Alfabeta - anno IV - n. 41 - ottobre 1982

mazione e di impostazione metodologica, e giunse perfino, ironicamente, a rammaricarsene, quando raccontò di aver sottoposto il romanzo alla lettura del dottor Weiss, per verificarne la correttezza dei dati. Non è comunque un caso che la letteratura, sin dagli inizi del suo interesse attivo nei confronti della psicoanalisi, si adoperi al volgarizzamento e alla parodia: la sua collocazione spontanea si scopre immediatamente a metà fra discorso scientifico e discorso comune. Il male oscuro di Bertò, quasi quarant'anni dopo La coscienza, ne offre conferma. Anche questo romanzo propone un memoriale segreto che gravita intorno a una cura psicoanalitica. Ma il discorso teorico è ormai riassorbito nel lungo, ininterrotto monologo che il protagonista narratore svolge intorno al proprio microuniverso. Diventa ricorrente la verifica della persuasività («non per forza di logica ma per uno strano flusso emotivo») delle interpretazioni psicoanalitiche. L'io narrante non insegue attraverso di esse una guarigione o una verità, ma una tecniNella breve e ca/carosa pianura di Comiso, una sera d'autunno dello scorso anno, è stato visto un forestiero dall'aria squilibrata, in divisa di colonnello tedesco dei tempi del Fuhrer, aggirarsi tra la fonte Kaukana e la stradella che -interpoderale e privata per tutto il tratto degli ex feudi Agnel/o-Bonaccorso - diventa poi pubblica fino allo • sboccarenel centro del gran largo dov'è ! lafonte, e al riprendere oltre, facendosi appendice, monca al confine dellazona militarizzata. Sull'aeroporto di Comiso · ci sono notizie in tanti libri e si può attingere bibliografia in qualsiasi emeroteca; basterebbero le intelligenti note di Lino Rimmaudo su La Sicilia per farci risparmiare didascalie. Tuttavia pochi privilegiati ricorderanno che nel 1940. a mezzo autunno anche quella volta, proprio a Comiso era atterrato uno di quegli enormi seimotori tedeschi capaci di trasportare caterve di bombe, uomini, generi vari. L'esperienza tecnica si fermò poi a quell'elefante dell'aria, un modello che dopo la guerra non venne più fabbricato. Allora le bombe venivano denominate «pillole» e gli aerei da bombardamento «fortezze volanti», mi chiamu Cola e vinnu salafizzii. Comandante d'equipaggio sul seimotori era staro il colonnello alsaziano Igor von Klawkaurtwn, il quale nel concludere la sua partita militare e terrena fu protagonista d'un equivoco avvenimento, anch'esso poco manifesto; e successivamente, forse come conseguenza, vittima non vendicata d'una inesplicabile coincidenza, d'un a/tret- ' tanto capriccioso destino. I due oscuri episodi vengono messi a confronto con l'attuale apparizione del sospetto individuo, che diecine di per- . sone affermarono di aver notato, in atteggiamenti dubbi, oziare tra il largo dellafonte Kaukana e l'appendice della stradella. Ma raccontiamo con ordine: prima un salto indietro, nel giorno del seimotori 1940 a/l'aeroporto di Comiso, poi alla recenteapparizione -se così è meglio dire -dello strano tipo in divisa tedesca. Dunque, il colonnello Igor von Klawkaurtwn, rampollo d'un casato patrizio con relazioni internazionali - commerciavano stoffe pregiate epelli-, era stato comandato, direttamente dal Bundestag, al presidio tedesco del/'aeroporto siciliano, piazzaforte fondamentale del ponte aereo d'offensiva Sicilia-Africa fin dall'inizio dellaseconda guerra mondiale. Nell'ottobre del '40, partendo da Berlino come ufficiale pilotapiù alto in grado von Klawkaurtwn aveva assunto il comando di quel primo seimotori, che sarebbe atterrato in territorio italiano, a Comiso, appunto. Dove frattanto era arrivata una granca di ricostruzione del proprio passato che conduca paure e conflitti nell'area della naturalità riconosciuta («in modo che noi, trovandoceli ad un certo momento inaspettatamente