Vita fraterna - anno I - n. 11 - 15 novembre 1917

ANNO I. N. Il • 15 Novembre1917 Contocorr. colla Posta. RIVISTA MENSILE DI STUDIO E DI AZIONE Biblioteca Gino Bianco DIREZIONE - Via Spiga, 25 .. AMMINISTRAZIONE .. Via Pisacane, 23 - MILANO

( ·Abbonamentiordinari Italia L. 5.00 Estero L. 6.50 " sostenitori ,, ,, 10.00 ,, " 15.00 Gli abbonamenti decorrono dal I gennaio e sono solamente annui. Numero separato L. O. 50 - Numero arretrato L. I.- ESCE IL IO D·' OGNI MESE ~==========================~ Vaglia di abbonamenti, indirizzi per numeri di saggio, richieste di copie del giornale, ecc. devo11-oessere indi1-izzate all' Annninistrazione: Via Pisacane, 23 - Milano. Manoscritti, lettere, corrispondenze riguarda la redaziont, giornali, ecc. devono essere indirizzati alla Direzione: · Via Spiga, 25 - Milano. Unire il francobollo per la risposta se si vuole risposta diretta. Stti vaglia applicare la marcfl. da bollo di 5 ceni. dal lato della· quietanza. ~ ~ I SOMMARIO I Per quest'ora (m.c.a.) - Resistenza (Gruppo di Donne italiane) - Collaborazione (S. R.) - Nell'ora della prova (L.) - Il corag1 gio di vivere (SoFIA VAGGI REsuscmN1) - Fede - Infermiere - ! Gratitudine • Il monito d'un eroe (Ten. Ft.:LClERI PAuLuccr n1 1 CALnou) - 2 Novembre (a.) - Lo ~pirito della propaganda (So• , FIA RAvAs1) - Madri! (EDGARDO MARZELLI) - Annotazioni in I margine atJa vita quotidiana - Verso la meta, romanzo, Cap. XI 1 (Lccv RE BARTLETT - trad. di _PAL:'IIIRA ZACCARIA) - Cos'è mu• ' tato? (MAZZINI) - Conversazione: Parole della Direzione. I ~================================~ ANTONIET-l'A G.f.ACOMELLI Tempo ··di Guerra ConferenzteanutanellaScuolaLiberaPopolardei Treviso nell'Aprile 1911. Anehe in questa conferenza, che è pubblicata sotto gli auspici della Unione Generale degli Insegnanti Italiani, la forte scrittrice Antonietta Giacomelli esalta i doveri di tuttf i cittadini di fronte alla guerra, per il raggiungimento dei fini sacri della patria e per lo sviluppo di una migliore giustizia nel mondo. La sua parola calda e persuasiva, ispirata a una grande sincerità e ad una ammirevole altezza di intendimenti, conforta e ammonisce i grandi e gli umili, i coraggiosi e gli incerti, e aiuta a comprendere le finalità della nostra guerra e a sopportarne i sacrifici necessari. Opuscolo di 40 pagine - Centesi1ni 20 Copie 10 L. 1,85 - Copie 20 L. 3,60 - Copie 50 L. 8,50 Copie 100 L. 16,25. Editore A. SOLMI - Via Pisacane, 23 - Milano Biblioteca Gino Bianco

Milano - Anno I. 15 Novembre 1917. N. 11. • • VITA FRATERNA • • RIVISTA MENSILE DI STUDIO E DI AZIONE f\bbon. annui ordinari L. 5 o o o f\bbon. annui sostenitori L. 10 PER QUEST'ORA Se mai vi fu un'ora nella quale noi interventisti dobbiamo essere con tutte le forze, con tutto il cuore, con tutta la mente - tale ora è questa, in cui scoppiano maturi i frutti amarissimi di que!la man- €anza di coscienza che si chiama teoricamente neutralismo, o di quel neutralismo pratico eh' è la mancanza di coscienza. A noi tocca la duplice parte di rematore e di timoniere: a noi tocca, perchè questa guerra abbiam voluta, e tanto più tocca ora in quanto se abbiamo una colpa (e l'abbiamo!), è di non averla voluta abbastanza, di non averla voluta cosi a fondo, così pura, così splendida come deve essere; di non averla voluta non scio con tutto il nostro sangue, ma con tutti i nostri comodi, e non solo con tutti i nostri comodi, ma con tutto il nostro spirito; col sacrificio massimo di tutto per tutto. A noi tocca tale parte, se ancora la nostra coscienza è qualcosa di vivente, - parte anonima (bene inteso!) - disinteressatissima, e onnipotente, come fu nel maggio del quindici; - ma non bastò, si vede, o non si sostenne a lungo, - noi esser~ la forza che sospinge e che guida; forza che sospinge i cuori, il nostro per primo, forza moderatrice della ragione o della sragione, la nostra per la prima: e le due forze devono agire insieme. Della ragione o della sragione dico, - poichè è egualmente folle ammettere di pensare come fanno alcnni, crollata tutta la nostra forza, tutta la nostra grandezza, tutto il nostro onore di due anni e mezzo e più di passione e di azione, (ed è nostra colpa, nostra nostra nostra, di noi interventisti troppo fiacchi ) - negarla, dicendo l'Italia potersi stimare gloriosa che l'Austria dovette ricorrere alla Ge:·mania per riportare qualche vittoria. - Fu così anche per la Serbia, o jllusi a cui piace d'illudervi, - e non sia che il piombo tedesco abbia a destarvi dalla vostra placida Biblioteca Gino Bianco

