Alfabeta - anno IV - n. 41 - ottobre 1982

Alla Direi.ione e Redai.ione di Alfabeta Sorprendono, argomentai.ioni come quelle de/l'artico/o «Contro Prigogine». Di più: dispiacciano quando sono sol/oscrille da Angelo Baracca che ha il merito di contributi seri nell'analisi di alcuni aspelli storici ed epistemologici della scienza. Se l'intervento «Contro Prigogine» voleva essere intenzionalmente «provocatorio», Baracca e Vulpiani sono in grado di ricorrere ad altri più consistenti argomenti piuuosto che mellere in atto una sortita che rischia di perdersi nella genericità del «gran polverone» che si è alzato al/orno alle «teorie» di Prigogine ma anche di Thom. Indubbiamente, le due «teorie», come accade sempre, hanno messo in piedi un «recinto ideologico»: non è vero che quella di Thom lo ha fallo meno che quella di Prigogine. Esplicitamente: in ogni caso, la «cintura o recinto ideologico» va individuato e deci• samente comba11uto. Per Prigogine, una considerai.ione puramente osservativa può essere che la sua «nuova a/lean:z.a»ha tentato di contrapporsi a quella «pessimistica» di Monod. Ma il più espansivo ollimismo di Prigogine non è meno pericoloso, «ideologicamente», della «cupa solitudine» di Monod. Dato l'avvertimento «contro l'ideologia», c'è da prendere posizione nei confronti della teoria termodinamica dei processi irreversibili o de~'ordine mediante fluttuai.ione. Da questo lato, la cautela non è mai troppa. Basta uno scarto, un eccesso di rigidità «contro l'ideologia» perché si abbia l'impressione che quest'ultima occupi il posto della «razionalità» scientifica. li gioco è pericoloso e no11si insiste mai troppo Fin dal titolo Serres spiazza il lettore: parlerà di Zola, del ciclo dei RougonMacquart e del Docteur Pascal «more physico», secondo il linguaggio della termodinamica. Non soltanto si dissolve il luogo disciplinare della storia, ma le ipotesi di traduzione superano gli ostacoli frapposti fra universo scientifico e letterario, eretti da vecchi e nuovi imperialismi intorno a un ordine tanto naif quanto pericoloso. Hermes attraversa l'hortus eone/usus evidenziando come anche la critica (letteraria) sia una fisicageneralizzata. Serres opera tali traduzioni tramite una complessa formalizzazione tematica e lessicale che qui è impossibile sintetizzare (il lettore italiano può ritrovare un modello simile di critica-fisica in Jules Verne, trad. it. di M. Di Maio e A.M. Scaiola, Palermo, Sellerio, 1979). Si può tuttavia accennare rapidamente al modo in cui viene letto il linguaggio termodinamico. Con stili differenti il passaggio dal locale al globale, dalla meccanica alla termodinamica pervade interamente il lessico della fine dell'Ottocento: da Clausius a Nietzsche, da Bergson a Freud e a Zola. La contemporaneità della termodiPerPrigogine nel ricordare l'incidente occorso, a suo tempo, ai sovietici: essi videro la « filosofia», /'«ideologia» di Einstein e no11 si curarono del «nocciolo razionale» della «teoria della relatività»; così rimasero fottuti come scienziati e, successivamente, dovei/ero fare marcia indietro. Questo la dice lunga sulla necessità e accurate:z.:z.adi vagliare, prima di comba11erla, /'«ideologia» dalla «scienza». Nel caso di Prigogine • nei limiti della complessità che la teoria presema • la procedura si presenta meno diffteile. L'«ideologia» • opportunamente defi· nita «nuova a/leoni.a» • è fondata, con molta ingenuità, su un invito a capire ,, accettare il caso e la necessità dei pro• cessi irreversibili ma evolutivi che governano la natura, ma anche, se si capiscono e accel/aho tali processi, a controllarli e corregger/i. In I. Prigogine. G. Nicolis, Le strutture dissipative. edito recentemente da Sansoni, a pag. 463, si legge: « Vale la pena di notar<' insieme a Leach che 'variai.ione' non è più qualcosa che ci viene falla dalla natura ma qualcosa che possiamo scegliere di fare alla natura, e a noi stessi». Questa annotazione epistemologica non è trascurabile: è il touming point da dove si biforca un ramo ideologico, senza per questo sminuire il significato scientifico del nuovo modo o possibilità di essere della «variazione». Applicando il criterio de/l'accuratezza di cui si diceva prima, l'annotazione suggerisce un conce/lo di «controllo» che può essere efficace come esercizio sul ramo ideologico solo se è capace e adeguato sul ramo scientifico. Tu11avia,il rischio di 1111s0bandamento «ideologico» 110n è mai del tulio scongiurato. Entrando nel merito della teoria, non si può dire che Baracca e Vulpiani namica è motivata dal mutamento dei sistemi chiusi in sistemi aperti, secondo