davanti magari sotto forme del tutto dil(erse. non ce ne spaventiamo al punto da perdere la ragione») e, più radicalmente, nell'area del pronunciabile e del descrivibile. La psicoanalisi viene utilizzata come uno strumento, largamente imperfetto, di descrizione dell'oscuro e del viscerale; un vocabolario e una tassonomia che consentono di avvolgere nell'orbita del discorso quell'indistinzione psichica e organica del male che il protagonista sente localizzato nelle anse mute del proprio intestino. Persa ogni funzione terapeutica e salvifica, la psicoanalisi è posta in una situazione di inferiorità rispetto alla forza inquinante e alla vastità del male: la sua persuasione appare efficace solo con la complicità di quell'immaginario ch'essa tenta invano, per altro verso, di dominare. Il volgarizzamento, e in molti punti la parodia, delle dottrine freudiane avvengono ne Il male oscuro con minor polemica e con distacco ironico maggiore rispetto a La coscienza di Zeno, non solo perché l'interpretazione psicoanalitica è ora considerata anche come fatto sociale e «chiacchiera•, ma anche perché la discussione critica sulla sua scientificità appare ormai superata. ~ Ne Il campo di concentrazione'diOttieri la psicoanalisi è già, oltre che discorso, istituzione: accoglie ed educa, ma non riesce a guadagnare alla salute il soggetto, che trae da essa solo conferma e status della propria condizione di malattia. li monologo impotente del ricoverato, ripetitivo e privo di svolgimenti e di progressi, costruito come un labirinto di circoli viziosi che ricadono continuamente nella stasi del vuoto mentale, affronta ormai anche le sottigliezze teoriche dell'analisi; ma i discorsi del terapeuta sono fagocitati e neutralizzati dal pensiero ossessivo della depressione: «come i precedenti, questo analista è integrato, incorporato in me. Si rimane soli e l'ana,ista c'è sempre, la sua interpretazione diviene un proprio sentimento». Nell'ibernazione del dolore psichico e della parola, l'unico funzionamento certo è quello dell'istituzione ospedaliera: la clinica è la prigione volontaria e insieme il luogo in cui l'io sofferente viene classificato e, in modo sempre meno reversibile, organizzato e tutelato nella propria paralisi. La cura diven- « Spirdi >.~... @ro Comiso dama, uno stendardo di femmina rossa, tutta efelidi, in qualche modo imparentata con l'alto ufficiale pilota - così dopo si diceva - e comunque ben accreditatap·e, suo conto se, appena presentatasi, accompagnata da autista, era stata accolta con ostentate cerimonie di gentilezza, ca mancu a 'na regina, e le erano state fornite tutte le informazioni che riguardavano l'atteso arrivo del colonnello von Klawkaurtwn. Questi appena sceso da~'aereo s'era a/frettato agl'indispensabili adempimenti burocratici,e aveva fatto sapere che sarebbe andato subito fino a Ragusa assieme alla grandama (nessuno aveva datn importanza al wnne di quella donna. o così venne raccontato in seguito, per non palesare lo smacco a opera d'una probabile spia), e che sarebbe rientrato l'indomani. Ma non era tornato più, ca quali cazzi, non sarebbe tornato mai più. Venne trovato infatti, proprio l'indomani, uno scheletro fresco, le cui ossa insanguinate avevano ancora lo smalto lucente, uno scheletrospolpatissimo, quasi a fede d'un impossibile stormo d'avvoltoi notturni che ne avessero straziato e trangugiato in qualche ora ogni tessuto molle. Distinte, le tracce d'una automobile, probabilmente quella della misteriosa signora del giorno avanti. Qua e là brandelli della divisa, macchiati di sangue. Niente resti di berretto e stivali; ben visibile invece un monocolo, con tutto il suo laccetto argentato. Nessun altrosegno né pestlo intorno a indice di qualche colluttazione, niente nelle vicinanze; spariti automobile, autista e grandama, inghiottiti dal