Vita fraterna - anno I - n. 11 - 15 novembre 1917

VITA FRATERNA 359 sinuosa organizzazione della propaganda tedesca: la forte propaganda serba, l'alacre campagna che la Francia e l' Inghilterra conducevano con spirito libero e con tatto. Ce ne accorgemmo quando la discesa in campo degli Stati Uniti segnò nobilmente il trionfo dell'opera di persuasione, di dimostrazione efficace della· propaganda inglese e francese e sembrò lasciare noi e la nostra opera nazionale in una dolorosa penombra. E da allora infatti, nell'aprile scorso, comincia da noi serrata la discussione sulla propaganda. Se l'azione mancò e andò lenta traverso molti errori e impacci, la discussione libera s'è svolta fervida di idee; si va rischiarando ogni giorno nel · contrasto delle tendenze diverse di pensiero; in contatto stretto con la realtà, vive e si trasforma con essa. Forse oggi l'intima idea della propaganda, l'efficacia e la necessità della parola commento e luce dell'opera e dell'anima di un popolo, comincia a penetrare nella coscien?a e a esser sentita ricca di verita passate e nuove. La guerra ha il poter• di una formidabile esperienza per la vita di ognuno di noi: al primo pauroso sgomento è seguito una luce sempre più viva nel dominio del pensiero. Abbiamo capito molte cose e fra le ·più semplici, che son proprio quelle che la vita impiega più tempo ad insegnarci. Ci siamo accorti com'è lento il cammino per per cui muovono le idee per arrrivare a concretarsi nella tealtà; quanta distanza c'è fra l'idea afferrata dalla me·nte, e l'idea che diventa fede, e allora solo si diffonde, e forma la coscienza collettiva e determina l'atto. Quando abbiam pensata, sentita la guerra imminente non le segnavamo limite di durata, ma la visione del nostro pensiero e la realtà eran per noi quasi una cosa sola, niente le separava. Oggi sentiamo con un brivido quanti infiniti e lunghi sforzi han solo potuto condurre dall'una ali' altra. La guerra dura al di là fon_;e del tempo a cui noi osavamo guardare eppure ognuno sente che essa non può finire oggi, che deve pesare ancora su di noi l'angoscia, perchè essa non sia quel che non è, e che non potrà mai essere, un'inutile strage. Se pensiamo quanto tempo occorra perchè un uomo capisca se stesso e la sua vita e la volga a• un fine, come potevamo immaginare che si svolgessero rapide le crisi di popoli interi? Oggi sentiamo pure, come sono poche èssenziali le idee che dominano l'umanità, così come si riducono per ognuno di noi, in una nudità nuova, a pochi, essenziali, i sentimenti che dominano la vita nostra. Pareva q11asi oltrepassato nella sua affermazione il concetto di nazione: BibliotecaGino Bianco

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