Vita fraterna - anno I - n. 11 - 15 novembre 1917

36-1- VITA FRATER~A ' pure di dare sepoltura alla salma del caduto. Nei giorni che seguirono io vidi il V. affranto dal duplice dolore: la perdita del fratello, I' abbandono della salma al nemico. Ma quando venne l'ora tanto attesa della contr'offensiva, quando dietro al nemico in ritirata i nostri si slanciarono, ebbri di gioià e di vendetta, a tutti era davanti il V. Gli pareva che il fratello risorto lo chiamasse e lo precedesse. E· la sua Compagnia, infiammata da lui, pareva, dietro al suo comandante, correre a un appello sacro. Così oggi. Nell'ora dolorosa dell'abbandono non ci si sa adattare all'idea di , saper calpestato dal barbaro il suolo che ognuno di noi ha bagnato con il suo sangue o, sacrificio spesso più doloroso, con queilo dei propri ·cari. Pare che sul Carso o sul Monte Nero, sulla Bainsizza o sul Podgora, sia rimasta una parte di noi. Ci pare che i poveri mortinon possano nemmeno più posare in pace. Ma quando verrà - e verrà - il giorno della rivincita, si scopriranno le tombe e, come nel canto dell'epopea garibaldina, si leveranno i morti. Essi ci verranno incontro e ci daranno la mano per risalire dietro all'invasore quei monti dai quali egli credette di poter scendere impunemente alla conquista d' Italia. E quando, nel più duro della lotta, verrà l' inevitabile momento di scoramento,. di debolezza, saranno essi che ci grideranno: {< Avanti, avanti! Avanti fino alle terre che il sangue nostro ha consacrato all'Italia I Avanti più in là! Avanti sempre I Fino a che il tricolore abbia a sventolare sui confini da Dio dati all'Italia. Fino a che. il violatore del Belgio e il carnefice della Serbia; l'uccisore di Miss -Cavell e l' impiccatore di Battisti e di Sauro abbiano a pagare il fio della loro colpa! Fino a che giustizia sia fatta! , Allora poseremo in pac~ ! )) Dall' Ospedale, 5 - Xl - 1917. Ten. FcLCIERI PAULUCCI DI CALBOLI. MADRI! "Mamma, ci sono nel mondo altre tue sorelle che piangono come te: e l'egoismo e lo scetticismo ancora non hanno ucciso la maternità. Mamma, e io ti chiedo il tuo sorriso, io ti chiedo la tranquillità del tuo bene e non la tua rassegr,azione: ma che tu mi segua per i monti e nelle trincee e sia presso di me con la voce tua, coll' la tua carezza con la tua anima, con la tua solidarietà. Chiedo alla tua maternità d' inalzarmi alle stelle e di benedirmi. EDGARDO l\JARZF.LLI morto il 22 no,·. 1915 sul Calnu-io del Podgora. BibliotecaGino Bianco )

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