Alfabeta - anno IV - n. 41 - ottobre 1982

Internsitatunitensi Joseph Verhoff, Elizabeth Douvan, Richard A. Kulka Tlie lnner Amerkan: A Self-Portrait from 1957 to 1976 New York, Basic Books, 1981 pp. 637, 36 dollari Joseph Verhoff, Richard A. Kulka, Elizabeth Douvan Me■tal Healt in America Patter■s of Help Seeking from 1957 to 1976 New York, Basic Books, 1981 pp. 352, 30 dollari Marvin Harris America Now: The Anthropology of a Changing Catture New York, Simon and Schuster, 1981 pp. 208, 12 dollari e 95 I ndicazioni di lunga gittata sugli aspetti soggettivi del comportamento collettivo negli Stati Uniti sono offerte dai due volumi The lnner American e Menta/ Health in America di Verhoff, Douvan e Kulka dell'lnstitute of Socia! Research dell'Università del Michigan. Entrambi i volumi sono frutto di inchieste condotte nel 1957 e ripetute nel 1976 con fondi del governo federale. La ricerca si proponeva di studiare la percezione soggettiva di salute, benessere e stress con un campione casuale di circa 2.400 adulti su scala nazionale. Non va tuttavia dimenticato che dall'universo vengono esclusi gli abitanti degli stati non contigui (Alaska e Hawai) e dei territori e possedimenti, i militari e soprattutto gli istituzionalizzati-dai detenuti ai ricoverati-per un totale di più del 4 per cento della popolazione nazionale. La presenza di questa frazione avrebbe probabilmente abbassato qualche percentuale in direzione dell'insoddisfazione e del malessere. Gli intervistati erano sottoposti a novanta minuti circa di domande su comportamento, percezione del lavoro, definizione di sé, matrimonio, figli. soddisfazione e crisi. -Il questionario del 1976 conteneva le stesse domande di vent'anni prima, con l'aggiunta di poche altre. Fra le ragioni dell'importanza dei due volumi sono la dimensione dell'inchiesta e la sua ripetizione a distanza di vent'anni. Insieme con l'aggiornamento degli studi su Middletown di prossima pubblicazione, The lnner American e Menta/ Health in America è una delle rare indagini che si confrontino con se stesse in un lungo arco tempo~ale 1 • Disfaazioni Il raffronto dei dati delle due inchieste permette agli autori di delineare nettamente le differenze riscontrate nel 1976 rispetto al 1957: maggiore l'analisi dei dati eravamo immersi nella concezione dell'esperienza umana entro il contesto dei ruoli•. Con una tale dichiarazione di discendenza da Charles Cooley e George Herbart Mead, gli autori non hanno difficoltà a congiungere il ruolo con l'identità personale: cl ruoli e l'io sono cosi legati da essere assai sovente concetti che si fondono•. «Assai sovente• è un superlativo impegnativo. Nella bibliografia dei due volumi si cercherebbe invano un riferimento alla sociologia scarsamente quantificante ma non per questo meno persuasiva che dai primi anni cinquanta rivelava la tendenza del ruolo e dell'io a presentarsi disgiunti, talvolta in conflitto profondo, costantemente dissonanti. Ignorando le voci discordanti. gli autori disp9ngono le batterie al centro della sociologia federale più consolidata e si abbandonano alla facile ironia contro il David Riesman de La folla solitaria (1950) e il Christopher Lasch de La cultura del narcisismo (1978); facile, perché evitano accuratamente di misurarsi con quella sociologia - per esempio di Alvin Gouldner, Wi/dcat Strike (I 954), di Ely Chinoy, The Automobile Workers and the American Dream, o di Erving Goffman, Rote Distance (1961) - che s'incuneava in modo eterodosso tra l'io e il ruolo, documentando quantomeno la disfunzionalità, le resistenze all'irreggimentazione richiesta dalla crescente divipreoccupazione per un avvenire incer- sione del lavoro. to, spostamento del senso di benessere Secondo gli autori, sulla base dei dall'integrazione sociale all'integra- risultati acquisiti si può predire la perzione personale, maggiore psicologiz- cezione della salute mentale secondo zazione della comprensione del pro- tre categorie fondamentali: il genere. prio comportamento, costanza