3-t-6 V1TA FRATERNA i!:coscienza ! gridiamo a questi: e agli altri, folli altrettanto, che invece di agire si buttano a terra e imprecano: - mi _vergogno di esser.e italiano! - 4' Vergognamoci di non essere italiani abbastan- 'za ! » ·gridiamo noi; e vergognamoci davvero, con tutta l'anima con . , tutti noi stessi, - di quel vergognarsi che sferza a rialzarsi con forze centuplicate. Se. ancora non l'abbiamo inteso in tre anni e mezzo di lotte, da parte nostra più verbali che fattive, se non l'abbiamo inteso or _ora nel· risultato , comprendiamolo una buona volta prima che sia troppo tardi : non si deve cercare una concordia impossibile, una concordia fra l'ombra e la luce, fra la verità e il falso, fra il buono e il cattivo; ogni compromesso è stupido e pernicioso, - e non ci toglierà mai fuori dalla mediocrità; la· concordia ha da essere, sia pure fra persone di diversa opinione in materie che non contano essenzialmente, ma fra persone fondamentalmente une, - non può essere fra persone che sono la negazione una dell'altra ; la concordia può essere fra persone di partiti diversi, purchè tutte abbiano una coscienza retta; e che importa se siano rossi o gialli o turchini, quando insieme ne risulta il pianco? - come avviene altresì che persone di partiti diversissimi si accordino perfettamente per la loro mancanza di coscienza; - ma non può essere accordo fra una persona di coscienza retta e una persona di coscienza traviata, a meno che I' illusione veli lo sguardo a entrambe. Ora è importante che questo velo sia tolto dagli occhi nostri, perchè l'agire nostro sia più libero e deciso. Tolta questa illusione, se ancora l'abbiamo, importa di persuaderci che anche nell'espressione non è possibile l'accordo; che la politica 'dei compromessi non è una politica da forti che l'inchinarsi a un potent~, anche se non lo si stima, è non soltanto un riconoscersi più deboli, ma contentarsene, ma riconoscere anche più debole il bene che è in noi del male che è in esso, e contentarcene. Ora, vivaddio, questo non può stare! Bisogna riconoscere quello che è, ma bisogna anche non volerlo, se è male. Riconoscere quello che è, prima di tutto, e presto, perchè il male è urgente di toglierlo. Bisogna fare l'esame di coscienza. Ecco: - Mentre quegli altri, pei loro fini materiali, egoistici, falsi, e sia pur amando solo materialmente i loro fratelli, - si occupavano BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 3-+7 di loro, davano loro assistenza, soccorso e godimento, - io per i nostri fi'ni superiori, disinteressati, giusti, e pur dicendo di amar più spiritualmente e pienamente i miei fratelli, - che cosa facevo in ordine al mio sentire, al mio credere? per loro, e per i nostri fini più alti ? L'esame di coscienza può continl!,are, deve continuare anzi; ognuno ha un caso particolare e forse non uno solo su cui interrogarsi : ma l'onda di rossore che sale dal cuore alle guance sia pari ad una scossa -elettrica che porti all'azione rigeneratrice, subito. E, perchè l'azione sia forte e perduri bisogna che affronti e quasi :Spezzi il più difficile per noi, che s'inizi col sacrificio che sentiamo BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA non dico più grande, ma più arduo, più duro; che vinciamo la natura nostra in -quel che più resiste in noi. Se creature di pensiero, vogliamo l'azione, ma l'azione non passiva, comandata, che permette ancora la libertà e il peregrinare astratto del pensiero, (azione in cui spesso le persone di pensiero si adagianof- bensì l'azione di responsabilità, di sforzo, che deve prendere tutta l'attenzione, e ch'è veramente pensiero incarnato. Se creature che ci agitiamo in mille attività, poniamoci un fteno, imponiamoci una disciplina, coordiniamo l' -opera nostra al massimo miglior rendimento, preferendo il molto di un poco, al di tutto un pÒ'. Se ci è difficile la parola, la comunicativa, spezziamo il ghiaccio attorno al• cuore, apriamo le labbra, osiamo parlare con tutti, nei trams, per istrada, col fuoco .della nostra convinzione, comunicando l'ardore della resistenza, della lotta, della rivincita. Se troppo facilmente parliamo, vogliamo con forza riflettere prima di lasciarci sfuggire una parola che possa abbattere, spaventare, o dare superficiale e vana confidenza. Dominiamo con la volontà assoluta, che divien fede, che divien necessità di vincere, il dolore tremendo che ci soffoca il cuore e tenderebbe, talvolta, a farci disperare. Vediamo ben chiaramente la realtà in faccia, tanto da aborrire ormai da ogni futile cosa, da lasciare ogni superfluo, per correre al necessario urgente d'oggi, - da imporre anche con l'esempio, con la parola, con l'opera, che si lasci ogni superfluo e si afferri l'urgente necessario, tuttL Siano chiusi tutti i teatri, chiusi i cinematografi, chiusi i bars, chiusi i caffè a doppio fondo, chiuse le indifferenti pasticcerie, chiuse le grandi sartorie provocanti, i pellicciai insolenti, i negozi di cose inutili .... - E che cosa debbono fare tutta quella gente rimasta disoccupata? - Che cosa fare? Buon Dio, e c'è da chiederlo!? Far proiettili, far cucine oconomiche, indumenti per i soldati, allestir sale d' ospedali, sostituire quelli che partono, e, se occorre, partire, anche. Poichè ha da esser segno che tutte queste cose si fanno, perchè si sente la necessità di farle, perchè si sente di dover tendere tutti a un solo fine; - perchè si possa accogliere la venuta degli Alleati con la fraterna cordialità con cui si accoglie un forte braccio che prende un altro remo e concorre con noi a far vincer la corrente delle onde, e non già col senso di umiliazione d'un nuotatore che sta per annegare e si attacca con rabbia a uri altro nuotatore éhe lo porti a salvamento; - perchè, anche, gli Alleati sappiano che noi facciamo Biblioteca Gino Bianco

VITA FRATERNA 349 tutto quello che è nelle nostre forze, e non ci sc·arichiamo del nostro peso sopra di loro - chè avr~bbero allora ragione di disprezzarci ! - perchè, soprattutto, è indispensabi1e di fare così, se non vogliamo avere i tedeschi sul collo, , finita la guerra, - se non vogliamo tradire l' Italia, tradire il suo destino, ripiombarla giit mentre con forza saliva, - se vogliamo che l'Italia sia! 5 Novembre 1917. 1n.c.a. RESISTENZA! Mai, co1ne nell'. ora della prova, la nostra fede .i.ammeggia ! .Più fulgide ci appa~o110 le ragio11i clella nostra guerra, più sacro ogni suo scopo. Mutevole sorte di armi, non sei che episodio, dinanzi alla n1arcia del diritto! l1nmortale grandezza d' Italia, romanica forza nostra : il dogma della vittoria è in te, superbo, incrollabile. Soldati, resistete!· le vostre donne non vacilleranno. Donne, resistete: "i vostri uon1ini non vacilleranno! Sopportatè con tenacia virile i sacrifici di oggi per il comJJenso di domani, JJer la felicità dei .i.gli, JJer la pace sicura. Divampi. la passione di patria, la coscie11za di zzma·nità nel pensiero, nell'opera, nel verbo. Si armi nella fredda disciplina, e nell' u11ione compatta, l'impeto formidabile che cacci il nemico dalla terra 11ostra ! UN GRUPPO DI DONNE ITALIANE (Centro di lavoro per i soldati). Questo manifesto comparve sui muri di Milano il 3 novembre. Biblioteca Gino Bianco

