Alfabeta - anno IV - n. 41 - ottobre 1982

CarmelColaudiPoistillo D sipario sul balcone Ai piedi la testa normanna nelle ceneri, in disinvoltura volge occhi d'uomo a cavallo dei contralti inchiostrati, il marmo s'addossa gravità collinari. Disponi pure le gelatine viola sul balcone ché la gola non morde il diaframma. A caso, il numero regge intere distanze. Canzone Maria pensa al ballabile come a un cruccio, mi produco in un errore memorabile innamorandomi del suo viso mulano ripiegato sullo scaffale fra un sogno di latta e il dorso imbiondito del libro. D grafo Una donna giù in strada si legge unendo monconi di bianco, lei, la lottatrice che scortica il muro e scivola via, ai beduini lascia il racconto del sambuco vinto dalla pioggia e loro ad incorniciare un odore. Edipo ed io Alla stazione la musa in vacanza accorda la pagina smessa: tocco di grazia e consulto neoclassico. La rima pilota sta oltre il segno vergato con labbro di giunco. Quest'Edipo si vuole accecare sulla spiaggia, dàgli l'addio, scrittoio sbucciato, fantasma di letto. Mi sono convertito in parigino che acconcia costumi di morte. Ecco l'irrimediabile squarcio in cui introduco la scultura a tu per tu, l'involto di cotone, gli antichi marmi, il minuto dell'arpa. li mio inquilino mi abita proclamando le letture di maggio e il mare· fa eco ad un risvolto di neve che mi sfugge bambino. Non accalcatevi, qui c'è un punto. Astrid o l'amore Anche Astrid è stata bambina la scala a chiocciola si chiudeva a dismisura fino a morire ·nel g·usciod'opale • amato teatrino di conchiglie dalla voce scura. La montagna mai posseduta e lei carponi a cercare il rosaio da bruciare. Fu cosi che m'innamorai delle sue scarpette rosse che non mi riusci di calzare. Poi tacqui tacqui un anno intero come si conviene a chi il girotondo più non riesce bene quando è valzer e valzer sia. D distico Questa è l'altura da cui si dipana il bacio dei ragazzi scappati di casa. Piace Oichy Ti adoro punana dagli occhi di ceralacca, strappami da qui e via a svernare. Di questo insetto apriti. Nel mezzo Ho bendato il fuoco con un plico d'astuzie ed ecco la mite clausura del mimo che sancisce la fine di un volo. La Locanda della Chiclia Sottozero il nero china innamora. Riprenditi i minuti e lascia la Locanda della Chiglia, c'è un flamenco ricurvo sulla madre e dire che potrebbe riaversi. In fretta riunisco il mio rosso animale e m'invento. Stasera ricorda l'estate, indosso calze di lana, di raso, di pizzo, sono papessa sgualdrina e voce d'ortica. Ho calpestato una carogna di strada e sono ringiovanito. Il pallore è per i dadi scorti sul leno della danzatrice dalle caviglie d'oro che ancora assonnata s'aggira maestosa ma se solo esitasse labbra di lupa ti sarebbe gemella e verrebbe a rubarti l'altro seno per essere Id, la più bella. Dunque ascolta il tic tac delle vene scaldate, la stesura del parto che dovremmo sognare. Oh, se appena sapessi il collirio cercato dagli occhi, non finiresti l'intaglio da sola, senza intral/enermi sul segnalibro, l'arte del fuoco disegnata dal paravento, la tua chiromanzia. OQ -

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