Lazmretto di regine Lea \wgille l_j\RJE RITRO\ATA Le artiste che operarono tra il 1910 e il 1940. La ricerca dell'altra, "dimenticata" metà dell'avanguardia: quella femminile. 150 ILLUSTRAZIONI RIZZOLI MARIANNEKRULL PADRE FIGLIO VITAFAMILIARDEIFREUD I rapp0rtì del giovane Freud con il padre e la famiglia:uno studio biograficoche illuminain modo sorprendente gli anni crucialidella nascitadella psicoanalisi. GENEVIEVE CAlAME-GRIAULE IL MONDODELLAPAROlA La cultura dei Dogon: uno dei testi più suggestividella ricercaetnologica contemporanea. J.L CLOUDSLEY-THOMPSON lA ZANNAEL'ARTIGLIO Le tecnichedifensivedegli animali raccontate nello stile della miglior divulgazioneinglese. M.MASUD R. KHAN LE FIGURE DELLAPERVERSIONE Che cos' ~ la perversione? Feticismo, masochismoe pornografia nell'interpretazione di uno dei maggiori psicoanalisti d'oggi. N. GEORGESCU-ROEGEN ENERGIAE Mm ECONOMIO Fonti energetiche, ambiente naturale e sviluppo economico: una originale "lettura'' dei processiproduttivi che si avvaledegli strumenti concetcualidelle scienzeesaue. Introduzione di StefanoZamagni PAOlAREALE PSICOLOGIA DELltMPO La nozione di Tempo nell"etàevolutivae nell'età adulta. R.MUWR ET.KAMINS DISPOSfflVIEI.E11RONICI NEICIRCUffIlNTEGRATI Una solidabase fisicaper la comprensione di un capitolocentrale dell'elettronica. BORINGHIERI Cfr. Fantasy '82 li trucco e l'effetto speciale nel cinema Modena, I 8-19 settembre I 982 Una iniziativa eminentemente cinematografica che si trasforma in avvenimento culturale: questa può essere considerata la sintesi di definizione di questo Fantasy '82. Il motivo dominante di una rassegna nata sotto l'insegna-programma «li trucco e l'effetto speciale nel cinema» è stato quello di essere diventata un «fatto debordante» dalla oggettiva limitazione e del;: mitazione del campo documentativo. Infatti, la presenza-omaggio di Ray Harryhausen, indiscusso maestro degli effetti speciali, ha comportato una riflessione che, uscita da una agiografia declamatoria del personaggio, si è trasformata in un ripensamento sul cine-- ma, l'elettronica applicata, la narrazione favolistica. Un incontro che inoltre non ha tralasciato gli aspetti didattico-didascalici sul lavoro di Harry- ,. hausen, ma che, sul terreno documentale, ha voluto fornire a un pubblico numeroso e attento una rassegna particolarmente allettante di pellicole di genere «fantasy». Contemporaneamente alla rassegna cinematografica di carattere storicoantologico è stata allestita, sul lavorò pluridecennale di Harryhausen, una mostra di disegni, cartoni preparatori, bozzetti e realizzazioni dei «mostri•, delle invenzioni e della ricerca che sottostà a ogni effetto speciale: un modo concreto di accostare il grande pubblico a una scoperta e a una conoscenza del paziente lavoro di chi progetta e realizza «costruzioni ed oggetti» che entrano a pieno titolo nello «spettacolo dello stupore». Fantasy '82 può quindi essere considerata un primo capitolo, una ouverture di un percorso all'interno del cinema, o meglio nei meandri del cinema, con il desiderio dello svelamento e del coinvolgimento, non limitato agli addetti ai lavori, ma come proposta culturale fruibile dal grande pubblico. Luigi Ballerini Spelt from Sibyl's Leaves Explorations in Jtalian Art G.S. Milano, Electa lnternational, 1982 pp. 88, s.i.p. Primo motivo di interesse di questo catalogo (preparato per una mostra organizzata dal Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, sotto la direzione di Mercedes Garberi, e a cura di Luigi Ballerini, con destinazio: ne Australia, dove si sposterà tra Sydney, Brisbane e altre località che I' hanno richiesta di recente) è il tentativo di mettere a confronto quelle tendenze dell'arte italiana, dai tardi anni sessanta agli inizi degli anni ottanta, che sono sempre state presentate come antitetiche (concettualità e materialità, per semplificare) più per seguire i suggerimenti dei giocatori del mercato dell'arte che per necessità critica. B1ollotecag,nob anca Uscire dal gioco degli interessi smaccati e tentare un discorso da fuori, appunto: disinteressato, è certo motivo di merito. È noto che quando si osa parlare d'arte in Italia senza tenere conto degli schieramenti ottusi ci si avventura in un campo minato e s( è comunque esposti al fuoco incrociato di critici e di mercanti,pourcause. C'è da aggiungere la paura condizionante degli artisti che temono di uscire allo scoperto e di rimanere senza protezioni. In questa