' . 330 VITA FRATERNA COLLABORAZIONE Siamo stati colpiti nella fierezza buona e forte di un popolo che si sentiva infine vivere e ascendere. È il crollo di una fede che era forse ingiusta tanto ci riesciva facile: troppo facile perchè fosse abbastanza ardente di riconoscenza per chi ci difendeva, ardente di opere contro chi ci insidiava. Una nuvola asfissiante si è avventata sulle nostre anime e le ha vuotate di vita; invochiamo, e troveremo al di là. del male d'oggi un richiamo di luce. Spezziamo la fede che abbiamo avuto, che dura ancora in alcuni come un altissimo sonno, per crearne una nuova di dolore e di passione. Il nemico aveva agitato il ricordo dei disordini di Torino, aveva agitato altri cenci come suoi stendardi di vittoria, ma l'intuizione delle coscienze che non si comperano gli è vietata. L'inverno troverà nel nuovo dolore più chiuse le labbra al lamento, più aperto il cuore a:I sacrificio coraggioso. I n·emici son vinti perchè han calpestato la nostra terra, perchè non è stata inutile la strage, perchè tutta la virtù dei morti è emigrata con noi per sempre forza nostra, chiama a raccolta, si para coi nostri sulle rive dei nostri fiumi. Sono vinti perchè in Italia i buoni e i forti possono esser non visti e ignorati nel loro silenzio, ma nella minaccia del male si risollevano, fan impeto colla forza del << silenziosi » e se allora li contate sono a ·mille a mille. Sono vinti perchè la sciagura ha fatto più grande il nostro destino di popolo davanti all'umanità e ai nostri Alleati ha dato tragicamente in un attimo di solo sgomento la misura 'del sacrificio che abbiamo compiuto che pesa e accettiamo che pesi su noi. Oggi i soldati francesi e inglesi si mescolano nelle nostre file. Accogliamoli .come un popolo forte e maturo che stringe la mano da pari a pari, come da pari ce l'han stretta nel maggio· del 1915 r Francesi al di là delle Alpi. Accogliamoli soprattutto senza suscettibilità ·che non sono rivincita di nessun orgoglio, ma che possono invece sembrare la rivelazione di una coscienza abbattuta e debole che non è e che non può essere la nostra. Ricordiamoci che i Francesi vengono in Italia dopo aver per due 1 anni udito parlare del nostro sforzo glorioso, che Gorizia, il Carso, la Bainsizza, sono nomi di una gloria per sempre italiana. Sarebbe colpa 'nostra, saremmo responsabili veçso l'avvenire d'Italia di suggerir noi stessi a loro l'idea che ci sentiamo umiliati dal concorso delle loroarmi. Noi siamo giovani alla vita internazionale pronti come i giovani ad abbassare timidamente il capo e a impennarci: sorvegliamoci; non imponiamoci delle umiliazioai che sarebbero inique, che nessuno ci chiede per rifarci poi con delle lagnanze che sarebbero stolte, funeste e mal tollerate. Nessuno osa pensare che noi dobbiamo abbassare il capo, nessuno ci contende il diritto alla più santa fierezza, ricordiamoci che non v'è miglior affermazione di dignità e di forza oggi che un gesto francamente cordiale e fraterno. BibliotecaGino Bianco

VlTA FRATERNA Siano benvenuti gli Alleati non solo per il bene comune della causa comune, ma perchè proprio oggi tragicamente cementate dalla realtà si gettano davvero le basi dell'Europa nuova: oggi segnamoci fra loro il nostro posto da eguali : non s1:1scettibilità ignoranti e deboli ma dignità forte e cosciente di chi affronta virilmente la lotta della vita. Quella che combattiamo sarà tanto più la guerra della grandezza d'Italia quanto più l'avrem sentita fondersi, perdersi ne11'1guerra dell'umanità libera, quanto più la nostra coscienza arriverà a sentire che il soldato d'Italia, di Francia, d'Inghilterra o d'America ha un nome sol:o, che è quello di soldato della democrazia. 4 Novembre 1917. S. R. NELL'ORA DELLA PROVA Nelle cose, guardare non la riuscita di esse, ma la rettitudine del nostro atteggiamento. E quando la rettitudine è intatta, ragione di SJ!omento non v'è. Neppure di doiore. Nessun dolore. Noi siamo diritti nella nostra massima grandezza di uomini: cosa volere di più? IL resto, f,1vorevo!e o sfavorevole. è forlu11a che si riduce ugualmente a beneficio finale della nostra causa. per necessità di effelJJ. Ecco la radice incorruttibile della fede. Avanti: Italia: Milano, 27 ottobre 1917, sera. L. IL CORAGGIO DI VIVERE Una voce disse, dal piazzaletto della piccola stazione: « JV\i pare che in seconda non ci sia più posto! » E subito, un'altra voce irata, urlò: « Ma salgano in prima! Presto! Presto! » E una mano energica spalancò la portiera e fece l'atto di spinger su un ufficiale e una signorina. Laura Varedo si sporse incuriosita al finestrino. Sul piazzaletto inondato di sole erano rimasti una giovane signora e due bambini. I due piccoli visi accesi di emozione guardavano verso lo scompartimento entro cui sparivano i viaggiatori. Poi una vocina dolcissima dichiarò « Domani vengo a sposarti Mario, sai! » « Anch'io! Anch' io! Ma è venerdì, vero mamma, non domani! » La signora rispose di sì, un po' commossa. I due si sporsero salutando e ringraziando. « Che bella giornata abbiamo passato, Luisa ! » E gli occhi oscuri della giovane donna si inumidirono, accompagnando le due teste affacciate ancora, mentre il treno si metteva in moto, con uno sguardo dolce e profondo come una benedizione. Laura Varedo si ritrasse e solo allora vide i suoi compagni di viaggio. I suoi occhi si arrestarono un istante, sul viso della signorina, con un improvviso balenare di memorie: e !v\a Lei ... ma tu sei Maria Salini ! Laura Varedo, non mi ricordi? » Sì, Maria Salini ricordava. Erano state compagne di scuola. Si erano riviste qualche volta, poi. Ma le vicende della vita le avevano separate. Da qualche anno, ora, non si incontravano. BioliotecaGino Bianco