nella l'età e l'istruzione. Quanto al genere. ::'.l concezione del senso di salute. «le differenze tra uomini e donne nel L'asse attorno al quale i tre autori riferire sulla rispettiva salute mentale organizzano il confronto dei dati è il vanno intese come riflessi di differenti concetto di integrazione. Integrazione aspettative•. È assente qualsiasi di- ~ sociale e personale: nell'introduzione stinzione tra aspettativa e anticipazio- °' viene annunciato che «se c'era stato un ne, tra maggiore o minore fiducia in un quadro teorico generale di riferimento futuro accadimento e l'azione che può che aveva esplicitamente modellato la conseguirne. Come spiegare con la ricerca del 1957, esso era l'accento sola categoria dell'aspettativa il tenta- ~ socio-psicologico sull'importanza dei tivo di riacquisizione di strumenti di :: ruoli sociali•. cura da parte femminile negli ultimi ~ La ricerca del 1976 accetta tale quindici anni? ~ quadro e lo fa proprio: «Nella struttu- Le differenze d'età permetiono di s, ofnctecag1i°na 0 oi'a ncoare il grado cii e conformità al Ferruccio Gambino ruolo• nel ciclo della vita - ma erano stati esclusi i minori di ventun anni. Ed infine le differenze di istruzione possono essere «utilmente interpretate come differenze di ruolo». Qui siamo sulle sabbie mobili. Prima gli autori sostengono che nell'inchiesta «l'istruzione riflette e surroga le risorse economiche•, poi che essa ne è la misura, e infine ammettono che soltanto in certa misura il reddito combacia con il livello di istruzione. Erik Olin Wright ha trovato invece che il ricavo medio per ogni credenziale di istruzione era di I. 147 dollari di reddito annuo per i bianchi e di 614 dollari per i neri2. L'occupazione assente Attribuendo la responsabilità della salute mentale al genere. all'età ed all'istruzione, gli autori negano esplicitamente che la categoria dell'occupazione abbia una qualche rilevanza in proposito. Come siano arrivati a tale conclusione è facile capire, anche se non è facile giustificare. L'Ufficio statunitense del censimento adotta tre livelli di disaggregazione delle occupazioni: specifico (441 occupazioni, nel censimento del 1970), intermedio (126 occupazioni) e primario (7 grandi aggregati: professionisti, personale direttivo, impiegati e addetti alle vendite, operai specializzati, operai comuni, agricoltori, manovali). Ora, appena si passa al livello intermedio le occupazioni vengono aggregate prevalentemente sulla base del settore industriale o comml'rciak di appartenenza. Cosi sotto la categoria dei «venditori• vengono raggruppati i «venditori di azioni e obbligazioni» ed i «fattorini addetti alla consegna dei giornali a domicilio•. Quando poi si giunge ai sette grandi aggregati occupazionali che Verhoff, Douvan e Kulka accettano senza colpo ferire, le differenze di status sociale, per non dire di classe, si stemperano e addirittura si dissolvono. L'Ufficio del censimento ha recentemente corretto l'intero quaarn di riferimento occupazionale ed i dati del censimento del 1980 rifletteranno più fedelmente le discontinuità di status se non di classe. Sta di fatto che un trentasettesimo della indubbia sapienza tecnica dispiegata dagli autori nel distinguere i mutamenti dovuti alla trasformazione demografica da quelli che evidenziano le tendenze di fondo sarebbe bastato per disaggregare e poi riaggregare le occupazioni secondo criteri meno sfocati. In una ricerca condotta nel 1977 su dati del 1972-74, l'Istituto nazionale per la sicurezza e la salute occupazionale (NIOSH) concludeva che delle 130 occupazioni esaminate, quaranta erano fortemente correlate alle malattie mentali secondo il triplice criterio del certificato di morte, del ricovero in ospedale e dell'ammissione agli ambulatori psichiatrici. Delle quindici occupazioni più colpite ben cinque erano inquadrabili in mansioni ospedaliere ripetitive ed altre cinque in lavori di manovalanza generica 3 . Lontano dalle istituzioni corporale Al di là delle categorie del