soggettiva' che Musil ha anteposto tante volte, dal punto di vista del valore teorico e creativo, alla piatta e arida ·verità' di tipo scientifico. Analoghe convinzioni manifesta Luk:\cs: «Cosl, prèssapoco, m'immagino la 'verità' del saggio; anche nel ,aggio si svolge una lotta per la verità, per dare corpo allo spirito vitale che qualcuno ha creduto di intuire in un uomo, in un'epoca, in una forma; ma dipende soltanto dall'intensità del lan,ro e della visione, se quelle pagine ,critte riescono a infonderci la sugge- ,tione di questo spirito vitale.( ...) Non ~ possibile dunque che due saggi siano in contraddizione tra loro, perché cia- ,cuno si crea un suo mondo diverso dall'altro» (p. 26). Il campo del 'saggio' si costruisce ~osl valori autonomi, sistemi di misura indipendenti, svalutando la 'verità' in quanto modello del pensiero e della conoscenza. U n altro aspetto importante del 'saggio', comune sia a Lukécs che a Musil (per il quale diventa anzi fondamentale nel romanzo), è lo sfondo esistenziale in cui esso si colloca. Per Lukécs «esistono( ...) due tipi di realtà dell'anima: l'uno è la vita e l'altro è il vivere; ambedue sono ugualmente reali, ma non possono esserlo contemporaneamente. Nell'esperienza di ogni uomo sono contenuti i due elementi, anche se con intensità e profondità sempre diverse (...); soltanto in una forma possono essere percepite contemporaneamente» (p. 17). Ulrich, il protagonista dell'Uomo, senza qualità, dal canto suo, «anche adesso non dubitava che la differenza fra l'attivo delle proprie esperienze e qualità e il loro rimanere estranee a lui fosse soltanto una diversità d'atteggiamento, in certo senso una volizione o la scelta di vivere a un punto determinato posto fra la generalità e la personalità» (pp. I4 l-4i).

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