) " 352 VITA FRATERNA · Maria Salini presentò, arrossendo: « Il tenente Mario Porro, mio • fidanzato •. « Ah ! Mi rallegro tanto. Ma all9ra, se non mi sbaglio .... » L'altra arrossì un po' di più, e sorrise, forse per il ricordo delle parole del nipotino. « Ci sposiamo fra quattro giorni » diss' ella. « Ma .dctpo ? ... Forse il signor tenente .... » Il signor tenente guardò in viso la bella signorina elegante, e la scrutò con occhi gravi « Fra dieci giorni credo che sarò in prima linea, coi miei soldati • disse con voce pacata. « Sono in licenza di convalescenza. Sono stato ferito· n_ell'avanzata di agosto ». Egli non aveva detto nulla di strano, ma Laura Varedo si sentì arrossire. Per la prima volta, malgrado il suo svariato repertorio di perfetta signorina della buona società, le parole le morirono in bocca. Poi le uscì la frase più banale che avesse mai detta, in una esistenza tessuta di banalità: « Hanno del coraggio ! » « Oh sì! - ribattè Porro in tono intraducibile. - Ce lo dicono tutti ! » Un silenzio imbarazzante cadde. Ma la signorina Varedo, che avrebbe dato qualche cosa per non essere lì, tornò a guardare i due come affascinata. Il sorriso leggermente canzonatorio era subito dileguato dal viso del giovane ufficiale. Ma che cosa aveva di speciale quel viso? - La signorina Varedo non avrebbe potuto dirlo. - La bocca appena ricoperta di lanugine Pé:lreva quella di un bambino. Aveva una piega abitualmente così pura e soave. Ma gli occhi, erano gli occhi di un uomo. C'era tanta luce diffusa, tanto dolore nel profondo. E la fronte .... Adesso Laura Varedo definiva a se stessa la propria impressione. Quel giovane le incuteva soggezione e rispetto. E non doveva avere più dell'età di Maria - ventitrè anni - minore, dunque, di· 1ei. Guardò anche Maria, quasi avidamente. -- Capiva, ora, perchè aveva tardato un istante a riconoscerla.· Maria era trasfigurata. Anche i suoi occhi raggiavano, così miti, e con un'ombra di tristezza pacata in fondo. L'espressione di una persona che si è votata a qualche cosa più grande di sè, per la vita. Le risonò nell'anima le voce dell' ufficiale, quando aveva detto: « Coi miei soldati! ,. E rabbrividì. . Maria Salini ~entì l'imbarazzo che incombeva, e volle intervenire con una parola incoraggiante. « Anche tu sei fidanzata, verò? Me lo <Esse qualche mese fa Teresa Monti. Aspettate dopo la guerra asposarvi ? • « Sì, sì. Qopo la guerra. » « E il tuo fidanzato dov'è? » (/. In Trentino ,. rispose evasivamente Laura. « Grazie a Dio, non è mai stato molto in pericolo, finora. » Ma le parole le uscirono fredde, quasi a stento. Il viso incolore dell'uomo che essa credeva di amare e a cui aveva promesso di unirsi, parve affacciarsi nell' inquadratura dello sportello aperto, sul cielo luminoso. Ella battè le palpebre per sottrarsi alla visione molesta. Che cosa avrebbe detto quel giovane ufficiale dal viso austero e dalla bocca infantile, di fronte all'azzimato elegante sottotenente nella sussistenza? Gli occhi le si fermarono inBrbliotecaGino Bianco

.. ,VITA FRATERNA 353 volontariamente sull' insegna di bombardiere, sormontata dalla strisciolina argentea.... • Ma che cosa era quel senso nuovo che la prendeva irresistibilmente, quella chiaroveggenza spietata che la faceva guardare nella sua vita e in sè con un improvviso sgomento, un insormontabile disgusto? , Il viaggio fini per Laura, come in sogno. Si era accorta, Maria, del suo stato d'animo? Ella le parlava semplicemente, a cuore aperto, guardandola coi suoi miti occhi oscuri, in cui parevano raccolte tutte le gioie e tutta la tristezza della vita. Del suo matrimonio, che sarebbe stato semplicissimo, più ancora, oscuro; della sua vita avvenire; finchè suo marito fosse stato in guerra, ella avrebbe fatto l'infermiera in un ospedale militare, accanto a casa sua - poichè rimaneva con suo padre. Poi parlò delle ansie passate, dei giorni terribili delle çtvanzate: o Mario è così esposto! » disse ella. - « Dio m~ l'ha sempre salvato, fin qui » concluse serenamente. « Io ho fiducia anche nelravvenire ! » E il tenente parlò un poco dei suoi soldati, di quei meravigliosi ragazzi, capaci di tutti i sacrificii, di tutte le virtù. Era così toccante l'accento paterno con cui egli ne illustrava le qualità; e molti dovevano essere uomini, ben più vecchi di lui. ... Quando il treno arrivò a Milano, e i tre si salutarono, ogni traccia di convenzionalità era sparita dal contegno della signorina Varedo. La sua voce era leggermente tremula, mentre essa rinnovava i suoi auguri, infiniti auguri di bene. Maria l'abbracciò spontaneamente - « Anche per te, per quando sarà il tuo momento! » susurrò ella. Laura arrossì e il grazie le morì sulle labbra. La signora Varedo le chiese, a casa, come fosse andato il suo viaggio. Ella non parlò del!' incontro. Sapeva che cosa sua madre avrebbe detto. E sentì che non l'avrebbe tollerato. La posta delta sera le portò la solita lettera dal Trentino. L'aperse. La lesse trattenendo a stento le lagrime. Erano tutti luoghi comuni. Ma che cosa era essa, se non una povera creatura meno che comune, plasmata e ritoccata secondo il modello convenzionale? E che cosa era il loro avvenire? Il signor Varedo era uscito sul balcone a fumare. La signora leggeva attentamente, sotto la lampada del suo tavolino. Laura scivolò via inavvertita. Entrò nella sua camera. Andò dritta alla finestra, la spalancò, affissò gli occhi nelle miriadi di stelle scintillanti. E pianse, senza ritegno, come una bambina. 12 ottobre 1917. SoFJA y AGGI REBuscnrx1. FEDE. - Mentre mi ~i unge la notizia della morte di un cuginn carissimo e d~ un amico che mi era fratello, il dubitare che vi possa ancora essere chi non ha fede net destini della Patria, Ìlella vittoria finale, mi parrebbe un insulto alla memoria dei morti. Pe,chè essi possano posare itz pace occorre fare della loro memoria la lampada sempre accesa a cui si chiede la luce quando la nostra fiaccola vacilla I? si oscura. Oggi, più che mai, ricordiamocene. Se saremo degni dei caduti vinceremo. Dall'Ospedale - 13 noyembre. Ten. Ft·LcIERJ PAt·1xcc-1 m· CALROLI. BibliotecaGino Bianco

35-+ VlTA FRATERNA INFERMIERE ! Tutto il giorno lto s,r1orbiato e stra_cciato pa,qhtette . 11 cui non n11scivo a fermarP, a esprimere il mio pensiero. Voleco lanciare nn appello urgente : rtcer;oscritto : 11.Ioltimoltissimi nnor;i ospedali si apriranno - e già in q11eÌli esistenti le lufermiere colontarie scarse,qgiauo .' Infermiere. accorrete.' Donne italiane, aCC()l'rete. 1 - Infermiere volo11tarie che le difficoltà, la d1ffidpnza, l' o'stilitir inco11trale nei primi tempi negli ospedali 11iilitari hanno scoraggiatf. stcwcate, e elle per qnesto i·i siete ritirate dal serri.ào - riprendete snbito il costro posto presso i vostri fra/, lii clte rla due anni e rne.i.io sopportano proce ben pilì dolorose e a.<;;pre:accorrete rt testi111011iar loro roll' opera fi·aterna la riconoscc11za della Patria . 1 - . D()1t11egentili, e/te « infermiere » non sie/e ancora, accorrete 1;oi p11re: dice1titelo, offi·endo - e/te piìt ilnporta de!ta preparazione tec11ica - il costro istinto materno, con ;mro e forte cnore. - Donne 1talia1te, che sentite la fede ùwincibite, la passione indomabile della Patria, - non permettete clte presso chi per cansa delta Patria sof!i·e sia messo chi la Patrict non intende e non sente, - e 110n saprebbe - comP coi dorete - riconfortare il soldato, che an.zi ne fiacclterebbe lo spirito nel corpo fiaccato .1 - Donne italiane, accorrete accanto ai medici per ajnlal'li a contrastare at 11emico le slle i·ittorie nelle carni, di cui ha fatto stra,zio, a salcare delle cite di Italiani. - .1.Yonuna di noi possa pensare un .c1iorno: Ecco, percliè io fui assente, uno di qnesti /i·atelli ebbe fiaccato lo spirito, - il tedesco ha fatto un passo acanti, ~ io non lto reso un traccio alla patria 1 io ho tolto lllt nomo alla reden.zione e altq vittoria .' E uon solo alle mie ·orelle, volevo ricol_qermi, pere/tè so clte non tutte ·0110 libere di segnire gl' impnlsi del loro cnore e della loro coscien.2-·a ..... Molte vorrebbero prestare la loro opera negli ospedali e la fa-' miglia lo rieta loro . 1 Molte, anche, non osa1to neppnre desiderarlo, non pensano rli poterlo, - e se dovessero provare, rinscirebbero tanto nlili. darebbero e 1·icecerebbero tanto bene! Volevo cltiedere, in qnesf ora ,qraoe e nrgente wt proccedimento sal!ttare: clte l'J stato, com.e chiama " BibliotecaGino Bianco