una direttrice che va dal fisico al vivente esemplificata nella metafora della macchina a vapore; il testo da statico diviene dinamico e funziona, in Zola, come un motore. «La teoria del calore, dei motori e dei serbatoi - ricorda Serres - pone la.differenza, la miscela e l'irreversibilità. Si inventa, a un tempo, la storia e l'entropia. Ecco il nuovo tempo, l'idea tragica di una degradazione, e la speranza patetica di una colata di vita che va in senso inverso» (p. 73). I linguaggi si mescolano in un testo che mima l'energia del fuoco e la generalizzazione del lavoro. A questo testo polifonico Serres attinge direttamente, rispondendo a chi si arroga il diritto di sezionarlo con il bisturi del nuovo potere storico-epistemologico: «Dico che non c'è quasi distanza tra ciò che è considerato storia delle scienze e ciò che è chiamato storia delle letterature, delle filosofie o delle arti. Poca distanza o ritardo. Che queste sfasature nello spazio-tempo sono categorie messe in opera dall'interesse corporativo. Che l'insieme delle classificazioni, dei tagli con la sciabola nell'acqua e con il bastone rituale sul Lettera di Antonio Signorino abbia110rispe11a10la rigorosità richiesta. È w, po' arduo ridurre a due o tre cose l'insieme de/l'artico/azione teorica di Prigogine. Non pare che si possa acce/larel'affermazione: «allabase della concezione di Prigogi11evi è il conce/· to delle fluttuazioni», quando questo conce/lo in quella teoria figura come risultato di un complesso processo termodinamico. La strullura concel/ua/e di base è data da uno «stato stazionario di non- ··~ r ·~; ~ ...... ,.y, ,-\ .. }· ;;.;. equilibrio» la cui evoluzione verso /'equilibrio può essere descrilla da equazioni di tipo lineare. A partire da questa base, successivamente, Prigogi11e, «riconoscendo• come scrive A.M. Liquori nella prefazione all'opera più sopra citata • i limiti di validità della condizione di minima produzione di entropia, ha iniziato a esplorare con metodi teorici la cosiddeua 'regione non-lineare' dei processi irreversibili (...) raggiungendo delle co11clusioni (...) su cui si basa ad esempio il conce110 di 'struuura dissipativa'». È a questo livello che alcuni apparati analitico-matematici si rivelano inadeguati a descrivere è illlerpretare 1101u1n «ordinario» fenomeno di « f/ulluaziofronte delle 11uvole,fonda l'ignoranza per esclusione. Che la scrittura di un testo classificato letteratura per setto• rializzazione esplora lo stesso spazio, la stessa massa o lo stesso massiccio, della scrittura di una teoria scientifica» (p. 188). Per Serres comprendere i modi di un discorso che risulta sempre parzialmente traducibile equivale a fornire una chance di inversione della freccia entropica. Cosi la pratica della ricorrenza, la lettura di Prigogine come contemporaneo di Leibniz e di Lucrezio, valorizza la «storia» nel suo isomorfismo ad ogni produzione di verità, nel tentativo di ridurre (con una perenne fatica di Sisifo) la direttrice entropica del nostro destino. Più di recente - nel suo ultimo lavoro, Genèse - Serres si mostra sempre meno ancorato all'orizzonte storicoepistemologico: la ricorrenza diviene radicale e l'immersione nel multiplo te/ quel permette di risalire coraggiosamente a quel caos originario e generatore di ogni evento storico, fisico e umano. Pensare il tempo come molteplicità pura, infatti, comporta per Serres un'inversione drastica di direzione, il riconoscimento che nella storia si ni» ma 111p1rocesso particolare che origina le «fluttuazioni». La « Master equation», da un loro, serve al/oscoeo, ma, dal/'alrro ha anch'essa dei limiti formali. È eccessivo e inconcludente aefinire «piroeua» o «trucco da baro» lo sforzo di conversione della «Master equation» e del «formalismo nascita-e• morte» in uno strumento d'analisi applicabile per la descrizione delle origini delle «fluuuazioni», dove compare una funzione determinata da/l'interazione tra cinetica termodinamica e diffusione. Non si consegue alcun chiarimemo definendo «un gran pasticcio» la diffi· coltà di soluzione che la« Master equa1ion»presenla e il renra,ivodi Prigogine che, con rigorosità, perviene a risultati apprezzabili (cfr.op. cit.,pp. 219-328). È evidente che io strada «critica» da seguire devé essere sostanzialmeme diversa: più seria. Unpunto interessante, sebbene posto con irruenza polemica più che con la necessaria pacatezza dell'analisi scien1ifica, è quello richiamato da BaraccaVulpiani re/ativameme al caso della turbolenza sviluppata. La tra/lozione di Prigogi11enon si sofferma su questo «caso»; tuttavia, una soluzione compatibile con