nulla. Altro macabro particolare: lo scheletro, spolpatissimo e scrupolosamente integro, era inesplicabilmente incollato a una bacchetta della rete a filo spinato, sui margini de~'aereamilitare, rasente alla trazzera carrozzabile, proprio nel punto ove hanno collocato l'attuale fontana, allora sfogo d'una piccola polla. Altro dettaglio ancora: un filo a terra dell'alta tensione, come se qualcuno avessepotuto tagliarlocon titaniche cesoie e forza di Ercole. Poi radio/ante aveva diffuso notizia d'un trauma da corrente elettricariscontrato in corso di perizia sulle ossa di quello scheletro; informazioni non controllabili ma 'u panaru calato 'nta jsterna si n'acchiana chinu acchiana vagnatu. D'altro pettegolezzo 'e radio/ante l'ipotesi di chianchieri, macellai vittoriesi o comisani addestrati alla bisogna d'una spolpatura a tempo di record con tecnica sopraffina. Minchiate. Un dato rimase certn. che il pnvern vnn Klall'- kaurtivn aveva appena uvu10 il te1npo di dire cicilìu in Sicilia che se n'era già rimasto strapungiuto e morto. Perché eraproprio suo quello scheletro infilzato alla bacchettasul confine del campo d'aviazione: i risultati delle perizie antropometriche e il confront o coi particolari dentari riscontrabili sul foglio matricolare non avevano lasciato adito a dubbi d'identità. E va bene fin qui, consentiamo a/- l'immaginazione di ognuno le moltiplicazioni e le divisioni delle inchieste tedesche, italiane e di ogni sbirraglia del tempo, accasermata o mimetizzata in quella fascia di terra siciliana e dintorni: sbirru voi diri pani arrubbatu/ sucamadonni e sguazza nannatu I voi diri piscia all'umbra, dormi sulu/ e varditi d'i cauci d'u mulu. In quella tarda sera dello scorso anno - non erano ancora calate del tutto ombre notturne e, manzonianamente, tornavano sul sentiero del loro servizio d'istituto due guardie della missilistica spaziale americana di stanza a Comiso, le quali s'imbattono, giusto nel posto dello scheletro /940, in uno strano tipo, alto, biondastro, in divisa d'ufficiale tedesco bruciacchiata, qua e là impillaccherata. li quale tipo, prima ancora d'essere invitato a farsi riconoscere e dare spiegazioni circa la sua presenza in quell'ora e in quel posto, sicuro di sé, ad alta voce, chiede: « Ma allora siete proprio voi? Non avrei saputo immaginarvi così distanti dai vostri padri, dalle vostre famiglie, dai vostri nonni a custodire i coccodrilli della pace. Ma, ditemi, che guerra abbiamo fatto? Quali carneficine a piallare la civiltà? O tutto è stato un sogno, una montatura epica, un poema d'Omero, un cazz'arbait di fine settimana, un gioco ascugnapignu da collegialiobesi? E cos'è stato? Una sadica scapricciata di figli di puttana a giocare a fotticompagni. a scucuzzare unmini? Ma davvero non aveva1110testee coglioni t/Utdla volta? O c'erano solamente ebrei e ariani al mondo? Cavalli di razza e muli?» Si rivolge ai due militari nella lingua loro, sia ali'accento che al fraseggiare, tanto da lasciarli, lì per n, sconcertati, imbarazzati tra lapresa emotiva de/l'attracco oratorio e l'essere a stappo coinvolti in una meditazione o in una confidenza vera e propria, cui certo non li agevolava l'educazione marziale ricevuta, né il giuramento a suo tempo prestato, né quel tanto di mitra, pistola, bombe a mano e tutto l'arsenalotto d'ordinanza di cui in quello stesso momento disponevano, incedendo carichi e sicuri e adempiendo al loro turno di rigorosa vigilanza esterna al lato ovest del delicatissimo presidio comisano. Ma fu attimo e sopravvanzarono le malizie di scuola. Un folle, si dicevano con gli occhi, ammanettando quell'uomo e invitandolo a restarecalmo, in mezzo a loro, fino a destinazione: lui placido e remissivo, come alla recita d'una parte provata prima. E si avviarono. Macché destinazione, sulle loro teste - incredibile - si spezza