situazione che ha risvolti grotteschi (come la gestione politica della Biennale di Venezia) Luigi Ballerini esprime cautela (di esplorazioni si tratta) ma anche si espone con il coraggio di chi sottolinea la necessità di non separare gli ambiti della creatività, e rivendica il discorso sull'arte e per l'arte in nome del linguaggio letterario. Per quanto discutibile sia il saggio introduttivo (firmato da Luigi Ballerini e Massimo Pesaresi) proprio la necessità di discuterlo lo rende più che utile in direzione di un'apertura critica che, si spera, non finisca qui. , Degne di attenzione sono le presentazioni, in proprio o di critici affini, degli artisti presentati (Alighiero Boetti, Italo Bressan, Pietro Coletta, Dadamaino, Alberto Garutti, Marco Gastini, Paolo Icaro, Jannis Kounellis, Vittorio Matino, Eliseo Mattiacci, Mario Merz, Marisa Merz, Maurizio Mochetti, Hidetoshi Nagasawa, Claudio Olivieri, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Sergio Sermidi, Giuseppe Spagnulo, Gilberto Zorio ). È per contribuire alla ricca discussione che mi permetto di riportare qui di seguito alcune annotazioni che sono stato quasi costretto a fissare guardando e ll:ggendo questo catalogo. Tenterei di distinguere, prima di tutto, tra pittura, tra il risultato pittura (analogo al risultato scrittura, lingua e suono) dagli intelligenti mercatini dell'usato storico o dalle felicità di geniali trovarobe. Distinguerei la pittura dalle sistemazioni grafiche degli oggetti trovati e straniati. Mi pare anche necessario insistere sulla distinzione tra scenografia e pittura. La trasformazione della metafisica in fisica non mi pare avanzata; resta, di base, il collagismo metafisico, che una volta è stato geniale, ma solo quella volta. Anche l'interpretazione del surrealismo in chiave di teatro salta agli occhi come riduttiva. Vorrei ancora distinguere la pittura dai rilievi di tracce lasciate da umani o paraumani o da alieni in mitiche notti o in mitiche mattine che attraversano schermi. Occorre separare la pittura dallo schermo della pittura. La pittura deve molto al cinema ma non può diventare il suo trucco. La pittura sta dentro la pittura. Non può uscirne. È materia non coincidente con la semplice visione. È un eccesso pensato nel momento della fatale asimmetria tra ordine e mutazione. Pensato significa che la pittura non è lasciata accadere ma viene definita nell'istante della separa..ione tra percezione e realtà, per costituire con la separazione una realtà sconosciuta. Che cos'è, allora, la pittura? Forse la miscela di tutto quello che non è. Questa miscela accade, si forma solo quando la si fa, quando la si vive. Antonio Porta Almanacco dello Specchio 10 a cura di Marco Forti Milano, Mondadori, I981 pp. 361, lire 16.000 L'Alma~acco dello Specchio, il più importante annuario della poesia italiana, festeggia dieci anni di vita. Nato nel 1971, in tempi in cui, scrivono Marco Forti e Giuseppe Pontiggia nell'Editoria/e, l'amore esclusivo per la ideologia, la filosofia o altre espressioni del pensiero relegava la poesia a un ruolo subalterno, l'Almanacco ha sempre difeso la insostituibilità del linguaggio poetico e la sua inconciliabilità con il potere. Del resto io credo che quando l'interesse per le idee e la vivacità del pensiero non languono, prima o poi la poesia verrà a avvantaggiarsene. È quanto capita, a mio parere, in questi anni dove giungono a maturazione anche linguistica e poetica fermenti seminati altrove. È l'imprevedibilità e la pazienza della poesia che sa attendere. In questo numero, l'ultimo prima del promesso rinnovamento editoriale dell'Almanacco, si deve notare la grande ricchezza delle scelte e delle proposte. Per quanto riguarda la poesia straniera dominano alcuni temi ricorrenti come l'esilio, la nostalgia per la terra perduta, l'isolamento e l'autoironia tipici della cultura ebraica. Ne sono esempio i versi della Cvetaeva, la conferenza sul linguaggio come straniamento di Brodskij, la ruralità irlandese di Seamus Heaney, le complesse impalcature simbolico-culturali di Dannie Abse e quella che viene definita una lettura nihilista dell'ebraismo: la poesia dell'egiziano di nascita e francese di adozione Edmond Jabès, la vera rivelazione di questo numero. Se volessimo però stabilire una gerarchia nel piacere della lettura, suggerirei le bellissime traduzioni di Serena Vitale da Dopo laRussia di Marina Cvetaeva e la scelta operata da Francesco Binni da Later