Vita fraterna - anno I - n. 11 - 15 novembre 1917

VITA FRATERNA non dico più grande, ma più arduo, più duro; che vinciamo la natura nostra in -quel che più resiste in noi. Se creature di pensiero, vogliamo l'azione, ma l'azione non passiva, comandata, che permette ancora la libertà e il peregrinare astratto del pensiero, (azione in cui spesso le persone di pensiero si adagianof- bensì l'azione di responsabilità, di sforzo, che deve prendere tutta l'attenzione, e ch'è veramente pensiero incarnato. Se creature che ci agitiamo in mille attività, poniamoci un fteno, imponiamoci una disciplina, coordiniamo l' -opera nostra al massimo miglior rendimento, preferendo il molto di un poco, al di tutto un pÒ'. Se ci è difficile la parola, la comunicativa, spezziamo il ghiaccio attorno al• cuore, apriamo le labbra, osiamo parlare con tutti, nei trams, per istrada, col fuoco .della nostra convinzione, comunicando l'ardore della resistenza, della lotta, della rivincita. Se troppo facilmente parliamo, vogliamo con forza riflettere prima di lasciarci sfuggire una parola che possa abbattere, spaventare, o dare superficiale e vana confidenza. Dominiamo con la volontà assoluta, che divien fede, che divien necessità di vincere, il dolore tremendo che ci soffoca il cuore e tenderebbe, talvolta, a farci disperare. Vediamo ben chiaramente la realtà in faccia, tanto da aborrire ormai da ogni futile cosa, da lasciare ogni superfluo, per correre al necessario urgente d'oggi, - da imporre anche con l'esempio, con la parola, con l'opera, che si lasci ogni superfluo e si afferri l'urgente necessario, tuttL Siano chiusi tutti i teatri, chiusi i cinematografi, chiusi i bars, chiusi i caffè a doppio fondo, chiuse le indifferenti pasticcerie, chiuse le grandi sartorie provocanti, i pellicciai insolenti, i negozi di cose inutili .... - E che cosa debbono fare tutta quella gente rimasta disoccupata? - Che cosa fare? Buon Dio, e c'è da chiederlo!? Far proiettili, far cucine oconomiche, indumenti per i soldati, allestir sale d' ospedali, sostituire quelli che partono, e, se occorre, partire, anche. Poichè ha da esser segno che tutte queste cose si fanno, perchè si sente la necessità di farle, perchè si sente di dover tendere tutti a un solo fine; - perchè si possa accogliere la venuta degli Alleati con la fraterna cordialità con cui si accoglie un forte braccio che prende un altro remo e concorre con noi a far vincer la corrente delle onde, e non già col senso di umiliazione d'un nuotatore che sta per annegare e si attacca con rabbia a uri altro nuotatore éhe lo porti a salvamento; - perchè, anche, gli Alleati sappiano che noi facciamo Biblioteca Gino Bianco

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