VITA FRATEIVL\ 333 gli nomini alle armz, cltirunasse le doune alle opere di assisteu ra, così ,da al'ere molti sime reclute tra c11iscegliere, e sce.c;lier seceramenle, gnaute sono moralmente e materialmente abili al sen:i.iio 11e.r;liospedali di g11erra. ,, Voleco esprimere qnesta necessità c!te sento nrgentissima, assillante, imponente in qnesti !Ji.Jrni dolovosissimi: - ma non rinscico a !l'a- .srnettere ali' appello il calore l' el'ide11za. con cni lo sento . ... E proprio stasera mi giungono le parole commo,:euti di un puris- .simo eroe nostro: - 1m tribnto di gralitndine alle infermiere colontarie da uno di qnelli verso ciii è più gl'anrle il debito di riconoscenza pah~ict .ai cni le infermiere rolontarie sono nn' espressione: - una frsti11101iianza nobilissima delta bontà dell' opera loro, nn appello penetrante pcrcltè qnesta opera sia data pùì largamente, da molte pitì . ... L"ggete, fate leggere, diffondete le pagine c!te pnbblichiamo qui .appresso, del J'eneute Fulcieri Paulucci di Calboli: molto più e/te non avrebbe pot1tfo un mio povero appello, esse varranno a chiamare mw, e mtmerose recinte a ·cestire - e degnamente - la secera e serena dil'isa candida là doce tanti fratelli che hanno dato la loro j<n'.iJt rrlla patria chiedono il conforto dello spirito e della mano di mm donna. GRATITUDINE In una delle novelle delle Mille e una notte vi è una considerazione che, sotto una apparenza paradossale, nasconde una grande ve- -rità. Alla domanda che si faceva il vecchio Seiumbi sulla causa del1' ingratitudine umana la lampada che aveva visto_ passare tante generazioni, rispose: « Perchè ognuno crede di ricevere nella vita appena una piccola parte di ciò che gli sarebbe dovuto. » E sarà forse perchè io ho la coscienza di aver ricevuto più di quanto non mi fosse dovuto, che sento il dovere di dire una parola -0i gratitudine che ho nel cuore, che ho nella mente: quella verso le Infermiere Volontarie della Croce Rossa (le dame infermiere, come vengono comunemente chiamate). Ricoverato per ferite a tre diverse riprese in ospedale, io ho avuto agio, passando da un luogo di cura a un altro, di paragonare, di constatare, di giudicare. Ho rilevato in un ospedale delle manchevolezze che non ho notato altrove ; ho tro- ·vato in altri delle cure e delle meticolosità che non ho sempre riBibliotecaGino Bianco

356 .VITA FRATERNA trovato. Ebbene, di tutte le differenze eh' io ho notato da un ospedale all'altro, una ve n'è èhe supera tutte le altre, differenza capitale per cui gli ospedali possono dividersi in due grandi categorie~ quelli dove prestano servizio e quelli dove non prestano servizio le infermiere volontarie. Sono le fate degli ospedali: come esse non si vedono quasi mai. Ma basta passare da un luogo di cura dove vi sono a uno dove non vi sono per sentirne la mancanza. Anzitutto dove vi è una donna il piantone non è più quello - è forse una tacita virtù della gentilezza quella di essere contagiosa. Poi non vi è più bisogno di chiamare a lungo per essere ascoltati, di chiedere più volte per avere. Soltanto chi non ha provato non sa quale calma dia ai poveri nervi di un ferito l'esaudimento di un desiderio non manifestato, ma intuito. Soltanto chi non ha provato, non sa il sollievo di un sorriso, di una frase buona, quando si soffre e non vi è nulla da fare. E anche il rifiuto ali' esaudimento di uno di quei desideri di ammalato, che sembrano ossessioni, può sembrare sopportabile o meno a seconda che viene accompagnato dalla dolce parola di conforto di una donna o da un gesto seccato di stizza del medico ò del piantone. Sì, anche del medico, perchè il medico è un uomo anche lui, come noi. Come noi ha i suoi giorni, le sue ore di malumore, spiegabili per lo più, scusabili dopo. un lavoro intenso, magari di giorni interi. Ma le infermiere no. In più di dodici mesi di ospedale non ho mai udito una parola, visto un atto che potessé anche lontanamente dire noia, uggia. Mai un gesto che potesse parere· di ribrezzo, pur nei lavori più umili, più duri, più ingrati. Sempre lo stesso umore, lo stesso sorriso, anche quando nell' esasperazione d~ certe ore, ci s' incaponiva su desiderii inconsulti, su domande assurde. Sempre, sempre lo sforzo di addolcire le pillole, sia moralmente che materialmente. Sempre, sempre il pensiero gentile, l'idea buona,. quelta che nei momenti dì sconforto, di pena, fa bene come un raggio di sole. E mai di giorno come di notte, un segno di stanchezza. Mai neppure in quelle ore dell'alba, in cui pare impossibile che il sonno non vinca queste donne abituate a tutt' alfro tenore di vita. Ricordo una sera in cui non ero ben sicuro di arrivare a vedere il giorno dopo. Nell'immenso stanzone del!' ospedale da campo, nulla che non mi ricordasse il mio stato, nulla che fosse lì per me come uomo e non come ferito. A un tratto entrò un'infermiera. In punta di piedi (credeva io riposassi), mi mise accanto al letto in un bicchiere due fiori. Poi come aprivo gli occhi, mi chiese scusa che fossero un po' sgualciti. Le erano arrivati da casa e aveva pensato a BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 357 ·portarmene per rallegrarmi l'ambiente. Non so più che fiori fossero. So soltanto che quella sera la morte mi sembrò meno nera: nel sogno mi vedevo avvolto in una gran bandiera tricolore che scompariva sotto i fiori e vedevo fiori attorno, fiori dappertutto come se il grande camerone ne fosse pieno .... _Eppure vi sono ancora degli incoscienti e degli ignoranti che non solo non s'inchinano riverenti davanti a queste donne, ma si permettono di negarne l'utilità, di irridere ali' opera loro. Tra costoro non mancano i padri ed i fratelli che credono forse, così facendo, di giustificare l'assenteismo imposto alle loro figlie o sorelle: non mancano le madri che credono forse tenendo le figlie per forza lontane dagli ospedali, di conservare loro una ingenuità di m_enteche si perde non già nelle corsie, ma nelle scuole prima, nei salotti o nei ritrovi poi. Ebbene io non voglio essere cattivo. Non voglio augurare a questi genitori di sapere il figlio moribondo in un ospedale dove non v1 sono infermiere, dove nelle ultime sue ore, un piantone gli dormirà accanto il suo sonno di stanchezza indifferente. No. Auguro soltanto ad essi di sapere che per sole 24 ore il figlio ha dato in ismanie, ha chiamato, ha invocato aiuto alle sue sofferenze senza che nessuno facesse attenzione a lui perchè la crisi magari era prevista e il dottore aveva lasciato detto di chiamarlo soltanto se vi era un fatto nuovo. Auguro ad essi di avere per un istante la visione del figlio che chiama invano. Basterebbe ques_ta per indurli nonchè a trattenere, a spingere le figlie negli ospedali. Per non avere il rimorso di aver lasciato morire abbandonato anche un solo figlio di mamma.... Padiglione Zonda, 14-11-17. Ten. F L'LCIERr PAULt;CCI DI CALilOLr. 2 NOVEMBRE Ho sfogliato oggi varie raccolte di scritti di soldati morti in guerra: lettere, ricordi, ,annotazioni quotidiane, e soprattutto saluti scritti prima di pariire per la guerra o prima di un combattimento importante, testamenti di pensiero e d'amore. - Sono pagine di autori diversissimi: letterati riconosciuti, poeti non ancor sbocciati alla fama, giovani studenti, umili lavoratori. - Ma in tutti, e pht di tutto, mi colpisce qualche cosa che ne -è come il senso profondo comune, e che ho già osserrato spesso nei miei feriti aggravati, in ospedale: la morte preveduta, considerato come un coso probabile, relativamente al quale si preordinano ill certa mfsura i fatti e gli atti propri e altrui. - Così la morte e domi/lata dalla vita, perde il s1w tristissimo carattere di agguato, di tragedia inattesa; - e la vita acquista grandezza nuova, e si estende al di Là della morte. L'umanità trascende i suoi limiti apparenti, accettandoli,, e trionfa. a. BibliotecaGino Bianco