di Robert Creeley, maestro sempre più essenziale e scarnificato del frammento postorfico e, secondo Binni, anche postmoderno nel senso di chi proprio per resistere al consumo riduce sempre di più la cifra stilistica. Fra gli italiani, se si fa eccezione per alcune struggenti Chiromanzie d'inverno di Bartolo Cattafi, predomina una vena poetica meditativa e elegiaca come gli omaggi a Leopardi e a Majakovskij di Nelo Risi, o l'antiliricità programmatica, tra arcigna e crepuscolare, di Rebora, Manacorda, Manfredi, Portinari, Ramous, Sabbadini, Marcenaro, Pazzi. Anche fra gli italiani suggerirei qualche vetta: La forma della casa di Valerio Magrelli, un poemetto ormai smussato fino alla severità liturgica; per contrasto le sonorità sempre più «montiane» de// mare degli anemoni di Giuseppe Conte; il manierismo bizzarro e aggressivo di Patrizia Valduga, la limpida umiltà di quelle imprevedibili myricae da balcone che sono le Vicende di Gianni Buttafava. Biancamaria Frabotta Roberto Carifi Il gesto di CaDicle Saggio sulla nuova poesia Milano, Società di Poesia, I 982 pp. 96, lire 7.500 Ecco un piccolo libro di un giovane critico, che lavora vicino ad alcuni poeti nuovi, destinato a durare e a fruttare soprattutto se la lettura della poesia e la sua pratica riusciranno a non farsi condizionare dalla voglia di risultati immediati e dal modesto successo promesso dài mass media. Il gesto di Ca/licie «inscrive nella trama del Gorgia una strategia di accerchiamento del razionalismo platonico-socratico, fa segno di una rivendicazione che va letta come l'altro del divieto contenuto nella Repubblica•. li bello della vita, secondo Callicle, è «versare il più possibile•. In seguito Callicle si sentirà sottomesso alla ragione di Socrate ma la sua «traccia inquietante• rimarrà, profonda ferita della ragione razioide, fino a tornare in superficie, qual fiume liberato, con Nietzsche e Bataille. A partire dal concetto di «differenza•, di residuo e di eccesso, equivalenti o quasi, si rimedita di continuo sul significato e sul peso del linguaggio della poesia, linguaggio «eccessivo• per definizione. E dal linguaggio della poesia ci si può muovere per allargare la visuale a tutta la creatività. Appunto il concetto di creazione artistica sta ritornando di attualità in crescente polemica con le teorie del rispecchiamento di ascendenza crepuscolare e neo-crepuscolare. È noto che tutte le avanguardie di questo secolo si sono battute per la creatività e pare solo un paradosso che alcuni poeti nuovi siano partiti anche in polemica con l'avanguardia degli anni sessanta, una polemica che può essere capita solo se considerata all'interno di un processo analogo o per decretare Ia giusta fine di un periodo. Ciò è sempre utile purché si sappia, COI\Jesi sa e qui si dimostra, che il problema si ripresenta con la stessa urgenza di prima, di sempre, almeno a partire dai greci (val sempre la pena di riproporre il gran lavoro di Colli sui presocratici, edito con cura suprema da Adelphi}. li piccolo libro di Carifi merita un intervento più lungo e articolato di quel che permette questa rubrica (e spero di poterlo fare al più presto); ma intanto si può dire che l'applicazione del concetto di differenza ad alcuni poeti italiani, tra i più nuovi e significativi, contribuisce in modo decisivo a una rimeditazione di tutta la problematica. La differenza è avvertibile quando l'ordine e il reale non coincidono più e nello sforzo della coincidenza, nel tentativo di adesione, si libera l'energia del nuovo (quello che chiamiamo «creazione•). I cinque poeti che Roberto Carifi mette a fuoco lavorano con questa energia residuale, della non-coincidenza, delle asimmetrie (Conte in direzione più filosofica ed enunciativa, Cucchi sul filo della narrazione, Viviani dentro le sezioni delle parole, Kemeny tra le lame dell'erotismo, De Angelis nel cerchio magico degli esorcismi infantili), con risultati spesso eccellenti, pur rimanendo molto diversi tra loro (ed è questa una nota nettamente positiva). Le costellazioni della differenza non possono che svilupparsi secondo linee di fughe separate; l'indicazione dello scarto dall'ordine, dalla prosopopea del Logos, funziona da denominatore condiviso. La poesia non deve dar conto a nessuno di quel che fa, salvo ai suoi lettori, che richiedono, anzi esigono, di essere affrancati dalla dittatura di ogni irrigidito sapere. Antonio Pona
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