genere, dell'età e dell'istruzione, The Inner American conferma che la distanza dell'identità personale dal ruolo è aumentata nel ventennio 1957-76. La volontà generale è davvero orientata a non lasciarsi definire oggettivamente, a dimostrare la propria individuazione, un'alterità che sfugge al richiamo dell'ascesa sociale attraverso l'incasellamento nel ruolo. Questa tendenza alla conciliazione dell'individuo con se stesso, al recupero di un'esistenza meno scissa la si paga con l'indebolimento degli standard tradizionali di comportamento. Mentre gli autori interpretano tale tendenza in termini di «allontanamento dal mondo sociale», di impegno personale come forma di compensazione alle «àncore sociali inadeguate•, in realtà essi lasciano spazio per un'altra spiegazione: i dati mostrano anche che è aumentata la traduzione dell'autorità sul terreno del confronto. L'intimità si svolge in dibattito, lo stress e la vergogna dello stress indu- , cono più che in passato alla ricerca manifesta di aiuto piuttosto che alla «demenza nella solitudine»•. Qui si cercherebbero invano i grandi numeri della solidarietà collettiva. Si enucleano invece reti di supporto che appaiono come microprocessi e che investono piccoli gruppi, tali da ricordare i gruppi informali rintracciati da Elton Mayo alla vigilia delle lotte operaie degli anni trenta. È la scoperta di una socialità che vuole e può incrociare alla larga dalle istituzioni corporate e dalle maschere sociali che esse dispongono. La diffidenza nei confronti delle istituzioni è la linea di displuvio tra la ricerca di aiuto e l'arroccamento nella solitudine individuale. Ma si tratta di una linea di displuvio mobile. Chi è in ansia prega meno che in passato e si rivolge più sovente agli amici o allo psicologo o agli ansiolitici o a tutt'e tre queste àncore; chi è padre crede di meno che il suo compito sia concluso quando la busta-paga è sul tavolo della cucina; chi rifiuta il matrimonio e la procreazione trova perlomeno com- ~ prensione, qualunque sia il suo stile di vita. In un processo di pronunciata caduta della legittimità istituzionale non stupisce l'incremento della tensione psicologica, soprattutto tra i giovani adulti. È un fenomeno intergenerazionale e mondiale misurabile con una molteplicità di indicatori, né si salvano le società dove alla sicurezza economica dovrebbe essere preposto lo Stato. Se la soglia generazionale degli intervistati fosse stata abbassata dai ventuno ai diciotto anni, la tensione psicologica sarebbe probabilmente apparsa con un incremento ancora più drammatico. Quanto alla popolazione in generale, basti ricordare che negli Stati Uniti per i due ansiolitici più venduti si è passati da circa venti milioni di ricette nel I 963 a 73 milioni nel 1977. Nel 1977 il totale delle ricette di ansiolitici raggiungeva i 164 milioni 5 . Sebbene pagata a caro prezzo, l'affermazione dell'individualità e la frizione costante tra identità personale e potere -sia esso patriarcale o manageriale o statale - non sembra arretrare. Gli autori non dipanano il bandolo che una delle risposte al questionario offre, ma vi accennano: «Nell'elenco dei motivi di forza, i giovani più sovente alludono anche alle loro capacità sociali. Pertanto il loro desiderio di essere amati e di avere altri amici non rispecchia un senso profondo d'insicurezza sociale. Essi stanno piuttosto costruendo reti di socializzazione e si sforzano di espandere la cerchia delle amicizie». Le tensioni create nel tentativo· di instaurare una nuova socialità sono visibili nelle differenze rilevate a proposito della condizione femminile. «Più dell'80 per cento degli intervistati, uomini e donne, ritengono che le donne svolgano la maggior parte del lavoro domestico, indipendentemente dal fatto che uomini e donne lavorino fuori casa o meno•. Se si aggiungono sia la diffusione della giornata lavorativa extradomestica sia la richiesta di attenzione psicologica rivolta ali;,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==