Alfabeta - anno IV - n. 41 - ottobre 1982

lui• (Il Mondo, 20 settembre, p.80). «L'ex governatore della Banca d'Italia Guido Carli ha usato parole drastiche per giudicare la politica dei prestiti degli ultimi anni: 'I grandi banchieri sono stati folli. Ma, paradossalmente - ha aggiunto -, oggi c'è da sperare che perseverino nella loro follia. Se si taglia il credito alle nazioni pericolanti, si rischia di provocare proprio quello che si vorrebbe evitare: i debiti non verranno più rimborsati e anche le economie dei paesi industrializzati entreranno in crisi• (L' Espresso, 19 settembre, p. 153). Seguendo la diagnosi di Healey, possiamo chiederci se a Toronto il mondo è stato salvato dalla catastrofe. Stando alle decisioni ufficiali, la risposta è negativa. La decisione definitiva per l'aumento delle riserve a disposizione del Fondo Monetario, da cui dipende quanto l'Fmi potrà prestare negli anni ottanta, è stata rinviata ad aprile; dopo, occorreranno altri due anni per la ratifica parlamentare dei paesi interessati. Nel frattempo, che cosa accadrà? Gli Stati Uniti, anche se poco propensi ad allargare molto l'intervento del Fondo sui mercati finanziari, avevano avanzato la proposta di costituire uno speciale «sportello di emergenza• per tamponare le situazioni critiche, come quella messicana. La proposta è stata accantonata. Nell'aprile 1982, l'Fmi disponeva di «risorse ordinarie• per 25 miliardi di dollari. «L'Fmi avrà abbastanza denaro?> si chiede The Economist. ln altri termil\i, si riuscirà a puntellare il castello di carte dei 1000 miliardi di dollari? «Ci sono due teorie su come potrà finire ilmondo bancario: la teoria del 'bigbang' e la teoria della graduale scomparsa in un 'buco nero'. La teoria del 'big-bang' dice che, una fosca mattina. l'Argentina, o qualche area disastrata consimile, abbandonerà la lotta per tenersi al passo con il rimborso dei debiti e proclamerà il fallimento. Per l'ora di colazione, a New York, le quotazioni delle banche crolleranno. Per l'ora del tè, qualche altro paese debitore seguirà l'esempio dell'Argentina ...• ! gradualisti vedono il sistema bancario già risucchiato in un 'buco nero'. Gli investitori hanno scavalcato le banche nella fuga verso la 'qualità'•, lasciandole sempre più a corto di capitali (The Economist, 18 settembre, p. 89). L'ipotesi del 'buco nero' comporta una lenta asfissia del q;edito internazionale. I baadtiei:i temono una lenta asfissia del sist@mafiuaziario interaaziOllale è, appunto, il titolo della corrispondenza da Toronto pubblicata da Le Monde del 9 settembre. Scrive Paul Fabra: «L'impressione di 'fine del mondo' che danno certe informazioni concernenti lo stato pietoso del sistema bancario internazionale, alle prese con le conseguenze delle sue imprudenze passate, non corrisponde esattamente alla realtà delle cose cosi come vengono percepite a Toronto. ( ...) Non è che l'inquietudine più viva non regni circa insolvenze dei pagamenti presenti e futuri da parte dei grandi debitori, stati sovrani o aziende industriali. Ma i rischi sono, in generale, fortemente suddivisi fra i differenti istituti bancari, e non si dubita che, nel caso in cui-uno di essi sia sul punto di dichiarare un fallimento suscettibile di spezzare la solidità dell'insieme, le banche centrali interessate prenderanno misure di salvataggio. Non è dunque l'eventualità di un crack enorme, di un naufragio istantaneo quello che preoccupa i banchieri. Ciò che essi temono, a termine, è piuttosto la lenta asfissia del sistema, accompagnata da una recessione aggravata. «La vera questione, intorno alla quale tutti stanno zitti, è il grande crack. è come gestirlo, è come venirne fuori. «Anche lei è convinto che siamo vicini, ormai? «Non cominciamo a fare questi discorsi, per favore. Il crack non è davanti a noi. Ci siamo già dentro e da tempo. Solo che fa moltissima paura e allora nessuno ne parla, nessuno si assume la responsabilità di gestirlo. ( ...) Nei libri contabili dell'Occidente mancano mille miliardi di dollari. Punto e basta. È come se fosse passato un gigantesco Sindona e avesse scavato questo ciclopico buco. Solo che a combinare il disastro. qu~<la volta. nnn è provocata dal rifiuto di accordare stato un avvocato di Patti. ma la conuovi crediti•. munità dei banchieri internazionali, Ma c'è anche chi pensa che il big- distinti signori con uffici in cima ai bang è già avvenuto. È Carlo De Be- grattacieli di Manhattan, insieme ai nedetti, amministratore delegato e governanti e uomini politici. Reagan maggiore azionista della Olivetti. In in testa•. una intervjsta rilasciata alla Repubbli- . Quasi a sottolineare le parole di De ca, pubblicata il 17 settembre sotto il Benedetti, c'è il discorso pronunciato titolo NeD'eradel grande crack. Ecco i all'assemblea del Fondo Monetario debiti cbe nessuno pagherà mai, De Internazionale dal segretario ameriBenedetti ha espresso una valutazione cano al Tesoro, Donald Regan. b il «fuori dai denti• della crisi finanziaria discorso che ha rappresentato la punta ed'e o ilélll~•òt1]~ Q a d diìlmante dell'ottimismo ufficiale. -,\.