un filo dell'alta tensione schioccando una vampata infernale, minchia, fini fu munnu! L'ammanettato approjilta e ta lo spazio illimitato e vuoto in cui l'idea della malattia si dilata ai limiti del possibile, inghiottendo senza residui la voce del personaggio. L'indistinzione fra discorso dell'analisi e discorso del soggetto fa cadere ogni possibilità terapeutica e riflette l'interiorizzazione ormai compiuta del dato culturale di partenza. Il Diario di un sognatore di Malerba opera proprio il tentativo di salvare, col sogno, una zona antropologica non ancora modificata internamente dall'episteme. Il sogno si offre si, com'è inevitabile, all'interpretazione, ma vuole ancora rimanere, nella pagina, traccia di fantasia pura e memoria quasi innocente. Il legame immediato fra questo ipotetico residuo naturale e la scrittura romanzesca risulta come l'estrema metamorfosi di una poetica del primitivo, che riconosce nell'immaginazione la specificità d'origine della parola letteraria, anche se cerca di riguadagnarne l'impronta in quella zona onirica che proprio la psicoanalisi ha delimitato come scena pre-culturale del soggetto. scappa dirigendosi verso la barriera a poca distanza, l'altissimo muro di cinta in cemento, e vi si spiaccica contro. Sparisce. Ora qui non è la parola a spiegare, non si può; deve essere l'immaginazione del lettore, perché il muro non presenta fessure, nemmeno bucherelli, è liscio come marmo, compatto, perfettamente integro in tutto il suo scorrere alto a perimetro del gran quadrilatero missilistico, dieci chilometri circa, salvo per gli ingressi, dove son saldati, altrettanto alti, cancelli di ferro. Ma qui nelle adiacenze, al piano della fonte, niente cancelli, niente interruzioni del muro. E il tale acciaccato e subito svaporato con tutte le manette e la divisa. Nessuna traccia. li filo a terra dell'alta tensione: ma in quei, casi la corrente automaticamente s'interrompe. I due militari ne avevano dimostrato prontezza a impugnare le armi, pur restando impalati. Cosa fare d'altronde? Intanto avevano scambiato un fulmineo resoconto delle sensazioni. Identiche: impazziti entrambi. Oppure si sarebbe dovuto chiarire tutto dopo, con 11nainchiesta. Cominciava a far buio. Convennero di restare allerta, pronti con le armi. Ma a un minuto di questa loro decisione, dal centro del campo missili,per quanto lo_ropotevano ca/colare vedendola emergere oltre il muro, spunta la fronte di sei motori a elica, tre da uno e tre da~'altro lato della fusoliera, appesi ali'ali de~enorme apparecchio. Niente rombo, addirittura senza un sol fruscìo, che semplice fruscìo fosse. Nulla. L'immane aeroplano, aliante fantasma, incombe puntando in alto e in direzione delle loro testecome trainato egradualmente sollevato da invisibili fili manovrati dal cielo. Lentamente la sagoma d'un seimotori I 940, con sinistre croci uncinate impresse in nero a metà fusoliera, a metà di ciascuna ala e sul timone, lievita verso l'alto, mentre con inesplicabile uguale lentezza girano le larghe pale delle eliche. Però una volta fuori dall'area dove i due militari erano di guardia s'accendono d'un colpo luci a bordo di quel sesquipedale mostro volante, dalla carlinga al timone alle ali alla pancia dell'immensa fusoliera e il rumore assordante dei sei motori, il sibilare delle eliche improvvisamente imballate, squarcia l'aria come cento simultanei tuoni d'un temporale estivo. Tempo d'attimi anche stavolta e tutto è già lontano: la cèntina d'una rozza crocepunteggiata di lucciole rosse sembrava sparendo a ultrasuono, spirdo anch'esso acciaccato iii quel primo buio, il seimotori dalle croci uncinate, verso le stelle. - ~ i: l: .. ., ~ ------------------------------------------------------------------------------------__. .. 81b10ecag.noo1anco

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