l'impostazione teorica di Prigogine sembra si possa trovare in B.H. Lavenda, «La 'dinamica' della termodinamica» in Le Scienze n. I 31, luglio I 979, e precisamente a pag. 46. Quanto esposto non ha alcuna pretesa, a/l'infuori di solleciwre che l'imposwzione del diballito, se tale vuol essere, venga tolta dalle spire dell'orgasmo ideologico, sia che tale orgasmo avvolga in modo prevaricame la consistenza della teoria presa ad oggeuo, sia che esso avvolga le imeni.ioni di chi si accinge a dare bauag/ia a una qualsiasi forma di «ideologia». Se ciò si persegue consuma la combustione delle possibilità, si attutisce ogni rumore di fondo. La noise (rumore-furore) appare felice metafora comune al prodursi degli eventi «naturali» e «storici»; tramite essa, nel risalire la china delle determinazioni, il filosofo svela l'iconografia irraggiungibile della genesi («insieme dei profili possibili, integrale degli orizzonti», p. 41). Qui Serres sfida lo storico, il politico, lo scienziato, tutti regolatori e dominatori di ragioni e di verità, e si designa come guardiano discreto del possibile, del molteplice, di ogni matrice di senso, a tutela della rarità dell'innovazione dalle strategie distruttrici che mirano ad appropriarsene senza scarti né residui. E, consapevolmente, accetta il rischio della sostituzione della chafne des raisons con lachafnedecontingence, nella quale si sedimenta - a seguito di inattese biforcazioni e di brusclii salti - ogni genesi vitale (cfr. pp. 120-22). Questo rinnovato tentativo serresiano di salvare gli stili del molteplice si rappresenta storicamente in una ineludibile filosofia dell'esodo: Ulisse, il popolo ebreo, Enea hanno, miracolosamente, inaugurato la nostra storia, ma si sono sempre mossi cedendo il e in qualche misura si realizza, è probabile che nella termodinamica dei processi irreversibili o dell'ordine me• diante jluuuazioni si scopra un co111ributo teorico frul/uoso • come è avvenuto per la biologia• per ipotesi imerpretative per le scienze sociali (non solo degli ecosistemi) e, in particolare, di prospeuare analogie di corroborazione per la «teoria marxiana». Ma qui, giustamente, insorge il sospello per le «generalizzazioni gratuite», che si stanno già manifestando con «i111elle11uadleille discipline più diver• se» che prendono la mano a Prigogine. E ancora una volta si deve insistere a non presumere che tali «generalizza· i.ioni gratuite» si comrastano e sconfig· gono meuendo in campo altrel/ante «generalizzazioni gratuite» sull'effe/li• vo contenuto delle teorie. L'acume critico deve saper distinguere tra l'esemplificazione (colonie di inselli, territorio urbano, ecc.), soveme inadeguata nello stesso Prigogine, e la più efficace validità di strul/ure teoriche come il processo di «informazione di posizione», il «comportamento cooperativo di oscillazioni in un campo polarizzato», il «conce/lo di competizione» (sorprendentemente somigliame alla marxiana «/0110di classe»), ecc., delle quali, in questa sede, non si può dire di più. È tempo che sulla soglia della riflessione critica si espongano le norme (ratificate, peraltro, dalla lunga pratica della ricerca scie111ifica)del correi/o comportamento: sempre se l'esigenza è di uscire con successo dalla confusione che incombe e sta travolgendo ogni cosa. Angelo Baracca, Angelo Vulpiani Contro Prigogine A/fabeta n. 37, giugno I982 posto dinanzi allo spazio recintato del dominio, non accettando lo scontro (e la filosofia liberista del «vinca il migliore»). In questo volume sui tempi, molteplici, del rumore e del furore, della classificazione e delle classi, sul tempo processuale (matematico, fisico, antropologico, sociale, storico) Serres è fiero di lambire il tempo inintegrabile e fluttuante del caos. Dinanzi alle remore tardive della «buona» storiografia e della progettualità «alternativa» dello scontro, Serres ci mostra il destino felice offerto ad ogni filosofia della molteplicità: «La filosofia è anticipatrice. Se ritarda un po' essa diviene storica, copista, parassita, o, peggio, si batte sotto delle bandiere. Essa non può anticipare se non librandosi alle molteplicità» (p. 218). Definire tutto ciò un «sogno imperialistico• (cfr. M. Vegetti, «Lucrezio e il 'materialismo pacificato'», in aut-aut, n. 186, nov.-dic. 1981, p. 132), o «nuovo, potente e realistico progetto di dominio» (cfr. M. Galzinga, in Al· fabeta, cit.) comporta nuovamente l'adesione al vecchio ordine del conflitto, nel quale domina la legge inesorabile del più forte. Per il momento, è soltanto una questione di stile.

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