358 VITA FRATERNA LO SPIRITO DELLA PROPAGANDA Al ripetersi delle parole con cui dall'uno all'altro dei paesi alleati, gli uomini di governo affermavano le ragioni, il fine, lo spirito della guerra il pubblico sorrideva scettico o, faceva atti d'impazienza preso da un improvviso disgusto, da una nuova paura della rettorica e dei discorsi. Mentre le conferenze si concre.tavano sempre più rapide e si s_pogliavano d'ogni cerimoniale di convenzione che potesse rinnovare il ricordo delle vuote forme in cui s'avvolgeva il mistero della diplomazia, la stampa, che sente il suo dovere di fronte all' ipersensibilità del lettore, s'affrettava nei suoi resoconti a mettere in rilievo la necessità, il senso pratico di queste· pubbliche manifestazioni. Invece di provare a spiegarcene la ragione, noi abbiam durato un po' di tempo a far mer~viglie che nell'Inghilterra energica e silenziosa si parlasse ora tanto. Il pubblico rimaneva indifferente quando lo si voleva persuadere di un'offensiva continua di tutte le energie spirituali necessaria a sostenere e a mettere in valore· l'offensiva aspra delle armi : combattimento assiduo del pensiero, nel paese e fuori, in giorni in cui a nessuno e a nulla di quel che vive in noi è permesso di giacere inoperoso. Il paese, che aveva seguito con tanta angoscia l'angoscia degli altri popoli, quando, escito dalla crisi, sentì venuta l'ora sua, raccolse lo sguardo su se stesso entrò in un raccoglimento profondo che fu isolamento, che potè sembrare improvviso disinte-· ressamento e indifferenza per gli altri popoli, per il loro pensiero.: tutti tesi nello sforzo chiamavamo nostra la guerra che combatteva11_10 perchè ci sentivamo soli, e accettavamo d'esser soli a sopportarne la responsabilità, il peso immenso. Una guerra o si perde o si vince,. questo era il pensiero comune. Come dominati dalla gravità dei fatti ci sembrava vana la parola che pretendesse spiegarli e trarli in luce e nella sproporzione tra il mezzo e il fine spariva, per l'opinione pubblica, il valore pratico di un'opera assidua di propaganda. Quando se ne incominciò a parlare fra noi sembrò a taluni una cosa volgare, come un far mercato del generoso e santo sacrificio dei combattenti,. ad altri cosa superflua, come se la nostra nuova storia dovesse per se stessa irraggiare intorno tutta la sua virtù. L' idea di propaganda non aveva corso fra noi, l' opera non vi aveva alcuna tradizione: non solo, ma i più ignoravano l'immensa. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 359 sinuosa organizzazione della propaganda tedesca: la forte propaganda serba, l'alacre campagna che la Francia e l' Inghilterra conducevano con spirito libero e con tatto. Ce ne accorgemmo quando la discesa in campo degli Stati Uniti segnò nobilmente il trionfo dell'opera di persuasione, di dimostrazione efficace della· propaganda inglese e francese e sembrò lasciare noi e la nostra opera nazionale in una dolorosa penombra. E da allora infatti, nell'aprile scorso, comincia da noi serrata la discussione sulla propaganda. Se l'azione mancò e andò lenta traverso molti errori e impacci, la discussione libera s'è svolta fervida di idee; si va rischiarando ogni giorno nel · contrasto delle tendenze diverse di pensiero; in contatto stretto con la realtà, vive e si trasforma con essa. Forse oggi l'intima idea della propaganda, l'efficacia e la necessità della parola commento e luce dell'opera e dell'anima di un popolo, comincia a penetrare nella coscien?a e a esser sentita ricca di verita passate e nuove. La guerra ha il poter• di una formidabile esperienza per la vita di ognuno di noi: al primo pauroso sgomento è seguito una luce sempre più viva nel dominio del pensiero. Abbiamo capito molte cose e fra le ·più semplici, che son proprio quelle che la vita impiega più tempo ad insegnarci. Ci siamo accorti com'è lento il cammino per per cui muovono le idee per arrrivare a concretarsi nella tealtà; quanta distanza c'è fra l'idea afferrata dalla me·nte, e l'idea che diventa fede, e allora solo si diffonde, e forma la coscienza collettiva e determina l'atto. Quando abbiam pensata, sentita la guerra imminente non le segnavamo limite di durata, ma la visione del nostro pensiero e la realtà eran per noi quasi una cosa sola, niente le separava. Oggi sentiamo con un brivido quanti infiniti e lunghi sforzi han solo potuto condurre dall'una ali' altra. La guerra dura al di là fon_;e del tempo a cui noi osavamo guardare eppure ognuno sente che essa non può finire oggi, che deve pesare ancora su di noi l'angoscia, perchè essa non sia quel che non è, e che non potrà mai essere, un'inutile strage. Se pensiamo quanto tempo occorra perchè un uomo capisca se stesso e la sua vita e la volga a• un fine, come potevamo immaginare che si svolgessero rapide le crisi di popoli interi? Oggi sentiamo pure, come sono poche èssenziali le idee che dominano l'umanità, così come si riducono per ognuno di noi, in una nudità nuova, a pochi, essenziali, i sentimenti che dominano la vita nostra. Pareva q11asi oltrepassato nella sua affermazione il concetto di nazione: BibliotecaGino Bianco

