"Il titolo di questa rivista annuncia abbastanza chiaramente il proposito di considerare problematico e degno di particolare attenzione ciò che sta accadendo, oggi, agli individui e alle comunità: il tempo presente, ossia la forma che prende giorno per giorno il mondo in cui viviamo. In che consista il presente non è facile dire, visto che, per l'appunto, esso consiste di mutamenti e d'imprevisto. Ma la nostra presenza al mondo e agli altri è un fatto certo, come è certo il fatto che non durerà. Finché siamo al mondo, sapere in che mondo viviamo ci importa; e quel che sappiamo della nostra situazione lo sappiamo comunicando con gli altri e cercando che gli altri ci comunichino ciò che sanno: le notizie che a loro giungono del mondo e della comune condizione. La differenza fra una vita autentica e una fittizia dipende dalla schiettezza della comunicazione che riusciamo a stabilire: questa dunque importa molto, e importa molto che non sia intorbidata da preoccupazioni secondarie e da pregiudizi locali. Tempo presente vuol essere anzitutto un mezzo di comunicazione a servizio di tale schiettezza, contribuire a che si formi fra noi un'immagine vera del mondo in cui viviamo.
La nostra vuol essere una rivista internazionale. Con questo intendiamo un'impresa culturale fondata sulla constatazione che il mondo d'oggi non ha più confini. Questo non perché quelli politici e etnici siano aboliti, ma perché sono incerti e problematici i confini del nostro mondo morale; incerte le norme del comportamento individuale; incerti il significato e i limiti dell’azione politica quale oggi la si pratica o la si propugna; incerto soprattutto il valore delle idee e ideologie correnti. Tale incertezza non è motivo di scetticismo. È semplicemente il fatto fondamentale del nostro tempo, indubitabile, essenzialmente presente e sentito dovunque.
Provinciale è oggi chiunque, di fronte a questo fatto, si rinchiude nella sua provincia nazionale, ideologica, culturale o religiosa. A costui, quando la sua fede non sia malafede, non domanderemo di abiurare ma, più modestamente, e per cominciare, di rendersi conto di tutto ciò che, nel mondo, rimane fuori dai confini della sua provincia geografica o morale. Ci opporremo al provincialismo, nostro e altrui, come a una forma d'incoscienza". ...