\i\"\,.,\d ·, ,\ •. \Mr•o:"-'\ "'Regan ha defto che la politica dell'amministrazione Usa è riuscita ad abbassare il tasso di inflazione e, di conseguenza, i tassi di interesse hanno cominciato a scendere. Le condizioni di una «forte,:ripresa economica» sono oggi riunite, una ripresa «che diviene ogni giorno che passa più probabile e imminente• (Le Monde, 9 settembre, p. 39). Qui finisce la nostra «griglia» di informazioni e di dichiarazioni, quali si potevano raccogliere nella stampa italiana e straniera più accreditata. Non è difficile osservare che la questione del dire, del dichiarare, del comunicare assume - nella situazione descritta - una importanza centrale. portano come struzzi e aggravano continuamente la situazione nascondendo la verità alla gente; in questo modo, non si prendono le sole decisioni efficaci: cancellare con un tratto di penna i mille miliardi di dollari inesigibili, consentendo ai paesi indebitati di riprendere la strada dello sviluppo; attraverso la ripresa dello sviluppo mondiale, liberato dal fardello debitorio, si potrebbe riempire la voragine nei conti delle banche. Ma ciò implica, appunto, una dichiarazione, una comunicazione esplicita alle popolazioni. Alla domanda « Pensa che lo si troverà questo coraggio?», De Benedetti risponde: «No. Le classi dirigenti dei paesi occidentali sanno che non possono presentare le cifre e i conti di questo crack alle loro popolazioni e poi pensare di rimanere sedute sopra le proprie poltrone. Le classi dirigenti non se ne ,·anno mai da sole. Allora, questa volta, avremo il crack e poi il nuovo management. Infine, lo sviluppo». Questa tesi ha dalla sua parte alcuni appoggi inconfutabili. La spirale debitoria internazionale e le sue rovinose potenzialità sono note da tempo. Gli stessi lettori di Alfabeta potranno trovare, nel «Giornale dei Giornali» del numero IO, una analisi delle informazioni emerse durante la «corsa dell'oro» del 1980. Il titolo La crisi finanziaria mondiale era giustificato dagli stessi elementi che oggi, aggravati, sono al centro della scena. Già nell'ottobre 1974 il settimanale economico Usa Business Week aveva dedicato un numero speciale a The Debt Econo• my. È impressionante constatare che le prospettive che oggi fanno parlare di catastrofe erano già delineate c~n chiarezza otto anni fa. Da allora, non solo non è stato fatto nulla per risolvere la crisi dell'indebitamento, ma al contrario i prestiti internazionali delle grandi banche sono passati da 280 a 900 miliardi di dollari. In mezzo, si è sviluppata quella che ormai tutti riconoscono come la peggiore crisi recessìva dopo quella degli anni trenta. Secondo l'espressione usata da Carli, l'unico rimedio alla «follia» dei banchieri sembra essere quello di perseverare nella «follia». ' È impressionante rileggere oggi, nel numero speciale di Business Week del 1974, l'intervista in cui lo stesso Calvi, prevedendo -lucidamente le conseguenze dell'indebitamento internazionale, proponeva una specie di piano Marshall a favore dei paesi in via di sviluppo. • «Business Week: li mondo occidentale sta muovendo verso un indebitamento permanente? «Carli: Con il prezzo del petrolio al livello attuale, tutti i paesi importatori del mondo risulteranno fortemente indebitati. Questo è il grave problema e nessuno ha la soluzione. Ma è un errore continuare a pensare solamente in termini monetari, ossia di eccedenze, disavanzi, squilibri, crediti che si - accumulano da un lato, debiti che si accumulano dall'altro. Quanto a lungo potrà ancora funzionare il sistema nel 'riciclare' sotto un tale car_ico? Noi dobbiamo considerare gli aspetti reali del problema. Dobbiamo tracciare un vasto piano mondiale, basato sulle risorse reali, per i prossimi anni». Gli «ottimisti• ritengono essenziale evitare flussi informativi apocalittici che possono generare spirali di panico nei mercati. A Toronto, Frank Read, vice presidente della Morgan Guaranty Trust, ha dichiarato di essere ottimista «perché dobbiamo esserlo. Se fossimo pessimisti, scateneremmo una reazione a catena che finirebbe per travolgerci». Sul fronte opposto, De Benedetti denuncia la congiura del silenzio: le classi dirigenti. a suo parere, si comÈ evidente, crediamo, che nella si: tuazione attuale.il ruolo dell'informazione e dei mass-media è determinante nella gestione della crisi. Formulare giudizi di valore è,. di per sé, poco interessante. Ma ci sentiamo di azzardare che, fino ad oggi, non sembra esistere nell'opinione pubblica occidentale una informazione diffusa, una consapevolezza chiara dei legami che intercorrono tra recessione economica e crisi finanziaria. Fattori ideologicopolitici non secondari tendono a deviare l'attenzione su altri aspetti. Se la crisi, come sembra probabile, è destinata a continuare e ad aggravarsi, i media saranno sottoposti a tensioni altrettanto aggravate. Il conflitto fra «dire la verità» e «tacere per evitare il panico» assumerà allora aspetti drammatici. iDavid JorgeAmado GabrieUa garofano e canneUa La prima, forse la più trascinante e felice, delle figure femminili create da Amado. Lire 15.000 Ruth Roseo, Sue Davidson (a cura di} Sua affezionata Maimie Dalla storia di una giovane prostituta americana un vero romanzo epistolare. Introduzione di Anna Del Bo Boffino Lire 14.000 B. Traven Storie della giungla messicana Il mondo affascinante dell'enigmatico autore di «Il tesoro della Sierra Madre». Lire 13.500 Di prossima pubblicazione Philip Roth Il grande romanzo americano Lo sport come metafora dell'«american way oflife». Editori Riuniti lrusa ter lirushJs ttet'. h.lslirush.Js er -- aterater~. us aterater ' 31inus ater usl1nuslinus In edicola a lire 2000 ,,

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