I 360 \TI.\ FRATERNA .ed ora, non solo perchè s'applica in particolari rivendicazioni nazionali, ma in se stesso come principio, chiama a raccolta ancora, per un nuovo combattimento, il pensiero umano: e ci accorgiamo che . noto ,,... all'intelletto non era penetrato nella coscienza e che l'umanità si affatica a afferrarlo come intorno a un masso granitico dalle mille facce. Il mondo s'arricchisce delle idee che lo dominano da secoli, non esaurite mai, mille volte risorgenti in luce nuova, s'arricchisce dell'instancabile poderoso martellare del pensiero che le foggia, le vuol concrete_ nella realtà, con uno sforzo che non ha fine, che è la vita: lavoro penoso che attraverso lo svolgersi della storia raccoglie schiere sempre più numerose di lavoratori. Le voci che si son sollevate ora da tante parti, a riassumere, a affermare insistenti il pensiero e l'opera dei popoli, vanno compiendo per certe verità essenziali quel lento lavoro di penetrazione morale per cui solo dall'idea. può nascere ratto. Non vi sono più oggi pochi responsabili per tutta l'umanità. Sono mille e mille le coscienze a cui la verità deve giungere e che essa deve aver la forza di sollevare:. mentre si fa sempre più vasta l'opera di preparazione morale, l'idea riceve forza nuova da una larga sanzione umana, e il braccio di leva dell'azione diviene così poderoso che questa non può più mancare. Di modo che vengono forse nella storia degli avvenimenti mutandosi le tappe traverso cui operano le forze umane ideali e attive insieme. S'è fatta più lunga la prima parte di co·mprensione e d' intelligenza, più provato, vagliato da un giudizio quasi universale il pensiero che muove: ne viene, risultante, quasi infallibile, l'azione. Sulla prima parte grava senza dubbio la più grande responsabilità. Per questo appunto gli Alleati, lontani ancora da una piena efficienza militare, hanno affermato con ragione la certezza della vittoria quando della vittoria hanno sentito in sè la volontà illuminata e forte e con loro la coscienza del diritto. Il verdetto della storia giungerà, ma in tanto oggi per uno sforzo parallelo di azione e riflessione la sanzione morale precede, accompagna, determina l' atto : ne è il fattqre sicuro, la forza che va cieca contro ogni -diritto non può sperare ch'essa venga a coronare i fatti compiuti. Lo dovette sospettare perfino la Ge~mania quando, sicura però che a tutto bastasse la sua caserma, inscenò• una specie di supremo tribunale del pensiero, mobilitando i suoi quaranta intellettuali. Mai come oggi in cui la forza è nella massima sua tensione, in cui tutti i fattori meccanici e materiali della vita operano in una esasperata violenza, in un parossismo di concorrenza imposto dal mtaeBibliotecaGino Bianco

. VlTA FRATERNA 361 rialismo della Germania, mai come oggi si è affermato più puro, più assoluto il valore dell' ideale. Perchè è più forte di quella stessa forza che nel suo massimo tendersi non riesce a travolgerlo. Il soldato ha consacrato col suo sacrificio d' uomo l' idea che lo stringe a difesa delle patrie e del diritto, ma di rincalzo ora al combattente l'idea affila un'arma poderosa che tutta l'umanità sorregge. Si sente crescere, salire come uria nuova immensa forza di giustizia.· Le voci stess~ di Roma e di Stoccolma col loro valore negativo, nello sforzo impotente di arrogarsene il prestigio e l'autorità, non fanno che affermarla. Quando la Germania alzò il suo pugno di ferro si gridò da più parti al fallimento dell'ideologia umanitaria; si fece ricadere su di essa la colpa di un ottimismo che parve complice della criminalità della Germania, ma i puri ideali umani 'di libertà, democrazia ritornai:io vivi di una fede nuova. Se ripensiamo al nostro Risorgimento, ad un'affermazione di diritto a cui si giunse per arditezze e come per bagliori di pensiero, per miracoli 'di valore individuale in mezzo a tenebre di mente, a tenebre di coscienze, sforzo meraviglioso che poteva fallire, cadere ignorato e perduto: se pensiamo all'agguato in cui stava per soccombere sola la Francia del 70 ed i suoi diritti riconosciamo oggi come l'umanità contende con una coscienza nuova alla cecità del caso il suo destino e non lo subirà più dalla forza. Al disopra dei gruppi, trascendente i popoli, si va delineando una coscienza che sanziona il diritto delle nazioni per affermare, più alto di queste, il suo potere universale. L'abbiamo sentita meravigliosamente in noi quando sollevò tutto il popolo al sacrificio generoso della guerra, e negli Stati Uniti dove s'impose lenta e grave cosicchè mai atto politico più dell'intervento americano sembrò animato e diretto rigidamente da un concetto morale. È tramontato il culto cieco degli uomini condottieri di popoli, va tramontando· per tutti la fede nelle garanzie della diplomazia nelle formule cristallizzate buone a far passare la falsità. Tempo fa il Corriere della Sera in uno dei migliori articoli dedicati alle nostre aspirazioni nazionali ricordava che l' Italia non deve In oniaggio al decreto luogotenenziale per la limita• :i ione del co1isunio della carta, questo fascicolo esce di 32 pagi11e anzicchè di 40. - .Pe1, questo 1'ùnandia1no al prossinio nznnero le 8 pagiue " Vittoria!,, per i Soldati . BibliotecaGino Bianco

I 362 VITA FRATERNA mai considerarle come un problema chiuso, affidato alle cancellerie dell'Intesa, che attenda solo d'esser protocollato al Congresso della Pace. Occorre un'aspirazione attiva sempre, un'affermazione costante,. perchè il nostro diritto dalla nostra coscienza di popolo passi e si diffonda nella coscienza dell'umanità. Tutti sentono un bisogno sempre più grande di luce, di verità. Non c'è più per gli ignavi da una ,parte, per la delinquenza dall'altra, il rifugio dei patti secreti. Dalle parole di Bethmann Hollweg, che l' Europa ha ascoltato con raccapriccio, è scaturita, come dall'ombra la luce, una concezione nuova e l'arma del male si ritorce contro chi l' ha impugnata. Poichè si può lacerare la carta che impegna la fede d'un paese,. poggi allora il diritto dei popoli su un trattato ideale di cui sieno firmatari tutti gli uomini e tutte le nazioni. Nella vita nuova sia garantita da tutti la libertà di tutti: non vi sieno più spettatori neutri agli assassini dei popoli come non v'è spettatore impassibile all'omicidio e al furto. Wilson e Lloyd George hanno affermato che quando venga il giorno di deporre le armi essi tratteranno coi popoli di Germania e Austria e non coi loro governi. Sentiamo in questa dichiarazione fatta senza ostentazione, nella rude semplicità anglo-sassone, di quanto 1· idea nostra democratica .umanitaria va vincendo l'idea aristocratica imperialista che la Germania incarna. Certo è, che chi ha invocato oggi per sè l'umanità come giudice del suo diritto accetta ed esige per il futuro il suo verdetto universale e crea fin d'ora in realtà il diritto internazionale. Non è possibile rinnégare per sempre il dominio della forza bruta senza riconoscere a una forza morale un'autorità suprema, così come il diritto dell'individuo, da quando non si è più affermato con la violenza, si è dovuto affermare con la ragione umana. ,,. , Quello che intendiaino quando parliamo di propaganda va assumendo il senso di un dovere nella nuova vita internazionale, il dovere di fornire a un tribunale massimo. dell'opinione pubblica· gli elementi di un giudizio dei singoli. valori nazionali. In Francia recentemente venne mutato il nome agli uffici di propaganda in quello di uffici d' « informazione » all'estero. Non è ancora questa la parola che vorremmo. Il primo impulso ali' opera di propaganda viene certamente da un fine nazionalista e utilitario e la parola si è venuta. caricando di questo senso che non risponde più al suo nuovo contenuto e non basta ad affermarlo. Ma quello che più importa è che questo nuovo contenuto sia capito e imponga. BibliotecaGino Bianco

VITA FRATERNA 3t3 L' Italia che è fra i popoli in guerra quella in cui le forze, già raccolte e ordinate, sono pur tutte in un fermento di giovinezza, trascinando le idee con sè nel suo rapido moto può forse spingerle e portarle più lontano: per aver guardato per la prima volta il problema della propaganda senza alcun preconcetto o tradizione di istituzione, nella luce della nuova storia l'Italia è arrivata già a sentire della propaganda lo spirito che è profondamente demo·cratico e rivoluzionario nel senso di un meraviglioso e impetuoso procedere verso un ordine di cose nuovo: nuovo per la realtà, profondamente noto alle migliori coscienze. II popolo nostro ostile quasi a una propaganda utilitaria nazionalista va meglio comprendendo una propaganda ispirata a idea lì tà democratiche e internazionali, che, affermando l'ideale di patria, segni alla patria un posto in quella che oggi Wilson chiama la lega del1'onore, che sarà forse la Società delle Nazioni. . SOFIA RA\' .\SI. IL MONITO D' lJN EROE (dal Popolo d'Italia dell'S novembre} UN RICORDO. Il tenente Fulcieri Paulucci di Ca/boli - volontario di guerra, eroe della· nostra guerra e decorato, come i lettori sanno, della medaglia d"oro - dal letto d'ospedale ov'egli è ancora immobilizzato ci manda queste righe di altissima e immutata fede nei destini della patria. E noi siamo ben lieti di ospitarle in questo giornale, quale ammonimento ai pavidi che disperano, ai vili che insidiano o agli scetfici che dubitano. Bisogna ben figgersi in 'testa che l'Italia non può esser vinta, perchè tutto il mondo sarebbe vinto. Bisogna convincersi della necessità di accettare qualunque sacrificio. Le parole di coloro che hanno so//erto e versato il loro sangue, siano ascoltate. C'è in esse l'auspicio e più che l'auspicio la certezza della nostra rivincita! Nei combattimenti sull'altipiano di Asiago (all'epoca della « Strafe Expedition » dell'anno scorso) un m·io collega - certo V. A. - vide cadere al suo fianco un fratello, ufficiale nello stesso- battaglione. L'esito infelice dell'azione, che ci costrinse a ,ipiegare, non permise nep- ~iblioteca Gino Bianco

36-1- VITA FRATER~A ' pure di dare sepoltura alla salma del caduto. Nei giorni che seguirono io vidi il V. affranto dal duplice dolore: la perdita del fratello, I' abbandono della salma al nemico. Ma quando venne l'ora tanto attesa della contr'offensiva, quando dietro al nemico in ritirata i nostri si slanciarono, ebbri di gioià e di vendetta, a tutti era davanti il V. Gli pareva che il fratello risorto lo chiamasse e lo precedesse. E· la sua Compagnia, infiammata da lui, pareva, dietro al suo comandante, correre a un appello sacro. Così oggi. Nell'ora dolorosa dell'abbandono non ci si sa adattare all'idea di , saper calpestato dal barbaro il suolo che ognuno di noi ha bagnato con il suo sangue o, sacrificio spesso più doloroso, con queilo dei propri ·cari. Pare che sul Carso o sul Monte Nero, sulla Bainsizza o sul Podgora, sia rimasta una parte di noi. Ci pare che i poveri mortinon possano nemmeno più posare in pace. Ma quando verrà - e verrà - il giorno della rivincita, si scopriranno le tombe e, come nel canto dell'epopea garibaldina, si leveranno i morti. Essi ci verranno incontro e ci daranno la mano per risalire dietro all'invasore quei monti dai quali egli credette di poter scendere impunemente alla conquista d' Italia. E quando, nel più duro della lotta, verrà l' inevitabile momento di scoramento,. di debolezza, saranno essi che ci grideranno: {< Avanti, avanti! Avanti fino alle terre che il sangue nostro ha consacrato all'Italia I Avanti più in là! Avanti sempre I Fino a che il tricolore abbia a sventolare sui confini da Dio dati all'Italia. Fino a che. il violatore del Belgio e il carnefice della Serbia; l'uccisore di Miss -Cavell e l' impiccatore di Battisti e di Sauro abbiano a pagare il fio della loro colpa! Fino a che giustizia sia fatta! , Allora poseremo in pac~ ! )) Dall' Ospedale, 5 - Xl - 1917. Ten. FcLCIERI PAULUCCI DI CALBOLI. MADRI! "Mamma, ci sono nel mondo altre tue sorelle che piangono come te: e l'egoismo e lo scetticismo ancora non hanno ucciso la maternità. Mamma, e io ti chiedo il tuo sorriso, io ti chiedo la tranquillità del tuo bene e non la tua rassegr,azione: ma che tu mi segua per i monti e nelle trincee e sia presso di me con la voce tua, coll' la tua carezza con la tua anima, con la tua solidarietà. Chiedo alla tua maternità d' inalzarmi alle stelle e di benedirmi. EDGARDO l\JARZF.LLI morto il 22 no,·. 1915 sul Calnu-io del Podgora. BibliotecaGino Bianco )

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